Acqua e Cielo

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    ???, Fanedell
    Presidio Orientale, Endlos.

    Rynnelthalas si risvegliò sotto fronde sconosciute, dopo che i raggi del sole di mezzogiorno erano riusciti a farsi strada fra di esse, fino a toccare inevitabilmente gli occhi di lei.
    Dopo un respiro a pieni polmoni, e una volta preso atto dell'emicrania che faceva sentire la sua testa come stretta da un cerchio, la dragonessa avrebbe potuto iniziare a distinguere gli odori della foresta, che erano odori di muschio e di fiori che non conosceva (forse orchidee di qualche tipo), e di acquitrino.

    Sentì poi una zanzara posarsi sul suo muso, dal quale si levò di nuovo in volo per avventurarsi invece nelle narici di quell'enorme e bizzarra forma di vita, che tuttavia, infastidita, l'avrebbe soffiata via in un istante.

    Quella stessa creatura avrebbe quindi scoperto con sorpresa di avere la punta della propria coda immersa nell'acqua, tant'era che alcuni pesci e perfino alcuni girini avevano preso a sfiorarla nel passarvi accanto, senza alcun apparente timore.

    Allora Rynnelthalas, nonostante l'intorpidimento, non avrebbe potuto evitare di constatare di non trovarsi più nelle montagne in cui si era rifugiata tanto tempo fa, bensì... da qualche altra parte, fu l'unico pensiero che riuscì a formulare, immersa in quel silenzio rotto soltanto dal ronzio di qualche insetto, dal gracidio delle rane che vi pasteggiavano e dall'incresparsi delle acque costellate di ninfee di quell'acquitrino.

    ...ma cosa stava muovendosi di tanto grande in uno specchio d'acqua altrimenti stagnante?
    Voltando il capo verso il centro della palude, Rynnelthalas poté vedere emergere da essa un paio di occhi grandi e neri, i quali la stavano fissando inquisitivi, e con essi un muso allungato, ricoperto di scaglie blu non dissimili dalle proprie.

    « Che mo' ce sta 'a concorrenza? »
    disse il proprietario di quegli occhi, che nel frattempo era emerso del tutto, uscendo dall'acqua per riposarsi su un minuscolo isolotto poco distante. Assomigliava molto vagamente ad un drago, da cui si distingueva per le zampe, corte e tozze come il collo, e la completa mancanza di ali. Era inoltre parecchio basso, per quanto in lunghezza (e solo in lunghezza) potesse in compenso competere con la stessa Rynnelthalas, se non perfino superarla.
    Inoltre, ora la dragonessa poté distinguere sulla sua testa uno strano simbolo, che tuttavia non riuscì a riconoscere.
    « Questo nun me pare l'habitat tuo. »

    Turno 1Benvenuto nella tua prima giocata!

    Al momento ti sei appena svegliato in un acquitrino che non ti è minimamente familiare, con i sintomi tipici di chi ha dormito un po' troppo: mal di testa, dunque, e un po' di torpore, ma nulla di particolarmente preoccupante.

    Ancora prima che tu riesca a riprenderti del tutto, vieni avvicinata da una creatura che altro non si tratta che di un... coccodrillo, per quanto un po' più grosso del normale, dalle scaglie blu e con un simbolo che pare essere tatuato sul suo capo. Qui un'immagine indicativa.

    Sì, il coccodrillo ti sta in qualche modo parlando. Al momento si sta limitando ad osservarti, ma è palesemente stupito dalla tua presenza.

    Adesso, puoi interpretare un po' come preferisci la reazione di Rynnelthalas a questa scoperta, e... decidere come interagire con la creatura che ti sta di fronte, scegliere di ignorarla, o qualunque altra cosa ti venga in mente.

    Buon divertimento!

     
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    Rynnelthalas


    Narrato - «Parlato»


    Il dolore la svegliò come una sassata sul cranio, un fastidioso ronzio accompagnò il tutto, e la sensazione di smarrimento completò quella strana scena. Rynne si guardò intorno con occhi luminescenti, cercando di capire cosa ci facesse in quell'acquitrino dal profumo così atipico e nuovo. Soffiò via una zanzara troppo curiosa e iniziò a muovere alcuni passi su un isolotto circoscritto da acque basse e stagnanti. Voltò il proprio capo verso la coda, dove minuscole creature nuotavano ignare. La lingua saettò fra le sue possenti fauci, ma non emise alcun suono. Non aveva fame, e non aveva desiderio di interagire con violenza contro quella natura incontaminata. Non si trovava più, evidentemente, fra le montagne. Qualcosa era successo. I suoi ricordi andarono alle ultime settimane, al suo bisogno di abbandonare la civiltà e i suoi doveri, per nascondersi dove nessuno avrebbe potuto disturbarla. Il suo ruolo di divinità era giunto al termine, ed era iniziata una vita da reietta. Nulla che però potesse spiegare il cambio di ambientazione. Quanto aveva dormito? Il mal di testa suggeriva che fossero passate intere settimane. Fu colpita da un improvviso movimento non troppo distante, e dal palesarsi di una creatura particolare, enorme, e all'apparenza dotato di intelletto. Ascoltò le sue parole e poi si erse in tutta la sua maestosità, andando a presentarsi.
    «Io sono Rynnelthalas, figlia degli dei e aspetto della vita. E non sono qui per rubare le tue prede.»
    La sua voce risuonò ferma e decisa, orgogliosa nel suo riempirsi di titoli, e per nulla impaurita da quello che probabilmente doveva essere uno dei più pericolosi predatori della palude.
    «Sono giunta nei tuoi territori di caccia per un motivo a me ignoto. Non so dove mi trovo, infatti, né perché io sia qui.»
    Chinò il capo verso il grande coccodrillo, cercando il suo sguardo. Occhi dorati si fissarono sui suoi grandi e neri, e chiese:
    «Chi sei tu, fiera creatura? E dove ci troviamo, esattamente? Quanto dista questo luogo dalle montagne e dalla Valle?»


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    «Io sono Rynnelthalas, figlia degli dei e aspetto della vita. E non sono qui per rubare le tue prede.»
    Rispose la naufraga, senza che una traccia di timore potesse incrinare la sua voce, intrisa invece di fierezza e di sicurezza, a dispetto della situazione non esattamente ideale in cui versava.
    « Ce mancherebbe artro. »
    replicò invece il rettile, apparentemente tranquillo.

    «Sono giunta nei tuoi territori di caccia per un motivo a me ignoto. Non so dove mi trovo, infatti, né perché io sia qui.»
    Aggiunse quindi, incrociando lo sguardo dell'animale, il quale, nel frattempo, si era immerso di nuovo in acqua, nuotando placidamente fino alla riva dove giaceva la stessa Rynnelthalas, ma decidendo di mantenere una rispettosa distanza.
    «Chi sei tu, fiera creatura? E dove ci troviamo, esattamente? Quanto dista questo luogo dalle montagne e dalla Valle?»

    « Io so' Sirvano, signore da'a palude. » disse lui. « Semo per l'appunto na'a palude mia, a Fanedelle. Provincia. Che pe' arrivà a Scea c'hai da volà a nord finché nun te levi 'a foresta de torno, e per Cedìa invece devi annà a est. »
    Spiegò, fermandosi tuttavia un momento per osservare la dragonessa e riflettere per un momento. Ad un certo punto, nei suoi occhi comparve la scintilla di chi aveva appena realizzato qualcosa.
    « Però se sei 'na naufraga, devi sapé che queste so' montagne e valli diverse. Scea le montagne, Cedìa le valli. Che qui è Endlos, mica er mondo tuo, nun so se me spiego. »

    Poi magari me sbaglio pure, pensò fra sé Sirvano, che manco uso i punti cardinali, io, a che me servono?

    Turno 2Qui è semplicemente un turno dialogico, come avrai già capito. Il coccodrillo davanti a te si è presentato come Sirvano, e non pare avere intenzioni ostili nei tuoi confronti per il momento, anzi.

    Ammetto che è un post un po' corto, ma vedrò di rimediare come si deve nei prossimi giri. 8)

     
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    Rynnelthalas


    Narrato - «Parlato»


    Il grosso rettile non sembrava intimorito dall'aspetto della vita, e la cosa sorprese Rynne non poco, abituata com'era a essere adorata, riverita e giustamente temuta da tutte le creature della Valle. Lo scrutava con attenzione, cercando di capire quali segreti la strana creatura celasse, ma senza riuscirci. Sembrava, dopotutto, un semplice coccodrillo parlante.
    «È un piacere conoscerti, Sirvano.»
    L'educazione, prima di ogni altra cosa, era ciò che contraddistingueva il nobile drago da una semplice bestia intelligente. Perciò aggiunse un breve inchino con il capo prima di sollevarsi nuovamente nella maestosità della sua statura per guardarsi intorno.
    «Non conosco questa Fanedell.»
    Chiuse gli occhi e prese a respirare i profumi dell'acquitrino, registrandoli in tutta la loro novità. C'era odore di fiori e di muschio e di acqua stagnante. Profumi estranei alla sua Valle, e anche alle montagne. Il mal di testa, intanto, non accennava a diminuire, e anche le sue domande.
    «Gli dei sono misteriosi, e tale e il loro volere.»
    Aggiunse, non sapendo cos'altro dire di fronte alle indicazioni di Sirvano. Naufraga, diceva, come una creatura abbandonata su una spiaggia deserta. E lei lo era in un luogo sconosciuto, mai visto prima.
    «Endlos, dunque, è un mondo diverso dal mio? Non ho motivo per dubitare di te, ma permettimi di avere qualche dubbio. Come sono arrivata qui? Per effetto di una maledizione? O per l'invidia dei mortali che mi hanno costretto all'esilio?»
    Parlò più rivolgendosi a sé stessa che al suo interlocutore. Probabilmente Sirvano ne sapeva tanto quanto lei. La questione era ben più complicata di quanto fosse sembrato all'inizio. Sospirò una ventata di aria calda e fece sibilare la lingua fra le zanne, un moto di cocente frustrazione.
    «Non ho nessun ruolo qui. Qual è il mio scopo? Cosa dovrei fare?»
    E mentre parlava si rendeva conto che nemmeno sul suo mondo aveva più uno scopo, dopo aver abbandonato il suo compito di governare sulle creature mortali della Valle. L'avevano derisa e insultata. Avevano dubitato del suo affetto per loro. Della sua sacra missione. E lei si era isolata sulle montagne, abbandonandoli a sé stessi.
    «O forse sono stata punita perché ho rifiutato di assolvere ai miei doveri.»


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    «È un piacere conoscerti, Sirvano.»
    Rispose Rynnelthalas rispettosamente, chinando la testa davanti al sedicente sovrano di quei luoghi.
    « E te credo, so' un VIP. Very important pukarot. Se dice bukarot, e io manco lo sono, ma 'n tutta sincerità: sticazzi. »
    Disse invece lui con una sicumera che non gli importava neppure di nascondere, e senza molto spazio di manovra per abbassare il già ingombrante muso.

    «Non conosco questa Fanedell.» commentò la dragonessa, facendo suoi tutti gli odori della palude: quelli più acri e insalubri dell'acqua stagnante, e di alcune piante marcescenti, quelli più dolci delle orchidee e delle ninfee, e perfino quelli delle tracce lasciate dagli animali che vi si recano di tanto in tanto per abbeverarvisi, nei casi più sfortunati finendo nelle fauci di Sirvano, o di qualche altro predatore all'erta. Aggiunse poi: «Gli dei sono misteriosi, e tale e il loro volere.»

    Il coccodrillo si limitò ad ascoltarla, agitando di tanto in tanto la coda, che sbatteva sulla riva dell'acquitrino, o sul pelo delle acque stesse, allarmandone i pesci che le abitavano. A lui, però, sembrò non importare. Continuò invece ad ascoltare la dragonessa, rara e inaspettata compagnia nella (tutto sommato beata) solitudine del suo territorio.

    «Endlos, dunque, è un mondo diverso dal mio? Non ho motivo per dubitare di te, ma permettimi di avere qualche dubbio. Come sono arrivata qui? Per effetto di una maledizione? O per l'invidia dei mortali che mi hanno costretto all'esilio?»

    « Sì, se sei come me t'avrà buttato qui 'na botta de sfiga, poi nun so se è 'na maledizione, che nun è che sappia 'e dinamiche: io finché magno, so' apposto così. Oppure saranno stati i mortali tuoi, che te devo di'? Li mortacci loro? »

    Alzò di poco il capo, non sapendo come altro esprimere senza parole la sua partecipazione e al contempo la sua impreparazione in materia. Purtroppo, non aveva mimica facciale di cui far sfoggio; e anche se l'avesse avuta, non avrebbe saputo certo come usarla. Pe' forza, pensò, so' stato senza tutta 'a vita mia.

    «Non ho nessun ruolo qui. Qual è il mio scopo? Cosa dovrei fare?» sibilò ancora lei, disorientata, molto probabilmente fra sé e sé, forse cercando un indizio, un aiuto da quel territoriale rettile; un punto da dove cominciare a cercare una nuova sé stessa, in un nuovo e alieno contesto. «O forse sono stata punita perché ho rifiutato di assolvere ai miei doveri.»

    « Senti, io nun te posso certo stare a di' quello che devi fa', però se proprio vòi fa' cacà sotto mezzo presidio prima de morì ammazzata, vai a Scea o a Cedìa che 'na città 'a trovi prima o dopo. Però devi sta' attenta alle fatine der cazzo qui ner bosco che se nun te stai accorta te addobbano.
    Ner senso che prima sbrocchi, poi te perdi, e infine chissà che artro te fanno. Che nun è 'na questione d'esse immortali, è proprio 'a mente.
    »

    Turno 3Qui, oltre a risponderti come può e ad indirizzarti se vorrai verso le regioni di "Scea" (Shea, ça va sans dire), e "Cedìa" (Chediya), Sirvano ti mette in guardia in merito a un pericolo in cui potresti incappare all'interno della foresta, fuori -presumi- da quella palude.
    Adesso puoi scegliere se rimanere ancora un po' nella palude con Sirvano, nel caso tu voglia fargli altre domande, o andartene, e in questo caso le domande che porrai adesso saranno le ultime a cui riceverai una risposta da lui, per il momento. Dopodiché, se vorrai, ti farò da "guida" all'interno nella foresta, almeno per questa avventura, altrimenti avvisami pure nel topic organizzativo.
     
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    Gli aveva fatto domande troppo difficili, evidentemente. Sirvano era una creatura bonaria, semplice, senza grandi pensieri sulla vita e sul mondo. Non aveva la capacità filosofica di Rynne, né gli interessava, finché poteva mangiare e riempirsi la pancia. Il drago non lo giudicò, se non per catalogarlo come creatura della foresta. Anch'egli, a quanto pare, era stato scaraventato in questo mondo contro la sua volontà.
    «Sirvano, ti ringrazio per i tuoi preziosi consigli.»
    Gli rispose, diplomatica e gentile, la draghessa. La lingua sibilò fra le fauci mentre l'immenso corpo si girava per fronteggiare il resto del bosco. Agitò la coda e si diresse verso le fronde. Aveva ottenuto tutto quello che c'era da sapere dal grosso animale, perciò non aveva più senso che lei restasse lì con lui. Dopotutto era il suo territorio di caccia, e lei non voleva rompere l'equilibrio di quel luogo con la sua innaturale presenza.
    «Addio, e buona caccia.»
    E così dicendo si incamminò fra gli alberi, lasciandosi l'acquitrino alle spalle. Muoversi fra i tronchi e il sottobosco era piuttosto complesso, data la sua stazza, perciò quando fu lontana da Sirvano e in un luogo tranquillo, chiuse gli occhi e chinò il capo. Attinse ad uno dei suoi poteri, dono delle divinità per permetterle di viaggiare indisturbata nel mondo, e il suo grande corpo di drago si rimpicciolì fino ad assumere una forma antropomorfa. Si adattò nel corpo di un'elfa dalla lunga chioma rossastra, orecchie a punta e occhi dorati e luminosi. Le corna che portava rivelavano la sua vera natura, ed erano adornate da bracciali d'oro e ninnoli gemmati. La pelle era chiara, caucasica, e quelle forme sinuose e femminili erano protette da abiti succinti, comodi e freschi. Sospirò, e riprese la marcia, questa volta in modo più semplice. Osservava tutto con grande attenzione, dalla flora alla fauna, registrando ogni dettaglio, anche il più insignificante. Le sue perplessità e preoccupazioni lasciarono il posto alla sua naturale curiosità, degna del suo desiderio di sapere e conoscenza. Endlos poteva insegnarle molto, finché non trovava il modo di ritornare nel suo mondo.


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    > Forma alternativa [Passiva]
    Uno dei doni che gli dei hanno fatto al nobile drago è quello di poter assumere una forma simile a quella dei suoi sudditi, in modo da poter girare in mezzo a loro. La sua nuova forma ricorda alcune delle sue qualità draconiche a causa delle corna e degli occhi dorati, che rimangono tali e quali, anche se adeguati alle nuove dimensioni, ma per il resto Ryn appare come un'elfa dal corpo femminile e giovane, con una voce suadente e melodiosa.

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    «Sirvano, ti ringrazio per i tuoi preziosi consigli.»
    disse la draghessa, ottenendo immediatamente un sintetico “prego” come risposta. Rynnelthalas infine si voltò, cominciando ad addentrarsi nel bosco, ma non prima di prendere commiato dal rettile.
    «Addio, e buona caccia.»
    « Te saluto. »

    Sirvano scomparve a propria volta all'interno dell'acquitrino, allontanandosi a nuoto senza una destinazione apparente. Anche udendo il rumore dell'altra creatura impigliarsi fra i rami e i cespugli, non si voltò, né tanto meno sostò per anche solo un istante.

    Questo impedimento durò tuttavia poco: Rynnelthalas, una volta sicura di essere al riparo da occhi indiscreti, diminuì volontariamente in dimensioni e cambiò aspetto fino a che non apparve come un'elfa, una specie che non era in realtà rara in quelle terre, e fra quelle fronde; con la sua vera natura tradita soltanto dalle (invero vistose) corna.

    Si fece strada dunque fra le profondità della foresta di Fanedell, facendo proprio ogni dettaglio ed imprimendosi nella mente la flora e la fauna che, allontanandosi dalla palude, andava cambiando: ora gli insetti si facevano sempre più radi, e le alzavole lasciavano spazio a cinciallegre e quaglie, mentre divenne più frequente vedere degli occasionali scoiattoli arrampicarsi frenetici sui tronchi con delle ghiande in bocca; a volte, con un po' di fortuna, perfino dei quercini.

    Di vitale importanza era in quel momento riuscire a trovare un qualche sentiero battuto da esseri umani, che l'avrebbe con ogni probabilità portata fuori dalla foresta, pur senza necessariamente sapere dove, o almeno una radura abbastanza grande da permetterle di trasformarsi ancora nella sua forma originaria e spiccare così liberamente il volo.

    Solo, anche tutta l'attenzione ai dintorni del mondo non bastava senza una precisa idea di quale percorso imboccare, senza sapere dove andare. Rimaneva, tuttavia, sufficiente per essere pienamente cosciente di quale direzione avesse preso, e di quanta strada avesse percorso fino a quel momento.

    Ma allora perché, dopo più di un'ora di cammino, Rynnelthalas si ritrovò poco dietro di sé la palude di poco fa?

    « Ihihihih »

    Qualcuno, da qualche parte, aveva appena riso all'improvviso. Si trattava di una voce acuta e cristallina, difficile se definire maschile o femminile (chissà, forse non era nessuna delle due cose), che risuonava in lontananza, a malapena udibile.
    Chi era?

    Turno 4Decidi di congedarti da Sirvano, addentrandoti da sola nel bosco. Tutto pare filare liscio come l'olio finché, nonostante la tua cautela e spirito di osservazione, ti sembra di esserti ritrovata ancora praticamente al punto di partenza.
    Nel frattempo, odi una voce distante, la cui fonte non riesci al momento a vedere.
     
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    Si prendeva sovente delle pause per analizzare le cose nuove che vedeva. Nonostante si trovasse su un mondo nuovo, certe cose non erano diverse dal suo. Riconobbe piante e animali già visti nella Valle, specie di fiori noti, profumi che le ricordavano i prati di casa sua. E si lasciò andare ai ricordi, quando passeggiava in forma umana per i campi intorno al grande villaggio, visitando le fattorie dei suoi sudditi, benedicendo i raccolti e portando guarigione agli afflitti. I regni che circondavano la Valle erano fuori dalla sua sovranità, ma le divinità che li governavano non erano benevole quanto lei, e perciò il suo compito di guardiana esigeva che l'equilibrio fosse mantenuto: a fronte di un male ben presente, bisognava operare un bene maggiore. E spesso, nonostante il suo ruolo di custode, tendeva a lasciarsi andare ad azioni di misericordia verso i suoi piccoli fedeli, che tanto chiedevano e tanto abbisognavano.

    I suoi pensieri furono interrotti quando si accorse di essere tornata al punto iniziale del percorso. Si sentì confusa, dopotutto aveva camminato in linea retta e non c'era modo che fosse tornata indietro. Quando sentì la risatina, si ricordò delle parole di Sirvano e sospirò, piacevolmente compiaciuta di quello scherzo.
    «Salute a voi, abitanti della foresta. Sono Rynnelthalas.»
    Sorrise e si prodigò in un inchino, rivolto verso gli alberi. L'educazione, sempre, prima di tutto.
    «Sirvano mi ha parlato di voi, ma invero vorrei conoscervi e se possibile parlarvi. Vi andrebbe di condividere un attimo con me, per favore?»
    Si sedette sul terreno, inginocchiandosi e posando i glutei sui talloni, in attesa di una risposta da parte delle simpatiche e dispettose fate. Se trattate con benevolenza di sicuro avrebbero risposto in modo gentile, pensò la draghessa, che non si aspettava ostilità da nessuna delle creature del bosco. Il suo era un ottimismo fondato sulla grande sicurezza nelle proprie capacità e sulla sua invero grande pazienza. Era altresì curiosa, perché per la prima volta in migliaia di anni era stata vittima di un vero e proprio gioco di magia, che presuppose fosse un'illusione esercitata sulla sua mente ad opera delle fate.


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    «Salute a voi, abitanti della foresta. Sono Rynnelthalas.»
    Salutò la draghessa, e le sue parole risuonarono nel bosco circostante. Udite, quasi sicuramente, ascoltate, forse. Ma non ricevette risposta.
    «Sirvano mi ha parlato di voi, ma invero vorrei conoscervi e se possibile parlarvi. Vi andrebbe di condividere un attimo con me, per favore?»

    All'improvviso, la foresta cadde nel più completo silenzio. Guardandosi attorno, Rynnelthalas poté vedere che non vi era più nessun animaletto in vista, mentre le fronde degli alberi rimasero del tutto immobili, senza più nemmeno un alito di vento a scuoterne le foglie.
    Fu proprio per questo motivo che divenne più facile per la creatura udire il mormorio preoccupato che si levò subito dopo.

    « Sirvano? »
    « Quel Sirvano? »
    « Oh, no! »
    « Avremmo dovuto immaginarlo! »
    « Sì, l'hai vista? Prima era tutta... »
    « Squamosa? »
    « Esatto, tutta a scaglie! Bleah! »
    « Saranno mica parenti? »
    « Andiamo! »
    « Andiamo! »
    « Andiamo! »


    Finì così la conversazione, ma senza che l'atmosfera attorno alla draghessa cambiasse di una sola virgola. Rynnelthalas dovette sopportare di nuovo quell'innaturale e assordante assenza di rumore, come se il tempo nella foresta si fosse appena fermato.
    Eccetto per le tre paia di occhi che avevano appena fatto capolino da qualche parte fra le chiome degli alberi e dietro ai cespugli, e che minacciosi brillavano nella penombra di azzurro, verde e rosso.

    « Tu... tu non sei una di noi, e nemmeno un'elfa. »
    cominciò una voce; la stessa che aveva riso della naufraga solo pochi minuti prima.
    « Perché sei qui, drago? Vuoi forse distruggere la nostra casa? »
    fece invece un'altra, la voce livida di ostilità.
    « Vattene, o saremo noi a distruggere prima te! E anche Sirvano! »
    disse infine una terza.

    Un soffio di vento spazzò via delle foglie secche dal sentiero. Gli occhi azzurri si spostarono in direzione di quelli rossi.
    « Ma noi non siamo mai riusciti a uccidere Sirvano. »
    « Sì, ma stavolta ho preparato al strategia giusta. »
    « Giura? »
    « Giurin giurello! »
    « Però prima dobbiamo buttar fuori questa qui. »
    « Già. »
    « Già. »

    Impegnati com'erano i tre strani esseri a battibeccare fra di loro, Rynnelthalas avrebbe avuto modo di che riflettere sulla propria situazione corrente, che a nemmeno due ore dal suo risveglio, già pareva essersi fatta piuttosto precaria.

    Eppure, guardando bene, se davvero erano state quelle creature a confonderle la via, c'era un'ovvia e grossa falla nella logica delle scelte da esse intraprese.
    Forse, avrebbe potuto comunque cavarsela senza che nessuno si facesse male.

    Turno 5Dunque, scopri innanzitutto che la creatura di prima è in realtà accompagnata ad altre due, molto probabilmente suoi simili. A giudicare dalla risata di prima, e dalle risposte ottenute dal tuo appello, chiunque avrebbe ragione di sospettare che ci siano dietro loro tre rispetto al tuo smarrimento.
    Sono ora a pochi metri da te, nascosti fra le chiome degli alberi, i cespugli e quant'altro, parlottando fra loro. Manco a dirlo, pensano che tu sia una presenza ostile, ed affiliata in qualche modo a Sirvano, che sembrano odiare per qualche motivo.
    Diciamo che per il momento non ti hanno preso proprio in simpatia.
     
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    Rynnelthalas


    Narrato - «Parlato»


    Ascoltò con pazienza le frasi delle tre fatine, spuntate fuori dal nulla. Si chiese se l'innaturale silenzio fosse opera di qualche loro incanto o se gli animali del bosco rifuggissero quelle creature quando esse si palesavano. In entrambi i casi, le trovò affascinanti. Avrebbe voluto conversare a lungo con loro e magari avrebbe imparato qualcosa. Di sicuro non si sentiva minacciata, fiera e orgogliosa qual'era, e nemmeno impaurita. Si inginocchiò, sedendosi sui talloni e appoggiando le mani sul grembo.
    «Mie care, sono naufragata a Endlos da nemmeno un paio di ore. Vengo da un mondo molto lontano, nel quale viene nutrito grande rispetto per la natura e i suoi abitanti. E io ero la sua custode, e insegnavo l'amore per gli alberi, il vento e la terra. Sono sicura che siete bellissime, e sarei felice di vedervi, ma se non vi fidate di me e volete che me ne vada, allora la vostra malia non può che trattenermi qui. Sono convinta che in quel caso sarebbe nel vostro interesse non farmi tornare al punto di partenza, ma facilitarmi l'uscita dalla foresta.»
    Parlò con lenta pacatezza, paziente, come una mamma che vuole spiegare qualcosa alle proprie bambine. C'era in effetti un qualcosa di materno in quel tono di voce, di dolce e gentile.
    «Volete discuterne fra di voi prima di darmi una risposta? Io aspetterò qui, con buona educazione.»
    Avrebbero acconsentito alla sua richiesta? Si sarebbero fermate per un po' di sana e amichevole conversazione? Oppure l'avrebbero cacciata dal loro bosco? Rynne, in ogni caso, non si sarebbe dispiaciuta. Sapeva di essere un'estranea, e una forza divina come lei minacciava l'equilibrio di quel luogo. Non a caso gli abitanti avevano il diritto di provare ostilità verso di lei. Nel caso in cui l'avessero trattenuta sul posto... beh, prima o poi si sarebbero stancate. Lei, il drago divino, aveva tutta l'eternità per aspettare, e la pazienza era una virtù che aveva imparato a coltivare.


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    Fisico: Intorpidita
    Mente: Leggermente confusa
    Energie: 100%

    Link Scheda: Rynnelthalas

    Note: Nessuna


    Equipaggiamento:


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    Passive Sfruttate:


    > Forma alternativa [Passiva]
    Uno dei doni che gli dei hanno fatto al nobile drago è quello di poter assumere una forma simile a quella dei suoi sudditi, in modo da poter girare in mezzo a loro. La sua nuova forma ricorda alcune delle sue qualità draconiche a causa delle corna e degli occhi dorati, che rimangono tali e quali, anche se adeguati alle nuove dimensioni, ma per il resto Ryn appare come un'elfa dal corpo femminile e giovane, con una voce suadente e melodiosa.

    Tecniche Utilizzate:


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    Code originali by Hitsuga e _Maffy_.



     
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    «Mie care, sono naufragata a Endlos da nemmeno un paio di ore. Vengo da un mondo molto lontano, nel quale viene nutrito grande rispetto per la natura e i suoi abitanti. E io ero la sua custode, e insegnavo l'amore per gli alberi, il vento e la terra. Sono sicura che siete bellissime, e sarei felice di vedervi, ma se non vi fidate di me e volete che me ne vada, allora la vostra malia non può che trattenermi qui. Sono convinta che in quel caso sarebbe nel vostro interesse non farmi tornare al punto di partenza, ma facilitarmi l'uscita dalla foresta.»

    Ci fu un lungo e silenzioso scambio di sguardi fra le tre creature -fate, come aveva correttamente dedotto la draghessa-, come se queste avessero avuto bisogno di tempo per metabolizzare le parole di Rynnelthalas.
    Forse perché, almeno su una cosa, ella aveva ragione: volevano cacciarla via dai loro territori, e per farlo l'avevano... fatta girare in tondo, tramite un'elaborata illusione. Certo, il piano iniziale era... quale era il piano iniziale? Ah, ecco, tenderle un agguato non appena il suo morale non sarebbe stato al minimo, e sbarazzarsi di lei in modo veloce ed efficace!
    ...e allora perché caspita non l'avevano già attaccata? Gli agguati funzionavano mica con un assalto inaspettato al momento più opportuno? Oh, loro non avevano mai cercato di prendere l'iniziativa per uccidere qualcuno, capitava a tutti di sbagliare la prima volta!

    « ... »
    « ... »
    « ... »

    «Volete discuterne fra di voi prima di darmi una risposta? Io aspetterò qui, con buona educazione.»

    Calò di nuovo il silenzio: stavolta, però, si trattava di un silenzio profondamente imbarazzato. Fu rotto nel giro di una manciata di istanti, quando Rynnelthalas le foglie sugli alberi frusciare, e dei lamenti di dolore.

    yPuCh86
    « YEUCH! »
    Rialzandosi con fatica, massaggiandosi vigorosamente le natiche dopo essere caduta dritta dritta su un riccio di castagna, una fatina alta non più di una decina di centimetri alzò i suoi occhi azzurri sulla draghessa la quale, guardando più da vicino, avrebbe potuto notare due paia di ali trasparenti sulla schiena di questa, che ricordavano nella forma quelle di una farfalla, e che la creatura si dimenticò palesemente di usare durante la sua caduta.

    « Ehm... ammetto che non ci avevamo... pensato... »
    Biascicò con voce sempre più bassa e un tono mortificato, voltandosi freneticamente a destra e a manca il supporto dei suoi compagni, che avevano tuttavia deciso di rimanere comodamente nei loro nascondigli.

    « Facciamo che... leviamo l'illusione e le tende... e lei esce, okay? » disse, indietreggiando passo dopo passo verso un cespuglio. « ADDIO! »

    Scappò via correndo (ad una velocità pure notevole, per qualcuno della sua stazza), e anche gli occhi degli altri due sparirono dai paraggi. Quasi immediatamente, Rynnelthalas ricominciò a sentire il frinire dei grilli e il canto degli uccelli, e vedere roditori di ogni tipo scalare gli alberi, come i ghiri, o zampettare frettolosamente nel sottobosco, come le arvicole.

    Allora avresti potuto finalmente riprendere il tuo cammino in santa pace, almeno fino a che non avresti sentito delle urla di terrore provenire proprio dalla palude di Sirvano.

    « VE BUCO 'A PANZA DELLE VOSTRE MADRI GRAVIDE, CON L'OSSA DE LI MEJO MORTACCI VOSTRI! »
    ...e non solo di quello.

    Le tre fatine di poco fa schizzarono di corsa tutte assieme via dall'acquitrino, passando accanto alla draghessa senza tuttavia né voltarsi né addirittura rallentare per una sola frazione di secondo.
    Furono seguiti e imitati da un potente raggio di pura energia, che riuscì in qualche modo a colpire una delle fatine, che balzò per aria per l'impatto.

    « AAAAH! »
    « AAAAH! »
    « AAAAH! »

    Se non altro, sembrava che non si fosse fatta troppo male, tant'era che impiegò solo pochi istanti per rialzarsi, e riprendere la propria rocambulesca fuga, scomparendo insieme agli altri nella vegetazione.

    Rynnelthalas poté verificare poco dopo che i tre esseri erano stati perlomeno di parola: stavolta, infatti, riuscì a trovare il sentiero principale, e ad uscire così dalla Foresta di Fanedell.
    Davanti a lei, una magnifica valle, attraverso la quale soffiava un vento tanto melodioso da sembrare, alle sue orecchie, un vero e proprio canto.

    Turno 6 - FineBeh, hai effettivamente compreso il loro errore senza problemi, e lo hai fatto loro notare con diplomazia. Questo, in aggiunta al fatto che, tutto sommato, quelle tre fatine erano veri e propri palloni gonfiati, ti ha permesso di risolvere in fretta la situazione.
    Così, mentre queste vengono sconfitte da Sirvano e il suo temibile, eppure finora inedito, Iper-Raggio, riesci a raggiungere finalmente l'uscita del bosco, ritrovandoti a... Chediya, Valle del Canto del Vento. Ovviamente, scegliere di giocare o meno in questa nuova area è a tua completa discrezione.

    A questo punto, direi che puoi fare un ultimo post, se desideri, prima che io metta tutto in valutazione. Spero che ti sia divertito in questa pur molto semplice scena masterata. :flwr:
     
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    Narrato - «Parlato»


    Lo scenario fu abbastanza divertente e simpatico. Le fatine erano così ingenue e infantili che Rynne ne provò una pena, mista ad affetto. Avrebbe tanto voluto abbracciarle. Ma per il momento si limitò a seguire le loro indicazioni, da brava ospite qual era. E così, interrotta l'illusione, potè riprendere il cammino. L'unico variopinto intermezzo fu il colorato scambio di battute fra Sirvano e le tre birbanti, le quali dimostrarono di essere delle complete principianti. Il coccodrillo, si disse la draghessa, ci sapeva fare, senza ombra di dubbio. Si chiese come sarebbe stato dover lottare contro quel lungo animale, una lotta fra feroci predatori nel bel mezzo della selva. Sorrise, e riprese il cammino, i pensieri conditi da coccodrilli e fatine, finché non raggiunse l'uscita del bosco. Chediya, la valle del vento, si stendeva di fronte a lei, ampia e misteriosa. Una nuova avventura si prospettava per la dea drago, nuove cose da conoscere e scoprire, e nuove conoscenze da fare. L'espressione arricciata in un sorriso gaudioso, l'elfa si mise in cammino, senza una meta ben precisa.


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    > Forma alternativa [Passiva]
    Uno dei doni che gli dei hanno fatto al nobile drago è quello di poter assumere una forma simile a quella dei suoi sudditi, in modo da poter girare in mezzo a loro. La sua nuova forma ricorda alcune delle sue qualità draconiche a causa delle corna e degli occhi dorati, che rimangono tali e quali, anche se adeguati alle nuove dimensioni, ma per il resto Ryn appare come un'elfa dal corpo femminile e giovane, con una voce suadente e melodiosa.

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