A Light that Never Dims

Epilogo ~ Drusilia

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    Oh Bruma, Sorella, bianco soffio libero ancora da ogni forma,
    Ritorno a te, un soffio bianco e senza voce
    - una parola non detta.


    - Kahlil Gibran -


    png

    Tic – Tac – Tic – Tac – Tic – Tac

    L'ossessivo ticchettio cadenzato di un orologio meccanico riempiva il silenzio denso d'irreale della dimensione onirica che li circondava, librandosi nel vuoto con ali di farfalla, e perdendosi nell'oscurità di imperscrutabili abissi siderali trapunti di stelle... racchiudendoli in un abbraccio di requie che aveva lo stesso confortante tepore -malinconico e nostalgico- del petto di una madre al risveglio da un incubo.

    E l'incubo era passato, quello era vero... ma non ci sarebbe stato risveglio
    a bandirne la dolorosa concretezza in un'altra dimensione.


    Tic – Tac – Tic – Tac – Tic – Tac

    Guardando il volto della Luna -sua musa, sua maestra, sua madre- per l'ultima volta, aveva sentito il chiasso del Center Stage crescere fino al parossismo al suo orecchio di musico, per poi spegnersi morbidamente nel nulla quando il vetro sotto di loro era divenuto una liquida polla di inchiostro, pervadendo i loro corpi con un gelo rinfrancante e piacevole come il refrigerio per un febbricitante... ma nel silenzio ritrovato al di là dello specchio, quell'eco pulsava ancora nel ricordo fresco come una ferita, inseguendolo come un fantasma senza pace.

    Al di là delle lenti scure degli occhialini da sole, schiuse le palpebre fino a quel momento serrate, e in ginocchiao sul lucido pavimento di ossidiana, abbassò lo sguardo sulle chiome castane della donna che stringeva tra le braccia, carezzandole i lunghi capelli con la delicata esitazione con cui si maneggerebbe una statua di cristallo, o una cosa preziosa.

    jpgE così ristette, aggrappato alla donna, combattuto tra l'urgenza di guardarla in volto, di rimirare i suoi occhi di smeraldo per un'ultima volta e serbarne il ricordo per mille vite, di trovare parole che non ferissero per alleviare il dolore di quell'aberrante e traumatica esperienza...


    « Drusilia... »
    ...perdonami...
    « ...parlami... come ti senti...? »

    Combattuto tra il bisogno di sapere se c'era speranza che la luce sarebbe tornata a rischiarare la vita dell'Angelo dopo quella notte maledetta, di sapere se era giustamente in collera con lui per il suo gesto verso Yoko, di sapere se gli imputava la colpa per la morte di Arthur e di Firion, di sapere se gli portava rancore per averla condotta in quel luogo funesto in cui così tanti avevano perso la vita.

    Tic – Tac – Tic – Tac

    E la mancanza di coraggio e di tempo per farlo.

     
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    "Per quanto bella sia stata la commedia in tutto il resto, l’ultimo atto è sempre sanguinoso.
    Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre".


    (Blaise Pascal)


    lqbRWSY

    « Dicono che odiare sia come bere del veleno con la convinzione che danneggerà qualcun altro... »

    Lo sguardo smeraldino si scontrò con uno sconosciuto, dorato ed affilato, in grado di riportare rapidamente l'Alfiere Errante alla realtà, permettendole -nell'arco di pochi secondi- di mettere a fuoco anche il volto che si delineava attorno alle due gemme ambrate. Fu allora che riconobbe la Luna, in ginocchio al suo cospetto, in un bizzarro quanto antitetico gioco di specchi. Stesso bel viso, stessi capelli biondi della nitida immagine nei suoi ricordi: non comprese a quel punto come avesse fatto a non riconoscerla immediatamente, quasi si fosse trovata di fronte a qualcosa di profondamente simile alla sua unica figura materna, ma non identica.

    « Ma... la verità è che l'odio è un liquore prezioso:
    perché è fatto con il nostro sangue, il nostro tempo, e due terzi del nostro Amore.
    Bisognerebbe esserne avari – tu, più di chiunque altro. »


    La metafora degli specchi -in un gioco di magia più che calzante, su quel palco osceno e maledetto- si fece inaspettatamente reale; i gradini su cui la bella Blazon aveva posato i suoi piedi aggraziati si levarono, circondando e separando le due dame. Scorrendo in un moto quasi ipnotico, Drusilia poté osservare ad intervalli la sua espressione enigmatica, prima di percepire il tocco familiare di Owl che -finalmente- era riuscito a raggiungerla. O -per meglio dire- era stato raggiunto dalla Dama del Vento: finalmente libera dalla gabbia, avrebbe potuto osservare chiaramente un'altra donna al suo posto.

    -Kora...

    « Con il Tempo, la Verità verrà a te pezzo dopo pezzo,
    e da ogni crimine e ogni gentilezza dipenderà la destinazione del vostro futuro.
    Resta in vita, resta te stessa... e vivrò per rincontrarti. »


    Furono queste le ultime parole che ascoltò dalle dolci labbra della Luna prima che il Matto -in un abbraccio- la spingesse nell'oblio, oltre la superficie di un altro specchio.

    nRg6ftm

    « Drusilia... parlami... come ti senti...? »

    Esattamente come l'aveva costretta al buio, fu sempre lui a riportarla alla luce: quando riaprì gli occhi, Drusilia Galanodel si trovò di fianco al suo Maestro, saldamente aggrappato a lei, su uno strano pavimento di ossidiana. Sentì il tocco delle sue dita affusolate affondarle nei capelli castani, ma non ristette né ebbe da ridire, piuttosto reclinò la testolina in modo che continuasse, confortata in parte da quella semplice coccola.

    -Owl...- biascicò appena, cercando di riprendere possesso di tutti i suoi sensi -...dove siamo?
    Cercò di muoversi, ma sentiva ancora il corpo intorpidito.
    -Cosa è successo?

     
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    Oh Bruma sorella, eccomi di ritorno...
    Un cuore che ascolta le sue profondità, come il tuo cuore.
    Un desiderio pulsante e vano come il tuo desiderio.
    Un pensiero non ancora raccolto, come il tuo pensiero.


    - Kahlil Gibran -


    png

    Scoprire di poter ancora avvertire tra le braccia il tepore confortante di un gesto di affetto da parte della donna -che reclinava con confidenza la testolina castana contro di lui-, gli diede un tremito di nostalgia e gli velò gli occhi di un'a patina lucida di lacrime non ancora versate... perché quando una persona che soffre scopre il fianco per mostrarti il suo dolore, ti sta offrendo in dono un pezzo del suo cuore ferito. Perché la delicata vulnerabilità di un contatto umano è un pegno di fiducia...

    E anche se aveva temuto che ogni dolcezza gli sarebbe stata negata con sdegno per la responsabilità che sentiva ricadergli sulle spalle, soprattutto perché sentiva di non meritarla più, quel pensiero gli diede la forza di non cedere all'impulso di mettersi a frignare pietosamente proprio nel momento in cui il dovere di restar saldo ricadeva su di lui; così, forte delle lenti nere che facevano scudo agli specchi della sua anima, pur faticando a trattenere il tremore delle mani, seguitò a carezzare i capelli della Dama del Vento con tutta la gentilezza di cui era capace.


    -Owl... dove siamo?
    probabilmente smarrita, l'Angelo gli rivolse la parola
    -Cosa è successo?

    Per quanto naturali, prevedibili e comprensibili quelle domande fossero, nel sentirsele rivolgere il Gufo non poté fare a meno di trasalire un poco, schiacciato dall'enormità degli argomenti che a quei quesiti si collegavano...

    Tic – Tac – Tic – Tac

    ...ma il ticchettare dell'orologio gli ricordò che, con il suo tempo agli sgoccioli, non poteva di certo permettersi di rimandare o tergiversare: la condizione di Drusilia (quello che aveva passato, quello che le era stato fatto, quello a cui lui stesso -suo malgrado- l'aveva esposta) richiedeva risposte, e il minimo che poteva fare per aiutarla e almeno cercare di fare ammenda era lasciarle in eredità tutto quello che aveva scoperto, capito e ricostruito - e coccolarla ad oltranza, stringendola fino a interrompersi la circolazione sanguigna e carezzandole il capo fino a farsi cadere le braccia.

    « Umph... da dove comincio? Non è facile, ma... proviamo. »
    mormorò tra sé e sé, con un mezzo sospiro, cercando di riordinare i concetti
    « Allora... vagando per il Tendone -che, a quanto mi è parso di capire, è una sovrapposizione di diverse dimensioni distorte, come delle “stanze”- ho scoperto diverse... cose. »

    Ok, quel breve preambolo poteva non significare granché per la Dama del Vento, ma a lui era utile per contestualizzare la faccenda, rompere gli indugi, e schiarirsi le idee... soprattutto perché, proprio al pari di quel dedalo maledetto, anche tutta quell'intera storia che li invischiava era un sovrapporsi di livelli differenti.E proprio su questa confusione avevano giocato il proprio vantaggio i loro nemici.

    « Gli eventi di questa notte avevano almeno due principali obiettivi: il primo era completare un Rituale di Liberazione di non-so-cosa da una Gabbia dimensionale, di cui quella tizia con i capelli rossi era l'Ultimo Sigillo; l'altro, era... »
    la sua voce esitò, e un sospiro affannoso rese chiaro il suo disagio
    « L'altro obiettivo era performare un Rituale di Vincolo. Con la Corte. La Chiromante da cui abbiamo comprato le informazioni lo ha definito una sorta di matrimonio, e... »

    Di nuovo, il Violinista si concesse un istante di pausa, stavolta mordicchiandosi le labbra pallide e scrollando un poco la zazzera banca per allontanare dalla mente il ricordo -tanto vivido quanto spiacevole- delle persone (o loro parti) che aveva visto venir macellate come quarti di bue nel settore delle cucine, o della grottesca torta nuziale che il Vecchio Cuoco-Circense aveva allestito per l'occasione; dal momento che quel macabro dettaglio non era nulla di indispensabile ai fini del racconto, andò avanti tacendolo all'Angelo. Almeno quello, glielo avrebbe risparmiato.

    « Ha detto che al suo Padrone -un tale Blackheart- andava bene uno qualunque di Noi, perciò... credo sia logico concludere che un così plateale attacco al cuore del Pentauron aveva lo scopo di attirarci qui, perché... beh, è il nostro dovere: saremmo comunque arrivati a fermarli... »

    ...non che condividere la tardiva consapevolezza di essere stati fin dall'inizio prede di chissà quale eminenza grigia fosse in alcun modo una notizia più digeribile, ma... di peggio c'era solo il sospetto di essere divenuti esche ed ostaggi per una gigantesca trappola.

    jpgTic – Tac – Tic – Tac

    « E poi... la Maestra ha lasciato i domini della Corte. »
    riprese, come rimuginando su un qualche fatto misterioso
    « Era da molto che non succedeva: l'ultima -unica- volta che ha interferito col mondo della veglia è stato per te, durante la lotta al Drago-Divoramondo... »
    spiegò, cercando di dar forma a un'intuizione che tentava di aggrapparsi ai fatti
    « ...e, forse non è così e sto saltando a conclusioni, ma... data la sua comparsa, penso sia opera dello stesso Demone che l'ha ingannata. »

     
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    « Umph... da dove comincio? Non è facile, ma... proviamo. Allora... vagando per il Tendone -che, a quanto mi è parso di capire, è una sovrapposizione di diverse dimensioni distorte, come delle “stanze”- ho scoperto diverse... cose. » iniziò Owl, mostrando insicurezza nella voce, perfettamente comprensibile alle orecchie della Dama del Vento « Gli eventi di questa notte avevano almeno due principali obiettivi: il primo era completare un Rituale di Liberazione di non-so-cosa da una Gabbia dimensionale, di cui quella tizia con i capelli rossi era l'Ultimo Sigillo; l'altro, era... L'altro obiettivo era performare un Rituale di Vincolo. Con la Corte. La Chiromante da cui abbiamo comprato le informazioni lo ha definito una sorta di matrimonio, e... »

    Mentre lui parlava, lo sguardo di Drusilia s'irrigidì per qualche attimo. Ricordò la fine di Arthur -per lei inspiegabile fino a quella rivelazione, nel tentativo di proteggere Aisiling, la ragione dei loro mali come famiglia- e provò nuovamente lo stesso dolore avvertito sul palco. Fortuna volle -pensò- che fosse già tra le braccia di qualcuno: crollare in ginocchio per due volte sarebbe stato troppo.

    « Ha detto che al suo Padrone -un tale Blackheart- andava bene uno qualunque di Noi, perciò... credo sia logico concludere che un così plateale attacco al cuore del Pentauron aveva lo scopo di attirarci qui, perché... beh, è il nostro dovere: saremmo comunque arrivati a fermarli... »

    Che poi quell'evento fosse una gigantesca trappola lo aveva già sospettato diverse volte. La questione del vincolo con la Curtis la impensierì non poco ma, viste le sue scarse conoscenze dei meccanismi più complessi di quel mondo, non poteva capire la portata del danno, ma solo supporla, visto quanto era costato a tutti.
    Un sorriso beffardo le comparve sul volto al suono di quel nome: "Blackheart"... e pensò che -fosse stato bianco, nero o giallo- quel suo cuore gliel'avrebbe strappato comunque dal petto personalmente.

    « E poi... la Maestra ha lasciato i domini della Corte. Era da molto che non succedeva: l'ultima -unica- volta che ha interferito col mondo della veglia è stato per te, durante la lotta al Drago-Divoramondo... » La fronte si corrugò appena, mimando una certa perplessità... perché lei non ricordava affatto un'apparizione della Luna durante la battaglia « ...e, forse non è così e sto saltando a conclusioni, ma... data la sua comparsa, penso sia opera dello stesso Demone che l'ha ingannata. »

    -Che sia stato lui o meno ad ingannarla, ha davvero molte cose a cui dovrà rispondere- commentò la bella, cercando di muoversi e sollevando appena il busto -Se ci penso, non riesco nemmeno ad immaginare una punizione adatta anche solo a ciò che ho visto questa notte.
    Ripensò ai morti in battaglia, ai dispersi, alla povera gente massacrata, alle creature imprigionate e perfino a Raizen, l'amante della madre ormai defunta. Quel mostro e chiunque lo seguiva non doveva rispondere solo per la Corte: se avesse trovato il potere ed un modo per sconfiggerli, avrebbe fatto loro scontare tutto, fino all'ultimo grido o all'ultima stilla di sangue.
    -... quindi la sposa è Kora, giusto?

    Eppure i grandi piani cominciano sempre a piccoli passi, e se era evidente la disparità di forze, non le restava che accantonare la rabbia ed il desiderio di sangue che cresceva e pulsava ad ogni pensiero su cosa stesse vivendo la Luna in quel momento, nelle mani di quel maiale. Nell'ora più buia doveva rimanere salda, placarsi ed agire d'astuzia, minimizzando i conflitti, assestando pochi colpi precisi livello tattico e possibilmente mortali, perché non era forte quanto nessuno di loro ed ogni previsione logica la dava già per sconfitta. Doveva quindi tacere e studiarlo, lui, i suoi desideri ed i suoi alleati... ed il legame con la Curtis citato da Owl era sicuramente un ottimo punto di partenza.

    -Ti ringrazio per quello che hai scoperto... e per tutto l'aiuto che mi hai dato e continui a darmi.
    Non immagini nemmeno quanto questo sia fondamentale per me.

     
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    Oh Bruma, sorella primogenita di mia madre,
    Ho ancora in mano i semi verdi che mi ordinasti di seminare,
    Ho le labbra sigillate sul canto che mi ordinasti di cantare;
    E non ti porto frutti, non ti porto echi
    Perche' erano cieche le mie mani, sterili le mie labbra.


    - Kahlil Gibran -


    png

    -Che sia stato lui o meno ad ingannarla, ha davvero molte cose a cui dovrà rispondere. Se ci penso, non riesco nemmeno ad immaginare una punizione adatta anche solo a ciò che ho visto questa notte.

    Entro il labile cerchio delle sue braccia, Drusilia si mosse per sollevarsi un poco, e per quanto preoccupato e apprensivo Owl si sentisse a proposito della di lei salute (dopotutto, era pur sempre una donna in stato interessante, sopravvissuta ad un'esperienza a dir poco traumatica), sentirla parlare a quel modo lo rincuorò in parte... perché l'orrore, la paura, la rabbia e il dolore non avevano infranto il suo senso di giustizia, né spezzato la sua anima e la sua determinazione.

    E la ammirò per questo. La ammirò ancora, una volta di più, come sempre aveva fatto: ispirato e galvanizzato dalla sua forza e dalla sua tenacia, come molti altri prima di lui in chissà quante vite... eppur risuonando intimamente di quella segreta e sotterranea corrispondenza che i loro Emblemi -allegorie complesse della loro identità- condividevano.

    Perché l'Arcano senza Numero -senza vincoli, senza limiti- molto ha in comune con quello della Libertà, dell'Arbitrio e delle Scelte coraggiose... e se è vero che talvolta l'Amore è cieco, la Follia sempre lo accompagna – o così recitava una bella favola che la Luna gli aveva raccontato in un tempo ormai lontanissimo, quando l'idea di quell'inferno grottesco e sgargiante non esisteva neppure nella più recondita immaginazione del Fato.

    E il Matto l'avrebbe fatto: l'avrebbe seguita fino alla fine dei tempi...


    Tic – Tac – Tic – Tac

    ...se solo ne avesse ancora avuto la possibilità.

    -... quindi la sposa è Kora, giusto?
    « ...ugh. »

    Un tremito incontrollabile lo scosse nel profondo, risalendogli la spina dorsale con un brivido selvaggio che gli fece rizzare i capelli albini sulla nuca e serrare le mascelle in uno scricchiolio sinistro, nell'istintivo tentativo di impedire ai denti di battere rumorosamente tra loro; vero era che quella conclusione era quanto mai ovvia e scontata, ma il Violinista aveva scientemente preferito negare quell'aspetto del salvataggio per concentrarsi sul fatto che la Sposa non sarebbe stata Drusilia.

    Essere costretto a pensare alla Luna -quanto di più vicino avesse mai avuto ad una madre- in quella veste, gli fece accapponare la pelle per il disgusto. E per l'insofferenza: perché accidenti la sua Maestra finiva sempre per attirare tipacci squilibrati e psicopatici?

    jpg
    « ...non lo voglio per patrigno... »

    E fu un rantolo a malapena udibile, esalato con sguardo vitreo e senso di deja-vu, fissando il vuoto in modo forse eccessivamente drammatico.. ma Owl era fatto così; inoltre, dai ricordi che aveva della loro vita su Mirach (con Abel, l'Accademia, e tutto il resto), quello era un trauma già vissuto: era già successo, ma ciò non lo rendeva più accettabile, e -come allora- sarebbe morto prima di permettere al mostro di turno di imporsi sulla sua Famiglia!

    E avrebbe voluto che quel pensiero gli giungesse condito di indignazione e rivalsa, perché mai lo avrebbe lasciato accadere niente del genere... Ma -con pochi istanti di scarto- lo colpì come uno schiaffo la consapevolezza di aver appena compiuto un infelice gioco di parole, perché quel che aveva appena detto non era niente più che un'amara constatazione.


    -Ti ringrazio per quello che hai scoperto... e per tutto l'aiuto che mi hai dato e continui a darmi.
    Non immagini nemmeno quanto questo sia fondamentale per me.


    A riscuoterlo mentre affondava nelle sabbie mobili che l'incombere della fine gli aveva creato nella mente, giunsero le parole dell'Angelo, e sebbene non risultarono un appiglio ma solo un altro colpo che lo spingeva verso il nero fondale di una disperazione amara, naturalmente non gliene volle: e non solo perché sentiva di avere verso Drusilia un debito incolmabile per averla condotta nel Pentauron quel giorno (un senso di colpa rimasto intoccato pur sapendo che l'attacco a Kisnoth li avrebbe ugualmente richiamati lì, in un modo o nell'altro), ma perché...

    Tic – Tac – Tic – Tac

    ...inarrestabile e impietoso, il tempo continuava a spingerlo verso il momento in cui avrebbe dovuto infliggerle lui stesso l'ultimo tormento di quell'ordalia: una separazione a cui non poteva sottrarsi, e che -senza addossarsi più importanza di quanta ne meritasse- temeva avrebbe causato l'ennesima brutta ferita al cuore gentile che molti dimenticavano esistere dietro l'armatura dell'eroe.
    Ciò non di meno, doveva dirglielo.

    « Mi ringrazi... anche se ti ho trascinata Io in questo inferno? »
    ridacchiò nervosamente, con amarezza, distogliendo lo sguardo per cercar le parole altrove
    « Spero davvero tu riesca trovare un sostituto che faccia un lavoro migliore del mio... »

    L'albino sospirò stancamente -sconfitto-, ritrasse le braccia dalla Dama del Vento per togliersi gli occhiali da sole e appenderli per una stanghetta all'occhiello della giacca, e senza osar sollevare lo sguardo ialino ad incrociare quello verde smeraldo della donna, probabilmente scosso e smarrito a causa di quelle affermazioni, si frugò la tasca interna della giacca; quando le dita affusolate ebbero circondato i contorni tondeggianti e familiari del Cigno Nero, lo cavò fuori dal doppio petto, reggendolo sul palmo aperto tra di loro e così esponendolo all'attenzione della Dama del Vento.

    Tic – Tac – Tic – Tac

    Era un antico orologio d'oro, col quadrante interno protetto da uno sportellino bombato e ricoperto da un elaborato intrico di decori astratti in rielievo, e... ticchettava inesorabilmente.

    jpg
    « Drusilia... Sai che cos'è questo...? »

    Non sapeva se Lei lo avesse già visto in passato, ma... dopotutto, chiederglielo -e nel caso spiegarglielo- era un buon modo (se mai esista un “buon” modo di fare una cosa del genere) per intavolare quella che sarebbe stata la conversazione più difficile della sua vita. Oltre che l'ultima.

     
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    Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre".


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    « Mi ringrazi... anche se ti ho trascinata Io in questo inferno? »
    Il Matto ridacchiò nervosamente e Drusilia, percependo la sua amarezza e trovando i suoi sensi di colpa del tutto inappropriati, ebbe la reazione spontanea di posargli il palmo della mano sul volto per consolarlo con una carezza. Dopotutto, lui non poteva sapere quello a cui tutti andavano incontro. Era questo il terribile fardello del dover prendere decisioni: non era possibile conoscere con esattezza a cosa si andava incontro e perfino un'attenta pianificazione poteva finire nel peggiore dei modi, con parecchia sfortuna e numerosi imprevisti. Non era colpa di Owl e non doveva incolparsi ancora di queste assurdità: non lo disse esplicitamente, ma il tocco delicato delle dita sulla pelle del Matto e poi fra i capelli albini parlò per lei, avvolgendolo con tutta la tenerezza e la comprensione di cui la Dama era capace.
    « Spero davvero tu riesca trovare un sostituto che faccia un lavoro migliore del mio... »

    YifpXa8

    -...

    L'albino sospirò stancamente, come non lo aveva mai visto. Ritraendosi, si tolse gli occhiali da sole, tenendo sempre lo sguardo basso. Dopo averli posti nel taschino, si frugò la tasca interna della giacca: ne estrasse fuori un antico orologio d'oro, col quadrante interno protetto da uno sportellino bombato e ricoperto da un elaborato intrico di decori astratti in rilievo. Lo teneva sul palmo aperto della mano, esattamente fra di loro.

    Tic – Tac – Tic – Tac

    Con sguardo scosso e smarrito, soprattutto preoccupato per l'inquietante sottinteso pronunciato dal Gufo Bianco, rimase a lungo a fissarlo: non lo aveva mai notato fra gli effetti del musico, tuttavia le dava l'impressione di averlo già visto.
    « Drusilia... Sai che cos'è questo...? »
    Gli smeraldi passarono dall'orologio al volto del gufo con aria titubante. Poi il capo di Drusilia iniziò a muoversi, mimando diniego ed agitando le chiome castane prima a destra e poi a sinistra. Non parlò, perché -distratta dall'ultima delle tante preoccupazioni- non seppe trovare delle parole giuste per esprimere il suo stato d'animo.
    Come potevano, dopotutto?

     
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    Oh Bruma sorella alata, ho molto amato il mondo,
    e molto il mondo amò me,
    Perché tutti i sorrisi erano sulle sue labbra,
    e tutte le lacrime nei miei occhi.
    Pure ci separava un abisso di silenzio,
    che il mondo non volle colmare.

    Ne' io potei varcare.


    - Kahlil Gibran -


    png

    Ruotando appena il capo, l'albino depose un bacio lieve sulla mano che gli carezzava la guancia e i capelli, in un gesto di gratitudine: il contatto tiepido e delicato con la bianca mano della Dama del Vento fu dolce e rasserenante, ma rinfrancò solo in parte il suo spirito afflitto, perché la muta rassicurazione che Drusilia non gli portasse in verità rancore per il suo fatale errore non alleviava in nessun modo l'amara condanna di doversi separare da lei...

    Da lei, dal resto del mondo: perché per quanto la vita l'avesse atteso al varco fin dal suo primo vagito -incostante come una donna volubile-, senza lesinar sventure d'ogni genere o scherzi crudeli, lui l'aveva sempre amata... accettandola così com'era nella sua interezza, e apprezzandone gli orrori e le meraviglie in egual misura, con occhi ialini e incolori come specchi.

    E ora, che un sentiero verso una destinazione ignota gli si stagliava davanti,
    da percorrere al buio e in solitudine, il Matto sapeva che avrebbe dovuto avere coraggio.

    E sapeva che -ancora una volta- l'Amore glielo avrebbe fornito.

    Tic – Tac – Tic – Tac

    In risposta all'estemporanea domanda che il Gufo le aveva rivolto, l'Angelo fece indugiare a lungo i begli occhi smeraldini sul piccolo marchingegno ticchettante che questi stringeva nel palmo, prima di levare lo sguardo incerto fino al viso pallido ed imberbe del Violinista, scuotendo il capo in un lieve cenno di diniego che fece danzare con leggiadria le lunghe chiome castane attorno al suo eburneo, dai lineamenti nobili e dall'incarnato perfetto.

    « Questo orologio è uno degli strumenti di lavoro di un Emissario della Morte. »
    esordì con voce un po' avvelenata dalla nostalgia
    « Apparteneva ad Hamelin, sai...? In qualche modo, è riuscito a farmelo avere, prima di...
    Prima che... »


    Tacque senza concludere la frase, e abbassò nuovamente il capo, lasciando che quello stesso pensiero inciampasse goffamente nel ricordo del loro addio: piume nere che cadevano dall'alto come una luttuosa nevicata, l'aroma del tabacco della sua ultima sigaretta che si intrecciava al lamento del violino, e quell'affascinante bastardo che raggiungeva la Corte nel momento del trapasso -appena prima di svanire-, nudo della sua maschera da smargiasso, con il suo sarcasmo smussato, e i suoi stupidi ringraziamenti...

    E sulle labbra del Violinista si stiracchiò un sorriso tirato -dolce e amaro- al ricordo di come l'aveva baciato quella volta, di quanto era stato cocciuto nel rifiutarsi di lasciarlo andare, e delle lacrime che aveva pietosamente versato quando l'aveva visto svanire – finché la Luna non gli si era mostrata, per stringerlo al petto e rincuorarlo del suo pianto inconsolabile.

    Ma Lei era in una gabbia adesso, ancora più distante di quanto il silenzio e il dolore non l'avessero confinata in quegli anni, e tornando a riempirsi gli occhi ialini con l'immagine dell'amata Drusilia, il sorriso di Owl si immalinconì e lo sguardo gli si appannò di un velo lucido al pensiero che -quella volta- la loro Madrina non sarebbe giunta... e in cuor suo pregò con tutte le forze che anche per la sua protetta arrivasse presto qualcuno in grado di raccogliere la sua sofferenza tra le braccia e tergere via ogni lacrima dai suoi occhi con un bacio.


    Tic – Tac – Tic – Tac

    jpg
    « Normalmente è muto: non emette alcun suono... »
    proseguì infine, tornando ad abbassare lo sguardo sull'orologio
    « É possibile udire il suo ticchettio solamente quando si trova nelle vicinanze
    di qualcuno ormai prossimo alla morte. »


    E in quello spazio vasto e vuoto, in cui erano soli insieme,
    la crudele verità di quell'affermazione avrebbe lasciato pochi dubbi.

    E nessuno scampo.



    Edited by Snow Owl - 29/9/2018, 19:22
     
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    Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre".


    (Blaise Pascal)


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    « Questo orologio è uno degli strumenti di lavoro di un Emissario della Morte. Apparteneva ad Hamelin, sai...? In qualche modo, è riuscito a farmelo avere, prima di... Prima che... »

    Il Gufo tacque, abbassando lo sguardo, e Drusilia ne comprese perfettamente il motivo, finendo involontariamente per imitarlo, chinando il capo a sua volta con aria lievemente imbarazzata. In realtà, quell'argomento era sempre stato una sorta di tabù per i due, anche se -di fatto- non ve ne fosse mai stato alcun motivo. Ne avevano abbondantemente discusso una volta soltanto - e cioè quando Owl, ricomparso dal nulla dopo molto tempo, le aveva portato la triste notizia del trapasso di quel tale - e del suo stato "interessante", coinciso con la morte del Violinista Nero. Da quel momento aveva deciso di rimanere con lei e di aiutarla con il bambino, perché Drusilia era completamente sola, e perché il piccolo era il suo Dreamer.

    Mentre gli occhi del Violinista s'intristivano, velandosi di lacrime a chissà quali pensieri, quelli di Drusilia sorrisero mestamente all'idea che -infondo- il Matto si era inaspettatamente rivelato un bravissimo papà, fratello, maestro ed amico per Lowarn. Anche se la sua anima coincideva quasi perfettamente con quella dell'Emissario ormai defunto, era evidente che qualcosa in lui fosse estremamente diverso da prima: crescere nell'amore di una famiglia -magari non esattamente "normale", ma affettuosa- lo aveva reso gentile e buono verso tutti. Nessun cinismo, nessuna crudeltà e nemmeno una vera bugia sporcava più la sua bocca.

    « Normalmente è muto: non emette alcun suono... É possibile udire il suo ticchettio solamente quando si trova nelle vicinanze di qualcuno ormai prossimo alla morte. »

    Tic – Tac – Tic – Tac

    Gli occhi smeraldini si levarono su di lui e Drusilia tacque per qualche attimo, cogliendo intesi e sottintesi del caso. A quel punto -però-, tormentata da dubbi e preoccupazioni di diversa natura, preferì darci un taglio alla questione e capire cosa era sul punto di accadere... perché Owl era in buona salute, il nemico era dietro le spalle -probabilmente lontano di "dimensioni", come lui stesso le aveva detto-, e davvero non capiva perché dovesse morire proprio in quel momento.

    -Perché, fra i tre presenti qui ed ora, hai la certezza di essere tu quello sul punto di morte?

    Perché il bacio della Nera Signora era sempre stato una costante della sua vita e -se non riteneva impossibile che un altro Fratello cadesse prima di lei- non concepiva l'idea che si trovasse quasi scontato scartarla a priori dai vincitori di quella roulette russa. Qualcosa ancora non le tornava.

    -Cosa sai e non mi hai ancora detto?

     
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    Oh Bruma, sorella ,
    benché tutto ciò sia trascorso, Io sono in pace.
    Mi bastò di cantare a chi era già nato.
    E anche se il canto non è affatto mio,
    Viene dal profondo desiderio del cuore.


    - Kahlil Gibran -


    png

    Per un lungo istante, il silenzio aleggiò su di loro come l'ombra di un avvoltoio;
    poi, le parole dell'Amore si ersero con coraggio a cercare la luce del sole.


    -Perché, fra i tre presenti qui ed ora, hai la certezza di essere tu quello sul punto di morte? Cosa sai e non mi hai ancora detto?

    Tic – Tac – Tic – Tac – Tic – Tac

    Era una giusta conclusione, quella della Dama del Vento, e le domande che gli pose -nella loro logica ovvietà- indussero nuovamente il Gufo a ripercorrere ogni decisione che l'aveva condotto in quella situazione, ogni passo compiuto volontariamente e coscientemente verso un chiaro intento: conosceva la risposta, sapeva cosa doveva dirle e quel che non era necessario spiegarle, e -nella sua testa piena di musica- aveva visualizzato quella scena e il suo verificarsi già un milione di volte.

    « Ricordi cosa ti dissi della Barriera che circondava Kisnoth..? »
    rispondere a delle domande con un'altra domanda non era il massimo, ma...
    « Era qualcosa che trascendeva le regole di questo mondo, e... contrariamente alle mie speranze, nemmeno i Maghi del Magisterium hanno potuto disfarla o aprirvi una breccia. »

    Si sarebbe mostrato sereno e incrollabile, così da poterle trasmettere l'inamovibile sicurezza che si sarebbero incontrati ancora, alla fine; perché sarebbe stato solo un “arrivederci”, perché erano legati da un vincolo indissolubile che trascende il Tempo e la Realtà, e avrebbe affrontato il distacco a testa alta, con lo stoico eroismo che si confaceva a uno spirito devoto alla difesa dell'equilibrio della creazione e...

    ...nel momento in cui le iridi ialine di Owl incontrarono gli occhi di smeraldo di Drusilia, i bei discorsi che aveva filato nel segreto della sua mente gli vennero meno, e con un sospiro stanco e mortificato abbassò nuovamente il capo, trattenendo nel petto un singulto. Perché se certamente non era pentito di aver compiuto il suo dovere verso quel mondo,
    non voleva morire.

    « Trascendere il Destino è la nostra specialità: come Arcani, esistiamo per questo... è... è la nostra missione... Ma... un simile potere non ci è mai concesso senza un prezzo. E di questo ero stato avvertito. »
    la voce gli claudicò, un po' malferma, ma il Musico seppe dominarsi e non si fermò
    « Così... ho fatto ciò che il mio Arché mi consentiva: ho permesso alle truppe di entrare...
    E... credo di essere morto in quel momento. »


    Tic – Tac – Tic – Tac – Tic – Tac

    Il Violinista tacque di nuovo per un lungo istante: ripensò al modo in cui le energie l'avevano abbandonato al momento in cui avevano varcato in forze la Barriera, e a come quella sensazione di gelo e distacco gli fosse penetrata nelle ossa... e si chiese se anche i fantasmi con cui tante volte aveva conversato, sparsi qui e là per gli angoli del mondo, percepissero le cose alla stessa maniera: rarefatta, remota.. quasi tra lui e il mondo si fosse erto un freddo muro di vetro; persino a guardare le proprie mani, le sentiva distanti. Chissà se sarebbe riuscito a suonare un'ultima volta, con quelle?

    « Dopo che ci siamo separati, alla Casa degli Specchi, sono rimasto da solo...
    È stato allora che mi sono accorto che il Cigno Nero aveva ricominciato a cantare. »


    Dal petto lasciò evadere un tremulo sospiro avvilito e sconfortato, sperando che allentare a quel modo la tensione che gli vibrava in corpo evitasse che la voce gli si incrinasse di lì a poco; poi, dacché contemplare il volto dolce dell'Angelo non faceva che acuire il suo dolore, il Matto spostò le iridi chiare come mercurio sul quadrante dell'orologio, dove le lancette continuavano a scandire il poco che gli rimaneva.

    jpg
    « Lo spazio distorto del Circo deve aver mantenuto stabili le mie condizioni nell'istante del trapasso, ma... Il mio tempo è finito, la barriera sta finalmente venendo meno, e io... »
    esitò, lottò contro sé stesso e la sensazione di esser di nuovo nuovo un bambino spaventato, ma la voce gli si incrinò
    « Io non potrò fare ritorno a Casa insieme a te... »

    E quel pensiero, che aveva trasportato tra le segrete pieghe della sua mente -clandestinamente, perché non gli fosse di intralcio negli eventi di quella notte-, prese corpo non appena il Gufo l'ebbe portato allo scoperto, e mentre si ingigantiva fino a schiacciarlo sotto il suo peso, con gli occhi che gli bruciavano, i contorni della realtà si offuscarono alla sua vista. E colarono roventi lungo le sue guance, come scie d'argento liquido.

     
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    « Ricordi cosa ti dissi della Barriera che circondava Kisnoth..? Era qualcosa che trascendeva le regole di questo mondo, e... contrariamente alle mie speranze, nemmeno i Maghi del Magisterium hanno potuto disfarla o aprirvi una breccia. »

    Si, ricordava quelle parole.
    In realtà ricordava inaspettatamente tutto di quella terribile esperienza. Frammentato, forse, magari a pezzi o in ordine sparso. Confuso... ancora troppo distante dall'esser digerito o rielaborato. Eppure ricordava tutto.

    jpg

    « Trascendere il Destino è la nostra specialità: come Arcani, esistiamo per questo... è... è la nostra missione... Ma... un simile potere non ci è mai concesso senza un prezzo. E di questo ero stato avvertito. »

    Quando Owl abbassava lo sguardo e tratteneva le lacrime, Drusilia si limitava ad osservarlo in silenzio. Non sapeva cosa fare, perfettamente consapevole che qualunque suo tentativo di rassicurarlo non sarebbe mai stato abbastanza. Tacque per paura, ma anche per il dolore che le irradiava il petto, perché nulla al mondo era ai suoi occhi una tortura peggiore del veder soffrire una persona amata... e sapere di essere per lei assolutamente inutile.

    « Così... ho fatto ciò che il mio Arché mi consentiva: ho permesso alle truppe di entrare... E... credo di essere morto in quel momento. Dopo che ci siamo separati, alla Casa degli Specchi, sono rimasto da solo... È stato allora che mi sono accorto che il Cigno Nero aveva ricominciato a cantare. Lo spazio distorto del Circo deve aver mantenuto stabili le mie condizioni nell'istante del trapasso, ma... Il mio tempo è finito, la barriera sta finalmente venendo meno, e io... Io non potrò fare ritorno a Casa insieme a te...

    Questa volta fu lei a trattenere i singhiozzi, ma -forse per stupido ed inutile orgoglio, forse per evitare di dare un altro dolore all'amico nei suoi ultimi istanti- riuscì a rimanere stoica ad ogni tentazione delle sue violente pulsioni. Travolta prepotentemente da quel senso d'inadeguatezza, misto al trauma dell'abbandono che l'accompagnava da una vita ed a una rabbia atroce che avrebbe presto dovuto indirizzare verso qualcuno o qualcosa per non impazzire, la Dama del Vento avrebbe voluto prenderlo a schiaffi con tutta la forza che le restava in corpo, urlargli in faccia che non avrebbe dovuto nemmeno pensare ad una soluzione suicida e che vincere sopravvivere in quel mondo ed a quelle condizioni non aveva assolutamente senso... che ce l'avrebbero fatta comunque, in qualche modo.
    Eppure -anche quella volta- tacque, perché non avrebbe potuto realmente sapere cosa sarebbe accaduto in quelle dimensioni distorte in caso di mancato arrivo dei rinforzi. Se Owl si fosse salvato, forse sarebbe comunque morto qualcun altro, magari in numero spaventosamente maggiore. Forse sarebbero morti anche lei, Yoko ed il figlio non ancora nato.

    Sospirò esausta, in un disperato tentativo di mantenere la calma, più che consapevole di non avere il diritto di urlargli proprio nulla. Per quanto il Matto ci tenesse a darle spiegazioni, in realtà non gliele doveva nemmeno: la vita era la sua, esattamente come sue erano le scelte; il ruolo in cui si era trovata -volente o nolente- era quello di essergli semplicemente vicina, perché nell'ora della sua morte il Destino lo aveva lasciato in compagnia di una Sorella soltanto. Quella che certamente non brillava in compassione e tolleranza, e nemmeno abbastanza saggia da dargli un conforto che fosse anche lontanamente consistente. Il Destino lo aveva lasciato con quella inutile... e che portava sfortuna.

    -Sai una cosa?- disse a voce tremante, cercando ti tenerla ferma il più possibile -Non me ne importa proprio nulla di queste regole o di questi "Arché". Non so nemmeno cosa vogliano dire. In realtà, non so quasi nulla. Per me è imbarazzante...
    Lo esternò quasi sbottando, ma in verità era solo impegnata in una guerra personale con le proprie lacrime.
    -...ma bruciassero tutti e cadesse il mondo: puoi cercare di convincermi che è finita per sempre, ma come è stato per gli altri, verrò a riprendermi anche te. Dovessi cercarti in capo al mondo e pure oltre.
    Non esisteva dubbio o timore nei suoi occhi, nessuna bugia o illusione scivolava ingenuamente dalle sue labbra: Drusilia lo avrebbe fatto per davvero, e nemmeno la Morte le avrebbe permesso di accettare una perdita così grande. Non si sarebbe mai arresa, avrebbe combattuto e cercato la sua Famiglia finché avesse avuto abbastanza fiato in corpo. Forse anche senza di quello.

    jpg

    -Quindi, smettila di parlarmi come se non dovessimo più vederci.
    Gli prese la faccia nelle mani, schiacciandogli le guance in una smorfia buffa, fissandolo negli occhi ed avvicinando il volto al suo, fino a far scontrare le due fronti eburnee e sentire il respiro altrui sulla propria faccia. Una lacrima riuscì a sfuggire alla morsa salda delle ciglia lunghe e nere, ma l'Alfiere Errante non parve farci troppo caso.
    -Tu sei mio Fratello.
    Puoi prendere le decisioni che preferisci o essere strappato via da me da forze ultraterrene... ma alla fine tornerai a casa. E se tarderai, io ti aspetterò davanti alla porta. E se non mi raggiungerai, verrò a prenderti, trascinandoti per i capelli.


    Ci fu una pausa, in cui tirò su col naso.

    -Sono stata chiara?

     
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    Oh Bruma sorella, immortale sorella Bruma,
    Cantai i canti antichi ai miei fratelli,
    Ed essi ascoltarono, e sul loro volto era lo stupore;
    ma domani -forse- essi scorderanno il canto,
    E non so a chi il vento lo porterà...
    E anche se non era il mio canto, mi giunse fino al cuore.
    E per un istante indugiò sulle mie labbra.


    - Kahlil Gibran -


    png

    Davanti a tutte quelle parole pesanti, patetiche ed inadeguate, il bel volto della Dama del Vento rimase impassibile per un lungo momento... eppure, l'orecchio del Musico percepì ogni istante della tempesta che infuriava sotto la superficie d'alabastro del suo incarnato perfetto.

    jpgCosì, insieme a lei patì sotto il peso di un silenzio granitico, ribollì nell'impetuoso crescendo della collera, vibrò negli acuti assoli di un dolore che aveva causato e che condivideva, e subì con la costernazione del penitente tutte le vorticanti sferzate di tanti e tanti altri sentimenti, che le corde del cuore della donna trasformavano in note struggenti ad ogni battito; poi, un sospiro sovrastò come un tuono quella sinfonia di requiem, e dopo...


    -Sai una cosa? Non me ne importa proprio nulla di queste regole o di questi "Arché". Non so nemmeno cosa vogliano dire. In realtà, non so quasi nulla. Per me è imbarazzante...

    ...e seppur un tremito le rese malferma la voce in quello sfogo di comprensibile frustrazione -dettata tanto dalla situazione oggettivamente atroce che stava vivendo, quanto dal suo caparbio incaponirsi a soffocare i propri sentimenti-, le sue parole vibravano di quella medesima forza sotterranea in grado di scuotere le fondamenta della terra.

    -...ma bruciassero tutti e cadesse il mondo: puoi cercare di convincermi che è finita per sempre, ma come è stato per gli altri, verrò a riprendermi anche te. Dovessi cercarti in capo al mondo e pure oltre.
    Quindi, smettila di parlarmi come se non dovessimo più vederci.


    Tic – Tac – Tic – Tac – Tic – Tac

    Nell'udire quell'ultima frase, un sorriso dolce-amaro ridisegnò la curva sottile delle labbra del Gufo, e un sentimento nostalgico -diverso dalla disperazione per il distacco e dalla paura della morte- ridonò ai suoi occhi incolori un barlume di timida speranza... perché quelle parole, infondo, erano ciò che lui stesso aveva sbottato in faccia al suo morente Hamelin, solo pochi anni orsono, e... a dirla tutta, anche il tono era stato uguale: brusco e categorico, quasi rabbioso come una minaccia, ma determinato e ricolmo di amore.

    -Tu sei mio Fratello.
    Puoi prendere le decisioni che preferisci o essere strappato via da me da forze ultraterrene... ma alla fine tornerai a casa. E se tarderai, io ti aspetterò davanti alla porta. E se non mi raggiungerai, verrò a prenderti, trascinandoti per i capelli. Sono stata chiara?


    E mentre Drusilia gli prendeva il volto tra le mani -stropicciandogli le guance e deformandogli i connotati- per premere la fronte contro la sua, incatenando le iridi smeraldine ai suoi occhi ialini, Owl non poté far a meno di scoppiare a ridere... a ridere a cuor leggero, come il folle di cui in fondo era incarnazione e che era il suo emblema.

    « Ora mi sento più tranquillo... Perché se la Volontà -su Endlos- è più forte della gravità,
    so che potrò fare ritorno. »


    Quell'esternazione sincera gli venne fuori in un mormorio gentile e rincuorato, avvolgendole le braccia esili attorno alla vita, e tendendo il collo per arrivare a tergerle via dagli zigomi quell'unica lacrima con un bacio. E sorridendo, perfino.

    « Vedi, nella prossima vita... potrei avere “problemi” a Risvegliarmi come Arcano: è la condizione che ho accettato di pagare a Madame Endora per avere informazioni e riuscire a raggiungerti. »

    Con ogni probabilità, la donna si sarebbe di nuovo arrabbiata per quella che avrebbe considerato sconsideratezza, ma nella condizione in cui il Violinista si era ritrovato, le opzioni erano state scarse e poco allettanti: giacché aveva già impegnato la propria vita per salvare Drusilia e la povera gente di Kisnoth, poteva morire -combattendo, fuggendo, o aspettando-, oppure morire facendo qualcosa di utile per la causa che aveva scelto di servire; così, le affidò quell'ultima confessione con ritrovata serenità.

    « La sovrapposizione di varie realtà al suo interno rende il Tendone un labirinto... anche con le mie capacità di spostamento; dopo la Casa degli Specchi, sono finito nell' interstizio dei piani, e... da lì ho cercato di sentire l'eco della Risonanza, per ricongiungermi con te e gli altri, così ho iniziato a ficcanasare in giro, ma... ad un certo punto sei sparita, come se non esistessi più da nessuna parte – e non sai che spavento mi sono preso...! »
    al ricordo di come si era sentito in quegli istanti, la abbracciò un po' più stretto
    « É stato allora che mi sono ritrovato nell'Antro della Chiromante, e c'erano anche i Saggi di Palanthas che hanno partecipato alla spedizione -eccetto Brifos, però-, e insieme abbiamo ricostruito quello che è successo, e... magari ti converrà parlare con... Uriel e Kerobal, si chiamavano... »

    Tic – Tac – Tic – Tac – Tic – Tac

    Chiacchierò tranquillo -quasi allegro-, come era sempre stato solito fare, e anche se il Cigno Nero ticchettava con insistenza per ricordargli di sbrigarsi, Owl lasciò che la durata di quella stretta -che tanto gli sarebbe mancata- si dilatasse per tutto il tempo che gli sarebbe stato possibile rubare all'inevitabile; anche perché, dopotutto, aveva ancora qualcosa da raccontare e per cui chiedere scusa.

    jpg« Comunque: quando sono rimasto solo al tavolo, ho cercato di capire cosa fare, e... sai, nei momenti in cui mi sento perso, cerco di pensare a cosa direbbe la Maestra per calmarmi, così ho desiderato di poterle parlare un'ultima volta, ma... non è stato possibile. »
    sospirò, teatralmente sconsolato, accoccolando la testolina sulla spalla della Dama
    « Oh, è stata una luuunga chiacchierata, ma mi è servita a mettere insieme i pezzi: tra altre cose, a un certo punto, la Cartomante ha accennato al fatto che eravamo lì radunati perché qualcuno aveva preso accordi con lei per farlo, dandoci in mano i mezzi per risolvere l'enigma -almeno in parte-, e... restringendo il campo con alcune domande, ho capito chi era. E dove si trovava. »

    Un brontolio rarefatto echeggiò al suo orecchio ipersensibile -simile ad un tuono distante-, come prima avvisaglia che quel sacro spazio onirico, senza più le energie della sua fautrice a sostentarlo, sarebbe presto collassato su sé stesso; allora, non senza una certa riluttanza, si scostò dalla fanciulla quanto bastava per poterla ancora una volta guardare in viso.

    « Purtroppo, quando vi ho raggiunti sul palco, la situazione era già degenerata, e così... mi dispiace: ti avrò fatto venire un colpo... »
    sospirò, incassando la testa nelle spalle con fare costernato
    « Volevo scusarmi anche di quello... e vorrei chiedere perdono anche a Yoko, ma... temo che non avrò modo di farlo di persona; perciò... ecco... potresti...? »

     
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    Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre".


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    « Ora mi sento più tranquillo... Perché se la Volontà -su Endlos- è più forte della gravità, so che potrò fare ritorno. »
    -Sarà così.
    Drusilia s'imbronciò, gonfiando ancora le guance, per quella specifica fin troppo ovvia, lasciandolo comunque continuare.
    « Vedi, nella prossima vita... potrei avere “problemi” a Risvegliarmi come Arcano: è la condizione che ho accettato di pagare a Madame Endora per avere informazioni e riuscire a raggiungerti. »

    Inutile dire che fosse poco contenta di quelle scelte, ben consapevole di quanto non fosse comunque in grado di prevedere cosa sarebbe accaduto a tutti loro in altre circostanze. Nel suo silenzio fece tesoro delle informazioni del Gufo Bianco, fissandole per bene nella propria memoria, perché -dopotutto- gli erano costate caro, e dovevano certamente valere tantissimo. Avrebbe approfondito molte questioni al suo ritorno, da ciò che avevano scoperto i Saggi a come recuperare la Luna dalle grinfie di quegli abomini disgustosi, tuttavia non ritenne quel momento adatto a tali urgenze. L'orologio di Hamelin continuava a scandire il tempo e il Matto non sarebbe rimasto lì con lei per sempre.

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    « Purtroppo, quando vi ho raggiunti sul palco, la situazione era già degenerata, e così... mi dispiace: ti avrò fatto venire un colpo... Volevo scusarmi anche di quello... e vorrei chiedere perdono anche a Yoko, ma... temo che non avrò modo di farlo di persona; perciò... ecco... potresti...? »

    -Ne parlerò personalmente con lui- lo rassicurò Drusilia, mentre sollevava le dita affusolate e carezzava il volto del Fratello con dolcezza -Il mio Yoko è intelligentissimo, capirà certamente le tue ragioni.

    Deformò lievemente la curva naturale delle sue labbra in un mezzo sorriso, così che l'altro capisse che non vi fosse nulla di cui preoccuparsi.

    -Mi occuperò di quanto deve essere fatto ed agirò in modo che il tuo sacrificio e quello di molti altri non sia vano. A volte mi sentirò stanca e sconfitta, in altre sarò sul punto di mollare tutto: penserò a te in quei momenti, ed il tuo bel sorriso che vedo ora mi darà la forza per rialzarmi.

    Nel pronunciare quelle parole che suonavano come un voto, la Dama del Vento lasciò scorrere le braccia affusolate attorno al collo dell'albino, così da stringerlo ancora, fino all'ultimo istante che sarebbe stato loro concesso.

    -Sopravvivrò fino al tuo ritorno, farò tutto ciò che è in mio potere per riunire la Curtis e per recuperare tutti gli Annali. So che ho molte cose di cui occuparmi, ma sono certa che riusciremo a superare anche questo brutto momento, tutti insieme.

    png

    Lo strinse ancora, poi lo baciò.

    Prima sulle guance, poi sulla fronte, infine su tutta la faccia.
    Lo riempì di baci fino a confonderlo, perché volle riempire quegli attimi tragici con qualcosa di bello, qualcosa che non fosse rimpianto, lacrime o paura. Lo baciò perché -nella sua misera e triste esistenza- l'Amore era tutto ciò che realmente possedeva e che poteva donargli. Lo strinse più forte, ma non non per timore di lasciarlo andare, piuttosto per rendergli chiaro che -ovunque si fosse risvegliato- non si sarebbe dovuto mai sentire solo o perso.

    -Ti renderò orgoglioso di me.

    Lo baciò ancora, ed ancora.
    Ancora.

     
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    Oh Bruma, sorella, mia sorella bruma,
    Ora sono uno con te. Non sono più me stesso.
    Sono caduti i muri, spezzate le catene:
    salgo a te, Bruma, anch'io...


    png

    -Ne parlerò personalmente con lui-
    Il mio Yoko è intelligentissimo, capirà certamente le tue ragioni.


    A quella dichiarazione, fatta con inamovibile sicurezza, il Violinista si concesse un profondo sospiro di sollievo: non che avesse mai avuto troppe occasioni di approfondire i legami con la Volpe, ma... non gli piaceva granché l'idea di immaginarselo furioso per l'attentato alla propria vita; sapere che Drusilia avrebbe provveduto a riferirgli almeno una spiegazione e le scuse da parte sua -di cui gli sarebbe rimasto fino all'ultimo il timore di una mancata accettazione- alleggerì comunque di un certo peso la coscienza e il cuore del morente.

    -Mi occuperò di quanto deve essere fatto ed agirò in modo che il tuo sacrificio e quello di molti altri non sia vano. A volte mi sentirò stanca e sconfitta, in altre sarò sul punto di mollare tutto: penserò a te in quei momenti, ed il tuo bel sorriso che vedo ora mi darà la forza per rialzarmi.

    Carezzando il viso del Gufo con delicatezza, la Dama del Vento lo rassicurò al meglio che poté... e se a lei quelle parole rincuoranti sul mondo che l'altro avrebbe lasciato dietro di sé -descrivendo un futuro che non avrebbe visto- sembravano poca cosa, se le sue stesse promesse non suonavano abbastanza, per Owl furono un'ancora di salvezza, un lume che avrebbe guidato i suoi passi nel buio durante la lunga strada verso casa.

    -Sopravvivrò fino al tuo ritorno, farò tutto ciò che è in mio potere per riunire la Curtis e per recuperare tutti gli Annali. So che ho molte cose di cui occuparmi, ma sono certa che riusciremo a superare anche questo brutto momento, tutti insieme.

    Intorno a loro, come sulla superficie di uno specchio che si incrina, una ragnatela di crepe prese a dipanarsi dai confini più remoti della dimensione onirica con una sequenza di discreti scricchiolii, segno che il potere della Maestra -che permeava quel rifugio- stesse oramai venendo meno... e che la separazione incombeva infine su di loro.

    Intanto, con la tenerezza di una madre, l'Angelo lo abbracciò: lo confortò stringendolo a sé, lo battezzò un'ultima volta con i casti baci che nessuno -all'infuori di quella Famiglia spirituale- gli aveva mai donato, e con coraggio e gentilezza gli affidò le chiavi della loro promessa.


    -Ti renderò orgoglioso di me.

    jpg...e lui la lasciò fare fino agli sgoccioli del suo tempo, fino a che la fragile fibra di quella realtà non fu ormai sul punto di collassare: in quel momento, le forme squadrate di una doppia porta -fregiata con gli emblemi del Senzanumero- si delinearono sotto i piedi della Dama del Vento, e solo allora il Matto si scostò dall'Amore, prendendo le mani di lei nelle sue per deporre in quella stretta l'aureo orologio da taschino.

    « So che mi darai ragione di esserlo: lo sono sempre stato. »

    Ammirando il sorriso fiducioso che l'amata musa vestiva sulle belle labbra rosse, il Musicista sentì il proprio cuore sciogliersi in un liquido tepore, e seppur non seppe impedire che un'ultima goccia tracimasse dai suoi occhi ialini, le voltò le spalle senza rimpianti, allargando le braccia per evocare i suoi ferri del mestiere, ed imbracciando archetto e violino...

    « Abbi cura di te, mia amata Sorella. »

    ...e mentre le note dolci e un po' malinconiche di un notturno spiegavano le loro ali nell'eco di quel sogno, per accompagnarla in quell'ennesimo volo, i battenti della Soglia si schiusero sotto la Dama del Vento, consegnandola ad una caduta lenta e soffice, verso la luce e un passaggio sicuro fino al mondo reale, lasciandole negli occhi verdi l'ultima immagine di un folle sognatore, in bilico sull'orlo di un sogno che si sgretola.

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    jpg

    E insieme aleggeremo sul mare fino al secondo giorno della vita,
    quando l'alba poserà te in gocce di rugiada in un giardino,
    e me bimbo su un seno di donna...


    - Kahlil Gibran -




    Il Cigno Nero

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    L'oggetto è una copia esatta del marchingegno a cui assomiglia: un orologio. In oro all'esterno, il quadrante interno è protetto da un piccolo dischetto dello stesso materiale, sollevabile azionando un meccanismo avente come input un pulsante minuscolo posto poco sotto le "tre" indicate dall'orologio.
    Alla somma di esso, sopra il numero "12", vi è un occhiello a cui è stata legata una catenina dello stesso colore dell'involucro, un giallo-ambrato che ricorda l'ottone.
    Il Cigno Nero è un comunissimo oggetto...fino a che qualcuno nei suoi paraggi (un'area di 15 metri circa) non si trova in pericolo di vita o è prossimo alla morte: in quel caso, l'orologio inizierà a suonare una strana e malinconica melodia appartenuta un giorno ad un particolare violinista.


    Hamelin © Namas™
     
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