I Re dei Goblin

Non era un paese particolarmente grande, sì e no una ventina di edifici di mattoni abbarbicati su di una collina fra cui spiccava l'emporio munito di stalla ed una taverna dalla grande insegna rossa, probabilmente l'unico luogo degno di nota. Quel giorno però sembrava essere il centro del mondo, con gruppetti di mercenari provenienti dalla vicina capitale Chediya che si affollavano nell'unica taverna facendo un gran chiasso, tutti accolti con entusiasmo contagioso dagli abitanti che per l'occasione avevano dato fondo alle riserve delle cantine. Il vino dal sapore dolce e fruttato tipico dell'Est scorreva a fiumi anche se non era ancora arrivata la sera, l'oste e le sue due figlie non avevano un attimo di tregua, correndo qua e là fra i tavoli occupati da avventurieri d'ogni sorta.

Il giovane Lord che proteggeva quel particolare lembo di terra in nome della Dama Azzurra, Alfiere del presidio orientale, aveva mandato il suo maestro di caccia con otto abili arcieri, che avevano preso posto su di un largo tavolo rotondo al centro della sala, gli sguardi cupi ed i boccali di birra ancora colmi davanti a loro. Dalla capitale erano arrivati quattordici uomini d'arme vestiti con cotte di maglia ed insegne variopinte, tre di loro dicevano di essere cavalieri di case nobili e facevano un grandissimo baccano, ridendo tanto forte da far rimbombare le loro voci su tutta la sala. C'era una compagnia più piccola delle altre, appena cinque elementi, ma che comunque occupava il tavolo più grande: aveva al suo interno un uomo, una donna dai capelli rossi, un mezz'uomo cui l'oste aveva rifilato una seggiola per bambini e poi due ogre grandi come armadi, alti più di otto piedi e con volti squadrati solcati da cicatrici, labbra spaccate e capelli legati in code dipinte alla maniera dei guerrieri dell'est, addentavano brani di carne sufficienti ciascuno a sfamare un uomo adulto ed emettevano versi belluini chiedendo a gran voce altro cibo. Due figure alte e incappucciate sedevano in un angolo in penombra, e sembrava che la luce si piegasse per tenere nascosti i loro lineamenti, unici in tutta la sala a non avere ancora ordinato alcunché. Infine altri due drappelli di avventurieri dall'aria ordinaria, uno da sei e l'altro da sette elementi, spade al soldo di passaggio attirate dalla prospettiva di avventura e facili guadagni.

Era rimasto un solo tavolo, segno che gli ultimi ritardatari si sarebbero dovuti accontentare della compagnia l'uno dell'altro almeno per la durata di quel raduono chiassoso. In compenso avrebbero avuto cibo e vino a volontà, e birra qualora l'avrebbero chiesta. Tutto gratuito, questo e altro per gli eroi che avrebbero ben presto debellato la minaccia dei goblin!

« Un brindisi!! Un brindisi!!! Oste, birra per tutti!!! »
Il tavolo centrale pieno di armigeri in armatura ribolliva di schiamazzi, finché uno dei tre cavalieri dalle armature dai colori sgargianti decise di alzarsi e sbraitare con voce resa boriosa e tonante dall'alcool. Si era già scolato tre pinte solo nel tempo in cui Ted ed Augustus erano entrati, e di certo non erano le uniche che si era messo in corpo quella sera.
« In questa sede, io dichiaro... Che la mia eccellente persona, sir Dorrivan di Lordec, ucciderà nella tenzone di domani più grobi di chiunque altro!! DI CHIUNQUE ALTRO!!! Vi dico!!! Ed allora... e solo allora... »
Alzò la quarta pinta di birra, facendo traboccare un po' di schiuma scura sul tavolo, versandosela anche sulla cappa rosso sangue mentre i compagni ridevano di gusto.
« Tornerò a Lordaeron col nome di SIR LORDEC FLAGELLO DEI GOBLIN!!! Andrò personalmente dalla Dama Azzurra e le dirò con voce fiera, che i suoi domini sono di nuovo in pace!!! »
Dal tavolo si levò un boato e tutti i soldati batterono i guanti d'arme sui tavoli, mentre il cavaliere buttava giù l'intera pinta in un solo sorso, per poi gettarsi di nuovo sulla panca ridendo, con gli altri soldati che gli mollavano ampie pacche sulle spalle. In quel frangente era l'unico tavolo ad essere tanto vivace, anche se un po' tutti apprezzarono le birre gratis, fatta eccezione per le due figure in penombra in un angolo, che rifiutarono cortesemente l'offerta.

« Fatemi capire... »
Disse rigirandosi il coltello fra le dita la donna dai capelli rossi al tavolo occupato fra gli altri dai due ogre, che per tutto il tempo in cui sir Dorrivan aveva eseguito la sua dichiarazione non avevano smesso un solo istante di sbranare carne alla brace.
« Avete quindi intenzione di partire domani? Ah!!! E sperate ancora di trovare qualche verdonzo da scannare? »
Si fece beffa di loro con una risata, ottenendo in risposta tanti sogghigni. Un paio di uomini d'arme le domandarono con voce moderata se piuttosto non preferiva passare con loro quella notte, ma la donna seppe ribattere a tono, finché uno dei cavalieri dall'armatura verde edera non le rispose con voce alta:

« Vorreste dunque partire di notte? Certo, nessuno ve lo vieta. Ma perché privarci di un letto morbido, un pasto caldo e birra fresca? La notte è fatta per bere e fare all'amore, non per scendere in qualche caverna a dare la caccia ai goblin! Inoltre quelle carogne vedono al buio come se fosse giorno, fossi in voi aspetterei le prime luci, come tutti quanti. Di certo, questo è quello che faranno questi cavalieri di Lordaeron! »
E tutti gli uomini d'arme lo acclamarono neanche avesse appena ucciso un drago, chiamando a gran voce il nome di Sir Audrey di Lordaeron come se fosse quello di un eroe delle leggende.

« Tutte belle parole, ma intanto non c'è un emissario dell'Alfiere giunto a darci indicazioni? » Chiese uno degli uomini di uno dei gruppi più anonimi, quello da sei elementi. Gente barbuta, con mantelli di pelle di lupo e di orso, con asce al fianco ed anelli di acciaio fra i capelli legati in lunghe e complesse trecce alla maniera dei cacciatori del profondo presidio settentrionale. « Davvero nemmeno un cronachista...? Neanche l'ultimo degli scribacchini dell'Est? Noi veniamo dal nord, siamo stranieri in terra straniera. Come dovremmo trovare questi goblin che affliggono queste terre, se non abbiamo una guida? »

« Niente scribacchini, uomo del nord. »
Gli rispose il terzo cavaliere dal tavolo più grande, questi con il mantello azzurro ed il sorriso affilato.
« E se cercate i goblin allora non c'è verso di sbagliarsi, né di perdere l'orientamento. C'è una sola montagna in questa zona, è lì che i mostri han fatto la loro tana. Da lì partono i raid, e lì dovete andare se volete aiutarci a debellarli una volta per tutte. »

« Montagna? »
Disse un altro degli uomini del nord, in tono ironico.
« Quella la chiamate montagna? Pensavo fosse il pisciatoio usato dagli dei locali, quali essi siano. Quando vuoi posso portarti a visitare il Koldran, dove invece gli dei ci vivono. Ti faccio vedere come sono fatte le montagne, quelle vere. »

« Chiamala come ti pare. Montagna, vespasiano per divinità, latrina per goblin... »
Il cavaliere blu fece spallucce.
« Lì dovete andare, se volete la gloria. Non potete sbagliarvi. »

I sei uomini restano in silenzio mentre Augustus e Ted Carter si presentano, con il grosso pachiderma umanoide famiglio di quest'ultimo al seguito. Due scostano le sedie facendo fracasso, fra lo sferragliare di cotte di maglia e l'acciaio delle asce che sbatte sul legno. Si pongono così in un semicerchio, fissando il trio di avventurieri di Laputa con occhi scuri infossati, da sotto sopracciglia cespugliose.

« Io sono Egill, Skarl di questo gruppo di caccia per grazia degli dei. Questo è il mio padre Rolaf, e questo mio fratello Efill. Loro sono Olaf figlio di Gurlapp, Mjorl Uccisore di Kraken e Sven figlio di Erikk. »
Quest'ultimo stava svuotando un boccale di birra, quando sentì il suo nome. A quel punto sbatté il calice sul tavolo, e con voce tonante aggiunse del suo a quella presentazione:
« Sven figlio di Erikk, che fu figlio di Alistar Uccisore di Giganti. Ed Uccisore di Giganti a mia volta, per grazia di Crom e del suo acciaio »
Disse in tono baldanzoso, ed era abbastanza chiaro che si aspettava che Augustus, Ted ed Agrodon conoscessero il nome del nonno paterno, che a giudicare da come ne parlava doveva essere una celebrità dalle sue parti. O forse no, magari era solo un individuo particolarmente borioso. Era difficile giudicare, ma intanto era chiaro che quella era una corda particolarmente delicata, e quei cacciatori del nord sembravano tenere davvero molto alle parentele.

« Non conosco il villaggio di Raambat. Ma se sei del Koldran, sei dei nostri. »
Aggiunse Egill, senza troppi giri di parole, pur guardando storto Ted e Agrodon.
Il più vecchio e più irsuto del gruppo, il padre di Egill ed Efill, emise un grugnito nervoso, poi si rivolse ad Augustus in tono rude.
« Sei il cacciatore più gracile che io abbia mai incontrato. Dov'è il tuo acciaio e la tua arma? Ammazzi goblin a parole dolci? Dimmi dov'è il tuo villaggio, e dimmi in cosa commerciate. Può darsi l'abbia già sentito, in passato, anche se la mia memoria non è più quella di una volta. »

« Il vecchio ha preso a testate un troll, una volta. »
Il nipote di Alistar Uccisore di Giganti scoppiò in una clamorosa risata, cui però nessuno si unì, subito seguita da un'occhiataccia dall'anziano del gruppo di cacciatori.
« Aye, ho spaccato il cranio ad un troll prendendolo a testate, ma avevo un elmo forgiato bene, e quello non si è rotto. La testa di un troll è più dura del legno, ma meno dell'acciaio di Crom. La mia memoria però ha continuato ad essere buona anche dopo, se adesso non ricordo i nomi è per via dei fili bianchi della mia barba, non certo per una scazzottata fatta in gioventù. Quando avrai la barba più bianca della mia, forse allora ti darò il permesso di sfottermi, giovane Sven. »
Quest'ultimo rise ancora. Si alzò, sollevò il boccale del vecchio e glielo piazzò sotto la barba incanutita.
« Va bene, vecchio! Adesso però bevi un sorso con il buon Sven! Diventi acido quando hai la bocca asciutta! »

« Abbiamo un cavallo da guerra in più, che per due uomini senza armatura va più che bene. »
Disse lo Skarl, riprendendo la parola.
« Abbiamo anche dei muli, se vi abbassate a salire in groppa ad un mezzo cavallo. Mi hanno detto che in questi posti fanno cose anche più strane che cavalcare un mulo. La paga che vi spetta vi appartiene e non pretendiamo alcunché, ma sceglierete il bottino per ultimi secondo le usanze del nord. L'acciaio migliore saccheggiato ai goblin spetta ai cacciatori, e tutte le armi runiche ci appartengono di diritto. Alcuni cacciatori di un villaggio amico sono spariti in queste terre, noi siamo qui perché pensiamo siano caduti vittima dei grobi. Avevano una lancia famosa, la Frostpain, fatta d'argento e ferro meteorico. Cerchiamo quella, il denaro ci serve per la biada dei cavalli e la birra. Quanto alla gloria, mi domando che gloria ci sia nello scannare quattro grobi malnutriti. Se vi sta bene, le prime luci dell'alba devono vedervi in piedi e già pronti per cavalcare. »

"Grazie per averci accettato. Io sono Ted Carter ..."
Ted Carter si ritrovò improvvisamente addosso occhiate torve.
"... Campione mondiale di Boxe, conosciuto all’Arena Nera di Merovish come Pugno d’Acciaio e qualche volta mi improvviso anche cacciatore di goblin."

"Io mi chiamo Agrodon Mustang ministro delle rotte navali del mio mondo d’origine. Non sarà molto valido come titolo in una battuta di caccia ma è sempre un titolo. Il vostro proposito nel voler recuperare questa Frostpain è molto nobile. Sarà un piacere per noi aiutarvi.”
Anche il pachiderma umanoide si beccò la sua dose di sguardi in tralice, mentre i cacciatori decidevano all'unisono che era un buon momento per iniziare a bere.

« Un uomo dalla pelle bruciata che combatte con i pugni ed uno strano demonio che guida delle navi. »
Proclamò con un tono che sembrava quello di un insulto Sven, figlio di Erikk, dopo una robusta sorsata di birra. Proprio in quel momento passava l'oste con un carico di pinte di birra, ed il norsman lo fermò con una manata e gli tolse di mano tutto il vassoio, mettendolo fra se e Ted Carter fra le proteste dell'oste e gli insulti che piovvero copiosi dal tavolo dove i due ogre stavano divorando un intero vitello arrosto.
« Ho già due pinte in corpo, uomo del sud... »
Sogghignò Sven, indicando il vassoio con otto pinte dalla schiuma scura.
« ... Ma questo qui è piscio in confronto al malto che abbiamo nel Koldran, quindi mi pare giusto darti un vantaggio. Bevi con me. Se non affoghi nel tuo boccale può darsi che domani ti salvo il tuo brutto culo nero, quando i goblin vorranno piantarti un coltello fra le scapole e tu sarai troppo impegnato a dare pugni per accorgertene. »

Si tratta di un piccolo villaggio che si occupa principalmente della lavorazione delle pelli e del loro commercio.
Disse Augustus, al che il più anziano degli uomini del nord si lisciò la barba striata di grigio.

« Conosci quel nome, vecchio? »
Gli chiese il figlio minore, Efill.
« Forse sì... forse no. C'era uno dei nostri, ricordo. Era il quarto figlio del vecchio Kurd, ma non mi sovviene il nome. Lo chiamavamo Pelle, ma il suo vero nome era Klaast, o Klad. Klad Kurdisson. Sì: può darsi fosse quello il nome. All'epoca i Gruppi di Caccia erano guidati dallo Skarl Gotrek Ammazzatitani, ed io ero troppo giovane per unirmi, però lui era di due primavere più vecchio e venne scelto anche se era più basso e più magro di me. Mi dissero che si era sposato con una fanciulla di un certo villaggio, e la famiglia di lei aveva mandato pelli ben conciate al vecchio Kurd. Il vecchio diceva che erano buone, ben fatte. Mi pare che il villaggio si chiamasse proprio Raambat, ma non ne sono sicuro. C'è un certo Kurdisson, al tuo villaggio? »
Poi l'aviatore proseguì dicendo di essere un druido ed un guaritore, e non ci fu norsman al tavolo che non storse i naso (fatta eccezione per Sven, troppo impegnato a bere in quel momento).

« Druido o no, la mia parola è una sola. »
Disse sbrigativo lo Skarl, stroncando sul nascere ogni possibile protesta da parte degli altri uomini del nord.
« I guaritori sono cosa buona, quando non trafficano con i demoni e non si dedicano alle arti nere. »
Proseguì Egill figlio di Rolaf, e ci fu un coro di "Aye" degli altri che dovevano ammettere che il loro capo non aveva tutti i torti.
« Tu però non sei un lupo del nord. Sei sceso al sud e ti confondi fra loro, sembra che ci sei nato. Finché non dimostri il contrario, per me sei un cucciolo del sud come il tuo amico e tutti gli altri in questa sala. Però non sembri uno che traffica con i demoni, e non hai nemmeno l'aria di dedicarti alle arti nere. Quindi se hai mani di guaritore, per me sei il benvenuto in questo Gruppo di Caccia. Domani ti guarderemo le spalle dai grobi, e tu in cambio dedicherai una buona preghiera agli antenati perché non ci sia mai bisogno di mettere alla prova le tue magie curative. E adesso beviamo. Questa birra fa già schifo fredda, calda sarà tale e quale a piscio di vacca. »

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L'alba aveva appena iniziato a sbirciare oltre gli alberi, che i norsman erano già in piedi, con indosso le armature e con i giavellotti, gli archi e le faretre assicurate alle selle delle cavalcature. Il palafreno che fu messo a disposizione di Augustus e Ted Carter era più basso dei massicci cavalli da guerra dai manti neri usati dai cacciatori, ma era comunque forte, intelligente e bene addestrato. C'erano anche due muli da soma, Olaf figlio di Gurlapp disse chiaro e tondo che era meglio viaggiare con un uomo per ciascun animale, per non appesantire troppo le bestie. Però in tono tutt'altro che lusinghiero aggiunse che nessun uomo avrebbe mai voluto essere ricordato per aver affrontato un'impresa a cavallo di un mulo, il che in effetti sembrava perfettamente comprensibile visto quanto sembravano sgraziate e brutte quelle bestie dall'aria stupida e dal pelo di uno smorto grigio topo. La scelta comunque apparteneva solo a Ted, Agrodon ed Augustus.

« Ehi, Sutemjar*. »
Esordì subito dopo la partenza Mjorl Uccisore di Kraken, portando il suo cavallo alle spalle della cavalcatura del Numerologo.
« Tu cavalca davanti a me, così che posso badare a te. Ordine dello Skarl: poiché non hai uno scudo, è bene che qualcuno te ne fornisca uno. Io ho detto che era un lavoretto adatto a Sven, così mi sarei liberato della sua insopportabile voce almeno per parte del viaggio. Ma Sven ha ancora i postumi della sbornia ed è già un miracolo che ha trovato le staffe del cavallo! Pertanto sei fortunato! Hai a guardarti le spalle lo scudo migliore di tutta la catena del Koldran, l'acciaio di Crom meglio forgiato di tutta la spina di drago! »

« Quando mi chiameranno alle sale dei progenitori, canteranno di questa giornata nella mia saga... »
Insorse in tono piccato Sven figlio di Erikk.
« ... Non voglio che inizi dicendo che facevo da balia al guaritore del Gruppo di Caccia. Io sono il grande Sven Uccisore di Giganti, inizierò questa giornata spaccando i crani di una dozzina di grobi e la finirò con la testa del loro capo sulla mia picca. »

« Ah! Ecco! Lo senti, Sutemjar? Farà così per tutto il viaggio! Non ti viene voglia di spaccargli uno scudo in testa? Se più avanti vorrai farlo, ti presto il mio. »
C'erano parecchie ore di cammino che dal villaggio portavano al promontorio, l'unico rilievo in tutta la zona che era diventata anche la tana della maligna tribù di goblin da epurare. Il primo tratto fu una scampagnata, con il viale che scorreva sinuoso fra prati e campi coltivati. Ad un certo punto il sentiero piegava verso est allontanandosi dalla montagna, quindi toccò intraprendere una strada assai più tortuosa, fra una boscaglia piuttosto rada ed un basso sottobosco vitale, ma non maligno come quello dell'Undarm, e nemmeno così insidioso come quello del profondo Fanedell. Era un piccolo bosco piuttosto mite, come tutto il presidio in cui si collocava dopotutto. Gli uomini del nord non persero occasione per rimbeccare sulla cosa, dichiarando che gli uomini che abitavano quei posti avevano gli occhi incavati sulle natiche se non erano stati in grado di vedere un'orda di goblin insediarsi in una zona del genere, così priva di elementi favorevoli a nascondere assembramenti armati ed a dar vita ad imboscate degne di questo nome. Ed infatti per tutto quel tratto non ci fu nemmeno bisogno di stare particolarmente nervosi, perché era veramente arduo cogliere di sorpresa dei cacciatori esperti in un terreno così sfavorevole ad un agguato. Fu quindi con sorpresa, che ad un certo punto lo Skarl a capo della colonna di cavalieri ordinò di fermarsi e smontò in fretta, muovendosi cauto fra la bassa boscaglia impugnando l'arco. Gli altri tre

« Fermi!! Olaf!! Efill!! Qui! »
I due cacciatori smontarono, presero gli archi e le faretre e corsero tenendosi anch'essi bassi. I tre cacciatori rimasti smontarono a loro volta e misero mani agli scudi, facendo cenno a Ted Carter, Augustus e Agrodon di fare altrettanto e tenersi bassi, al riparo dei cavalli stessi. Tempo pochi istanti ed i tre in avanguardia fecero cenno agli altri di avvicinarsi, ed iniziò così una tavola rotonda rapida e sbrigativa.

« Qui le tracce si interrompono. »
Dice lo Skarl, indicando alcuni segni nel terreno, frutto di pesanti stivali che calcavano la terra umida.
« Avevano dei cani, sì. Di certo sono loro, quei sutenman senza armature, con le piume sui cappelli. Me li ricordo perché non avevano neanche un pelo in faccia, non si capiva se erano donne o uomini. »
Mjorl annuì.
« Aye, me li ricordo quelli. Li ho visti partire che era ancora buio, quando sono sceso per pisciare. Tutti a piedi, meno uno che doveva essere il capo. Ho pensato: quanto puoi essere idiota per disegnarti così un bersaglio sulla fronte? Per gli dei, se fossi un grobo punterei il mio brutto naso su quell'idiota, e ci svuoterei tutta la faretra contro. »
Lo Skarl Egill sputò a terra, poi riprese la parola.
« Niente cavalli, solo stivali e impronte di cani. Ma non riesco a capire come mai si interrompono così di colpo, senza motivo. Hanno deviato in quella direzione... ma poi le impronte si interrompono. Non c'è segno di lotta e non possono essersi voltati! Avrebbero senza dubbio calpestato le loro impronte e noi li avremmo scorti sicuramente. Per Crom, non capisco. »