Rendez-vous chez personne

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    Le Café Blanc, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Continuava a rigirare per fronte e retro quella busta bianca come se stesse cercando su tutto quel bianco qualcosa di più del suo nome scritto sopra in corsivo. Nelle sue precedenti indagini non era riuscita a trovare nessun segno, nessun indizio, niente che potesse darle una vaga idea sulle qualità di chi gliel'aveva fatta recapitare. Solo un rettangolo di carta liscio al tatto, sporcato solamente da una necessaria nota d'inchiostro.

    Al suo interno, un invito, con un luogo, una data e un'ora. A sorprendere Evangeline non era stata la missiva in sé – ne riceveva di simili quasi un giorno sì e uno no talvolta al Deep Blue, altre volte nei suoi uffici o addirittura nella sua dimora. Stavolta, però, chiunque si fosse interessato a lei era riuscita a rintracciarla fino a Chediya, a centinaia di leghe dal Pentauron, dove la Matrona si era recata per badare a degli affari personali, e dunque esulanti dai suoi ruoli istituzionali. Nulla di allarmante, comunque: non aveva fatto certo segreto di questo spostamento, e anzi si era curata di fornire ai propri collaboratori la data di partenza e quella prevista per il suo ritorno. Ciò significava dunque che, chiunque la stesse cercando, sentiva una certa urgenza di parlarle.

    Si era presa più giorni di quanti realmente necessari, in parte per riuscire a far fronte ad eventuali imprevisti, e in parte per trovare il tempo di fare una passeggiata in città, magari recarsi in visita da suo padre, e godersi infine almeno un pomeriggio o due di acquisti sfrenati nei quali si sarebbe preoccupata di includere almeno qualche souvenir per famiglia, amici e, perché no, perfino i suoi collaboratori.

    Si era rassegnata a rinunciare ad un po' di quello svago che aveva intenzione di concedersi nel momento in cui aveva appreso di essere desiderata ad un posto conosciuto come Le Café Blanc, un locale che, da quanto aveva appreso, era di recente apertura ma di più che buona nomea, a poca distanza dal centro della città.
    Si affacciava su una graziosa strada lastricata dove voltando lo sguardo si trovavano ora fiorai con le loro splendide piantine in vaso, ora boutique e gioiellerie alla moda, ora la bottega di un giocattolaio che esponeva in vetrina dei bellissimi animali e soldatini intagliati nel legno e bambole di porcellana vestite di abitini che erano tutto un merletto.

    Evangeline vi entrò con passo sicuro, vestita di un lungo abito grigio che le copriva le ginocchia, il capo coperto da uno scialle che ne nascondeva i capelli salvo per una singola ciocca blu che le copriva l'occhio destro. Anonima, anche perché non voleva essere fermata per strada per l'ennesima volta in qualità “bambina benedetta”, ma sufficientemente riconoscibile per chi aveva avuto tanta premura da seguirla fino ad Istvàn. Con una guardia del corpo a qualche metro da lei che sarebbe entrata poco dopo come un cliente separato, e avrebbe scelto un altro tavolo da cui monitorare la situazione. O leggere in tutta tranquillità il libro che si era portato dietro mentre sorseggiava del buon tè, nel migliore dei casi.



    Edited by Kuma. - 18/11/2018, 12:17
     
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    Le Café Blanc, Istvàn.
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    « Sei sicura che verrà? »

    La voce profonda dell'uomo ruppe il silenzio che si era creato già da parecchi minuti all'interno del giardinetto del Caffè. Lì, all'unico tavolo posto al di sotto del gazebo -adibito a privé- circondato da fiori di ogni colore e tipo, Oberon se ne stava seduto a contemplare il vuoto con sguardo serioso e braccia conserte, rigido come una statua. Ancora non gli era chiaro per quale motivo avesse dovuto accompagnare Titania a quella bizzarra visita, né per quale ragione il suo zuccherino non glielo volesse rivelare. Probabilmente era qualcosa di importante o di segreto, oppure -molto più semplicemente- perché Titania era fatta così; le piaceva farlo stare sulle spine, e sapeva che lui non avrebbe insistito per evitare che lei gli cagasse il cazzo.
    Ah, l'amour.

    « Verrà. Mancano ancora pochi minuti, abbi pazienza. »

    Poco più in là, Titania era intenta a osservare le piante rampicanti che si erano fatte strada salendo per la struttura, sfiorando delicatamente con le dita i fiori che tali piante esibivano. Da quando avevano messo piede in quel giardino, la donna si era fatta una passeggiatina per tutto il perimetro, osservando incuriosita la flora che incontrava di volta in volta sul proprio cammino. C'erano piante che già conosceva, alcune viste durante la sua permanenza a Fanedell, altre erano invece molto simili a quelle del suo pianeta d'origine, mostrando caratteristiche comuni se non uguali. Chi, più di una donna di classe apprezza essere circondata da fiori, dai loro colori e profumi? Ed era esattamente ciò che la loro ospite rappresentava.

    Evangeline Raillier-Lanty sarebbe arrivata a momenti, o almeno era ciò che sperava, e per questo distolse finalmente l'attenzione dai suoi frivoli interessi per concentrarsi sul vero motivo per cui quel giorno si trovava in uno dei migliori sfarzosi Caffè di tutta Istvàn.
    S'incamminò dunque verso l'interno del Café Blanc passando per la porta sul retro e si sedette su un lussuoso divanetto di pelle accavallando le gambe e volgendo lo sguardo verso l'ingresso, in modo da non perdersi una singola persona entrare o uscire.
    Non appena la vide entrare dopo qualche minuto, Titania sentì quel pesante leggero senso d'agitazione che l'accompagnava da quando aveva ricevuto quell'importante incarico scivolarle via.

    « Signorina Evangeline? »
    la chiamò, dopo essersi alzata dal divanetto.
    « La stavamo aspettando. Prego, da questa parte. »
    le avrebbe poi detto, invitandola a seguirla.

    Le due donne raggiunsero quindi il giardino senza parlarsi, e una volta raggiunto il gazebo dove Oberon le stava aspettando esattamente come Titania l'aveva lasciato, quest'ultima si voltò verso Evangeline e le indicò una sedia. Nel vedere che la donna misteriosa non era sola, ma in compagnia di un uomo alto e muscoloso, la matrona probabilmente avrebbe pensato di aver fatto bene a portarsi dietro una guardia del corpo, dopotutto.

    « Prego, si metta comoda. »
    disse, piegando le labbra rosse e carnose in un lieve sorriso.

    Dopo aver preso posto, Titania si sedette accanto ad Oberon ed esattamente di fronte a Evangeline. Sul tavolino in ferro dipinto di bianco era presente un'alzatina piena di dolcetti e un vassoio d'argento con una teiera, una zuccheriera e quattro tazzine, tutte rigorosamente di fine porcellana impreziosita di ghirigori blu e oro.
    Una volta che l'ospite si fosse messo a proprio agio, Titania cominciò a venire al sodo.

    « Si starà chiedendo chi siamo e perché l'abbiamo invitata qui oggi. Il mio nome è Titania Roose, e lui è Oberon Fairbanks. Siamo qui perché il nostro Capo vuole proporle un'alleanza. Molto presto governerà su Argenstella, e vuole assicurarsi di... essere in buoni rapporti con il vicinato, ecco.
    Inoltre, sa che lei è originaria di Argenstella, e vuole farle sapere che con lui il Distretto sarà in buone mani.
    Può interessarle la porposta? »

    chiese, assicurandosi di avere la sua attenzione prima di scendere in ulteriori dettagli.




    Edited by _Maffy_ - 18/11/2018, 22:09
     
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    « Signorina Evangeline? »
    Sentendo chiamare il proprio nome, la Matrona si voltò in direzione di una donna si era appena alzata da un divanetto non appena la vide entrare. Evangeline giudicò che poteva avere fra i venti e i quarant'anni, ma non riuscì a stimarne un'età precisa. Costei aveva i capelli ramati e delle orecchie a punta che ne tradivano la natura – o una semplice discendenza elfica, e un abbigliamento che suggeriva un benessere economico almeno discreto; almeno poco sopra la media. Certo, era oramai troppo abituata a prendere come metro di giudizio la sfarzosa moda Altatorrese per giudicare con precisione qualcuno a seconda di uno stile “straniero.” In compenso, era sicura che si trattasse di qualcuno che poteva vivere piuttosto bene almeno ad Argenstella.
    « La stavamo aspettando. Prego, da questa parte. »

    Con un sorriso affabile in tutta risposta, la giovane donna seguì l'altra fino al gazebo che era stato loro predisposto. Senza parlarsi, poiché sarebbe stato poco elegante cominciare la conversazione prima ancora di sedersi. Al tavolo, presso il quale dovette arrangiarsi da sola con la sedia (un pessimo inizio a prescindere dalle loro intenzioni), trovò un uomo dai lunghi capelli biondi raccolti in uno chignon, i cui lineamenti spigolosi erano incorniciati da una folta, ma curata barba che gli conferiva qualche anno in più rispetto a quelli che probabilmente aveva. Evangeline decise che doveva avere circa trent'anni, e che dopo un adeguato periodo di formazione sarebbe stato un host passabile al suo locale. Fortunatamente, per una volta non aveva ammanchi nel suo staff.

    « Prego, si metta comoda. »
    Continuò l'elfa. Evangeline eseguì, e osservò gli allestimenti sul tavolino: un'alzatina traboccante di pasticcini, un vassoio d'argento su cui posava una teiera di porcellana decorata con graziosi rifinimenti astratti dorati e blu, e il resto del servizio da tè. Una zuccheriera, e delle tazzine. Quattro di esse. La Matrona aggrottò per un istante le sopracciglia, ma riacquistò la sua più gioviale espressione che adottava quando doveva discutere di affari non appena rialzò gli occhi sull'altra donna. Quest'ultima decise di non perdere tempo in preamboli.

    « Si starà chiedendo chi siamo e perché l'abbiamo invitata qui oggi. Il mio nome è Titania Roose, e lui è Oberon Fairbanks. Siamo qui perché il nostro Capo vuole proporle un'alleanza. Molto presto governerà su Argenstella, e vuole assicurarsi di... essere in buoni rapporti con il vicinato, ecco.
    Inoltre, sa che lei è originaria di Argenstella, e vuole farle sapere che con lui il Distretto sarà in buone mani.
    Può interessarle la porposta? »


    Evangeline si ritrovò all'improvviso a fissare interdetta... Titania. Quello che aveva appena sentito aveva del surreale, come minimo. Si trattava di una provocazione, vero? Oppure di uno scherzo di discutibile gusto. Uno per cui erano arrivati a contattarla ad Istvàn.
    Prese un respiro profondo.

    « Cari signori, vediamo se ho capito bene, » disse, intrecciando le dita delle mani davanti al viso. « voi state affermando di rappresentare qualcuno che pianifica di, correggetemi se sbaglio, compiere un colpo di stato nel Distretto in cui sono nata e cresciuta. Operazione che, stando a quello che so – e ne so abbastanza – non è stata ancora messa in atto. Questo all'interno di un Distretto storicamente stabile a livello politico e sociale, economicamente prospero, sicuro, e il cui tenore di vita è fra i migliori del semipiano. »
    Ciò implicava che, per riuscire in una simile impresa, questo “Capo”, chiunque egli fosse, avrebbe dovuto minare a una o più delle virtù che Evangeline aveva appena elencato.
    « Quali garanzie avrei rispetto al futuro benessere di Argenstella, a parte la parola di qualcuno che per me è, per ora, un perfetto estraneo? Soprattutto, quali motivi avrei io ora per non impiegare ogni mezzo a mia disposizione per avvelenare ogni suo tentativo di ascesa da qui in avanti? »
    Scrutò Titania e Oberon con occhi che avevano il colore e, in quel momento, anche la consistenza dei rubini. Quei due dovevano avere altre carte da scoprire; non potevano avere realmente pensato di potersi presentare in quel modo e di ottenere una reazione accomodante. Sarebbe stato da ingenui, se non da stupidi. Oppure, forse quella era proprio la reazione che quei due volevano, e lei aveva appena abboccato con tutta la lenza.
    Non le importava.

    « Questo, però, suppongo che sarà il vostro datore di lavoro a spiegarmelo più approfonditamente. Sempre che sia lui che stiamo aspettando. »
    Indicò con lo sguardo la tazzina in eccesso.
    « Ad ogni modo, signori, rimango tutt'orecchi. »



    Edited by Kuma. - 15/12/2018, 02:06
     
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    Mentre Titania spiegava allegramente ad Evangeline che molto presto si sarebbero impadroniti di Argenstella, Oberon rimase in silenzio a guardare la sua compagna nascondendo il più possibile l'incredulità che lo stava pervadendo. Non tanto perché lui fosse all'oscuro di tutto - o meglio, sapeva che Ruxiel avesse in mente qualcosa di grande ed elaborato, ma non sapeva di cosa si trattasse - quanto perché la sua adorata stava spiattellando i loro piani a qualcuno con i mezzi necessari a mandare in fumo i loro sforzi.
    A meno che, questo non rientrasse esattamente nell'intento di Ruxiel.

    « Un colpo di stato, dice? Hahaha! »
    la donna non riuscì a trattenere una risatina che aveva quasi dell'altezzoso, portandosi i polpastrelli a ridosso delle labbra per non risultare maleducata. Un istante dopo tornò seria.
    « No, nessun colpo di stato. Gliel'assicuro.
    E no, il nostro Capo non verrà oggi. Al momento è impegnato altrove, ma si scusa di non essere presente. »


    Prese dunque la teiera bollente facendo attenzione a non scottarsi, e cominciò a versare il tè nelle tazzine. La prima tazzina la porse alla sua ospite, poi ad Oberon e infine ne prese una per sé, lasciando vuota la quarta.
    Dove aveva deciso di lasciare la sua guardia del corpo?

    « Quali garanzie avrebbe, dice?
    Beh, partiamo innanzitutto col dirle che tutto questo è stato architettato dal nostro Capo per dimostrarle di essere una persona estremamente lungimirante. Lo veda come un modo per far colpo su di lei, se questa metafora le aggrada. »

    la guardò per un momento negli occhi per osservarne un'eventuale reazione, portandosi poi la tazzina alle labbra.
    « Forse c'è qualcosa su Argenstella che lei non sa... »
    avrebbe detto lasciando la frase in sospeso con un mezzo sorriso, bevendo subito dopo un sorso di tè.
    « Ad ogni modo... »
    proseguì rapidamente, impedendo volontariamente alla matrona di riallacciarsi al discorso.
    « Se lei accetta l'alleanza, riceverà periodicamente un quantitativo di Astrium direttamente dalle miniere di Argenstella. Tale quantitativo verrà discusso in seguito, chiaramente.
    In cambio, il mio Capo chiede solo di disporre le vostre forze militari in caso di attacco, impegnandosi di fare altrettanto. »

     
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    « Un colpo di stato, dice? Hahaha! »
    Titania Roose si fece sfuggire un risolino odioso. Evangeline, pur realizzando di essere appena saltata a conclusioni affrettate, la gelò con lo sguardo.
    Julian alzò il capo per un breve istante, lanciando un'occhiata al tavolo della Matrona, ma ritornò presto al suo libro, portandosi nel frattempo alla bocca una frolla.
    « No, nessun colpo di stato. Gliel'assicuro.
    E no, il nostro Capo non verrà oggi. Al momento è impegnato altrove, ma si scusa di non essere presente. »


    « Capisco. »
    Commentò, limitandosi ad aggiungere un “grazie” quando l'elfa (o qualunque cosa fosse) versò il tè; la tazza in eccesso venne lasciata vuota, lasciando intendere che chiunque fosse stato il destinatario, questo non sarebbe arrivato. Forse i due si erano aspettati che la signora di Altatorre sarebbe giunta in compagnia; oppure avevano deciso di non aspettare più chiunque fosse stato il quarto invitato, ma questo era improbabile a meno di non volere deliberatamente etichettarli come due completi cafoni.

    « Quali garanzie avrebbe, dice?
    Beh, partiamo innanzitutto col dirle che tutto questo è stato architettato dal nostro Capo per dimostrarle di essere una persona estremamente lungimirante. Lo veda come un modo per far colpo su di lei, se questa metafora le aggrada. »

    Evangeline non cambiò espressione di una virgola. Cosa avrebbe pianificato quel fantomatico “capo”, esattamente, un tavolo per quattro in una sala da tè? Quella sarebbe la dimostrazione di “estrema lungimiranza”?
    Oh, ora stava cominciando perfino a pensare come il suo socio. Grandioso.
    Sarcasmo facile a parte, la giovane donna non riusciva a capire se la sua interlocutrice era così piena di sé (o piena di adorazione verso il suo superiore, o addirittura entrambe) da essersi scordata di spiegarsi chiaramente, oppure se lo stesse facendo di proposito per dei motivi che al momento sfuggivano alla capacità di lettura della Matrona.
    Evangeline decise che avrebbe cercato di mantenere calma ed auto-controllo. Riflettere prima di aprire bocca, non muovere minacce senza ragioni più che valide, e tenere le orecchie bene aperte. Senza scaldarsi, senza compiere balzi illogici nei suoi ragionamenti. Anche se si fossero rivelati nient'altro che un gruppetto di esaltati di poco conto, sarebbero stato quantomeno un esercizio utile.
    « Forse c'è qualcosa su Argenstella che lei non sa... »
    Cominciando dal non reagire ad insinuazioni poste ad uno scopo palesemente di provocazione: “noi sappiamo cose che tu non sai, ed è per questo che tu hai bisogno di noi.” Oppure, se Evangeline si fosse lasciata influenzare di più dal tono utilizzato: “noi sappiamo cose che tu non sai, ma che dovresti sapere, e non saperle fa di te un'ingenua e ti pone dunque sotto di noi.”
    « Ad ogni modo... »
    Continuò Titania, deliberatamente senza lasciare tempo all'imprenditrice di indagare più a fondo. Mossa maleducata e pure tutt'altro che scaltra, quando si considerava che era stata Evangeline ad aver concesso loro parte del proprio prezioso tempo, ed erano loro ad aver richiesto il suo appoggio; non il contrario.
    « Se lei accetta l'alleanza, riceverà periodicamente un quantitativo di Astrium direttamente dalle miniere di Argenstella. Tale quantitativo verrà discusso in seguito, chiaramente.
    In cambio, il mio Capo chiede solo di disporre le vostre forze militari in caso di attacco, impegnandosi di fare altrettanto. »


    Se il suo socio fosse lì e fosse sufficientemente di buon umore, rifletté Evangeline, a quel punto sarebbe già uscito dal locale brontolando che i pasticcini non valevano il tempo perso per quella pagliacciata. Uno zio Gas di cattivo umore avrebbe già contattato suo padre per annunciargli in anticipo il piccolo incidente diplomatico che quest'ultimo avrebbe dovuto sbrogliare di lì a pochi minuti.
    « Oh no, continui, per favore, sono tutt'orecchi. Cosa non saprei su Argenstella? » Sorrise con tutta la giovialità di una creatura che si avvicina a nuoto ad un uomo che affoga, con una grossa pinna sul dorso che protrude sopra il pelo dell'acqua. « Mi spieghi, signora Roose: perché dovrei accettare di allearmi con non-so-chi, appoggiando non-si-sa-che-causa e dietro la promessa di un pagamento che sarà erogato solamente se l'intera operazione, di qualunque cosa si tratti, andrà a buon fine. Che per carità, sono capace di afferrare il concetto di pagamenti differiti e di investimento! Solo, nessun investitore sano di mente punterebbe mai su un ente o persona sulla quale non abbia la benché minima garanzia, o che non goda già di una buona reputazione. Capisce cosa intendo, vero? »

     
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    « Oh no, continui, per favore, sono tutt'orecchi. Cosa non saprei su Argenstella? »
    Oh-oh.
    Già, cosa non saprebbe? Titania cominciò a sudare freddo perché...beh, non lo sapeva nemmeno lei.
    « Mi spieghi, signora Roose: perché dovrei accettare di allearmi con non-so-chi, appoggiando non-si-sa-che-causa e dietro la promessa di un pagamento che sarà erogato solamente se l'intera operazione, di qualunque cosa si tratti, andrà a buon fine. Che per carità, sono capace di afferrare il concetto di pagamenti differiti e di investimento! Solo, nessun investitore sano di mente punterebbe mai su un ente o persona sulla quale non abbia la benché minima garanzia, o che non goda già di una buona reputazione. Capisce cosa intendo, vero? »

    La situazione le stava sfuggendo di mano così rapidamente che cominciò a pentirsi di aver accettato l'incarico di portavoce.

    « Ecco... quel che lei non sa è... »
    cominciò a bofonchiare.

    E ora che poteva fare? Già si immaginava la lavata di capo che avrebbe ricevuto se fosse tornata con la notizia che la Matrona di Altatorre aveva rifiutato l'alleanza. A quel punto, sarebbero bastate le parole per il suo padrone? O peggio, sarebbe passato ai fatti? Non ci voleva nemmeno pensare.

    « Quel che lei non sa è... »
    « ... è che Argenstella vedrà presto la sua epoca d'oro. »
    intervenne una voce alle spalle di Evangeline.

    Titania fece un sospiro di sollievo; il suo Capo era arrivato.
    Il ragazzo fece mezzo giro della tavolata, e Oberon si alzò per farlo sedere al suo posto.

    « Grazie Oberon, puoi andare. Qui ci penso io. »
    disse questo mentre si sedeva, congedando l'omone.

    Le iridi auree del ragazzo fissarono intensamente quelle cremisi della Matrona, e un sorriso affabile gli si stampò sul volto.
    « Signorina Evangeline, è un onore per me conoscerla. Mi scuso per il ritardo, la mia presenza oggi non era contemplata, ma alcuni impegni inderogabili sono saltati e così... eccomi qui. »
    concluse passandosi una mano sui corti capelli argentati per rimetterli all'ordine, come se stesse dicendo alla sua interlocutrice di aver fatto le corse per giungere in fretta all'incontro.
    « Allora, mi dica: è per mancanza di fiducia o di fede che non vuole accettare l'accordo? Se è solo questo il problema, forse una promessa anziché un accordo le potrebbe andare meglio? »

     
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    « Ecco... quel che lei non sa è... »
    Titania Roose si fermò all'improvviso, come se non sapesse nemmeno lei cosa fosse sfuggito ad Evangeline che, dal canto suo, continuava a fissare la donna con il sorriso educato di chi si stava divertendo ad osservare il panico negli occhi di qualcuno che aveva appena realizzato di avere imboccato un vicolo cieco.
    E il bello era che l'elfa aveva fatto tutto da sola.

    « Quel che lei non sa è... »
    « ... è che Argenstella vedrà presto la sua epoca d'oro. »
    Intervenne una voce maschile alle spalle della Matrona. Evangeline fece per girarsi, ma non ne ebbe bisogno, poiché il nuovo arrivato aveva già compiuto un mezzo giro del tavolo, occupando il posto che prima apparteneva a Oberon Fairbanks.
    C'era ancora una sedia libera, ma quel giovane uomo non l'aveva notata, oppure non gliene importava e basta. Capelli argentei, occhi dorati, pelle chiara, vent'anni apparenti, tratti da umano. Stranamente, le sembrava di averlo già visto da qualche parte; solo non rammentava il dove, il quando, o perfino come si chiamasse. Dove poteva averlo incontrato? Argenstella? Altatorre? Che Evangeline avesse incontrato in realtà soltanto qualcuno che gli somigliava?

    « Grazie Oberon, puoi andare. Qui ci penso io. »
    Oberon Fairbanks divenne così ufficialmente fuori dall'equazione. Non che avesse spiccicato una sola parola in quella pur breve conversazione.

    « Signorina Evangeline, è un onore per me conoscerla. Mi scuso per il ritardo, la mia presenza oggi non era contemplata, ma alcuni impegni inderogabili sono saltati e così... eccomi qui. »
    Si presentò, passandosi una mano sui capelli corti come se avesse avuto bisogno di metterseli a posto. Solo il fatto che quel volto non le fosse immediatamente familiare non era un ottimo biglietto da visita per qualcuno che aveva mandato dei propri subordinati a trattare con la massima autorità di un distretto del Pentauron.
    « Allora, mi dica: è per mancanza di fiducia o di fede che non vuole accettare l'accordo? Se è solo questo il problema, forse una promessa anziché un accordo le potrebbe andare meglio? »

    « Il piacere è mio, signor... signor? » Attese una presentazione da parte dell'uomo. « Se non sto accettando è perché nessuno mi ha spiegato concretamente chi voi siate, quali siano le vostre intenzioni a parte un nebuloso “governare su Argenstella”, come intendiate operare e così via. Inoltre non mi sono chiari i motivi sia morali che pratici per cui dovrei offrirvi il mio supporto; quindi no, temo che fino a quando non sarete in grado di mettere sul tavolo una proposta più solida, non potranno esserci né accordi né promesse. »

    Si alzò in piedi e, dopo aver scoccato una rapida occhiata di circostanza ad Oberon, fissò gli altri due da una posizione concessa -probabilmente come compensazione- soltanto a quelle donne che non erano mai state guardate come dei piccoli fiori fragili e delicati da accudire e proteggere.

    « Qualora abbiate in futuro un progetto solido da sottoporre alla mia attenzione, sentiatevi liberi di chiedermi udienza ad Altatorre e di esporlo. Sarò lieta di ascoltarvi per allora. »

    Infine, a meno che quell'uomo non avesse avuto pronta una replica degna di essere ascoltata, Evangeline si sarebbe allontanata a passi tranquilli, ma decisi, dal locale, avvolgendosi intorno al capo il foulard che si era tolta all'ingresso.

     
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    « Il piacere è mio, signor... signor? »
    « Ruxiel. Ruxiel Foscor. »
    « Se non sto accettando è perché nessuno mi ha spiegato concretamente chi voi siate, quali siano le vostre intenzioni a parte un nebuloso “governare su Argenstella”, come intendiate operare e così via. Inoltre non mi sono chiari i motivi sia morali che pratici per cui dovrei offrirvi il mio supporto; quindi no, temo che fino a quando non sarete in grado di mettere sul tavolo una proposta più solida, non potranno esserci né accordi né promesse. »

    Ruxiel seguì lo sguardo di Evangeline mentre questa si alzava, mantenendo un sorriso di circostanza. Titania invece, alla vista della Matrona intenta ad andarsene nascose un sussulto, e guardò confusa il viso del suo padrone cercando di carpirne i pensieri, senza però cavare un ragno dal buco. Era sempre difficile capire cosa frullasse nella testa di Ruxiel.

    « Qualora abbiate in futuro un progetto solido da sottoporre alla mia attenzione, sentiatevi liberi di chiedermi udienza ad Altatorre e di esporlo. Sarò lieta di ascoltarvi per allora. »

    Zk11K


    Lì per lì, il Nessuno avrebbe anche avuto la prontezza di ribattere con qualcosa, ma questo avrebbe significato esporre dettagli e intenti che Ruxiel aveva intenzione di non svelare e perciò la lasciò andare, salutandola con un inchino.
    Quando fu certa che ormai la Matrona fosse sufficientemente lontana, Titania si voltò ancora una volta verso Ruxiel e -vedendone il sorriso sornione- incrociò le braccia e si lasciò andare contro lo schienale della sedia.

    « Tu lo sapevi! Sapevi che non avrebbe accettato! »
    Ruxiel si voltò a guardarla con aria colpevole.
    « L'ho tenuto in forte considerazione.
    Se avesse accettato subito sarebbe stato meglio ma... »

    d'improvviso si fece serio.
    « ... Evangeline non è una sprovveduta. »
    Titania alzò un sopracciglio, perplessa.
    « Ma allora perché f- »
    « Quest'incontro serviva perlopiù per conoscere meglio la Matrona di Altatorre.
    Ora ha una vaga idea di chi siamo, e quando verrà il momento di fare l'accordo si renderà conto che nemmeno io sono uno sprovveduto. »


    Le parole rimasero sospese nell'etere, mentre un turbinio di denso fumo nero inghiottiva il gazebo. Quando il fumo si dissolse, dei tre non rimase traccia.

     
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