Semina

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    "Una generazione pianta gli alberi; un’altra si prende l’ombra".

    (Proverbio Cinese)


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    Shiju, Capitale del Nishikaigan.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Antica di qualche secolo e dagli ambienti più lineari e spartani delle altre grandi città dell'Ovest, nonostante i materiali poveri di cui era fatta, Siju -capitale del Nishikaigan- osava accostare al limpido cielo azzurro le tinte di acceso rosso sangue dei suoi palazzi e le strade in pietra -come anche le porte della città- sottintendevano quella solida tempra degli abitanti che il legno da solo non avrebbe mai ispirato.
    Splendida e regale come le bellissime fanciulle nate nei suoi confini, aveva -ahimè- perso la sua purezza nel momento in cui era stata brutalmente violata dalle forze demoniache del Makai, tutte unite sotto lo stendardo di una misteriosa ed avida Imperatrice.

    Non era quindi un segreto la perdita d'ogni onore agli occhi degli occidentali, maledetta terra in cui fu compiuto l'ultimo atto della totale distruzione dell'antico Occidente.
    Non v'era più orgoglio in quelle travi lignee e nelle sue pietre instabili, nessuna sicurezza nell'abbraccio dei suoi confini: dove l'ordine era stato distrutto, l'anarchia regnava sovrana assieme ad individui disgustosi e ripugnanti. E così era iniziata una dura lotta di potere fra i più ricchi e disonorevoli degli abitanti, tutti intenti a sedere sul trono vuoto dei Vuist, e la brava gente era quasi tutta andata via, dispersa nei piccoli villaggi di cui il Nishikaigan era costellato, forse spaventata dai disordini sociali, forse timorosa all'idea che vi fossero altre incursioni di Youkai, in memoria di quella che aveva distrutto i Nobili Signori del Feudo.
    Da cinquantamila, gli abitanti ne erano diventati appena trentamila, e se lo scheletro del Palazzo del Feudatario (Hitobito No Ken) troneggiava semidistrutto a monito di cosa poteva accadere nello sfidare l'Imperatrice, molti dei palazzi invasi dagli Youkai erano invece rimasti intatti: ripuliti dal sangue e dai corpi di familiari e concubine ridotti a pezzi dal Nemico, erano stati successivamente occupati dagli stessi sciacalli attualmente in lotta per il potere.

    Per strada, numerosi erano gli uomini con katane alla cintola, forse conoscenze del vecchio Nobunaga che fu -ai suoi tempi- capo dell'Esercito. Di meno ma più evidenti di tutti -invece- grassocci individui dallo sguardo altero e la postura poco elegante. Ad ogni loro passo, il tintinnio dei soldi nelle sacche si mescolava ai passi del loro seguito.

    Dettagli di Ambientazione

    Ci troviamo in una capitale che ha perso ogni onore legato al proprio nome: con il massacro delle Nobili Famiglie sopravvissute alla battaglia di Sequerus e al precedente regime di Kuroi e Ho, le sue mura sono ora considerate violate ed insicure. Numerose persone hanno abbandonato le proprie case per il timore che i demoni tornino all'attacco e la città ha perso numerosi mercanti e finanziatori a causa del disonore che l'incursione demoniaca le ha dato.

    Il vecchio palazzo dei Vuist è finito distrutto durante quell'incursione durata solo poche ore, ed anche se gli Youkai sono entrati in diverse magioni che ospitavano le concubine e la parentela legata ai capi-famiglia (uccidendo tutti in modi brutali e poco facili da raccontare), hanno lasciato comunque il resto delle strutture intatte, limitandosi solo alle figure di potere e a chi ne avrebbe sicuramente preso il posto. In seguito ripulite dal sangue e dai cadaveri, le magioni rimaste in piedi son state occupate dalle famiglie di ceto medio-alto che ora provano a contendersi il dominio della città, in una lotta interna che sa molto di "mafia".

    Considerando il rapporto tradizionale degli occidentali con il potere, è anche una situazione prevedibile: dove c'è ordine e rigore, ci sta onore e brava gente, buone famiglie ed onestà. Ora che oggettivamente non esiste nessuno in grado di detenere il potere di un centro abitato così grande, a tener su la baracca non può che esserci un sistema basato sulla prepotenza ed atti non propriamente "onorevoli".

    Nonostante i vostri pg non sappiano molti dei dettagli sociali di questa popolazione, sarà per loro evidente notare poca coesione fra gli abitanti, sguardi di traverso fra gruppetti e numerosi signorotti con scorta armata fino ai denti che si fissano in cagnesco. Ci sono anche individui meno loschi (in genere quelli più poveri), ma l'aria è comunque tesa e che vi siano lotte interne è intuibile anche se si è ciechi.
    Buon divertimento!

     
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    Shiju, Nishikaigan.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Come aveva promesso agli Shan Yan, Sadwrn si era recato a Shiju ad esattamente un mese dall'incidente di Màoyì. Vestito di abiti che ne celavano i lineamenti e con la coda arrotolata intorno alla vita, il Worren si guardava attorno ad intervalli regolari, cercando di scorgere fra quella folla variegata delle figure più basse del normale, o il volto oramai noto di quel samurai a cui aveva esteso in seguito l'invito.

    kzLxAEz« Almeno si trasformi, per bontà della Notte! Ci stanno già guardando tutti! »
    « Mai. Siamo Worren, non youkai, non abbiamo motivo di nasconderci come dei criminali. »
    « Sì, ma siamo nel bel mezzo della capit- »
    « Vuoi? »

    Sadwrn rivolse un'occhiata rassegnata al capoclan di Hokuga-yama. Accettò con un sospiro la pipa accesa che gli era stata offerta, e prese una boccata dell'essenza che stava bruciando al suo interno. Si trattava di una miscela di erbe che aveva preparato egli stesso: era pensata per aiutare a rilassarsi, e per sprigionare un buon odore quando gustata. Essendo abbastanza leggera per gli standard di un Worren, gli effetti erano limitati, ma in compenso avrebbero mantenuto entrambi una mente lucida.

    Sadwrn alzò gli occhi al cielo per un momento, appoggiando la schiena alla colonna scarlatta di un mon. Sul suo cammino, aveva avuto modo di sentire come diverse migliaia di persone fossero fuggite da Shiju, nel momento in cui questa fu conquistata dagli youkai. Mawrth, il capoclan a cui aveva appena restituito la pipa nonché suo zio materno, aveva attirato ben più di un'occhiata sospettosa da quando si erano addentrati in città. Anche nella sua forma mutata, egli non era molto più alto di Sadwrn. Compensava tuttavia con la sua considerevole stazza, e file di denti affilati che venivano rivelate ogni qualvolta egli aprisse bocca per parlare o per sbadigliare. Legata dietro la schiena, Mawrth portava con sé, come ogni Worren, un'arma, nel suo caso una lunga lancia.
    Se ogni elemento dell'apparenza del capo sembrava gridare “minaccioso”, Sadwrn, dal canto suo, cercava invece di rassicurare gli autoctoni sorridendo imbarazzato e agitando una mano in cenno di saluto ogni qualvolta incrociasse lo sguardo di qualcuno. Anche una volta arresosi a calare finalmente il cappuccio e a mostrare così i suoi inusuali (per un umano) ciuffi di pelo sulle orecchie, egli aveva un aspetto assai più rassicurante di quello del suo compagno di viaggio, nonostante fosse a sua volta armato.

    Scrutando fra i passanti, Sadwrn notò molti spadaccini girare nelle strade, vestiti e armati in modo simile a Nobunaga. Altra vista interessante era invece una minoranza vistosa di umani sovrappeso, i cui passi goffi erano accompagnati da un tintinnio metallico. Monete?



    Edited by Kuma. - 16/7/2018, 18:47
     
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    Nobunaga a volte è così enigmatico. Lo Studioso si è trovato più volte a cozzare contro una corazza fatta di sentimenti coriacei condensati e fortificati dalla situazione tesa che si è venuta a creare.
    Dal canto suo Ego, non è proprio una persona semplice con cui dialogare. Tende a divagare, su certi argomenti si potrebbe dire che è un fondamentalista, ma è tendenzialmente "buono". Sta seguendo il disegno divino, come potrebbe non essere quindi dalla parte del bene?
    In ogni caso il Samurai, senza dargli troppe spiegazioni, lo ha condotto in una grande città dove doveva incontrarsi con alcune persone. Ovviamente, però, prima aveva da fare alcune cose private, motivo per cui il bonzo ha deciso di distaccarsi per fare visita ad un paio di famiglie bisognose.
    Nella prima si è limitato a chiacchierare e scambiare opinioni sulle divinità, sui kami e sul loro prossimo ritorno.
    Nella seconda casa, invece, si è dovuto adoperare in prima persona. Pare che la casa sia stato teatro di una strage, motivo per cui è intervenuto sul piano divino per scacciare via eventuali residui nocivi di malignità. Ha preso dell'aglio che ha fatto stracuocere insiema ad una serie di erbe e poi ha diffuso l'incenso per tutta la casa, con una gran puzza in verità. Per concludere il tutto ha preparato dei sacchetti di sale e spezie da tenere negli angoli, così da poter purificare definitivamente l'abitazione. Ha speso quasi può tempo per convincere la famiglia a non farsi pagare, piuttosto che ha svolgere tutti i rituali.
    Soddisfatto del proprio operato il Teologo si è lanciato in una passeggiata lungo le vie cittadine. Ha dovuto chiedere indicazioni un paio di volte, ma per fortuna la geografia cittadina è piuttosto lineare. Indossa come al solito un abito da monaco color terra bruciata, alla cintola una semplice corda più chiara. Al collo pende la collana viola di grani, il suo rosario. Ogni passo viene accompagnato dal picchiettare continuo del bastone da battaglia che al momento è stato riadattato a bastone da passeggio.
    China il capo in segno di saluto a destra e manca, verso i cittadini che incrocia. Verso qualcuno salmodia qualche versetto di fortuna e prosperità. Il clima è teso e la cosa è palpabile, ma cerca di restare positivo e sereno.
    Gira oltre una grande casa dalle tinta del porpora e sfugge in un piccolo vicolo osservando in lontananza una piccola fontana in pietra, il punto di incontro con il Samurai.


    Equipaggiamento: Bastone
    Mana: 100%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Laurea in Teologia: Conoscenza enciclopedica del “divino”

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  4. Clan Shan Yan
     
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    Lasciatisi alle spalle il villaggio Màoyì, e quella prima brutta esperienza nel mondo degli Umani, i piccoli Shan Yan avevano cominciato il loro lungo viaggio verso Shiju, la Capitale del Nishikaigan. Raggiungere quello che era un tempo il centro del grande feudo non doveva essere troppo difficile, anche per dei viaggiatori inesperti come loro. Ma avevano comunque deciso di procedere con cautela, seguendo vie secondarie e quando possibile avventurandosi anche per sentieri poco battuti.

    Nonostante fossero d’accordo sul fatto che quanto successo non era per niente imputabile agli Umani avevano comunque deciso di tenere un basso profilo. Per via del loro aspetto, e la loro natura di non umani, continuavano comunque ad attirare sguardi curiosi, diffidenti e occhiate più o meno ostili. Fortunatamente nulla di più, non una volta i loro incontri con gli Umani erano finiti in atti violenti.

    In ogni caso avevano scelto di non sostare nei villaggi incontrati troppo a lungo e di limitare il contatto con gli umani allo stretto necessario, quanto bastava per ottenere le provviste varie per provvedere ai propri bisogni.

    A un mese esatto dal loro ultimo incontro con il Worren i Ciclopi erano finalmente giunti a varcare la soglia della grande città e ad ammirare il suo perduto splendore. Nonostante la purezza ormai svanita, gli Shan Yan non potevano che restare estasiati di fronte alla grande Capitale in declino. Per loro quella città era comunque quanto di più imponente e sfarzoso avessero mai visto. I loro occhi vispi e meravigliati passarono quindi in rassegna ogni minimo dettaglio, dagli enormi palazzi tinti di rosso alle strade di pietra in cui si affaccendavano gruppi e gruppi di Umani.

    “Non allontanatevi.”

    Il guerriero Shùgàn era l’unico ad aver mantenuto un certo contegno. L’ultima volta che aveva abbassato la guardia erano finiti in gabbia, imprigionati e avvelenati. Questa volta non poteva ammettere distrazioni da parte sua. Inoltre, mentre i fratelli ammiravano estasiati il paesaggio cittadino, il guerriero non aveva mancato di registrare la presenza di così tanti uomini armati in giro per le strade. Il clima di diffidenza generale era più che palpabile. Oltre le occhiatacce di rito a cui ormai era abituato anche tra gli umani stessi non sembrava regnare troppa simpatia.

    Esaminando il grande palazzo semidistrutto che troneggiava sulla Capitale lo Shùgàn cominciò a dubitare della scelta fatta. Forse non era stata una mossa così saggia scegliere quel posto per il loro incontro.

    A quel punto sperava solo di incontrare Sadwrn il prima possibile.




    CITAZIONE
    Condizioni fisiche: Ottime
    Energie: 100%

    Famigli:
    Henki (Supporter)
    Henki è uno Yèzi. È quello che di più ha assorbito gli insegnamenti degli Amhunnasses. Di natura estremamente pacifica cerca di evitare la violenza ad ogni costo. Suo malgrado è disposto a scendere in battaglia, o più che altro a dare il suo contributo, solo ed esclusivamente su ordine di Rohkeus. Ha una spiccata sensibilità, è un instancabile ottimista e cerca di guardare il lato positivo di ogni cosa. È alto all’incirca un metro e quaranta, ha la pelle dalle tonalità verdazzurrine ed è solito indossare abiti di foggia orientale. Come Rohkeus ha un grande occhio dorato al centro del viso, ma a differenza sua ha un solo corno al centro della fronte. È uno dei tre fratelli di sangue di Rohkeus e lo segue fin da bambino. Lui e gli altri tre sono cresciuti insieme e sono legati da una profonda amicizia.
    Tuhka (Supporter)
    Tuhka è una Yadon. Introversa e silenziosa non discute mai gli ordini e i comandi di Rohkeus, ma non nasconde il suo disappunto in caso di scelte estremamente stupide o illogiche. Animata da una mente pragmatica e fortemente analitica si è spesso dimostrata in grado di ragionare in modo freddo e distaccato anche in situazioni molto difficili. È tecnicamente in grado di parlare, ma è solita comunicare esclusivamente con i propri fratelli di sangue utilizzando il canale telepatico che condividono. 
Non è chiara la sua reazione di fronte alla scelta di abbandonare le aspre vette in cui lei e gli altri hanno dimorato per tutta la vita. È di qualche anno più grande dei suoi fratelli di sangue e come Henki non supera il metro e quaranta. Fisicamente non somiglia molto agli altri membri del piccolo gruppo Shan Yan. Non ha corna, ma ha la pelle grigia e liscissima ed un insolito -e stupendo- occhio rosso fuoco al centro del viso. È solita vestire gli abiti tradizionali della casta Yadon in varie tonalità di grigio.

    Lampi (Mascotte)
    Lampi è il Beej del gruppo. È un ciclope timido ed introverso ed ha un’anima nobile e gentile. Ha ricevuto un’educazione molto severa come membro della casta sacerdotale ed ha quindi studiato i sacri misteri tramandati di generazione in generazione. È alto poco meno un metro e quaranta, ha la pelle rosea ed un grande occhio color rame. Come Tuhka non ha corna ed è solito indossare la sua semplice tunica da monaco. Nonostante sia il più istruito dei quattro è molto intimorito dal mondo al di là del proprio villaggio. Disdegna ogni forma di violenza ed ama trascorrere lunghi periodi in meditazione.
    Abilità Passive:
    Fratelli Di Sangue ~ Legame inscindibile
    I fratelli di sangue sono una rappresentazione in piccola scala della società Shan Yan. In un periodo in cui il popolo ha raggiunto dei numeri così esigui sono anche un’occorrenza assai rara, ma questo legame che unisce il quartetto di ciclopi va ben oltre le convezioni sociali o le semplici tradizioni. Tra i quattro si forma un legame molto profondo che conferisce loro delle doti particolari. A seguito di questo legame Rohkeus -come leader del nucleo- ha acquisito l'abilità di comunicare telepaticamente con i suoi fratelli.

    (Passiva di telepatia: 5 punti)
     
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    OpB7bEk

    Nonostante si trovassero in tre punti diversi fra loro, le gemme della nuova Resistenza quei tempi tanto ostili, insozzati dall'odio e da un'anarchia violenta ed ingiusta, poterono vedere Nobunaga avanzare per la via principale a passi lenti e marziali, insolitamente rilassato e quasi disinteressato alla palpabilissima tensione che aleggiava in ogni dove.

    Ad ogni rintocco dei suoi sandali in legno sulla pietra, qualcuno posava lo sguardo su di lui, e se nei grassoni opulenti era percepibile malcelata sopportazione, negli occhi della quasi totalità degli uomini armati sarebbe apparso ben visibile del rispetto. Quando li sorpassava, alcuni abbassavano perfino lo sguardo, come allievi di fronte al proprio maestro.

    Giunto ormai in prossimità di coloro che aveva da incontrare, Nobunaga -stranamente- non arrestò affatto la propria avanzata, né perse tempo in frasi di circostanza, piuttosto li osservò tutti -uno alla volta- e proseguì verso un vicolo secondario in una tacita richiesta di seguirlo senza dar troppo nell'occhio.
    Li avrebbe condotti ad una dimora di medie dimensioni con cortile interno. Era ben tenuta e molto grande, ma sicuramente più spartana delle sontuose abitazioni trovate in giro.

    Sorpassò il cortile ancora in silenzio, dunque aprì la porta scorrevole, lasciando entrare anche loro.
    La sala in cui si trovarono era quasi totalmente spoglia, a parte alcune pergamene esposte, un tavolino basso al centro e un altarino in posizione defilata. Su di esso, incorniciata in legno decorato, l'immagine di una donna dai capelli rossi era posta di fronte ad una piccola urna su cui era disegnato lo stemma del Presidio Errante: una stella dorata ad otto punte.

    h0hKaFm

    Quando tutti furono dentro, Nobunaga richiuse lentamente la porta -non prima di controllare che non vi fosse nessuno intento a spiarli- dunque s'inginocchiò al tavolo, invitando gli ospiti con la mano a fare altrettanto.
    Solo allora avrebbe aperto bocca.

    -Chiedo perdono per il mio silenzio: non credo siano tempi adatti
    per rendere pubbliche tutte le nostre conversazioni.


    Attese un attimo, abbassando il capo in segno di rispetto.

    -Immagino abbiate molte domande.


    Dettagli di Ambientazione

    Piccola spiegazione sul comportamento dei vari png: differentemente dai ricconi -per i quali non potete capire chiaramente l'origine degli sguardi torvi- gli uomini armati sono chiaramente dei Ronin come Nobunaga, probabilmente assoldati come guardie del corpo.
    Chi conosce qualcosa in più su Nobunaga sa inoltre che lui è stato capo dei Samurai della famiglia regnante di quella regione, quindi non è difficile dedurre che siano tutti ex militanti dell'esercito dei Vuist, dunque suoi compagni d'arme e (forse) anche suoi allievi, per i più giovani di loro.

    Sulla location nuova ho poco da aggiungere, è la classica dimora giapponese con cortile interno. Ho accorciato i tempi ed unito due turni, causa la mia sparizione (causa vacanze) e ritardi generali. Se avete domande, contattatemi su Telegram.

     
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    Si avvicina alla fontana affrettando appena il passo. Ovviamente non si esime dal salutare le varie famiglie, ricconi, spadaccini e chiunque gli capita a tiro.
    Un simpatico "che il Kami sempre verde possa render folta la tua barba" è la benedizione che forse più preferisce in questi giorni.
    Arrivato vicino la fontana è pronto a lanciarsi a braccia aperte da Nobunaga che invece pare essere piuttosto guardingo. Comprende subito che forse non è il caso di essere eccessivo e così si limita ad osservare il suo riflesso pelato nell'acqua stagnante.
    Stringe forte il bastone, non sa bene come comportarsi in queste situazioni, il cammino divino è irto di difficoltà e la prova a cui si sta sottoponendo è piuttosto difficile.
    In realtà, solo ora, si rende conto che nei dintorni della fontana si è riunito un gruppo piuttosto "particolare" ed utilizza un termine antropologicamente corretto e poco razzista. La cosa più particolare, però, è che tutti sembrano conoscere il Samurai che anzi guida lo strambo gruppo verso un vicolo laterale.
    Questa cosa lo lascia basito, osserva ancora il suo riflesso nella fontana ed alla fine si limita a seguire il gruppo nella viuzza laterale. Accompagna ogni passo con un leggero tintinnare del suo bastone. Cerca di camminare con finta calma, ma in realtà la situazione lo mette non poco a disagio.
    Perchè Nobunaga gli deve complicare sempre così tanto la vita?
    Perchè non parlare semplicemente?
    Sbuffa mentre segue il gruppo nell'abitazione e si limita a sedersi nella posizione del loto con il bastone disposto davanti a sè.
    Osserva il gruppo con un leggero disagio, questi strani figuri sono tutti credenti o dovrà convertirli?
    Il mio nome è Ego, è un piacere fare la vostra conoscenza.
    Si limita sorridere ai presenti per poi portare lo sguardo sul Samurai. Non pone domande, si limita ad attendere spiegazioni. Le vie della Divinità sono infinite ed al momento non ha ancora compreso quale deve intraprendere.


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  7. Clan Shan Yan
     
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    Nobunaga.
    Il girovagare dei quattro ciclopi in quella città animata da sguardi torvi e poco rassicuranti, si interruppe quando furono approcciati da un volto noto, quello del vecchio samurai. Non si persero in convenevoli e non ci volle più che di uno sguardo per capire che dovevano seguirlo. Così, ora silenziosi e con un atteggiamento un po’ più serio, gli Shan Yan si accodarono al gruppo raccolto dal guerriero seguendo il percorso da lui tracciato.

    Il vecchio appariva assai diverso in questa nuova veste, molto più autorevole del prigioniero rinvenuto nelle gabbie del villaggio Màoyì. Non poteva esserne sicuro, ma Rohkeus non mancò di notare come al suo passaggio alcuni degli umani -quelli armati- abbassassero lo sguardo e chinassero il capo come in segno di rispetto.
    Nobunaga procedette col condurli nel cortile di una dei tanti palazzi della città. Una dimora di medie dimensioni per gli standard della capitale, una sorta di reggia per i Ciclopi della Montagna.
    Attraversato il cortile il samurai aprí una porta scorrevole e li lasciò passare nell’ambiente successivo. Uno ad uno gli Shan Yan entrarono nella stanza e dopo che Nobunaga ebbe preso posto davanti al tavolino anche loro fecero altrettanto.

    Il guerriero Shùgàn prese la parola -dopo il samurai e l’uomo di nome Ego- come portavoce del gruppo di Ciclopi.

    “Io sono Rohkeus del clan Shan Yan, e loro sono Lampi, Henki e Tuhka.”

    Mentre parlava con la mano indicò ad uno ad uno i suoi fratelli di sangue.

    “Perché siamo tutti qui?”

    Anzi avrebbe voluto aggiungere perché siete qui? Aveva dato la sua parola di recarsi a Shiju solo all’uomo gatto. Non sapeva che Nobunaga avrebbe preso parte all’incontro e in quel gruppetto non mancavano all’appello anche altri volti sconosciuti. Ego, per esempio, il primo a rompere il silenzio dopo il vecchio samurai, aveva attirato l’attenzione del piccolo Lampi. Dal suo aspetto, gli parve di riconoscere nell’uomo un altro studioso degli antichi misteri. In un altro momento e in un altro luogo avrebbe anche potuto provare a rompere la timidezza che ancora provava nei confronti degli umani facendogli qualche domanda.

    Ma in quella situazione era meglio lasciar parlare lo Shùgàn e capire cosa stava succedendo e il loro ruolo in tutta quella faccenda. Gli occhi degli altri Shan Yan, intanto, passavano in rassegna i volti degli altri presenti in attesa di conoscere quale piega avrebbero preso gli eventi.



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    Henki (Supporter)
    Henki è uno Yèzi. È quello che di più ha assorbito gli insegnamenti degli Amhunnasses. Di natura estremamente pacifica cerca di evitare la violenza ad ogni costo. Suo malgrado è disposto a scendere in battaglia, o più che altro a dare il suo contributo, solo ed esclusivamente su ordine di Rohkeus. Ha una spiccata sensibilità, è un instancabile ottimista e cerca di guardare il lato positivo di ogni cosa. È alto all’incirca un metro e quaranta, ha la pelle dalle tonalità verdazzurrine ed è solito indossare abiti di foggia orientale. Come Rohkeus ha un grande occhio dorato al centro del viso, ma a differenza sua ha un solo corno al centro della fronte. È uno dei tre fratelli di sangue di Rohkeus e lo segue fin da bambino. Lui e gli altri tre sono cresciuti insieme e sono legati da una profonda amicizia.
    Tuhka (Supporter)
    Tuhka è una Yadon. Introversa e silenziosa non discute mai gli ordini e i comandi di Rohkeus, ma non nasconde il suo disappunto in caso di scelte estremamente stupide o illogiche. Animata da una mente pragmatica e fortemente analitica si è spesso dimostrata in grado di ragionare in modo freddo e distaccato anche in situazioni molto difficili. È tecnicamente in grado di parlare, ma è solita comunicare esclusivamente con i propri fratelli di sangue utilizzando il canale telepatico che condividono. 
Non è chiara la sua reazione di fronte alla scelta di abbandonare le aspre vette in cui lei e gli altri hanno dimorato per tutta la vita. È di qualche anno più grande dei suoi fratelli di sangue e come Henki non supera il metro e quaranta. Fisicamente non somiglia molto agli altri membri del piccolo gruppo Shan Yan. Non ha corna, ma ha la pelle grigia e liscissima ed un insolito -e stupendo- occhio rosso fuoco al centro del viso. È solita vestire gli abiti tradizionali della casta Yadon in varie tonalità di grigio.

    Lampi (Mascotte)
    Lampi è il Beej del gruppo. È un ciclope timido ed introverso ed ha un’anima nobile e gentile. Ha ricevuto un’educazione molto severa come membro della casta sacerdotale ed ha quindi studiato i sacri misteri tramandati di generazione in generazione. È alto poco meno un metro e quaranta, ha la pelle rosea ed un grande occhio color rame. Come Tuhka non ha corna ed è solito indossare la sua semplice tunica da monaco. Nonostante sia il più istruito dei quattro è molto intimorito dal mondo al di là del proprio villaggio. Disdegna ogni forma di violenza ed ama trascorrere lunghi periodi in meditazione.
    Abilità Passive:
    Fratelli Di Sangue ~ Legame inscindibile
    I fratelli di sangue sono una rappresentazione in piccola scala della società Shan Yan. In un periodo in cui il popolo ha raggiunto dei numeri così esigui sono anche un’occorrenza assai rara, ma questo legame che unisce il quartetto di ciclopi va ben oltre le convezioni sociali o le semplici tradizioni. Tra i quattro si forma un legame molto profondo che conferisce loro delle doti particolari. A seguito di questo legame Rohkeus -come leader del nucleo- ha acquisito l'abilità di comunicare telepaticamente con i suoi fratelli.

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    Sadwrn e Mawrth osservarono in silenzio l'incedere di Nobunaga. Ad ogni passo che compiva, annunciato da uno schiocco del legno dei sandali sulla strada lastricata, qualcuno si voltava verso il samurai. Ognuno reagiva in modo diverso: i volti degli umani sovrappeso che non volgevano subito gli occhi da un'altra parte tendevano a contorcersi in smorfie di disgusto; gli altri samurai invece ne seguivano il passaggio e rizzavano la schiena, e alcuni abbassavano addirittura lo sguardo. Reverenza? Probabile, rifletté il più giovane dei due Worren. Chi, in quella città, avrebbe rischiato di farsi vedere mentre si rivolgeva un inchino ad un ribelle? Oppure era vergogna, per ragioni sulle quali Sadwrn aveva preferito non formulare ipotesi.

    Nobunaga giunse dinnanzi ai Worren di Hokuga-yama accompagnato da un uomo sconosciuto. Mawrth diede un colpetto a Sadwrn, rivolgendogli un'occhiata interrogativa, ma in tutta risposta il nipote si strinse nelle spalle. Senza dire una parola, il samurai invitò loro e gli Shan Yan pure appena incrociati a seguirlo fino ad una casa né piccola né particolarmente grande per quelli che dovevano essere gli standard della capitale, e deserta per quanto i due avevano potuto percepire. Lontana da orecchie indiscrete.

    Si fecero strada attraverso un giardino spoglio e ghiaioso, con poche ma curate piante ai suoi lati, procedendo su alcune pietre lisce che delimitavano il percorso, e accompagnati per tutto il tempo dal tintinnare del bastone di quell'umano glabro.
    Nobunaga aprì una porta scorrevole, una shōji, che dava su una stanza spoglia nella quale ad attirare la sua attenzione fu il simbolo sull'urna posta sull'altarino: una stella a otto punte nota perfino alle tribù più isolate del Presidio Occidentale, il simbolo del Presidio Errante.
    Sconosciuta era invece quella donna dai capelli scarlatti, ma poco gli importava.

    -Chiedo perdono per il mio silenzio: non credo siano tempi adatti
    per rendere pubbliche tutte le nostre conversazioni.

    Disse il samurai, che dopo aver controllato di non essere sotto sorveglianza, si era inginocchiato davanti al chabudai. Sadwrn e Mawrth lo imitarono; quest'ultimo con visibile fatica.
    -Immagino abbiate molte domande.

    Mawrth fece per aprire bocca, ma fu anticipato dalla... semplice presentazione di quel tizio che, guardandolo più attentamente, ricordava nel portamento e negli abiti un religioso.

    Il mio nome è Ego, è un piacere fare la vostra conoscenza.

    “Io sono Rohkeus del clan Shan Yan, e loro sono Lampi, Henki e Tuhka.”
    Rispose lesto Rohkeus.
    “Perché siamo tutti qui?”

    « Sono Sadwrn, Worren di Hokuga-yama. Sono lieto che abbiate risposto alla nostra chiamata. Qui con me è Mawrth-san, guida dei Worren di Hokuga-yama. »
    Guardò Rohkeus. Quando si erano separati non gli aveva anticipato che avrebbe esteso il suo invito anche a Nobunaga. A dire il vero, era qualcosa a cui aveva pensato all'ultimo secondo.
    « Viste le circostanze, sarò il più breve possibile. » intervenne lo zio. « Quel giorno in cui Sadwrn si ritrovò coinvolto in quell'incidente a Màoyì, egli era in realtà in viaggio per mettersi in contatto con i clan del meridione, al fine di organizzare il nostro raduno attuale. Quando arrivò, raccontò ai nostri fratelli quanto era accaduto e, sempre con loro, siamo giunti ad un'importante decisione. »
    Mawrth fece scrocchiare il collo.
    « Io, Mawrth, in rappresentanza del clan di Hokuga-yama, chiedo un'alleanza al clan Shan Yan a fini di assistenza e di difesa reciproche. Sono inoltre disposto ad offrire assistenza al suo gruppo di resistenza, Nobunaga, con condizioni da definire possibilmente in questa sede. Ciò che è successo a Màoyì è troppo grave perché possa passare inosservato. »
    « Altrimenti mi sarei unito solo io. » spiegò Sadwrn con semplicità, rispondendo in anticipo a chi gli avrebbe domandato come fosse stato così sicuro che Mawrth avrebbe effettivamente deciso di avanzare una simile proposta. « Chiedendo anche a voi a quali decisioni foste giunti ad un mese dall'incidente. »

     
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    (Proverbio Cinese)


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    Presidio Occidentale, Endlos.

    Quando tutti furono al loro posto, iniziarono a giungere le prime domande del caso, prevedibili ed assolutamente comprensibili. Nobunaga attese in rispettoso silenzio che ciascuno parlasse, e così rimase quando gli ospiti si scambiarono le prime spiegazioni e proposte.

    “Perché siamo tutti qui?”
    « Viste le circostanze, sarò il più breve possibile. Quel giorno in cui Sadwrn si ritrovò coinvolto in quell'incidente a Màoyì, egli era in realtà in viaggio per mettersi in contatto con i clan del meridione, al fine di organizzare il nostro raduno attuale. Quando arrivò, raccontò ai nostri fratelli quanto era accaduto e, sempre con loro, siamo giunti ad un'importante decisione.
    Io, Mawrth, in rappresentanza del clan di Hokuga-yama, chiedo un'alleanza al clan Shan Yan a fini di assistenza e di difesa reciproche. Sono inoltre disposto ad offrire assistenza al suo gruppo di resistenza, Nobunaga, con condizioni da definire possibilmente in questa sede. Ciò che è successo a Màoyì è troppo grave perché possa passare inosservato.
    »
    « Altrimenti mi sarei unito solo io. »

    f3egRhj

    -Sia ben chiaro che non sono un ribelle- sarebbe infine intervenuto, cogliendo saggiamente qualche attimo di silenzio per prendere parola, specificando la natura di ciò che desiderava creare senza suonare in alcun modo brusco o offensivo, piuttosto abbastanza pacato -Per tutta la mia vita ho seguito gli ordini dei Nobili Vuist come Samurai, Maestro di Spada e poi Comandante. Per rispetto alla Memoria dei miei Signori intendo vendicare il massacro avvenuto in questa città, ma ancor prima è mio desiderio ristabilire l'Ordine ed il Rispetto ad Ovest.

    Come un saggio, forte di antichi valori ormai perduti, aveva occhi brillanti ed un fervore in palese contrasto con il corpo deturpato dal tempo e dalle cicatrici di mille battaglie. Quel vecchio Ronin credeva fermamente in ciò che diceva e nessuno avrebbe mai potuto pensare il contrario.

    -L'Anarchia e le divisioni non portano a nulla: separati siamo deboli ed insulsi. Non ho alcuna intenzione di far si che degli invasori ci trattino come la preda più debole e combatterò affinché la mia terra resti libera dagli usurpatori.

    Abbassò lievemente il capo, mentre i pugni sulle ginocchia si stringevano fino quasi a sanguinare.

    -Gli dei dell'Occidente sono scontenti della condotta che noi mortali abbiamo perpetrato dal governo di Mio degli Aranwe. Chi per ignavia, chi per azioni peccaminose, abbiamo tutti scatenato la loro ira: la disgrazia che ci perseguita ne è la prova più evidente ed è giusto assumersi le proprie responsabilità- a quel punto, avrebbe rivolto uno sguardo amichevole verso Ego, posandogli la mano callosa sulla spalla -Io ed il mio amico Ego siamo giunti alla conclusione che la Redenzione è l'unica soluzione al Male che ci divora sotto varie forme.


    Dettagli di Ambientazione

    Mio Aranwe è stata l'ultimo Alfiere "legittimo" dell'Ovest, scomparsa improvvisamente molti anni fa e la cui assenza ha provocato disordini vari e l'assunzione al comando di Sequerus dei tiranni Kuroi e Ho.

     
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    Percepisce un leggero disagio. Sarà l'urna funeraria, gli strani ciclopi, la tigre antropomorfa, il fatto di sapere di non sapere di ciò di cui si parla.
    Si interroga per qualche secondo prima che la discussione abbia inizio. Ha incontrato l'Unica vera Divinità, è stato risucchiato su questo Semipiano dove ha incontrato i Demoni. Non che i Demoni in sè siano negativi, in quanto Teologo accetta sia il lato positivo che negativo del divino, ma nello specifico di questa realtà si è reso conto che i Demoni rappresentano la mancanza della Divinità, cosa ovviamente inaccettabile.
    Si è gettato in questa folle crociata grazie a Nobunaga, ha accettato con una semplicità disarmante gli eventi folli in cui galleggia. Ancora si interroga come abbia fatto: l'unica soluzione è che la Divinità sta illuminando il suo cammino.
    Ascolta i discorsi che si intrecciano, le dichiarazioni di intenti, le possibili alleanze, sente gli occhi, anzi i monocchi che lo studiano curiosi, cerca di seguire tutto in silenzio.
    Sorride quando sente il contatto della mano nodosa di Nobunaga che spiega la loro posizione.
    Non sono anarchici, non vogliono utilizzare la violenza per ottenere un risultato, se per questo non vogliono nemmeno prendere il potere per il gusto di avere potere. Il loro ruolo è quello di pacificatori, quello di coloro che portano la pace, l'ordine e la Redenzione.
    Io sono nuovo di questo mondo. Non sono nativo di queste terre, ma quello che ho trovato è ciò che Nobunaga vi ha espresso chiaramente.
    La Redenzione è l'unica strada percorribile per ottenere il Perdono. Questo ci permetterà di scacciare le ombre e trovare un nuovo equilibrio con la Natura.
    Tutto questo stabilità un nuovo ordine, una nuova pace e la prosperità di queste terre.

    Parla con tono solenne ma con estrema serenità, sembra molto a suo agio a salmodiare, quasi se stesse tenendo una messa o la spiegazione di qualche passo religioso. Ha visto e conosciuto la sofferenza di queste terre, da ciò ha compreso quelle che deve esser fatto e con furia e rigore si adopererà per farlo. Aiutato o non aiutato ha una missione e la porterà a termine.
    Chiediamo il vostro aiuto per rendere questo Disegno possibile.

    Equipaggiamento: Bastone
    Mana: 100%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Laurea in Teologia: Conoscenza enciclopedica del “divino”

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  11. Clan Shan Yan
     
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    Rohkeus non aveva bisogno di consultare i suoi fratelli prima di rispondere alla proposta del rappresentante del clan di Hokuga-yama. Il suo stato di Shùgàn, come testimoniavano i segni che portava sul corpo in quanto nobile e guerriero della tribù Shan Yan, sosteneva e supportava pienamente la sua autorità in ogni decisione. Come guerriero adulto a tutti gli effetti era un suo diritto prendere decisioni del genere, qualora ne andasse del bene della tribù. In ogni caso, prima ancora di giungere nella Capitale, i Ciclopi della Montagna erano già giunti alla conclusione che una sorta di alleanza era necessaria. Certo non immaginavano che Sadwrn avrebbe portato all’incontro un rappresentante di alto rango del suo clan.

    “Io, Rohkeus, in quanto guerriero Shùgàn del clan Shan Yan, accetto di instaurare questa alleanza di assistenza e di difesa reciproche. Tuttavia la mia gente non sa di questo incontro, dovremo quindi ritornare sulle nostre vette e comunicare al clan i dettagli di questo accordo…”

    Non avrebbe incontrato alcuna difficoltà con la sua gente. Che potesse ricordare non avevano mai avuto se non pochi e scarsi contatti col popolo Worren. In ogni caso si trattava di relazioni esclusivamente pacifiche.

    “… e riportare notizie dettagliate di quanto sta accadendo nel Presidio.
    Noi siamo qui oggi perché sentiamo che è il momento di porre fine all’isolamento che per troppo tempo ha tenuto lontano la nostra gente.
    È giunto il momento, anche per il clan Shan Yan, di darsi da fare.”

    Allungò quindi un braccio in direzione dei due Worren per suggellare con una stretta di mano l’alleanza appena formata. Prima di proseguire il guerriero spostò poi il suo occhio prima su Nobunaga e poi su Ego.

    “Siamo tutti d’accordo, le divisioni non portano a nulla e in una situazione difficile come questa dobbiamo restare uniti contro gli invasori. Finché i vostri scopi sono pace e prosperità per questa terra e fermare la violenza e gli abusi perpetrati noi vi aiuteremo.”

    Ma c’era qualcosa nelle parole del samurai e del teologo che andava ben oltre l’organizzazione di una forza che potesse opporsi alla violenza di quei demoni invasori.

    “Ma voi considerate quello che sta accadendo… una punizione divina?
    Questi Demoni, come gli Umani prima di loro, sono la causa delle sofferenze dell’Ovest. Certo, non nego che a non fare nulla si condivide parte della colpa ed è per questo che siamo qui oggi.
    Ma in cosa consiste questa vostra Redenzione?”



    CITAZIONE
    Condizioni fisiche: Ottime
    Energie: 100%

    Famigli:
    Henki (Supporter)
    Henki è uno Yèzi. È quello che di più ha assorbito gli insegnamenti degli Amhunnasses. Di natura estremamente pacifica cerca di evitare la violenza ad ogni costo. Suo malgrado è disposto a scendere in battaglia, o più che altro a dare il suo contributo, solo ed esclusivamente su ordine di Rohkeus. Ha una spiccata sensibilità, è un instancabile ottimista e cerca di guardare il lato positivo di ogni cosa. È alto all’incirca un metro e quaranta, ha la pelle dalle tonalità verdazzurrine ed è solito indossare abiti di foggia orientale. Come Rohkeus ha un grande occhio dorato al centro del viso, ma a differenza sua ha un solo corno al centro della fronte. È uno dei tre fratelli di sangue di Rohkeus e lo segue fin da bambino. Lui e gli altri tre sono cresciuti insieme e sono legati da una profonda amicizia.
    Tuhka (Supporter)
    Tuhka è una Yadon. Introversa e silenziosa non discute mai gli ordini e i comandi di Rohkeus, ma non nasconde il suo disappunto in caso di scelte estremamente stupide o illogiche. Animata da una mente pragmatica e fortemente analitica si è spesso dimostrata in grado di ragionare in modo freddo e distaccato anche in situazioni molto difficili. È tecnicamente in grado di parlare, ma è solita comunicare esclusivamente con i propri fratelli di sangue utilizzando il canale telepatico che condividono. 
Non è chiara la sua reazione di fronte alla scelta di abbandonare le aspre vette in cui lei e gli altri hanno dimorato per tutta la vita. È di qualche anno più grande dei suoi fratelli di sangue e come Henki non supera il metro e quaranta. Fisicamente non somiglia molto agli altri membri del piccolo gruppo Shan Yan. Non ha corna, ma ha la pelle grigia e liscissima ed un insolito -e stupendo- occhio rosso fuoco al centro del viso. È solita vestire gli abiti tradizionali della casta Yadon in varie tonalità di grigio.

    Lampi (Mascotte)
    Lampi è il Beej del gruppo. È un ciclope timido ed introverso ed ha un’anima nobile e gentile. Ha ricevuto un’educazione molto severa come membro della casta sacerdotale ed ha quindi studiato i sacri misteri tramandati di generazione in generazione. È alto poco meno un metro e quaranta, ha la pelle rosea ed un grande occhio color rame. Come Tuhka non ha corna ed è solito indossare la sua semplice tunica da monaco. Nonostante sia il più istruito dei quattro è molto intimorito dal mondo al di là del proprio villaggio. Disdegna ogni forma di violenza ed ama trascorrere lunghi periodi in meditazione.
    Abilità Passive:
    Fratelli Di Sangue ~ Legame inscindibile
    I fratelli di sangue sono una rappresentazione in piccola scala della società Shan Yan. In un periodo in cui il popolo ha raggiunto dei numeri così esigui sono anche un’occorrenza assai rara, ma questo legame che unisce il quartetto di ciclopi va ben oltre le convezioni sociali o le semplici tradizioni. Tra i quattro si forma un legame molto profondo che conferisce loro delle doti particolari. A seguito di questo legame Rohkeus -come leader del nucleo- ha acquisito l'abilità di comunicare telepaticamente con i suoi fratelli.

    (Passiva di telepatia: 5 punti)
     
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    “Io, Rohkeus, in quanto guerriero Shùgàn del clan Shan Yan, accetto di instaurare questa alleanza di assistenza e di difesa reciproche. Tuttavia la mia gente non sa di questo incontro, dovremo quindi ritornare sulle nostre vette e comunicare al clan i dettagli di questo accordo…”
    Sadwrn si illuminò in volto. Sapeva in cuor suo che quel quartetto non avrebbe avuto nulla in contrario, ma non si era aspettato che Rohkeus avesse l'autorità di stipulare un patto in nome del suo clan; questo rendeva tutto molto più veloce!
    “… e riportare notizie dettagliate di quanto sta accadendo nel Presidio.
    Noi siamo qui oggi perché sentiamo che è il momento di porre fine all’isolamento che per troppo tempo ha tenuto lontano la nostra gente.
    È giunto il momento, anche per il clan Shan Yan, di darsi da fare.”


    « Ragionevole. Mi auguro che la vostra gente condivida la nostra visione. »
    Dette queste parole, Mawrth e poi Sadwrn strinsero la mano del guerriero, ufficializzando così il nuovo patto. Perché una stretta di mano era più che sufficiente quando almeno una delle due parti era un clan privo di una tradizione scritta nel senso comune del termine, e in simili tempi di emergenza.

    Dopodiché, i Worren ascoltarono in silenzio le parole di quel ronin umano. Che egli fosse o meno un ribelle, a nessuno dei due importava realmente. “Resistere” o “ribellarsi,” che differenza faceva nella pratica? Che egli avesse o meno servito i legittimi regnanti del Nishikaigan prima che anche l'ultimo erede morisse non era così rilevante davanti a quella minaccia straniera. Specie quando i Vuist stessi non avevano fatto granché per fermare quei pazzi sanguinari di Ho e Kuroi.
    Chi fosse a governare il presidio passava in secondo piano rispetto ai suoi ideali, agli occhi dei Worren.

    Volevano solo tornare ad abitare quelle parti del Worent da cui erano stati cacciati via senza alcun diritto, e poter camminare nelle città e sulle strade principali alla luce del sole senza temere i sassi, le spade, i coltelli e i forconi degli umani, o di essere catturati per diventare cibo per dei tiranni. Che motivo c'era, dunque, di perdersi nella semplice semantica, o di dare legittimità alla propria causa tramite l'autorità di chi oramai non c'era più?

    Quando il discorso verté sulla religione, Mawrth rivolse a Sadwrn un'occhiata perplessa.
    « Con permesso, Nobunaga-san, Ego-san. » disse il giovane, dopo aver lasciato finire di parlare il guerriero Shùgàn. « Devo unirmi a Rohkeus e chiedervi anch'io di elaborare sulla “Redenzione” e il “Perdono” di cui parlate. Noi Worren non conosciamo perfettamente il vostro modo di pregare, temo. »

     
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    Nobunaga rimase in silenzio durante il discorso religioso, annuendo alle sue parole con ferma convinzione. Probabilmente, parte di quell'approvazione riguardava anche ciò che gli Youkai lì presenti avevano in mente di fare: un accordo, un'alleanza ed una collaborazione finalizzata ad un futuro radioso e degno d'esser vissuto.

    “Ma voi considerate quello che sta accadendo… una punizione divina?
    Questi Demoni, come gli Umani prima di loro, sono la causa delle sofferenze dell’Ovest. Certo, non nego che a non fare nulla si condivide parte della colpa ed è per questo che siamo qui oggi.
    Ma in cosa consiste questa vostra Redenzione?”


    La domanda di uno dei ciclopi non giunse inaspettata alle orecchie del Ronin: comprendeva le difficoltà di chi seguiva altre tradizioni, o che magari non credeva nell'esistenza di alcun dio. Poco male, invero: riteneva che finché vi fosse stato reciproco rispetto, anche quell'ostacolo poteva essere facilmente superare. Nella sua esperienza aveva infatti avuto ben chiara la differenza tra semplici ideologie diverse che si confrontano -in vero molto diffuse, fino alla fine governo degli Aranwe- e la dittatura spietata e cieca, tipica dell'ateismo violento ed intollerante di Usama Kuroi e Kikio-Ho.

    « Con permesso, Nobunaga-san, Ego-san. » si aggiunse il Worren « Devo unirmi a Rohkeus e chiedervi anch'io di elaborare sulla “Redenzione” e il “Perdono” di cui parlate. Noi Worren non conosciamo perfettamente il vostro modo di pregare, temo. »

    -Non si tratta solo di preghiera- cercò di spiegare l'umano, abbassando il capo -Nella tradizione della mia terra, l'Ovest è popolato da numerosi esseri. Alcuni buoni, altri malvagi. Quelli "buoni" proteggono la natura e tutto ciò che è positivo in questo mondo. Permettono ai ciliegi di fiorire, ai cuccioli di nascere... e se qualcuno compie atti empi ed orribili come quelli avvenuti negli ultimi decenni ad Ovest, va contro la loro opera e si dichiara loro nemico. Ai loro occhi va punito o eliminato.
    Un sospiro sconsolato accompagnò questa confessione.
    -La razza umana, in questo angolo di Endlos, ha davvero esagerato- sentenziò, consapevole anche delle proprie colpe -Non ho mai vissuto a Sequerus, ma oltre all'ateismo imposto ed alla diffusione delle loro dottrine fondate sull'odio, si sono spinti oltre. Hanno sfidato la Natura. Hanno peccato di superbia, e si sono messi al suo posto, generando orrori che vanno oltre la vostra immaginazione.

    All'improvviso tacque, ed il silenzio fu carico di tensione, saturo di sensi di colpa.

    -Alcune notizie sono giunte alle mie orecchie: molti non-umani sono stati sottoposti ad orribili esperimenti. Hanno amputato arti sani e sostituiti con protesi, hanno estratto sangue fino ad uccidere. Hanno iniettato malattie orribili e sconosciute per studiarne gli effetti. Hanno violentato delle femmine umanoidi per creare degli ibridi da sottoporre ad altri esperimenti. La lista delle loro colpe è più lunga dei morti in quella guerra.
    Attese ancora, riordinando le idee.
    -In un modo diverso, anche la mia famiglia è stata vittima della loro ideologia... eppure ho taciuto. Non ho mosso un dito per paura che la situazione peggiorasse... ed ho peccato- respirò profondamente, cercando di calmarsi -La Redenzione di cui parlo non è preghiera ma azione: voglio dedicare ciò che resta della mia vita a ricostruire quello che è stato distrutto. Si dice che la Volontà sia la forza più potente di Endlos: se i Kami vedessero il nostro assoluto pentimento, il nostro sacrificio, forse fermerebbero questa lunga serie di sciagure che ci sta sterminando.

    UbDNPgM

    Avrebbe probabilmente continuato, ma qualcosa fermò il flusso dei suoi pensieri: una porta scorrevole che dava verso gli interni iniziò a muoversi, lasciando aperto un piccolo spiraglio. Oltre di essa apparve un ragazzino di circa tredici o quattordici anni dai tratti somatici peculiari. I lineamenti delicati e la peluria quasi inesistente era tipica delle genti del posto, ma gli occhi -anche se con un taglio a mandorla- brillavano di un blu profondo e bellissimo. I capelli erano folti, lucidi e lisci, legati in una coda bassa... ma rossi, come quelli della donna in foto.
    Indossava abiti tradizionali del Nishikaigan ed una brutta cicatrice gli deturpava la faccia.

    -Ho preparato un infuso per gli ospiti, padre.

    Aveva un'espressione insolitamente dolce che -conoscendo Nobunaga- aveva probabilmente ereditato dal lato materno della sua famiglia.
    -Giusto, dimenticavo di presentarvi- il Ronin si discostò appena, così che il ragazzino avesse potuto raggiungerli attorno al tavolino -Questo giovanotto si chiama Takao: è il mio unico figlio ed erede.
    Il ragazzino rispose inchinandosi educatamente.
    -Conoscere gli amici di mio padre è per me un grande onore.

    Dettagli di Ambientazione

    Nulla da aggiungere. Ovviamente siete liberi di fare e/o rispondere ciò che desiderate.

     
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    -Non si tratta solo di preghiera- spiegò il samurai, chinando il capo. -Nella tradizione della mia terra, l'Ovest è popolato da numerosi esseri. Alcuni buoni, altri malvagi. Quelli "buoni" proteggono la natura e tutto ciò che è positivo in questo mondo. Permettono ai ciliegi di fiorire, ai cuccioli di nascere... e se qualcuno compie atti empi ed orribili come quelli avvenuti negli ultimi decenni ad Ovest, va contro la loro opera e si dichiara loro nemico. Ai loro occhi va punito o eliminato.
    Sospirò. Sadwrn e Mawrth annuirono cupi, anticipando dove sarebbe andato a parare il discorso.
    -La razza umana, in questo angolo di Endlos, ha davvero esagerato- ecco, appunto, il nocciolo della questione. Sadwrn alzò gli occhi al soffitto, mentre suo zio si limitò a distogliere lo sguardo. Sapevano entrambi che non aveva torto, ma assentire in quel momento avrebbe creato non poco imbarazzo. Dopotutto, Nobunaga ed Ego erano umani essi stessi, pur ovviamente non rappresentando tutta la loro razza. -Non ho mai vissuto a Sequerus, ma oltre all'ateismo imposto ed alla diffusione delle loro dottrine fondate sull'odio, si sono spinti oltre. Hanno sfidato la Natura. Hanno peccato di superbia, e si sono messi al suo posto, generando orrori che vanno oltre la vostra immaginazione.

    Sadwrn diede un colpetto di tosse, portando la mano con cui l'aveva coperto all'enorme cicatrice che gli deturpava il volto. Sorrise a metà. Almeno il suo popolo una mezza idea se l'era potuta fare.

    -Alcune notizie sono giunte alle mie orecchie: molti non-umani sono stati sottoposti ad orribili esperimenti. Hanno amputato arti sani e sostituiti con protesi, hanno estratto sangue fino ad uccidere. Hanno iniettato malattie orribili e sconosciute per studiarne gli effetti. Hanno violentato delle femmine umanoidi per creare degli ibridi da sottoporre ad altri esperimenti. La lista delle loro colpe è più lunga dei morti in quella guerra.
    Corretto, il giovane Worren arrossì imbarazzato.
    « Oh. »
    Commentò sottovoce. Quelle cose non le sapeva, e nemmeno Mawrth, a giudicare dai suoi occhi sbarrati e le fauci semi-spalancate dallo stupore.
    -In un modo diverso, anche la mia famiglia è stata vittima della loro ideologia... eppure ho taciuto. Non ho mosso un dito per paura che la situazione peggiorasse... ed ho peccato. La Redenzione di cui parlo non è preghiera ma azione: voglio dedicare ciò che resta della mia vita a ricostruire quello che è stato distrutto. Si dice che la Volontà sia la forza più potente di Endlos: se i Kami vedessero il nostro assoluto pentimento, il nostro sacrificio, forse fermerebbero questa lunga serie di sciagure che ci sta sterminando.

    « Beh- »
    Sadwrn fu interrotto dal rumore di una porta che scorreva sui suoi infissi, dalla quale si affacciò un ragazzino umano che sarebbe stato sui sedici o diciassette anni, se fosse stato un Worren, ma gli esseri umani maturavano più rapidamente, e di conseguenza il raccoglitore non seppe stimare per lui un'età al di là di “un po' meno di così.”
    Aveva una cicatrice sulla guancia fatta a mo' di croce, e i capelli rossi come il fuoco, esattamente come la donna ritratta in quell'immagine sull'altarino. Sadwrn collegò.

    -Ho preparato un infuso per gli ospiti, padre.
    -Giusto, dimenticavo di presentarvi- intervenne Nobunaga, facendo spazio per l'adolescente. -Questo giovanotto si chiama Takao: è il mio unico figlio ed erede.
    -Conoscere gli amici di mio padre è per me un grande onore.

    « L'onore è nostro, Takao-kun. »
    Disse Sadwrn, ricambiando l'inchino. Mawrth fece altrettanto, sorridendo con quel suo terrificante sorriso a trentadue zanne, canino più canino meno.
    « Piacere di fare la tua conoscenza, giovane umano. Sono Mawrth, e il ragazzo qui è Sadwrn. Grazie degli infusi, aggiungo. » si presentò, dando una pacca sulla schiena al nipote. Si volse infine verso Nobunaga, riprendendo il discorso che Sadwrn aveva lasciato interrotto. « Comunque, siamo lieti che sia questa la Redenzione di cui avete parlato. Abbiamo già versato abbastanza sangue e abbastanza lacrime, non avremmo tollerato altre azioni distruttive. Prendere atto delle proprie responsabilità, raccogliere i cocci di questa società e iniziare a costruire qualcosa di nuovo e migliore... Ah, sarà un impegno notevole! »

     
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    Ascolta con attenzione i discorsi dei strambi amici di Nobunaga. In realtà la gran parte si dice pronta a prendere parte alla Crociata a cui stanno dando vita. La cosa lo consola molto e lo rende piuttosto fiducioso, quindi si limita ad annuire ed accennare qualche sorriso di circostanza, ma per il resto resta in silenzio. Lascia che sia il Samurai a spiegare il loro Disegno, il perchè la Redenzione sia l'unico modo per riuscire a mondare questo Presidio.
    Alle domande il Samurai risponde più che bene, ma il taglio religioso gli compete e quindi prende nuovamente la parola.
    I Kami abitavano questo presidio da sempre. Con i miei stessi occhi ho potuto vedere la loro fuga, il loro progressivo allntamente sino alla completa scomparsa.
    Io ho potuto osservare per un brevissimo istante la divinità e qui, è chiaro, palese, che questa sia mancante.
    Potete non essere religiosi e non credere nei Kami e nella loro benevolenza.
    Potete non credere nel misticismo dell'infinito riciclo della vita.
    Potete essere atei. Questo non mi interessa, questo non ci interessa.
    Quello che potete vedere è che la bilancia pende da un solo lato, quello dei demoni.
    Quello che è palese e brillante è che gli abitanti di questo Presidio soffrono e necessitano di aiuto.

    Una breve pausa, prende una gran boccata d'aria. La lingua sibila appena tra le labbra sottili e pallide, come il resto dell'incarnato del viso. La fronte e la testa si costellano di crepe, rughe, date dall'espressività spinta durante le sue ovazioni.
    Anche se non credete, ma volete il bene di questo Presidio, l'unico modo che vi è di andare avanti è scacciare il nemico. Trovare un nuovo equilibrio ed è in questo che noi vi chiediamo assoluto aiuto.
    Se, poi, non credete e non volete farlo per i Kami, almeno fatelo contro i demoni.

    Insomma, il suo punto di vista dovrebbe esser chiaro. Si può non credere, ma il punto finale della Redenzione converge in qualcosa di comune: liberare il presidio e renderlo vivibile.
    Fa il suo ingresso un ragazzo nella scena, sulle prime il Monaco resta piuttosto basito, non sapeva dell'esistenza del ragazzo. Come non sa tante, tantissime cose dell'enigmatico Samurai. Sorride ed accetta di buon grado la bevanda ringraziando.
    Se non ci sono ulteriori questioni sulla Redenzione, Nobunaga, i nostri giovani amici dovrebbero far ritorno ai loro villaggi e prepararsi per la prima fase della Redenzione, giusto?
    Non vuole essere sbrigativo, ma i piani da organizzare sono complessi ed ampi ed è fondamentale che tutti i partecipanti abbiano l'ok delle rispettive popolazioni per inprendere questa grande Crociata.

    Equipaggiamento: Bastone
    Mana: 100%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Laurea in Teologia: Conoscenza enciclopedica del “divino”

    Attive
    Nessuna

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16 replies since 23/6/2018, 22:14   378 views
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