Rodincontri

Mugen era solito vivere alla giornata.
Portati a termine il lavoro o la missione per cui era stato ingaggiato, solitamente, procedeva per il suo girovagare per le terre dell’Ovest così bisognose d’aiuto.
Ma questa volta, dopo aver fatto luce sulle sparizioni che avevano afflitto il villaggio di Umezan, aveva deciso di rimanere su richiesta di Xoy per dare una mano nella riorganizzazione delle fallaci difese del Villaggio.

La missione del trio era ben lontana dal potersi definire un successo.
Il mistero dietro quei conigli era ancora molto grande, non avevano idea di quali fossero i loro scopi e soprattutto non avevano idea di cosa li avesse resi improvvisamente così pericolosi.
Quantomeno erano riusciti ad aprire gli occhi al Villaggio, che adesso stava facendo quanto in suo potere per meglio difendere le proprie genti ed aiutare nel frattempo anche i villaggi vicini a fronteggiare la comune minaccia.

Il suo compito era stato quello di organizzare le ronde e i gruppi di ricerca. Con il suo fiuto poteva aiutare gli umani a scandagliare in maniera efficiente i boschi e le foreste che separavano i centri abitati in cerca di presenze indesiderate. Aveva anche condiviso con il nuovo gruppo di sentinelle quanto aveva imparato dai suoi incontri-scontri ravvicinati con i conigli. Fortunatamente non si erano ancora imbattuti in un altro Akira da quando si era unito alle difese del villaggio di Umezan.

E così, al termine di un altro giorno in Occidente, la Volpe si aggirava per quella che era ormai un’area a lui molto conosciuta. Il suo passo in quella distesa di alberi dalla folta chioma era sicuro e le ombre che questi disegnavano sul terreno umido e paludoso non sembravano rallentarlo. Recentemente, dagli eventi nella caverna dei conigli, aveva avuto modo di notare degli strani cambiamenti. La sua vista si era infatti fatta più acuta, soprattutto di notte. Non era ancora ai livelli di Zegana, ma aveva notato di avere molte meno difficoltà a muoversi tra le ombre.

Che l’acqua bevuta insieme a skekDor nascondesse qualche altra sorpresa?

La ronda procedeva tranquilla.
La Volpe continuava il suo cammino per i boschi intorno al villaggio in cerca di tracce sospette. Quella sera, come tante altre, non aveva captato nessuna traccia che potesse metterlo in allerta. In quel giorno che volgeva al termine non sentiva altro che i cinguettii della fauna locale, con le creature diurne che lasciavano il posto alle creature della notte. Ben lontano dall’accomunarsi con quest’ultime si rendeva conto, ora come non mai, come la sua vista non fosse più quella di prima. Non aveva una visione perfetta, ma prima di allora non gli sembrava di potersi muovere tra le ombre con così tanta facilità.

Mentre proseguiva il suo cammino interrogandosi sulla natura di quel cambiamento fu un altro dei suoi sensi ad attirare l’attenzione del Demone. Un suono insolito, quello di una melodia, giunse a punzecchiare le sue orecchie a punta. Incerto, ma non troppo preoccupato, si mise in ascolto, cercando di determinare l’origine di quell’insolita musica. Sebbene non fosse un esperto gli sembrava la melodia di un’arpa. Trovarne la fonte non fu troppo difficile e, infatti, la individuò poco più avanti. Il suono proveniva da una piccola radura poco distante che si affacciava sul fiumiciattolo melmoso che stava costeggiando nella sua ronda.

Stranamente tranquillo Mugen si mosse allora in direzione della sorgente del suono, che si scoprì essere una figura minuta ammantata di nero. La Volpe, senza pensarci troppo, continuò ad avvicinarsi al musico. Giunto a qualche metro di distanza si schiarì la voce per annunciare la sua presenza al viaggiatore. In un’altra situazione avrebbe sguainato la spada e difficilmente avrebbe rinunciato al vantaggio di avvicinarsi di soppiatto per studiare meglio la creatura appena incontrata. In fondo era pur sempre da quelle parti per una ronda, per garantire la sicurezza del villaggio. Ma questa volta, sebbene l’odore gli ricordasse i conigli, si sentiva stranamente sereno e ben disposto.

“Salute a voi viaggiatore.
Questi boschi sono molto pericolosi, cosa ci fate da queste parti?”

Man mano che si avvicinava Mugen si sentiva sempre più sereno, calmo e tranquillo. Era una bella sensazione. Per una volta tanto non era divorato da sospetto e diffidenza. E quando giunse a pochi passi di distanza dalla figura ammantata di blu questa si volse verso di lui rivelando la sua natura.

La creatura che aveva di fronte era una coniglietta dall’aria regale che picchettando con sapienza la sua lira produceva quella melodia tanto gradevole alle orecchie del Demone Volpe. La creatura lo studiò per lunghi istanti prima di salutarlo, facendoli dono di un sorriso, e rivolgendosi a lui come Cavaliere. Gli occhi dorati di Mugen erano fissi sulla sua interlocutrice, ma non c’era segno alcuno di ostilità nel suo sguardo. Al contrario! Anche il suo muso si sciolse in un sorriso ferino.

“Mi dispiace avervi fatto aspettare.”

Le parole uscirono con un’insolita naturalezza e un sincero rammarico. Ma come era possibile? Quando si era addentrato tra i boschi per il suo solito giro di perlustrazione non aveva certo appuntamento con qualcuno. Infondo era lì per ben altri motivi, o forse no?

“Come posso esservi utile?”

Mugen non sembrava ricordare l’ultima volta in cui aveva chiacchierato così amabilmente con una figura tanto cara. Eppure era quasi sicuro di non aver mai incontrato quella creatura così familiare. Nonostante ciò non potè che rimanere sollevato nello scoprire che quella non gli portava alcun rancore per il suo ritardo ed anzi incolpava le previsioni incerte dell’oracolo TicTac.

“Oracolo?”

Si ritrovò a mormorare confuso e pensieroso mentre già la Signora aveva cominciato a spiegargli l’arte nascosta dietro le previsioni del suo oracolo TicTac. Parlò delle vite degli umani e di tutte le altre creature come fili bianchi e fili colorati e come l’oracolo fosse in grado di scrutarne l’intreccio degli stessi. Esaminando questo misterioso e complicato arazzo l’oracolo era poi in grado di fare previsioni sul futuro, sebbene i fili colorati e le varie interpretazioni possibili complicassero le cose.

Se solo la sua mente fosse stata più acuta in quel momento avrebbe potuto chiedere maggiore informazioni su coloro i quali erano rappresentati dai fili colorati. Avrebbe potuto chiedere del ruolo del Fato e l’effetto che le previsioni potevano avere sull’arazzo stesso. Avrebbe anche potuto chiedere se il suo oracolo TicTac fosse in grado di scoprire il destino dei suoi compagni perduti.

Eppure, in quel momento, la sua unica preoccupazione era l’aver arrecato un qualche danno con le sue azioni alla figura amica.

Quando la musica si fermò, interrotta dalla risata della coniglietta, per un attimo gli istinti della Volpe sembrarono scattare in allerta. Alla vista di quei lunghi incisivi anche le sue labbra si schiusero per mostrare le zanne e la mano si mosse quasi a raggiungere Anguirel. Ma fu solo un istante. Quando la melodia riprese si ritrovò nuovamente sereno.

Forse era la stanchezza a giocargli brutti scherzi. Da quando si era fermato ad aiutare il villaggio di Umezan non aveva avuto un momento di pace.

“Oh mi dispiace aver rovinato i vostri piani.”

Dopodiché, pensieroso, rifletté sulla domanda postagli dalla creaturina.

“Ehm… si. Subito dopo averla bevuta ho recuperato velocemente le energie perdute. Ma negli ultimi giorni ho notato che la mia vista si è fatta più acuta, soprattutto di notte. Sapete cosa mi sta succedendo?”

La coniglietta continuava a pizzicare con sapienza e maestria il suo strumento mentre illustrava al Demone Volpe la storia della sua tribù e la scoperta della Fonte del loro potere. A detta sua non tutti erano in grado di sopravvivere al potere delle acque, ma chi era in grado di superare la selezione ne usciva padrone di un nuovo speciale potere. Ammaliato dalla sua voce e dalla sua melodia Mugen non poteva che rivedere in quelle parole un eco della sua esperienza. In fondo anche per lui il cambiamento era stato graduale come raccontato dalla coniglietta.

Nella normalità delle cose il processo impiega diversi mesi, è qualcosa di lento che va coltivato, un fiore raro.
Ma....

La Signora lasciò in sospeso la frase e mentre gli sorrideva Mugen sentì la melodia cambiare di colpo. La nuova sinfonia raggiunse la parte più intima e antica del suo essere, laddove si annidavano i suoi istinti più primitivi e bestiali. In un istante poi la musica cessò e la figura gli balzò incontro per scoccargli un bacio caldo sulla fronte. Quel contatto fugace ebbe una reazione inaspettata. Il Demone sentì un fuoco e una nuova energia avvampargli le membra. Lo stesso senso di calore e vorace euforia che aveva avvertito quando per la prima volta aveva ingurgitato le acque maledette.
Al di là del risveglio di quelle sensazioni qualcosa in lui era cambiato di colpo. I suoi grandi occhi dorati erano ora in grado di vedere tra le ombre più scure senza problemi.

Tuttavia la sorpresa e l’euforia per la scoperta di quel nuovo potere svanì quando la coniglietta gli rivelò il loro scopo, invitandolo ad unirsi a loro nella realizzazione di quel sogno apparentemente nobile.

Aiutami mio Cavaliere e ricostruiremo questo Presidio. Un nuovo Alfiere, una nuova società più equa e giusta per tutti. Con i nostri poteri e la Fonte potremmo finalmente dare stabilità a questo reame.
Vuoi accompagnarci a creare il nostro sogno?

Pochi minuti prima non avrebbe esitato ad inginocchiarsi di fronte alla sua nuova Signora. Solo pochi momenti prima non avrebbe aspettato un solo istante prima di impegnare la sua fedeltà a quella dolce Principessa e dedicarsi alla realizzazione del suo sogno. Ma con lo strumento non più nelle mani della creaturina e con la conseguente interruzione della melodia il velo che aveva offuscato la sua mente era caduto. Le sue facoltà mentali erano tornate finalmente libere e la consapevolezza di essere stato preda di quella creatura fino a quel momento non faceva che agitare il suo antico sangue di demone, alimentando la parte più primordiale e pericolosa del suo essere. La stessa parte di lui che poco prima era stata stuzzicata e risvegliata dalla sinfonia della Principessa.

“Chi vi credete di essere.
Ho visto quello che avete fatto alle genti di Umezan e agli umani di queste terre.
Vi fermeremo ad ogni costo.”

Detto questo, in un tono freddo e distaccato che suonava come una minaccia la mano di Mugen strinse l’elsa di Anguirel e repentinamente fece disegnare alla lama nera un arco discendente. Ma quel colpo non era diretto alla creaturina, bensì allo strumento abbandonato al suolo. Doveva impedirle di riacquistare il controllo su di lui prima di dedicarsi a lei.

“Graugh.”

Voltandosi verso Musetta le fauci di Mugen si schiusero liberando un ruggito terribile. Quell’urlo ferino, unito all’Ombra del Drago rilasciata dal retaggio della lama nera, puntava a spezzare la volontà del coniglio che fino a pochi istanti prima aveva manipolato la mente dello stesso Demone.

Quella sensazione vorace di calore accesa dal bacio della Principessa lo avrebbe quasi spinto a scatenarsi con tutta la sua ferocia sul coniglio che aveva di fronte. Ma questa volta la ragione ebbe il sopravvento ed era consapevole che per il bene del Villaggio e dell’Ovest doveva provare a catturare quel Nemico -non incolume- ma vivo.

Mugen riuscì a leggere negli occhi della coniglietta lo stupore suscitato dal suo rifiuto ad unirsi alla loro causa e dalle sue azioni poco amichevoli. Eppure, non intimorita dal suo ruggito demoniaco, la creaturina non si lasciò spaventare e prese ad impegnarsi in una sorta di danza fatta di saltelli e movimenti circolari delle zampette. Quasi a ricordargli i rituali mistici di skekDor la Volpe sapeva di doversi aspettare il peggio quando l’aura rosacea prese a materializzarsi attorno alla figurina per poi concentrarsi nelle sue zampette.

Quando poi con un gesto lento ma deciso Musetta allungò le zampe verso di lui e il bagliore si spense Mugen sapeva che l’incanto era concluso e non poteva che attenderne le pericolose conseguenze. Eppure, niente sembrò accadere. Non un’esplosione, non un’onda d’urto, niente.

I suoi istinti lo avevano messo in guardia, consci del potere che la figura aveva evocato. Nonostante ciò i suoi sensi non sembravano in grado di cogliere alcuna differenza. Anzi, la sua vista già migliorata parve accentuarsi ancora di più. Forse troppo, decisamente troppo. Le prime stelle della sera presero a bruciare come soli ardenti, mentre il corso d’acqua rifletteva la luce intensa della luna come uno specchio innaturale. In pochi istanti Mugen si ritrovò perso in un bianco indistinto, accecato e abbagliato dalle sue nuove ed estreme percezioni.

Inoltre, il Demone sentì una nuova forza crescere in lui. Le sue energie erano come ristabilite, la stanchezza accumulata durante quel giorno era scomparsa di colpo. Si sentiva forte e rinvigorito. Era la stessa identica sensazione che aveva provato quando aveva ingurgitato l’acqua nella grotta.
Che diavolo stava accadendo?
Quel bacio doveva essere stato solo un assaggio dei poteri di Musetta. Con quell’ultimo incanto doveva aver deciso di mostrare a Mugen quanto potere era in grado di donargli se solo avesse deciso di unirsi a loro. Ma il Demone Volpe non poteva essere corrotto. Aveva votato la sua stessa vita per la difesa dei popoli dell’Occidente e aveva visto morire troppi compagni per il sogno di un Ovest libero. Non avrebbe mai potuto appoggiare i conigli dopo le atrocità di cui li aveva visti responsabili. Così, forte di quel nuovo potere si preparò a scatenarsi sulla Principessa dei conigli.

Scomparsa dalla sua vista Musetta era tuttavia ancora nel raggio delle sue percezioni. Grazie al suo olfatto e al suo udito Mugen era in grado di individuarla. Così, questa volta, rivolto nella sua direzione Mugen mosse rapidamente la sua spada verso il basso. Con quel movimento rapido e deciso un’onda d’urto prese a generarsi dal piatto della lama nera in direzione della piccola coniglietta.

E quasi a rimarcare il suo rifiuto le fauci di Mugen vibrarono in un nuovo ruggito.

“Graugh!”

Acciecato in quel bianco indistinto Mugen non aveva modo di vedere come la coniglietta avesse reagito in risposta all’onda d’urto che le aveva scatenato contro. Nonostante ciò, grazie agli altri suoi sensi, poteva dedurre gli effetti delle sue azioni. Sentì chiaramente il suono di ossa spezzarsi e l’odore di sangue era inconfondibile. Musetta non sembrava pronta a reagire, doveva aver incassato il colpo di Mugen in pieno ed ora, inerme, cercava di allontanarsi dal Demone predatore strisciando.

Risparmiami, Cavaliere!

Quasi come una conferma giunse poi la sua supplica. Il suo tono sembrava sincero e disperato al tempo stesso. Ma Mugen era già caduto vittima della sua malia, perché crederle adesso? Avanzando sospettoso verso di lei prese a vagliare le sue mosse future.

Intanto, immerso nel bianco indistinto anche gli altri suoi sensi cominciarono ad amplificarsi fino all’inverosimile. Era in grado di captare ogni odore proveniente da Musetta, finanche l’odore acido del suo stomaco. Percepiva anche il fruscio delle vibrisse sul suo muso. Ma più intense e travolgenti erano le percezioni che riceveva dalla foresta circostante. Già prima la Foresta era per lui un ambiente vivo e ricco di aromi ed essenze, ma adesso le percezioni che continuava a ricevere erano troppe e troppo intense. Aveva quasi voglia di vomitare.

Doveva tenere duro e concentrarsi sul suo obiettivo. Musetta, cosa farne?
Poteva finirla con un altro colpo, le energie non gli mancavano di certo. Ed avrebbe privato i suoi nemici di un elemento importante all’interno della loro gerarchia. Privati di quel potere, come già aveva spiegato la Principessa, rinfoltire i loro ranghi sarebbe stato un processo molto più lento. Ma era questa la cosa giusta migliore da fare? Poteva catturarla viva e riportarla al Villaggio. Era più che sicuro che Zegana e skekDor avrebbero potuto estrarre da lei, con ogni mezzo a loro disposizioni, altre informazioni di vitale importanza.

In teoria riportarne anche il corpo senza vita poteva essere d’aiuto. La Tritone poteva esaminarne la salma e il Mistico poteva interrogarne l’anima. In fondo, erano anni che non andava a caccia, i suoi alleati non lo avrebbero certo biasimato se il corpo della coniglietta non fosse stato integro. Per troppo tempo si era piegato alle usanze degli Umani che quasi aveva dimenticato le pratiche più antiche e primordiali della sua stirpe demoniaca.

Ma che soddisfazione poteva mai dargli affondare le zanne in una creatura così debole e indifesa.
Si limitò quindi ad allungare una mano, quella libera, nel tentativo di afferrare la coniglietta ferita e riportarla indietro al villaggio. Non la vedeva con gli occhi, ma era comunque in grado percepire la sua posizione.

“Se collaborerai avrai salva la vita.”