Di torte e dintorni

Afferrando tra pollice ed indice una ciocca di capelli bianco-argento, la mano la riportò con delicata fermezza al posto che le competeva, e quando -tornando a raddrizzare il busto- la ragazza a cui l'arto e il riflesso appartenevano si allontanò dallo specchio, gli occhi rossi contemplarono con un certo grado di attenzione e curiosità la propria immagine riflessa nel pannello di vetro a figura intera, saldamente incasellato all'interno dell'anta dell'armadio della sua cameretta.

Non che l'idea di rivedere il suo amico e mentore le procurasse chissà quale nervosismo, ma... ci teneva, ecco. E dato che -per aiutarla a prepararsi a quell'incontro- la Mamma era stata così tanto gentile e premurosa da regalarle degli abiti nuovi, come i bambini quando ricevono un giocattolo nuovo, Asaliah sembrava tenerli di gran conto.

Il collettino della camicetta era inamidato e privo di pieghe, il nastrino al collo -che le faceva da cravattino- era ben steso, l'abitino nero le calzava a pennello, e le scarpe erano ben allacciate: dopo un'ultima indagine delle iridi scarlatte -e aver controllato una volta di più ogni dettaglio-, richiuse lo sportello del guardaroba e si diresse in cucina, recuperò la borsa termica che Drusilia le aveva fatto avere per l'occasione (una tecnologia del Garwec), e una volta sinceratasi che fosse ben chiusa, rassicurata da quella vista, l'albina uscì finalmente di casa con un bel sorriso sulle labbra.

Le piaceva vivere con la Mamma, nel Mastio, per quanto ci si fosse trasferita da poco – quando cioé l'Angelo l'aveva invitata a stare con lei, per non lasciarla sola dopo la scomparsa del Numerologo e della Mummia... ma percorrere la strada per il Latifondo dava sempre un tocco speciale al suo stato d'animo; dopotutto, erano stati quei luoghi ad accoglierla quando era giunta a Laputa per la prima volta.

Inizialmente, le era stato assegnato un alloggio nell'Albero-Casa perché fosse vicina ad Augustus, così che l'Aviatore potesse conciliare le loro lezioni con il resto delle proprie mansioni senza doversi allontanare dal fulcro delle proprie attività, e... anche se non le erano state spiegate con troppa precisione le circostanze e le motivazioni del suo spostamento nella Città Alta, aveva pianto un po' andando via. Perché, in quel momento, aveva avuto la sensazione che il suo amico fosse divenuto ancora più distante.

Scosse la testolina per allontanare quel pensiero, e raggiunse l'ombra delle alte fronde dell'Albero-Casa: non c'era motivo di accarezzare di nuovo quei ricordi, affilati come schegge di vetro, perché il Pastore di Anime era tornato e presto -prestissimo- lo avrebbe rivisto; avevano appuntamento al Moon Light Grill, il bar del pian-terreno, e poiché ci era stata molte volte, Asaliah non ebbe problemi a trovare la meta.

Superata la soglia del locale, le iridi rosso rubino passarono in rassegna la clientela in sala per un lungo momento, e quando riuscì infine a individuare la testa riccioluta del Numerologo, mosse agile e rapida verso di lui, con un sorriso felice a illuminarle il volto eburneo: Augustus aveva preso posto ad un tavolo un po' defilato, e sembrava piuttosto concentrato sui tarocchi con cui stava giocando a carte, così -per non disturbarlo- la fanciulla lo raggiunse in silenzio, si affiancò alla sua seggiola, e gli allacciò gentilmente le braccia al collo, accoccolando la testolina argentea sulla sua spalla.

« Ciao, Augustus! ♪ »

Ancora poco pratica delle varie ed eventuali sfumature di significato con cui i piccoli segnali fisici costituiscono il linguaggio non-verbale, la fanciulla non trovò nulla di sospetto o di preoccupante nel modo in cui le spalle del suo amico si irrigidirono quando gli allacciò le braccia al collo, e... per tutta la breve durata dello shock in cui il Numerologo restò congelato sul posto dalla sorpresa, la ragazza gli rimase serenamente accoccolata su una spalla.

Fu il movimento del collo del prigioniero a farle scostare un poco la testolina argentata: nell'osservarlo da così vicino, al sorriso allegro e spensierato che le illuminava il faccino se ne avvicendò uno un poco più incerto e perplesso quando notò il rossore che gli colorava la guance, e reclinò la testolina da una parte con fare perplesso, perché... il viso di Augustus non era di quel colore, di solito...

Ciao!

...e poiché tra le cose che aveva letto e studiato (e le cose che aveva capito da sola, collegando le nozioni) aveva scoperto che alterazioni come quelle erano legate a problemi di salute, Asaliah non poté fare a meno di preoccuparsi.

Come sono contento di vederti! Prego...prego...siediti

La sedia davanti al Pastore di Anime si scostò un poco in un segno di invito, e -dopo averle rivolto uno sguardo-, l'albina mosse un ubbidiente cenno di assenso col capo, sciolse l'abbraccio in cui aveva intrappolato il riccioluto redivivo, raddrizzò la schiena, e si mosse all'altro lato del tavolo, prendendo posto sulla seggiola difronte al suo interlocutore.

« Sono contenta anche io. Però hai la faccia rossa, Augustus... »
esordì, guardandolo con aria piuttosto preoccupata
« Stai male? Senti caldo? Oppure... hai la febbre? »

In attesa di una risposta da parte del Numerologo, ricordandosi di una cosa che aveva con sé, aprì la zip della piccola borsa termica che aveva con sé, e dopo avervi scavato per qualche secondo, ne tirò fuori una specie di blocchetto di plastica azzurra: la Mamma l'aveva chiamato “ghiaccio sintetico” e le aveva spiegato che serviva a tenere fredde le cose, così... se Augustus stava male perché aveva caldo, quello l'avrebbe aiutato, no?

« Prendi: mantiene freddo. »

Con entrambe le manine, porse l'oggetto al Pastore di Anime.

Io? La faccia rossa? Io? Male? Nonononnononono!
agitando convulsamente le mani, l'interlocutore si affrettò a negare tutto
Sto benissimo, pimpante e ben in salute. Forse ho un po' caldo, per questo sono diventato rosso.

In parte rassicurata da quella spiegazione (era rosso perché aveva caldo!), e in parte rincuorata dal fatto che il Pastore di Anime avesse comunque accettato la mattonella di ghiaccio per sfruttarne il potere refrigerante e trarne così un po' di sollievo, Asaliah si concesse un sospiro di sollievo e un sorriso rasserenato, che presto acquisì anche una sfumatura più lieta e dolce nell'assaporare quella piccola conquista personale: con le poche risorse di cui disponeva, le era sempre stato impossibile in precedenza, e quella era forse la prima volta che le riusciva di contraccambiare almeno un po' della gentilezza che Augustus le aveva sempre dimostrato.

Da quando aveva potuto dare un nome ad alcune delle emozioni che provava per lui, la fanciulla aveva scoperto la definizione della gratitudine; comprendendo i meccanismi su cui si basava la riconoscenza, il pensiero di dover “compensare” quanto aveva ricevuto -anziché pesarle- l'aveva messa di buonumore: probabilmente, non sarebbe mai riuscita a ripagare il Numerologo per tutto quello che aveva fatto per lei fin dal loro primo incontro -nelle lande ghiacciate dell'Etlerth-, ma...

Essere almeno un po' d'aiuto al suo amico, fare qualcosa per lui, guardarlo impegnarsi al massimo con i numeri, e stargli vicino per vederlo contento... erano tutte cose che facevano star bene, e ora che sapeva quantomeno parlare, gli avrebbe sempre sapere quanto lo apprezzasse.

ASALIAH! MA TU PARLI BENISSIMO!

Con un leggero sussulto, Asaliah si riscosse dai propri pensieri quando il Numerologo si protese verso di lei -gli occhi spalancati dietro le lenti degli occhiali e un ampio sorriso sul volto-, e nel sentirsi lodare con tanto trasporto fu all'istante fierissima di quel risultato: sollevò la testolina argentea, una luce le si accese nello sguardo di rubino, e le labbra pallide si schiusero per pronunciare un allegro “Grazie!”... ma, poi, un'ombra scura calò sui suoi pensieri, raffreddando quel piccolo momento di gioia con qualcosa di oscuro,
molto simile alla paura.

Perché doveva ammettere di non essere ancora così brava: conosceva relativamente poche parole, sapeva usare solo le strutture più semplici, nelle frasi lunghe si perdeva facilmente, l'universo dei sotto-testi e delle sfumature espressive era ancora una selva intricata e indecifrabile, e... e aveva ancora bisogno delle lezioni del suo Mentore.


« Ho fatto tanti compiti e tanto esercizio... »
replicò, sorridendo appena e abbassando il capo a fissare il ripiano del tavolo
« Perché volevo dirti tante cose quando tornavi... Però devo imparare più cose, e... »
allungando la manina, la posò su quella con cui l'altro aveva picchettato sul legno
« ...e ho bisogno che mi aiuti tu... »

Dopo essersi ulteriormente accaldato -sicuramente- per lo sforzo di starsene proteso sul tavolo, il suo amico si ritrasse al proprio posto, continuando a tamponarsi il volto di tanto con il parallelepipedo di plastica blu.

Sei stata bravissima, hai studiato tanto ed ora puoi vedere i risultati.
Augustus le sorrise felice, e lei si ritrovò a fare lo stesso
Io sono qui per te, Asaliah. Io ci sarò sempre per te. Sono tornato...

Indugiando in un istante di silenzio, umettandosi le labbra con fare pensoso, quasi fosse alla ricerca delle parole più giuste per esprimere quel concetto in una forma che non facesse male rievocare, il Numerologo colse il suggerimento di Giulietta e riformulò la questione, lasciando la presa sul dispositivo refrigerante e allungando la destra ora libera sul ripiano ligneo del tavolo, per avvicinarla a quella più minuta della fanciulla.

Sono tornato per starti vicino e per accompagnarti nel tuo cammino.

Nel percepire l'aura di gelo che si irradiava dalle dita del Numerologo -intirizzite dal freddo per il contatto prolungato col ghiaccio sintetico-, l'albina si limitò a prendergli gentilmente la mano tra le proprie, avvolgendola per infondervi un po' del calore che lui stesso le aveva suscitato... sempre in un moto di riconoscenza che la spingeva a condividere e ricambiare quel senso di benessere che le trasmetteva la sua presenza.

Sorrideva raggiante, allegra e fiduciosa, perché le parole dell'Aviatore le avevano dato più di un motivo per sentirsi felice: oltre alla gratificazione per essere stata elogiata per il suo costante lavoro, Augustus era innanzitutto tornato (non importava da dove!), e il semplice pensiero di vederlo per le vie della città alta, per i sentieri del Latifondo, nei corridoi dell'Albero-Casa, o nelle stanze del Magisterium mentre le insegnava cose nuove... il fatto che tutti quegli scenari fossero possibilità concrete le risultava incredibilmente confortante nella loro banale e abitudinaria naturalezza.

E poi.. sentirgli dire che era tornato per stare vicino proprio a lei aveva un suono... particolare... perché le metteva addosso una specie di entusiasmo che non sapeva come definire, descrivere, chiamare o incanalare; così, si limitò a considerarsi felice.

Di cosa volevi parlarmi?

Quella domanda le strappò un piccolo sobbalzo, facendole reclinare la testolina argentata da una parte con aria perplessa, mentre aggrottava un poco la fronte in un'espressione meditabonda: pochi attimi le bastarono a capire che il riccioluto redivivo si stava riferendo a ciò che lei stessa gli aveva detto poco prima; riflettendoci, però, non le venne in mente nulla... così rivolse al suo interlocutore uno sguardo un po' smarrito.


« Di... tante cose... »

Più che di un argomento, quello a cui la giovane si era riferita era una sensazione: una volontà di comunicargli le piccole scoperte che compiva ogni giorno, il bisogno di parlargli delle novità che imparava sul mondo, la gioia di condividere le cose belle e divertenti che sperimentava...

Tante volte, nel periodo in cui era rimasta sola a Laputa, le era capitato di vedere una nuvola dalla forma strana, o di ammirare il cielo di un colore particolare, o di mangiare un dolce buonissimo, o di leggere o ascoltare dei racconti buffi... e ogni volta le era venuto istintivo voltarsi per chiamare il nome del suo mentore, e mostrargli quello che aveva trovato, ma... non c'era nessuno. Lui non era lì.

Era un concetto difficile da spiegare, l'assenza: in realtà, Asaliah non sapeva neppure cosa fosse né come si chiamasse; probabilmente non sarebbe riuscita a renderlo efficacemente a parole... ma un tentativo lo avrebbe fatto comunque.

« Di tutto quello che succede quando sei lontano: quando vedo una cosa bella, e vorrei farti vedere; quando c'è una cosa divertente, e vorrei raccontartela; quando mangio una cosa buona e... »

Oh, già! Nel parlare di cibo, alla sua coscienza riaffiorò uno degli importanti compiti che si era prefissa per quel giorno: aveva una consegna da fare, era a questo che serviva il suo bagaglio! Così, interrompendosi come se avesse appena ricordato una cosa importantissima (come in realtà era), l'albina sciolse la presa sulla mano del giovanotto e recuperò la borsa termica accanto a sé.

« Tieni: sono per te! »
disse, sorridendo e porgendo orgogliosamente la borsa ad Augustus
« Avevo promesso che se tornavi te li lasciavo! »

All'interno, il Numerologo avrebbe trovato diverse monoporzioni dei dessert della mensa.
Perché -come le aveva insegnato la Mamma- gli impegni sono una cosa seria,
e le promesse si mantengono.

Candidamente ignara dell'imperscrutabile rimuginare matematico che si agitava in quegli istanti nella mente acuta e brillante del Numerolo prima, o dei motivi della sua confusione un istante dopo, la fanciulla dai capelli argentei rimase in attesa che il suo tributo fosse accettato: seduta immobile e silente al suo lato del tavolo, paziente e con la borsa tesa verso il suo commensale, e con il faccino dolce rischiarato da un ampio sorriso raggiante di gioia... del tutto impreparata a quel che accadde dopo.

Tu...tu....

Sbattendo un paio di volte le ciglia con aria interdetta dalla sorpresa, le iridi di rubino della ragazza si soffermarono sul viso del suo amico per un lungo istante, e un cipiglio un po' smarrito le fece capolino quando scoprì il volto di lui con i lineamenti contratti in una smorfia quasi sofferente, gli occhi scuri arrossati dal pianto, il tono provato dalla grande emozione, e le gote rigate di lacrime copiose; Asaliah non capiva bene cosa avesse fatto di sbagliato per far piangere il suo amico, ma...

Asaliah...tu sei la cosa più bella che ho nella mia vita.
E vederti mi rende veramente tanto tanto felice.

...qualunque cose stesse accadendo, se le parole dell'Aviatore dicevano la verità (e lui non aveva mai raccontato bugie), il suo Mentore doveva stare bene: diceva di essere felice! Eppure piangeva tanto... e lei non sapeva bene come comportarsi.

Qualcosa nel suo cuore si contorceva però in una maniera un po' spiacevole e un po' no, facendole percepire l'urgenza di fare qualcosa per fermare quei singhiozzi... ma le uniche esperienze simili che poteva ricordare per trarne spunto la riportavano alle sue più tristi e recenti giornate, trascorse nel Cerchio della Città Alta: non perché non le piacesse la stanza nel Mastio, o perché avesse incontrato qualsivoglia difficoltà nella vita con Drusilia, ma perché -in quell'occasione- tutto era semplicemente diventato diverso da ciò a cui era abituata prima, e il cambiamento l'aveva fatta sentire sola e persa.

Eppure, la Mamma era riuscita a farla stare meglio,
quando le era capitato di piangere come Augustus... perciò...
Perciò... ecco: doveva soltanto fare come lei!

Senza pensarci due volte, l'albina si liberò con agilità dall'incastro tra sedia e tavolo, percorse sgambettando il perimetro dell'ostacolo che la separava dal Numerologo, e -ferma al suo fianco, in piedi accanto alla sua sedia- gli cinse gentilmente la testa riccioluta con le braccia sottili, attirandola contro di sé e cominciando a carezzargli i capelli con tocchi delicati e con ritmo lento e regolare – in una fedele imitazione del gesto consolatorio che la Dama del Vento le aveva mostrato.

« Va tutto bene... Traaaanquillo... »
lo rassicurò con voce gentile, ripetendolo come fosse un mantra
« Va tutto bene... Tutto bene... »

Sentire i tremiti che scuotevano Augustus placarsi pian piano entro il cerchio delle proprie braccia le diede una sensazione di gioia, simile alla soddisfazione che provava quando le controllavano i compiti e tutte le risposte erano giuste, ma... diversa: più calda, più profonda, più pervasiva, e molto più piacevole; così si ritrovò a sorridere una volta di più senza aver ben chiaro il perché, inclinando il capo per posare la guancia sulla chioma animosa che coronava la testa dell'altro.

Grazie.

Con voce ancora un poco incrinata, che recuperò tuttavia presto la sua stabilità quando ripeté quella parola una seconda volta, il Numerologo riacquistò progressivamente la calma, sollevando le mani a sfiorare le spalle dell'albina -come a ricambiarne fugacemente l'abbraccio- ed elargendole un paio di buffetti per farle sapere che stava meglio e che poteva lasciare la presa.

Grazie per tutto quello che fai per me, Asaliah.
Ti prometto che ti aiuterò, vedrai che presto riusciremo a risolvere tutto.

Leggermente ingessata, ancora poco pratica di quella procedura di conforto in cui vestiva per la prima volta i panni della Mamma figura di sostegno, la fanciulla allentò la stretta sulla testa del Mentore e si scostò un poco da lui, lasciandogli lo spazio necessario per permettergli di asciugarsi il viso con le maniche della camicia; le iridi di rubino colsero l'invito gestuale a tornare a sedersi al proprio posto, ma prima di eseguire la richiesta, Asaliah trovò più sensato concludere il piccolo rituale con gli ultimi passaggi che aveva imparato a conoscere quando era lei quella in lacrime a venire consolata.

Perciò reclinò la testolina argentea in avanti, e depositò un bacio sulla massa riccioluta che costituiva i Augustus. Drusilia faceva sempre così.

« Prego! »

E con quel cinguettio allegro e un sorriso luminoso, contenta che il suo amico stesse di nuovo bene, l'albina fece dietro-front e tornò al proprio lato del tavolo, accomodandosi di nuovo sulla sua seggiola.

Preso di nuovo possesso del suo posto, intercettò il cenno del Numerologo rivolto a qualcuno in un'altra parte della stanza; seguendo con curiosità la traiettoria dello sguardo di lui, vide che si trattava della cameriera del Moonlit Grill, ma... naturalmente non ebbe il minimo sospetto di cosa ciò volesse significare di preciso: insomma, in un locale è normale fare segnali al personale; quindi tornò a fissare il suo interlocutore senza sospettare la sorpresa colorata, bellissima e buonissima che presto si sarebbe ritrovata davanti.

« Adesso che sei tornato... continuerai ad aiutare la Mamma col suo lavoro? »

Glielo chiese d'un tratto, pensando di riempire il silenzio con la prima delle tante cose che -in quello strano periodo denso di cambiamenti- aveva immagazzinato nella sua mente: vero era che nessuno aveva provveduto a metterla al corrente dei grandi mutamenti che avevano colpito Endlos dopo i fatidici fatti del Pentauron, ma... seppur lontana dall'occhio del ciclone, le conseguenze di quella notte erano riverberate fino a lei, scuotendo il suo piccolo mondo e mandandolo quasi in frantumi. E anche se i suoi occhi rossi non avevano scorto che dei riflessi tenui e distanti, alcune cose le aveva notate anche lei.

« Ha sempre tanto da fare, è tanto preoccupata, e... è spesso da sola.
Non c'è nemmeno più Khatep a darle una mano... »

Con un sospiro, abbassò lo sguardo cremisi a fissare le venature del legno del ripiano,
e il suo faccino eburneo mostrò un'espressione un po' afflitta.


« Voglio aiutarla anche io.. ma devo imparare come si fa... »

Certo che continuerò ad aiutare la Mamma

La pronta risposta del suo amico, il deciso cenno affermativo che mosse col capo, e l'oscillare morbido dei riccioli scuri attorno alla sua fronte furono tutti piccoli elementi che ebbero il potere di rincuorarla all'istante... eppure, se da una parte la fanciulla si senti immensamente rassicurata dal pensiero che Augustus sarebbe stato vicino a Drusilia -prendendosene cura come aveva fatto anche con lei-, la notizia che seguì quella dichiarazione le suscitò dei sentimenti contrastanti, decisamente più cupi e complessi.

In realtà, bhè, ecco, dovrò partire per un viaggio nel Presidio Ovest, tra qualche giorno e starò via un po' di tempo...proprio perchè devo aiutare la Mamma con un lavoro.

L'idea di dover passare di nuovo altro tempo senza il suo Mentore velò di un'ombra opaca gli occhi di rubino della ragazza, ma... era per aiutare la Mamma nel suo lavoro! Quindi... quindi era una cosa importante e buona, e doveva esserne contenta: questo si disse, impegnandosi a contrastare quella misteriosa forza di gravità che opponeva resistenza a farle mantenere gli angoli delle labbra rosee e ben disegnate rivolte verso l'alto.

E poi.. poi... cercando una posizione più comoda sulla seggiolina, richiamando alla mente dalle sue lezioni di geografia il disegno delle cartine del Semipiano, c'era anche da tenere presente -con un meditabondo, mogio mormorio di assenso- che...

« ...il Presidio Ovest non è tanto lontano... »

Oh, non devi preoccuparti. La Mamma nel tempo si è circondata di tante persone brave che le vogliono bene e che la aiuteranno sempre. Questo non è il migliore dei periodi, sono successe tante cose, ma vedrai che piano piano riusciremo a far tornare tutto sereno come prima.
Poi, bhè, ci sei tu ad aiutarla, no?

Così il Pastore di Anime proseguì, ritornando sull'unico argomento che -almeno fino a un attimo prima- angustiava la giovane dai capelli d'argento, e nel placare le sue preoccupazioni fu così bravo che alla sua interlocutrice venne facile convincersi della veridicità di quelle parole senza dubitarne; dopotutto, Augustus era il suo Mentore, e lei si fidava ciecamente di qualunque cosa dicesse, ma... lei? Stava dicendo che lei era d'aiuto alla Mamma? Davvero?

Ma tu già lo fai!
Quando la Mamma è triste, tu forse non le stai vicino per farla sorridere?
Quando la Mamma è agitata non le sti vicino per confortarla come hai fatto con me?
Tu ci aiuti tanto Asaliah, in un modo speciale e diverso da quello che pensi.

Sgranando le iridi rosso rubino nella più sincera sorpresa, la fanciulla reclinò la testolina candida da una parte e sbatté le ciglia un paio di volte, con aria perplessa: il concetto di “menzogna” era per lei ancora una nebulosa e generica cosa cattiva, e una qualunque cosa cattiva non poteva che essere lontanissima da qualsiasi aspetto riguardante il Numerologo, quindi...

Accigliandosi un poco, prese sul serio l'asserto e rifletté sulla faccenda, ma pur ripercorrendo i suoi ricordi, e rievocando gli episodi menzionati dal suo amico anche solo come esempio, non riusciva a capire come quei suoi comportamenti potessero aiutare Drusilia nel suo difficile lavoro di eroe che salva le persone; istintivamente, per calarsi più in profondità nel ragionamento, l'albina incrociò le braccia sul petto e abbassò lo sguardo sul ripiano del tavolo, pronta a frugare la propria memoria senza distrazioni... e fu allora che arrivò la torta.

La cameriera ne depose una fetta proprio sotto il suo nasino, e non appena i colori brillanti della frutta entrarono nel campo visivo di Asaliah -esaltati dal bianco algido della porcellana del piattino e da quello vaporoso della panna montata che accompagnava il dolce-, le iridi cremisi si dilatarono, cominciando a sfavillare di pura meraviglia: per un lungo momento, contemplò quel capolavoro di pasticceria in uno stato di trance mistica, con un sentimento simile a quello che potrebbe avere un bambino davanti a un'opera d'arte; poi, con un versetto buffo -sottilmente acuto e irrefrenabilmente felice- impugnò la forchetta da dessert.

Come altro vorresti aiutare la Mamma?

La voce di Augustus la spinse a sollevare il musetto, e incontrando lo sguardo curioso dei suoi occhi grigi, la fanciulla parve come ridestarsi; e nonostante il momento di straniamento, nel rispondere a quella domanda ella non ebbe un solo istante di esitazione.


« Picchiando i cattivi! E quelli scemi che la trattano male! »
e l'asserì aggrottando le sopracciglia sottili, vestendo un'aria bellicosa sul viso delicato
« Come quella cattivona con i capelli viola, che le ha detto di morire! »

Perché se il Numerologo aveva forse i ricordi un po' confusi in merito a come si erano svolti i fatti della sua resurrezione, l'albina non avrebbe mai dimenticato né perdonato quella brutta cattiva scema pagliaccia del Gregge di Anime, che aveva detto tante cose orribili alla sua Mamma.

E così ristette di fronte al Pastore, con la forchetta stretta nel pugnetto levata a mezz'aria, le guance imbronciatissime, e un'espressione temibile e feroce sul faccino eburneo, con le briciole di crostata incollate agli angoli delle labbrucce.