Obsidian Guardian

All the World's Evil ~ Atto III

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    Se il volto carbonizzato di Obsius avesse avuto ancora un sopracciglio, in quell’occasione si sarebbe inarcato vistosamente. Privo però della maggior parte dei connotati umani, il suo volto restò inflessibile mentre squadrava il Generale fresco di nomina. Per quanto il nuovo venuto si fosse preso immediatamente molta confidenza, l’Uomo Lavico lo apostrofò senza abbassare il proprio registro linguistico.

    « Mostri rispetto per la divisa: rappresenta generazioni di Legionari che hanno dato la vita per il Sud. Piuttosto che disonorarla o rovinarla, non la indossi affatto… tanto dove siamo diretti l’autorità che rappresenta non è riconosciuta. »

    In effetti in quel frangente il Generale Obsius non indossava la propria uniforme - ignifuga e prodotta su misura - e tendenzialmente ne limitava l’utilizzo alle cerimonie ufficiali: in missione era fin troppo probabile ridurla a brandelli.

    « Io sono un discendente della tribù che formò il primo nucleo della Legione delle Sabbie ai tempi del Conquistatore. Incidentalmente, lo stesso vale per l’internato che quest’oggi siamo chiamati a incontrare. »

    Mentre si avviava verso il portale che li avrebbe condotti nel carcere tetradimensionale, le fiamme del suo corpo avvamparono di riflesso, preparandosi alla discesa nel dominio dei Titani.

    « La mia gente tramanda la leggenda di un dissidente che - per contrastare la decisione della tribù di allearsi col Primo Alfiere - commise la scelleratezza di fecondare il magma vulcanico, distorcendo i precetti del Culto dell’Ossidiana per concepire un guerriero in grado di opporsi al Condottiero. Si narra che l’abominio partorito dalla lava non riuscì comunque a sconfiggere la nemesi del padre, finendo infine sigillato nel Labirinto di Krarth. »

    La voce granitica non si fletté minimamente durante il racconto mitologico.

    « Trattandosi del più giovane Titano imprigionato, si ritiene anche che sia il meno potente. Se non ha obiezioni, cominceremo da lui. »

    Stavolta non ci sarebbe stato nessun maestro o patrigno pronto a salvare il ragazzo dai pericoli che si celavano oltre il passaggio arcano. Con lui ci sarebbe stato solo un commilitone di cui doveva ancora guadagnarsi la fiducia. Quella spedizione sarebbe stata senz’altro un banco di prova, a prescindere da quanto il prigioniero in questione potesse rivelarsi collaborativo o riottoso: la minaccia minore offerta da Krarth rappresentava l’asticella dei requisiti minimi per quel ruolo nella Legione.

     
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