Soul Sellers' Business Meeting

E così, a seguito dell'incontro con Kaeddyn, guida per la mia persona nelle vie della città infame dello Yuzrab rivelatasi poi all'ultimo esser nientepopodimeno che uno dei Pasha di Merovish, mi trovavo innanzi alla sede della Seele Corporation: ero a tu per tu con il loco ove un'azienda operante nel mio medesimo ambito, ovvero il commercio di spiriti, risiedeva, e la voglia di saperne di più era tanta, troppa.
Tanta era la mia voglia di conoscere, di sapere chi già da tempo aveva messo in piedi un circolo di ricettatori di anime ed affini, così che avessi potuto sapere chi avevo contro, e farmi in tal modo un'idea su come soverchiare l'azienda ormai parente decaduta, e far mio il commercio spiritico per le vie del covo di corruzione ed oscurità che era la città sotterranea.
Non resistetti, ed aprì così la porta principale del Soul Light, locale sede della Seele, solo per notare...che tutto pareva esser piuttosto che un loco ove si smerciasse materiale spirituale: ad una prima occhiata, osservando scaffali su scaffali ricolmi d'erbe, unguenti, medicine...più che uno studio di commercio di spiriti, pareva una qualche vecchia erboristeria del posto. Una delusione veder tale apparenza del locale, in cui sinceramente mi aspettavo un qualche segno più...esplicito dell'attività; ma come ho detto, quella doveva esser una semplice apparenza: dubitavo fortemente che la mia guida mi avesse giocato una qualche burla, sarebbe stato estremamente sgradevole scoprir una tal realtà, che di certo non avrei lasciata impunita una volta recuperati appieno i miei poteri.
E fu così, che decisi di prender parola: V'è qualcuno qui con cui sia possibile interloquire? Domandai quindi una volta giunto all'interno dello stabile, attendendo che qualche anima viva, o anche morta -perché no?-, si facesse vedere così che potessi disquisire in merito a ciò che effettivamente mi interessava di tal loco.

Una vocetta squittente replicò al mio quesito, proveniente da un esserino alto si e no sulla trentina di centimetri, e dall'apparenza estremamente smunta e sciupata, come se quel suo corpicino dalla pelle rugosa al pari di quella d'un rospo, non si fosse nutrito per decenni, al contrario di me, che con la mia corporatura non esattamente slanciata, ero visibilmente un buongustaio degno di una tal nomea.
La bestiolina si presentò come Gressil, un nome invero particolare per il minuto essere, il quale, dopo qualche minuto d'osservazione di me medesimo, balzò giù dall'alto mobile su cui si era sin ad un secondo prima posato, per giunger così al di sopra d'una scrivania, ad un livello d'altezza tale che avessimo potuto interloquire senza troppi problemi.
Ora che potevo veder meglio quella creaturina che mi tendeva la mano, potei notare come da vicino il suo corpo paresse ancor più necessitante di metter su qualche chilo, tanto che sotto la carne della creaturina si potevan quasi delinear le sue ossa, un destino, quello del mio interlocutore, che personalmente mi spaventava: morir di fame, per me che rappresentavo l'ingordigia, era effettivamente un incubo che avrei preferito rimanesse tale; finir come il Signor Gressil decisamente era lungi dall'essere la mia intenzione.
Ritornando però alla situazione, piuttosto che rimuginar sull'aspetto di quella povera anima che non mangiava da troppo, povero lui, strinsi la piccola mano del mio interlocutore, dolcemente per evitar di ferirlo, e, subito dopo aver ricambiato il sorriso del mio dirimpettaio con un egual espressione in cui gli mostrai anche io le affilate zanne che componevano la mia dentatura, presi parola: Innanzitutto mi presento: Hitoku Ijinshu, piacer mio di far la vostra conoscenza, Signor Gressil, iniziai, per poi lasciar la di lui zampetta, ed estrarre il biglietto da visita fornitomi dal Pasha che sino a poche decine di minuti prima era stato la mia guida per le vie di quel magnifico pozzo di corruzione che era Merovish; lo avrei mostrato al Signor Gressil, esattamente ove era stato firmato dal Pasha Lazav, e quindi ritornai a parlare: Colui che ha firmato tal vostro biglietto da visita, mi ha parlato dei vostri affari in campo...esoterico, e effettivamente sarei interessato a conoscere qualche dettaglio in più rispetto al servizio che la vostra impresa offre, spiegai, esponendo indi al Signor Gressil il motivo della mia presenza in tal loco, curioso di saper di più a riguardo della corporazione che eventualmente avrebbe potuto essermi concorrente.

Mi sedetti ove il piccolo quanto trasandato esserino mi indicò, ovvero su d'una sedia alquanto provata dal tempo, e dal mio peso a quanto pareva, visto lo scricchiolio che emise, quasi come una vittima in preda alle più tremende torture, una volta che mi posai su di essa. Posai il mio sguardo in quello del Signor Gressil, prima che egli iniziasse a parlare, esprimendo un concetto che già era di mia conoscenza: la Seele Operava nel campo di esaudimento di desideri...ma in modo completamente differente da come ero solito operar io; quella società agiva in un modo così luridamente pulito, concedendo patti demoniaci senza la minima traccia d'inganno o raggiro, con un processo totalmente sicuro per gli stolti che davan via la propria anima, Patetici, non potei che pensar nell'ascoltare il mio interlocutore, considerando effettivamente i demoni che lavoravano in quella corporazione, come indegni della nomea di démoni, in quanto esseri talmente privi di orgoglio da abbassarsi al livello di coloro a cui rubavano lo spirito, rivoltanti, non v'era altro modo di definir cotali miei simili non qualificabili come tali.
Invero, devo dire che la vostra azienda è molto interessante, commentai, per indi replicare al quesito postomi dal piccoletto tutto denti: Un qualche servizio che vorrei approfondire, dite? Beh, vorrei saperne di più in merito a come effettivamente agite con le anime dei vostri...contraenti. Come funziona esattamente il vostro sistema per esaudire l'altrui desio, e se vi sono limiti in tal vostro servizio, Signor Gressil, dissi quindi, attendendo una replica da colui che mi stava esplicando tutti in merito al suo luogo di lavoro.

Un crudele quanto divertito sorriso mi si stampò sulle labbra, mostrando velatamente le mie zanne al minuscolo membro della Seele Corporation, quand'egli dapprima svelò senza troppi fronzoli la natura del mio essere, ed il motivo della mia venuta, per poi pormi un quesito dalla risposta tanto ovvia che mi causò una lieve ilarità, sfociata in un breve riso, Non pensavo le mie intenzioni venissero così presto svelate, Signor Gressil, ottimo spirito di osservazione, non v'è che dire, dissi elogiando il piccolo essere per quelle sue doti di osservatore che in breve avevano portato alla luce le mie motivazioni, una dote, tale, che di certo non era da sottovalutare.
Per quanto riguarda le mie intenzioni in codesto Presidio, invero sì, non ho timore di offrire i miei servigi, e di farvi indi concorrenza: ho già scontato i miei crimini in un personale girone infernale, e di certo non mi faccio spaventare od intimorire dalle vostre minacce, o consigli, come voi li definire, dissi con tranquillità, riferendomi, con le parole riguardo al girone d'inferno, alla mia vita prima di giungere nel semipiano: un'esistenza all'insegna della macchia e della persecuzione, una condizione cotanto squallida, che mai avrei rivissuto; la mia intenzione era di rifarmi una vita in quella nuova realtà, e di certo non mi sarei lasciato intralciare nei miei intenti dai primi rivali che mi fossi trovato innanzi. Ero pronto alla guerra, se è ciò che costoro volevano.
Non mi passò però inosservato un particolare, mentre esprimevo il mio pensiero: l'etere al di sopra del mio capo pareva farsi più pesante, come una presenza fosse stata lì pronta ad assalirmi, un comportamento decisamente deplorevole, visto che in fondo, nella sede della concorrenza, sino a quel frangente s'era unicamente tenuto un discorso tra gentiluomini, o gentildemoni che dir si voglia.
Gradirei, Signor Gressil, che i suoi affini, piuttosto che osservare il nostro dire dall'ombra, si facciano avanti per partecipare: origliare è decisamente disdicevole come comportamento, non trova? Dissi quindi io, con la stessa calma, per nulla turbato dall'aria che sopra di me si faceva sempre più pesante: dopotutto, il Peccato non muore mai, indi per cui non avevo nulla di cui temere, nel caso fossi stato in tal loco attaccato.