Tatters of the King

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  1. The Unspeakable One
     
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    Una sottospecie di calamaro umanoide… sarebbe confortante se fosse così semplice. Se fosse solo un dio teriomorfo - dal corpo umano con parti animali - sarebbe poco più di un capriccio della natura. La verità, per quanto insondabile, era tuttavia ben diversa.

    La fondamentale differenza risiedeva nelle dimensioni spaziali, i gradi di libertà adoperabili per lo spostamento di un punto materiale. Percepirne almeno tre - lunghezza, altezza e profondità - era assai comune tra gli esseri viventi. Fistadantilus poteva stringere il pomello del suo bastone da passeggio e comprenderne i confini materiali.

    S’immagini però una creatura bidimensionale, posizionata su di un piano che intersechi la stanza in cui stava avvenendo il bizzarro incontro. Tale esserino piatto avrebbe potuto individuare il pomello soltanto se quest’ultimo si fosse trovato a giacere sul suo mondo pianeggiante – o se l’oggetto lo stesse attraversando. Inoltre la sua percezione del pomolo sarebbe stata alquanto approssimativa, limitata a linee monodimensionali in allungamento o accorciamento. Per questa creaturina le mani del demone sarebbero apparse come strane stringhe di carne dense di sangue pulsante, frammenti d’ossa e polpa lucida; non avrebbe mai potuto comprendere la vera conformazione di una mano, né tantomeno avrebbe potuto immaginare un corpo come quello di Clavicus Vile nella sua interezza – in grado di muoversi liberamente nello spazio tridimensionale e di giocherellare a suo piacimento con l’impugnatura del bastone.

    In proporzione un Antico stava ai mortali come i mortali stavano alla suddetta creaturina piatta. La percezione di tali entità multidimensionali da parte delle creature terrene non era che un assaggio frammentario della loro maestosità: lunghe appendici di carne contorta - intrise di fluidi che non dovrebbero esistere fuori da un corpo - che frustavano l’aria e infine svanivano nel nulla. I testimoni oculari, non trovando definizioni più appropriate, tendevano a descriverli approssimativamente come tentacoli – e così i racconti mitologici finivano per accomunarli ai cefalopodi.

    Una menzogna davvero rassicurante, perché non c’era niente nelle stigie profondità degli abissi oceanici che le creature terrestri non potessero considerare un lontano parente se comparato ad un’Aberrazione.

    L’unico scorcio di sé concesso dall’Innominabile erano quei nauseanti sprazzi di materia oblunga che esondavano dai suoi cenci e poi scomparivano alla vista. A fatica si poteva intuire che tale sparizione non fosse un vero e proprio allontanamento, ma soltanto la fine dell’intersezione col mondo tridimensionale: l’orrore persisteva in direzioni precluse ai comuni esseri viventi, da dove poteva scrutare inosservato quell’anfratto di realtà.

    « Ḱ̠̈̔͠ų̝͍̦̬͓͔̦̭̝̄̎͗̎̇ͤ̈́ͦ͟͝z̼̹̥̩̪̦̈̉̆ͩ̽̈́ͤͥͧ͞p͓͇̜ͥͬ̕͜o̤̞̯̼̙̲̽͆̎ͪ̏͑̔ͤ͑r̬͖̦͊͛ͮ̌a̴͔̲͐ͪ̑̂͋̉͘ţ͕̬͉̰͎͙͚̲ͧ̐̈ͮ̀ ̴̤͎͚͍̥̣ͤͫ͆o͓̳̓͊s̛͍͇̭̩̺̏͗̉͌ͮ̐͠t̫͕̺͖͓̹̰͂ͤã̉̿̈̎ͩ̌҉̱̰̗̣c͂ͭ́̔ͦ̊ͯ͂ͦ͏̳̥̯̱̗͔̬̝́͠o̙̭̯͎͔͇̲̹ͪ̓l͔͍̫̝̗̓̎͢ͅͅa̎͋̉̎ͣ͌ͫ̚͡͏͙͚͖ṉ͉̱͉̭͗̑͒̕ͅo̡̼̰̼̦̙̎͌̍̋̂ͅ ̴͈̗͇̺͈̊͠f̵̘̀̄͗͗̿̾̊͜į̙̝͔̗̥̇ͮͯ̓͂͝lͨ̎́̂ͬ͜҉̭ô͓͇̘̤̺̣͋͒̑ͨ̇̾̆̉p̺̫̞̎ͩ̒͗ͅą̇͐̆͏͖̩̖̗̗͙͕͜t̛͓̹̠̤̳̻̪͗ͩͬ͝͡r̵̛̼͕͍̱̪̩͍ͬ̏ͅi̟͍̪̥̝͇̪͂ͦ͆͜ͅá̴̛̮̪̖̦̫̣͖ͪ͆̃̾͂.͖̗̩̜͙̬̺̻ͭ̿ͫ͒̒̋ͧ͘ ̷̢̯̦̦̺̦͎̖̌͆͋͒̔͂͞A͔̩̤̘͙ͯ͊ͭͮ́ͅf͚̜̦̲̜͕̖̀͊ͨ̽ͨ͛͊͒̚f̴͍͈͕̹͓͖͉̥̯͌̈ͯ͛ͬ͂o̻̯̫͉̥̲̾̾̈́̽͆ͣ̊ͦ́͢g̯͛aͧ͛̓̓ͯ̀̌҉̡̜̝ͅṱ̴̢͈͋̈́̐̾ͤ̓̾o̘̳̜̥̽͋̐ͥͮ͠ ̲̳̳̠̗͎̤̦̒́̚ę̷͕͙̩̮̆ͨ͛͂̋̐ͤ̌̚m̢̯̟̫̫̪͔̻̿̉ͮ͗͗͝e̱̮̪̾̄̒̑̕͟͠r̸̗͓̯ͫ̀̓͛̀͒ͦs͒͐͒ͤ͏͙̱͉͓̟̜͎̱o̴͈̼̲̲̺̩̭ͨͯ͐ͤ̿̇̂͜ ̙̭̍̄ͭͨ͌̅͝o̟̱̰͉ͥ̔̾̋̆̔͐c̴̡͙̖͖͎̄̆̆ͧ̑c̨̧͉̞͓̯͎̖̙̰ͬ̌ͩ͆͢i̶̧̲͖̖̹ͮ̓̈͗̂ͣ̀͜d̙̮̐͊͆ͮ̓ͅŭ͉̹͕̹̹̗̦̬o̙͕̼͓̖͈͕̖̾̂ͧ͑ͬ̆ͧ̽̕.͓͍̳̱̘̮ͮ̃̈́ͅ »

    Commentò con voce ampiamente distorta ciò che aveva appena sbirciato su quel semipiano, senza più curarsi di risultare comprensibile al suo interlocutore. Accartocciandosi su se stessa, l’entità infine svanì nel nulla, ritirandosi nelle dimensioni superiori alla terza.

    Ma s’immagini ora quella stessa creaturina bidimensionale, immedesimandoci però nei panni di un bimbo sadico. Se si volesse torturare quell’esserino piatto da una posizione privilegiata, egli non potrebbe opporre resistenza. Dall’alto della terza dimensione si potrebbe spiare ogni sua mossa. Sarebbe facile impalarlo con uno spillo, come una farfalla da collezione. Basterebbe premere un bicchiere d’acqua sul suo mondo pianeggiante per affogarlo in un mare da cui gli sarebbe impossibile fuggire.

    Un insetto insignificante sarebbe sempre
    stato alla mercé di qualcun'altro.

     
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7 replies since 1/3/2018, 18:57   432 views
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