Tatters of the King

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  1. The Unspeakable One
     
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    Negli occhi spenti dei cadaveri si poteva leggere un sollievo inconfondibile: tutti loro avevano accolto la morte – non subito, ma appena in tempo, all’ultimo istante. Avevano capito finalmente quanto fosse semplice lasciarsi andare. Avevano compreso che l’illusione della loro identità non era altro che un cumulo di presunzione e ottuso accanimento. Era così facile abbandonarsi all’oblio, senza più doversi aggrappare tanto tenacemente alla vita. Tutto l’amore provato, l’odio, i ricordi e il dolore non erano altro che un incubo da cui presto si sarebbero svegliati… ma come in ogni incubo che si rispetti, alla fine di tutto c’era un mostro ad attenderli.

    La chiamata attraversò lo spazio interstellare, giungendo nel remoto limbo dimensionale in cui risiedeva la psiche abissale dell’Antico. L’allestimento del rituale operò da faro per attirare la sua attenzione nell’anfratto del Multiverso in cui qualche sventurato stava invocando la sua presenza. Le insistenti litanie e gli epiteti approssimativi sincronizzarono l’attività neurale dell’officiante con le sue sinapsi transplanari, permettendogli di risalire direttamente a quell’encefalo primitivo. L’ultimo suono emesso da Lady Ebonshire fu il tassello finale per consentire la sua manifestazione: non appena pronunciò il nome proibito dell’Innominabile, l’evocazione fu completa.

    L’esistenza della dama fu sovrascritta in un pandemonio di suoni viscidi. Le sue vesti dorate si deformarono, accogliendo l’entità filtrata sul semipiano. Non era la prima volta che calcava quel mondo tanto recondito e prezioso per i suoi scopi, perciò avrebbe colto l’occasione per concludere ciò che aveva lasciato in sospeso la volta precedente. Ma prima di riprendere le sue oscure macchinazioni avrebbe dovuto quantomeno placare l’appetito che gli contorceva le viscere.

    Fortunatamente le libagioni non mancavano.

    La messa nera degenerò in un delirio senza ritorno. Ipnotizzati dalla triscele deforme adagiata sul piedistallo, i presenti non poterono opporre resistenza. I tentacoli alieni esondarono dai cenci dorati del Re, forzandosi giù per la gola dei cultisti fino a soffocarli. La sagoma ammantata si nutrì del potenziale psichico dei moribondi, abbandonando poi i cadaveri nel loro stesso vomito. Risalendo dai sotterranei portò con sé solo il grimorio e il medaglione, entrambi marchiati dal suo glifo.

     
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7 replies since 1/3/2018, 18:57   432 views
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