Sangue di demone - Cuore di tenebra

Gran Mastro Gingillo.
Per vendere, comprare e rendere le vostre giornate più liete.



Dai un coltello ad un uomo ed egli imparerà a ferirsi. Ripara la spada demoniaca ad un ragazzo ninja e quest’ultimo, di uomini, ne ucciderà a centinaia.

“Vorresti un pezzo della miaa… Ombra?! Come vedi, non so come tu l’abbia fatto a capirlo, ma non è un’ombra normale la mia, ma in ogni caso non saprei proprio come fare per dartene un pezzo…”

La forma dell’ombra essere esile e all’apparenza fragile, come una foglia mossa dal vento ma di consistenza estremamente dura e corposa al pari della spada che il ragazzo aveva con sé.

”Vedi caro il mio cliente, in cambio di merce di qualità non c’è niente che io non possa fare per ottenere ciò che più voglio.”

Gingillo non sapeva se quella strana figura oscura fosse il risultato di qualche esperimento andato male, una maledizione o la concretizzazione della volontà del guerriero. L’unica cosa che sapeva era che prendendole un pezzo, sarebbe riuscito a creare qualcosa assieme alla sua alchimia.
Non si sarebbe lasciato sfuggire quella occasione tanto rara quanto insolita.

”Per mia fortuna posso disporre tranquillamente di materiali ben più duri di quelli a cui sei abituato. Certo, potrei ripararti la spada con essi ma non avrebbero la stessa funzionalità e spirito di adattamento, se paragonati alla riforgiatura dell’arma se a ricongiungere i pezzi fosse l’ombra stessa.”

Un discorso ingarbugliato come una matassa di fili per il povero ragazzo. Era palesemente il tipo che adorava più i fatti che le parole, a differenza del Mastro.
Il vecchio evocò, così come aveva già fatto altre volte in passato, una motosega. I “denti” dello strumento erano molti e decisamente appuntiti. Il metallo era splendente, dando l’idea che fosse stata creata solo per quell’occasione.

”Ecco di che cosa parlavo ...”, la mise in moto premendo solo un piccolo pulsante, ” … e adesso con un piccolo taglio risolverò sia il tuo problema che la mia cupidigia.”

La lama della motosega affondò nel petto dell’ombra, che dapprima oppose resistenza per poi lasciarsi andare tutto insieme alla rimozione del suo essere.
Un pezzo grosso come un palmo della mano venne infine tagliato in malo modo dal petto, per poi essere lanciato brutalmente sul tavolo assieme a tutte le altre chincaglierie che sembravano essere raccolte lì.
L’operazione era stata veloce e aveva reso Gingillo più simile ad un incapace macellaio che a un provetto chirurgo come si era professato.

”Ottimo, meglio battere il ferro finché è caldo.”

Allungandosi ben oltre le sue capacità, afferrò la lama spezzata del ninja trascinandola verso di sé. Un polpo avido che provava a guadagnarsi il suo pezzo di profitto in quella storia.
La motosega sparì e lasciò invece spazio ad una piccola fucina. La bocca del forno era simile a quella di un demone e tutt’attorno, come carie che infestavano quella bocca infernale, vi erano piccoli e insoliti ominidi fatti in metallo.
Gingillo gli passò la spada e il pezzo d’ombra sapendo che erano estremamente abili nel loro lavoro.
I piccoli esseri presero tutto l'occorrente e svanirono dentro la bocca, che si chiuse di scatto come la più classica trappola per orsi.

”Niente male questa fucina, nata dalla fusione dell’anima di un demone maggiore e dell’incantevole metallo. Questa bellezza riscalda come l’inferno.”

Che fosse plateale lo si poteva tranquillamente dedurre dalle braccia che erano state allargate verso l’alto, non si poteva però dire lo stesso sul fatto che fosse un bugiardo.
Un forte colpo come di un martello sull’incudine, fece aprire nuovamente la bocca della forgia, facendo uscire così i piccoli esseri robotici.
Nelle loro piccole mani tenevano la spada, intera e intrisa di oscurità. Emanava un’aura atipica e il filo della spada era brillante come la luce della luna.

”Come nuova, guarda come splende. Acciaio diciotto dieci non per nulla, se capisci cosa intendo.”