Obsidian Guardian

All the World's Evil ~ Atto III

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  1. Jira
     
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    { Labirinto di Krarth }
    Lucius Nyx

    L’eruzione cinerea ustionò gravemente il Generale Nyx, scivolando invece su Obsius come se fosse innocua foschia. Il salone offuscato non disorientò il giovane, abituato a captare le anime anche in assenza di contatto visivo: diverse appendici oscure avvilupparono con precisione i resti della lumiera, inchiodando il Titano al suolo come richiesto dall’Uomo Lavico. Simultaneamente comparvero piccoli portali oscuri tutt’intorno che - al pari d’increspature nell’aria liquefatta - riversarono sul Guardiano d’Ossidiana una raffica di lame lucenti.

    Tuttavia, prima di potersi coordinare col parigrado per le prossime mosse, Lucius fu travolto da un riverbero di coscienza: il contatto avvenuto tra la Tenebra e l’abominio aveva fatto entrare in risonanza le due essenze, trasmettendo il contraccolpo spiritico fino alla sorgente del potere oscuro. Mentre Lucius perdeva il contatto con la realtà, una sorta di déjà-vu l’avrebbe sfiorato: quella sensazione di sprofondamento era molto simile all’Abbraccio degli Spiriti di Daleli – un ricordo un po’ sbiadito della sua vita precedente.



    { ??? }
    pov – ???

    Flottavi nel tepore di un’indistinta profondità vischiosa. Un gorgoglìo sommesso ti cullava dolcemente, mentre la pressione circostante temprava gradualmente il tuo corpicino. I giorni si susseguivano identici tra loro, inframezzati puntualmente da una presenza familiare, di cui potevi riconoscere la voce dall’esterno della fornace liquida. Il suo tono rassicurante ti rinfrancava quando il liquido amniotico era turbato dalle scosse telluriche, che mutavano i delicati equilibri omeostatici del magma vivente in cui ti stavi sviluppando. La sua vicinanza coadiuvò l’ardua gestazione, trasformandosi in un appuntamento quotidiano che scandiva i giorni che ti separavano dalla nascita.

    L’uomo che imparasti a riconoscere come tuo padre t’istruì sulle leggende tribali, che riuscivi a comprendere intuitivamente pur non sapendo ancora parlare. Ti raccontava di come la vostra gente fosse un fiero popolo guerriero, le cui tradizioni erano purtroppo minacciate dall’avvento di un Invasore: invece di respingerlo a fronte unito, gli anziani della tribù stavano soppesando l’idea di sacrificare la libertà collettiva in cambio della sopravvivenza. Il tuo vecchio però non si sarebbe mai piegato a questa decisione, anche a costo di opporsi da solo all’avanzata dell’esercito che stava dilaniando quelle terre in nome di un ideale di conquista.

    Col passare del tempo, di pari passo con l’approssimarsi delle forze nemiche, le sue visite si fecero sempre più brevi e angosciate. Nemmeno il calore della lava riuscì a intiepidire la tensione e i sudori freddi che accompagnarono il suo addio: tra le lacrime ti disse che - nel malaugurato caso in cui il suo piano di guerriglia fosse fallito - ti avrebbe affidato la missione di difendere l’identità della tua stirpe.

    Il giorno successivo tuo papà non tornò.

     
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