Le Ere Millenarie

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    La baciò.
    Non fu un gran bacio, al contrario di quelli che si narrano nelle fiabe. Probabilmente parte del problema era la principessa, che più che addormentata era proprio in stato di morte apparente, con il polso spezzato ed una spalla slogata male dalle attenzioni di Biancaneve, che l'aveva trascinata giù per le scale come una bambola prima di dimenticarsene. Un po' fu anche colpa di Lowarn, che non ci mise abbastanza pathos, magari lo zio avrebbe dovuto potuto insegnargli qualcosa in merito. Fatto sta che la baciò, e all'improvviso il tempo sembrò rallentare e tutti quanti tirarono il fiato. Fra i presenti, solo Zero aveva un'idea esatta di cosa sarebbe successo, quindi fu anche l'unica a non preoccuparsi più di tanto di quello che stava per accadere. Dopotutto, lei ci aveva provato fino alla fine, aveva fatto il suo dovere e quindi...
    Beh, non le era andata bene neanche questa! Fine di una breve storia triste.

    Una colonna di luce nacque dal nulla, avvolgendo Riful e Lowarn e sbalzando via tanto Kerobal, quanto Denver, ma non prima che a quest'ultimo venisse strappato il possesso di una delle Pietre Magiche contenute nell'arcolaio, quella di colore rosso dai turbinanti riflessi nero pece. Dalla tasca del reporter, Celentir balzò al centro della colonna di luce e ne venne inghiottita, si tramutò in uno sfavillio cremisi e volò dritta verso la mano protesa di Riful, che la afferrò con un gesto repentino. Rapida com'era apparsa, la colonna di luce si estinse in un luccicare di frammenti di luce, ma non senza lasciare evidenti conseguenze. La figura femminile al centro della scena era un po' più grandicella, almeno tre anni in più in apparenza, aveva il viso dai lineamenti meno dolci e privo dei tratti tipici dei Galanodel, ma sopratutto aveva degli occhi magnetici, molto più inespressivi e freddi, di un gemmeo color ametista. Lunghi capelli d'argento, la mantellina perennemente agitata dall'aura eterica tanto densa da sembrare palpabile, l'alto cappello da strega, gli occhi color ametista. Somigliava a Riful solo vagamente e solo per via dell'abbigliamento...

    « Allontanatevi subito dalla mia amica!!! »
    Ringhiò Biancaneve in tono di rabbia crescente, mentre la terra iniziava a tremare ed enormi blocchi di roccia si sollevavano dal giardino invaso dai rovi. Il castello stesso venne devastato dall'interno da macigni di pietra che si innalzarono in alto, le torri più alte crollarono una dopo l'altra ed il cielo notturno, da cui proveniva una pioggia sottile, prese a sfaldarsi come se fosse un vecchio intonaco nero che si riduceva a calcinacci. Fino a quel momento Zero si era impegnata con tutta se stessa per limitare l'azione del sovrano portante, ormai ridotto ad Incubo ed irrecuperabile, come risultato non aveva potuto provare a lanciare incantesimi o anche solo entrare nella mischia, affidando a Blazer il compito a suo dire semplicissimo di trafiggere la strega con il pugnale d'argento che serviva ad impedirle di diventare a sua volta un incubo. Il principe però l'aveva appena baciata, quindi ormai era fatta.

    « FINISCILA SUBITO, BIANCA!!! »
    Gridò con voce completamente diversa la memoria vivente di Celentir. L'aria stessa si smosse con rabbia, e perfino Blazer fu costretto a portare le mani alle orecchie, stordito da quella voce indignata e furibonda. Il sovrano portante di quel mondo non si aspettava una simile reazione, barcollò all'indietro ed immediatamente tutti i fenomeni negativi cessarono. Il cielo smise di frangersi, le rocce si arrestarono e la terra non tremò più.
    « Riful...? »
    Sussurrò con un filo di voce, gli occhioni che si gonfiavano di lacrime.
    La ragazzina dia capelli argentati, però, non sembrò curarsene particolarmente, impegnata com'era a fissare le proprie mani, prima i palmi aperti e poi il dorso, come in cerca di qualcosa di strano, di diverso... Di colpo rivolse gli occhi ametista a Zero, che ancora si limitava a volteggiare nel punto in cui era apparsa nel momento in cui Biancaneve aveva distrutto la nave-drago.

    « Quanto tempo è passato...? »
    Le chiese in tono d'accusa.
    « Dipende. Tredici anni dalla fine di Celentir, oppure... diecimila anni dalla caduta di Attoracia, oppure... qualche mese, al più, da quando sei fuggita dai sogni. » Il Magus dell'Ombra si strinse nelle spalle. « Il tempo non ha molto senso, qui. »
    « Non doveva andare così... Che cosa mi è successo...? Io, sono... »
    « ... Morta. E non avresti mai dovuto riacquistare le tue memorie. Ricordi, adesso...? Sei stata proprio tu a chiedermelo. A farmi giurare di impedirti con ogni mezzo di riprendere i ricordi che ti eri strappata via... Anche a costo di ucciderti. Piccola sciocca... guardati, come sei ridotta. Avresti dovuto rimanere in un sogno, e invece con le tue ossessioni l'hai corrotto fino a trasformarlo in un incubo, per poi tornare qui in cerca di risposte a domande che ti avrebbero procurato solo dolore. »
    Quando Zero le si avvicinò e le afferrò i polsi, le guance di Riful erano già rigate dalle lacrime.

    « Fallo smettere. Ti prego, non voglio più ricordare, non voglio più... »
    « Resisti, mi hai già reso le cose molto complicate. Abbiamo ancora del lavoro da fare, e tu puoi ancora tornare. La te stessa che fugge via può continuare a farlo, però devi tornare sul piano materiale. E non tornare mai più, hai capito? »
    « Che cosa succede...? Che cosa sono, adesso? »
    « Sei un incubo. Una memoria corrotta, preda di sentimenti negativi come il dolore, la paura, il rimorso. Devi rimanere lucida. Tutti gli incubi serbano in se il seme dell'autodistruzione per se stessi e per il proprio mondo, un meccanismo di difesa per far cessare il dolore. Dobbiamo riportare a casa queste persone, le vedi? Non sono semplici resonator, uno di loro è un sovrano e le pietre magiche reagiscono alla sua presenza. Se non lo rimandiamo a casa succederà ancora come quella volta, ti ricordi? Ti ricordi, della Terra? »
    Riful annuì.
    « Sì... c'erano due superstiti, me lo ricordo. »
    « Brava! »
    Zero afferrò la ragazzina per le guance, stringendole con forza come volendo trattenerla.
    « Sono scappati qui, mischiati alle fiabe come sovrani. Ma non sono di questo mondo, stanno corrompendo ogni cosa. Le fiabe impazziscono, diventano incubi una dopo l'altra ed io non ho più forza, Riful. Non riesco più a fermarle, capisci? Chi sono, loro? »

    « U... una era lei. La Vagabonda del Mondo. Il Sovrano del Paese delle Meraviglie, era al tè dei matti, con il Cappellaio... »
    « Alice. Lei è la più giovane. Concentrati, Riful, ho bisogno di sapere chi è l'altra Viandante dimensionale. »
    « L... La Narratrice delle mille ed uno Storie... Scheherazade delle Notti Catastrofiche. »

    « HAI FATTO??? »
    Gridò Blazer, da qualche parte su quel che restava di una delle torri rivolto a Zero.
    Per un lungo istante il Magus dell'Ombra rimase in silenzio, continuando a tenere fra le mani il viso di Riful, sospesa a mezz'aria.
    « Gli dei mi sono testimoni, rispondi o giuro che ti strappo la testa con le mie mani, Zero!!! HAI QUEI NOMI O NO??? »

    « Sì. Sì, abbiamo fatto. Numi celesti, da soli non ce la faremo mai... Non ne abbiamo il tempo. »
    Riful singhiozzò e si portò le mani al viso, coprendosi gli occhi inondati di lacrime.
    « Zero... non ce la faccio più. Fa male. »

    « Sì. Hai ragione, piccola. Blazer! Il pugnale d'argento... »
    Il clown demoniaco scagliò l'arma in direzione della strega nera, la quale con un gesto arrestò il volo e lo avvicinò dolcemente al proprio palmo proteso, mentre con l'altra mano accarezzava i capelli argentati di Riful e le sussurrava all'orecchio.
    « Shhh, shhh, presto finirà tutto. Devi solo... dimenticare. »
    Uno zampillare di liquido scuro iniziò a macchiare il ventre della ragazzina, che sciolse l'abbraccio di Zero e si voltò, l'elsa dell'arma stregata che le sbucava dal ventre. Calò lentamente sui presenti, guardando uno dopo l'altro Lowarn, Denver e Kerobal, trattenendo i singhiozzi sebbene stesse perdendo sangue copiosamente.

    « Scusatemi. Vi ho trattato malissimo per niente... non era mia intenzione. Zero, li puoi rimandare a casa, per favore? Io... non ricordo più come si fa. »
    « Me ne occupo io, bambina. Tu va... »
    Si rivolse allora a Biancaneve, che era rimasta impietrita per tutto quel tempo.

    « Vieni? Bianca? »
    « Certo! »
    Rispose quest'ultima, prontamente. Poi sembrò esitare, e adocchiò la ferita al ventre dell'altra.
    « Ma dove andiamo di bello? E... non sei ferita? Ti fa male? »
    « No, è solo un graffio... andiamo dal Cappellaio Matto, vuoi? E' giusto l'ora del tè... »
    Entrambe si voltarono e scomparvero, come nebbia al mattino. Proprio allora il cielo riprese lentamente a tremare, poi perse ancora pezzi. Un gigantesco arazzo di vetro frantumato che ora faceva cadere uno dopo l'altro frammenti di esistenza...

    « "Grimm" è il messia di questo mondo. Capace di far tornare gli incubi fiabe, e destinato a riportare l'equilibrio... »
    Spiegò Zero, rivolgendosi a Lowarn.
    « Tu non pensi di esserlo, non è vero? Anzi, in realtà non hai proprio alcuna ragione di pensarlo. Però sei un sovrano, lo hai dimostrato prima attivando le Pietre Magiche. E se lo vuoi... potresti davvero essere il salvatore di questo mondo. Sai, tanto tempo fa delle persone mi hanno incaricato di proteggere questo posto, poiché qui dentro abbiamo nascosto qualcosa di prezioso. Sono trascorsi tanti e tanti anni da allora, ed io non credo di essere più adatta. Ho fatto tanti errori, uno dietro l'altro, ed ora la situazione mi è completamente sfuggita di mano. Credo che questo mondo sia condannato. Oh, non è nulla di così terribile dopotutto. Sono solo fiabe di un mondo lontano ormai morto... racconti per bambini, filtrati dalle correnti del Maelstrom e trasformati in un vero e proprio reame di sogno. Credo proprio che nessuno piangerà, se andranno perduti. »
    Andò poi da Cappuccetto Rosso, che aveva smesso di ridere e se ne stava tutta tranquilla seduta sulla balconata del terrazzo dove si era scontrata con la Vera Luna Rossa. Zero andò proprio da quest'ultima, poggiò una mano sulla mantellina scarlatta intrisa di sangue, ed una luce cremisi la avvolse. All'improvviso non vi era più traccia della Ragazza Scarlatta nel Cielo, ma in compenso Zero teneva nel palmo della mano una sfera perfetta rosso sangue. Tornò da Lowarn e gli offrì quella Pietra Magica.
    « Tienila come ricordo. Se non la vuoi puoi buttarla, nessuno si offenderà. Tanto ormai è una fiaba morta... »

    « Principe Grimm! »
    I Tre Moschettieri emersero dalla torre in rovina, trascinandosi dietro Helena, che si reggeva pietosamente il moncherino del braccio distrutto.
    « Ve ne state andando...? Voi... Non tornerete al Palazzo di Luce? »
    Il tono di Athos era disperato. In qualche modo quei risonatori avevano capito...

    « Siete pronti...? Quando volete posso farvi tornare al vostro mondo di origine. »
    Gettò uno sguardo a Little Red, che non si era mossa di un passo.
    « Anche tu, se vuoi. »
    Le disse in tono gentile. Ma questa annuì, sorridendo divertita.

    « Perché mai dovrei! Io sono una fiaba! »
    Mentì tutta sorridente.
    « Rimarrò qui, poiché questo è il mio mondo di origine! »
    Mentì ancora, e per ben due volte...

     
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    Anziché il saggio senza nome, a dare il bacio del risveglio a Riful è Lowarn. Lowarn Galanodel, altro figlio di Drusilia Galanodel, e di conseguenza Principe di Laputa. Denver non può fare a meno di inarcare le sopracciglia di fronte a quel bacio sì innocente e necessario, ma anche bizzarramente incestuoso.
    A fatto compiuto, il giornalista rimane saltellando nell'etere con il fiato sospeso. Attende una reazione, un segno, ma l'adrenalina gli sta tirando quel brutto tiro mancino per il quale egli vede la propria percezione del tempo alterata e dilatata, cosicché gli sembrano passati minuti quando una colonna di luce avvolge all'improvviso i due fratelli e sbalza via i due adulti vicini.
    Mentre Denver evita a malapena di schiantarsi con la schiena contro ciò che resta della torre, una delle Memorie di Celentir schizza via dalla sua tasca e si tuffa nel bagliore, dove viene afferrata da una figura che il giornalista riesce a distinguere solamente una volta diradatasi la colonna, che è scemata rapida come è apparsa.

    « Chi...? »
    Colei che si è impadronita della gemma non è Riful. Almeno, quella ragazzina appena adolescente non assomiglia alla Riful conosciuta da Denver, quella bambina di undici anni che tanto assomiglia a sua mamma, dai capelli bruni e gli occhi verdi e non argentati con gli occhi del colore dell'ametista. Quella bambina non c'è più.
    Solo il principe è rimasto o, se i suoi sospetti sono corretti, solo il principe non ha subito quella stramba metamorfosi... Perché egli non è il sovrano di quelle pietre, ma Riful sì. O qualcosa del genere.

    « Allontanatevi subito dalla mia amica!!! »
    Denver abbassa per la prima volta lo sguardo verso terra, e impallidisce in volto. Biancaneve è ancora là sotto, e nessuno, in quel trambusto, se ne è ancora occupato. Concentrati sul proteggere oppure uccidere Riful, pochi si sono ricordati della presenza ingombrante della padrona di casa.
    Con quei macigni che hanno preso a fluttuare senza ragione e le torri che ora stanno sgretolandosi insieme al cielo stesso, però, è riuscita a ricatturare l'attenzione di tutti i presenti.

    « FINISCILA SUBITO, BIANCA!!! »
    Urla... Riful, senza dubbio. Anche se il timbro della voce è radicalmente cambiato (e non solo per la differenza di età), il giornalista avverte istintivamente che si tratta in un modo o nell'altro di lei. Forse, però, è solo perché l'ha appena chiamata “Bianca.”
    « Riful...? »
    Quel richiamo ne è una conferma. Si tratta del richiamo spiazzato, ma pieno di gioia di chi rivede per caso una persona cara dopo tanto tempo, pronunciato con la voce rotta e gli occhi gonfi di lacrime di commozione. Se non fosse per il fatto che quella stessa ragazzina è giunta molto vicina ad ucciderlo non più tardi di cinque minuti fa, e ci è riuscita perfettamente con la povera Lisa, Denver si riterrebbe felice per lei.
    Con il mondo che si è calmato tutt'attorno, Riful si gira tuttavia verso Zero, che ancora non si è spostata di un centimetro dalla sua posizione.

    « Quanto tempo è passato...? »
    « Dipende. Tredici anni dalla fine di Celentir, oppure... diecimila anni dalla caduta di Attoracia, oppure... qualche mese, al più, da quando sei fuggita dai sogni. » Zero si stringe nelle spalle. « Il tempo non ha molto senso, qui. »
    « Non doveva andare così... Che cosa mi è successo...? Io, sono... »
    « ... Morta. E non avresti mai dovuto riacquistare le tue memorie. Ricordi, adesso...? Sei stata proprio tu a chiedermelo. A farmi giurare di impedirti con ogni mezzo di riprendere i ricordi che ti eri strappata via... Anche a costo di ucciderti. Piccola sciocca... guardati, come sei ridotta. Avresti dovuto rimanere in un sogno, e invece con le tue ossessioni l'hai corrotto fino a trasformarlo in un incubo, per poi tornare qui in cerca di risposte a domande che ti avrebbero procurato solo dolore. »
    Stavolta, il giornalista nota con interesse che è Riful a piangere ora.

    Quindi, se il giornalista non sta capendo male quell'assurdo discorso...
    ...Riful avrebbe trascinato lui, Rhaziel, una ragazzina che non sa nemmeno dove sia finita in tutto ciò, e altri due sventurati a caso in un'impresa che... non ricordava di non voler compiere?
    Esausto, e suo malgrado mosso a compassione verso le condizioni dell'oramai solo presunta figlia dell'Alfiere Errante, Denver sente di non riuscire nemmeno ad arrabbiarsi. Si limita a rivolgere un'occhiata al Saggio come a chiedergli in silenzio se tutto ciò stia sul serio accadendo, se si tratti di un brutto scherzo e, giusto nel caso ne abbia una a disposizione, di lanciargli magari una bottiglia di vodka seduta stante.

    « Fallo smettere. Ti prego, non voglio più ricordare, non voglio più... »
    « Resisti, mi hai già reso le cose molto complicate. Abbiamo ancora del lavoro da fare, e tu puoi ancora tornare. La te stessa che fugge via può continuare a farlo, però devi tornare sul piano materiale. E non tornare mai più, hai capito? »
    « Che cosa succede...? Che cosa sono, adesso? »
    « Sei un incubo. Una memoria corrotta, preda di sentimenti negativi come il dolore, la paura, il rimorso. Devi rimanere lucida. Tutti gli incubi serbano in se il seme dell'autodistruzione per se stessi e per il proprio mondo, un meccanismo di difesa per far cessare il dolore. Dobbiamo riportare a casa queste persone, le vedi? Non sono semplici resonator, uno di loro è un sovrano e le pietre magiche reagiscono alla sua presenza. Se non lo rimandiamo a casa succederà ancora come quella volta, ti ricordi? Ti ricordi, della Terra? »
    Riful annuisce.
    « Sì... c'erano due superstiti, me lo ricordo. »
    « Brava! »
    Zero afferra le guance della ragazzina con fare affettuoso.
    « Sono scappati qui, mischiati alle fiabe come sovrani. Ma non sono di questo mondo, stanno corrompendo ogni cosa. Le fiabe impazziscono, diventano incubi una dopo l'altra ed io non ho più forza, Riful. Non riesco più a fermarle, capisci? Chi sono, loro? »

    « U... una era lei. La Vagabonda del Mondo. Il Sovrano del Paese delle Meraviglie, era al tè dei matti, con il Cappellaio... »
    « Alice. Lei è la più giovane. Concentrati, Riful, ho bisogno di sapere chi è l'altra Viandante dimensionale. »
    « L... La Narratrice delle mille ed uno Storie... Scheherazade delle Notti Catastrofiche. »

    « HAI FATTO??? »
    Tuona Blazer da qualche parte nelle macerie della torre. Zero non gli risponde, non subito.
    « Gli dei mi sono testimoni, rispondi o giuro che ti strappo la testa con le mie mani, Zero!!! HAI QUEI NOMI O NO??? »

    « Sì. Sì, abbiamo fatto. Numi celesti, da soli non ce la faremo mai... Non ne abbiamo il tempo. »
    « Zero... non ce la faccio più. Fa male. »
    « Sì. Hai ragione, piccola. Blazer! Il pugnale d'argento... »
    Il clown lancia l'arma verso la collega, che ne interrompe il volo con un gesto della mano, la quale poi afferra il pugnale, mentre con l'altra continua ad accarezzare la testa di un'inconsolabile Riful.
    « Shhh, shhh, presto finirà tutto. Devi solo... dimenticare. »
    Così, la ragazzina viene trafitta. Denver osserva i suoi sforzi rivelarsi stupidamente vani, mentre il sangue zampilla copioso dal petto della sua protetta. Eppure, non sembra provare dolore, e quando ella posa lo sguardo sui suoi compagni di viaggio, il giornalista può giurare che Riful ha appena smesso di piangere.

    « Scusatemi. Vi ho trattato malissimo per niente... non era mia intenzione. Zero, li puoi rimandare a casa, per favore? Io... non ricordo più come si fa. »
    « Me ne occupo io, bambina. Tu va... »
    Ascoltandola, Riful si volta quindi verso Biancaneve...

    « Vieni? Bianca? »
    « Certo! »
    Risponde quest'ultima con prontezza, nonostante abbia fino ad ora osservato lo svolgersi degli eventi più recenti come se congelata. Esita solo per un momento, notando la ferita dell'amica.
    « Ma dove andiamo di bello? E... non sei ferita? Ti fa male? »
    « No, è solo un graffio... andiamo dal Cappellaio Matto, vuoi? E' giusto l'ora del tè... »
    Scompaiono, infine, come miraggi. La realtà di quel posto, privata della sua padrona, comincia nuovamente a perdere pezzi. Denver non ci fa nemmeno più caso, fissando invece a bocca aperta il vuoto dove fino a pochi secondi fa c'era Riful.

    « "Grimm" è il messia di questo mondo. Capace di far tornare gli incubi fiabe, e destinato a riportare l'equilibrio... »
    Spiega Zero, rivolta al principe Lowarn.
    « Tu non pensi di esserlo, non è vero? Anzi, in realtà non hai proprio alcuna ragione di pensarlo. Però sei un sovrano, lo hai dimostrato prima attivando le Pietre Magiche. E se lo vuoi... potresti davvero essere il salvatore di questo mondo. Sai, tanto tempo fa delle persone mi hanno incaricato di proteggere questo posto, poiché qui dentro abbiamo nascosto qualcosa di prezioso. Sono trascorsi tanti e tanti anni da allora, ed io non credo di essere più adatta. Ho fatto tanti errori, uno dietro l'altro, ed ora la situazione mi è completamente sfuggita di mano. Credo che questo mondo sia condannato. Oh, non è nulla di così terribile dopotutto. Sono solo fiabe di un mondo lontano ormai morto... racconti per bambini, filtrati dalle correnti del Maelstrom e trasformati in un vero e proprio reame di sogno. Credo proprio che nessuno piangerà, se andranno perduti. »
    Ancora una volta, il giornalista trova una ragione di ritenersi del tutto perso. Gli ci vogliono alcuni istanti prima di cominciare a elaborare e filtrare il discorso della maga, separando ciò che finirebbe per confondergli ancora di più le idee (del resto, non ha la minima idea di cosa abbia fatto quel ragazzo mentre loro viaggiavano con Riful) da quello che sente di dovere capire.
    « Tienila come ricordo. Se non la vuoi puoi buttarla, nessuno si offenderà. Tanto ormai è una fiaba morta... »
    Zero consegna al giovane qualcosa, una biglia scarlatta presa dalla fu... Skye?! Seriamente, che cazzo era successo mentre lui affrontava Biancaneve e Blazer? E chi diavolo era quella ragazzina pressoché identica a lei?!
    Denver scuote la testa, sforzanzosi di non pensarci. Cerca di focalizzarsi piuttosto sulle parole di Zero, quelle in cui con completa nonchalance menziona come il mondo in cui si trovano sia in qualche maniera destinato ad essere perduto. Un intero mondo che... diavolo, al di là delle vite perdute, la maga sta sbagliando nel dire che al suo interno ci siano solo “fiabe di un mondo lontano.”

    « Oi, Zero, stai scherzando, spero. Solo fiabe, hai detto? » Interviene il giornalista, stentando a trattenere il nervosismo nella voce. « C'è ancora un mio amico sulla nave di Capitan Uncino. Si è unito di sua volontà alla ciurma per cercare qualcuno che gli è caro. Vuoi forse dirmi di lasciarli andare?! »
    Afferra un sigaro dal contenitore che tiene nel taschino, e lo porta con furia alla bocca.
    « Almeno riportali indietro! Entrambi, insieme. »
    O non sarà in grado di perdonare né Zero, né sé stesso per avere permesso all'amico di andarsene, non per un viaggio che rischia di essere del tutto inutile.
    Condannato un cazzo, aggiunge mentalmente.

    « Principe Grimm! »
    Ad arrivare sono altri tre perfetti sconosciuti. Helena è con loro, e in mano tiene quello che rimane del suo braccio.
    « Ve ne state andando...? Voi... Non tornerete al Palazzo di Luce? »
    Denver lancia un'occhiata a Lowarn, dopo aver quasi scosso la testa al posto suo.

    « Siete pronti...? Quando volete posso farvi tornare al vostro mondo di origine. »
    Zero posa lo sguardo quell'altra ragazzina sconosciuta.
    « Anche tu, se vuoi. »
    Anche lei? C'è un'altra persona che non è una fiaba?

    « Perché mai dovrei! Io sono una fiaba! »
    ...oppure no?
    « Rimarrò qui, poiché questo è il mio mondo di origine! »
    Il giornalista smette di ascoltare. Ha già abbastanza grattacapi di cui occuparsi.

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Un po' -ben comprensibilmente- riluttante, il giovane Lowarn si rassegnò a seguire il suggerimento dello zio Kerobal: accostò controvoglia le labbra pallide a quelle della piccola Fattucchiera, e vi depositò un bacetto esitante, e... per quanto scarso fu il trasporto messo in quell'atto fu fortunatamente sufficiente perché il prodigio si compisse!

    Il tempo parve rallentare il suo corso, l'aria stessa sembrò farsi più densa ed elettrica, e mentre -pur senza sapere bene cosa aspettarsi- tutti attendevano col fiato sospeso di vedere la marmocchia aprire gli occhi e magari ricominciare a berciare minacce e lamentele come suo solito, una colonna di luce eruppe inattesa dal suo corpicino... scagliandoli tutti via come tante foglie secche al primo ululato di vento invernale.

    Rinculando sotto la forza di quella spinta, il Nephilim riuscì a raddrizzarsi in volo piuttosto rapidamente, ma -purtroppo- solo a diversi metri di distanza dall'epicentro di quel fenomeno arcano, che -sfortunatamente- aveva nuovamente sottratto suo nipote alla sua custodia; una volta recuperato il giusto assetto aereo, perlustrò il cielo con gli occhi magenta, e fu lo sfavillare cremisi della Pietra Magica a guidare il suo sguardo fino alla Streghetta...

    ...che, nell'intervallo di quel flash
    era diventata un'altra. Letteralmente.
    Non più bambina, ma adolescente. Non più mora, ma dai lunghi capelli d'argento.
    E i suoi occhi verdi, sempre stizzosi e imbronciati, erano ora freddi, inespressivi e viola.
    Capì che era Riful solo perché ne indossava gli stessi abiti stregoneschi.


    « Allontanatevi subito dalla mia amica!!! »

    La vocetta petulante e rabbiosa di Biancaneve richiamò le iridi purpuree del Principe-Demone su quanto stava accadendo sul suolo sottostante, e... ciò che vide non prometteva nulla di buono: la terra tremava, zolle rocciose del giardino si sollevavano come proiettili pronti al lancio, le torri dei bastioni crollavano in pezzi, e anche il collassare del cielo notturno attorno a lui -pronto a cadere a pezzi al pari di uno specchio incrinato- ricordò a Kerobal come tutto in quel mondo doveva essere suscettibile al malumore di quel mostro mascherato da bambolina.

    « FINISCILA SUBITO, BIANCA!!! »

    ...e fu quasi comico -oltre che decisamente d'effetto- notare come l'intera apocalisse s'arrestò di colpo sotto la sferza di quell'urlo furibondo, che fece tremare l'aria e strappò un sussulto alla nanerottola Sanguinaria. Spingendola persino sull'orlo delle lacrime.

    jpgIl Saggio di Nazara si concesse un vago sogghigno, poi tornò a tenere d'occhio Riful: vero era che il suo aspetto era molto cambiato, ma... non poteva saltare alla conclusione che lo fosse anche il suo pessimo carattere, e se la manifesta e reiterata incapacità della mini-megera gliel'aveva fino a quel momento fatta considerare inoffensiva -o quasi-, l'equazione usciva stravolta dallo sfoggio di potere che le aveva appena visto compiere.

    Fortunatamente, però, la sorvegliata sembrava insolitamente concentrata su sé stessa: si fissava le mani alla ricerca di qualcosa... qualcosa che non trovava o che non la convinceva; così, si rivolse alla signorina di nome “Zero”, che ancora fluttuava nello stesso punto in cui era apparsa.


    « Quanto tempo è passato...? »
    « Dipende. Tredici anni dalla fine di Celentir, oppure... diecimila anni dalla caduta di Attoracia, oppure... qualche mese, al più, da quando sei fuggita dai sogni. Il tempo non ha molto senso, qui. »
    « Non doveva andare così... Che cosa mi è successo...? Io, sono... »
    « ... Morta. E non avresti mai dovuto riacquistare le tue memorie. Ricordi, adesso...? Sei stata proprio tu a chiedermelo. A farmi giurare di impedirti con ogni mezzo di riprendere i ricordi che ti eri strappata via... Anche a costo di ucciderti. Piccola sciocca... guardati, come sei ridotta. Avresti dovuto rimanere in un sogno, e invece con le tue ossessioni l'hai corrotto fino a trasformarlo in un incubo, per poi tornare qui in cerca di risposte a domande che ti avrebbero procurato solo dolore. »

    Senza esitare, Zero si avvicinò a Riful -visibilmente affranta-, prendendola prima per i polsi e poi per le guance, e Kerobal assistette a quello scambio in silenzio, trattenendosi dignitosamente dall'emettere un sonoro fischio di apprezzamento per il ben ingarbugliato colpo di scena che gli si era appena rivelato: ce n'era certamente abbastanza per rimanerci di stucco. Se gliene fosse importato qualcosa, certo.

    « Fallo smettere. Ti prego, non voglio più ricordare, non voglio più... »
    « Resisti, mi hai già reso le cose molto complicate. Abbiamo ancora del lavoro da fare, e tu puoi ancora tornare. La te stessa che fugge via può continuare a farlo, però devi tornare sul piano materiale. E non tornare mai più, hai capito? »
    « Che cosa succede...? Che cosa sono, adesso? »
    « Sei un incubo. Una memoria corrotta, preda di sentimenti negativi come il dolore, la paura, il rimorso. Devi rimanere lucida. Tutti gli incubi serbano in se il seme dell'autodistruzione per se stessi e per il proprio mondo, un meccanismo di difesa per far cessare il dolore. »

    Sì, quello poteva capirlo: distruggere ciò che si ama quando ci fa soffrire... una reazione davvero umana, e un po' si dispiacque per l'infelice situazione della ragazzina, ma -a quel punto- non c'era davvero niente che potessero fare per lei; se Riful fosse stata solo un po' meno indisponente, o abbastanza furba parlare con loro della sua ricerca, magari le cose sarebbero andate diversamente, ma... non erano stati che comparse trascinate sulle scene di una storia incomprensibile. E ora era troppo tardi per recitare la parte degli aiutanti.

    Cercando di spiare la reazione del Pirata-Giornalista, l'Artista intercettò lo sguardo esasperato e stanco che Denver gli rivolse... e tutto ciò che poté per rincuorarlo fu un mezzo sorriso tirato e una scrollata di spalle.

    « Dobbiamo riportare a casa queste persone, le vedi? Non sono semplici resonator, uno di loro è un sovrano e le pietre magiche reagiscono alla sua presenza. Se non lo rimandiamo a casa succederà ancora come quella volta, ti ricordi? Ti ricordi, della Terra? »
    « Sì... c'erano due superstiti, me lo ricordo. »
    « Brava! Sono scappati qui, mischiati alle fiabe come sovrani. Ma non sono di questo mondo, stanno corrompendo ogni cosa. Le fiabe impazziscono, diventano incubi una dopo l'altra ed io non ho più forza, Riful. Non riesco più a fermarle, capisci? Chi sono, loro? »
    « U... una era lei. La Vagabonda del Mondo. Il Sovrano del Paese delle Meraviglie, era al tè dei matti, con il Cappellaio... »
    « Alice. Lei è la più giovane. Concentrati, Riful, ho bisogno di sapere chi è l'altra Viandante dimensionale. »
    « L... La Narratrice delle mille ed uno Storie... Scheherazade delle Notti Catastrofiche. »

    Ogni eventuale accesso di gratitudine che il Nephilim avrebbe potuto provare per il primo essere che dall'inizio di quel viaggio si preoccupava di restituirli alla loro realtà di provenienza si spense ben presto nel vago senso di repulsione che i modi della donna gli trasmisero: la ragazzina albina piangeva disperata, dilaniata da chissà quali -evidenti- tormenti... e l'altra cercava solo di carpire le informazioni che le servivano. Sperò solo che avesse delle buone ragioni. Non che la cosa lo riguardasse, comunque.

    « HAI FATTO??? »
    il vocione del Clown piromane calò prepotente sulla scena, ma fu dapprima ignorato
    « Gli dei mi sono testimoni, rispondi o giuro che ti strappo la testa con le mie mani, Zero!!!
    HAI QUEI NOMI O NO???
    »

    « Sì. Sì, abbiamo fatto. Numi celesti, da soli non ce la faremo mai...
    Non ne abbiamo il tempo.
    »
    « Zero... non ce la faccio più. Fa male. »
    « Sì. Hai ragione, piccola. Blazer! Il pugnale d'argento... »

    Quando udì quella richiesta, e vide il Pagliaccio eseguire il comando senza esitare, Kerobal aveva già capito cosa stava per accadere... e, pur potendolo considerare un colpo di grazia -tutto sommato un gesto di misericordia-, il suo primo istintivo pensiero fu che non si sarebbe in nessun caso trattato di uno spettacolo adatto al giovane -e per ora ancora innocente- nipote.

    Rapido come una scheggia, si spinse in volo fino a Lowarn, e quando l'ebbe raggiunto gli circondò la testolina con un un braccio e lo strinse contro di sé, per risparmiare almeno ai suoi occhi verdi lo spettacolo pietoso di quel suicidio assistito; tuttavia se il Principe di Laputa si fosse opposto al suo gesto, lo avrebbe lasciato andare.


    « Scusatemi. Vi ho trattato malissimo per niente... non era mia intenzione. »
    con un coltello nel ventre, sangue sull'abito, e volto triste, Riful si rivolse a loro
    « Zero, li puoi rimandare a casa, per favore? Io... non ricordo più come si fa. »

    « Me ne occupo io, bambina. Tu va... »
    e mentre la Strega svaniva insieme a Biancaneve, la Maga prese la parola
    « "Grimm" è il messia di questo mondo. Capace di far tornare gli incubi fiabe,
    e destinato a riportare l'equilibrio...
    »
    esordì, intanto che -privata del suo Sovrano- la realtà riprendeva a crollare
    « Tu non pensi di esserlo, non è vero? Anzi, in realtà non hai proprio alcuna ragione di pensarlo. Però sei un sovrano, lo hai dimostrato prima attivando le Pietre Magiche. E se lo vuoi... potresti davvero essere il salvatore di questo mondo... »

    Arricciando appena le labbra in un sorriso accomodante -e sornione-, e mantenendo un contatto con la mano sulla spalla del Nipote per trasmettergli la sicurezza della sua presenza, Kerobal ascoltò senza intromettersi la bella sviolinata con la quale Zero sembrava voler intortare Lowarn secondo l'antica e raffinata arte dello scarica-barile. Perché, tolti tutti i fronzoli, di quello si trattava: le era stato affidato un incarico, non era stata in grado di svolgerlo, e ora pensava di deflettere la responsabilità sulle spalle di qualcun altro.

    « Non firmare niente. »

    Mentre la “Guardiana delle Fiabe” si allontanava per tramutare il cadavere di Scarlet in una gemma di un rosso intenso (una nuova memoria, probabilmente), il Principe-Demone consegnò all'udito sovrumano del consanguineo un semplice ammonimento, con un mormorio flebile come un battito d'ali di insetto...

    « Tienila come ricordo. Se non la vuoi puoi buttarla, nessuno si offenderà.
    Tanto ormai è una fiaba morta...
    »

    jpg
    « Grazie. »

    Con stampato in faccia un sorriso sornione, il Nephilim raccolse la pietra cremisi dalle mani di Zero al posto del Violinista, giusto per essere sicuro che fosse “pulito”, che non comportasse vincoli di sorta e che non recasse maledizioni di sorta.

    « Oi, Zero, stai scherzando, spero. Solo fiabe, hai detto?
    C'è ancora un mio amico sulla nave di Capitan Uncino.
    »
    protestò il Giornalista, faticando a mantenere la calma e servendosi un sigaro
    « Si è unito di sua volontà alla ciurma per cercare qualcuno che gli è caro.
    Vuoi forse dirmi di lasciarli andare?! Almeno riportali indietro! Entrambi, insieme.
    »[/color] »

    Fu in quel momento che i Moschettieri li raggiunsero, emergendo dalle rovine della torre,
    trascinandosi dietro la povera Fanciulla-Drago, ferita e menomata.


    « Principe Grimm! Ve ne state andando...? Voi... Non tornerete al Palazzo di Luce? »
    trasecolò Athos, disperato davanti a quella che era la conclusione più naturale

    « Siete pronti? Quando volete posso farvi tornare al vostro mondo di origine. »
    incalzò Zero, gettando uno sguardo alla Lupetta con la mantella rossa
    « Anche tu, se vuoi. »

    « Perché mai dovrei! Io sono una fiaba!
    Rimarrò qui, poiché questo è il mio mondo di origine!
    »

    Lasciandosi scivolare in tasca la Memoria di Scarlet -che avrebbe consegnato al destinatario legittimamente designato una volta assicuratosi che fosse sicura-, Kerobal si parò nuovamente davanti a Lowarn; ammesso e non concesso che la pretesa della Guardia Reale di tenerlo lì come loro Messia avesse un qualche fondamento... la cosa li autorizzava forse ad esercitare tanta pressione psicologica su un ragazzino a malapena adolescente, che non aveva neppure chissà quale esperienza del mondo? A prescindere dalla risposta, il Nephilim era il suo tutore, perciò proteggerlo era suo dovere.

    « Eroici Moschettieri, comprendo tutte le riserve che potete avere, ma... »
    esordì conciliante, prendendo tempo con un mezzo sospiro drammatico
    « ...il Principe Grimm è solo un fanciullo, è molto provato dalle esperienze appena vissute,
    e ha bisogno di riabbracciare sua madre, una donna amorevole che aspetta il suo ritorno. »


    Posto quel doveroso preambolo, presentando loro né più né meno che la più semplice verità, il Saggio di Nazara scartò di lato per lasciar spazio a Lowarn e dargli modo di affermare lui stesso le proprie volontà; non prima di aver lasciato loro almeno una pallida speranza.

    « Lasciate che vada, salutatelo con fiducia, e attendete con devozione il suo ritorno. »

    E mosse un cenno a Zero, per venire restituiti al mondo di Endlos.
    Prima che scoprissero che la Bimba-Lupo non è l'unica a saper mentire.

     
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    "A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere;
    è certo, però, che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi".


    (E.M Cioran)


    ???

    Improvvisamente, una colonna di luce nacque dal nulla, avvolgendo la strana coppia formata da lui e Riful, sbalzando via tutti gli altri. Ed allora Lowarn maledì di nuovo la situazione, perché iniziava a trovare la distanza dallo zio in quel postaccio decisamente intollerabile. Dopotutto, era andato via da Laputa -scegliendo l'Est come nuova dimora- proprio per evitare certe follie: non era bravo nel duellare come Ryusang e sicuramente non amava infilarsi in questioni che non lo riguardavano personalmente, come invece accadeva per la madre. Tutto ciò che Lowarn desiderava era vivere in pace con la sua musica e la sua arte ed in quella follia era sperduto, perennemente in pericolo e così impreparato da sentirsi un pesce fuor d'acqua. Lo trovava a dir poco frustrante...

    La luce scomparve quando Riful afferrò una pietra cremisi volata via da Denver: quando la magia cessò, ella era otticamente diversa da prima, ma al Principe -in realtà- importava davvero poco; la prima cosa che decise di fare a quella visione fu di girarsi attorno, cercando la presenza degli altri due saggi. Li trovò dietro di lui, a scambiarsi sguardi eloquenti -che lui comprese e ricambiò quasi spontaneamente.

    « Fallo smettere. Ti prego, non voglio più ricordare, non voglio più... »
    « Resisti, mi hai già reso le cose molto complicate. Abbiamo ancora del lavoro da fare, e tu puoi ancora tornare. La te stessa che fugge via può continuare a farlo, però devi tornare sul piano materiale. E non tornare mai più, hai capito? »
    « Che cosa succede...? Che cosa sono, adesso? »
    « Sei un incubo. Una memoria corrotta, preda di sentimenti negativi come il dolore, la paura, il rimorso. Devi rimanere lucida. Tutti gli incubi serbano in se il seme dell'autodistruzione per se stessi e per il proprio mondo, un meccanismo di difesa per far cessare il dolore. »
    Nonostante la concitazione del momento non gli permettesse particolare concentrazione su quanto veniva detto -scoraggiato dalla scarsa e quasi inesistente conoscenza dei meccanismi di quel mondo- Lowarn riuscì comunque a comprendere e capire ciò che le due estranee si dissero in quegli istanti. Dopotutto, erano scelte più che comprensibili...
    « Dobbiamo riportare a casa queste persone, le vedi? Non sono semplici resonator, uno di loro è un sovrano e le pietre magiche reagiscono alla sua presenza. Se non lo rimandiamo a casa succederà ancora come quella volta, ti ricordi? Ti ricordi, della Terra? »
    « Sì... c'erano due superstiti, me lo ricordo. »

    Quando poi si addentrarono in questioni più complesse, accennando a gente ed eventi a lui completamente ignoti, il Saggio perse completamente il filo, pur consapevole che forse la storia riguardava anche lui, in qualche modo. Non contento di quel finale, strinse le palpebre, attivando le meningi, ma un'ombra lo raggiunse alle spalle, calando un velo scuro sui suoi occhi verdi. Nonostante l'azione forse brusca, Lowarn non oppose resistenza, tendendo l'orecchio e percependo battito e respiri dello zio. Dopotutto, si fidava di lui ed accettava ciecamente quel suo gesto, esattamente come tutti gli altri, perché sapeva in cuor suo che era finalizzato solo al suo bene.

    « Scusatemi. Vi ho trattato malissimo per niente... non era mia intenzione. » sentì pronunciare la voce di Riful, prima che si allontanasse da loro « Zero, li puoi rimandare a casa, per favore? Io... non ricordo più come si fa. »
    « Me ne occupo io, bambina. Tu va... » continuò l'altra, prendendo parola « "Grimm" è il messia di questo mondo. Capace di far tornare gli incubi fiabe, e destinato a riportare l'equilibrio... » nel sentire il realizzarsi i suoi sospetti, il ragazzino posò una mano su quella di Kerobal e, in un gesto delicato, la discostò dai propri occhi. « Tu non pensi di esserlo, non è vero? Anzi, in realtà non hai proprio alcuna ragione di pensarlo. Però sei un sovrano, lo hai dimostrato prima attivando le Pietre Magiche. E se lo vuoi... potresti davvero essere il salvatore di questo mondo... »

    Con la mano dello zio sulla propria spalla, Lowarn si sentì più sicuro e meno solo. Ciò nonostante, molte cose non gli tornavano e la sua furia per esser stato strappato dal suo paradiso fatto di libri e silenzio non gli permetteva di sentirsi molto disponibile verso gli altri.

    « Non firmare niente. »

    "Col cavolo che lo faccio" avrebbe voluto dirgli, ma si limitò ad annuire in silenzio, fissando Zero con sguardo torvo e gonfiando appena le guance. Non si mosse nemmeno quando lo zio prese il dono serbato a lui, quello della fiaba morta.

    « Principe Grimm! »
    A distogliergli l'attenzione furono invece i tre moschettieri. A differenza di tutti gli altri, quei tre bizzarri individui gli erano piaciuti dal primo momento... e furono loro i primi per cui provò realmente pena. Si dispiacque in particolare all'idea che dei cavalieri così valorosi e nobili -in grado di rivaleggiare con quelli delle storie di sua mamma- avessero bisogno di un ragazzino disinteressato e poco abile come lui per salvare il loro mondo.

    « Ve ne state andando...? Voi... Non tornerete al Palazzo di Luce? »
    Denver scosse la testa, mentre Kerobal rispose prontamente.
    « Eroici Moschettieri, comprendo tutte le riserve che potete avere, ma... il Principe Grimm è solo un fanciullo, è molto provato dalle esperienze appena vissute, e ha bisogno di riabbracciare sua madre, una donna amorevole che aspetta il suo ritorno. »
    Lowarn, a quelle reazioni, guardò entrambi i compagni di sventura, sorridendo timidamente.
    Nei suoi occhi brillava gratitudine ed affetto per quanto erano stati gentili con lui.
    « Lasciate che vada, salutatelo con fiducia, e attendete con devozione il suo ritorno. »

    -Un Messia spaventato e privo di Volontà non serve a nessuno- si sarebbe limitato a rispondere, abbassando il capo -Ho bisogno di tornare a casa e riflettere.

    « Siete pronti...? Quando volete posso farvi tornare al vostro mondo di origine. »

    Annuì in silenzio, respirando profondamente e tranquillizzandosi all'idea di riabbracciare i suoi cari.
    Quelli veri.



     
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    « Oi, Zero, stai scherzando, spero. Solo fiabe, hai detto? »
    Disse Denver, mentre la maga nera appuntava su di lui occhi rossi come rubini, mentre con nonchalance fluttuava verso il pirata/giornalista/avventuriero, d'un tratto interessato a lui e non più a Lowarn.
    « C'è ancora un mio amico sulla nave di Capitan Uncino. Si è unito di sua volontà alla ciurma per cercare qualcuno che gli è caro. Vuoi forse dirmi di lasciarli andare?! »

    « Ohw! ♥ »
    Esclamò d'un tratto, illuminandosi. Come travolta dall'enfasi del reporter, avvicinò la guancia alle mani giunte come in preghiera, come se trovasse deliziosa tutta quella dedizione verso il compagno disperso ed in grave pericolo.
    « Almeno riportali indietro! Entrambi, insieme. »

    « Non posso! ♥ Non so neanche chi sia, e d'altronde l'ultima volta che mi sono avvicinata alla nave pirata di Uncino mi hanno preso a cannonate, hanno fucilato a morte il sovrano mio compagno di viaggio che reggeva tutti i resonator della ciurma della mia preziosa nave-drago, e come risultato ho dovuto perfino governare la nave! Non hai idea di che esperienza terribile... una fanciulla da sola, obbligata a manovrare un simile vascello... »

    « IO ho governato la nave. »
    Berciò Blazer, da qualche parte fra le macerie in rovina della torre.
    « Mi è testimone tutto ciò che è putrido e macilento in questo mondo, che tu non hai mosso un dito!!! »
    Zero, in tutta risposta, alzò gli occhi al cielo e si portò il dito indice alle labbra sottili in segno di riflessione.

    « Io ho fatto sparare i cannoni. » puntualizzò in tono deciso. « E' stato faticoso. E poi odio stare da sola. Ho dovuto trascorrere la notte in quella cabina al freddo e con la sola compagnia di ratti e blatte disgustose mentre vi davamo la caccia... Beh comunque... »
    Prese le mani di Denver fra le proprie e sorrise felice, al che al giornalista sarebbe certamente passato un brivido inquietante sulla spina dorsale perché quel sorriso e quel gesto non presagiva niente di buono né di positivo.
    « Non sai quanto mi faccia felice sapere che qualcuno piangerà questo mondo, qualora venisse distrutto! Continua a sognarlo, per favore! Continua a desiderare che quel tuo amico stia bene, impegnato in qualche avventura e... insomma: hai capito. Ora vi rimando a casa: siete tutti pronti?? »
    Disse allegramente, tutto ad un tratto sbrigativa come se si fosse stancata di colpo di quella situazione, un voltafaccia del tutto immotivato ma degno della creatura più incostante e bipolare del mondo. Alzò la staffa d'ebano al cielo e le nubi si animarono e vorticarono, rispondendo ad un incantesimo silenzioso.

    « Blazer, andrai anche tu con loro ♥ »
    Il mostruoso clown ruggì per il disappunto, per un istante più simile ad una belva che ad un essere dotato di raziocinio.
    « Non andrò in un miserabile scoglio dimenticato dagli dei per un tuo capriccio, donna!! »
    Rispose riottoso agli ordini ricevuti, ma Zero sorrise pacifica.
    « Il tuo compito è di dare la caccia ad Alice ♥ trovala e disponi di lei come preferisci. Puoi eviscerarla, se vuoi, basta che la uccidi in qualche modo. Io invece mi occuperò della sorella maggiore, la principessa Scheherazade delle Notti Arabe. O preferisci fare a cambio? »
    Sgretolando la pietra con gli artigli, il clown diabolico prese a scalare al contrario la parete della torre, gli arti grottescamente lunghi che si facevano strada nella pietra e la lingua simile a quella di un rettile che saettava dal volto inumano.
    « Quando tutto questo sarà finito, banchetterò con i tuoi intestini, Zero. »
    La maga fece spallucce, indifferente alla minaccia.
    « Va bene, purché tu non fallisca. Devi solo uccidere una ragazzina, niente di così difficile giusto? ♬ »

    « Eroici Moschettieri, comprendo tutte le riserve che potete avere, ma... il Principe Grimm è solo un fanciullo, è molto provato dalle esperienze appena vissute, e ha bisogno di riabbracciare sua madre, una donna amorevole che aspetta il suo ritorno. »
    I Tre Moschettieri non sembravano molto convinti, anche se di malavoglia rinfoderarono le spade, facendosi avanti in ginocchio davanti al principe.
    « Lasciate che vada, salutatelo con fiducia, e attendete con devozione il suo ritorno. »

    « Principe Grimm... tornerete al momento del bisogno, nevvero? »
    Chiese Aramis, capitano delle guardie reali.

    -Un Messia spaventato e privo di Volontà non serve a nessuno-
    Rispose in tono malinconico Lowarn, che chiaramente non vedeva l'ora di tornarsene a casa.
    -Ho bisogno di tornare a casa e riflettere.

    « Non ci può essere coraggio se non si è spaventati, mio sovrano. »
    Ribatté Aramis, sciogliendo la cintura che legava il fioretto e porgendolo al principe delle fiabe con entrambe le mani.
    « E voi avete molta più volontà di quanta voi stesso immaginiate... Dovete solo trovarla. »
    Tutti e tre chinarono il capo, accettando la scelta del loro protetto.
    « Se vorrete di nuovo tornare da noi e salvare questo luogo dalla rovina a cui è destinato, ebbene noi saremo lì con voi, pronti a dare la vita per la vostra. »

    « Il momento delle frasi commuoventi è finito da un pezzo: ho allineato le rune ♥ »
    Disse Zero in tono quasi canzonatorio.
    « Buon viaggio di ritorno! Attenti al gradino! ♬ »
    E... Sbam, immediato com'era iniziato. Neanche il tempo di rispondere o anche solo di accorgersi dell'attuarsi dell'incantesimo. Erano di nuovo a Palanthas, di nuovo al punto di partenza, di nuovo sospesi a mezz'aria, per fortuna stavolta a malapena un trenta centimetri scarsi, giusto la distanza utile per mettere il piede in fallo e cadere malamente. Le Fiabe della Luna Scarlatta, che fino a quel momento erano rimaste sospese nel circolo runico tracciato da Riful, rovinarono al suolo da un'altezza di due metri, sbattendo a terra ogni singola pagina si sfogliò rumorsamente, poi di colpo il pesante tomo di fiabe si chiuse da solo, con un tonfo sordo. Kerobal fece a malapena in tempo a notare con la coda nell'occhio una mantellina scarlatta che spariva dietro uno scaffale mentre un intruso, il mostruoso demone Blazer, si rialzò a fatica lamentando il dolore alle natiche, bestemmiando un pantheon di divinità ignoto e blaterando insulti rivolti all'uscita -colpevole anch'essa di esistere e di non palesarsi alla sua irritabile persona. Come uscì gettò un grido ed una seconda, scenica ridda di bestemmie. Unico, piccolo dettaglio rimasto da sbrigare di cui probabilmente tutti quanti si erano già dimenticati: c'era un enorme drago bicefalo nonmorto parcheggiato fuori dalla biblioteca di Palanthas, e la legittima proprietaria se n'era dimenticata...

     
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