Devil With The Kings Card

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    Maev non gli dà nemmeno la soddisfazione di una reazione decente. Forse è stato il timing mal calcolato, ma il giornalista non trattiene un sospiro deluso quando il padrone di casa si limita semplicemente ad alzarsi in piedi e andare in cucina per riempire il bicchiere appena svuotato di vino bianco, ricordandosi perfino di riporre la bottiglia nel refrigeratore.
    Ottantuno milioni gli stanno respirando davanti, e lui se ne va in cucina.
    Denver non può mettere piede nel Pentauron a viso scoperto, e in tutto questo non gli viene concesso neppure il piacere dell'effetto sorpresa, del pararsi davanti a qualcuno da un momento all'altro e godersi la faccia di quest'ultimo che starà pensando: “diavolo, questo qui è un pezzo grosso.”

    « Sì, ricordo. L'avevo quasi dimenticato, in effetti. Sono stato io ad assecondare quell'assurda richiesta, un colpo di testa se vogliamo. A volte è piuttosto brava ad ottenere quello che vuole, ma chi sono io per giudicare le sue amicizie...? Posso offrirvi qualcosa da bere? Ho del brandy, della vodka, dello champagne... »
    Quasi dimenticato.
    Come caspita può aver scordato di aver chiamato un simile spiegamento di forze per un uomo? Anzi, una domanda più interessante è: quanti soldi deve avere accumulato quel ragazzo per considerare pressoché trascurabile un uomo dalla testa così preziosa... offerta come un fottutissimo regalino ad una ragazzina di quindici anni?
    « Del brandy andrà benissimo. »
    Risponde, rinunciando ad ogni tentativo di parere intimidatorio.
    « Negli ambienti dei cacciatori di taglie gira un certo filmato con voi come protagonista... oh, ne ho una copia, naturalmente. Non è un video dalla tiratura particolarmente bassa, qualcuno che non bada tanto a spese si è preso la briga di riprodurlo in centinaia di copie, in tutti i formati possibili. Esiste perfino una versione in psicolunghezza, quella merda di gelatina degli alchemicanti che ti spari direttamente nel cervello per vedere immagini come se fossero davanti ai tuoi occhi. Credevo si usasse solo per i porno, ma qualcuno ci tiene davvero molto che il maggior numero di persone possibili vedano quel video. »

    Centinaia di copie, ha detto. Oltre alla taglia in sé, che per mettere a repentaglio la sicurezza di una qualsiasi persona è più che sufficiente, chiunque stia investendo così tanto tempo della propria vita per rovinare quella di Denver si sta assicurando che anche la reputazione del giornalista non possa uscire immacolata da quella metaforica macchina del fango e del sangue.
    Qualcuno si sta sentendo in dovere di convincere il mondo che sì, è stato proprio Denver Brockmann ad uccidere Satsuki Kiryuin. Denver Brockmann, e non qualcun altro. Denver Brockmann, e non Vladmyr Murray.
    Essendo il primo nulla di più che un comune giornalista, non c'è ragione per cui abbiano voluto incastrare lui nello specifico. Piuttosto, qualcuno sta cercando in tutti i modi di coprire Seiryu.
    Forse da Ragyo Kiryuin?

    « L'ho riguardato almeno una decina di volte. Oh, non sono un appassionato del genere, non mi piace particolarmente vedere un uomo grande e grosso armato fino ai denti che spara a sangue freddo ad una ragazzina. Mi ha detto Ahri che andava alla sua stessa scuola, era di poco più giovane... E per di più era di sangue nobile. Sua madre ha amicizie davvero altolocate... »
    Denver aggrotta le sopracciglia, ma rilassa il volto nemmeno un secondo dopo. Contraddire un boss in casa sua, perfino uno in teoria minore, è dopotutto un'idea mostruosamente stupida. Anche quando rivelargli quante cazzate Ahri gli ha fatto bere sembrerebbe più un gesto di empatia, anziché di derisione.

    Se non altro, il giornalista è lieto di apprendere che Maiev non si porta a letto delle ragazzine molto meno che adulte consapevolmente. Quando tutta questa storia sarà finita, però, Denver farà sì che anche questa ennesima pagliacciata venga chiarita, o che Suzaku venga quantomeno allontanata da simili personaggi, prima che finisca per farsi seriamente del male.

    « Girano un sacco di voci, su quel filmato. Visto che siete qua e la vostra cara amica adesso sta dormendo, magari abbiamo tempo per toglierci un paio di curiosità, che ne dite? »
    Il reporter lancia una rapida occhiata al soffitto. Ottimo tempismo, insomma.
    « Come mai l'ambasciatore dell'Est si è dannato così tanto l'anima a cercare hacker di ogni sorta per dimostrare che quel video era un falso? E' andato a rovistare perfino negli ambienti della mafia, come se qui nel Pentauron avessimo esperti migliori di quelli del Garwec. Ma sopratutto: quello nel video... siete davvero voi? L'uomo da ottantuno milioni vale quei soldi per aver ucciso l'erede del casato Kiryuin o... per qualche altro motivo? »

    Perché, perché quel ragazzo non si fa convenientemente i cazzi suoi?
    Denver si stringe nelle spalle, e sospira. Ha intervistato più politici di quanti ne possa contare: rispondere senza dire più del necessario, se non addirittura dire nulla (ma questo è un livello a cui non può permettersi di abbassarsi ora), è un'arte che dovrebbe saper mettere a frutto da decenni, oramai.
    « Non posso negare di essere responsabile per la morte di quella ragazzina. » risponde. Questo è vero, almeno per quanto gli riguarda: se fosse riuscito a pararsi davanti a Seiryu e ad intercettarne gli attacchi, Satsuki Kiryuin sarebbe ancora viva. « Quindi sì, immagino che sia questo il motivo di una taglia tanto alta. Se ci sono altre ragioni, e voglio essere sincero con lei, io non ne sono al corrente. »
    Alza gli occhi ancora una volta al piano di sopra.
    « C'è tuttavia un errore: io non le ho mai sparato. Quel video l'ho visto anche io, per inciso. »

     
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    Denver Brockmann aveva il suo brandy. Dell'acquavite dal sapore denso e dal colore di un ambrato molto caldo, contenuta in una bottiglia dalla forma davvero insolita. Mister Maiev l'aveva aperta solo per lui, il che poteva significare solo due cose: che riteneva quell'occasione abbastanza speciale da meritarsi una bottiglia di alcool costoso per commemorare, oppure che gli ospiti che quell'uomo riceveva avevano gusti ben diversi da quelli del reporter. Potevano anche essere vere entrambe le cose...

    « Non posso negare di essere responsabile per la morte di quella ragazzina. Quindi sì, immagino che sia questo il motivo di una taglia tanto alta. Se ci sono altre ragioni, e voglio essere sincero con lei, io non ne sono al corrente. »
    Maiev contrae le labbra ed inclina impercettibilmente il capo in un'espressione di stupore compiaciuto molto teatrale.
    « C'è tuttavia un errore: io non le ho mai sparato. Quel video l'ho visto anche io, per inciso. »

    « Mmmh. »
    Risponde seccamente Maiev uscendo da dietro al bancone del bar, da dove aveva servito il bicchiere di brandy al suo ospite, per poi accomodarsi sullo stesso sgabello in cui Denver l'aveva trovato nel momento in cui l'ascensore era arrivato nell'appartamento.
    « Voglio proseguire questa conversazione. »
    Esclamò di colpo, facendo schioccare la lingua con un sorriso mellifluo.
    « Non posso far attendere gli ospiti di questa serata. Devi capire, sono un uomo impegnato e gestisco affari con gente altrettanto impegnata. Però non voglio nemmeno privarmi di questa opportunità. Entrare in possesso di informazioni del genere, direttamente dalla fonte. Merce davvero rara, nel mio campo... »
    Si alzò avanzando in direzione della vasta libreria/videoteca ed allargò le braccia, come a volerla abbracciare.
    « Vedete: io amo le persone. Quando avevo dodici anni passavo le ore a guardare le persone passeggiare nelle piazze delle vie di lusso del Pentauron, cercando di immaginare le loro vite a partire dai dettagli più infimi, i loro abiti, i loro gesti, i loro movimenti... io sono drogato di informazioni. Voglio conoscere ogni cosa, ogni singolo dettaglio degli avvenimenti che hanno portato a quegli istanti immortalati nel video, a quel terribile, meraviglioso frame in cui uno sconosciuto qualsiasi diventa l'uomo da ottantuno milioni sulla sua testa, e viene stroncata da un colpo di pistola la vita di quel mostro di donna capace di spezzare il braccio ad un uomo alto il doppio e tre volte più pesante! E non mi importa se siete stato voi o no, non mi frega niente se quel video è stato prodotto al computer come credo, o se è genuino ed originale come giurano tutti quanti, perfino gli hacker che ho pagato di persona! No! »
    Si volta di nuovo, tornando a guardare Denver. Gli si pianta davanti e conclude:
    « Io voglio sapere tutto quanto. E per farlo vi propongo uno scambio, mister-ottantuno milioni. Un po' del vostro tempo e la totalità della vostra storia, contro qualcosa di cui avete disperatamente bisogno: un appiglio ed un nome. E poiché sono un uomo generoso... vi offro un pagamento anticipato. Riscuoterò a tempo debito, quando sia voi che io saremo in comodo. Decidete in fretta, avete... »
    Scosta la manica, guarda l'orologio.
    « ... una trentina di secondi per decidere e finire il vostro brandy. »
    Scalò rapidamente le scale due alla volta, raggiungendo l'attico superiore dove sparì per qualche istante. Denver intravide delle luci accendersi ed una serie di frasi scambiate fra la voce di Maiev ed una seconda voce dal tono indiscutibilmente femminile, ma la distanza e sopratutto la forma dell'abitazione impediva di capire che cosa si stavano dicendo i due...

    Maiev era un uomo d'affari. L'affare che stava proponendo a Denver era a metà fra un patto col diavolo e l'acquisto di una mistery box da ottantuno milioni di cui non si conosceva minimamente il contenuto. Le informazioni del mafioso potevano essere oro e la strada maestra per la soluzione di un casino, oppure potevano essere una falsa pista o addirittura qualcosa che Denver conosceva già. Il rischio era grosso, e sarebbe costato al giornalista il rischio non da poco di dover tornare in quel posto in un secondo momento, assecondando i capricci di un boss mafioso chiaramente talmente ricco da non saper più come spendere i propri soldi. Ed era un "prendere o lasciare", una decisione da trenta secondi. Che fare...?

     
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    « Mmmh. »
    Maiev non sembra soddisfatto. Se il giornalista ha bene appreso come interpretare i mugugnii di una persona, e lo ha fatto, allora è certo che il criminale gli chiederà di entrare più nel dettaglio, di spiegargli con calma ciò che è successo veramente a Klemvor. Con buona pace di quell'urgente cena d'affari.
    « Voglio proseguire questa conversazione. »

    Perché anche quella, del resto, può non essere stata altro che un espediente come un altro per far notare a Denver come anche il tempo stesso, al Subject 9, sia sottoposto alle inoppugnabili regole del proprietario. È Maiev a decidere di cosa parlare, e per quanto tempo, e il reporter è costretto ad adeguarsi, se vuole avere la possibilità di parlare con chi davvero gli interessa.
    Se non altro, il brandy è ottimo. Denver sorseggia quello nel suo bicchiere centellinandolo, poiché non vuole rischiare di rimanere a secco prima che il padrone di casa finisca di parlare. Non gli rimarrebbe alcun aiuto al di fuori di quel liquido ambrato.
    « Non posso far attendere gli ospiti di questa serata. Devi capire, sono un uomo impegnato e gestisco affari con gente altrettanto impegnata. Però non voglio nemmeno privarmi di questa opportunità. Entrare in possesso di informazioni del genere, direttamente dalla fonte. Merce davvero rara, nel mio campo... »
    Denver segue Maiev con lo sguardo mentre quest'ultimo avanza in direzione della sua videoteca personale per ammirarla. Quella collezione non si tratta dunque di una manifestazione di cinefilia, per quanto ad un primo sguardo si possa pensare altrimenti.
    Sono informazioni. Nascoste proprio davanti agli occhi di chiunque venga concesso di varcare la soglia di quell'attico. Suo malgrado, il giornalista non può che ammirare una simile scelta.
    « Vedete: io amo le persone. Quando avevo dodici anni passavo le ore a guardare le persone passeggiare nelle piazze delle vie di lusso del Pentauron, cercando di immaginare le loro vite a partire dai dettagli più infimi, i loro abiti, i loro gesti, i loro movimenti... io sono drogato di informazioni. Voglio conoscere ogni cosa, ogni singolo dettaglio degli avvenimenti che hanno portato a quegli istanti immortalati nel video, a quel terribile, meraviglioso frame in cui uno sconosciuto qualsiasi diventa l'uomo da ottantuno milioni sulla sua testa, e viene stroncata da un colpo di pistola la vita di quel mostro di donna capace di spezzare il braccio ad un uomo alto il doppio e tre volte più pesante! E non mi importa se siete stato voi o no, non mi frega niente se quel video è stato prodotto al computer come credo, o se è genuino ed originale come giurano tutti quanti, perfino gli hacker che ho pagato di persona! No! »
    Maiev si gira di nuovo verso il giornalista. Denver ne ricambia lo sguardo cercando di dissimulare il suo fastidio.
    « Io voglio sapere tutto quanto. E per farlo vi propongo uno scambio, mister-ottantuno milioni. Un po' del vostro tempo e la totalità della vostra storia, contro qualcosa di cui avete disperatamente bisogno: un appiglio ed un nome. E poiché sono un uomo generoso... vi offro un pagamento anticipato. Riscuoterò a tempo debito, quando sia voi che io saremo in comodo. Decidete in fretta, avete... »
    Il ragazzo scocca un'occhiata al suo orologio.
    « ... una trentina di secondi per decidere e finire il vostro brandy. »

    « Tch, capisco. »
    Mezzo minuto per decidere se rivelare o meno ad un estraneo delle informazioni in larga parte confidenziali, in cambio di un possibile aiuto a togliersi quella taglia di dosso. Con il rischio che si tratti di una pista falsa o addirittura già percorsa. Oppure, con la possibilità che sia esattamente ciò che serve al giornalista per chiudere in via definitiva quell'odiosa faccenda.
    Con la sola certezza che per avere quelle informazioni, gli toccherebbe tradire la fiducia di chi gli ha dato protezione per tutto questo tempo. Quella di ben due presidi diversi.
    Denver finisce il brandy tutto d'un fiato.
    « Spiacente, ma non posso. » Dirà a Maiev, quando ritornerà dal piano superiore con o senza quella che il reporter ha supposto essere Ahri. « Ci sono informazioni che nemmeno io sento di poter divulgare, e glielo sto dicendo come giornalista. Ho paura dovrò fare a meno delle sue dritte, mister Maiev. »

     
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    « Spiacente, ma non posso. » Finalmente la protagonista faceva la sua entrata in scena, ma non era niente di trionfante. Dall'aria stanca, a piedi nudi e con addosso solo una canottiera bianca e l'intimo, non aveva avuto proprio un bel risveglio. Maiev la stava letteralmente trascinando per un polso giù dalle scale, lei ad ogni gradino protestava con voce flebile e tirava nella direzione opposta, gli occhi castani puntati su Denver dal momento in cui il giornalista entrò nel suo campo visivo. « Ci sono informazioni che nemmeno io sento di poter divulgare, e glielo sto dicendo come giornalista. Ho paura dovrò fare a meno delle sue dritte, mister Maiev. »
    Arrivato all'ultimo gradino il proprietario del Subject 9 scoppiò a ridere, salvo poi obbligare la ragazza a scendere dalle scale con uno strattone. Lei a quel punto cessò di ribellarsi, passando una mano distrattamente fra i capelli folti e distogliendo lo sguardo, salvo avviarsi con calma verso la cucina, dove aprì il frigo in cerca di qualcosa.

    « Altri dieci minuti in modo da lavorarti, e mi venderesti volentieri fino all'ultima di quelle tue preziose informazioni. Perché le mie non sono semplici dritte, mister-ottantuno-milioni: sono oro. »
    Sempre più di fretta, l'uomo guardò di nuovo l'orologio al polso e si affrettò a cambiare la giacca con una di velluto più scuro, poi tirò fuori da chissà dove un pettine e si posizionò davanti ad uno dei numerosi specchi sparsi qua e là per la casa.
    « C'è tutta la serata per farti cambiare idea. Sono fiducioso, se siete un uomo con il fiuto per gli affari tornerete di vostra iniziativa da me con tutta la vostra storia. In cambio vi darò l'extra di un bicchiere di ottimo brandy, sono sicuro che non vi pentirete dell'investimento. Adesso, vorrete scusarmi ma non posso farmi attendere oltre. »
    Sistemò il colletto e si avviò a grandi passi verso l'ascensore, dove passò una tessera magnetica sullo scomparto a lato.
    « La puttana non esce dal locale, sia chiaro. »
    Disse poi in tono tanto duro da non sembrare neanche proferito dalla stessa persona che poco prima blandiva Denver mercanteggiando in informazioni.
    « Hai capito, zuccherino...? »
    Chiese di nuovo, ma stavolta si rivolgeva a Suzaku, che aveva estratto dal refrigeratore un grosso bicchiere di vetro contenente una sorta di frullato denso di colore nocciola. La ragazza gli rivolse uno sguardo assassino, socchiuse gli occhi e rispose in modo affermativo con tono strascicato e svogliato, mentre beveva dalla cannuccia. Mentre lo faceva, notò Denver, le orecchie da volpe così strane da sembrare finte si mossero in uno strano tic nervoso. Frattempo la porta dell'elevatore si aprì ed il padrone di casa si infilò al suo interno.

    « A-aspetta...! Oggi combatte Kaji...? »
    Domandò in tono esitante Suzaku, come se si fosse appena ricordata di qualcosa di importantissimo. Dal canto suo, Maiev si fece una gran risata da dentro l'ascensore.
    « Sì, è oggi che il tuo scopamico viene massacrato. Il "cube" inizia fra neanche un un'ora, sbrigati a metterti qualcosa addosso. O per caso vuoi dare spettacolo anche fuori dal mio appartamento...? »
    Il solito "ting" arrivò implacabile, e la porta dell'ascensore si chiuse lasciando soli nella stanza Suzaku e Denver, nonché confermando a quest'ultimo l'impressione iniziale che da qualche parte dovevano esserci per forza delle telecamere, perché quell'uomo non poteva essere così sprovveduto da lasciare da solo nel proprio appartamento un uomo appena conosciuto e di cui di certo non si fidava, per di più in compagnia della sua donna decisamente in déshabillé ed un patrimonio in informazioni contenute in una sterminata videoteca. Dopotutto c'era un solo modo per uscire da quell'appartamento, ed era l'ascensore. Se c'era qualcuno, in quel momento, impegnato a guardarli e Denver faceva un solo passo falso, non avrebbero faticato affatto a mettergli le mani addosso.

    Comunque, prevedibilmente nella stanza piombò un gran silenzio, di quelli particolarmente pesanti, mentre Suzaku fissava in tralice Denver da dietro il bancone della cucina, come a volergli dire "ecco, hai visto? E' tutta colpa tua!".
    E mentre beveva faceva rumore con la cannuccia. Roba da far saltare i nervi ad un santo.



    Edited by Yomi - 18/9/2018, 07:15
     
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    Ahri fa la sua apparizione con la stessa dignità di un bambino discolo che viene strattonato dal genitore fino al cospetto del vicino di casa a cui ha appena sfondato la finestra con una pallonata. Denver ne incrocia i suoi occhi e sostiene il suo sguardo senza mostrare troppa preoccupazione, sollevato invece di vederla illesa, per quanto scocciata e molto meno vestita di quanto il giornalista possa sentirsi a suo agio.

    Vederla trattata in quel modo lo infastidisce un poco, ma Denver sa che quella ragazzina ha la pelle abbastanza dura da sopportare senza problemi qualche tirata inopportuna. Anzi, se non fosse che a trascinarla così è una persona del calibro di Maiev, il giornalista penserebbe che Ahri si sia almeno un po' meritata tutto ciò.

    « Altri dieci minuti in modo da lavorarti, e mi venderesti volentieri fino all'ultima di quelle tue preziose informazioni. Perché le mie non sono semplici dritte, mister-ottantuno-milioni: sono oro. »
    Dice Maiev a Denver, e in tutta risposta quest'ultimo si limita a sorridergli educatamente. Con una sola frase, il proprietario del Subject 9 è riuscito a perdere ogni traccia di rispetto che mister-ottantuno-milioni era riuscito ad accumulare nei suoi confronti.
    « C'è tutta la serata per farti cambiare idea. Sono fiducioso, se siete un uomo con il fiuto per gli affari tornerete di vostra iniziativa da me con tutta la vostra storia. In cambio vi darò l'extra di un bicchiere di ottimo brandy, sono sicuro che non vi pentirete dell'investimento. Adesso, vorrete scusarmi ma non posso farmi attendere oltre. »
    Se avessi mai avuto il fiuto per gli affari, riflette Denver, il sorriso che gli è appena affievolito, non avrei mai lasciato gli Stati Uniti d'America.
    Maiev, nel frattempo, si è già allontanato verso l'ascensore, ma decide comunque di prendersi il tempo di un ultimo avvertimento.
    « La puttana non esce dal locale, sia chiaro. »
    Ed è qui che Denver trova la conferma di un'impressione avuta pochi secondi fa: Suzaku si tratta di un ostaggio per quel tizio, merce di scambio da mettere sul tavolo delle trattative per avere una chance in più di estorcere informazioni a un uomo che ne ha da vendere, arrivata per un colpo di fortuna proprio fra le sue braccia. Oppure, di un oggetto da mettere in mostra e allo stesso tempo custodire gelosamente come un orologio d'oro o un'auto di lusso. O come un animale esotico da tenere accuratamente in gabbia.
    « Hai capito, zuccherino...? »
    Aggiunge ancora, rivolto alla pseudo-fidanzata impegnata a fare quella che lo statunitense interpreta come una sorta di colazione in tarda serata. Quest'ultima muove appena le orecchie, come se si fosse appena ricordata di qualcosa.

    « A-aspetta...! Oggi combatte Kaji...? »
    « Sì, è oggi che il tuo scopamico viene massacrato. Il "cube" inizia fra neanche un un'ora, sbrigati a metterti qualcosa addosso. O per caso vuoi dare spettacolo anche fuori dal mio appartamento...? »
    Denver alza gli occhi al soffitto proprio mentre un ting finale libera i due dalla presenza di quell'idiota. Ora che sono da soli all'interno dell'attico, il giornalista può finalmente confermare che sì, devono esserci telecamere lì dentro, perché l'unica alternativa possibile è che Maiev si fida ciecamente di Ahri tanto da lasciarla sola con uno sconosciuto proprio dentro, ed è chiaro come il sole quanto questo non sia affatto il caso.

    « C'è un posto in cui possiamo parlare liberamente, qui dentro, o dobbiamo scendere ai piani inferiori? » Vestiti e per favore piantala di fare quel rumore di risucchio. « Perché mi devi seriamente delle spiegazioni per questo, Ahri, e sappi che non mi sto riferendo ai tuoi gusti in fatto di uomini. »

     
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    « C'è un posto in cui possiamo parlare liberamente, qui dentro, o dobbiamo scendere ai piani inferiori? »
    Dall'altra parte del bancone che le nascondeva tutta la metà inferiore del corpo, in tutta risposta lei lo guardò malissimo e bevve un altro sorso.
    « Guarda che lui è andato via, stupido! E non c'è nessuno di sopra! Siamo da soli! »
    Disse in tono fortemente sulla difensiva.
    « Perché mi devi seriamente delle spiegazioni per questo, Ahri, e sappi che non mi sto riferendo ai tuoi gusti in fatto di uomini. »
    Quella frase sembrò colpirla molto, tanto che smise di bere e si ritrasse, rossa in viso come un pomodoro maturo, il faccino mortalmente offeso ed una mano che premeva sulla sottoveste troppo corta mentre cercava disperatamente di coprirsi.

    « S... stronzo! Sei uno stronzo e non hai capito niente! Sei come tutti gli altri che pensano subito a quello! Guarda che dormiamo in due letti separati, io e quello là! Ma hai visto come mi tratta? Ci conosciamo a malapena da qualche giorno e lui mi odia! E se sono rimasta qui è perché ti stavo aspettando!!! E' tutta colpa tua che ci hai messo una vita, credevo che fossi già qui quando sono venuta!!! Guarda, ho cambiato idea. Non ti voglio più parlare. Tu non capisci niente!!! »
    Lasciò andare bruscamente il bicchiere, che roteò sul tavolo prima di cadere su di un fianco, continuare a rotolare via spargendo ovunque i rimasugli di un frullato che aveva tutta l'aria di essere cioccolata, ed infine cadere a terra con un tonfo, rimanendo miracolosamente intatto nonostante il volo dal bancone della cucina. Del tutto indifferente al fato della sua colazione serale, Ahri sgattaiolò via da dove si era rintanata e saltò dritta sul divano, dove si nascose dietro due cuscini e prese possesso del telecomando. All'improvviso sul televisore saltellava il bianconiglio della versione disney del 1951 di Alice nel Paese delle Meraviglie

    « Uh, poffare poffarissimo! È tardi! È tardi! È tardi! »
    Diceva il buffo personaggio dal pelo bianco, mentre guardava il grande orologio da taschino. In quel momento lampeggiava sul televisore il timing della durata del film, comunicando a Denver che era iniziato da appena tre minuti, titoli di apertura compresi. Dietro il bianconiglio prese a correre la protagonista, una bionda Alice dal vestitino bianco e celeste. Ahri, chiaramente, neanche stava guardando. Televa lo sguardo imbronciato incollato ai tasti del telecomando, ben determinata ad ignorare Denver fino a nuovo ordine.

     
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    « Guarda che lui è andato via, stupido! E non c'è nessuno di sopra! Siamo da soli! »
    “Telecamere,” il giornalista vorrebbe risponderle fra i denti, ma non ne ha il tempo. Perché, per quella che egli crede essere almeno la seconda volta, ha appena detto qualcosa che non doveva dire. Infastidendo Ahri, di nuovo.
    La ragazzina smette di bere, paonazza in viso, e tenendosi una mano sulla sottoveste come se si sia appena ricordata di quel concetto comunemente noto come pudore, e di esserne provvista.

    « S... stronzo! Sei uno stronzo e non hai capito niente! Sei come tutti gli altri che pensano subito a quello! Guarda che dormiamo in due letti separati, io e quello là! Ma hai visto come mi tratta? Ci conosciamo a malapena da qualche giorno e lui mi odia! E se sono rimasta qui è perché ti stavo aspettando!!! E' tutta colpa tua che ci hai messo una vita, credevo che fossi già qui quando sono venuta!!! Guarda, ho cambiato idea. Non ti voglio più parlare. Tu non capisci niente!!! »

    Denver sbuffa, mentre ascolta quella difesa che non è in alcun modo rilevante a quello che per lui è il vero problema da trattare. Quando il discorso degenera poi in un'ennesima chiusura nei suoi confronti, il viso gli si contrae in una smorfia inferocita.
    “Ho cambiato idea, non ti voglio più parlare,” dice.
    Anche se ci lavora con le parole, il reporter non riesce a trovare quelle che meglio articolano il suo infinito astio nei confronti di quell'adolescente egoista, irresponsabile ed egocentrica.
    Che lascia cadere il frullato sul tavolo e se ne va senza nemmeno degnarsi di pulire; che se fosse stata sua figlia sarebbero già volati ceffoni. Infine, come se niente fosse, se ne fugge a guardare la televisione. Sullo schermo, un lavoro d'animazione che non ha mai visto, ma che ad occhio e croce gli sembra essere un adattamento della fiaba di Alice in Wonderland, di Lewis Carrol. Altri mementi dal suo mondo.

    « Uh, poffare poffarissimo! È tardi! È tardi! È tardi! »
    Esclama il Bianconiglio da dentro lo schermo, lanciando uno sguardo preoccupato al suo cipollone d'oro, correndo verso l'appuntamento con la Regina di Cuori inseguito a sua insaputa dalla protagonista. Alice... Ci dovrebbe essere un Sovrano di nome Alice proprio su Endlos in questo momento, proprio lo stesso raffigurato in quel film: una delle tante gatte da pelare lasciate da Riful nel mondo di quelle fiabe di cui Denver si è sinceramente stancato diverso tempo fa.

    Digrignando i denti e soffocando nella gola una considerevole trafila di imprecazioni, Denver decide di piazzarsi esattamente davanti allo schermo, impedendo ad Ahri di ved- Non sta neanche guardando.

    « Non credere di cavartela così, signorina. » allunga lesto una mano, cercando di sottrarle il telecomando di mano per poter spegnere così quel dannato televisore. « Chi decidi di frequentare non è un problema mio, e i miei informatori si erano evidentemente sbagliati, caso chiuso. Adesso veniamo al punto: io vengo qui per fare le mie santissime ragioni, tu però vuoi incontrarmi e, per farlo, decidi che sguinzagliarmi contro ogni singolo cacciatore di taglie del Pentauron sia un'idea furba. Ora, però, sono qui, dopo essermi fatto strada fra persone che mi vogliono morto ed un gangster, e tu... »
    Il suo tono di voce si alza con ogni parola pronunciata; il giornalista sta grondando furia da ogni poro.
    « ...E TU CAMBI IDEA E TE NE VAI A GUARDARE I CARTONI ANIMATI?! »

     
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    « Non credere di cavartela così, signorina. »
    Denver mise mano al telecomando, strattonando. Suzaku sgranò gli occhi, sorpresa da quell'azione violenta, tenne duro per un attimo, venendo quasi proiettata in avanti e poi cedendo con un grido strozzato, salvo tornare di scatto a nascondersi in mezzo ai cuscini.

    « Chi decidi di frequentare non è un problema mio, e i miei informatori si erano evidentemente sbagliati, caso chiuso. Adesso veniamo al punto: io vengo qui per fare le mie santissime ragioni, tu però vuoi incontrarmi e, per farlo, decidi che sguinzagliarmi contro ogni singolo cacciatore di taglie del Pentauron sia un'idea furba. Ora, però, sono qui, dopo essermi fatto strada fra persone che mi vogliono morto ed un gangster, e tu... »
    Lei si ritrasse, cercando di farsi piccola piccola, guardando Denver sinceramente spaventata in viso.
    « Ma io volevo solo... »
    Tentò di dire, ma il tono di voce era troppo basso, a malapena udibile...

    « ...E TU CAMBI IDEA E TE NE VAI A GUARDARE I CARTONI ANIMATI?! »

    E... il silenzio.
    Era probabilmente la risposta peggiore, una di quelle che lascia disarmati. Suzaku, praticamente una statua col faccino arrossato e congestionato, con i lacrimoni che pigiano forte sulle pareti degli occhi pronti a straripare in qualsiasi momento. Se ne sta ferma, praticamente sta tremando, ha gli occhi fissi sulla persona che ha davanti ed ha tutta l'aria di essere prossima ad un attacco di panico di quelli brutti, di quelli che ti fanno pentire di essere al mondo. Ci sono poche cose che fanno sentire un uomo un verme come far piangere una ragazza, poco ma sicuro. Un'arma un po' troppo potente e di cui una brava attrice può anche abusare, peccato che in quel momento Suzaku non stava fingendo e nessun talento nella recitazione può emulare quel faccino e quello sguardo terrorizzato...

    « Io volevo soltanto aiutarti a scoprire chi ti ha messo la taglia... »
    Disse ancora, con un singhiozzo di quelli che spezzerebbero il cuore al demonio in persona.
    « Io non ci vado a fare la sguattera in un convento! »
    Sbottò piano ed in tono decisamente più quieto e lamentoso, probabilmente riferendosi alla destinazione in cui era stata spedita da Denver sotto scorta di quattro scudieri dell'ordine dei cavalieri celesti dell'Est, dimostrando di non aver afferrato bene dove era diretta e perché visto che in origine avrebbe dovuto starsene buona a Misericordie.
    « Mi hai separata dai miei compagni, mentre Misogi adesso dovrà fare da secondo a quel tipo effemminato per il resto della sua vita! Inoltre tu non sai un tubo senza di me! Non sai neanche quali sono i bar frequentati dai riders, e speri di risolvere tutto senza una guida? Ma lo sai almeno che cosa ci siamo meritati, per aver salvato le Tribù della Tempesta? C'erano dei maledettissimi zombie nei sotterranei, lo sai questo? E abbiamo evitato che tutti quanti finissero in una nuova Guerra dei Signori della Notte! Solo perché Sleeping Forest non muoveva il culo dalle Regalia del Cielo, e nessuno è mai stato capace di fare pace in tutti questi anni! »

     
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    Ahri fissa il giornalista con gli occhioni lucidi e gonfi di lacrime, e il visino arrossato di chi non era pronto a ricevere una sfuriata da parte del sanguigno Denver Brockmann. Egli vede infatti davanti a sé una ragazzina spaventata, addirittura sull'orlo di una crisi di nervi, come se nessuno avesse mai osato sgridata in quei suoi quindici anni di vita.

    Forse era in parte per questo che Denver non riesce a lasciarsi intenerire. Perché Ahri deve capire sulla sua pelle che ogni azione ha delle conseguenze, conseguenze di cui deve imparare a prendersi la responsabilità. Questo, e il fatto che l'azione in questione ha messo in grave pericolo la vita del giornalista; non sarà quindi una ragazzina che piange a commuoverlo.

    « Io volevo soltanto aiutarti a scoprire chi ti ha messo la taglia... »
    Non commenta. Si limita a guardarla esterrefatto con gli occhi sbarrati e il fiato trattenuto per lo sconcerto. Infine sospira, lasciandola continuare.
    « Io non ci vado a fare la sguattera in un convento! »
    A quelle parole, Denver aggrotta le sopracciglia e continua a fissarla possibilmente ancora più perplesso di prima. Vorrebbe replicare e correggerla ma non può, non ancora.
    « Mi hai separata dai miei compagni, mentre Misogi adesso dovrà fare da secondo a quel tipo effemminato per il resto della sua vita! Inoltre tu non sai un tubo senza di me! Non sai neanche quali sono i bar frequentati dai riders, e speri di risolvere tutto senza una guida? Ma lo sai almeno che cosa ci siamo meritati, per aver salvato le Tribù della Tempesta? C'erano dei maledettissimi zombie nei sotterranei, lo sai questo? E abbiamo evitato che tutti quanti finissero in una nuova Guerra dei Signori della Notte! Solo perché Sleeping Forest non muoveva il culo dalle Regalia del Cielo, e nessuno è mai stato capace di fare pace in tutti questi anni! »

    Annuisce, ispirando ed espirando profondamente menrte ascolta. Si ricorda benissimo cosa fosse successo quel giorno, perché c'era anche lui. Se così non fosse stato, il giornalista non avrebbe nemmeno mai dovuto lasciare Blood Runner, e sarebbe ancora seduto al bar di poco fa a sorseggiare whisky senza nessuna paura di essere interrotto e accompagnato fuori da un momento all'altro.
    A dire il vero, ancora non riesce a concepire come quella storia fosse riuscita a diventare tanto contorta da essere ardua da comprendere perfino più dei meccanismi che hanno portato alla Grande Guerra del suo mondo. Denver ne è uscito in entrambi i casi come un veterano confuso, e con le mani fin troppo sporche di sangue.
    A prescindere, i meriti e demeriti di Trident in quel momento non contano un granché in quel momento. Klemvor è un ricordo che vuole allontanare dalla sua mente il prima possibile, e ciò che è successo là è, per l'appunto, oramai già successo. Tutto ciò che è rimasto è un “dopo” per ognuno dei sopravvissuti; la vita va avanti e deve andare avanti, ma per Denver questa non potrà farlo del tutto fino a che egli non si toglierà di dosso quell'etichetta che lo contrassegna come una promessa di garantita ricchezza. Mentre Ahri, invece, deve solo trovare il coraggio di lasciarsi alle spalle tutto e andare dove le era stata data una chance di ricominciare.

    « Misericorde è una scuola, e ci saresti andata per completare i tuoi studi in santa pace, non per fare da governante. Senza contare che avresti potuto rivedere Seiryu e Gembu in qualsiasi momento libero. »
    La corregge, finalmente, togliendosi un piccolo peso dal petto. Si siede accanto ad Ahri, spegnendo il televisore premendo distrattamente un tasto del telecomando.
    « So cosa avete fatto per Klemvor, e non sarò certo io a negarvene il credito. Quanto a Misogi, dubito che l'Ambasciatore abbia interesse a “tenerselo” per sempre. Senza contare che si tratta di un uomo a dispetto delle apparenze ragionevole e magnanimo. Ti assicuro, Ahri, che è in buone mani. »
    Fa una pausa, lasciando il tempo alla giovane di prendersi il tempo di assimilare il tutto con calma. Continua, poi, il tono di voce molto più pacato di prima.
    « Ora, con calma, spiegami cosa avevi in mente di fare, per favore. »

     
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    « Ora, con calma, spiegami cosa avevi in mente di fare, per favore. »
    L'espressione di Suzaku rifletteva benissimo quelli che erano i suoi pensieri. Non è che diffidava di Denver o delle sue promesse, piuttosto era il suo punto di vista delle cose che differiva totalmente ed inesorabilmente da quello di lei. Lui vedeva Misericordie come una scuola dove proseguire gli studi, lei come una prigione. Lui pensava che il neo eletto Re del Cielo avrebbe ben presto destituito Kumagawa dal ruolo in cui si trovava, lei era certa che l'ex Comandante Generale di Trident si sarebbe rivelato ben presto troppo indispensabile per essere sostituito, specie perché vedeva Quarion come una sorta di despota tirannico assoluto che nell'istituire una sorta di dominio assoluto sulle Tribù della Tempesta avrebbe restituito una parvenza di ordine ed unità ad una società che non è mai stata né ordinata né unita. Insomma: era inutile insistere. E se perfino Suzaku se n'era resa conto da sola, sicuramente il concetto sarebbe arrivato anche a Denver.

    « Io conosco posti. E persone. Ora girati. »
    Disse lei, ancora sulla difensiva. Prese uno dei cuscini e lo sbatté in faccia a Denver sottolineando il concetto. Poi sgattaiolò via, salendo i gradini di marmo due alla volta, i piedi scalzi che battevano leggeri sul pavimento del lussuoso appartamento.
    « Resta girato dall'altra parte! »
    Gli gridò con foga dal piano superiore.
    « E chiudi gli occhi. Voglio che stai con gli occhi chiusi!!! »
    ... Che non aveva senso, perché se già era voltato non poteva vedere ciò che accadeva alle sue spalle. Ma tant'è, valla a capire una così...
    « Devi parlare con Gardenia. E con il Re delle Zanne. E dobbiamo andare a vedere Kaji che combatte, ti faccio parlare anche con quelli del suo gruppo. Tu hai bisogno di me, da solo non sai neanche dove andare a sbattere la testa, cosa pretendi di girare a caso il Pentauron??? Tu non sai niente delle Tribù della Tempesta! E non sai niente nemmeno di Seiryu e Misogi. E nemmeno di Byakko e Gembu, ma loro contano di meno. Sei voltato, vero?? Guarda che se ti volti ti ammazzo, hai capito? »
    Una volta ottenuta una risposta affermativa sarebbe scesa, sempre di corsa. Dai passi Denver avrebbe capito che portava le scarpe, e di lì a intuire che stavolta era già vestita era un soffio. In effetti indossava l'uniforme scolastica dell'accademia Hoshimiya, ed in più aveva con se uno zaino che buttò di malagrazia alle sedie del banco da bar istallato nel bel mezzo dell'appartamento. Vi rovistò tirando fuori una quantità di scatole, scatolette e scatoline.

    « Quello là mi aveva detto che aveva comprato un video su di te, ma alla fine non era niente di utile. »
    Disse dando le spalle a Denver, con fra le mani uno specchio mentre era impegnata a truccarsi.
    « Ieri mentre lui dormiva l'ho cercato dappertutto nella libreria, fra i dischi, ma non so quale sia la custodia giusta e non riesco a far funzionare il lettore. »
    Niente di cui stupirsi troppo, visto che stipati in quella specie di libreria ce n'erano davvero tanti, molti dei quali erano copie degli originali, e nemmeno etichettati in modo semplice. Alcuni avevano solo delle date al posto del titolo, altri semplici numeri. C'era da capire come faceva il proprietario ad orientarsi fra di essi, ma probabilmente il signor Maiev ci riusciva. E di certo lui sapeva far funzionare tutti quei lettori collegati al televisore, mentre Suzaku evidentemente no.
    « Comunque il Re delle Zanne controlla quasi tutte le telecamere di sorveglianza di Klemvor. »
    Disse in tono sicuro. C'era un "Re" da qualche parte nel Pentauron, così lontano da Klemvor?
    « E' un po' presto, ma fra un po' combatte Kaji. Stasera cantano dei riders, sai? Piacciono molto a Seiryu. Quello là si è impegnato un sacco per farli esibire stasera. »

     
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    Ahri capisce. Capisce, ma non condivide. Denver riesce ad intuirlo attraverso l'espressione di lei, e quei brevi attimi di silenzio che seguono alle parole del giornalista. Gli sembrano diversi secondi, almeno; probabilmente ne passano in realtà al massimo uno o due prima della risposta sbrigativa della quindicenne.

    « Io conosco posti. E persone. Ora girati. »
    Gli dice, prendendo poi un cuscino e schiaffandoglielo sul volto. Denver obbedisce, afferra l'oggetto e lo posa di fianco a sé, sul sofà di Maiev. Infine, ascolta i passi di Ahri che si sta allontanando nel frattempo verso il piano di sopra.
    « Resta girato dall'altra parte! »
    Gli grida ancora, la sua voce un po' più distante. In tutta risposta, il giornalista solleva in pollice affinchè sia in bella vista anche per chi si trova alle sue spalle. Non è del tutto sicuro che la ragazzina possa vederlo dal pianerottolo rialzato, ma ciò non farebbe comunque alcuna differenza, non con lei.
    « E chiudi gli occhi. Voglio che stai con gli occhi chiusi!!! »
    Come volevasi dimostrare. Denver risponde con una risata smorzata, seguita da un più chiaro “va bene,” guardandosi bene dal mettere in discussione la logica di un simile ordine. Un addestramento nell'esercito degli Stati Uniti gli ha insegnato questa e altre piccole accortezze. È sorprendente quante poche differenze possano esserci fra una giovane donna adolescente e un sergente istruttore di trentacinque anni.
    « Devi parlare con Gardenia. E con il Re delle Zanne. E dobbiamo andare a vedere Kaji che combatte, ti faccio parlare anche con quelli del suo gruppo. Tu hai bisogno di me, da solo non sai neanche dove andare a sbattere la testa, cosa pretendi di girare a caso il Pentauron??? Tu non sai niente delle Tribù della Tempesta! E non sai niente nemmeno di Seiryu e Misogi. E nemmeno di Byakko e Gembu, ma loro contano di meno. Sei voltato, vero?? Guarda che se ti volti ti ammazzo, hai capito? »
    « Ho capito. Dimmi quando posso farlo. »
    Risponde Denver stancamente, e allora si accorge che Ahri sta scendendo di corsa; non si gira ancora, gli basta udire il rumore delle scarpe sul pavimento. Sente poi un tonfo sordo, di qualcosa che è stato gettato malamente da qualche altra parte, e poi un clangore di oggetti che venivano tirati fuori da chissà dove.

    « Quello là mi aveva detto che aveva comprato un video su di te, ma alla fine non era niente di utile. »
    Sì, non è nulla di sorprendente, considerato come Maiev si è presentato al giornalista. Un piccolo animale affamato di informazioni, da sfruttare a proprio vantaggio o semplicemente da accumulare, come un drago privo di scaglie e denti con il suo tesoro semi-immateriale.
    « Ieri mentre lui dormiva l'ho cercato dappertutto nella libreria, fra i dischi, ma non so quale sia la custodia giusta e non riesco a far funzionare il lettore. »
    « Aspetta, vuoi dirmi che non era lo stesso video di me che sparavo alla Kiryuin? Perché quello pare avere una tiratura a dir poco industriale e... »
    Si interrompe. Vorrebbe dirle che non doveva esporsi così tanto, non con tutte le telecamere che devono esserci in quell'appartamento, che quella pellicola avrebbe potuto trovarla in qualsiasi formato altrove, ma teme di riaccendere altre tensioni inutili.
    « ...niente, come non detto. »
    « Comunque il Re delle Zanne controlla quasi tutte le telecamere di sorveglianza di Klemvor. »
    Quasi tutte?
    « E' un po' presto, ma fra un po' combatte Kaji. Stasera cantano dei riders, sai? Piacciono molto a Seiryu. Quello là si è impegnato un sacco per farli esibire stasera. »

    « Sarò lieto di ascoltarli. » risponde Denver, alzandosi dal divano. Si sistema il colletto della camicia e la cravatta, per poi aggiungere: « Quando vuoi, sono pronto per scendere. Fammi vedere come si fa. »

     
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    « Aspetta, vuoi dirmi che non era lo stesso video di me che sparavo alla Kiryuin? Perché quello pare avere una tiratura a dir poco industriale e... niente, come non detto. »

    « Che vuoi dire? Maccerto che eri tu che sparavi a quella là! Cos'altro poteva essere? Cioè, in realtà non ho visto quel filmato ma credo si tratti di quella ripresa... aspetta un momento: cosa intendi con tiratura industriale? Ma allora dovresti procurartelo, no? Comunque guarda che i cosi che si attaccano alla tivvù e ti fanno vedere i filmati ce ne sono pochi che funzionano, e non tutti vanno bene. Per esempio ne avevamo due al quartier generale di trident che però non funzionavano con i dischetti, capito? »
    Sulle prime la voce della ragazza è un po' scocciata, ma sembra perdonare volentieri a Denver le leggerezze. Naturalmente non aveva idea del fatto che Quarion aveva già acquisito quei filmati da tempo e che lo stesso ambasciatore dell'Est poteva benissimo comprarsi tutti i dispositivi in grado di riprodurre delle cassette in VHS che desiderava.
    « Mi piacerebbe vederlo anche a me, sai? Insomma, va bene che avevi un'arma da fuoco, ma tu sei lento e impacciato e quella là era piuttosto forte. Era un power-style però anche un rider di medio livello può benissimo schivare dei colpi di proiettile, con le AT ai piedi è facile. L'ha detto anche quello stronzo che quando si è presentata al suo locale tempo fa ha provocato una sparatoria e ne è uscita illesa. Lo sai che ha vinto in uno scontro diretto con la Regina dell'Acqua di Sleeping Forest? Una parts war con in palio la pelle. Cioè, praticamente era un mostro di donna capace di battere una Gravity Children di quella generazione di demoni con tanto di regalia dell'acqua ai piedi, ma chi ci crede che si è fatta ammazzare da te? »
    Da come l'aveva detto c'era quasi da sentirsi offesi, però in un certo senso diceva il vero. La Kiryuin era un genio ed una combattente nata, a capo di una società che faceva volentieri uso della violenza e con un discreto curriculum di duelli vinti, nonché equipaggiata con uno strumento particolare come le Air Treck che ne esaltavano le abilità. Certo, nessun giudice avrebbe mai accettato una linea di difesa del genere in tribunale, però se persino Suzaku arrivava ad un ragionamento del genere, forse anche altri Storm Riders avrebbero ragionato allo stesso modo, il che era quasi buffo. Forse le uniche persone là fuori disposte a credere a Denver sulla parola erano delle tribù di ragazzini fuori di testa...

    « Sarò lieto di ascoltarli. » Denver si alza, e alle sue spalle arriva un rumore inequivocabile di oggetti rimestati di gran fretta in una borsa e scalpiccii affrettati « Quando vuoi, sono pronto per scendere. Fammi vedere come si fa. »
    « Aspetta-aspetta-aspetta!! Non voltarti, non voltarti!!! »
    Qualche minuto, tanti fruscii e un po' di casino, poi finalmente arriva il via libera.
    « Ok: ora puoi. »
    Magari Denver si aspettava chissà cosa, in tal caso sarebbe rimasto deluso. Ahri indossava la solita uniforme scolastica, che fra l'altro ad un occhio esperto si rivelava avere un aspetto un po' più vissuto di una settimana fa, e non aveva nulla di diverso dal solito se non un tocco di make up nemmeno troppo marcato, giusto qualche giochetto di ombre attorno agli occhi che contribuivano ad accentuare l'aria da ragazza di strada. Di sicuro non era il tipo di persona che ha bisogno di costruirsi troppo...
    Si avviò a passo sicuro in direzione della colonna che conteneva l'ascensore e digitò sulla tastiera ostentando una certa dimestichezza con quel genere di aggeggi. Stavolta niente tessere magnetiche o vani nascosti che celavano i tasti, evidentemente non ce n'era bisogno per il viaggio di ritorno.

    Tornato nel Subject 9, Denver avrebbe trovato ad accoglierlo praticamente un altro posto rispetto a quello che aveva lasciato poco fa. A proposito, ma quanto tempo era trascorso? Evidentemente aveva perso la cognizione del tempo, ed era trascorsa più di una mezz'oretta scarsa. Il locale ora era strapieno di ragazzi, la musica era sparata a volume altissimo ed avevano spento le luci e acceso i riflettori colorati, rendendo il locale una bolgia affollata. Sul palco si esibivano un trio di adolescenti in abiti da cultura pop e decisamente troppa pelle esposta, armate di chitarre e bassi elettrici, che a turno gridavano nei microfoni una canzone che alle orecchie di un adulto sarebbe sembrata quanto meno volgare.

    "Noi non dormiamo alla notte.

    Quando il sole scende, i nostri peccati si incontrano / Quando la luna sale, ho un diavolo in corpo
    Abbiamo da fare per tutta la notte / perché sai, sappiamo come sistemarla

    Nella terra di latte e miele / Sprechiamo i soldi dei nostri genitori
    Non ce ne frega un cazzo del domani / A noi fotte solo di stanotte

    Noi non dormiamo alla notte!
    Noi non dormiamo alla notte!
    Noi non dormiamo alla notte!

    Per goderci il brivido / Ingoiamo pasticche e balliamo fino a svenire

    Noi non dormiamo alla notte!
    Noi non dormiamo alla notte!
    Noi non dormiamo alla notte!"


    C'erano almeno duecento ragazzi compressi in pochi metri cubi di locale, corpi che si dimenano, si incontrano e si scontrano e dal momento in cui si allontanavano dal vano dell'ascensore per tagliare appena nella pista diventa un'impresa perfino stare dietro a Suzaku, che dal canto suo è tutt'altro che disagio e sembra sapere esattamente come districarsi in quella massa ribollente. Ogni volta che inizia il ritornello in tre versi, la folla come una creatura dotata di consapevolezza propria alza le mani al soffitto e inizia a saltare ed urlare e pogare a ritmo di musica, fin quasi a sovrastare la voce delle tre vocalist. Ogni volta è un inferno per i timpani ed un incubo per il rischio di perdersi Suzaku, che per fortuna vanta una criniera di un rosso quasi porpora che riesce a spiccare perfino in quel casino da girone infernale. Alla fine Denver si ritrova nella stanza più piccola già notata in precedenza, quella con il cubo ancorato al soffitto e molta, molta meno gente. Un curioso gioco di acustica fa sì che il casino della stanza principale è ovattato al punto che è addirittura possibile capire cosa si dicono le persone che parlano, purché si trovino a non più di pochi centimetri.

    « Quando combatte Kaji?? »
    Grida Ahri ad una ragazza più o meno sua coetanea. Aveva abiti punk e dei piercing sulle sopracciglia ed una metà del cranio rasata, con i capelli di un azzurro elettrico tenuti corti girati sul lato destro del capo, fin quasi a coprire l'occhio.
    « Che?? »
    Chiede quella, avvicinando la faccia e beccandosi la replica della stessa frase da parte di Suzaku.
    « Oh, la battle! Inizia fra poco, hanno anticipato i tempi. Lo sfidante è appena arrivato! »
    « Chi è?? »
    « Che cosa?? »
    « Lo sfidante!!! »
    « Oh, è quella... »
    La ragazza iniziò a sbracciarsi per indicare un punto preciso dall'altra parte della stanza, oltre il vetro del cubo. Denver avrebbe notato parecchie figure che potevano corrispondere alla persona indicata, ma dopo venti secondi buoni de "no, non quello, quella a destra! No, quella a sinistra di quell'altro!" finalmente fu chiaro chi fosse la persona destinata ad entrare nell'arena cubica ad affrontare questo tal Kaji tanto apprezzato da Mr.Maiev. Invero a guardarla bene spiccava abbastanza in mezzo alla folla di ragazzini, principalmente perché a guardarla bene aveva smesso di essere una ragazzina da un bel po', e a prima vista le potevi dare un buon venticinque anni a giudicare dal viso, e ad una seconda occhiata potevano anche essere di più. Aveva giacca e pantaloni verde militare, occhiali grandi ed i capelli di un rosso quasi arancio tirati all'indietro con un vistoso paio di cuffie auricolari, che con tutta probabilità servivano a proteggerla dai decibel in eccesso all'interno del locale e probabilmente qualsiasi persona normale le avrebbe invidiato in quel momento. Era molto bassa, aveva le guance paffutelle ed un'aria pacifica e paciosa, non aveva proprio l'aria di un gladiatore da arena.

    « Quella lì?? »
    « E' una Grachild! »
    « CHE COSA??? »
    « E' una Gravity Children!!! »
    « Sì, l'avevo capito!!! Che cazzo ci fa qui una così?? »
    « Boh, che ne so? Kaji è contento... chi è il tuo amico?? »
    La tipa indica Denver, Suzaku sembra ricordarsi di lui solo in quel momento.

    « E' quello che ha sparato alla sopracciglia!!! »
    Gridò Ahri, al che la tipa si mette a ridere.
    « Oh!!! Lui, quello che cercavi! L'hai trovato! »
    La ragazza sorrise a Denver, e se il giornalista aveva bisogno di farsi un'idea di che tipo era, beh, aveva appena sorriso come se niente fosse ad una persona che gli era stata appena presentata come "quello famoso per aver ammazzato una ragazza".
    « Il Re del Cielo ha emesso il suo primo editto!!! »
    Annunciò allora lei, apparentemente molto eccitata per la cosa.
    « Tutti gli esiliati tornano a casa! Tutti quanti, perfino quelli cacciati perché hanno ammazzato fuori dalle parts war! Hanno perdonato pure me, ci credi?? Ho chiesto e mi hanno detto "tutto okkey", come se nulla fosse! Non vedo l'ora di tornare al Big Bird, voglio andare a trovare Mikah e gli altri ai Giardini Senza Vento! »
    Suzaku indicò la ragazza col pollice mentre si inoltrava nella folla.
    « Lei di noi qui nel Pentauron sa tutto. Se vuoi sapere dove trovare qualcosa, chiedi a lei! Io torno subito, aspettami qui. »

     
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    « Che vuoi dire? Maccerto che eri tu che sparavi a quella là! Cos'altro poteva essere? Cioè, in realtà non ho visto quel filmato ma credo si tratti di quella ripresa... aspetta un momento: cosa intendi con tiratura industriale? Ma allora dovresti procurartelo, no? Comunque guarda che i cosi che si attaccano alla tivvù e ti fanno vedere i filmati ce ne sono pochi che funzionano, e non tutti vanno bene. Per esempio ne avevamo due al quartier generale di trident che però non funzionavano con i dischetti, capito? »

    Quindi non c'è nessun altro filmato in circolazione raffigurante il giornalista. Questo tira così un sospiro di sollievo; l'idea che gli fosse sfuggito un ennesimo tassello di quel puzzle già complicato di per sé lo avrebbe fatto schiumare alla bocca dalla frustrazione.
    Sempre ammesso che Ahri abbia ragione.
    « Sì, penso lo farò. » le risponde. « Nel caso ne chiederò un duplicato da Codec. »
    Si guarda intorno, cercando per l'ennesima volta delle eventuali telecamere, ma sa di non avere nulla da temere; Maiev è già al corrente delle ricerche condotte nel Garwec su quel maledettissimo video, ed è solo buonsenso presumere che i cervelloni laggiù possano crearne quante copie vogliono.

    « Mi piacerebbe vederlo anche a me, sai? Insomma, va bene che avevi un'arma da fuoco, ma tu sei lento e impacciato e quella là era piuttosto forte. Era un power-style però anche un rider di medio livello può benissimo schivare dei colpi di proiettile, con le AT ai piedi è facile. L'ha detto anche quello stronzo che quando si è presentata al suo locale tempo fa ha provocato una sparatoria e ne è uscita illesa. Lo sai che ha vinto in uno scontro diretto con la Regina dell'Acqua di Sleeping Forest? Una parts war con in palio la pelle. Cioè, praticamente era un mostro di donna capace di battere una Gravity Children di quella generazione di demoni con tanto di regalia dell'acqua ai piedi, ma chi ci crede che si è fatta ammazzare da te? »

    Al di là della frecciatina tutt'altro che velata, Ahri aveva ragione su una cosa: anche se avesse voluto, Denver non sarebbe mai stato in grado di sconfiggere una Satsuki Kiryuin armata di Air Treck (se non addirittura senza), e aveva avuto bisogno del sacrificio ultimo di questa per riuscire ad incapacitare Seiryu temporaneamente. Certo, rimarrebbe da sottolineare il dettaglio che, senza quelle cose indosso, metà e passa degli Storm Riders non sarebbero in grado di porre alcuna minaccia nei confronti di Denver, quella che gli sta alle spalle compresa, ma tutto ciò è rilevante solo per l'orgoglio del reporter.

    Il problema è infatti un altro. Non importa che sia vero o no, che risulti plausibile o meno agli occhi e alle orecchie dei più, perché anche una persona che ci crede è troppa, se si tratta di una capace di e disposta ad appendere una taglia milionaria sul capo del disgraziato di turno. A quel punto, agli occhi di un cacciatore di taglie, l'innocenza del suo bersaglio è completamente irrilevante. Anche se fosse stato riconosciuto innocente dalla legge (quale?), la sua vita sarebbe rimasta in pericolo finché la sua taglia fosse rimasta attiva.

    Quando gli viene concesso di voltarsi di nuovo, trova Ahri nella sua solita uniforme scolastica, e un accenno di trucco intorno agli occhi. Tanto trambusto per praticamente niente, ma evita di farglielo notare ad alta voce. Ha già imparato a sue spese che i giovani di età compresa fra i tredici e i diciotto, diciannove anni possono essere difficili da gestire. Specialmente le donne.

    Così, la segue a passo spedito verso l'ascensore, preparandosi a indossare di nuovo la maschera, ma... no, non è più necessario. Maiev sa già con chi ha a che fare, mentre fra gli Storm Rider dovrebbe incontrare solidarietà (anche solo nominale) o, nel peggiore dei casi, indifferenza: tutti sanno del resto chi fosse stata Satsuki Kiryuin, e se quel branco di ragazzini condivide la linea di pensiero di Ahri, allora dovrebbe avere poco da temere. Nel dubbio, il revolver è sempre pronto sotto la giacca.

    Quando rimette piede al pian terreno, gli pare quasi di essere entrato in un locale diverso. Si guarda attorno incredulo, con lo sguardo che si perde sull'enorme distesa di ragazzini che si sono riversati nel Subject 9 nel giro di poco più di mezz'ora. Sempre che sia passato davvero così poco tempo, da quando è salito per incontrare Maiev e poi Ahri.
    All'inizio si deve perfino tappare le orecchie, sopraffatto dal volume altissimo della musica. Denver non può biasimare dei ragazzi perché vogliono divertirsi, ma ci tiene a ricordarsi del fatto che, quando era giovane a sua volta, non esistevano locali così rumorosi ed affollati. Si poteva entrare, ballare senza particolari problemi, e tornare a casa soddisfatti e con il proprio udito ancora intatto! Infine, i musicisti, neri o bianchi che fossero, si vestivano con un po' più di modestia.
    Senza contare infine i testi oltraggiosi di quelle canzoni.

    Farsi strada fra una massa composta di dozzine, se non addirittura centinaia di giovani sui quindici-vent'anni non è un'impresa facile. Si dimenano, si scontrano l'uno con l'altro (specie durante il ritornello della canzone) e sballottano il giornalista tutt'attorno alla pista da ballo, mentre questo cerca di non perdere di vista una Ahri Kobayashi che, al contrario, pare sappia benissimo come divincolarsi da quella fiumana di persone. Denver riesce nell'impresa in larga parte grazie anche ai vistosi capelli rossi della ragazza che, ancora più di perfino le sue orecchie volpine, la fanno spiccare in mezzo alla folla. Si ritrova così in una stanza più piccola, quella con il cubo che ha visto con la coda nell'occhio poco fa. Meno affollata, meno rumorosa, tant'è che riesce addirittura a distinguere delle parole tra le voci lì dentro.

    « Quando combatte Kaji?? »
    Grida Ahri ad un'altra ragazza che, ad una prima occhiata, deve avere all'incirca la sua età, o qualche anno in più. Sopracciglia perforate da piercing, mezzo cranio rasato e i capelli, corti e di un innaturale (per quanto si possa parlare di “innaturale” da quelle parti) azzurro elettrico, tutti tenuti dall'altra parte del capo.
    « Che?? »
    Risponde quella. Ahri ripete la domanda.
    « Oh, la battle! Inizia fra poco, hanno anticipato i tempi. Lo sfidante è appena arrivato! »
    « Chi è?? »
    « Che cosa?? »
    « Lo sfidante!!! »
    « Oh, è quella... »
    Servono diversi tentativi prima che sia la protegée di Maiev che Denver stesso riescano ad inviduare la persona indicata dall'altra ragazza. Si tratta di una giovane donna già più grandicella delle due che ha accanto – anzi, pare decisamente adulta. Capelli color carota tirati all'indietro (il giornalista realizza tra l'altro solo dopo, e non senza una nota di alienazione e disgusto, che si tratta pressoché del suo stesso taglio), abbigliamento in uno stile che potrebbe essere definito come “punk-militare”, un paio di paraorecchi, le guance tonde e il viso che trasmette un'aria paciosa. Graziosa, a suo modo, anche se... strana.

    « Quella lì?? »
    « E' una Grachild! »
    « CHE COSA??? »
    « E' una Gravity Children!!! »
    « Sì, l'avevo capito!!! Che cazzo ci fa qui una così?? »
    « Boh, che ne so? Kaji è contento... chi è il tuo amico?? »
    Quando l'altra ragazza si degna finalmente di prestargli attenzione, Denver sta ancora cercando di elaborare le parole “Gravity Children.”
    « E' quello che ha sparato alla sopracciglia!!! »
    Il giornalista si prepara a protestare, ma fa appena in tempo a prendere un respiro, che viene spiazzato dall'inspiegabile risata dell'altra.
    « Oh!!! Lui, quello che cercavi! L'hai trovato! »
    Gli sorride, come se fosse la cosa più normale del mondo davanti a qualcuno che le è stato appena presentato come l'assassino di una donna di appena diciannove anni. Denver si sforza di ricambiare.
    « Il Re del Cielo ha emesso il suo primo editto!!! »
    Annuncia poi questa, continuando.
    « Tutti gli esiliati tornano a casa! Tutti quanti, perfino quelli cacciati perché hanno ammazzato fuori dalle parts war! Hanno perdonato pure me, ci credi?? Ho chiesto e mi hanno detto "tutto okkey", come se nulla fosse! Non vedo l'ora di tornare al Big Bird, voglio andare a trovare Mikah e gli altri ai Giardini Senza Vento! »
    Ahri gli indica la ragazza con un gesto. Sì, grazie, l'ho già notata.
    « Lei di noi qui nel Pentauron sa tutto. Se vuoi sapere dove trovare qualcosa, chiedi a lei! Io torno subito, aspettami qui. »
    Così, dopo quella breve riunione, la Storm Rider sparisce fra la folla.

    « Sono Denver Brockmann, ma questo immagino lo saprai già. » le tende la mano. Non esita; l'ha fatto in presenza di persone ben peggiori di così. Che lui sappia, almeno. « Senza ulteriori indugi: conosci per caso qualcuno qui dentro in grado di creare o manipolare un video in maniera talmente perfetta da farlo sembrare praticamente vero? O, se non qualcuno in grado di simili prodigi, qualcuno che abbia un qualsivoglia interesse a chiedere una cosa del genere? »

     
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    « Sono Denver Brockmann, ma questo immagino lo saprai già. »
    Nella stanza a fianco avevano appena cambiato musica. L'overture fu un sovrapporsi di squilli di tromba seguito dal battere pesante e aritmico delle casse, e la prima risposta della ragazza si perse in tutto quel frastuono. Lei ripeté con l'aria stranamente divertita, mentre con gli occhi vagava alle spalle di Denver in direzione del palco, dove si erano fatte avanti un quartetto di ragazzine di età indefinita con abitini da fatine e dalle tinte pastello -rosa, rosso, giallo e blu-, capelli dai colori vivaci in tinta con i vestiti che a giudicare dalla forma erano parrucche e strane maschere di cartone sul viso che riproducevano le caricature in stile cartoon di ragazze con espressioni languide e volgari. Anche il secondo tentativo di rispondere andò a farsi benedire in mezzo al frastuono, ma poi la canzone partì con ritmo permettendo così alla conversazione di procedere.
    « Certo che so chi sei! Sei il Trigger, quello che ha ammazzato la Sopracciglia! Sei stato un grande! »

    « Senza ulteriori indugi: conosci per caso qualcuno qui dentro in grado di creare o manipolare un video in maniera talmente perfetta da farlo sembrare praticamente vero? O, se non qualcuno in grado di simili prodigi, qualcuno che abbia un qualsivoglia interesse a chiedere una cosa del genere? »
    La domanda chiaramente la colse in contropiede, si guardò attorno fra la folla poi ovviamente sembrò ricordarsi che era del tutto impossibile riconoscere qualcuno in tutto quel casino.
    « Qui dentro?? Noooo, qui no! Forse gli hacker della mafia, ma si pisciano sotto in confronto ai nostri! Hanno della bella roba, tutto quel che si compra al mercato nero, però sono mezze tacche. Credono di essere bravi ma si fanno prendere per il culo ogni volta, i loro capi sono vecchi stronzi con la bava alla bocca che non capiscono niente e li credono forti! »
    Indicò con l'indice il cubo. No, un punto oltre il cubo.
    « Quello là è il fratello minore di Gregory Laisné, puoi chiedere alla tua amica se te lo presenta! Lo conosce!! Da quel che so, scopava con suo fratello l'anno scorso! Sta in club con Inumuta di Trident, uno forte! In Klemvor era il meglio, qui invece è nella top tre! Tutti gli hacker ora sono passati al Re del Cielo, lui è rimasto indipendente! Dicono che da quando è morta la Sopracciglia non lascia l'aula di informatica a scuola neanche per pisciare, ahah! I ricchi son tutti scemi! Se vuoi un video taroccato bene vai da lui! A proposito: se vuoi una guida migliore basta che paghi! Ti dico io da chi andare, gente fidata che segue le Regole della Foresta!!! Se giri con quella là finisci fottuto due volte: è una stronza di prima categoria! »
    Si mise a ridere di nuovo, mentre attorno al palco la platea iniziava a fare casino, segno che la battle all'interno del "cube" stava per iniziare. Un energumeno vestito di bianco in completo con tanto di occhiali da sole e papillon aprì un ingresso scorrevole di neanche un metro, e fece il suo ingresso nell'arena un ragazzetto magrolino sui diciotto con vistosi capelli giallo/nero/rosa conciati in una forma capace di sfidare la forza di gravità in virtù di un'intera boccetta di gel che li faceva sembrare un unico blocco di cartone. Aveva l'aria di un esaltato, e non ci voleva molto visto che quasi tutta la platea lo incitava e chiamava il suo nome. Brutto a dirsi che mr.Maiev solo una mezz'oretta prima aveva dichiarato in presenza di Denver che sarebbe stato massacrato, e di certo a giudicare dalle abitudini delle Tribù della Tempesta non era lo stesso modo in cui una squadra amatoriale di football americano viene massacrata in campo da dei professionisti. Comunque il tizio sembrava godersi il suo momento di gloria, esibendosi in trick complessi con le Air Treck, correndo in tutta la superficie del cubo e rimbalzando su tutte e sei le facce come la pallina di un flipper. I capelli rossi e le orecchie da volpe di Suzaku nel frattempo si erano materializzate dal lato opposto a quello in cui era sparita, mentre si faceva largo fra la folla.

    « Gli altri bravi con i computer sono tutti irreperibili. C'è quello basso con la cresta della Guardia Pretoriana di Trident, pure lui è amico di quella là! Però è ai domiciliari, lo hanno spedito via in un altro presidio perché si è ficcato nei guai! Poi c'è Falko, il primo Re delle Zanne, ma lui va cercato e non è facile da trovare! Un tempo per trovarlo bisognava andare dalla Vecchia Jabba, ma ora è morta! E' un Gravity Children, dicono tutti che il Re del Cielo l'ha convocato, ma io non ci credo che è tornato alla Foresta! Comunque se qualcuno vuole un video tarocco fatto con i controcazzi deve per forza passare da uno di questi tre! »

     
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    « Certo che so chi sei! Sei il Trigger, quello che ha ammazzato la Sopracciglia! Sei stato un grande! »

    Almeno per i prossimi minuti, decide che ignorerà il nomignolo. Non sa se esserne lusingato o inorridito; il giornalista può solo prendere atto di questa sua recentemente scoperta fama. Si domanda addirittura se quell'epiteto non faccia di lui una sorta di Storm Rider ad onore, ma preferisce non scommetterci e di prepararsi ad essere trattato da “Abusivo” come era stato definito quella volta a Klemvor. Il giorno della morte di Satsuki Kiryuin. Difficile staccarsi di dosso un'etichetta simile, quando è associata ad un avvenimento di portata simile.

    « Qui dentro?? Noooo, qui no! Forse gli hacker della mafia, ma si pisciano sotto in confronto ai nostri! Hanno della bella roba, tutto quel che si compra al mercato nero, però sono mezze tacche. Credono di essere bravi ma si fanno prendere per il culo ogni volta, i loro capi sono vecchi stronzi con la bava alla bocca che non capiscono niente e li credono forti! »

    Annuisce. Assumendo che sia tutto vero (non crede che quella ragazzina gli stia raccontando balle, ma è buon senso preventivare che non sia per forza al corrente di davvero tutto ciò che succede all'interno e fuori dalla comunità degli Storm Rider – nessuno è davvero onnisciente), ciò già esclude alcune piste che Denver avrebbe potuto seguire. A partire dalle mafie di Blood Runner: per quanto non sia improbabile che il reporter abbia pestato più o meno accidentalmente i piedi sbagliati in giro prima di venire reclutato da Laputa, ci sarebbero troppi, troppi buchi da colmare prima. Anzitutto si dovrebbe partire dal presupposto che Ragyo Kiryuin abbia dei rapporti, tutti da provare, con delle mafie locali, e che sapesse delle scorribande della figlia per Klemvor quando quest'ultima era ancora in vita. A mancare sono inoltre anche i mezzi e le abilità impiegate, superiori forse perfino a quelli di Codec: la mafia avrebbe a disposizione mezzi avanzati, ma non il personale adeguato per sfruttarli al massimo delle loro potenzialità. Anche in presenza di simili connessioni, dunque, perché utilizzare proprio quelle? Questo si tratta dunque di un problema intestino ai soli Storm Rider e, forse, anche Ragyo Kiryuin, se la magnate dell'abbigliamento ha davvero agito in malafede. Solo loro.

    Gli viene indicato con l'indice un punto oltre il cubo.
    « Quello là è il fratello minore di Gregory Laisné, puoi chiedere alla tua amica se te lo presenta! Lo conosce!! Da quel che so, scopava con suo fratello l'anno scorso! Sta in club con Inumuta di Trident, uno forte! In Klemvor era il meglio, qui invece è nella top tre! Tutti gli hacker ora sono passati al Re del Cielo, lui è rimasto indipendente! Dicono che da quando è morta la Sopracciglia non lascia l'aula di informatica a scuola neanche per pisciare, ahah! I ricchi son tutti scemi! Se vuoi un video taroccato bene vai da lui! A proposito: se vuoi una guida migliore basta che paghi! Ti dico io da chi andare, gente fidata che segue le Regole della Foresta!!! Se giri con quella là finisci fottuto due volte: è una stronza di prima categoria! »
    Laisné, eh? Vorrebbe non aver sentito il dettaglio sulla vita sessuale di Ahri, al quale si limita a scuotere il capo, gli occhi strizzati e il volto rosso e contorto in una smorfia di imbarazzo. A quindici anni lui... lui... Non può nascondere a sé stesso che a quell'età non gli passavano per la testa idee molto diverse. Però può nasconderlo a lei. Anzi, a loro.
    Ad ogni modo, il resto gli interessa molto di più. Quelle informazioni paiono quasi troppo ghiotte per essere vere, a partire dal fatto che quel ragazzino sia a quanto pare l'unico hacker indipendente rimasto, e dunque l'unico non assoggettato all'autorità del Re del Cielo a cui Denver è alleato. Se Quarion Galanodel non è riuscito a risolvere quel caso odiosissimo con uno schiocco di dita, significa che il problema esula dalla sua sfera di potere. C'è poi la reazione sempre del Laisné alla morte della Kiryuin: forte, qualunque sia il motivo, e... in un'aula di informatica, sul serio? Infine, i soldi. Per un lavoro del genere servono attrezzature e bravura a secchi, e costui pare sia dotato di entrambe.

    Denver si scopre incuriosito anche dall'insinuazione dell'adolescente in merito alla sua coetanea. Che Ahri non fosse una ragazza particolarmente brillante, il giornalista ha già avuto modo di provarlo sulla propria pelle. Più volte, aggiungerebbe. Ciononostante, egli ha sempre ascritto le loro disavventure e fraintendimenti ad una semplice, per quanto pure sconfinata stupidità.
    Attirato dal rumoreggiare che va intensificandosi, il reporter rivolge la sua attenzione al Cube, osservando l'ingresso all'interno di esso di un giovane che a malapena può definirsi un uomo. Un tipo mingherlino dai capelli variopinti la cui metà del peso corporeo consiste della lacca usata per tenere insieme quella sua improbabile capigliatura. Kaji, sempre sia davvero lui, si esibisce in qualche acrobazia con le sue AT, mentre nella folla fanno di nuovo capolino le orecchie inconfondibili di Ahri.

    « Gli altri bravi con i computer sono tutti irreperibili. C'è quello basso con la cresta della Guardia Pretoriana di Trident, pure lui è amico di quella là! Però è ai domiciliari, lo hanno spedito via in un altro presidio perché si è ficcato nei guai! Poi c'è Falko, il primo Re delle Zanne, ma lui va cercato e non è facile da trovare! Un tempo per trovarlo bisognava andare dalla Vecchia Jabba, ma ora è morta! E' un Gravity Children, dicono tutti che il Re del Cielo l'ha convocato, ma io non ci credo che è tornato alla Foresta! Comunque se qualcuno vuole un video tarocco fatto con i controcazzi deve per forza passare da uno di questi tre! »

    Quello basso con la cresta di Trident non è altri che Justin “Byakko” Sanchez. Denver se lo ricorda abbastanza bene, ma ancora meglio si ricorda di quell'idiota di nonno che si ritrova. Sono tutti in un altro Presidio: Seiryu e Gembu sono ad Est, Byakko è pure ad Est con suo nonno, e pure Ahri sarebbe dovuta andare a Misericorde per completare i suoi studi ma, cosa ci può fare uno, è finita a Blood Runner a scatenare mostruose cacce all'uomo.

    « Oh, che Ah- Suzaku non fosse affidabile già lo sapevo. Stronza, però? Hai la mia attenzione, signorina... signorina? » le chiede, aspettando che si presenti, prima di continuare. « Sono disposto ad ascoltare la tua offerta, non mi fraintendere, ma prima vorrei sapere fino a che punto mi danneggerà il mio ottimismo. »
    Quanto ancora, aggiunge mentalmente, ma scaccia subito via quel pensiero.
    « Per il resto, penso scambierò due parole più tardi con il signor Laisné, mentre presumo che Falko sia irraggiungibile per tutti, ora che questa “Jabba” è venuta a mancare, vero? »
    Sorride. Sente nel sangue che non è davvero così. Arrivare a lui, qualora si rivelerà fondamentale, sarà solo più difficile e... costoso, presume il giornalista.

     
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