Le Ere Millenarie

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    Le nubi avevano lasciato il posto ad un alto sole mattutino da poco, quando la Jolly Roger invertì la rotta verso le terre del fuoco, da qualche parte ad Ovest, dove l'attendeva una lunga caccia al progenitore di tutti i draghi rossi. Riful, Kerobal, Denver, assieme alle due evocazioni ed al Gatto con gli Stivali avevano appena messo piede sull'erba bagnata dalla rugiada del Castello Volante, ed osservarono il galone pirata profilarsi all'orizzonte, veleggiando nell'aria come un falco da preda, le vele bianche e la bandiera nera col teschio che garrivano al vento.

    « Spiegatemi. »
    Ingiunse Riful in tono severo, voltandosi in direzione della piccola folla che si era radunata.
    « Voglio sapere immediatamente dove si trova Fiethsing e perché il popolo del millenario impero elfico osa puntare quei ridicoli archi alla mia persona. »
    Sulla piana c'erano almeno una trentina di elfi, quasi tutti donne oppure uomini dai volti anziani e dai capelli resi argentati dall'età avanzata, e tutti quanti puntavano archi lunghi sui presenti, le frecce già incoccate e pronte a colpire. La cosa non piacque particolarmente a Riful ma non impensierì granché le due evocazioni alle sue spalle, che pure si erano sempre mostrate molto protettive nei confronti della loro evocatrice. Comunque in un primo momento nessuno si mosse, nessuno reagì alle parole della streghetta, che si guardò attorno con aria stufa e rincarò la dose:
    « Io sono Riful dei Sette Saggi, la potente strega dell'Est. Il magus dell'ombra, la dominatrice dei draghi, padrona indiscussa del Castello del Drago a Liberty e flagello di tutta Celentir, terrore del semipiano di Endlos. Ed esigo che mi portiate immediatamente dal mio pari, il Magus del Vento, Dama Fiethsing che regna sugli elfi del Castello Volante di Refarth. »
    Il secondo tentativo sortì qualche effetto, perché se non particolarmente impressionati, di certo gli elfi si dimostrarono piuttosto confusi sul da farsi, tant'è che non pochi fra loro gettarono sguardi eloquenti tutti in direzione di una fanciulla al centro della formazione, in abiti verdi da ranger, un cappellino da arciere con una piuma di falco e con due lunghe treccie di capelli dorati. Come gli altri era armata di arco, e gli occhi di un azzurro brillante erano appuntati su Riful come se cercasse un solo pretesto per dare l'ordine di scoccare.

    « I saggi erano sei, straniera. »
    Rispose con voce limpida e risoluta, e subito tutti gli altri elfi tornarono a puntare gli sguardi sul gruppetto, gli archi tesi e pronti a colpire.
    « In epoche remote. Prima della calamità, e del disastro. Ora non sono più, così come l'impero elfico di cui parli. »
    Riful non sembrò troppo sorpresa.

    « E' per questo che avete spostato Refarth? Per scappare? Che scelta scellerata! Per colpa vostra i miei servi si sono quasi sfracellati a morte cadendo da un'altezza impossibile! Non avrete mica creduto che il Castello Volante si trovava in quel punto per puro caso! Era il luogo migliore per incanalare energie magiche, adesso per colpa vostra Refarth soffre! E non osare mentirmi ancora, elfa! Percepisco chiaramente le energie magiche di Fiethsing dal profondo del palazzo! »
    La giovane elfa stavolta sembrò sinceramente colpita, infatti la sua voce per la prima volta esitò un minimo.

    « M... ma tu stai parlando dell'ultima delle nostre veggenti. Ero solo una bambina quando Fiethsing camminava fra i vivi, tuttavia ero presente quando il suo tempo è venuto meno! Ragazzina, stai parlando di una persona che non è più! »
    Riful sbuffò sonoramente, sbattè un piede a terra con aria scocciatissima, mormorando qualcosa riguardo alla bassa manovalanza al servizio di "quella là", poi si fece avanti con foga, immediatamente affiancata dalle due guardie del corpo. Nessuno degli elfi osò sbarrarle la strada, tutti quanti rivolsero gli sguardi alla femmina che aveva sostenuto quel colloquio, che pure sembrò stranita dal comportamento di quel bizzarro ospite.

    « Fermi! Non potete andare là, i giardini sono proibiti agli stranieri! »
    Riful mosse la manina come a scacciare un insetto irritante.
    « E chi me lo impedisce? Tu? Mi scaglierai una freccia, o magari metti mano al tagliaunghie che ti porti sulla schiena? Non sei neanche lontanamente una minaccia per una strega del mio livello, quindi taci e portami subito dalle memorie di Fiethsing, così la risveglio e mi faccio dire alla svelta quello che mi serve! »
    Riful fece praticamente irruzione, spalancando di sua mano i cancelli che davano in un vasto giardino interno, i rovi e le edere che coprivano le mura quasi nascondendo la pietra grigia di cui erano fatti. L'interno più che un giardino sembrava una vera e propria foresta, con solo un sentiero a condurre ad una breve scalinata e portali di marmo. Ai lati fiorivano alti alberi e l'erba era alta, nel pieno della fioritura primaverile circondata da fiori e canti di uccelli. C'era una figura in rosso seduta a lato del sentiero, estranea a quanto stava accadendo e circondata da uno stuolo di piccoli amici, coniglietti, uccellini, volpi...

    adfsdfadsfsd

    « Oh... salve! »
    Disse lei gentilmente, appena Riful le marciò davanti.
    « Voi fiabe siete peggio del prezzemolo, sempre in mezzo ai piedi. »
    Rispose la strega, il cui solo approssimarsi fece scappare tutti gli animaletti che circondavano la ragazza, che andarono a riparare dietro gli alberi per poi osservare da lontano finché il pericolo non fu trascorso, allorché la maga non esitò a spalancare anche le porte interne e sparire nella torre centrale. Helena e Lisa, rispondendo a qualche ordine, si piazzarono all'ingresso impedendo a chiunque di entrare.

    « Qualcuno deve impedirle di entrare! Sta profanando il tempio del sacro vento! »
    L'elfa si sbracciò all'indirizzo della fanciulla, che le sorrise dolcemente.
    « Oh, Christie! Cosa potrebbe mai fare di male? E' solo una bambina! »
    Si alzò, confermando la prima impressione: era umana, non un'elfa. Si rivolse a Denver e Kerobal con un inchino cortese.
    « Benvenuti, stranieri! Quando augurano un destino propizio, gli elfi di Refarth dicono "possa il vento accompagnare i vostri passi", e lo stesso dico io a voi. Siete i primi ospiti in due millenni, sono molto felice di avervi qui. Siete affamati? Desiderate riposare? »
    « Tu sei un sovrano... ed una fiaba! Chi sei, è strano che non ti conosca. »
    Il Gatto con gli Stivali era diventato molto silenzioso dopo la faccenda del Bimbo Sperduto, ma in quel momento si fece avanti, ricevendo in cambio una dose di carezze sul capoccione felino da parte della fanciulla a cui si era rivolto.
    « Io sono la Ragazza Scarlatta nel Cielo, e tu sei proprio un bel micio! Come mai hai quel faccino triste, è successo qualcosa di brutto? »
    Frattempo dal tempio iniziarono a saettare fulmini e luci blu elettrico, rumori di vetro che si rompe e Riful che si lamenta contro un certo libro a suo dire "pieno di rune impossibili da leggere". La cosa non turbò particolarmente la ragazzina in rosso, ma in compenso aumentò ancora di più l'ansia dell'elfa chiamata Christie.
    « Quella mocciosa ha detto di essere una strega!!! Sta facendo cose magiche, dobbiamo fermarla!!! »
    « Ma no! Starà giocando! »
    Ci fu un'altra scarica di saette ed una pietra blu volò via dal tempio, rimbalzando sul selciato come una pallina da ping pong. Quando Christie la raccolse vide che era annerita su di un lato, come se qualcosa l'avesse bruciata. Kerobal e Denver poterono riconoscerla subito come la Memoria d'acqua presa dalla nave di Capitan Uncino, che evidentemente era durata davvero poco fra le mani di Riful.
    « Stupide memorie di uno stupido semipiano! Possibile che... ah, devo aprirla? »
    Una folgore verde smeraldo emerse dalla sala, schizzò come un fulmine a ciel sereno in direzione di una torre in lontananza, poi si udì in lontananza i rumori di vetri in pezzi, ed una grande vampa anch'essa verde.
    « La torre! Oh spiriti benevoli, andrà a fuoco tutto quanto! »
    La ragazzina in rosso iniziò ad applaudire.
    « Era da tanto che non vedevo i fuochi d'artificio... »

    « Qualcuno ha visto un'elfa con un cappello tipo il mio, ma verde? »
    Finalmente Riful emerse dal tempio, i capelli tutti scombinati sotto il copricapo nero ben calcato sulla testolina, l'aria scocciata e gli occhi che saettavano da un lato all'altro dei giardini, senza trovare nulla. La fanciulla con la mantellina rossa indicò con un sorriso la torre colpita dal fulmine terra-aria di colore verde.
    « Oh, capisco. Non poteva scegliere un luogo più vicino, immagino. Che fastidio. Quella dannata elfa. Ma tu guarda che roba... Venite con me, voi! Ci siamo quasi! Cosa c'è in quella torre? »

    « L'osservatorio! »
    Disse Christie.
    « La mia camera da letto! »
    Rispose dolcemente con un sorriso la fiaba dell'aria.
    « Siete utili quanto un manico di scopa scheggiato. »
    Le blandì malamente Riful, salvo prendere la via più rapida per la sua meta.

    Pochi minuti dopo sfilavano a passo di marcia per le vie della piccola comunità elfica, fra sguardi curiosi di bimbi elfi (pochi) e occhiate preoccupate dei molti anziani, che non vedevano uno straniero da letteralmente migliaia di anni. Incurante di ciò, la capofila si inoltrò nella torre più alta, scalando a due a due i gradini finché non le rimase l'ultima grande porta di legno da aprire, chiusa. Senza farsi troppi problemi evocò il suo libro e pronunciò poche e rapide parole di potere, ed il portone in legno si spalancò per conto suo, senza nemmeno bisogno di premere sui battenti.

    asfasfsafdsadsdfa

    « La porta... era chiusa per un motivo valido, Riful. »
    Disse la fanciulla che si trovava nella sala, intenta ad accomodarsi su di un divanetto. Il suo tono era cortese e divertito, e comunque i suoi occhi di un verde speranza vagavano più su coloro che seguivano la strega in nero, che su Riful stessa.
    « Quale sarebbe? »
    Ribatté con stizza il Magus dell'Ombra.
    « Ufuf, lo stesso per cui sono venuta qui. Cercavo i miei vestiti, e mi stavo cambiando. Deduco sia trascorso ben poco tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrati, se perfino queste basilari buone maniere ti sono ancora estranee. »

    « Tu... sei davvero Fiethsing? »
    « E' per via del cappello, vero? Dev'essere in quel baule... no, l'altro. Quello con gli intarsi dorati recanti i simboli di Amonsuille, ecco! »
    Christie iniziò a frugare nei cassetti in cerca della chiave, quando la trovò aprì il baule impolverato e ne tirò fuori un cappello dalle larghe falde ancora più grande di quello indossato da Riful, che Fiethsing prese fra le braccia, guardandolo con aria nostalgica.
    « Bene. Quanto a lungo ho dormito? »

    « Duemila anni, secolo più secolo meno. Ed io rivoglio le mie memorie indietro. Rivoglio Celentir. »
    « Duemila anni, così tanto... Dov'è Zero? Pensavo fosse stata lei a risvegliarmi... »
    La veggente si guardò di nuovo attorno, vagando con gli occhi uno ad uno sui presenti.
    « E invece sono stata io, e per un motivo più che valido. Voglio un portale e non ho tempo da perdere. »
    « Quanta fretta... fate almeno colazione, no? »
    « Sono precipitata da duemila metri, ho affontato draghi, orchetti, pirati, fate, ho sopportato pure questa Elfa sgraziata e tu mi chiedi di fare colazione? »
    « Dubito troverai fra gli umani un infuso di thè migliore di quello che ti offro io. E nemmeno i biscotti. I biscotti umani non sanno di niente. »
    « Io. Voglio. CELENTIR!!! »
    « E va bene, e va bene... vediamo... »
    Con gesti identici nella forma e nell'aspetto a quelli disegnati da Riful nell'aria a Palanthas, una vita e mezzo fa, Fiethsing elaborò rune di uno sfavillante smeraldo, che brillando formarono un portale vorticoso oltre il quale era visibile un castello come quello delle fiabe, sotto un cielo plumbeo e tempestoso e circondato da rovi dalle punte affilate come coltelli.

    « Il castello di Cenerentola? »
    Sbuffò Riful, sbirciando nel portale. Fece per attraversarlo senza curarsi troppo, però poi si fermò e tornò a rivolgersi alla "collega" elfica.
    « Aspetta un momento. Che ci fanno le Memorie di Celentir nella fiaba di Cenerentola? »
    La veggente fece spallucce.
    « Mi dispiace, ho solo aperto un varco verso il luogo dove sono conservate le memorie che cerchi. Potrei fare delle supposizioni, ma quelle puoi farle anche da sola. »
    Si fece allora avanti il Gatto con gli Stivali, mentre Riful con sguardo piccato varcava il cancello dimensionale, subito seguita dalle due guardie del corpo.

    « Madamigella, è un onore conoscerla. Io sono il Gatto con gli Stivali, al vostro servizio. Conte del Regno delle Carabattole. »
    Fece un ampio ed elegante inchino, togliendo il cappello e distendendo le braccia, al che Fiethsing sorrise divertita.
    « Ahimè, le Fiabe versano in uno stato terribile! Un male si annida nel nostro reame, come da voi profetizzato duemila anni or sono! La luna cremisi bagna di luce rossa luoghi distanti e vicini, e sotto il suo influsso le fiabe si tramutano in incubi! Solo il Principe Grimm può salvarci, credevo di averlo incontrato ma... ahimé, ho compiuto un grande errore, mia signora! Vi scongiuro di indicarmi la via, ditemi dove posso trovare il nostro salvatore! »

    « Non ne ho idea, però posso consigliarti di continuare a viaggiare con il Magus dell'Ombra. A volte è un po' insopportabile, ma di certo ti avvicinerà al tuo salvatore, ne sono certa. »
    « Guarda che ti sento, sai? »
    Il Gatto con gli Stivali sembrò combattuto e sorpreso di quella risposta, che appariva quanto mai sbrigativa. Tuttavia, volgendo lo sguardo al portale e poi alla fanciulla elfica, non poté far altro se non annuire e seguire Riful, dopotutto aveva davvero poco tempo per decidere...
    « La ringrazio, milady! »
    Si fece allora avanti la Ragazza Scarlatta nel Cielo, che sorridendo agitò la manina per salutare Fiethsing.
    « Oh! Tu! hai recuperato le tue memorie? »
    « No, ma credo sia il momento di farlo ♥ »
    « Capisco, allora buona fortuna! »
    E così dicendo la fiaba dai capelli color grano attraversò a sua volta il portale, unendosi a Riful ed al Gatto con gli Stivali dall'altra parte.
    « Ehi, un momento, di che state parlando? Io mi sono già accollata questo gattaccio pieno di pulci, non potete smollarmi anche questa svampita!!! »
    Rimanevan solo Kerobal e Denver. Fiethsing guardò prima l'uno, poi l'altro.
    « Quest'ultima tappa dovrebbe essere sufficiente, ed il vostro destino dovrebbe intrecciarsi di nuovo a quello del vostro consanguineo perduto. Quanto a voi... »
    Si avvicinò a Denver, sfiorando con le mani l'uncino comparso al posto della mano durante il viaggio sulla Jolly Roger.
    « Siete in risonanza con le Memorie contenute in questo mondo. Vi sta cambiando, dovete stare attento. Anche se siete ormai adulto, avete comunque una predisposizione naturale, come i sognatori e gli uomini di buon cuore. Non posso più far niente per la vostra mano, ma credo non sia un problema. Dopotutto questo aspetto vi è più consono di quanto possiate immaginare voi stesso. Buona fortuna! »

    Oltre il portale, una pioggia sottile e l'oscurità tremenda di una sera senza luna né stelle, ai piedi di un castello che sembrava uscito da un racconto degli orrori, e non da una fiaba. C'erano rovi dappertutto, stringevano in una morsa le mura esterne ed i cancelli, prendevano ogni metro quadrato dei giardini e arrivavano fino alle porte del maniero...

     
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    Refarth, Isola Volante.
    Mondo delle Fiabe.

    Quando la Jolly Roger salpa verso le terre dell'ovest, tutti i nativi di Endlos hanno oramai messo piede sul suolo di Refarth. Tutti tranne Rhaziel, che ha deciso di rimanere con i pirati per ragioni sulle quali l'ex-aviatore è stato poco chiaro perfino col giornalista, al quale ha invece affidato una lettera da recapitare all'Alfiere Errante. Quella di dimissioni, si è sentito quasi scherzosamente spiegare Denver.

    Si sono detti addio davanti ad una bottiglia di rum poco prima di arrivare al castello volante. Seduti l'uno accanto all'altro, brindando in un posto in mezzo alle nuvole, esattamente come quando si erano conosciuti allora a Laputa. Speculare.
    Denver ha bevuto un po' troppo e fatica a camminare come si deve, ma cerca di nasconderlo imputando al nuovo peso sulla sua mano sinistra la lieve incertezza nei suoi passi mentre cerca di stare dietro a Riful, il Gatto, il Saggio, Helena e Lisa.
    Smaltirà muovendosi, pensa, e il solo fatto che sia ancora in grado di formulare pensieri coerenti è un segno che riesce ancora a reggere l'alcool piuttosto bene, senza che questo offuschi la mente del giornalista; l'equilibrio è un prezzo tutto sommato accettabile da pagare in cambio.

    « Spiegatemi. »
    esordisce Riful davanti alla piccola folla radunatasi tutt'attorno al loro piccolo gruppo di forestieri.
    « Voglio sapere immediatamente dove si trova Fiethsing e perché il popolo del millenario impero elfico osa puntare quei ridicoli archi alla mia persona. »
    A venire loro incontro sono una trentina di elfi, perlopiù abbastanza in là con gli anni, tutti un arco teso e una freccia puntata verso di loro, pronta ad essere scoccata al minimo passo falso. Ecco, questo è un momento in cui il giornalista vorrebbe essere capace di tornare ad essere perfettamente sobrio nel giro di uno schiocco di dita. Denver cerca invece di cavarsela alzando la mano buona e sorridendo in un timido e silenzioso saluto che vorrebbe sembrare amichevole.
    « Io sono Riful dei Sette Saggi, la potente strega dell'Est. Il magus dell'ombra, la dominatrice dei draghi, padrona indiscussa del Castello del Drago a Liberty e flagello di tutta Celentir, terrore del semipiano di Endlos. Ed esigo che mi portiate immediatamente dal mio pari, il Magus del Vento, Dama Fiethsing che regna sugli elfi del Castello Volante di Refarth. »
    Osservando le reazioni confuse degli elfi, Denver ne approfitta per sussurrare al Saggio se è solo una sua impressione o quella ragazzina si inventa nuovi titoli ogni volta che si deve presentare.
    Nel frattempo si fa strada un'elfa più giovane degli altri, armata anch'essa di arco e frecce, che fissa Riful con un'espressione di rara ostilità.

    « I saggi erano sei, straniera. »
    Sentenzia, e ora gli altri si ricompongono, tornando alla diffidenza di prima, pronti di nuovo a colpire al primo segnale. Ottimo inizio.
    « In epoche remote. Prima della calamità, e del disastro. Ora non sono più, così come l'impero elfico di cui parli. »

    « E' per questo che avete spostato Refarth? Per scappare? Che scelta scellerata! Per colpa vostra i miei servi si sono quasi sfracellati a morte cadendo da un'altezza impossibile! Non avrete mica creduto che il Castello Volante si trovava in quel punto per puro Era il luogo migliore per incanalare energie magiche, adesso per colpa vostra Refarth soffre! E non osare mentirmi ancora, elfa! Percepisco chiaramente le energie magiche di Fiethsing dal profondo del palazzo! »
    Denver aggrotta le sopracciglia. Questo spiega un po' di cose, in effetti. Anche se ci sarebbe da dire che, non fosse stato per Riful a trascinarli verso questo assurdo mondo, nessuno avrebbe corso alcun rischio.

    « M... ma tu stai parlando dell'ultima delle nostre veggenti. Ero solo una bambina quando Fiethsing camminava fra i vivi, tuttavia ero presente quando il suo tempo è venuto meno! Ragazzina, stai parlando di una persona che non è più! »
    Riful sbuffa, e sbatte un piedino a terra lamentando sottovoce la qualità della “manovalanza di quella là”. Abituato oramai all'essere insultato da quella specie di essere umano allo stato larvale, il giornalista si sente istintivamente risentito, come se la streghetta si fosse rivolta a quella di Drusilia e non invece a quella, più verosimilmente, di Fiethsing.

    « Fermi! Non potete andare là, i giardini sono proibiti agli stranieri! »
    Denver sospira praticamente di riflesso. Ora è sicuro che Riful ribatterà dicendo che non sarà certo lei ad impedirglielo, perché troppo debole e insignificante o cose così. E infatti...
    « E chi me lo impedisce? Tu? Mi scaglierai una freccia, o magari metti mano al tagliaunghie che ti porti sulla schiena? Non sei neanche lontanamente una minaccia per una strega del mio livello, quindi taci e portami subito dalle memorie di Fiethsing, così la risveglio e mi faccio dire alla svelta quello che mi serve! »
    Appunto.

    È proprio Riful ad aprire con le proprie stesse mani i cancelli davanti a loro, facendosi strada insieme alle due guerriere in un giardino tanto vasto e rigoglioso da sembrare un bosco.
    Ai lati del sentiero i cinque trovano una giovane donna vestita di rosso apparentemente incurante del loro passaggio, circondata da animaletti di ogni sorta quali uccellini, lepri e addirittura volpi.

    « Oh... salve! »
    ...forse non così incurante.
    « Voi fiabe siete peggio del prezzemolo, sempre in mezzo ai piedi. »
    Come si sono avvicinate alla biondina, le creature rifuggono immediatamente Riful, cercando riparo dietro gli alberi poco distanti e osservando da lì lo svolgersi degli eventi. C'è ben poco da osservare, però, perché la ragazzina passa oltre, facendosi inghiottire dalla grossa torre davanti a loro.

    « Qualcuno deve impedirle di entrare! Sta profanando il tempio del sacro vento! »
    Sì, e buona fortuna a fermarla, signorina.
    « Oh, Christie! Cosa potrebbe mai fare di male? E' solo una bambina! »
    A quelle parole il giornalista si trattiene dal replicare con un “sapessi”, o dal riderle direttamente in faccia. Più per indecisione che per educazione, ad essere sinceri.
    « Benvenuti, stranieri! Quando augurano un destino propizio, gli elfi di Refarth dicono "possa il vento accompagnare i vostri passi", e lo stesso dico io a voi. Siete i primi ospiti in due millenni, sono molto felice di avervi qui. Siete affamati? Desiderate riposare? »
    « Buongi- »
    « Tu sei un sovrano... ed una fiaba! Chi sei, è strano che non ti conosca. »
    « -orno? »
    « Io sono la Ragazza Scarlatta nel Cielo, e tu sei proprio un bel micio! Come mai hai quel faccino triste, è successo qualcosa di brutto? »
    Anche se il rimpianto del Gatto con gli Stivali è un altro, il concetto personale di Denver di “qualcosa di brutto” si fa notare nel momento esatto in cui la Ragazza Scarlatta nel Cielo (che d'ora in poi chiamerà solo “Skye”, per abbreviare, visto che è già nel cielo e tutto) finisce di formulare la domanda.
    Saette blu, vetri che si infrangono, e la solita Riful che si lamenta di qualcosa. Skye non sembra farsi troppi problemi in merito, laddove Christie reagisce con una giustificabile (e ulteriore) ansia.

    « Quella mocciosa ha detto di essere una strega!!! Sta facendo cose magiche, dobbiamo fermarla!!! »
    « Ma no! Starà giocando! »
    Denver si gira di scatto verso Skye, fissandola con un'espressione così incredula da sfiorare la rabbia.
    « Quanto diavolo in negazione sei?! »
    Un'altra saetta più tardi, una piccola biglia blu viene sparata fuori dal tempio fino al selciato, dove viene raccolta da Christie. Il giornalista la guarda, e la riconosce subito: anche se annerita, si tratta di una delle memorie d'acqua prese da Uncino.
    « Stupide memorie di uno stupido semipiano! Possibile che... ah, devo aprirla? »
    Ancora prima che Denver, fiutando il disastro, possa provare invano a lanciare un messaggio telepatico a Riful dicendole di non fare qualunque cosa abbia in mente, un altro fulmine -questo verde- schizza via verso un'altra torre e... Sì, quel “crash” è un'altra cosa che ha già anticipato diversi secondi prima.
    « La torre! Oh spiriti benevoli, andrà a fuoco tutto quanto! »
    « Era da tanto che non vedevo i fuochi d'artificio... »
    « Non ho la minima idea di che stia facendo quella ragazzina, ma sento in qualche modo di voler piangere. »

    « Qualcuno ha visto un'elfa con un cappello tipo il mio, ma verde? »
    Denver si guarda attorno confuso, imitando Riful, scuotendo poi la testa in silenzio. Skye indica invece la torre appena devastata; ha... senso, immagina, finché uno è in grado di capire cosa sia appena successo di preciso.
    « Oh, capisco. Non poteva scegliere un luogo più vicino, immagino. Che fastidio. Quella dannata elfa. Ma tu guarda che roba... Venite con me, voi! Ci siamo quasi! Cosa c'è in quella torre? »

    « L'osservatorio! »
    « La mia camera da letto! »
    « Siete utili quanto un manico di scopa scheggiato. »

    Si ritrovano a marciare sotto gli sguardi a volte curiosi, a volte preoccupati di elfi giovani e anziani, facendosi strada fra le vie della cittadina fino a raggiungere l'altra torre, che Riful avrebbe potuto probabilmente raggiungere in volo, così come il Saggio e pure Lisa, mentre Denver avrebbe avuto raggiungerli con calma più tardi, accompagnato al massimo da Helena.
    Trovano una porta chiusa, ma che la streghetta apre magicamente senza neanche curarsi di bussare.

    « La porta... era chiusa per un motivo valido, Riful. »
    Ad accoglierli è una fanciulla quasi del tutto nuda, che li scrutta con occhi verdi e profondi, senza mostrare shock o imbarazzo alcuno. Bellissima e serena, Denver distoglie lo sguardo per educazione.
    « Quale sarebbe? »
    Seriamente, Riful?
    « Ufuf, lo stesso per cui sono venuta qui. Cercavo i miei vestiti, e mi stavo cambiando. Deduco sia trascorso ben poco tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrati, se perfino queste basilari buone maniere ti sono ancora estranee. »

    « Tu... sei davvero Fiethsing? »
    « E' per via del cappello, vero? Dev'essere in quel baule... no, l'altro. Quello con gli intarsi dorati recanti i simboli di Amonsuille, ecco! »
    Christie inizia a frugare prima fra i cassetti, da cui tira fuori una chiave dopo vari tentativi, e poi in un baule, dal quale viene estratto un cappello a falde larghe, simile a quello di Riful nella forma. Solo, verde.
    « Bene. Quanto a lungo ho dormito? »


    « Duemila anni, secolo più secolo meno. Ed io rivoglio le mie memorie indietro. Rivoglio Celentir. »
    « Duemila anni, così tanto... Dov'è Zero? Pensavo fosse stata lei a risvegliarmi... »
    Appoggiato ad uno stipite della porta, Denver lancia un'occhiata dentro la stanza, sentendosi osservato.
    « E invece sono stata io, e per un motivo più che valido. Voglio un portale e non ho tempo da perdere. »
    « Quanta fretta... fate almeno colazione, no? »
    « Sono precipitata da duemila metri, ho affontato draghi, orchetti, pirati, fate, ho sopportato pure questa Elfa sgraziata e tu mi chiedi di fare colazione? »
    « Dubito troverai fra gli umani un infuso di thè migliore di quello che ti offro io. E nemmeno i biscotti. I biscotti umani non sanno di niente. »
    « Io. Voglio. CELENTIR!!! »
    « E va bene, e va bene... vediamo... »

    Fiethsing gesticola più o meno nel modo in cui lo aveva fatto Riful quando li ha portati in quel mondo infernale. Si apre quindi una finestra a mezz'aria, la quale si affaccia su un castello fiabesco circondato da rovi, sotto un cielo che minaccia tempesta.

    « Il castello di Cenerentola? »
    Sbotta Riful, facendo per entrare nel portale senza neppure pensarci due volte.
    « Aspetta un momento. Che ci fanno le Memorie di Celentir nella fiaba di Cenerentola? »
    « Mi dispiace, ho solo aperto un varco verso il luogo dove sono conservate le memorie che cerchi. Potrei fare delle supposizioni, ma quelle puoi farle anche da sola. »
    Niente, come non detto, lo sta varcando. Interviene ora il Gatto con gli Stivali.

    « Madamigella, è un onore conoscerla. Io sono il Gatto con gli Stivali, al vostro servizio. Conte del Regno delle Carabattole. »
    Si esibisce in un ampio ed elegante inchino.
    « Ahimè, le Fiabe versano in uno stato terribile! Un male si annida nel nostro reame, come da voi profetizzato duemila anni or sono! La luna cremisi bagna di luce rossa luoghi distanti e vicini, e sotto il suo influsso le fiabe si tramutano in incubi! Solo il Principe Grimm può salvarci, credevo di averlo incontrato ma... ahimé, ho compiuto un grande errore, mia signora! Vi scongiuro di indicarmi la via, ditemi dove posso trovare il nostro salvatore! »

    « Non ne ho idea, però posso consigliarti di continuare a viaggiare con il Magus dell'Ombra. A volte è un po' insopportabile, ma di certo ti avvicinerà al tuo salvatore, ne sono certa. »
    “Un po'”?
    « Guarda che ti sento, sai? »
    Il Gatto esita, guardando il portale e poi Fiethsing, annuendo infine e seguendo la streghetta all'interno del portale.
    « La ringrazio, milady! »
    Si fa ora avanti Skye, di tutte le persone possibili, che in effetti aveva seguito il gruppo fino a lì.
    « Oh! Tu! hai recuperato le tue memorie? »
    « No, ma credo sia il momento di farlo ♥ »
    « Capisco, allora buona fortuna! »
    Via anche lei, tutti i mal di testa di quel mondo insieme appassionatamente.
    « Ehi, un momento, di che state parlando? Io mi sono già accollata questo gattaccio pieno di pulci, non potete smollarmi anche questa svampita!!! »
    Fino a che non rimangono solo lui e il Saggio. Fiethsing non ha la più pallida idea di quanto il giornalista sia tentato di rimanere lì, e non certo per rimanere in compagnia di una bella donna.
    « Quest'ultima tappa dovrebbe essere sufficiente, ed il vostro destino dovrebbe intrecciarsi di nuovo a quello del vostro consanguineo perduto. Quanto a voi... »
    Si avvicina a Denver, sfiorandone l'uncino con le mani.
    « Siete in risonanza con le Memorie contenute in questo mondo. Vi sta cambiando, dovete stare attento. Anche se siete ormai adulto, avete comunque una predisposizione naturale, come i sognatori e gli uomini di buon cuore. Non posso più far niente per la vostra mano, ma credo non sia un problema. Dopotutto questo aspetto vi è più consono di quanto possiate immaginare voi stesso. Buona fortuna! »

    « Pft, è come se l'avessi da tutta la vita. »
    cerca di minimizzare. Anche se non sta tecnicamente mentendo, il fatto che quell'uncino paia essere così naturale per lui è di per sé molto, molto preoccupante.
    « Non capisco, però, come mai stia cambiando... o almeno stia cambiando così, Fiethsing. »

    Sospira, e si avvicina suo malgrado al portale. Potrebbe piantare benissimo Riful in asso, ma può davvero abbandonarla per un capriccio, rendendosi in questo modo tale e quale a lei? Secondariamente, Riful era forse il suo unico biglietto di ritorno verso Endlos. Anche se, a ben pensarci, chi glielo fa fare di tornare? Potrebbe rimanere lì, rimanere con Rhaziel e... che diavolo. Se deciderà, lo farà dopo che tutto sarà finito.
    Agitando una mano in gesto di saluto, anche Denver attraversa finalmente il portale.

    Oltre, non riesce a vedere quasi nulla, se non i rovi attorno alle mura e ai cancelli del castello, ubiqui. Avanza, quindi, sotto una pioggia fitta e sottile, cercando di farsi strada nella poca luce che illumina la strada, ovvero che distingue le ombre dalle altre ombre più scure.

     
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    Dopo tutta l'incresciosa situazione con la Fata corrotta dal suo -più che giusto- desiderio di vendetta, l'epico scontro tra la rinnovata Jolly Roger e la Nave-Drago, e il piacevole banchetto in qualità di ospiti del Capitano Uncino, la traversata era proseguita serena fino a quella che era l'originaria destinazione del gruppo a cui si era ritrovato giocoforza aggregato.

    All'arrivo, le nubi in cui avevano navigato si erano alfine diradate davanti ad un radioso sole mattutino, e dopo aver fatto sbarco sul verde prato di un fin troppo familiare Castello Volante, la nave pirata si allontanò rapidamente, svanendo oltre i confini del cielo; eccetto il guercio di nome Rhaziel, che -a quanto pareva- aveva preso la decisione di unirsi all'equipaggio di bucanieri, la così ulteriormente ridotta delegazione era pronta per fare il suo ingresso a Laputa Refarth.


    « Spiegatemi. Voglio sapere immediatamente dove si trova Fiethsing e perché il popolo del millenario impero elfico osa puntare quei ridicoli archi alla mia persona. »

    Sembrava andare tutto bene... finché la Mini-Megera dal cappello a punta non ricominciò presto a usare la sua boccaccia larga per combinare disastri diplomatici, scegliendo di rivolgersi con il suo solito delicatissimo tatto al “comitato di benvenuto” (una trentina di elfi armati), sopraggiunto ad accoglierli con archi spianati e frecce incoccate; non certo una cosa gradevole, ma nemmeno così allarmante o minacciosa, senza contare che -in fin dei conti- quella degli ospiti era una reazione più che comprensibile e legittima: un gruppo di sconosciuti -sbarcati da una nave pirata- era approdato sulla loro Isola fluttuante senza permesso, invito, né preavviso... una cosa per cui qualsiasi padrone di casa avrebbe avuto buone ragioni ad etichettarli come disturbatori -nel migliore dei casi-, o invasori -nel peggiore.

    Percependo il peso del silenzio immobile che aveva raggelato la scena e i presenti, il Nephilim era già pronto a farsi avanti e usare la sua parlantina per inventarsi qualcosa e tirare supercazzole togliere le castagne dal fuoco, quando la Streghetta riprese a parlare, presentandosi e chiarendo per la prima volta anche a lui chi elle fosse – o sostenesse di essere.


    « Io sono Riful dei Sette Saggi, la potente strega dell'Est. Il magus dell'ombra, la dominatrice dei draghi, padrona indiscussa del Castello del Drago a Liberty e flagello di tutta Celentir, terrore del semipiano di Endlos. Ed esigo che mi portiate immediatamente dal mio pari, il Magus del Vento, Dama Fiethsing che regna sugli elfi del Castello Volante di Refarth. »

    All'osservazione arguta del Giornalista-con-l'Uncino, il Principe-Demone replicò arricciando le labbra in un sorrisino affilato e sentenziando un commento a mezza bocca -“Siamo in una Fiaba: ai bambini è concesso inventare”-, mentre gli Elfi attorno a loro -perplessi e a disagio- si rivolsero a quella che doveva essere il loro comandante, e le iridi magenta di Kerobal -nel seguire la traiettoria dei loro sguardi- valutarono l'avvenenza di quell'elfa dai begli occhi azzurri e dalle lunghe trecce dorate mentre rimbeccava la piccola interlocutrice sulle inesattezze che aveva pomposamente proferito.

    Il breve discorso che seguì consegnò alle orecchie del Saggio molte informazioni interessanti, come qualche generica nozione sul funzionamento delle forze magiche di quel mondo, e vaghi accenni alla famosa Veggente che erano tutti lì per incontrare; tuttavia, la cosa più sorprendente che apprese fu che Riful sembrava essersi fatta cruccio del rischio che alcuni di loro avevano corso al loro arrivo in caduta libera... il che significava che forse (anche se solo un po' e per le ragioni sbagliate) la nanerottola teneva al suo seguito almeno un minimo.


    « M... ma tu stai parlando dell'ultima delle nostre veggenti. Ero solo una bambina quando Fiethsing camminava fra i vivi, tuttavia ero presente quando il suo tempo è venuto meno! Ragazzina, stai parlando di una persona che non è più! »

    Come prevedibile, però, anche quella conversazione incontrò prematura fine a causa della precoce insofferenza della bimbetta: sbuffando, Riful cominciò a brontolare, batté i piedini per terra, e poi -senza ovviamente congedarsi o domandar permesso- si infilò nei cancelli di un vecchio giardino in rovina, incurante delle proteste del capitano del corpo di guardia.

    Scrollando le spalle con menefreghismo pazienza, il Nephilim si limitò ad accodarsi a loro: a lui premeva unicamente di trovare questo Oracolo, chiederle che fine avesse fatto suo nipote, e trovare un modo per recuperarlo e tornarsene alla loro dimora Endlossiana.

    Eppure, nonostante la schietta linearità di quel progetto, mentre percorreva il sentiero non poté far a meno di notare la visione che gli si manifestò davanti nei panni di una procace e graziosa fanciulla vestita di rosso -che vi si stava in quel momento attardando-, romanticamente attorniata da fiori e animaletti... e l'Artista si disse che i suoi programmi avrebbero anche potuto accettare una piccola deviazione: dopotutto, sarebbe stato a dir poco scortese per uno studioso del suo campo mancare di ammirare e rendere omaggio a una tale bellezza.


    « Oh... salve! »
    salutò cordialmente l'adorabile creatura...

    « Voi fiabe siete peggio del prezzemolo, sempre in mezzo ai piedi. »

    Senza troppe cerimonie, la Streghetta superò la bionda, apostrofandola con la sua solita acredine gratuita e mettendo in fuga tutte le bestiole del boschetto, radunatesi attorno alla ninfa; mentre Riful proseguiva la sua violazione di domicilio, facendo irruzione nella torre centrale in fondo al viottolo e dando ordine alle due guerriere della sua scorta di piantonare l'ingresso, anche il Capitano delle guardie sopraggiunse, ma...

    « Qualcuno deve impedirle di entrare! Sta profanando il tempio del sacro vento! »
    « Oh, Christie! Cosa potrebbe mai fare di male? E' solo una bambina! »

    ...ora come ora, il Saggio di Nazara aveva trovato di meglio da fare che non monitorare le conseguenze di chissà quale altro nuovo fallito tentativo di arte arcana della “potente strega dell'Est, magus dell'ombra, eccetera eccetera”, così si avvicinò alle signorine per fingere di partecipare alla conversazione: fortunatamente, la silfide dagli occhi verdi si dimostrò anche deliziosamente ben educata, alleggerendo così il Principe dello sforzo di studiare un modo per intromettersi nello scambio senza risultare invadente.

    « Benvenuti, stranieri! Quando augurano un destino propizio, gli elfi di Refarth dicono "possa il vento accompagnare i vostri passi", e lo stesso dico io a voi. Siete i primi ospiti in due millenni, sono molto felice di avervi qui. Siete affamati? Desiderate riposare? »

    « Buongi- »« Tu sei un sovrano... ed una fiaba! Chi sei, è strano che non ti conosca. »« -orno? »

    <i>A bruciare sul tempo la tempestiva partenza di Denver (e anche la propria) fu la domanda spontanea del Gatto con gli Stivali, ma -abbozzando un sorriso comprensivo- Kerobal non gliene volle; in un certo senso, gli fece persino piacere vederlo ricevere qualche coccola dalla leggiadra donzella: dopo i fatti della nave, il Conte aveva ricevuto un brutto colpo dal dover riconoscere che egli non era il “Grimm” che aveva voluto credere essere ad ogni costo -oltre ogni logica e ragionevole dubbio-, e anche se il Nephilim era riuscito a blandirlo e rincuorarlo un po', la cosa l'aveva ovviamente fiaccato.


    « Io sono la Ragazza Scarlatta nel Cielo, e tu sei proprio un bel micio!
    Come mai hai quel faccino triste, è successo qualcosa di brutto?
    »

    L'erompere di crepitanti saette blu dalla struttura in cui la mocciosa era scomparsa, lo schianto cristallino di vetri infranti, e l'immancabile borbottio di Riful interruppero il salotto in giardino... ma la Corona Verde si ritrovò a scrollare le spalle con aria compassata: la “dominatrice dei draghi, padrona indiscussa del Castello del Drago a Liberty” aveva di nuovo mandato a banane uno dei suoi incantesimi. Sai che novità.

    « Quella mocciosa ha detto di essere una strega!!!
    Sta facendo cose magiche, dobbiamo fermarla!!!
    »
    « Ma no! Starà giocando! »
    « Quanto diavolo in negazione sei?! »

    « Benstimato collega, non è il caso di prendersela a questo modo con la signorina:
    non è certo colpa della Fanciulla Scarlatta se Riful è una bambina così... <i>particolare
    . »
    non condividendo l'irritazione di Denver, si pose a difesa della gnocca Dama
    « Lo perdoni, Milady: abbiamo affrontato un lungo viaggio – molto stressante. »

    « Stupide memorie di uno stupido semipiano! Possibile che... ah, devo aprirla? »

    Mentre Kerobal rivolgeva un mezzo inchino alla bella svampita in rosso, la Memoria d'Acqua che avevano ottenuto sulla nave di Uncino fu risputata fuori dal tempio -fumante e annerita-, rimbalzando sul selciato fino ai piedi del Giornalista; poi, una folgore verde schizzò fuori dalle porte spalancate per abbattersi sulla cima di una torre lontana, e l'eco di vetri rotti fece loro sapere che il dardo magico aveva colpito il bersaglio, prima ancora di vedervi ardere una gran vampa smeraldina.

    « La torre! Oh spiriti benevoli, andrà a fuoco tutto quanto! »
    « Era da tanto che non vedevo i fuochi d'artificio... »
    « Non ho la minima idea di che stia facendo quella ragazzina, ma sento in qualche modo di voler piangere. »
    « Qualcuno ha visto un'elfa con un cappello tipo il mio, ma verde? »

    Scarmigliata, ma purtroppo incolume -e quindi ancora perfettamente in grado di nuocere-, la Micro-Fattucchiera emerse dalla torre, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa, presto imitata anche da Denver; applaudendo lieta per lo spettacolo pirotecnico, la Scarlatta fu l'unica a fornire risposta a quella domanda, puntando un ditino verso la torre colpita dal fulmine verde.

    « Oh, capisco. Non poteva scegliere un luogo più vicino, immagino. Che fastidio. Quella dannata elfa. Ma tu guarda che roba... Venite con me, voi! Ci siamo quasi! Cosa c'è in quella torre? »
    « L'osservatorio! » « La mia camera da letto! »
    « Oh, davvero? Interessante... ♥ »
    « Siete utili quanto un manico di scopa scheggiato. »

    Così, incolonnandosi per le strade della fortezza volante, mentre tutta la popolazione li scrutava con curiosità e preoccupazione, gli ospiti si diressero tutti quanti in direzione della Torre: Riful in testa alla colonna, Denver affiancando Helena, e Kerobal accompagnandosi a Scarlet, ben intento a cercar di chiacchierarci per attaccarci bottone, così da godersi almeno il piacevole panorama che quel viaggio lungo e noioso offriva. Perché da ogni esperienza bisogna sempre saper trarre il meglio.

    Raggiunsero la loro destinazione, la scalarono, e giunti davanti ad una porta -chiusa-, la Streghetta pensò bene di scassinarla magicamente, spalancandola con un incantesimo del suo libro e facendo irruzione; dall'altra parte, li accolse lo sguardo serafico e divertito di una biondissima elfa parzialmente in
    deshabillé, nonostante ciò regalmente accomodata su un divanetto al centro della stanza.

    « La porta... era chiusa per un motivo valido, Riful. »
    « Quale sarebbe? »
    « Ufuf, lo stesso per cui sono venuta qui. Cercavo i miei vestiti, e mi stavo cambiando. Deduco sia trascorso ben poco tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrati, se perfino queste basilari buone maniere ti sono ancora estranee. »
    « Tu... sei davvero Fiethsing? »
    « E' per via del cappello, vero? Dev'essere in quel baule... no, l'altro. Quello con gli intarsi dorati recanti i simboli di Amonsuille, ecco! »

    Diligente e solerte come una scolaretta che assista il suo insegnate arrivato in ritardo a lezione, l'elfa di nome Christie eseguì l'indiretta richiesta della nuova arrivata, recuperando il suo copricapo da un baule e porgendoglielo; la Veggente parve essere molto lieta di vederlo, dal momento che si attardò ad abbracciarlo con fare nostalgico, prima di indossarlo.

    « Bene. Quanto a lungo ho dormito? »
    « Duemila anni, secolo più secolo meno.
    Ed io rivoglio le mie memorie indietro. Rivoglio Celentir.
    »
    « Duemila anni, così tanto... Dov'è Zero? Pensavo fosse stata lei a risvegliarmi... »
    « E invece sono stata io, e per un motivo più che valido.
    Voglio un portale e non ho tempo da perdere.
    »
    « Quanta fretta... fate almeno colazione, no? »
    « Sono precipitata da duemila metri, ho affrontato draghi, orchetti, pirati, fate, ho sopportato pure questa Elfa sgraziata e tu mi chiedi di fare colazione? »
    « Dubito troverai fra gli umani un infuso di thè migliore di quello che ti offro io.
    E nemmeno i biscotti. I biscotti umani non sanno di niente.
    »
    « Io. Voglio. CELENTIR!!! »
    « E va bene, e va bene... vediamo... »

    Gestendo i capricci di quella piccola piattola lagnosa con una grazia e una calma assolutamente mirabile, Fiethsing eseguì qualche elegante arabesco arcano nell'aria, in modo molto simile a quello con cui la stessa Riful li aveva composti a Palanthas... solo, facendolo bene, e con l'evidente competenza magica di cui l'altra difettava.

    Sotto i loro occhi, in un istante e senza catastrofici effetti collaterali, la Veggente aprì con successo a incidere un varco pulito e ben delineato nel tessuto della realtà: il paesaggio aldilà era costituito da un tetro maniero coronato di rovi spinosi, sotto un cupo cielo di tempesta, ma poco contava; non restava che lanciarci dentro la bambina e concentrarsi finalmente sul ritrovamento di Lowarn.


    « Il castello di Cenerentola? »
    ...ma non apparteneva a “La Bella Addormentata” la location coi rovi...?
    « Aspetta un momento. Che ci fanno le Memorie di Celentir nella fiaba di Cenerentola? »

    « Mi dispiace, ho solo aperto un varco verso il luogo dove sono conservate le memorie che cerchi. Potrei fare delle supposizioni, ma quelle puoi farle anche da sola. »

    ….no, probabilmente no. Kerobal dubitava ci fosse qualcosa che Riful fosse in grado di fare da sola, ma -naturalmente- tenne anche quel pensiero per sé, limitandosi ad osservare la piccoletta e le due guerriere della sua scorta varcare la Soglia, e il Gatto con gli Stivali farsi avanti, per richiedere alla Maga Verde un oracolo circa la sua missione.

    « Madamigella, è un onore conoscerla.
    Io sono il Gatto con gli Stivali, al vostro servizio. Conte del Regno delle Carabattole. »
    esordì il felino, inchinandosi ampollosamente e sfilandosi il cappello piumato
    « Ahimè, le Fiabe versano in uno stato terribile! Un male si annida nel nostro reame, come da voi profetizzato duemila anni or sono! La luna cremisi bagna di luce rossa luoghi distanti e vicini, e sotto il suo influsso le fiabe si tramutano in incubi! Solo il Principe Grimm può salvarci, credevo di averlo incontrato ma... ahimé, ho compiuto un grande errore, mia signora! Vi scongiuro di indicarmi la via, ditemi dove posso trovare il nostro salvatore! »

    « Non ne ho idea, però posso consigliarti di continuare a viaggiare con il Magus dell'Ombra. A volte è un po' insopportabile, ma di certo ti avvicinerà al tuo salvatore, ne sono certa. »
    « Guarda che ti sento, sai? »
    « La ringrazio, milady! »

    Dopo un momento di legittima indecisione, il Gatto si accodò a Riful, attraversando il portale, e Kerobal pensò fosse giunto il suo momento di chiedere udienza alla donna-elfo, quando la graziosa Scarlet si fece avanti, superandolo con lo stesso intento.

    « Oh! Tu! hai recuperato le tue memorie? »
    « No, ma credo sia il momento di farlo ♥ »
    « Capisco, allora buona fortuna! »

    Seguendo la sua figura ammantata di rosso mentre varcava il portale -con contorno di lamentele della Streghetta Riful-, Kerobal si sentì un po' dispiaciuto di non aver avuto più tempo per conoscerla meglio, ma... pazienza: si sarebbe certamente consolato una volta a casa; rimasto indietro insieme a Denver, lo sorprese il fatto che fu Fiethsing a rivolgersi a loro per prima.

    « Quest'ultima tappa dovrebbe essere sufficiente, ed il vostro destino
    dovrebbe intrecciarsi di nuovo a quello del vostro consanguineo perduto.
    »

    « Oh... beh... wow: siete davvero eccezionale nel vostro lavoro! »
    rispose con prontezza, mostrandosi piacevolmente sorpreso, ed inchinandosi
    « Vi sarò eternamente riconoscente per il vostro aiuto, Dama Fiethsing.
    E “possa il vento accompagnare i vostri passi”. »


    Così, porgendo con solennità i suoi rispetti all'incantatrice, Kerobal attraversò in scioltezza il portale senza attendere di scoprire se il Giornalista l'avrebbe seguito o meno.

    Il salto dimensionale lo consegnò ad un paesaggio notturno, dove una pioggerella sottile e insistente lo accolse sotto un cielo fosco e tenebroso; davanti a lui, un sinistro castello -circondato da un selvaggio intrico di rovi- si stagliava in tutta la sua gotico magnificenza, e mentre anche Denver lo raggiungeva, al Nephilim non rimase che mettersi in cammino verso i cancelli, per riunirsi al resto del gruppo.

     
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    « Pft, è come se l'avessi da tutta la vita. »
    L'elfa sorrise di rimando al reporter, salvo poi portare una mano alla bocca e sbadigliare in modo piuttosto plateale. Dormire per duemila anni mette sonno, evidentemente.
    « Non capisco, però, come mai stia cambiando... o almeno stia cambiando così, Fiethsing. »
    La veggente riflettè qualche istante, incoccò l'indice fra i capelli dorati e giocherellò con le ciocche, mentre parlava.
    « Beh, non c'è una risposta semplice, temo. Inoltre non è proprio il mio campo! E' materia per Moojdart e per il vecchio Grusbalesta. Beh, certo potresti chiedere a Riful, ma tutto ciò che otterresti è una risposta complessa e altre domande. Non temere, è quasi certamente uno status del tutto provvisorio e che si limita alla tua permanenza in questo mondo. Sei in risonanza con delle pietre magiche d'acqua che contengono le fiabe di pirati, quindi il tuo aspetto si è adattato. So che ti sembrerà assurdo, ma in realtà sei stato proprio tu a volerlo. C'è un bimbo dentro ciascuno di noi, il tuo "io" infantile si è semplicemente messo a giocare un po', tutto qui. Quando sarai lontano da questo regno di fiabe, il tuo "io" inconscio ritroverà da solo la sua identità per sua scelta, e su questo non c'è incantesimo, maledizione o influsso buono o maligno che può interferire. Tornerai senza dubbio al tuo "vero" aspetto, che poi sia quello munito di uncino al posto di una mano oppure no, sta solo a te deciderlo. »

    « Oh... beh... wow: siete davvero eccezionale nel vostro lavoro! »
    L'elfa sorrise divertita.
    « Oh, vi ringrazio! Adoro ricevere complimenti! ♥ I miei colleghi ne sono così avari... »
    Dall'altra parte del portale arrivò una steccata acida da parte di Riful, che rimbeccava l'elfa riguardo certe piccole inesattezze nelle sue profezie, probabilmente il vero motivo per cui gli altri saggi non erano particolarmente prodighi di lodi nei confronti della sacerdotessa elfa.
    « Vi sarò eternamente riconoscente per il vostro aiuto, Dama Fiethsing.
    E “possa il vento accompagnare i vostri passi”. »

    L'elfa chinò il capo in cenno di saluto, poi completò la frase beneaugurante:
    « ... Ed una stella propizia illuminare il vostro cammino. »

    Il varco si richiuse con uno schiocco, isolando il piccolo gruppo dal Castello nei Cieli, abbandonati ai piedi di un maniero dalle alte torri gemelle, al cospetto di pietra nera, pioggia sottile e rovi intricati. Il Magus dell'Ombra tanto per cambiare brontolava fra se, ferma davanti al sentiero che conduceva ai cancelli come se stesse contemplando qualcosa, le ultime due guardie che le erano rimaste in piedi ai due lati, in una posa molto meno rilassata rispetto a quando erano su Refarth. Lisa aveva anche sfoderato la spada: sembravano tutte e due molto più all'erta adesso rispetto a quando una trentina di elfi puntavano le loro frecce sulla loro padrona. La Ragazza Scarlatta nel Cielo invece era radiosa come mai, sorrideva contenta ansiosa di cominciare quell'avventura. « Non ricordo più quando è stata l'ultima volta che ho viaggiato! ♥ » Annunciò rivolgendosi specificatamente a Kerobal, sorridendo in modo adorabile. « Oh, ora che ci penso... Io non ricordo assolutamente niente dal momento in cui mi trovavo su Refarth! »
    Il Gatto con gli Stivali invece era piuttosto cupo, aveva calcato bene il cappello sulla testa e stava chiaramente per rivolgersi a Kerobal e Denver per congedarsi. Chiaramente non aveva più motivo per continuare a viaggiare con loro, si trovava lì solo perché seguiva il consiglio della veggente elfica.

    « Miei signori. Mia lady. »
    Fece un cenno cortese e solenne, ed un accenno di inchino.
    « Sono dispiaciuto, ma... le nostre strade, ahimé, qui si separano. Ci dovessero volere secoli... troverò il nostro salvatore. Il principe Grimm salverà il nostro mondo come nella profezia, e riporterà l'equilibrio. »

    « Ho trovato l'ingresso!! »
    Annunciò Riful in tono impaziente assai poco garbato. Tanto per cambiare in un primo momento quello che diceva non aveva senso: l'ingresso c'era, ed era visibile dritto di fronte a loro..
    « Ci sono talmente tanti incantesimi che è quasi impossibile distinguerli uno per uno! »
    Fece un gesto, come ad afferrare qualcosa nascosto agli occhi, poi tirò con uno strattone e sotto gli occhi dei presenti quella che sembrava nuda aria letteralmente si strappò come un'illustrazione particolarmente realistica su di un cartonato di bassa qualità. Ora che lo squarcio era visibile, l'ambiente che circondava il gruppo sembrava chiaramente assai più opaco e fumoso rispetto a quanto si intravedeva oltre la frattura nella realtà, inoltre sebbene sembrasse impossibile, nel punto esatto dove Riful aveva strappato via l'aria non pioveva affatto! Stranezze di un mondo fatto interamente di stranezze.

    « Tzk. Ci sono magie di almeno tre o quattro diversi incantatori! Che incapaci! Mi ritengo offesa! Questi trucchetti non potrebbero ingannare una fattucchiera di bassa lega, dovrebbero vergognarsi di un'opera così approssimativa! »
    Guardò il manico di scopa che si era portata dietro fin da Laputa, poi dopo un attimo di esitazione lo gettò al suolo -di fatto buttandolo- ed avanzò nello squarcio, sollevando le mani e materializzando il pesante tomo rilegato di rune, il Libro delle Anime Ritrovate. Poi pronunciò alcune parole arcane, e la terra sembrò scuotersi per un breve momento.
    « FUORI DAI PIEDI!!! »
    Gridò la strega, e di botto i rovi esplosero in una conflagrazione del tutto inattesa, liberando dal loro abbraccio il sentiero, i cancelli e le mura immeidatamente vicine. Solo allora Riful avanzò, ed i portali si spalancarono al suo passaggio.

    « Addio, allora... »
    Il Gatto con gli Stivali rinnovò i suoi saluti, poi si incamminò da solo in un'altra direzione, mentre al resto del gruppo non restava altro da fare se non seguire la malvagia strega dell'est e le sue guardie del corpo.
    « Fortunatamente il castello di Cenerentola non è il posto più pericoloso del regno delle fiabe. Non riesco a capire come le memorie di Celentir siano finite proprio qui, ma immagino che lo scopriremo presto. Non ascoltate i sussurri e non rispondete ad alcuna domanda diretta, ignorate i topi anche se vi chiedono aiuto e più in generale fate a pezzi qualsiasi cosa si avvicina troppo, specie se armata. Specie se si tratta di zucche. » Si bloccò sul posto, lo sguardo che improvvisamente si faceva irritato e vendicativo, come se avesse ricordato qualcosa di molto spiacevole. « Già, le zucche... Le zucche uccidetele a vista. Ho un conto in sospeso con quelle maledette! »
    L'ingresso del castello era semplicemente immenso, una vasta sala cui si accedeva da portoni di cristallo, ma nessuna imponente scalinata come quella rappresentata nella fiaba, quella stessa scalinata dove Cinderella aveva perso le sue scarpette. Riful però non sembrò prestarci troppa attenzione, il suo sguardo era rivolto verso l'alto, in direzione delle scalinate che senza dubbio conducevano alle alte torri.

    « A dispetto delle grandi dimensioni, questa fiaba dovrebbe avere un solo sovrano. Ovviamente parlo di Cinderella. »
    Brontolò Riful in tono polemico, come se dover spiegare le cose le desse fastidio.
    « Ovviamente a giudicare dallo stato del castello, direi che il sovrano non ha ancora eseguito il suo giudizio. Un po' come la svampita qui presente ed il gattaccio, oppure come Uncino prima dell'attacco alla nave. Questo significa che probabilmente è inabile anche ad agire, forse può controllare un certo numero di pietre magiche ed evocare risonatori, ma non può manifestare il pieno dei suoi poteri, e naturalmente non può nemmeno piegare la realtà all'interno della sua fiaba di appartenenza. »
    La Ragazza Scarlatta nel Cielo rivolse alla piccola strega uno sguardo meravigliato, i grandi occhi verdi spalancati in un'espressione di genuino stupore.

    « ... Tu sei come noi. »
    Disse in un sussurro, inclinando lievemente il capo come a voler porre una domanda implicita.
    Riful sbuffò sonoramente con aria altezzosa, alzando il mento e avviandosi in una direzione ben precisa: una vasta scalinata grigia che conduceva ad una delle due torri.
    « Che sciocchezza! Non ho niente da spartire con delle miserabili fiabe! Presto riavrò indietro le memorie di Celentir, il mio mondo natio, e per allora sarò di nuovo completa. »

    « Io... devo riavere indietro il mio nome. »
    Spiegò la fanciulla cremisi, volgendo lo sguardo verso una direzione ben precisa, opposta a quella intrapresa da Riful.
    « E' questo il mio giudizio! »
    Senza aggiungere altro, si mosse nella direzione prescelta provocando un soffio piccato da parte della streghetta.
    « E adesso? Dove stai andando? »
    La Fiaba dell'Aria le rivolse un sorriso radioso.
    « Vado a riprendermi il mio nome! »
    Disse di rimando, e Riful sembrava avere una certa voglia di strangolarla.
    « Uno di voi mi faccia il piacere di seguirla. »
    Disse a denti stretti, rivolta a Kerobal o Denver, delegando a questi ultimi la decisione sul da farsi e quindi lavandosene bellamente le mani del destino della fiaba dell'aria. Poi, sbuffando e mugugnando a bassa voce, riprese il cammino verso le ripide scale che portavano verso l'alto, scortata dappresso dalle due evocazioni guerriere dalle armature celesti...
    _________________________________

    Almeno in apparenza non c'era alcuna logica nello scorrere del tempo in quel regno di fiabe, di fatto Lowarn si era lasciato alle spalle i confini della città solo da pochi istanti, che subito il paesaggio davanti a se si era fatto più buio, l'atmosfera più cupa, e voltandosi aveva scoperto di non riuscire più a scorgere le luci del castello, come se in quei pochi attimi il principe e la sua scorta avessero viaggiato per giorni. In alto nel cielo non c'erano stelle, nubi minacciose si stagliavano carmine riflettendo la luce spettrale della luna rossa che adesso era due volte più grande e molto più vivida, quasi romantica non fosse per la sensazione di angoscia che trasmetteva. Cappuccetto Rosso apriva la strada, saltellando allegramente ed intonando le note di diverse piccole canzoni, costrigendo i cavalli del principe e dei suoi moschettieri a tenere il passo a fatica sul terreno sconnesso e invaso dai rovi.

    « E' vicino!! Il passaggio segreto è vicino! ♥ Ufuf, fidatevi di me, vi porterò da zio Kerobal in meno di un batter d'ali di allodola, promesso! »
    E mentiva, chiaramente, anche se era davvero difficile indovinare dove fosse la menzogna, perché la ragazzina dava l'impressione di straparlare a caso, di inventarsi cose e di autoconvincersi della loro esistenza, quando le uniche cose concrete in quel posto erano la pioggia sottile, le sagome spaventose degli alberi che sembravano protendersi sul sentiero come dita adunche, l'ululato dei lupi che innervosivano i cavalli e la sagoma massiccia e incombente del castello nero all'orizzonte.

    « Perché mai il principe accetta consiglio da una popolana? » Domandava con diffidenza Aramis in coda al gruppo, con solo Porthos a poter udire la sua voce -oltre a Lowarn che godeva di udito noncomune. « E questo luogo, così distante da casa, mi sembra davvero inconsueto per un appuntamento d'amore! » Continuò indignato, al che il compagno lo rimbeccò con tono irritato. « Taci per una volta, Aramis! E poi di che appuntamento d'amore parli, di grazia? Siamo qui per abbattere draghi, mostri e diavoli di ogni sorta! Se il principe Grimm desiderava cantare una serenata si sarebbe portato dietro la cetra. » Aramis gongolò divertito alla risposta del compagno: « non vedresti ciò che si trova ad un palmo dal tuo naso, amico mio! Se c'è un castello c'è una principessa, e se ci sono mostri ella va tratta in salvo! Il resto potrai pure immaginarlo, suvvia! »
    « Occhi aperti e bocche chiuse, voi due! »
    Insorse il capitano delle guardie, al che gli altri due moschettieri si zittirono immediatamente.

    « Eccoci! Eccoci! »
    Cappuccetto Rosso fece irruzione in quello che un tempo era stato un giardino fiorente, e che ora appariva come un lungo dedalo di viali invasi dalle erbacce, preda di centinaia di rovi che ne avevano divorato ogni siepe, fino a farlo apparire come un labirinto oscuro quanto la foresta che lo circondava. La ragazzina-lupo accelerò, balzando agilmente di ostacolo in ostacolo e costringendo quindi Lowarn ad accelerare il passo, con il cavallo che faticava a stare al passo e la voce piena d'ansia di Athos che gli giungeva dalle spalle.

    « Principe Grimm! Rallenti, i cavalli rischiano di inciampare! »
    Nel mentre la risata argentina della ragazzina in rosso fece intuire a Lowarn che finalmente erano a destinazione. E infatti, svoltata una parete di laudo divorata dalle spine, ecco che la bambina sostava in piedi davanti ad una pietra smossa, ai piedi di una alta statua di un eroe del passato privato del suo volto.

    « Ci sono un sacco di trappole! »
    Mentì Cappuccetto Rosso.
    « E nemici! Molti! »
    Aggiunse sorridendo spensierata e facendo per voltarsi. Ma anche quella era una bugia.
    « Fate bene attenzione e... »
    L'ombra oltre il passaggio segreto si animò, Cappuccetto Rosso fece appena in tempo a reagire d'istinto che una lama falciò l'aria davanti a lei, facendo volare via il lembo di stoffa cremisi del fiocco ed un generoso fiotto di sangue scarlatto. Colta di sorpresa, la ragazzina balzò via tenendosi la ferita al petto con una mano, il volto stravolto dallo stupore per quell'improvvisa aggressione, mentre qualcosa di simile ad ombra solida scivolava via dall'anfratto, scomparendo nell'oscurità.

    « ATTENZIONE!!! PROTEGGETE IL PRINCIPE GRIMM!!! »
    Immediatamente Lowarn si ritrovò circondato da tutti i lati dalle sue guardie, ma del nemico non vi era traccia. Nella foga di fuggire, Cappuccetto Rosso era inciampata ed ora si trovava a terra, guardandosi attorno in modo frenetico in cerca del nemico. E proprio alle spalle della ragazzina Lowarn avrebbe intravisto materializzarsi un banco di fumo dai riflessi azzurro elettrico, subito condensati in un aspetto umano, completo di lame mortali fissate ai bracci.

    fasddfasfasd

    « La verità... giace nel buio. »
    Un sussurro proveniente da chissà quale abisso risuonò per i giardini, rimbalzando come un'eco da ogni direzione mentre la creatura sollevava il braccio per decapitare la ragazzina-lupo. Questa sobbalzò percependo il pericolo, alzò lo sguardo e vide il suo aggressore in faccia, ma era già troppo tardi. Solo Lowarn aveva visto il nemico in tempo per agire, e probabilmente solo lui poteva fare qualcosa per evitare la morte della piccola fiaba. Perché sebbene mentisse su qualsiasi cosa, era anche l'unica guida che aveva in quel folle mondo dove tutti lo chiamavano Grimm.
    _________________________________

    « Duemila anni... riuscite a crederci? Ho atteso così tanto... »
    La fiaba dell'aria era impaziente, scivolava fra i corridoi del castello rapida e leggera, la mantellina scarlatta che ondeggiava ad ogni suo movimento ed il cappuccio sollevato che non riusciva a nascondere i lunghi capelli dorati. Seppure non si fosse nemmeno messa a correre, starle dietro non era affatto facile, poiché sembrava esattamente dove andare e non era affatto rallentata da quei corridoi angusti e decisamente opprimenti, fatti di gradini diversi gli uni dagli altri, feritoie per gli arcieri e pareti che curvano in modo del tutto innaturale.
    Giunsero insieme su di un'ampia balconata in pietra grigia, che si affacciava sul retro del castello. Davanti a lei un cielo notturno cupo e striato dalla pioggia fredda, ed un ampio e sconfinato giardino preda dei rovi.

    « Duemila anni senza un nome. Costretta a vivere nell'immobilità come la Ragazza Scarlatta nel Cielo. Ma finalmente tutto questo ha fine! »
    In basso, tre figure a cavallo armate di spade erano schierate a difesa di un quarto individuo, anch'esso a cavallo ma disarmato, un giovane dai lineamenti inconfondibili, che anche a quella distanza non poteva non essere nessun'altro che Lowarn Galanodel, il ragazzo che a Palanthas era rimasto coinvolto nell'incantesimo di Riful assieme a Kerobal. Poco più in là una scena agghiacciante: una ragazzina vestita di rosso con orecchie e coda da lupo giaceva al suolo, ferita, alla mercé di un essere d'ombra che sotto gli occhi dei presenti si concretizzò in una sagoma familiare, già vista da qualche parte, sollevando una lama dai riflessi celesti dello stesso materiale delle corazze indossate dalle guardie del corpo di Riful che Denver aveva battezzato Lisa ed Helena...
    _________________________________

    « ... »
    Con la consueta grazia, Riful aveva fatto saltare in aria il grande portone di solido legno in cui culminava il corrodio che dava sulla grande torre, colpevole quest'ultimo di essere chiuso ed evidentemente immune all'incantesimo lanciato per aprirlo, anche se era facile sospettare che banalmente la streghetta fosse troppo in ansia e di fretta per compiere correttamente una magia tutto sommato delicata e complessa come l'apertura di una serratura. Farla esplodere dopotutto era molto più facile.
    Ora però, finalmente giunta a destinazione, stranamente era immobile sulla soglia, bloccando il cammino alle tre guardie del corpo che le erano rimaste, obbligate in fila indiana dall'angusto corridoio con le due potenti evocazioni in testa al trio.

    « E' uno scherzo...? Mi state prendendo in giro...? »
    Sbottò la piccola strega, sul punto di scoppiare a piangere, sempre bloccata sulla soglia come gelata sul posto.
    « Non è possibile... voglio dire... »
    Fece due passi esitanti, entrando nella torre senza troppa convinzione, girando attorno agli unici due elementi presente sul posto: un arcolaio, e davanti ad esso una elegante sedia di velluto grigio, su cui sedeva serenamente una figura candida e minuta, la pelle bianca come la neve ed i capelli di un grigio spento, gli occhi aperti di un azzurro delicato fissi di fronte a se, immobili e privi di luce come se appartenessero ad un cadavere. Indossava un abito lungo e sontuoso, seta e pizzo, fra le mani reggeva una stupenda mela rossa come se fosse sul punto di mangiarla, le labbra sottili erano incurvate in un sorriso vago, ma tutto di lei sembrava fermo e immobile come se fosse morta. E probabilmente lo era davvero, perché quello era l'effetto di un incantesimo, lo stesso che colpisce l'intero maniero dove ella è relegata per l'eternità. Non che a Riful importasse, ovviamente. No, certo che no. Chiaramente, Riful era solo furiosa.

    asdfdsadasfasd

    « COSA CAVOLO CI FA BIANCANEVE NEL CASTELLO DI CENERENTOLA?!! »
    Gridò furibonda, e probabilmente l'avevano sentita fin da Endlos per quanto la sua voce era squillante e acuta, ma ben presto si riebbe appena notò le tre pietre magiche incastonate nel telaio alle spalle di Biancaneve.

    « C... Celentir??? »
    Subito si fiondò sull'apparecchio, stranamente cauta trattandosi di uno strumento magico, ma comunque estremamente impaziente. Nel cuore dello strumento, fra strati di legno e fili di lana, giacevano un trio di pietre una bianca come l'avorio, una rossa come il fuoco e l'altra dotata di un vorticare di mana cremisi striato di nero. Dopo un istante di riflessione passato a rimirare le tre pietre, Riful si alzò e ordinò a tutti di tenersi alla larga. Poi alzò una mano e scagliò sull'artefatto una saetta di energia nera, fregandosene della possibilità di coinvolgere la bambina bianca così vicina allo strumento malefico. L'incantesimo naturalmente non sortì alcun effetto, se non sollevare un gran polverone. Sempre più frustrata Riful tentò di nuovo due volte, senza ottenere nulla se non uno spreco di energie monumentale; allora ordinò a Lisa di fare il lavoro al suo posto e l'evocazione -spada alla mano- tentò davvero in tutti i modi di obbedire, scagliandosi sull'arcolaio con foga, abbattendo la spada dieci volte con clamore di metallo, ma ogni volta l'arma rimbalzava sulla delicata struttura di legno, senza riuscire nemmeno a intaccare i sottili fili di lana tesi su di esso.

    « Maledizione... »
    Per la frustrazione, mentre la sua evocazione tentava in tutti i modi di obbedire all'ordine ricevuto, Riful morse con tanta forza l'unghia del pollice che si udì distintamente il suono graffiante dell'unghia che si spezzava, ma ignorando il sottile rivolo di sangue la streghetta si fece avanti ancora una volta, ordinando alla sua evocazione id farsi da parte.
    « Non c'è davvero altro modo... »
    Disse con tono disperato, prendendo fra le mani la mela stretta da Biancaneve, e fissandola per qualche attimo prima di sospirare. Si sarebbe poi rivolta specificatamente all'ultimo dei suoi accompagnatori rimasti, poiché le due evocazioni non erano in grado di agire con libero arbitrio e non potevano certo affrontare una situazione così complessa come quella che stava per compiersi davanit ai loro occhi...

    « Il veleno della mela è letale. »
    Esordì Riful, in tono piuttosto ansioso.
    « Una persona qualunque ne sarebbe annientata. Un resonator morirebbe sul colpo ad un solo morso, e perfino un sovrano non riuscirebbe a sopravvivere. » Indicò Biancaneve in tono greve. « Questo è quello che succede ad un sovrano se mangia la mela. Cade in coma e non può svegliarsi, se non con un unico modo. Un giudizio. » E detto ciò addentò il frutto avvelenato, masticando rapidamente ed inghiottendo, prima di mordere ancora e parlare mentre masticava. « Felenfir è lì, nell'arfolaio. » Biascicò mentre mangiava, indicando l'artefatto apparentemente indistruttibile. Deglutì, morse ancora. « E' sufficiente che eseguo il mio giudizio. Il veleno non tange un sovrano, capisci? »
    Nel frattempo, alle spalle della strega, Biancaneve stava sbattendo le palpebre con aria assonnata, salvo sbadigliare in modo assai grazioso, una manina davanti alla bocca. Riful si irrigidì a quel suono.

    « Oh... Riful! Amica mia! Ciao, sei proprio tu? Che ci fai qui...? »
    Se già la strega aveva l'aria nervosa, ora sembrava voler strangolare qualcuno.
    « Bianca... te l'ho già detto. »
    Morse la mela un'ultima volta, prima di barcollare in modo vistoso.
    « Io non sono tua amica. »
    ... E crollò al suolo come un sacco di patate, perdendo i sensi forse per sempre, perché nel caso di Riful non c'era davvero verso di trovare un principe disposto a darle un bacio del vero amore...

    Per le indicazioni aggiuntive off-GDR preferisco delegare in gran parte a discussioni in privato, perché è più comodo e perché si tratta di un turno particolarmente corposo, che in origine avrebbe dovuto svolgersi in almeno tre diversi turni che adesso non abbiamo materialmente il tempo e la forza di svolgere in toto. Spero quindi che la lettura vi sia piaciuta e ci sentiamo su Telegram per qualsiasi cosa!
     
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    "A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere;
    è certo, però, che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi".


    (E.M Cioran)


    ???

    « Perché mai il principe accetta consiglio da una popolana? »
    Mentre s'incamminavano verso il luogo dove Lowarn avrebbe -almeno, ci sperava- incontrato lo zio, Aramis si lasciò andare in una sconveniente conversazione con Porthos e, sebbene il Principe riuscisse ad ascoltare tutto, scelse di fingersi una persona normale. Dopotutto li aveva costretti lì: il minimo che poteva fare era evitare di rendersi troppo odioso; per questo avrebbe dovuto beccarsi quell'imbarazzante ritorno del Karma e subire la vergogna in stoico silenzio.
    « E questo luogo, così distante da casa, mi sembra davvero inconsueto per un appuntamento d'amore! »
    « Taci per una volta, Aramis! E poi di che appuntamento d'amore parli, di grazia? Siamo qui per abbattere draghi, mostri e diavoli di ogni sorta! Se il principe Grimm desiderava cantare una serenata si sarebbe portato dietro la cetra. »
    « non vedresti ciò che si trova ad un palmo dal tuo naso, amico mio! Se c'è un castello c'è una principessa, e se ci sono mostri ella va tratta in salvo! Il resto potrai pure immaginarlo, suvvia! »
    « Occhi aperti e bocche chiuse, voi due! »

    Mentre il Principe -ormai cremisi come la mantella della "cappuccetto-lupacchiotta"- ringraziava tutti gli dei di Laputa per quell'interruzione da parte del Capitano, la loro guida annunciò finalmente l'arrivo a destinazione.

    « Eccoci! Eccoci! Ci sono un sacco di trappole! E nemici! Molti! Fate bene attenzione e... »
    Un'ombnra si animò ed una lama la ferì, lasciando che il sangue sgorgasse via dai lembi di stoffa lacerata.
    Lei si scostò, l'ombra scomparve.
    « ATTENZIONE!!! PROTEGGETE IL PRINCIPE GRIMM!!! »
    Cappuccetto Rosso ruzzolò a terra, guardandosi attorno in cerca del nemico. E proprio alle sue spalle, Lowarn potè vederlo di nuovo, materializzato da un banco di fumo.
    « La verità... giace nel buio. »

    -...e la mia forza è nella Luce.

    In quegli attimi, troppo repentini e carichi di emozioni, il giovane si caricò improvvisamente di una nuova fermezza: che fosse il desiderio di tornare a casa o quello di salvare una persona, importava davvero poco. Assecondando la sua presa di posizione, il corpo di celestiale -come per la madre e tutta la sua stirpe, in reazione al pericolo imminente- avrebbe intensificato il lieve lucore della pelle fino a trasformarlo in luce palpabile e violenta. Si sarebbe diffuso ovunque: piacevole e bellissimo per gli alleati, accecante per il nemico.
    Due ali corvine si spiegarono alle sue spalle, ombre gigantesche in quel mondo ormai bianco, per poi sparire quando tutto fu finito.

    -Moschettieri: proteggete entrambi. Senza di lei non proseguiremo.

    Energia: 100-5=85%
    Riassunto: lancio Luce del Cielo, quando il mostro leva l'arma.

    Luce del Cielo | Tecnica a Consumo Basso
    Il pg emana luce dal proprio corpo che, in un attimo, diventa sempre più violenta e potente, tanto da accecare gli avversari privi di particolari difese per 2 turni. La luce si propaga su tutti i fronti, come se il corpo da cui fuoriesce fosse una stella.
     
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    « Beh, non c'è una risposta semplice, temo. Inoltre non è proprio il mio campo! E' materia per Moojdart e per il vecchio Grusbalesta. Beh, certo potresti chiedere a Riful, ma tutto ciò che otterresti è una risposta complessa e altre domande. Non temere, è quasi certamente uno status del tutto provvisorio e che si limita alla tua permanenza in questo mondo. Sei in risonanza con delle pietre magiche d'acqua che contengono le fiabe di pirati, quindi il tuo aspetto si è adattato. So che ti sembrerà assurdo, ma in realtà sei stato proprio tu a volerlo. C'è un bimbo dentro ciascuno di noi, il tuo "io" infantile si è semplicemente messo a giocare un po', tutto qui. Quando sarai lontano da questo regno di fiabe, il tuo "io" inconscio ritroverà da solo la sua identità per sua scelta, e su questo non c'è incantesimo, maledizione o influsso buono o maligno che può interferire. Tornerai senza dubbio al tuo "vero" aspetto, che poi sia quello munito di uncino al posto di una mano oppure no, sta solo a te deciderlo. »

    Il giornalista annuisce, attonito. Anche se non ricorda di aver mai toccato direttamente le memorie d'acqua, di fatto pare avere senso che il suo aspetto sia stato influenzato da una figura, un modello estetico che nell'immaginario collettivo viene ricondotto ai pirati del diciassettesimo secolo proprio su un vascello pirata appartenente di fatto a quel medesimo immaginario. Non di meno, sotto l'influsso di pietre magiche, mentre il suo id deve avere fatto il resto.
    A preoccuparlo di più è invece se manterrà o meno questo aspetto una volta fuori dal mondo delle fiabe: egli è un reporter, e le mani gli servono entrambe se vorrà continuare ad utilizzare una macchina da scrivere. Senza contare i problemi in cui incapperebbe nel momento in cui tornerà a casa. Se dovesse mantenere l'uncino, ciò sarebbe significato forse che Denver non avrebbe mai dovuto diventare un giornalista?

    « Oh... beh... wow: siete davvero eccezionale nel vostro lavoro! »
    « Oh, vi ringrazio! Adoro ricevere complimenti! ♥ I miei colleghi ne sono così avari... »
    Dall'altra parte del portale, Riful decide di intervenire spiegandone acidamente il perché.
    « Vi sarò eternamente riconoscente per il vostro aiuto, Dama Fiethsing.
    E “possa il vento accompagnare i vostri passi”. »

    « ... Ed una stella propizia illuminare il vostro cammino. »

    Il portale oramai chiusosi dietro di loro, il gruppo prosegue sul sentiero che li porterà ai cancelli. Riful borbotta fra sé come al solito, ma sono Lisa ed Helena a preoccupare il giornalista: sono entrambe visibilmente più tese; addirittura la prima ha già sfoderato la propria spada, cosa che non aveva fatto neppure di fronte a tutti quegli elfi ostili poco fa a Refarth. Così, Denver decide di imitarle, tenendo la mano appoggiata sulla fondina, realizzando nel frattempo che, dovesse succedere qualcosa, sarà costretto a sparare con una sola mano.
    Skye è al contrario raggiante, qualcosa a cui il giornalista non ha di solito nulla in contrario, ma che in quel luogo sinistro non sortisce altro effetto che metterlo ulteriormente a disagio, e irritarlo.
    « Non ricordo più quando è stata l'ultima volta che ho viaggiato! ♥ » dice, fortunatamente parlando con il Saggio. « Oh, ora che ci penso... Io non ricordo assolutamente niente dal momento in cui mi trovavo su Refarth! »

    « Miei signori. Mia lady. »
    Annuncia più cupamente il Gatto con gli Stivali.
    « Sono dispiaciuto, ma... le nostre strade, ahimé, qui si separano. Ci dovessero volere secoli... troverò il nostro salvatore. Il principe Grimm salverà il nostro mondo come nella profezia, e riporterà l'equilibrio. »

    « Buona fortuna. » risponde Denver. « È stato un piacere viaggiare in sua compag- »

    « Ho trovato l'ingresso!! »
    Alza gli occhi al cielo. Non erano già i cancelli, l'ingresso?
    « Ci sono talmente tanti incantesimi che è quasi impossibile distinguerli uno per uno! »
    Con uno strattone, la streghetta fa qualcosa che il giornalista può meglio descrivere come strappare via un pezzo di realtà come un lembo di tessuto, rivelando un'altra realtà subito dietro di essa, più limpida e “vera” e, piuttosto curiosamente, anche meno piovosa.

    « Tzk. Ci sono magie di almeno tre o quattro diversi incantatori! Che incapaci! Mi ritengo offesa! Questi trucchetti non potrebbero ingannare una fattucchiera di bassa lega, dovrebbero vergognarsi di un'opera così approssimativa! »
    Gettata a terra la scopa, Riful evoca il suo grimorio, dal quale comincia a leggere parole incomprensibili, mentre la terra inizia a tremare. Conclude poi la formula magica con un:
    « FUORI DAI PIEDI!!! »
    D'un tratto, i rovi vengono spazzati via fino all'ultima spina in una tremenda conflagrazione, sgombrando la via. Anche i cancelli si spalancano per magia, prima forse “bloccati” da quei rovi.

    « Addio, allora... »
    « Addio. »
    Denver osserva per l'ultima volta il Gatto allontanarsi verso chissà dove. Lasciando stare la recente aggiunta di Skye, il giornalista avverte una sorta di finalità legata a quell'avventura ogni volta che uno dei suoi compagni prende commiato dal resto del gruppo. Sebbene non sia chiaramente la prima volta che si ritrovi a dire addio a qualcuno, la sensazione è che ogni punto di separazione si tratti invero di una meta ultima per coloro che si congedano, un capolinea. Forse perché, anziché percorrere un pezzo di cammino in comune, per poi separarsi una volta arrivati ai bivi che giungono obbligatoriamente nel corso della propria vita per continuare verso qualsiasi destinazione si abbia avuto in mente fin dall'inizio. Allora, ci si saluta per l'ultima volta senza troppi pesi sul cuore, dicendosi che prima o poi ci si rivedrà in qualche modo.
    Ora no. Anche se non si tratta che di un ennesimo episodio fra i tanti che si susseguiranno di qui in avanti, questo è un viaggio che, almeno per quanto l'ha concepito Denver, non ha che una destinazione, a cui non tutti però arriveranno. Si sarebbero separati comunque eventualmente, ma è in qualche modo strano farlo prima di arrivare alla fine di questa vicenda.
    Scuote la testa; ci sta rimuginando troppo.

    « Fortunatamente il castello di Cenerentola non è il posto più pericoloso del regno delle fiabe. Non riesco a capire come le memorie di Celentir siano finite proprio qui, ma immagino che lo scopriremo presto. Non ascoltate i sussurri e non rispondete ad alcuna domanda diretta, ignorate i topi anche se vi chiedono aiuto e più in generale fate a pezzi qualsiasi cosa si avvicina troppo, specie se armata. Specie se si tratta di zucche. » Denver ferma a fissare Riful, perplesso. Se non fosse stato per l'esperienza sulla Jolly Roger di poche ore fa, le avrebbe chiesto che diavolo di problemi avesse con la fiaba di Cenerentola. « Già, le zucche... Le zucche uccidetele a vista. Ho un conto in sospeso con quelle maledette! »
    Ascolta, ma si astiene sia dal fare battute che domande, proseguendo invece nell'atrio del castello: grande come se lo aspettava, con buona pace di alcuni dettagli che, in quel momento, sono irrilevanti.

    « A dispetto delle grandi dimensioni, questa fiaba dovrebbe avere un solo sovrano. Ovviamente parlo di Cinderella. »
    Continua a borbottare lei. Denver annuisce; l'aveva in realtà già intuito.
    « Ovviamente a giudicare dallo stato del castello, direi che il sovrano non ha ancora eseguito il suo giudizio. Un po' come la svampita qui presente ed il gattaccio, oppure come Uncino prima dell'attacco alla nave. Questo significa che probabilmente è inabile anche ad agire, forse può controllare un certo numero di pietre magiche ed evocare risonatori, ma non può manifestare il pieno dei suoi poteri, e naturalmente non può nemmeno piegare la realtà all'interno della sua fiaba di appartenenza. »

    Okay, qui invece il giornalista non ha idea di cosa stia parlando la streghetta. Cosa diavolo sarebbe un giud-
    « ... Tu sei come noi. »
    Sussurra Skye, implicitamente inquisitiva.
    « Che sciocchezza! Non ho niente da spartire con delle miserabili fiabe! Presto riavrò indietro le memorie di Celentir, il mio mondo natio, e per allora sarò di nuovo completa. »

    « Complet-?! »
    « Io... devo riavere indietro il mio nome. »
    L'annuncio di Skye giunge repentino, lasciando il giornalista spiazzato, tanto per cambiare. La ragazza corre via, provocando uno sbuffo da parte di Riful.
    « E' questo il mio giudizio! »
    « E adesso? Dove stai andando? »
    Skye si volta per un istante, sorridendole radiosa.
    « Vado a riprendermi il mio nome! »
    Dal canto suo, Riful pare invece invogliata di farle del male.
    « Uno di voi mi faccia il piacere di seguirla. »

    Con il capo, Denver fa un cenno al Saggio di andare. Se non altro, almeno uno di loro due rimarrà in buona compagnia. L'altro, forse al sicuro. Forse.

    ---

    Il giornalista sospira profondamente quando Riful, dopo aver fallito ad aprire il portone davanti a loro con un “normale” incantesimo, ne usa un altro per far saltare in aria la soglia in mille pezzi. Sospira perché, suo malgrado, si è in qualche modo abituato a simili scene e ciò, rifletterebbe in altre circostanze, non è il più incoraggiante dei segni rispetto alla piega che ha preso da qualche tempo la sua vita. Purtroppo, “in altre circostanze” è dato proprio perché Denver deve ancora vedere, di fatto, un qualsiasi buon segno nella sua vita da quando ha incontrato Riful.
    Non c'è somma di denaro che possa compensare tutto ciò. Non quello che gli paga l'Alfiere Errante, né tantomeno le vendite dell'autobiografia che il giornalista scriverà un giorno, possibilmente una volta tornato negli Stati Uniti: nessun editore sarà mai disposto a pubblicare il capitolo che egli sta vivendo in questo preciso istante.

    « E' uno scherzo...? Mi state prendendo in giro...? »
    « Ah, tu lo chiedi? »
    « Non è possibile... voglio dire... »
    Riful si fa timidamente strada nella stanza, esaminando gli unici due elementi degni di nota che il giornalista riesca a vedere da quella distanza: un arcolaio, e una sedia su cui giace una ragazzina all'incirca della stessa età della streghetta, immobile, come congelata nel tempo, con una mela rossa in mano. Vestita di un abito elegante di seta e pizzo, Denver riconosce in quella fanciulla dai capelli grigi la principessa Rosaspina: la Bella Addormentata.
    « COSA CAVOLO CI FA BIANCANEVE NEL CASTELLO DI CENERENTOLA?!! »
    Ma evidentemente sbaglia.
    « C... Celentir??? »
    La ragazzina si fionda verso le tre pietre incastonate in quell'arcolaio che il giornalista sta osservando con curiosità da qualche secondo, e fa cenno alle sue guardie del corpo di farsi indietro. Così, da una debita distanza di sicurezza, Denver osserva placidamente le folgori magiche di Riful fallire una dopo l'altra ad intaccare quel semplice oggetto da sartoria, e così i colpi di spada della potente Lisa.

    « Maledizione... »
    Riful si morde un dito con tanta forza da spezzare un'unghia e cavare addirittura sangue. Denver trasale appena, ma la ragazzina non sembra badarci troppo.
    « Non c'è davvero altro modo... »
    Commenta con un tono inquieto, sottraendo con esitazione la mela a Biancaneve. A quel punto il giornalista, che ora si sta sentendo puntati addosso gli occhi della piccola, non può fare a meno di cominciare a capire, almeno rispetto al poco che sa di quel mondo...

    « Il veleno della mela è letale. »
    Annuncia lei; Denver annuisce: lo sa già, conosce bene quella fiaba.
    « Una persona qualunque ne sarebbe annientata. Un resonator morirebbe sul colpo ad un solo morso, e perfino un sovrano non riuscirebbe a sopravvivere. » Impallidisce. Non starà per... non davanti a lui, non con il Saggio di Palanthas -molto più bravo ad orientarsi in quel luogo di lui- oramai chissà dove. « Questo è quello che succede ad un sovrano se mangia la mela. Cade in coma e non può svegliarsi, se non con un unico modo. Un giudizio. »
    « Un cosa? »
    Ma è già troppo tardi: senza curarsi di spiegare decentemente, per una volta, quell'incosciente ha già morso la mela.
    « Felenfir è lì, nell'arfolaio. » Biascica mentre mangia. Sarebbe così che avrebbero “sbloccato” quelle tre maledettissime biglie? « E' sufficiente che eseguo il mio giudizio. Il veleno non tange un sovrano, capisci? »
    Prima che Denver possa chiederle di cosa stia parlando, esattamente, il risveglio di Biancaneve, annunciato da uno sbattere di palpebre e da uno sbadiglio, distrae entrambi.

    « Oh... Riful! Amica mia! Ciao, sei proprio tu? Che ci fai qui...? »
    In tutta risposta, Biancaneve riceve un'occhiata rabbiosa.
    « Bianca... te l'ho già detto. »
    Barcolla, oramai è sul punto di andarsene.
    « Io non sono tua amica. »
    Crolla al suolo come il corpo morto che è appena quasi diventata. Ora, come diavolo l'avrebbe riportata indietro?!

    « Riful... Riful! »
    La scuote, cercando di svegliarla pur sapendo in cuor suo che non servirà a nulla; e infatti non riesce a suscitare alcuna reazione. Nulla che lo stupisca ma, travolto da quell'uragano di panico, non ha neanche lo spazio per stupirsi.
    Preso un respiro profondo, e datosi dei leggeri schiaffetti sulle guance, Denver si avvicina alla ragazzina appena destatasi.

    « Biancaneve, giusto? » le porge la mano destra – l'unica che gli sia rimasta, invero. « Denver Brockmann, stavo accompagnando Riful e... come possiamo svegliarla? Che cos'è un giudizio?! »

    Biancaneve non risponde, intenta invece nell'esaminare i suoi dintorni come se non le fossero neppure familiari. Quando finalmente si rivolge al giornalista, è parecchio corrucciata.
    « Ma tu sei un pirata! Hai rapito la mia amica? »
    « Come un pir- » il giornalista fissa il suo uncino. Circondato da almeno conoscenti per tutto questo tempo, non ha mai considerato la possibilità che qualcuno possa scambiarlo per... Beh, quello a cui di fatto assomiglia. « Oh. »
    Nel mentre, Biancaneve si è avvicinata al corpo di Riful, sollevandolo per un braccio.
    « Non vedi che è morta? » commenta con un irritantemente familiare tono di sufficienza. « Ha mangiato la mela. *Quello* era il mio giudizio, mentre il suo non è andato bene. »

    Quello non risponde alla sua domanda, però. Nel frattempo, Denver si ritrova a constatare che: uno, non vuole avere a che fare con quella ragazzina più del necessario; se proprio deve essere costretto a restare in balia di una ragazzina impertinente, che almeno sia la ragazzina impertinente che conosce meglio. Seconda cosa, nell'arcolaio ci sono ancora le memorie di Celentir, e se prima del sacrificio di Riful questo pareva indistruttibile, ora...
    *CRASH*
    ...un colpo di uncino basta e avanza per mandarlo in frantumi, mentre le pietre rimbalzano sul pavimento di pietra. Denver si affretta a recuperarle: non era per quelle che erano giunti lì? Forse era proprio quello il “giudizio” di Riful e...

    « Andiamo, Riful! Non ti lascerò qui, naturalmente. Ti troverò una bellissima teca di cristallo, e poi staremo insieme per sempre... »
    ...”Bianca” la sta portando via, trascinandola ancora per il braccio come se fosse un pupazzo. Dove vuole andare con-?!
    « MA CHE DIAVOLO STAI FACENDO?! FERMA! » realizza solo un istante più tardi di avere usato un linguaggio così forte con una bambina, ma questa volta, per l'appunto, al diavolo. « Una teca di crist- Ora mi spiego le ultime parole di Riful. Comunque... »
    Cerca di fermarla, e di recuperare la nuova bella addormentata con gentilezza, posando le pietre sul palmo della mano di lei per poi infine stringerla attorno ad esse. Senza ottenere nessuna reazione.

    « Che cosa stai facendo? »
    Replica una Biancaneve irritata, mentre dietro il giornalista Lisa ed Helena esitano ad intervenire, confuse sul da farsi. La cosa peggiore? Denver, per una volta, le sta invidiando: non avere una volontà propria, almeno non una forte abbastanza da concepire il concetto di iniziativa, significa anche non dover sentire quel senso di responsabilità che ti spinge ad agire di propria sponte. Nessuno le avrebbe biasimate per la loro inazione, perché in quel momento quelle due non sono in grado di agire.
    Con uno strattone e un sinistro schiocco di ossa che si spezzano, la Fiaba riporta “l'amica” a sé.

    « Che schifo!!! » esclama, guardando Denver come se fosse melma. Dal canto suo, il giornalista sta ricambiando con un'occhiata tanto inorridita quanto infuriata. « Un resonator d'acqua ha cercato di toccarmi! »
    Questo è troppo, riflette. Denver non è un esempio di delicatezza, specie ora che si ritrova con una mano in meno, e Riful non è una persona che qualcuno di sano di mente definirebbe piacevole da frequentare, ma Biancaneve... Biancaneve ha passato il limite.

    « Lisa, Helena, placcatela, e se sapete dirmi cosa è un giudizio, ve ne sarei molto grato. »
    Riprende in mano le memorie e inspira profondamente. Vuole calmarsi. Se non lo fa, è certo che userà quella sua nuova protesi per appendere la principessina da qualche parte, o peggio. Le due evocazioni (resonator?), purtroppo, non sanno rispondergli.
    « Ad ogni modo, Biancaneve: io. Non. Sono. Un. Resonator. Ora rispondi alla mia domanda: qual è il giudizio di Riful?! »

    Nel frattempo, Helena si è fatta in avanti. Mette una mano sulla spalla di Biancaneve, che in tutta risposta afferra il polso della donna-drago con una forza tale da frantumare il ferro della sua armatura, spappolarne le carni e... spezzarne le ossa, sotto gli occhi del giornalista. Helena è costretta in ginocchio, tenendosi la mano ferita e osservando il resto della scena con occhi sgranati.
    « Sì che lo sei. » si limita a dire l'altra. « E devi lasciar stare Riful, lei non fa amicizie con i pirati. »
    Fa di nuovo per andarsene, ma ora è Lisa ad intervenire, venendo tuttavia per il momento ignorata dalla Fiaba.
    « Il giudizio di Riful... » mormora questa. « Lei è una fiaba, quindi... sarà nella sua fiaba. Come si chiamava la fiaba di Riful... »
    Riful è davvero una fiaba, quindi?!
    Lisa afferra Biancaneve per le spalle, ma ciò che Denver vede un istante più tardi è il cranio di lei venire sparpagliato per tutta la stanza, lasciando sul collo di lei nient'altro che un moncone di cartilagine e ossa. Il corpo scivola infine a terra, sotto gli occhi di un'Helena impotente, mentre il giornalista non riesce a trattenere il vomito. Una giovane donna, spappolata come un insetto.

    « COME NON DETTO, HELENA, CORRI AD AVVISARE GLI ALTRI DUE! DI' LORO CHE STA SUCCEDENDO! »
    Prima che anche tu faccia una fine simile, aggiunge fra sé.
    Denver ha già affrontato Helena, e ne è uscito vivo per miracolo. Quindi, a meno che non ci sia una sorta di meccanica alla sasso-carta-forbice in gioco -e visto come Riful aveva trasformato Rhaziel in un ramarro, quasi certamente non c'è-, egli non può nemmeno pensare di sfiorare quel... quel mostro.

    « Concentrati e cerca di ricordare, per favore! »
    Non riesce a credere di aver detto “per favore” ad una simile bestia, ma non ha altra scelta: non può fermarla, figuriamoci sconfiggerla, né farla ragionare; un disperato tentativo di chiederne un minimo di collaborazione è tutto quello che gli rimane.
    Helena, nel frattempo, ascolta il suo comando. Sfonda la parete della torre e, lanciatasi nel vuoto, assume la sua forma draconica mentre si fa sempre più minuscola e lontana. Se non altro, è riuscito a salvare almeno una delle evocazioni. Biancaneve, che nel frattempo si è messa a scendere le scale, neppure l'ha guardata.
    « La fiaba... la fiaba... » con un certo stupore del giornalista, la ragazzina lo ha più o meno ascoltato. « Oh, sì... me la ricordo. Il giudizio di Riful... Grimm, il principe della promessa, di certo lo saprà. Ma dopotutto io non voglio che Riful diventa un sovrano, poi se ne andrà via da me e mi lascerà da sola, di nuovo... »
    Molla all'improvviso il corpo esanime di Riful, che si affloscia lungo le scale.
    « Ma certo. Allora se uccido Grimm... »
    Ancora una volta Grimm, quel principe che porta il nome di quei due fratelli tedeschi che, quasi un secolo prima, avevano pubblicato quella raccolta di fiabe, a ulteriore conferma che quel mondo altro non è che un riflesso di molti altri, il suo compreso.
    Grimm, di cui Denver non conosce né la persona né l'ubicazione. Grimm, che il Gatto con gli Stivali aveva riconosciuto in quel Saggio di Palanthas.

    Oh, Cristo santo.
    Denver sbarra gli occhi, e mentre accorre a recuperare la sua protegé, prega che Helena arrivi in tempo ad avvertire l'uomo.
    Dopo aver ultimato il primo pronto soccorso per il braccio rotto di Riful, che ha tenuto fermo con delle assi, e fasciato con un pezzo di stoffa strappato dalla sua camicia.
    Ora, non gli rimane constatare che si trova perfettamente solo, con una ragazzina in coma di cui prendersi cura e nessuna idea su cosa caspita fare: non può fermare Biancaneve, non sa dove sia Grimm e, anche sapendolo, non può lasciare Riful da sola...

    Denver BrockmannStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Preoccupato
    Energia: 100/100
    Passive: Anti-Malia, Rilevazione Bugie, Rilevazione Pericoli, Auspex Scoop, Auspex Psion
    Scenici: N/A
    Equipaggiamento: M1917 Revolver
    Armatura: Armament: Hardening
     
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    « ...“possa il vento accompagnare i vostri passi”. »
    « ... Ed una stella propizia illuminare il vostro cammino. »

    Con uno schiocco sonoro, il portale dimensionale si richiuse alle loro spalle, sancendo così il commiato dalla Dama Fiethsing -la Veggente del Castello nel Cielo- e l'inizio di un nuovo tratto di percorso di quell'assurdo viaggio: ora, il profilo di un altro maniero si stagliava davanti al gruppo, incastonato in un paesaggio campestre da romanzo gotico -notturno e piovoso-, immerso in quell'atmosfera cupa e onirica, suggestiva e romantica che i luoghi isolati promanano agli occhi degli artisti e degli irrequieti.

    Un magnificente intrico di rovi avvolgeva le architetture spigolose e slanciate delle due svettanti torri gemelle, ma -tra tutte le cose che seguitava a borbottare con una dedizione quasi religiosa- la Streghetta pasticciona sembrava non darvi troppo peso, mentre sostava davanti ai cancelli, affiancata dalle due donne-guerriero che erano quanto ormai rimaneva della sua scorta.


    « Non ricordo più quando è stata l'ultima volta che ho viaggiato! ♥ Oh, ora che ci penso... »
    esordì allegra la bella bionda procace, rivolgendosi al Nephilim con un sorriso
    « Io non ricordo assolutamente niente dal momento in cui mi trovavo su Refarth! »

    « Non so se possa essere un fenomeno correlato, ma... »
    replicò Kerobal, annuendo comprensivo e benevolo in risposta alla fanciulla
    « Da quel che so, nei posti molto in alto l'aria è più rarefatta: c'è meno ossigeno, e questo può provocare scompensi nelle attività cerebrali. »

    Il poco afflusso d'ossigeno al cervello poteva in effetti essere una spiegazione plausibile alla attitudine della ragazza scarlatta, sebbene -in verità- il Principe-Demone avesse maturato anche un'altra teoria alternativa, che riconsiderò parimenti esaustiva quando lasciò scivolare le iridi magenta sulle pronunciate forme al di sotto della mantellina rossa, naturalmente in un modo casuale e disinvolto: cioè che nella comune prassi della circolazione, le tette trattenevano ogni sostanza destinata al cervello. Riportando lo sguardo al di lei viso, le sorrise affabile.

    « Aver cambiato ambiente potrebbe farvi bene alla memoria! »

    « Miei signori. Mia lady. Sono dispiaciuto, ma... le nostre strade, ahimé, qui si separano. »
    cupo e col cappello piumato calcato in testa, il Gatto con gli Stivali prese congedo
    « Ci dovessero volere secoli... troverò il nostro salvatore.
    Il principe Grimm salverà il nostro mondo come nella profezia, e riporterà l'equilibrio. »

    « Se c'è qualcuno che può trovarlo, siete certamente voi, Conte. »
    replicò compostamente il Saggio, replicando il solenne inchino dell'interlocutore
    « Vi auguro la miglior fortuna e una strada scevra di pericoli. »

    Ma durante la giocata precedente non avevi promesso di accompagnarlo?

    « Buona fortuna. È stato un piacere viaggiare in sua compag- »
    commenta il Giornalista/Pirata, sempre piacevolmente garbato

    « Ho trovato l'ingresso!! »
    le intemperanze della Megera in miniatura interruppero il momento dei saluti
    « Ci sono talmente tanti incantesimi che è quasi impossibile distinguerli uno per uno! »

    Perplesso, Kerobal gettò un'occhiata alla rocca, e inarcò un sopracciglio perplesso mentre tornava a squadrare la figuretta di Riful: l'ingresso era proprio davanti al suo augusto naso pizzuto... e il fatto che ne annunciasse il ritrovamento come se si fosse trattato di chissà quale conquista gli parve un po' strano anche per l'estensione della sua vanagloria; in ogni caso, dovette ammettere che -forse, con molta cautela e ancor più riserve- la Marmocchia ci sapesse fare almeno un po' quando la vide aprire uno strappo nel tessuto della realtà e svelare una porzione di castello... diversa.

    « Tzk. Ci sono magie di almeno tre o quattro diversi incantatori! Che incapaci! Mi ritengo offesa! Questi trucchetti non potrebbero ingannare una fattucchiera di bassa lega, dovrebbero vergognarsi di un'opera così approssimativa! »
    brontolò senza sosta, gettando il suo manico di scopa ed evocando un antico tomo
    « FUORI DAI PIEDI!!! »

    In risposta a quell'esortazione -e alla formula arcana pronunciata in precedenza- i rovi esplosero, liberando il passaggio verso il ponte attraverso le mura e il cortile interno, che la bimbetta cominciò a percorrere, ben presto seguita dal suo entourage; seguendola solo con lo sguardo, il Saggio di Nazara si attardò a porgere un altro cenno di saluto al Gatto con gli Stivali, quando questi si allontano con un'ultima parola di addio.

    « Fortunatamente il castello di Cenerentola non è il posto più pericoloso del regno delle fiabe. Non riesco a capire come le memorie di Celentir siano finite proprio qui, ma immagino che lo scopriremo presto. Non ascoltate i sussurri e non rispondete ad alcuna domanda diretta, ignorate i topi anche se vi chiedono aiuto e più in generale fate a pezzi qualsiasi cosa si avvicina troppo, specie se armata. Specie se si tratta di zucche. Già, le zucche... Le zucche uccidetele a vista. Ho un conto in sospeso con quelle maledette! »

    Domandandosi come potesse una bambina così saputella confondersi con le fiabe (perché non gli pareva affatto che i rovi c'entrassero qualcosa con Cenerentola), Kerobal si incamminò dietro agli altri, ammirando la vasta sala e i portoni di cristallo.

    « A dispetto delle grandi dimensioni, questa fiaba dovrebbe avere un solo sovrano. Ovviamente parlo di Cinderella. Ovviamente a giudicare dallo stato del castello, direi che il sovrano non ha ancora eseguito il suo giudizio. Un po' come la svampita qui presente ed il gattaccio, oppure come Uncino prima dell'attacco alla nave. »
    si preoccupò di spiegare la Fattucchiera, senza smettere di sbuffare nel mentre
    « Questo significa che probabilmente è inabile anche ad agire, forse può controllare un certo numero di pietre magiche ed evocare risonatori, ma non può manifestare il pieno dei suoi poteri, e naturalmente non può nemmeno piegare la realtà all'interno della sua fiaba di appartenenza. »

    « ... Tu sei come noi. »
    esclamò con una certa meraviglia la deliziosa Scarlet

    « Che sciocchezza! Non ho niente da spartire con delle miserabili fiabe! »
    redarguì l'interpellata, con la sua solita scortesia, inforcando i gradini della scalinata
    « Presto riavrò indietro le memorie di Celentir, il mio mondo natio,
    e per allora sarò di nuovo completa.
    »

    « Io... devo riavere indietro il mio nome. »
    replicò l'altra, apparentemente senza alcuna connessione, prendendo un'altra via
    « E' questo il mio giudizio! »

    « E adesso? Dove stai andando? »
    « Vado a riprendermi il mio nome! »
    « Uno di voi mi faccia il piacere di seguirla. »

    Esasperata e quasi sull'orlo di una crisi di nervi, la Mocciosa rivolse a lui e al Giornalista quella richiesta di aiuto... e dal momento che almeno stavolta era stata tanto educata da chiederlo come un piacere personale, il Nephilim -intercettando il cenno di Denver- si sentì particolarmente compiaciuto (e stranamente sincero) nel rivolgere alla ragazzina un sorriso affettato e accondiscendente, portarsi una mano al petto, ed eseguire un lieve inchino per mostrarsi solerte e ubbidiente.

    « Stia tranquilla: me ne occupo io, Milady. »
    assentì, rilassato e pragmatico, rivolgendosi poi a Denver
    « Voi andate pure avanti: se dovesse rivelarsi una falsa pista, vi raggiungiamo. »

    Salutato il Pirata dalla mano ad uncino, l'Artista si affrettò a raggiungere la Fiaba senza-nome, che si allontanava rapida e leggiadra per i corridoi di pietra, fluttuando agile come uno spettro, in uno svolazzare ipnotico e altamente coreografico della mantella cremisi: aveva alzato il cappuccio, ma i lunghi capelli d'oro scavalcavano la linea esile delle spalle per ondeggiarle attorno assieme alla stoffa scarlatta.

    « Duemila anni... riuscite a crederci? Ho atteso così tanto... »

    Nonostante la giovane non stesse nemmeno correndo, e a dispetto della sua costituzione atletica -superiore a quella dei comuni umani-, starle dietro in quel dedalo di passaggi angusti e ritorti non era esattamente facile nemmeno per lui, tanto che -a un certo punto- Kerobal dovette rassegnarsi a staccare a sua volta i piedi dal suolo e seguirla levitando, sfruttando una parte di sé stesso con cui aveva ancora poca confidenza e ricorrendo alla sua eredità di Galanodel.

    « Duemila anni senza un nome. »
    riprese la bionda, guidandolo a una balconata affacciata su un giardino invaso di rovi
    « Costretta a vivere nell'immobilità come la Ragazza Scarlatta nel Cielo.
    Ma finalmente tutto questo ha fine!
    »

    <i>Mentre l'aria fredda e piovosa dell'esterno li abbracciava, Kerobal lasciò vagare lo sguardo color ametista sull'orizzonte di quel paesaggio, e nel notare che ci fosse proprio una vista niente male da lì, considerò che -per quanto tetro- quello scorcio poteva offrire una cornice incomparabilmente suggestiva per una romantica
    liason.

    Doveva solo comporre a braccio qualche frase poetica ad effetto, ed essere affascinante come suo solito, e per il resto aveva tutto quello che gli sarebbe potuto servire: la natura selvaggia di quegli arbusti spinosi, che poteva rivestire temporaneamente di fiori -con poco sforzo e grande impatto- per sciogliere un po' il cuore della fanciulla... il cielo plumbeo sotto cui stringersi sentendosi persi... la pioggerella implacabile a bagnare i loro vestimenti leggeri... dei viandanti solitari in mezzo al sentiero in lontananza...

    Nel registrare quell'ultimo dettaglio, un campanello di allarme gli risuonò per la testa; non perché la cosa gli ispirasse una qualche forma di pericolo, ma perché qualcosa in loro l'indusse a fare maggior attenzione: non tanto al trio di spadaccini a cavallo, che pure -a giudicare dalla posizione difensiva e dalle armi snudate- dovevano ritenersi sotto una qualche minaccia, quanto al quarto cavaliere attorno a cui essi facevano trincea...

    Un ragazzino dai lunghi capelli d'ebano, proprio come suo nipote.
    La cui pelle riluceva tenuemente, proprio come tipico retaggio della stirpe Galanodel.


    jpg
    « ...Lowarn. »

    Ignorava chi fosse la bimbetta rosso-vestita, il perché fosse riversa al suolo ferita, o cosa stesse esattamente succedendo là sotto, ma... riconobbe sul suo carnefice la stessa corazza che aveva visto indossare per tutto il viaggio alle evocazioni di Riful, ricordò il comando che la Nanerottola aveva impartito alla sua ombra quando erano arrivati a Londra, e.. francamente, non gli importava di cosa ciò significasse: là sotto c'era suo nipote, e l'unica priorità era raggiungerlo e assicurarsi che restasse incolume e al sicuro, lontano da quel conflitto.

    « Mia Dama Scarlatta nel Cielo... perdonatemi, ma debbo assentarmi. »
    esordì Kerobal, saltando in piedi sulla balaustra e preparandosi a spiccare un balzo
    « Laggiù c'è la persona che sto cercando, e devo immediatamente raggiungerla. »

    Flesse i muscoli, e si scagliò nel vuoto.


    Librarsi in volo Poichè i Galanodel derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria, galleggiando in essa grazie al pensiero. Il volo è a volte accompagnato dall'apparizione di un paio d'ali bianche che, tuttavia, hanno puro effetto scenico. [Volo fino a 5 m dal suolo]
     
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    Lui aveva ricevuto un ordine. Un assoluto e implacabile editto, diventato la sua ragione di esistere e l'unica ossessione della sua anima artificiale. Si trattava della distruzione di una creatura ben precisa, un essere ai suoi occhi aberrante dal momento che il suo master ne aveva decretato la condanna a morte. Da quell'ordine dato fra i vicoli uggiosi di una Londra distorta fatta di fiabe, si era mosso con cautela nelle ombre, divenuto ombra lui stesso. Aveva cercato, guidato da un incantesimo che l'avrebbe condotto sulle tracce della preda. E non aveva avuto altri pensieri se non l'adempimento di quel compito. E non aveva fatto gesto o movimento che non fossero volti a completare la missione.

    Come ormai Denver aveva appreso in modo così diretto e spiacevole, Riful utilizzava un espediente piuttosto crudele per vincolare le sue evocazioni, trattandole più da oggetti che da esseri viventi. Un groviglio di sigilli, da quattro a sei per la precisione, erano impressi su più strati nelle memorie di quelle creature evocate, impedendo loro l'accesso ai loro ricordi e perfino al loro nome, come anche parte dei processi cognitivi fra cui quelli che le permettono libero arbitrio e la semplice capacità di mettere in discussione ordini o decisioni del loro master. Il pregio assoluto di avere a disposizione un piccolo esercito di macchine da guerra fedelissime e di fatto incapaci di sottrarsi ad un ordine è bilanciato dalle ovvie debolezze di creature a questo punto limitatissime nei ragionamenti ed praticamente incapaci di portare astuzia, se non basandosi sugli echi vaghi ed evanescenti delle precedenti esperienze non intaccate dai sigilli mnemonici.

    Non per la prima volta i sigilli si rivelavano per l'arma a doppio taglio che sono sempre stati, e l'errore fondamentale di Riful nel non considerare nemmeno per un attimo di avere a che fare con creature dotate di libertà di azione le si ritorce contro, cambiando il corso di questa storia. Kerobal, nella sua indolenza, ci mette del suo. Pur riconoscendo quella creatura d'ombra e metallo azzurro come la stessa evocazione assassina che agisce sotto gli ordini della strega di Celentir, non interviene e non prova nemmeno ad avvertire il nipote dello sbaglio, nonostante avesse la finestra di tempo materiale quantomeno per tentare. Il resto del lavoro lo fanno proprio gli enormi limiti di azione della creatura evocata. Incapace di spaziare oltre il semplice raggiungimento dell'obbiettivo, non può non agire in modo diretto e scontato, mantenendo la posizione e continuando ad attaccare perfino in una situazione di assoluta inferiorità, laddove l'originale da cui è stato creato non avrebbe MAI agito in modo così avventato e prevedibile. La luce evocata da Lowarn è veleno per un manipolatore delle ombre, nega l'uso delle arti mistiche di cui è maestro, toglie mobilità e riduce le opzioni. Porthos e Aramis affondano i fioretti verso di lui all'unisono, saltando da cavallo per attaccare in modo da sfruttare il momento favorevole. Il loro assalto combinato è più efficace del previsto, anche perché l'evocazione ancora una volta è lenta nell'ignorare il suo obbiettivo primario per concentrarsi su sopravvivere e portare a compimento la missione in un secondo istante. E' questione di un attimo, a malapena il tempo di un respiro. L'evocazione scatta all'indietro per evadere l'affondo dei due moschettieri, la spada di Aramis è più rapida e lo ferisce alla spalla La creatura afferra l'arma con un gesto rabbioso, proprio mentre qualcosa di rapidissimo e rosso gli passa sopra come un proiettile.
    Nell'istante immediatamente successivo il cranio mozzato della creatura d'ombra è schizzato alto nel cielo, assieme ad un fiotto di sangue fin troppo umano. Sebbene ferita in modo grave, Cappuccetto Rosso non mostrava segni di sofferenza ed evidentemente la sua agilità non era intaccata. Si era mossa con un tempismo perfetto, sfruttando l'apertura offerta dai due spadaccini e ponendo fine all'esistenza di quella minaccia con un solo attacco.

    « Tzk. »
    Disse in un soffio, facendo schioccare la lingua. Di nuovo avvolta nella mantellina scarlatta, agitò le orecchie da lupo con evidente nervosismo e si accorse solo allora di un secondo squarcio sul petto materializzatosi dal nulla che prima non c'era, perpendicolare alla prima ferita. Vi affondò le dita e le ritrasse sporche di sangue, che leccò con aria meditabonda mentre puntava gli occhi dorati in una direzione ben precisa, verso la balconata da cui Kerobal si era appena lanciato, e che ora ospitava una figura femminile dai capelli dorati, abiti verdi ed una curiosa mantellina rossa. Cappuccetto Rosso accennò al saggio di Palanthas con un sorriso che metteva in evidenza i canini.

    « Guarda, principe Grimm ♥ Hai visto che era come dicevo? Abbiamo sconfitto il mostro e liberato tuo zio, contento?? »
    Mentì lei, mentre il suo sguardo vagava sul cadavere dell'evocazione dall'armatura azzurra.
    « Era un resonator settato esclusivamente per uccidere me. La strega nera deve aver modificato dei parametri di base in modo da renderlo più efficace per eliminarmi. Perfino mentre gli staccavo il cranio si è mosso per uccidermi. Ufuf, sono stata fortunata... »
    Mentì di nuovo sorridendo, dando un calcio all'elmo ed alzando di nuovo gli occhi sulla figura in lontananza, che aspettava da sola sul balcone in alto. Cappuccetto Rosso rivolse a Lowarn un sorriso radioso, incurante delle ferite.
    « Adesso però devi credere a me, Lowarn del Castello Volante. La strega ha detto un sacco di bugie a tuo zio e lui le ha creduto. Sia perché non aveva motivo di dubitare, sia perché la strega è, brava a mentire... sia perché sotto-sotto tutto ciò che voleva era ritrovarti e riportarti a casa. Non credere a tuo zio, ma sopratutto non credere alla strega. Lei è malvagia, ha ucciso tutto ciò che ama ed ora sta portando la rovina nel regno delle fiabe per motivi di puro egoismo. E' colpa sua se il regno è così instabile, e le fiabe sono diventati incubi. »
    Si avvicinò al ragazzo e gli porse uno stiletto per l'impugnatura, per poi sciogliere uno dei nastri che le legavano i capelli in delle trecce, porgendo anche quello.
    « Lei sarà davanti a te, indifesa, in attesa del bacio della bella addormentata. Invece, tagliale una ciocca di capelli con questo pugnale e poi lega questo nastro sulle Pietre Magiche con un fiocco. Questo le impedirà di svegliarsi e bloccherà il diffondersi della piaga. »
    Gettò di nuovo uno sguardo alla fanciulla bionda in attesa sulla balconata, poi uno sguardo carico d'ansia alle porte dei giardini, ed infine alzò gli occhi al cielo. Subito dopo le pietre della più alta delle torri si infransero e qualcosa vi precipitò attraverso, lanciandosi nel vuoto in una scia di fiamme. Per un istante aveva assunto l'aspetto di una viverna dalla corazza blu elettrico, poi però prima di cadere al suolo divenne più piccola, prendendo di nuovo le sembianze di una fanciulla. Era l'evocazione che Denver aveva rinominato Helena, con un braccio spezzato di netto e gli occhi scoinvolti da quanto era appena accaduto nella torre. Guardò Lowarn ed il suo seguito, poi il cadavere del compagno appena abbattuto, gli occhi che si tingevano di disperazione. Poi arrancando si rialzò e corse in direzione di Kerobal, rivolgendosi a lui perché era l'unica persona che riconosceva come amica.

    « Dovete salvare il master. »
    Implorò reggendosi il braccio troncato di netto, le ossa spezzate che biancheggiavano attraverso carni e sangue.
    « Mi hanno ordinato di avvisarvi! Devo dirvi che cosa sta succedendo!! Salvate il master, vi prego. E' nella torre, è ferita gravemente! »
    Quasi all'unisono, un'ombra solcò le nubi gravide di pioggia nel cielo notturno, poi un forte stridere di metallo torto con violenza riecheggiò fra le erbacce dei giardini, mentre le spesse porte di legno e ferro battuto si accartocciavano su se stesse come se fossero fatte di carta. Qualcosa di potente oltre l'eccessivo fece il suo ingresso, tenendo i lembi della gonna con una mano per non sporcarla nel terreno umido mentre si guardava attorno con uno sguardo apatico. Appuntò sui presenti gli occhi di un azzurro tenue, squadrandoli uno ad uno con le labbra arricciate come se stesse guardando tanti piccoli cumuli di fango sulla sua strada. Infine fu il turno di Lowarn, e su di lui si soffermò.

    « Tu sei il Principe delle Fiabe... »
    Disse Biancaneve in tono scocciato, poi prese ad incedere in direzione di Lowarn, un passetto alla volta e senza ostentare fretta di alcun tipo, lenta ma dotata di un'aura tanto minacciosa e pesante da trasformare l'aria che la circonda in un sudario di buio palpabile. Sebbene le sue sembianze fossero quelle di una bambina, i tre moschettieri ugualmente fecero muro, schierandosi compatti davanti a Lowarn, per fargli da scudo. Poi però uno spostamento d'aria annunciò l'arrivo di un nuovo attore sul palcoscenico, e le cose già dannatamente complicate divennero davvero assolutamente ingestibili e caotiche.

    Vista dal basso, la nave-drago aveva un aspetto disgustoso e macilento. Le ossa della coda ripiegate a formare la chiglia, la cassa toracica che fungeva da impalcatura per legno e metallo, lo stridere dei venti che fischiavano attraverso le vertebre saldate l'una all'altra con la magia. Barlumi di un verde stregato avvolgevano la struttura, i barbigli verdastri della necromanzia che la animava erano ora visibili più che mai nell'ambiente notturno illuminato di malavoglia dalle stelle, e l'odore che emanava era tanfo di putrefazione. Virò lentamente ponendosi a filo con l'alta torre, poi file e file di cannoni decorati sbucarono dal suo fianco. Emise un'unica bordata di fuoco, colpendo la roccia con una decina di palle di cannone, salvo poi virare e puntare inevitabilmente verso il basso, la polena che era stata un tempo la testa di un gigantesco dragone che puntava dritta sui presenti, era impossibile non prestare attenzione alla sua sagoma così imponente, ma proprio mentre virava all'ultimo per terminare la sua corsa a neanche cinque metri di altezza, Cappuccetto Rosso si lanciò in avanti in direzione della balconata, schizzando in mezzo ai presenti ignorando tutti e tutto come un proiettile cremisi diretto al cuore della Ragazza Scarlatta nel Cielo.

    « Tu sei quella che ha preso il mio nome! »
    Disse la fanciulla in rosso, materializzando un lucente arco color smeraldo nelle sue mani.
    « Ridammelo!!! »
    Gridò puntando il dardo di luce sulla ragazza-lupo, che proprio allora balzò a pochi metri da Kerobal, saettando sopra la sua testa per avventarsi sulla Vera Fiaba...
    ________________________

    Nella torre erano rimasti soltanto i rottami a pezzi dell'arcolaio, le tre pietre magiche liberate dalla struttura fatata, il cadavere decapitato di Lisa, quello esanime di Riful e poi il povero Denver, che aveva anche mandato via l'ultima evocazione superstite in cerca di aiuto. Almeno era lontano dai guai, almeno in apparenza, anche perché là fuori aveva tutta l'aria di essere in corso qualcosa di molto grosso e molto complicato. Nell'obbedire all'ordine ricevuto, Helena aveva sfondato una parete, ed ora il reporter poteva intravedere qualcosa là in basso, bastava sporgersi un po'. Era troppo in alto per capirci qualcosa, ma con un po' di intuito avrebbe sicuramente capito che là sotto i numeri non tornavano, e c'erano decisamente troppi attori in quella commedia. Però c'era da tirare un sospiro di sollievo, perché almeno stavolta era lontano dai guai! La sanguinaria Biancaneve di quella fiaba malata si era recata proprio là sotto, dove avrebbe trovato sicuramente il saggio di Palanthas e la Ragazza Scarlatta nei Cieli. Quanto sarebbe stato brutto se avesse scambiato pure lei Kerobal per il principe Grimm? Il Gatto con gli Stivali aveva fatto lo stesso errore, era garantito che "Bianca" l'avrebbe emulato. A meno che là sotto non ci fosse davvero Grimm, quello vero. In tal caso, come avrebbero fatto a fermare quell'implacabile macchina da guerra capace di sbarazzarsi delle evocazioni di Riful come se fossero giocattoli? E Denver come poteva aiutarli, da lassù?

    Poi i cieli si mossero, il velo della notte si scosse, ed una sagoma tristemente familiare andò a complicare ulteriormente una faccenda già di per se da mal di testa. Stava arrivando la nave-drago! E stavolta non avevano Capitan Uncino con la sua nave pirata!
    ... E naturalmente ignorava puntualmente tutti quanti e faceva rotta proprio sul povero Denver, confermando quanto affermato in precedenza da Tinker Bell circa il semplice fatto che quelli ce l'avevano proprio con Riful!

    Quando il vascello volante virò lentamente ed iniziò ad affiancare la torre, non ci volle tanta immaginazione per capire cosa stava per succedere. Sulla Barbeque avevano subito passivamente fin troppe bordate da quella dannata nave fantasma per avere dubbi su cosa significasse quella precisa manovra. Per fortuna il vascello era piuttosto lento, quindi Denver avrebbe avuto tempo sufficiente per caricarsi Riful ed allontanarsi almeno dalla torre, prima dell'inevitabile concerto di cannonate.
    La parete già semidistrutta da Helena andò letteralmente in pezzi, mezza torre venne rasa al suolo e rimase in piedi per puro miracolo.

    « Ah... »
    Inspirò forte una voce roca e cavernosa, comparsa dal nulla dopo che si era udito un impatto su quel che restava del pavimento.

    png

    « Mi sono testimoni le viscere degli dei, gravide dello stesso sterco che ha partorito questo mondo a metà. Io AMO il mio lavoro. NiahAHAHahahAh!!! »
    Un essere grottesco sarebbe emerso dalla sala, costretto praticamente in ginocchio nell'affacciarsi alle scale. Superava di una spanna abbondante i due metri, inoltre indossava un ridicolo cappello a sonagli dalle doppie punte munite di campanelle che non faceva altro che accentuare la statura inumana. La corporatura massiccia era resa ancora più impressionante dagli abiti da pagliaccio di corte, che nemmeno ci provavano a risultare buffe, come di certo non ci riusciva il volto spigoloso carico di cerone bianco e la mostruosa bocca fatta di denti limati in modo da somigliare a zanne di uno squalo, e gli occhi carmini che pure di umano non avevano un bel niente.

    « Bene, bene, bene. Un sovrano già cadavere, ed un miserabile resonator a proteggerlo? Non ti scomodare a mercanteggiare, vogliono solo lei ma tanto io vi ammazzo tutti e due. Non è questione di dovere, capisci? Ho passato mesi nel tanfo di quella maledetta nave, avrò pure il diritto di sfogarmi, o no?? »
    Poi si guardò attorno, fingendo di ammirare la struttura del castello.
    « Che bel posticino. Da fiaba. »
    Quella, per la cronaca, era una battuta.
    « Dici che è ignifugo? »
    Alzò un dito, e scoppiarono incendi. Non un incendio e basta, ma dozzine di fiammate che iniziarono ad emergere dagli arazzi, dalle travi esposte, da tutto ciò che poteva prender fuoco. Sarebbe avvampata anche la giacca di Denver, ma per fortuna si trattava solo di un fuocherello facilmente estinguibile con una manata o due. Idem per la mantellina di Riful, pure quella a fuoco... solo che Riful era un po' meno capace di estinguerlo con una manata...
    Nel frattempo il clown iniziò a ridere, divertito dalla situazione che per Denver di divertente non aveva proprio un bel niente.

    Benissimo, siamo al punto clou della quest, e da questo momento si comincia a menare le mani. La situazione è molto complessa, ma voglio provare a riassumerla dividendola in più parti qui in off-topic. Per proseguire sarebbe preferibile fare alcuni turni via chat in modo da snellire il tutto e velocizzare i tempi, che vorrei concludere il tutto in tempi il più possibile brevi. Dunque:

    1) Sulla balconata si scontrano Cappuccetto Rosso e La Ragazza Scarlatta nel Cielo. Il duello è uno stretto uno-contro-uno, tuttavia siete liberi di intervenire a favore dell'una o l'altra fazione, se lo desiderate. Naturalmente l'intervento di un pg giocante sposterà rapidamente l'ago della bilancia verso l'una o l'altra parte, con tutti i pro e i contro del caso.

    2) Dall'unica porta che da sul giardino irrompe Biancaneve, ed è decisamente intenzionata ad uccidere Lowarn. Neanche a dirlo come già detto e ripetuto fino alla nausea si tratta di un sovrano che ha eseguito il suo giudizio, ed inoltre vi trovate nella sua fiaba. Se non disturbata si concentrerà sul suo bersaglio, ovvero "Grimm", e solo su di esso.

    3) Dall'alto ricompare la Nave-Drago, e stavolta gli occupanti sembrano piuttosto inviperiti. Hanno cannoneggiato la torre dove si trovavano Riful e Denver ed ora puntano su di voi.

    4) Nella torre la situazione si infiamma. Dopo aver distrutto un'intera parete della torre più alta, la nave drago sbarca uno dei suoi occupanti, che si rivela non essere propriamente un personaggio affabile e simpatico. Si tratta di un clown demoniaco alto quanto un palo della luce e con il fisico di un palestrato sotto steroidi, inoltre sembra in grado di appiccare incendi liberamente, tant'è che ogni cosa capace di prendere fuoco nelle vicinanze inizia a bruciare. Si tratta di una tecnica di livello Medio che non agisce in modo diretto sui presenti, ma si limita appunto a bruciare ogni cosa entro il raggio di azione.

    L'obbiettivo primario della scena è semplice e ve lo rivela Cappuccetto Rosso, ovvero dovete condurre Lowarn da Riful. Raggiunto quel primo obbiettivo sarà il principe in persona a dover scegliere che fare, se seguire le istruzioni di Cappuccetto (tagliare una ciocca di capelli di Riful con lo stiletto stregato e poi legare la Pietra Magica di Celentir con un nastro) oppure quelle più ovvie, scontate e già annunciate dalla Veggente della Luna Blu, e cioè il leggendario "Bacio della Bella Addormentata" che dovrebbe risvegliare la fanciulla vittima della mela avvelenata. Per qualsiasi domanda vi rimando ai soliti mezzi!
     
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    « Tzk. »

    Nell'assistere da spettatore alla morte dell'Assassino-Ombra, sguinzagliato per le strade di Londra da Riful, la mente di Kerobal non fu attraversata da nessun pensiero particolare: non aveva legami con quella creatura per potervi empatizzare in nessun modo, era all'oscuro dell'intera procedura che la Streghetta aveva compiuto su di lui e gli altri, e -a dispetto del suo retaggio per metà angelico- essendo cresciuto nelle lande selvagge e sanguinarie della Terra dei Demoni, era portato a considerare morte, omicidio e brutalità come la norma di certi ambienti. Una possibilità plausibile a verificarsi quanto qualsiasi altra.

    Come aveva già ampiamente dimostrato durante gli eventi della Barbecue, la morale era per lui un parametro subordinato al concetto dell'utilità pratica, e la sacralità della vita rimaneva un valore piuttosto altalenante in base al contesto; da quando poi aveva appreso che quelle creature erano Fiabe (esseri immaginari, neppure realmente vivi) il loro destino aveva perso qualunque esiguo peso potesse esercitare sull'equazione della sua fredda logica.


    « Guarda, principe Grimm ♥ Hai visto che era come dicevo? »
    la bambina in rosso che aveva decapitato l'evocazione si rivolse a Lowarn
    « Abbiamo sconfitto il mostro e liberato tuo zio, contento?? »

    Mentre si lasciava cadere nel vuoto, il vento che gli fischiava intorno impedì a Kerobal di udire quali suoni stesse scolpendo la boccuccia in movimento della ragazza-lupo, ma -ciò non di meno- il suo labiale gli consegnò parole in ordine sparso, che tratteggiavano nozioni confuse, e... lo aveva chiamato Grimm, probabilmente l'ennesimo scambio di persona.

    Osservandoli, le iridi color magenta captarono uno scambio di oggetti tra di loro, ma non fecero in tempo a mettere a fuoco di cosa si trattasse, perché un'esplosione -proveniente da qualche parte sopra la sua testa- dirottò altrove la sua attenzione: una viverna blu aveva sfondato la parete della Torre per gettarsi in picchiata verso il suolo, recuperando l'aspetto umanoide di Helena (una delle guardie della petulante mini-Fattucchiera), che -rimasta priva di un braccio- sembrava guardarsi attorno alla ricerca di qualcosa.

    Quando il Nephilim incrociò lo sguardo della fanciulla-drago, fu costretto suo malgrado a un tuffo nell'abisso di disperata apprensione che ristagnava al suo interno: mai avrebbe potuto immaginare gli eventi di cui la giovane guerriera doveva esser stata testimone, ma ebbe d'impatto la certezza che 1) fosse qualcosa di grave, e 2) c'entrasse la sua indisponente padrona.
    Il primo pensiero fu che Riful avesse fatto saltare per aria qualcosa e ci fosse rimasta schiacciata sotto.

    « Dovete salvare il master. Mi hanno ordinato di avvisarvi! »
    implorò la creatura, reggendosi l'arto distrutto e arrancando verso di lui
    « Devo dirvi che cosa sta succedendo!! Salvate il master, vi prego.
    E' nella torre, è ferita gravemente! »

    Serrando le labbra a trattenere un'imprecazione, il Principe-Demone scoccò una rapida occhiata alla cima della torre incriminata per fare una stima delle distanza, e nel cogliere -stagliata contro il cielo plumbeo- l'incombere di una grossa ombra vagamente familiare, poté facilmente immaginare che la cosa avrebbe apportato un imprecisato numero di grane al già precario bilancio della situazione; a richiamare la sua attenzione nel cortile fu il cigolio sinistro del metallo ritorto, e il suo sguardo si appuntò non senza una certa curiosità sulle eleganti linee in stile liberty del robusto portone di ferro battuto, ora accartocciate come lamiera scadente, e... sulla nuova presenza comparsa sulla soglia.

    A prima vista, sembrava proprio trattarsi di una graziosa e delicata fanciulla, ma dacché aveva divelto quella cancellata senza mandarsi un capello fuori posto -e dato il modo brutale in cui l'aveva fatto-, Kerobal non si lasciò truffare da quelle apparenze indifese nemmeno per una frazione di secondo: la pallida fanciulla possedeva chiaramente un potere mostruoso, e... non gli piacquero troppo né la smorfia altezzosa delle sue labbrucce nello squadrarli, né il modo in cui il suo sguardo vacuo e ceruleo -quasi ialino- si fermò su Lowarn.

    E, a proposito di cose spiacevoli, ecco sopraggiungere la Nave-Drago che gli era stata antagonista nella traversata sul vascello di Uncino: senza badare alla piccola folla sotto di loro, i cannoni si concentrarono sulla torre e fecero fuoco, segno che dovessero essere esplicitamente interessati a qualcosa o qualcuno (o molto più probabilmente a qualcunA) arroccato lì e... se già la cosa non bastasse a fomentare la confusione -sollevando un discreto numero di interrogativi circa il cosa volessero da Riful, e come facessero a localizzarla con tanta precisione-, il teatrino aveva ancora una sotto-trama da raccontare in quella scena-madre.


    « Tu sei quella che ha preso il mio nome! »
    asserì Scarlett, evocando un lucente arco verde, già pronto a scoccare
    « Ridammelo!!! »

    Sorvolando la testa del Saggio con un balzo rapido e preciso, la ragazzina-lupo che aveva guidato fin lì il Principe e i Tre Caballeros si lanciò sulla balconata dove la sventolona incontrata a Refarth era già pronta a dare battaglia; senza troppi convenevoli, le due cominciarono ad azzuffarsi in un fitto e ravvicinato scambio di colpi in cui sembravano fare proprio sul serio.

    « Tu sei il Principe delle Fiabe... »

    La seccatura nella vocina della bambina pallida ai cancelli non prometteva nulla di buono, ma fu quando cominciò la sua lenta avanzata in direzione del giovane Galanodel che il Nephilim fu sicuro di dover escogitare all'istante un modo per districarsi dalla situazione in cortile -che iniziava a farsi davvero troppo affollata-, e agire in fretta per allontanarne anche suo nipote: doveva analizzare la situazione, leggere le motivazioni dei personaggi lì radunatisi, e sfruttarle a proprio vantaggio.

    Un Ninja sconosciuto era morto per eseguire i dettami insensati di una marmocchia tanto incapace quanto presuntuosa. E allora? Riful aveva trovato un nuovo modo di farsi del male da sola con le sue decisioni avventate e i suoi incantesimi pasticciati? Nulla di nuovo. La Nave-Drago incontrata in crociera li aveva ritrovati per finire il lavoro? Cose che capitano. Ma non poteva permettere che fosse fatto del male a Lowarn.

    Sintetizzando l'arazzo intricato di eventi in mezzo al quale si era ritrovato, erano tre i punti-chiave della sua strategia: evitare lo scontro frontale con il mostro in forma di bambina, recuperare suo nipote dal mezzo di quel vespaio, e ricongiungersi alla Streghetta per farle performare l'incantesimo che li avrebbe riportati su Endlos; essendo i primi due obiettivi della sua agenda complementari non perse altro tempo, e passò all'azione.

    Visto come si pararono tra il Musicista e il pericolo, schierati per l'arrivo della minaccia e pronti a sacrificare i loro corpi per fargli da scudo da Biancaneve, i tre cavalieri -che dai cappelli piumati e l'abbigliamento poté azzardare corrispondere ai Tre Moschettieri del romanzo di Dumas- dovevano considerare il giovane Lowarn il loro prezioso sovrano, perciò... Kerobal decise di provare a risparmiar loro un massacro. Anche perché un po' gli ricordavano il Conte Felino, quindi gli facevano simpatia.

    Tentando di aggirarli con uno scatto rapido e discreto per sgattaiolar loro alle spalle e avvicinarsi al consanguineo, il Nephilim immerse la destra nello Scrigno di Giada -il medaglione incorporato nel bracciale che indossava sul polso opposto-, frugò nella sacca dimensionale in esso contenuta, ed estrasse quel che cercava non appena le dita affusolate si incastrarono con familiarità nei contorni della sua tavolozza dei colori; poi, recuperò un pennello dal tascapane alla cintura, l'intinse nel colore rosso, e con un balzo saltò in piedi sul destriero di Grimm.


    « Lowarn... reggimi il gioco. »

    Torreggiando sulla figuretta in arcione, la Corona di Nazara mugugnò appena quel sussurro flebilissimo, contando che solo l'udito eccezionale di suo nipote sarebbe stato capace di intenderlo; poi, proiettò dalla posizione sopraelevata uno schizzo di colore vermiglio al di sopra dei pennacchi dei cappelli degli Spadaccini, per superare le loro teste -e attirare la loro attenzione- e -soprattutto- per mandarlo a macchiare la terra tra il trio e la piccola calamità naturale.

    Il motivo del gesto? L'incanto di evocazione intrinseco in quella macchia di colore avrebbe fatto sì che una comoda striscia di velluto cremisi si materializzasse davanti ai piedini della sanguinaria Biancaneve, formando una pista ben più comoda e pulita su cui sfilare, soprattutto rispetto al fango e al lerciume di un cortile in stato di abbandono: un sontuoso tappeto rosso, che avrebbe dovuto catalizzare l'attenzione della bambina, una strada che le suggestioni mentali dell'Artista -blande influenze psioniche intrecciate all'evocazione- invitavano a percorrere fino alla fine, accrescendo le già naturali inclinazioni psicologiche che quella tonalità ricca e squillante ispirava.

    « Eroici Moschettieri!
    Il vostro arrivo mi era stato profetizzato dalla Veggente Fiethsing! »


    Così esordì Kerobal, richiamando l'attenzione dei Moschettieri e inventandosi di sana pianta una storia con le nozioni apprese in quel mondo; nella speranza che cogliesse il messaggio codificato, rivolse al nipote uno sguardo di intesa, prima di tornare a rivolgersi ai tre che l'accompagnavano.

    « Io sono il Saggio Endlos, Mago e Ritrattista di corte: la Principessa Palanthas è prigioniera in cima alla Torre, ed ora è anche sotto attacco di pirati manigoldi! »
    continuò nella sua narrazione, forse un po' posticcia, ma certamente appassionata
    « Io e il Principe Grimm dobbiamo raggiungerla al più presto!
    E voi dovete aiutarmi: vi imploro! »


    Intanto, se la magia del sentiero cinabro avesse fatto presa sul suo bersaglio designato, la mostruosa bambina dagli occhi vacui si sarebbe ritrovata ad eseguire una inversione a “U”, che l'avrebbe condotta direttamente a fronteggiare una sezione delle mura di cinta: non che lo Youkai credesse davvero che la cosa avesse potuto fermarla, ma tutto fa brodo se devi guadagnare tempo... e fu proprio a lei che rivolse un'occhiata delle iridi magenta, prima di mettere in guardia i Moschettieri.

    « Evitate lo scontro con quella creatura, soccorrete la madamigella-drago, e portatela con voi; da quella parte c'è un altro accesso al Castello: lei vi ci guiderà. »
    proseguì, tendendo la mano con la tavolozza per indicare Helena e darle istruzioni
    « Raggiungete il portone principale, e siate pronti a farvi strada fino alla Torre!
    Io e il Principe Grimm vi precederemo lassù! »


    Avendo premura di fare alla svelta, pur lasciando a Lowarn una finestra di tempo sufficiente per rassicurare i suoi paladini e persuaderli ad eseguire quanto era stato disposto, il Nephilim intinse le setole in un secondo colore, assicurò la tavolozza al bracciale -a mo' di scudo-, e infilò il pennello tra i denti; dopodiché -sollevato di peso il nipote dalla sella e sistematoselo in spalla- Kerobal usò il destriero come trampolino per darsi la spinta con cui spiccare un balzo e cominciare la risalita verso la cima della torre, correndo in verticale lungo le mura di pietra sfruttando la levitazione, così da lasciarsi un minimo di manovra per zigzagare sulla facciata di pietra nel caso Biancaneve o chiunque altro potesse farsi venire la brillante idea di inseguire i due Endlossiani.

    Nel passare accanto alla balconata dove le due Mantelle-Rosse duellavano senza quartiere, Kerobal agitò il pennello per proiettare a tradimento una macchia di colore sugli indumenti della Ragazza-Lupo: il grigio piombo, selezionato per quella Trappola di Colore, avrebbe dato forma, vita e soprattutto peso ad un groviglio di catene, terminanti in una grossa palla al piede da ergastolano, che -richiamando la sua attenzione con una sequenza di tintinnii metallici- avrebbero lasciato al bersaglio la suggestione di essere d'un tratto
    pesantissima, rallentando i suoi movimenti e proiettandola giù dalla balaustra oltre la quale la sfera di piombo penzolava nel vuoto.

    jpg
    « Ehi, Scarlett! Non so cosa sta succedendo,
    ma quando hai finito sbrigati a raggiungerci in cima alla Torre! »

    disse, fermando un istante la staffetta per rivolgersi alla bella bionda armata di arco
    « Siamo sotto attacco, e ci serve il tuo aiuto! »

    E senza nemmeno aspettare di vedere un cenno di risposta da parte di lei, il Principe-Demone ripartì, tirando per la sua strada, diretto allo squarcio nella parete dritto sopra davanti a lui, da cui fuoriuscivano i densi pennacchi di fumo di un incendio... naturalmente, reggendo (e proteggendo) il Principe di Laputa sotto un braccio, come un quarterback con il pallone da football mentre si lancia verso la meta.

    « Lowarn, è un vero sollievo rivederti tutto intero. »
    erano ancora a rischio, ma se c'era un istante per quattro chiacchiere, era quello
    « E così... hanno scambiato anche te per il Principe Grimm, eh? »


    Status Fisico: Illeso
    Status Mentale: Concentrato
    Energie 110% - (10% + 10%) = 90%

    Passive
    Librarsi in volo Poichè i Galanodel derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria, galleggiando in essa grazie al pensiero. Il volo è a volte accompagnato dall'apparizione di un paio d'ali bianche che, tuttavia, hanno puro effetto scenico. [Volo fino a 5 m dal suolo]

    Autorevolezza: E' questo un suono che tutti possono udire, perché scaturito dall'alta sapienza di coloro che lo pronunciano; la volontà dei Saggi muove questo potere, così che dalla loro giusta voce escano parole che agli altri appaiono profondamente sapienti, e pertanto degne di rispetto, così come degno di rispetto sarà, per chi ascolta, colui che parla. Una malia, un'azione per convincere anche i più scettici della grandezza dei Sapienti di Endlos, sicché al volere di questi le parole diventino capaci di infondere nella mente di chi le oda un tale rispetto per queste e per i Saggi, che certamente non dubiteranno della loro veridicità, e se verrà pronunciato un comando, vorranno eseguirlo senza proteste, quasi fosse l'ordine del loro più caro e severo dio. [Passiva di Gilda]


    Tecniche
    Color Trap – Fancy Red Carpet: Utilizzando il colore rosso del suo set di tempere, l'Artista può dar vita a un sortilegio che connubia le sue abilità di evocazione con quelle di suggestione mentale, dando vita e forma a un sontuoso tappeto rosso che fa immediatamente sentire il suo bersaglio come un VIP ad un gran galà, mettendo voglia di percorrerlo fino alla sua conclusione: l'impulso a sfilare per percorrerlo porta facilmente a perdere di vista qualsiasi cosa si stava facendo prima, anche a costo di deviare dalla propria strada.
    L'evocazione resta in campo 1 o 2 turni -a seconda della volontà del caster-, la lunghezza del tappeto rosso e la direzione che esso indica può estendersi entro il massimo raggio relativo al consumo energetico.
    Consumo: Variabile > Medio x 1 turno

    Color Trap – Grigio Piombo: Utilizzando il colore grigio del suo set di tempere, l'Artista può dar vita a un sortilegio che connubia le sue abilità di evocazione con quelle di suggestione mentale, dando vita e forma -ma soprattutto peso- ad un groviglio di catene, terminanti in una grossa palla al piede da ergastolano; la tecnica è principalmente destinata a bloccare e/o rallentare uno o più bersagli per l'intervallo di 1 singolo turno, richiamando l'attenzione di chi viene colpito dallo schizzo di vernice sui ceppi che lo avviluppano con una sequenza di tintinnii metallici, che rafforzano nella sua mente la suggestione di essere d'un tratto pesantissimo.
    Consumo: Variabile > Medio
     
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    "A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere;
    è certo, però, che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi".


    (E.M Cioran)


    ???

    L'apparizione dello zio Kerobal fu per Lowarn il più bel regalo che il Destino potesse serbargli, nonostante fosse circondato da gente strana, finte-sorelle inquietanti, fastidiose bugiarde, imbarazzanti superstizioni e profezie -che poco avevano a che fare col suo modo d'essere- e numerose altre cose che davvero non gli piacevano.

    « Lowarn... reggimi il gioco. »
    Osservandolo come si fissa un'apparizione sacra, al ragazzino vennero gli occhi lucidi, ma si contenne, limitandosi a farsi forza ed annuire convinto.
    « Eroici Moschettieri!
    Il vostro arrivo mi era stato profetizzato dalla Veggente Fiethsing! Io sono il Saggio Endlos, Mago e Ritrattista di corte: la Principessa Palanthas è prigioniera in cima alla Torre, ed ora è anche sotto attacco di pirati manigoldi! Io e il Principe Grimm dobbiamo raggiungerla al più presto! E voi dovete aiutarmi: vi imploro!
    Evitate lo scontro con quella creatura, soccorrete la madamigella-drago, e portatela con voi; da quella parte c'è un altro accesso al Castello: lei vi ci guiderà. Raggiungete il portone principale, e siate pronti a farvi strada fino alla Torre! Io e il Principe Grimm vi precederemo lassù! »


    Esattamente come gli aveva chiesto lo zio, così Lowarn fece; se da un lato non amava mentire, dall'altro era abbastanza intelligente da capire che perdersi in spiegazioni in quel momento era inutile quanto dannoso. Inoltre si fidava di Kerobal: non era certo un chiaro esempio di misericordia e bontà come Kalia o Uriel, questo poteva comprenderlo anche lui, ma confidava nella sua esperienza e nell'astuzia che -da bambino quale era, nonostante l'aspetto- il Principe non poteva certo vantarsi di avere.
    Si volse quindi verso la propria guardia, rassicurandoli con voce convinta.
    -Lui è nel giusto ed ha la mia fiducia: ascoltatelo, è un ordine del Principe.

    Terminata quella breve rassicurazione, si lasciò sollevare dal Nephilim, aggrappandoglisi alle spalle e cercando di non creargli particolari impedimenti. Ne approfittò per strappargli un abbraccio dato che -apparenze a parte- si sentiva ansioso e spaventato da quella brutta disavventura. Non era molto ma... in qualche modo riuscì in parte a rasserenarlo.

    « Lowarn, è un vero sollievo rivederti tutto intero. »
    Annuendo poco convinto, il Principe di Laputa pensò che anche per lui era un sollievo rivedere lo zio sano e salvo.
    « E così... hanno scambiato anche te per il Principe Grimm, eh? »

    -Zio, questa gente è tutta fuori di testa...- avrebbe confessato con vocina sconsolata -... ma pare che io lo sia davvero. In che modo sia successo, non saprei, forse si tratta di uno scambio di persona... ma farei qualunque cosa in mio potere per andarcene via. Non mi piace per niente questo posto.
    Si strinse ancora un pochino alle sue spalle, giusto per non cadere.
    -Mi sei mancato... non voglio più allontanarmi da te.

     
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    Denver Brockmann può finalmente tirare un sospiro di sollievo, solo per poi tossire a causa della polvere inalata. Helena si è lasciata dietro una voragine nel muro da cui il giornalista riesce a vedere il cielo notturno. Quella donna si trattava della sua ultima linea di difesa, e della penultima per Riful, ma quantomeno sono fuori pericolo.

    Biancaneve è a caccia del Principe Grimm, mentre il custode che il Gatto con gli Stivali aveva scambiato proprio per costui si trova qualche piano più in basso insieme a Skye. Salvo per fattori dei quali non potrebbe essere comunque a conoscenza, Helena dovrebbe battere sul tempo quella ragazzina psicotica, cosicché quell'uomo possa regolarsi di conseguenza una volta messo al corrente di tutto.

    Attendere è snervante. Ha provato ad esaminare quelle pietre in ogni modo, senza riuscire a cavarne un ragno dal buco, ha provato a risvegliare Riful egli stesso con un bacio sulla fronte, ma invano. Ciò non lo stupisce affatto: non c'è una singola nazione al mondo che rigetti con tanta forza il concetto stesso di aristocrazia come gli Stati Uniti d'America, tanto da essere addirittura del tutto alieno agli ideali della sua collettività.
    Soltanto pensare ad un “principe americano” è un'assurdità.

    Si avvicina alla breccia per verificare se Helena sia o meno sulla via del ritorno, ma si ferma a neppure metà strada, pietrificato. Nell'oscurità, Denver riconosce con orrore la stessa nave draconica che aveva quasi affondato l'ex-Barbeque, ora Jolly Roger, puntare in direzione del castello.
    Verso la torre.

    « Fuck, fuck, fuck, fuck, fuck! »
    Tinker Bell aveva detto il vero: chiunque essi siano, vogliono Riful.
    Fa appena in tempo a caricarsi frettolosamente Riful su una spalla, un'operazione resa complicata fino all'odioso per colpa dell'uncino, e ad allontanarsi dalla torre per evitare lo sbarramento di cannonate che arriva... un minuto dopo? Tre? Non lo sa e non gli importa. Denver sente solo di essere ritornato tutto d'un tratto nel 1917, quando aveva festeggiato il suo compleanno con un fucile in braccio, e un elmetto sul capo.

    « Ah... »
    Una voce roca rimbomba in mezzo al polverone.
    « Mi sono testimoni le viscere degli dei, gravide dello stesso sterco che ha partorito questo mondo a metà. Io AMO il mio lavoro. NiahAHAHahahAh!!! »
    Quando la coltre si dirada, Denver riconosce un uomo enorme vestito come una specie di clown uscito da un circo degli orrori. Non c'è nulla di rassicurante: non il berretto a due punte, rivolte verso l'alto così da sembrare le corna di un diavolo, non il volto intonacato di un cerone bianco che altro non fa che risaltare il rosso sanguigno di una bocca dalla quale spuntano affilati denti triangolari da squalo. Neppure gli abiti, rossi e blu petrolio, che non fanno che risaltare la già considerevole stazza del loro portatore.

    « Bene, bene, bene. Un sovrano già cadavere, ed un miserabile resonator a proteggerlo? Non ti scomodare a mercanteggiare, vogliono solo lei ma tanto io vi ammazzo tutti e due. Non è questione di dovere, capisci? Ho passato mesi nel tanfo di quella maledetta nave, avrò pure il diritto di sfogarmi, o no?? »
    Il giornalista non risponde. Ha puntato il revolver contro il pagliaccio, ma la mano gli trema troppo e non riesce nemmeno a premere il grilletto.
    Inspira.
    « Che bel posticino. Da fiaba. »
    Mormora un fottiti a denti stretti.
    « Dici che è ignifugo? »

    Uno schiocco di dita, e tutto prende fuoco. Denver ripone immediatamente l'arma nella fondina ed estingue un fuocherello avvampato sulla sua giacca con un paio di manate, per poi togliere subito la mantellina di Riful e gettarla a terra.

    « Sì? Credi per caso che Biancaneve prenderà bene la notizia? Ha già completato il suo giudizio, amico. Se non io, sarà lei a darti del filo da torcere. A te o a... » si stringe in una singola spalla. Si sposta cautamente di qualche passo, lanciando alcune occhiate al mobilio in fiamme. « ...sto per morire, no? Almeno toglimi un paio di curiosità: chi sta cercando questa ragazzina e perché diavolo la vorrebbe morta? »

    Sposta rapidamente col piede alcuni pezzi del mobilio sparsi per terra. Qualche suppellettile caduto nella colluttazione di poco fa, i frammenti più grossi dell'arcolaio. Lascia che parli, lascia che si goda il momento, lascia che perda tempo.

    Il clown solleva le mani con i palmi rivolti verso l'alto, nei quali si formano due sfere fiammeggianti con l'aspetto di teschi ghignanti. « Niahahahah! Sei loquace, per essere un ratto. Non ti preoccupare per il sovrano portante di questo piccolo e insignificante mondo grande quanto una bolla di piscio! Se ne occuperà Zero, c'è lei sulla nave. Io sono pagato solo per lei. » indica Riful.
    « E sia chiaro che non c'è niente di personale. Solo lavoro, niahahahah! »

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    « Capisco, pensa te. » Commenta infine Denver, guardando in basso con finta rassegnazione. « Ah, giusto un'ultima cosa. »
    Alza gli occhi verso quel tipo. Gli sorride.
    « Io non sono un resonator. »

    Uno dopo l'altro, tutti i frammenti e le cianfrusaglie in fiamme raccolti poco prima in un mucchietto vengono calciati in direzione di quello che il giornalista pensa sia un sovrano (di quale fiaba?). Sa che nessuno di quei pezzi di legno malandati gli farà qualcosa di più del solletico, ma non è all'impatto che punta, bensì a ciò che viene dopo. Sono oggetti in fiamme, e ogni fiamma produce del fumo; fumo che Denver vuole sfruttare per ostruire il campo visivo di quel mostro anche solo per un secondo.

    Perché un secondo è tutto quello che gli serve.
    Schizza in direzione della finestra che dà sulla parte posteriore del castello ad una velocità tale da rendere difficile seguirlo ad occhio nudo, a dispetto del peso di Riful e dell'uncino. Al diavolo, sono un pezzo di metallo al posto della mano e una ragazzina di undici anni; sono cose che può quasi trascurare.

    Sa fin troppo bene quanto non sia ancora riuscito a perfezionare quel nuovo trucco, ma anche con la responsabilità di un'altra vita (di qualcuno che potrebbe essere sua figlia, perdipiù) il giornalista si è costretto a scegliere fra la possibilità di morire nel tentativo e una morte certa se invece non avesse almeno provato.

    Lady Drusilia lo perdonerà per questo, si augura, viste le circostanze. Così, Denver compie il salto.
    Creando dei supporti energetici sotto i suoi piedi ad ogni passo, il giornalista corre lungo la parete della torre, ad un'angolazione di novanta gradi dal suo punto zero preferito, e con il cuore che pare voglia fuggirgli dal petto.
    Corre, tenendo ferma Riful con entrambe le braccia, fino a che non inciampa in un mattone sporgente e...
    ...continua a correre, ora emettendo i suoi appoggi a mezz'aria.
    Un angolo della sua mente osa fermarsi per realizzare meglio quello che sta succedendo, ma c'è poco da elaborare. Ciò che sta di fatto è che, in qualche modo, Denver Brockmann sta volando.

    Denver BrockmannStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Assolutamente nel panico.
    Energia: 85/100 (100 - 5 - 10)
    Passive: Anti-Malia, Rilevazione Bugie, Rilevazione Pericoli, Auspex Scoop, Auspex Psion
    Scenici: N/A
    Equipaggiamento: M1917 Revolver
    Armatura: Armament: Hardening
    Artefatti: Unguento di Rendalim, Cuscino Astrale, Interprete di Babele, Proiettile del Destino, Maschera del Mistero

    Slot #1
    Footwork
    Questa tecnica permette al suo utilizzatore di spostarsi a velocità molto più elevate del normale per brevi distanze, a costo di uno sforzo maggiore dal punto di vista fisico e mentale rispetto ad un normale scatto. Questa tecnica può essere utilizzata anche all'indietro, qualora non si volesse perdere di vista qualcuno o qualcosa mentre si indietreggia, ovviamente con tutti i rischi che ciò comporta.
    [Consumo Basso | Istantaneo]

    Slot #2
    Sky Stride (Nome Temporaneo)
    Questa tecnica permette al suo utilizzatore di emettere sotto il proprio corpo (solitamente i piedi) dei supporti fatti di pura energia, che permetteranno all'utilizzatore di potersi spostare in ogni direzione desiderata e su ogni superficie, compresa l'aria stessa.
    [Consumo Medio | Lungo]
     
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    Bianca si rese conto di essersi incantata di nuovo, quando all'improvviso sbatté le lunghe ciglia scoprendosi impegnata a fissare le pietre del castello. Si guardò attorno come se destata solo in quell'istante, cercando di tornare in contatto con la realtà e di ricordare gli ultimi istanti appena trascorsi. Ricordava il tappeto rosso, giusto! E ricordava di averlo percorso per tutta la sua lunghezza, arrivando in quel punto esatto. Non ricordava esattamente perché l'aveva fatto, visto che l'intenzione iniziale era quella di spezzare il collo al Principe della Promessa ed evitare che arrivi alla sua amica. Oh, giusto! Riful! Ecco cosa doveva fare! Dove l'aveva messa? Per un istante i suoi oggi grigi vagarono per il giardino in cerca del corpicino spezzato della strega, ma non trovò niente. L'aveva dimenticata a casa, evidentemente. Sperava solo che quel pirata con l'uncino non osasse toccarla o farle del male, perché altrimenti si sarebbe vendicata in modo terribile su di lui. Nessuno aveva il permesso di toccare la sua amica, le mani degli altri sono sudice e piene di microbi disgustosi.

    Si abbandonò ad uno sbadiglio lieve e appena accennato, realizzando solo in quel momento della presenza della nave-drago. Si accorse anche della torre sventrata dalle cannonate, e si chiese se fosse stata proprio quella brutta nave di legno ed osso a fare una cosa del genere. « Tu... non mi piaci. » Disse secca, allungando una manina in direzione del vascello fantasma. Nel far ciò, adocchiò anche nientemeno che il Principe Grimm, che stava volteggiando nell'aria assieme ad uno sconosciuto mai visto prima.
    Neanche loro le piacevano.
    Tirò con forza e la nave ebbe un violento sussulto, piegandosi su di un fianco e poi iniziando a cadere in direzione del castello, come se una forza di gravità obliqua l'avesse improvvisamente reclamata a se. La scocca del vascello gemette e si spaccò in più punti, fracassandosi come se stretta da una pressione invisibile. I pennoni saltarono, gli alberi si spezzarono, vetri ed assi di legno andarono in frantumi mentre il gigantesco artefatto volante veniva ridotto di dimensioni di un terzo, accartocciato come un vecchio documento non più utile e scagliato con lentezza esasperante in direzione di Lowarn e Kerobal.

    « Bontà divina, siamo arrivati tardi... »
    Insorse una voce femminile poco distante dal punto in cui si trovavano Kerobal e Lowarn, poco dopo che un lampo corvino aveva percorso la superficie esposta del vascello destinato a schiantarsi come un macigno dapprima sui due Saggi di Palanthas, e poi sul castello stesso.
    « Blazer!!! » Aggiunse la voce femminile, in tono stavolta rabbioso. « Il sovrano portante si è destato, come temevo è un Incubo! Devi trafiggere subito la strega con la daga d'argento, non importa se nel farlo la uccidi! »
    _______________________________

    -Lui è nel giusto ed ha la mia fiducia: ascoltatelo, è un ordine del Principe.
    Tutti i moschettieri avevano già impugnato le spade ed erano pronti a difendere il loro principe con le unghie e con i denti. Fortunatamente tutti e tre tentennarono alla comparsa di Kerobal, ed esitarono ad assalirlo perché nessuno di loro lo riconobbe immediatamente come un nemico, e questo in tutto e per tutto fu un bene. Il Saggio di Palanthas mise infatti le mani sul loro prezioso protetto, e se questi non avesse parlato immediatamente in favore dello zio questi si sarebbe trovato con tre fioretti diretti alla sua gola e ancora più grane a cui pensare -come se già non ve ne fossero a sufficienza in quei giardini.

    « Che facciamo?? »
    Chiese Aramis, perdendo per un momento il suo leggendario self-control.
    La voce del capitano delle guardie reali, però, mantenne la sua stoica lucidità.
    « Cos'altro possiamo fare?? Porthos, prendi la donna. L'ingresso è da quella parte! »
    Il più alto dei tre moschettieri si caricò l'ultima evocazione di Riful sulle spalle, e poi indicò Biancaneve con la spada.
    « E cosa dobbiamo fare con lei? E' una ba-- oh, buon dio... »
    Sotto gli occhi attoniti del trio di eroi, Biancaneve aveva appena alzato una mano e la gigantesca nave volante si era ridotta ad un ammasso di ferraglia in picchiata, diretta come una valanga di ossa, legno e metallo dritta su Lowarn e Kerobal, che nel frattempo avevano azzardato la scalata verso la torre, per raggiungere Riful.
    « Principe Grimm!!! NO!!!! »
    Athos non perse un solo istante, scattando in avanti e staccando i compagni, che faticarono per stargli dietro trascinandosi dietro Helena. Ignorando l'ordine di Kerobal, l'uomo utilizzò lo stesso ingresso sradicato poco prima da Bianca e corse in direzione della torre, per raggiungere il suo principe...
    _______________________________

    Gli artigli di Cappuccetto Rosso lacerarono un brano di mantellina della Ragazza Scarlatta nei Cieli, che mancò di nuovo il lancio facendo volare nel cielo uno strale color giada. Gridò per la sorpresa, cadendo all'indietro per un istante alla mercé della ragazza-lupo che però non approfittò, ma anzi le girò attorno come una belva gira attorno alla preda ferita, in attesa del momento per saltarle alla gola.

    « Ehi, Scarlett! Non so cosa sta succedendo,
    ma quando hai finito sbrigati a raggiungerci in cima alla Torre! »

    Cappuccetto Rosso sembrò sorpresa, alzò gli occhi in direzione di Kerobal e mosse le orecchie da lupo, infastidita.
    « Siamo sotto attacco, e ci serve il tuo aiuto! »

    « Scarlett?? »
    Disse Cappuccetto Rosso, in tono disgustato.
    « Adesso ti fai chiamare così? Non hai un briciolo di vergogna, fiaba senza nome! »

    « Hanno deciso loro il mio nome! Perché non ne avevo uno! »
    Ribatté lei, rialzandosi con orgoglio. Ora che erano vicine era del tutto chiaro: avevano la stessa identica voce, differente solo nel tono, nella rabbia e stizza infantile impressa dalla ragazza lupo, nella delicatezza quasi disperata della Ragazza Scarlatta nel Cielo.
    « Questo nome è mio, adesso! E lo sarà una volta per tutte, dopo che ti ucciderò e divorerò il tuo cuore! »
    Si scagliò nuovamente in avanti, lanciandosi sulla rivale con foga bestiale, ma quasi immediatamente si ritrovò strattonata all'indietro, rimase sorpresa poiché non si aspettava un simile attacco, dopodiché letteralmente piombò al suolo, sbattendo malamente mentre veniva trascinata per una gamba. Aveva una palla di piombo legata alla caviglia per mezzo di catene incantate sferraglianti, che a velocità crescente la trascinarono giù dalla balaustra mentre lei, disperata, tentava di contrastare quella forza artigliando il pavimento e squarciando le mattonelle.

    « No!!! »
    Gridarono all'unisono le due fanciulle, Cappuccetto Rosso incapace di arrestare la sua corsa verso la balconata, la Ragazza Scarlatta nel Cielo perché parimenti sorpresa da quell'aggressione. Quest'ultima senza nemmeno esitare abbandonò il lucente arco verse speranza e si lanciò sull'avversario, balzando all'ultimo per afferrarla per una mano un istante prima che la palla di piombo la obbligasse ad una caduta libera forse fatale.

    « Ma che stai facendo, idiota??? »
    Le gridò rabbiosa la ragazza-lupo, mentre Scarlett tentava in tutti i modi di trattenerla ed impedirle di cadere.
    « Non ho mai voluto tutto questo!!! »
    Disse disperata, mentre la mano di lei le scivolava via.
    Il viso di Cappuccetto Rosso si dipinse nuovamente dei colori caldi dello stupore, poi divenne improvvisamente quieto, immoto.

    « Non è quello che intendevo... »
    Disse abbandonandosi ad un sorriso triste, agitando le orecchie da lupo.
    « Quello che intendevo è che... »
    Con la mano libera artigliò l'aria davanti a se, ferendo a morte la Ragazza Scarlatta nel Cielo e incidendole cinque squarci sanguinanti sul collo delicato.
    « ... Sei l'unica qua a non accorgersi che questa è solo una stupida illusione... »
    _______________________________

    « Bontà divina, siamo arrivati tardi... »
    Impegnato com'era a scappare dal Clown Demoniaco, Denver si sarebbe senza dubbio stupito di udire una voce femminile dritta di fronte a se, stupore senza dubbio ancora più accentuato dal semplice fatto che si trovavano a parecchi metri di altezza, sospesi nel vuoto. Quante cavolo di persone potevano esserci là sopra, intente a svolazzare? Tante. Troppe. Ed almeno una di troppo, considerando che gli altri due erano Kerobal e suo nipote Lowarn, quel ragazzino tanto a lungo cercato dallo zio che Denver aveva a malapena intravisto a Palanthas, prima che Riful li catapultasse tutti in quella folle avventura.

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    « Blazer!!! » Aggiunse la voce femminile, in tono stavolta rabbioso. « Il sovrano portante si è destato, come temevo è un Incubo! Devi trafiggere subito la strega con la daga stregata, a questo punto non mi importa se nel farlo la uccidi! »
    La creatura di aspetto femminile circondata da un'aura di potere che si palesò davanti a Denver era umana, almeno in apparenza. Aveva vesti ed un copricapo tanto elaborate da sembrare stucchevoli, circondata da un sudario di buio ed energia mistica percepibile anche a distanza come un campo elettromagnetico di inusitata potenza, pura energia stipata in un corpicino troppo piccolo e fragile per non traboccare. Aveva labbra scarlatte su cui vagava un sorriso appena accennato, occhi sanguigni come quelli di una bambola, una staffa su cui spiccava una pietra azzurra che irradiava luce, e sette globi di oscurità che Denver e Kerobal avrebbero riconosciuto all'istante: Pietre Magiche, come la Grusbalesta, come quelle nella nave di Capitan Uncino e come quelle incastonate nell'arcolaio che manteneva Biancaneve Dormiente, ma non blu come quelle d'acqua o rosse come quelle fuoco, né multicolore come Celentir, bensì Nere come la notte. Pietre Magiche di oscurità.

    Alle spalle del reporter, una parete di pietra prima intatta si frantumò, e ne emerse la sagoma colossale del Clown diabolico, deformata dalla rabbia e stavolta con una lunga lingua da rettile che prima non c'era.

    « Otturati la bocca con la magia che sei solita vomitare, Zero. L'AVREI UCCISA FIN DALL'INIZIO!!! »
    Gridò la bestia, gli abiti che si squarciavano e le sue forme che si deformavano mentre si protendeva fuori dal castello, le gambe ad un certo punto rimaste di dimensioni normali, mentre il busto si ingrandiva e le braccia e la testa si allungavano fino a diventare una figura da incubo uscita da un quadro infernale di un pittore del tutto privo della minima ombra di sanità mentale...

    Kerobal&Lowarn: vi precipita addosso il relitto di una nave fantasma. E'... grossa come una nave, sì. E si parla di parecchie tonnellate di roba. Non è una tecnica quindi la reazione va ad interpretazione, di certo schivarla semplicemente spostandovi è impossibile! Alle vostre spalle avete la torre, a pochi metri da voi c'è Denver che fugge via, inseguito dalla sagoma grottesca del Clown Demoniaco Blazer e con di fronte la figura di potere appena comparsa dal nulla. Giuro che è l'ultimo nuovo personaggio che comparirà in questa quest, ahah!

    Denver: Il trucchetto rallenta il clown quel tanto che basta a farti scappare, ma la tua fuga dura davvero pochi metri. Hai di fronte quello che ha tutta l'aria di essere il Boss della squadriglia di cattivi della storia, che ti sbarra la strada pur senza far nulla, se non abbaiare ordini al clown demoniaco che ti da la caccia, e che per lo meno si scopre non saper volare. Forse. Beh, in compenso a quanto pare può deformarsi, ingrandirsi e allungarsi al punto da raggiungerti, gli arti grotteschi che si protendono per ghermirti da destra ed a sinistra. Considera l'attacco come una tecnica di livello Alto, se la subisci vieni immobilizzato e subisci un danno Alto da stritolamento.
     
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    Mentre sfruttava i doni della stirpe Galanodel per scalare i bastioni del maniero correndoci semplicemente sopra in verticale, Kerobal aveva già smesso di curarsi di quanto si era lasciato alle spalle: la brutta storia con Campanellino e i Bimbi Sperduti era acqua passata, la raccomandazione fatta a Scarlet un qualcosa di detto pour parler, il piccolo l'inganno ai Tre Moschettieri persino una buona azione per salvar loro la vita, e lo scherzo tirato a Biancaneve nulla più che un'innocente burla da dimenticare subito dopo...

    Insomma, mentre procedeva dritto alla meta -la Streghetta che avrebbe dovuto ricondurli alla loro realtà-, l'unica cosa di cui il Nephilim stesse preoccupandosi erano le condizioni del nipote, che in quei momenti si aggrappava a lui con tutto il trasporto che un bambino (che dopotutto era) potrebbe avere nel riabbracciare la propria famiglia, dopo esserne stato separato per lungo tempo e senza garanzia di poterli rivedere.

    Poco prima, nel cortile, nonostante gli occhi lucidi, il giovane Violinista era stato impeccabile nel recitare la propria parte rassicurando le guardie del corpo , ma ora che i due Endlossiani avevano guadagnato quota, potevano finalmente parlare liberamente... e per quanto flebile e sconsolata fosse la vocetta del Saggio di Symphonia, l'Artista lo ascoltò con attenzione ed interesse.


    -Zio, questa gente è tutta fuori di testa... ma pare che io lo sia davvero.-
    confessò Lowarn, stringendosi alle spalle del consanguineo come uno zainetto
    -In che modo sia successo, non saprei, forse si tratta di uno scambio di persona... ma farei qualunque cosa in mio potere per andarcene via.
    concluse con sincerità il piccolo, evidentemente traumatizzato da quel mondo
    - Non mi piace per niente questo posto. Mi sei mancato... non voglio più allontanarmi da te.

    « E ti assicuro che non dovrai farlo. »
    lo rassicurò il Principe-Demone, come se la cosa non fosse affatto in discussione
    « Non finché non saremo tornati a casa nostra, a Istvàn:
    dalla tua Mamma, da Lady Kalia, dallo Zio Quarion, e persino da quel barboso di Arthur. »


    Stava per cambiar argomento, così da spingere il nipote a concentrarsi su pensieri più frivoli e piacevoli come “la prima cosa che farai quando saremo a Palanthas” o “la merenda ideale del Dolci Grazie di Laputa”, quando una nuova preoccupazione si affacciò di prepotenza ai margini delle sue percezioni: la Nave-drago -ora accartocciata come una lattina da una forza terribile e misteriosa, che la manovrava come un giocattolo- sbandò improvvisamente in mezzo al cielo plumbeo che solcava, e cominciò a cadere in direzione del castello... Proprio in rotta di collisione con le loro teste.

    Quasi nello stesso momento, proprio dal punto della Torre che era la meta dei due Galanodel, le iridi magenta del Saggio videro il Giornalista suo compagno di viaggio saltar fuori dallo squarcio nel muro, e cominciare a corrergli incontro (come lui, lungo la parete di pietra, ma in direzione opposta) con in braccio l'insopportabile marmocchia, stranamente priva di sensi.

    « Bontà divina, siamo arrivati tardi... »

    Un lampo nero percorse la superficie sventrata del vascello in caduta, e sebbene Kerobal non avesse in quell'istante contingente né il tempo né la voglia di badare anche a quel fatto, la voce femminile e sconosciuta gli giunse da fin troppo vicino per poter essere ignorata.<i> Perché i guai hanno il brutto vizio di non sparire per il semplice fatto di distogliervi lo sguardo.

    <i>Fermandosi di colpo, il Nephilim fece un rapido punto della situazione, perché per quanto non amasse agire di fretta e gestendo più
    task contemporaneamente, la situazione non gli permetteva di esimersi da una rapida analisi degli elementi in gioco, dei fattori di rischio, e delle possibili variabili da sfruttare a proprio vantaggio: a destra aveva il relitto di una nave volante, che percorreva la parete di pietra in un mare di polvere e scintille per travolgerlo...

    « Blazer!!! Il sovrano portante si è destato, come temevo è un Incubo!
    Devi trafiggere subito la strega con la daga d'argento, non importa se nel farlo la uccidi!
    »

    ... e sopra la sua testa era comparsa una signorina (graziosa, ma non abbastanza dotata per essere il suo tipo), che berciava ordini per un tale “Blazer”; il fatto che quella fosse circondata da sette Pietre Magiche, che il comando impartito in merito al Strega da trafiggere riguardasse probabilmente Riful, e che il tale “Blazer ” rispose alla chiamata sfondando una parete della martoriata torre proprio alle spalle di Denver gli resero incredibilmente facile scegliere l'uscita più logica e meno dispendiosa da quello scomodo accerchiamento.

    « Otturati la bocca con la magia che sei solita vomitare, Zero. »
    replicò il Clown demoniaco, dalla lunga lingua serpentina
    « L'AVREI UCCISA FIN DALL'INIZIO!!! »

    « Lowarn: tieniti stretto a me e non mollare la presa. »

    Così, Kerobal si impresse la spinta per un balzo all'indietro, soppresse momentaneamente quella parte della sua natura che gli consentiva di fluttuare nell'aria, e -facendosi avvincere dalla gravità- lasciò che il suo peso e quello del ragazzino li trascinasse il più rapidamente possibile verso il terreno: la via di fuga per sfuggire allo schianto della Nave-Drago e per distanziare i due nuovi ennesimi piantagrane era alle loro spalle.

    Naturalmente, però, non era sua intenzione schiantarsi, e non appena ebbe modo di vedere la fiancata della nave scorrergli davanti e passare oltre, il Nephilim arrestò la caduta: si rigirò agilmente a mezz'aria, e -sempre levitando- si slanciò fulmineo in direzione di Denver e Riful.


    « Che cosa è successo su quella Torre? Perché Riful è in questo stato? »
    domandò, rivolto al Pirata, raggiungendolo insieme a Lowarn
    « Dobbiamo trovare un modo per svegliarla: ci serve per tornare su Endlos! »

     
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    A parlare è una giovane donna che si è appena parata davanti al giornalista, fluttuando con naturalezza mentre quest'ultimo sta cercando di dividersi fra il tenersi in qualche modo in aria, fuggire da quel pazzo furioso in cima alla torre proteggendo sé stesso e il suo unico biglietto di ritorno nel mondo più o meno reale al tempo stesso, cercando anche nel frattempo quel dannatissimo Saggio di Palanthas. Ora senza nemmeno un'apparente via di fuga, perché se i suoi calcoli sono corretti allora quella è “Zero,” poiché è una donna, si trova nei pressi della nave e ha appena usato il plurale.

    Sembra che sappia volare chiunque da queste parti, chiunque. Se in parte maledice il suo nuovo vantaggio già reso vano nel giro di pochi istanti, dall'altro canto ciò parrebbe valere anche per i suoi alleati: perché il Custode è laggiù, insieme al ragazzo con cui Denver l'ha visto alla Biblioteca prima che Riful trascinasse tutti in quell'impresa di una follia e idiozia senza confini. Helena non si vede, ma il reporter vuole credere che si sia solo rifugiata a leccare le proprie ferite, rimanendo tuttavia pronta ad intervenire nel momento nel bisogno. Come per esempio adesso: perché ora cazzo se c'è bisogno.

    « Blazer!!! » urla di nuovo Zero, o chiunque quella fanciulla sia, con rabbia intrisa nella voce. « Il sovrano portante si è destato, come temevo è un Incubo! Devi trafiggere subito la strega con la daga stregata, a questo punto non mi importa se nel farlo la uccidi! »
    « MA SI PUÒ ALMENO AVERE UNA DIAVOLO DI SPIEGAZIONE QUI, O ASSUMETE CHE NOIALTRI SIAMO TUTTI ONNISCIENTI?! »
    Denver replica esasperatamente, addirittura riprendendo fiato a grandi boccate alla fine di quella domanda che forse non avrebbe nemmeno dovuto formulare come retorica. Solo Fiethsing, per quei pochi minuti in cui si sono incontrati, era stata disposta a dargli qualche risposta.
    Zero è tanto graziosa quanto difficile da focalizzare, a causa dell'acconciatura, gli accessori e i vestiti tutti estremamente elaborati tanto da dare fastidio, che si contendono con ferocia l'attenzione dello sguardo. A vincere quella non-lotta è tuttavia qualcosa di non visibile: è l'energia che emana, così densa e straripante che perfino Denver è in grado di avvertirla distintamente, tanto che il giornalista non riesce a spegnere quel campanello d'allarme che ha sempre avuto nella testa, e che in quel momento lo sta supplicando di allontanarsi da lei. Subito.
    Solo un secondo più tardi egli riconosce infine quelle sette sfere che le levitano attorno: Memorie, come quelle che tiene nella tasca ma che non sa minimamente come usare, e come quelle di Capitan Uncino. Solo, sono nere.

    Dietro Denver, una parete della torre prima in perfetto stato crolla sbriciolata, con “Blazer” che emerge dalla coltre di polvere poco dopo, il volto letteralmente deformato dall'ira.

    « Otturati la bocca con la magia che sei solita vomitare, Zero. L'AVREI UCCISA FIN DALL'INIZIO!!! »
    Già, ancora non ha cambiato idea, e ovviamente il giornalista non è ancora fuori pericolo. Blazer non vola, ma è solo perché non ne ha bisogno, perché tutto ciò di cui ha bisogno per raggiungere Denver è braccia perfino più grosse e lunghe di quelle che ha già, e che si protendono solo per afferrarlo. Denver riesce a sfuggire loro per un pelo, con un rapido balzo all'indietro mentre solleva Riful in alto, per non correre il rischio che sia lei a venire stritolata.

    Subito dopo, il duo viene raggiunto dai due Saggi.
    « Che cosa è successo su quella Torre? Perché Riful è in questo stato? »
    Domanda il suo compagno di avventure.
    « Dobbiamo trovare un modo per svegliarla: ci serve per tornare su Endlos! »

    « Perché è un'imbecille. » replica arido il giornalista. « Serve il bacio di un principe, comunque, perché questa ragazzina si è mangiata una mela avvelenata per le sue cazzo di pietre! Tu, “Grimm,” anche se non è il tuo vero nome, mi pare di ricordare che sei un principe comunque, no? Perché sappi che io no. »

    « Ha senso, sì... Potrebbe funzionare... » commenta l'altro, carezzandosi il mento con fare pensieroso, per poi ruotare il capo verso il nipote, che gli sta aggrappato alle spalle. « Lowarn: prova a dare un bacetto a questa bambina. Credo sia l'unico modo per porre fine a questa Fiaba... »

    « Vi chiedo solo di sbrigarvi. » conclude il giornalista, porgendo Riful al Saggio. « Non so quanto riuscirò a continuare così. A volare, intendo. »
    Anzi, si corregge, a saltellare a mezz'aria sui supporti che deve consciamente emettere in continuazione.

    Denver BrockmannStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Inquieto ed esasperato. Sopratutto esasperato.
    Energia: 65/100 (85 - 20)
    Passive: Anti-Malia, Rilevazione Bugie, Rilevazione Pericoli, Auspex Scoop, Auspex Psion
    Scenici: N/A
    Equipaggiamento: M1917 Revolver
    Armatura: Armament: Hardening
    Artefatti: Unguento di Rendalim, Cuscino Astrale, Interprete di Babele, Proiettile del Destino, Maschera del Mistero

    Slot #1
    Rippleter (Nome Temporaneo)
    Questa tecnica permette al suo utilizzatore di neutralizzare attacchi fisici o magici non opponendovi resistenza, bensì semplicemente spostandosi quel tanto che basta da schivarli del tutto. Questa tecnica richiede una concentrazione ed uno sforzo non indifferente, ed è impossibile quindi usarla per evitare attacchi fisici e magici contemporaneamente.
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    "A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere;
    è certo, però, che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi".


    (E.M Cioran)


    ???

    « Lowarn: tieniti stretto a me e non mollare la presa. »

    In realtà, il Principe Errante non si fece ripetere quell'avvertimento due volte. Anzi, tecnicamente si era già improvvisato un comodo zaino, con gambe e braccia ben serrate, in modo da non cadere. Per non deconcentrarsi -e per non morire di paura- era stato anche abbastanza furbo da chiudere gli occhi per tutto il tragitto, ripetendo mentalmente l'intera esecuzione del "The Last Rose of Summer" di Heinrich Wilhelm Ernst, comprese le parti di violino in cui la mancina si dilettava in suoni pizzicati, mentre la mano destra continuava imperterrita la propria melodia.

    « Che cosa è successo su quella Torre? Perché Riful è in questo stato? Dobbiamo trovare un modo per svegliarla: ci serve per tornare su Endlos! »
    Sovente ascoltava i respiri di Kerobal e la sua voce era l'unico suono in grado di riportarlo alla realtà. Solo quando lo sentì interrogare qualcuno, infatti, decise di tornare al mondo reale, deciso a trovare una qualche soluzione.
    « Perché è un'imbecille. » replicò Denver, riapparso anche lui in quel delirio « Serve il bacio di un principe, comunque, perché questa ragazzina si è mangiata una mela avvelenata per le sue cazzo di pietre! Tu, “Grimm,” anche se non è il tuo vero nome, mi pare di ricordare che sei un principe comunque, no? Perché sappi che io no. »
    In quel momento, al giovane Galanodel gli si gelò il sangue. Incontrando lo zio aveva sperato invano di rimanere lontano da ragazzine ingrifate e strani atteggiamenti disdicevoli (oltre che "...bleah!"); scoprire che l'unico modo per andarsene via riguardasse esattamente l'origine della sua reticenza lo trascinò in un malessere profondo, condito da parecchio disagio.
    « Ha senso, sì... Potrebbe funzionare... Lowarn: prova a dare un bacetto a questa bambina. Credo sia l'unico modo per porre fine a questa Fiaba... »
    « Vi chiedo solo di sbrigarvi. » concluse Denver porgendo una bambina addormentata « Non so quanto riuscirò a continuare così. A volare, intendo. »

    Ascoltando il consiglio dei due colleghi, il Principe di Laputa si affacciò da dietro la spalla di Kerobal a fissarla. A quel punto per nessuno di loro sarebbe stato troppo complicato scorgere l'espressione di violento disgusto stampata sul volto del povero Lowarn, deformata ancor più dal dover esser "costretto" a qualcosa che sarebbe sicuramente tornato in futuro a tormentarlo nei suoi peggiori incubi.
    Lo zio, captando l'evidente malumore del ragazzino, si dimostrò quindi comprensivo -trovandola una bambina senza alcun appeal-; con un lieve "pat-pat" sulla testolina scura, lo avrebbe rassicurato...

    « Posso capire le tue reticenze, ma temo sia l'unico modo che abbiamo per arrivare al "vissero felici e contenti" e tornare a casa...»
    -...eh.

    ...e se essere compreso alleviava ma non eliminava l'orribile peso emotivo di cui si sentiva vittima in quel brutto momento, Lowarn scelse comunque di mettere da parte il suo benessere per quello collettivo. Al più, avrebbe chiesto ad Arthur qualche strategia (o pozione) che potesse fargli dimenticare l'accaduto.
    Prese dunque un respiro, richiuse gli occhi.
    La baciò.

     
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