Obsidian Guardian

All the World's Evil ~ Atto III

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  1. Jira
     
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    { ??? }
    pov – ???

    Quando il contingente di ricognizione trovò il grembo magmatico in cui stavi crescendo, i soldati si limitarono ad eseguire gli ordini: dovevano forzare l’aborto dell’abominio concepito tramite pratiche proibite da quel dissidente della Tribù dell’Ossidiana. I guerrieri s’immersero nella lava con l’aiuto della magia e - un fendente dopo l’altro - si fecero strada attraverso l’immensa sacca amniotica incandescente. Lo sbalzo di pressione provocato da quel parto cesareo prematuro fece collassare la placenta magmatica, causando un’eruzione di lapilli e secrezioni pseudo-organiche. Le truppe furono travolte in pieno ma erano preparate anche per quell’evenienza.

    Ciò che invece non avevano previsto fu il tuo vagito disumano.

    « Il Titano è vivo! Chiamate subito… AAAAH! »

    La tua furia si scatenò su di loro, talmente ribollente da superare le difese arcane che li avevano protetti fino a quel momento. L’atmosfera livida di Geisine fu arroventata dal tuo pianto, disperato come poteva essere un neonato e al contempo letale com’era tipico dei Titani.

    « Così piccolo eppure così agguerrito… Mi spiace, ma non posso permettere che la mia Legione ti veda. »

    Una luce accecante invase quel mondo antico, superando addirittura il velo della reminiscenza – tanto da far sussultare la Tenebra che stava facendo da tramite a quel flusso di ricordi. Il bagliore di quell’aura gravò tanto sul Guardiano quanto sulla mente di Lucius: il potere soverchiante di quella presenza filtrava a distanza di secoli anche attraverso le memorie altrui.

    Ogni tentativo di opporsi fu vano.
    Ogni fiammata s’infranse contro vampate uguali e contrarie.
    E quando infine le energie vennero meno, iniziò la lunga detenzione a Krarth.



    { Labirinto di Krarth }
    Lucius Nyx

    Il Generale Nyx rinvenne nello stesso luogo dove aveva perso i sensi. Nel salone il fumo si era posato, lasciando nell’aria soltanto un alone viziato di cenere. Le colonne mostravano nuovi segni di liquefazione, il pavimento era crepato e due figure crepitanti come braci vive stavano lottando corpo a corpo nei pressi del lampadario ormai squagliato.

    Pressati vicendevolmente in una sorta di lotta greco-romana, Obsius e il Titano stavano cercando di prevalere l’uno sull’altro sul piano della pura forza fisica. Il Guardiano d’Ossidiana presentava un aspetto differente da quello di partenza, evidentemente mutato mentre Lucius era assente: la sua stazza era paragonabile a quella dell’avversario, così come la sua fisionomia si era approssimata a quella dell’Uomo Lavico – per quanto ancora connotata da alcuni tratti mostruosi. Le interiora dei due combattenti ribollivano come noccioli nucleari, irradiando un calore infernale mentre facevano leva sulle rispettive articolazioni granitiche.

    I piedi di Obsius arretravano al passare di ogni secondo, scavando sul pavimento due fenditure parallele di roccia fusa. Il Generale della Divisione di Repressione non poteva resistere ancora a lungo.

     
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