The Strangers of New Valhalla

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    L'edificio era conficcato fra la questura e la caserma di polizia del Codec come se combattesse ogni giorno con questi ultimi per non farsi soffocare, una struttura che paragonata agli edifici di fianco era spartana e più somigliante all'esterno ad un capannone come quelli che ospitano le officine, o dei magazzini. Niente finestre propriamente dette, niente rifiniture particolari come quelle che sottolineano lo status degli edifici pubblici che gli svettavano su entrambi i lati, una forma squadrata dal tetto piatto e con i muri esterni bianco marmo che davano sui viali trafficati di quella che da qualche giorno a questa parte si era riscoperta di diritto la vera ed unica Città delle Macchine, ovvero Codec, prima semplicemente capitale della scienza e del progresso, e da qualche tempo a questa parte l'unico luogo traboccante tecnologia di tutto il sempiano.

    Erano ormai quasi quindici anni che la più grande e florida città dell'altopiano del Garwec contendeva quel titolo con Klemvor, che in un certo senso era città di macchine molto più della rivale perché da quelle parti le macchine ci abitavano davvero! Un apparecchio refrigerante in casa o delle automobili a combustibile fossile per strada non eguagliavano di certo pattuglie di droni assassini! La notizia della sparizione di quell'isola di acciaio e cemento immersa nelle foreste del presidio occidentale era arrivata da due giorni, accolta dalla popolazione con lo stesso entusiasmo e scalpore che si riserva alle novità esotiche provenienti dagli altri presidi, roba buona per le conversazioni ai caffè locali e qualche dibattito nei teatri più in voga per gli accademici. Dopo un titolone da prima pagina i giornali locali avevano già relegato i retroscena alla terza, quarta o addirittura alla quinta pagina dei quotidiani. Laddove in altre realtà la scomparsa di punto in bianco di un'intera città farebbe scalpore per mesi, su Endlos non è poi questo granché, specie poiché Laputa era ancora al suo posto ed al pubblico era stato assicurato che non c'erano vittime accertate poiché si trattava di una città totalmente disabitata, fatta eccezione per dei droni assassini che nessuno rimpiangerà. Un fenomeno di riscrittura come tanti altri capitano di tanto in tanto su Endlos, di intenso interesse accademico ma neanche troppo. D'altra parte, i saggi di Palanthas e le accademie del Codec collaboravano già da quasi un mese ormai nell'analisi di un'attività del warp ben più estesa e intensa di neanche duemila chilometri quadrati di Undarm eradicati dal suolo. All'alba del ventitreesimo giorno dalla manifestazione di quella tremenda ondata di modifiche territoriali, i professoroni delle accademie ancora dibattevano per stabilire l'estensione di terreno dell'Altopiano delle Tempeste interessato dal fenomeno: fra le undici e le quattordici volte maggiori dell'estensione totale di Klemvor, dicevano i giornali. E allora perché interessarsi troppo della scomparsa dell'altra Città delle Macchine di Endlos? Il Codec aveva a due passi da casa un fenomeno di riscrittura fra le dieci e le quattordici volte più vasto! Suvvia, ma chissenefrega di Klemvor!

    Codec era la vera capitale della tecnologia di Endlos, ed in quel piccolo capannone bianco infilato alla buona fra la questura e la caserma di polizia si dava il via al primo, vero tentativo di esplorare il cuore di quelle nuove terre createsi nel bel mezzo del Garwec. Fino a quel momento solo tentativi preliminari, studi su carta e mappe rivisitate e riscritte, ma ora era il momento di andare oltre la teoria ed agire.

    « Avanti, ragazzini. Non ho tutto il giorno, che diamine. »
    Una vasta sala conferenze immersa in bianco asettico e ampie finestre che davano sul corridoio oscurate da tende di plastica anch'esse bianche accolse gli ultimi due ritardatari per quel primo ed unico briefing, mettendoli davanti ad un'accozzaglia quanto mai eterogenea di individui delle razze più disparate ed improbabili, presieduta da un individuo che era emblematico di quel miscuglio da circo ambulante: un grosso orso bianco bipede in completa uniforme da poliziotto blu scuro, con imponenti e curatissimi baffi neri da fare invidia ed un girovita che batteva e di molto quello di un ogre in armatura sistemato in una delle ultime file. Su di una mostrina sistemata all'altezza di una delle tasche della giacca aveva parecchie insegne onorifiche oltre al distintivo che portava il titolo di "Chief police officer", poi riprese anche sul bavero. Si trovava di fronte ad una imponente lavagna vuota e ad una più piccola lavagnetta portatile che esibiva parecchi fogli imbrattati di numeri e codici incomprensibili, molti dei quali già scarabocchiati con un pennarello rosso acceso che l'orso stringeva fra gli artigli. Tutti gli altri avventurieri, una ventina in tutto, erano posizionati in file ordinate, e ad una seconda occhiata il contesto assumeva i contorni comici di una sorta di esame scolastico, con tutti quei tipi strani di svariate razze intenti a prendere appunti mentre l'orso bianco antropomorfo faceva le veci di un insegnante. Agli ultimi arrivati non fu chiesto di presentarsi o altro, furono solo indicati due posti rimasti in fondo alla sala, incuneati fra due gnomi dalla pelle color cuoio orribilmente raggrinzita, con giubbotti di pelle borchiati che li facevano sembrare dei motociclisti anni sessanta alla loro destra, ed un trio di ibridi mezzosangue non meglio definiti, forse dei mezz'orchi, con occhi di un'espressione assolutamente umana e raffinate corazze rosso cremisi dalle bordature ottone, barbe curate castano chiaro e capelli lunghi fino alle spalle ricoperti di trecce e piccole campanelle d'argento.

    « La macchia si estende quindi in quest'area ed è troppo ampia per essere semplicemente sorvolata con li alianti, come è stato inizialmente proposto. Inoltre stando al rapporto dei saggi di Palanthas, formalmente capo della spedizione, un simile tentativo renderebbe i piloti semplicemente dei bersagli facili per la fauna locale, che come ho già detto è straordinariamente aggressiva ed eterogenea. Fate bene attenzione, perché qui non abbiamo a che fare con lupi o cinghiali. Sono bestie mutate probabilmente dall'influsso del warp, nulla di comune. Quindi tenete i piedi a terra e gli occhi aperti, non sarà una scampagnata. Il vostro compito è di aprire il percorso alla carovana principale, e dovete coprire un'area il cui ventaglio è di quasi un chilometro, il che rischia di esporvi. Abbiamo approntato tre diversi sistemi di comunicazione ma tutti e tre rischiano di saltare se la catena è troppo frammentata, chiaro? »
    La prima fila era interamente occupata da quattro punk quasi certamente della stirpe dei nani, forse provenienti dalla ricca comunità della vicina Chediya. Tutti quanti indossavano eccentriche tute di tessuto sintetico di un verde acqua su cui erano fissate delle placche metalliche riccamente ornate e rifinite, completate da guanti di cuoio trattato rifinite da lamelle di argento che facevano sembrare le loro mani enormi e stivali anch'essi corazzati. Tutti e sette avevano fissato alle cinture maschere complete di respiratori che ricordavano quelle usate per le immersioni, ma rifinite con le fattezze di nani con tanto di barba che mascherava la presenza dei tubi respiratori. Fu uno di loro a prendere la parola.

    « Le bussole magnetiche non funzionano nella zona. Noi abbiamo i nostri sistemi per direzionarci, ma chi ci assicura che gli altri gruppi non andranno semplicemente fuori rotta? I saggi, se sono saggi, avranno pure pensato a qualcosa per ovviare al problema, o no? »
    L'ufficiale di polizia incrociò le braccia al petto, i bicipiti assai più grossi della coscia di tanti maschi umani adulti.
    « Niente bussole, nano. Tutto quello che è magnetico è utile quanto una forchetta senza denti, ed anche gli aggeggi elettronici saltano che è un piacere. Le contromisure sperimentate sul campo si sono rivelate inaffidabili, quindi ci siamo rivolti a dei professionisti che potevano farne a meno. Oppure mi state dicendo che non siete in grado di proseguire dritti nella stessa direzione per qualche chilometro? »
    Il nano brontolò qualcosa nella incomprensibile lingua khazalid, dal tono duro e ruvido come un rimprovero, ma non furono gli unici a mostrare malumore. La terza fila era occupata da un gruppo di elfi silvani che non avevano rinunciato ai mantelli verde foglia anche se stavano in un edificio. Portavano abiti di vari tipi di marrone e beige e avevano tratti morbidi e molto meno affilati degli elfi alti, segno che non appartenevano alle stesse stirpi che abitano il Fanedell e che formano i ranghi dei famosi ranger.

    « Che superficiali! »
    Esclamò un elfo dal tono arrogante... oppure un'elfa carica di alterigia. Anche ad una seconda occhiata non era facilissimo distinguere il sesso dei singoli membri di quel gruppo di orecchie appuntite dall'aspetto insolito. Erano tutti di altezza moderata, poco inferiore al metro e settanta, avevano visini graziosi come quelli dei fanciulli, capelli dorati raccolti in ciuffi o piccole trecce ed un fisico minuto nascosto dagli abiti.
    « Voi del Codec avete avuto più di venti rotazioni per organizzare questa spedizione, e non vi siete occupati di qualcosa di tanto basilare come una bussola? Tsk. Naturalmente noi siamo in grado di orientarci benissimo anche senza strumenti, ma cosa mi dite degli altri gruppi? Chi mi garantisce che non ci finiranno addosso per sbaglio spezzando la catena? »
    A nessuno piacque il tono e la supposizione, meno che mai ai nani in prima fila, ma un'occhiataccia dell'orso antropomorfo dal pelo bianco a capo del briefing placò ogni animo e stroncò sul nascere ogni possibile discussione.

    « Tenete per voi queste considerazioni, qui si suppone che ognuno sa il fatto suo. » Ingiunse l'ufficiale in tono feroce che zittì la platea. « Ora, se non c'è altro, dividetevi in base ai gruppi assegnati, seguitemi nell'hangar ed imbarcatevi immediatamente sui trasporti. La missione inizia immediatamente una volta sul posto. Tutto chiaro?? Qualcuno ha delle rimostranze? »
    Una ragazza seduta nel bel mezzo delle file si voltò in direzione degli ultimi due arrivati, facendo un cenno con la mano come a voler dire, "ehi, siamo qui." Non disse niente, ma poiché l'orso aveva appena parlato di "gruppi assegnati" c'era da supporre che i due ultimi arrivati avrebbero dovuto agire in una squadra già formata in partenza. E a ben pensarci era facile intuire chi fossero i loro nuovi compagni di avventura: là in mezzo c'erano solo altri tre umani, oltre a loro due, quindi i team erano divisi per lo più in base alla razza, salvo eccezioni.

    CITAZIONE
    Benvenuti in quest. Dunque, siamo al primo giro tradizionalmente dedicato alle presentazioni, entrambi arrivate sul posto per ultimi e trovate la riunione già avviata. La sala come già accennato è piena di individui molto eccentrici, divisi per lo più in squadre già formate in partenza, com'è chiaro anzitutto dalla razza ma anche dall'abbigliamento dei presenti, visto che quasi tutti hanno chiari segni distintivi nell'equipaggiamento e nel vestiario che li identificano come parte dello stesso gruppo. Nello specifico siete divisi in cinque squadre per un totale di ventitré elementi che compongono la spedizione: un ogre e due mezz'uomini, tre mezz'orchi, tre gnomi, quattro elfi/e, cinque nani ed infine il vostro gruppo.

    E' abbastanza facile per voi indovinare chi siano i vostri nuovi compagni di squadra perché si tratta degli unici esseri umani nella stanza oltre a voi, sono tre individui in abiti verde militare sparsi qua e là per la stanza, una ragazza bassina con i capelli rossi a pel di carota, facciotta tonda e dai lineamenti paciosi che ad una seconda occhiata è circa sui trent'anni, un tipo dall'aria inquietante sui trentacinque, dalla pelle tirata e pallidissima come se fosse malato, capelli folti e incolti ed un aspetto genericamente trasandato, la cui faccia mette una certa impressione per via degli occhi dalle pupille completamente nere in cui brilla un guizzo dorato che trasmettono una certa impressione, infine un ragazzetto poco più che ventenne dai capelli grigio topo con l'uniforme militare di una mezza taglia troppo grande e la faccia di uno che vuole solo tornarsene a dormire.

    Avete qualche attimo per provare a prolungare la riunione con delle domande, altrimenti la riunione ha semplicemente fine e potete dirigervi verso gli hangar sotterranei dove vi aspettano i mezzi di trasporto che vi condurranno sul luogo della missione. Questo giro di post serve quindi da presentazione, eventuali chiarimenti in-game ai vostri personaggi e sopratutto per conoscere gli altri personaggi giocanti e personaggi non-giocanti che partecipano alla missione. Per qualsiasi chiarimento c'è il topic in bacheca o eventualmente la mia casella di messaggi privati, non fatevi problemi a domandare qualsiasi cosa vi serva.

    Vi do sette giorni per postare, fino al 09/01
     
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    Numerologia 33: Ricerca


    E' sempre bello tornare nelle terre dell'Est, gli donano un particolare buon umore. Sarà l'aria internazionale, cosmopolita, la potenza tecnologica di queste terre, è tutto molto bello ed interessante. Il corteo spiritico che poi si porta dietro è naturalmente attratto da queste chincaglierie futuriste, in particolar modo Giulietta è profondamente estasiata dai teleschermi e da tutto ciò che è alimentato con una batteria.
    In ogni caso non si trova in queste terre per semplice piacere, quanto piuttosto per assolvere ad una missione ben precisa. Laputa, come garante di libertà e sicurezza, sta provvedendo ad analizzare la situazione degli altri Presidi. Il Presidio Ovest, per i profondi sconvolgimenti che lo stanno colpendo; il Sud con i suoi cunicoli tutti da esplorare; il Nord perchè covo di oscure presenze ed infine quello Est...per piccoli grandi problemi di riscrittura.
    Dopo le campagne esplorative a Sud, la verità è che il Numerologo ha riscoperto uno spirito avventuriero che non gli è proprio, o almeno non lo era. Ha deciso, quindi, di imbarcarsi in questo viaggio per comprendere meglio cosa stia accadendo nelle terre riscritte. Magari potrebbe trovare nuovi dettagli interessanti per le sue ricerche, nuovi dati da sfruttare per gli altri filoni in cui il Numerologo si ritrova (suo malgrado) invischiato.
    Torna al discorso iniziale, è proprio colpa di Giulietta se fa tardi, in quanto quest'ultima ha preteso di fermarsi una buona mezz'ora davanti ad una vetrina per osservare uno schermo al plasma che dava un loop di immagini simili ad un mandala. Trovare il luogo dell'incontro non è stato difficile, peccato per il ritardo madornale. Il Numerologo dal canto suo si limita ad alzare le due mani, unite in segno di preghiera e di scuse verso l'eterogeneo gruppo presente. Ah, adorabile Est.
    Vive un po' il disagio di essersi perso qualche pezzo di conversazione, ma per sommi capi e ricamando il tutto con le informazioni che aveva in precedenza riesce circa ad orientarsi nel discorso. Fa un breve riassunto mentale mentre Giulietta già si lancia in una serie di fantasmagoriche storie su cosa potrebbero trovare in queste terre sconosciute. In cuor suo anche il Numerologo è piuttosto esaltato a tale idea.
    Riflette sulle informazioni che hanno ricevuto, in verità scarse e ben poco incoraggianti. Si gratta la massa di capelli ricci e si sistema gli occhiali quadrettati sul naso. L'indice dinoccolato svetta a mezz'aria pronto a scagliare una serie infinita di domande.
    Visto che siamo stati divisi per gruppo, immagino che ognuno di noi dovrà coprire un "particolare" settore...abbiamo specifiche circa le creature che abitano questi luoghi?
    Che sistemi di comunicazione sono stati creati? Su cosa si basano visto le interferenze...di quella cosa....

    No, per quanto la tecnologia sia bella ed interessante, è veramente poco orientato in questo campo. Ha solo capito che il magnetismo serve a poco, quindi è curioso di comprendere quali forme di "energia" si possano considerare sicure. Questo potrebbe modificare la strategia sul campo. Per quel che gli riguarda, quello che gli desta qualche pensiero in più è la potenziale interazione con gli spiriti e con le sue abilità Numerologiche. Vorrebbe anche chiedere al grande orso qualche altro dettaglio, ma Giulietta lo zittisce perchè non vede l'ora di salire su queste vetture che sono state paventate dal Capo. Si avvicina al gruppo a cui è stato assegnato e si limita a presentarsi.
    Piacere, il mio nome è Augustus e sono un Numerologo. La mia arte è al vostro servizio!
    Un cenno del capo verso i presenti, anche quelli con occhi inquietanti, e scocca un sorriso benevolo. Un vago porpora gli colora il viso mentre fa un paio di colpetti di tosse imbarazzato.
    Per quanto sia stato reputato "professionista" utilizzando parole non mie...bhè...la mia arte, però, non mi permette di orientarmi senza una bussola. Spero qualcuno di voi sia più bravo di me in questo campo.
    Già immagina di dover seguire muschi e licheni sugli alberi.
    Per l'occasione il Numerologo indossa una tuta verde militare comoda ed un paio di scarponi. Non si sente molto a suo agio, ma meglio avere qualcosa di comodo. Indossa un piccolo zainetto con un po' di cianfrusaglie che sono tornate utili nell'ultima esplorazione a Sud. Risolte le ultime quesitoni avrebbe seguito lo zoo verso gli hangar pronto a partire.


    Equipaggiamento: Mazzo di Tarocchi
    Mana: 110%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Sussurri - Auspex spiritico, udito e dei legami nel raggio di 30 metri
    Figlio dei Numeri - Istant Casting ed aumento riserva di mana
    Spiriti: Giulietta - Percezione delle invasioni psioniche ed illusorie
    Spiriti: Giulietta - Percezione dei pericoli nel raggio di 30 metri
    Condivisione Spiritica - Immunità al dolore ed alle malie
    Continuità Spirituale - Telecinesi e cast dai tarocchi
    Lettura dell'Anima - Telepatia e Radar bugie
    Corazza spiritica - Armatura naturale
    Velo dell'Anima - Visioni

    Attive

    Equip esplorazione
    Zaino: zaino di media capienza
    Razioni/Acqua: razioni con barrette ipercaloriche per tre pasti. Una borraccia da un litro.
    Gessetti: sei gessetti (due bianchi, due rossi, due verdi)
    Corde: Due corde di 5 metri ognuna
    Fiammiferi/stracci: Una scatola di fiammiferi (venti in totale) e due semplici stracci di stoffa bianca di circa 50x20 cm.
    Coperta: una coperta di lana sottile.
    Occhiali: semplici occhiali di ricambio.
    Quaderno/penne: Un quaderno con una trentina di fogli, due penne (una nera ed una rossa).
    Provette: tre provette in plastica con tappo ermetico a pressione. Capienza 20 ml cadauna.

    Scheda: Qui

    Riassunto
    Piccolo mod per sistemare le passive che risultavano vecchie!


    Edited by Stanfa - 9/1/2019, 13:12
     
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    Rimanere senza parole, su Endlos, stava diventando rapidamente una malvagia abitudine.
    C'era da dire, a sua discolpa, che un orso polare in divisa non era uno spettacolo a cui fosse abituato, come non lo era quella pletora di razze differenti rinchiuse in quella stanza che ascoltavano - non senza brontolare - il briefing proposto dall'orso.
    La situazione era chiara, ma tutt'altro che semplice: si trattava di percorrere qualche chilometro in linea retta, operazione esplorativa promossa, fra gli altri, da Palanthas. E quello era il motivo principale per cui si era imbarcato - non senza qualche remora di un certo peso - in quell'avventura: aveva raggiunto il Presidio Est senza troppe difficoltà, e l'incontro con skekDor era stato importante per raccogliere un certo numero di informazioni sull'Est e sul resto di Endlos. Tuttavia, il problema principale rimaneva entrare a Palanthas ed ottenere l'accesso a tutte le zone della biblioteca e degli archivi; dopo la sua involontaria gita a Merovish, si era convinto della necessità di avere dei contatti sul semipiano se voleva sperare di riuscire nella sua missione.
    E dunque eccolo lì, pronto a sfidare il proprio atavico timore delle riscritture, addentrandosi nel cuore di un territorio interamente riscritto. Se fosse riuscito a sopravvivere, si sarebbe potuto presentare a Palanthas nelle vesti di uno degli esploratori e - con un po' di fortuna - avrebbe avuto più facilità nell'ottenere le informazioni di cui necessitava. Per il momento, invece,
    non gli restava che armarsi di buonissima pazienza.

    [...]

    Quando l'orso ebbe terminato il briefing, gli animi erano tutto meno che tranquilli. Elfi e nani sembravano pronti a scannarsi e fu quasi un sollievo notare come le squadre fossero state selezionate su base razziale; un sistema discriminatorio, ma che avrebbe impedito a dei perfetti sconosciuti di guardarsi in cagnesco più di quanto non fosse strettamente necessario.
    Rispose con un cenno del capo alla donna dai capelli rossi che aveva richiamato l'attenzione sua e del suo compagno ritardatario, dunque si mosse verso il gruppo degli umani.
    Non aveva quesiti particolari che necessitassero di risposte - eccettuata quella vocina che, interiormente, continuava a domandargli cosa diavolo ci facesse lì e perché stesse andando a cacciarsi in un vespaio del genere. In fondo, conosceva già ampiamente la risposta: era un uomo sospeso tra la scienza arcana e quella tecnologica e la sua curiosità era una inestinguibile fonte di avventure e guai. Negli anni in cui si era ritirato dal servizio si era adagiato in una nullafacenza che aveva ben poco dell'ozio letterario. Aveva cercato di sopperire all'inattività dedicandosi allo studio nella sua fornitissima biblioteca casalinga, ma in poco più di due anni aveva finito con l'imparare quasi a memoria ogni volume, incunabolo o codice contenuto fra quelle quattro mura; lo studio sul campo, esperimento, la prova empirica - ecco quello di cui sentiva la mancanza.
    Era lì perché ne sentiva il bisogno, perché - dopo anni - aveva nuovamente la possibilità di scoprire qualcosa,
    indagarla in prima persona. Non aveva bisogno d'altri motivi, nonostante ne fossero a iosa.
    Dunque fu con voce calma, seppure con un tono leggermente più basso della norma, che si presentò alla variegata squadriglia di cui avrebbe fatto parte, sollevando la mano in un laconico saluto generale.
    « Montecristo. » disse, quasi sillabando il proprio pseudonimo.
    Per l'occasione, aveva rispolverato una vecchia mantella verde scuro, a coprire i soliti indumenti. Portava in testa il suo solito cappellaccio - e da quello non si sarebbe separato per nessuna ragione al mondo. Mentre lo sollevava rapidamente in segno di saluto, rifletté che
    non si era ancora mai presentato a qualcuno con il suo nome - il suo vero nome - su Endlos.
    La prudenza non era mai troppa. Forse.

     
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    Visto che siamo stati divisi per gruppo, immagino che ognuno di noi dovrà coprire un "particolare" settore...abbiamo specifiche circa le creature che abitano questi luoghi?
    Che sistemi di comunicazione sono stati creati? Su cosa si basano visto le interferenze...di quella cosa....


    « ... del campo magnetico. »
    Lo corresse piccato l'orso polare antropomorfo, mentre con una mano protetta da spessi guanti di pelle si lisciava gli imponenti baffi scuri. Non aveva l'aria di aver particolarmente apprezzato l'intervento dell'aviatore, ma d'altronde al di là dell'atteggiamento non aggiunse altro ed anzi rispose mostrandosi disponibile, almeno nei fatti ma non nei modi. Certo non si sottrasse ad una lunga occhiata obliqua, di quelle che rendono nervosi, del genere "non mi piace ripetermi, ragazzo".
    « Non avete un settore. Non avete un'area di una mappa da presidiare. Anche perché non abbiamo alcuna mappa e sarebbe strano il contrario: è un territorio riscritto neanche venti giorni fa, intelligentoni!!! Questa è una missione esplorativa a tutti gli effetti, dovete formare un ventaglio e fungere da avanguardia, individuando ed ove possibile rimuovendo eventuali ostacoli. E no, lo ripeto: non ci sono sistemi di comunicazione validi. Entro i confini della vegetazione, tutte le forme di apparecchiatura non supportate da cablaggio adeguato si sono rivelate inutili. Viene tutto delegato alla vostra abilità. Riguardo le creature che abitano la foresta... »
    Emise un suono a metà fra uno sbuffo ed un grugnito non molto incoraggiante.
    « Non sono niente di particolarmente amichevole. »

    La riunione sciolse i ranghi, e gli occupanti della stanza si affrettarono ad accodarsi al capitano del corpo di polizia del Codec, fuori dalla stanza e giù in direzione degli hangar seminterrati attraverso una rampa di scale intervallata da diverse porte a vetri tanto spesse e pesanti che ci voleva la forza di un uomo adulto per smuoverle. Augustus, Montecristo ed i tre umani che li accompagnavano si ritrovarono accodati dietro al quintetto di nani e le quattro elfe, seguiti dappresso dai mezz'orchi dall'aspetto marziale e dal chiassoso trio di mezz'uomini e l'ogre, i quali per qualche motivo avevano deciso di sfruttare il tragitto per ingurgitare del cibo comparso dio solo sa da dove, litigando fra loro con schiamazzi piuttosto molesti.

    Piacere, il mio nome è Augustus e sono un Numerologo. La mia arte è al vostro servizio!
    Per quanto sia stato reputato "professionista" utilizzando parole non mie...bhè...la mia arte, però, non mi permette di orientarmi senza una bussola. Spero qualcuno di voi sia più bravo di me in questo campo.

    Esordì il Numerologo appena fuori dalla porta, avvicinando i compagni di viaggio designati.
    « Montecristo. »
    Si presentò il quinto elemento della combriccola appena formatasi, guadagnandosi gli sguardi degli altri.

    « Sharyu! E' un piacere! »
    L'unica donna del gruppo si mostrò anche l'unica vivace, ed accolse le presentazioni con un saluto informale, ed allungando entrambe le mani per stringerle in un caloroso cenno di saluto. Era bassina, con un atteggiamento energico nonostante i tratti del viso ed il tono della voce la catalogassero come una donna vicina alla trentina. Indossava un completo verde militare e delle ingombranti cuffie isolanti con tanto di auricolare, che probabilmente non le sarebbero servite a granché di lì a poco, la cui struttura portante di plastica tirava all'indietro i corti capelli color carota.
    « Chiedo scusa, ma... Un Numerologo sarebbe un professore, o un... ehm. Un che cosa? »

    « Dotsuku. »
    Ribatté laconico il più alto del gruppo, l'uomo pallidissimo e dagli occhi completamente neri. Anch'esso come gli altri aveva un completo militare, ma assai più impolverato e malmesso, con un mantellaccio beige che aveva visto decisamente giorni migliori. Inoltre si portava appresso un vago odore piuttosto sgradevole, quello tipico del cuoio e della terra.
    I primi avventurieri si erano già mossi lungo le scale, ed il quinto umano della squadra si trovava davanti a tutti, l'unico a non fermarsi per i convenevoli. Era giusto alle spalle di una delle elfe, quando si voltò e con uno sguardo piuttosto apatico si rivolse a Sharyu e Dotsuku.

    « Dovremmo usare i nomi in codice per la missione. »
    Disse semplicemente, in tono svogliato come se in realtà non gli importasse. La donna fece un sorriso tirato e tentò di dissimulare, l'altro invece fece un verso a denti stretti.
    « Che stronzata. L'unità di crisi è sciolta prima ancora di formarsi, ora come ora quei nomi valgono quanto soprannomi per un gioco di bambini. E poi a che pro nascondere i veri nomi, hai paura che qualcuno ti riconosca?? Ehi!!! Elfo!!! Dico a te!!! »
    L'elfa che chiudeva la fila dei quattro della sua razza si voltò, irritata da sentirsi appellare in quel modo scortese e dal tono di voce aggressivo dell'avventuriero. Questi indicò la donna che incedeva di fianco a lui con il pollice, in tono scortese.
    « Dì un po', questa qua è Sharyu, viveva nel Pentauron. La conosci?? Eh?? Hai mai sentito parlare di lei??? »
    L'elfa corrucciò la fronte, indignata.

    « Pfiù. Mai sentita. E poi cosa vuoi che mi importi di voi umani?? »
    L'uomo fece un verso divertito, poi guardò il ragazzo allargando le braccia.
    « Visto?? A nessuno frega un accidente di come ti chiami. »

    « In tal caso... visto che non importa... io sono Il Topo. Preferisco il nome che mi ha dato il Re. »
    Il ragazzino tornò a guardare di fronte a se, chiudendo di fatto la discussione.
    « Maledetto moccioso. »
    Ringhiò a denti stretti Dotsuku, ma evitò di aggiungere altro.

    La rimessa vantava parecchie decine di mezzi, quasi tutti con le insegne della polizia del Codec, ma al centro del vasto spiazzo attendevano con i motori accesi tre diversi camion militari, i cui cassoni erano coperti dai classici teli verde mimetico. I nani occuparono quello più di destra, mentre nel camion al centro, leggermente più grosso degli altri due, entrò per primo l'ogre che da solo occupava i posti di quattro persone, poi i mezz'orchi anch'essi piuttosto corpulenti. I primi due elfi si erano già accomodati sul terzo trasporto, quello libero, quando dal fondo della rimessa comparve un bestione poco più basso del capitano orso che aveva tenuto il briefing, ed altrettanto largo di spalle. Arrivò strepitando una serie di « no! No! No!! No!!! » che bloccarono le operazioni di imbarco.
    Se già il serraglio di creature che si erano assiepate in quell'angolo di semipiano erano strane, quell'essere aggiungeva quel tocco di assurdità alla situazione. Era un troll! Un troll in alta divisa militare da poliziotto, simile a quella dell'orso polare con i baffi, e per di più con capello, occhiali da sole, spesse basette e pizzetto di un rosso acceso, ed il distintivo bene in vista sul lato sbagliato della divisa. Ce l'aveva specificatamente con le elfe.

    « Ancora voi, dannate fatine!! Volete farmi impazzire!!! Quel mezzo è per la logistica, dannazione, non per voi ragazzine dei boschi!!! Vi abbiamo già riservato due mezzi, quanti ve ne servono per ospitare le vostre nobilissime chiappe scheletriche??? »
    Una delle elfe si voltò per affrontare faccia a faccia il massiccio troll, che anche da ingobbito la sovrastava di tutta la testa ed oltre. I due battibeccarono a lungo in maniera non proprio cordiale, ma per fortuna senza arrivare agli insulti o a peggio. Nel frattempo il gruppo di nani si era già assiepato sul fondo del cassone in penombra del trasporto truppe, sedendo sulle sponde scomode e dure simili a panche. Sharyu, Dotsuku ed il topo salirono a loro volta, facendo cenno a Montecristo ed Augustus di fare altrettanto. Restava giusto posto sufficiente per quattro persone.

    « E' la prima volta che vedo degli elfi. »
    Disse con finto ottimismo Sharyu, annuendo in direzione delle quattro figure esili dai capelli d'oro che discutevano animatamente con il troll in divisa da polizia. Ben presto chiaramente ebbero la peggio e si rassegnarono a dirigersi in direzione del camion.
    « Uno di voi due ha già avuto qualcosa a che fare con uno di loro? Come dobbiamo comportarci...? »
    Chiese a colpo sicuro rivolta a Montecristo ed Augustus, facendo intendere chiaramente che era certa che anche gli altri due componenti del "team umani" non avevano esperienza con quel genere di creature.

    « Quelli sono orecchie appuntite, ragazzetto umano. Cos'altro vuoi sapere? »
    Sghignazzò divertito uno dei nani, che aveva tirato fuori dallo stivale un pugnale seghettato e lo stava affilando con l'ausilio di una piccola cote.
    « Solo due cose sono certe a questo mondo: lo scintillare dell'oro e la falsità degli elfi. Pregate semplicemente di non averci a che fare. »

    « Magari vorranno farci la grazia di correre dietro al veicolo dei lunghi con le loro gambette esili, gahahahah! »
    Sghignazzò un terzo nano, la cui barba rosso fuoco aveva addosso più oro di quanto se ne trova normalmente su di una nobile di Argenstella.
    Le aspettative dei nani furono disattese, poiché in quel momento le orecchie appuntite fecero capolino ed una ad una presero posto di fianco a Montecristo ed Augustus. Uno dei nani batté con il pugno sulla lamiera di metallo che lo separava dal conducente. Si aprì uno spioncino e sbucò la faccia di un conducente. Umano pure lui, per fortuna. Il nano gli grugnì che erano a posto ed il mezzo si avviò in testa alla colonna, con gli altri due trasporti militari subito dietro.

    « Ehi, tu. Laggiù. Gambelunghe, dico a te! »
    Erano partiti solo da pochi momenti, e ci vollero diversi istanti prima che si capisse chiaramente a chi si riferiva uno dei cinque nani. Guardava dritto Montecristo, il tono di voce burbero come se lo stesse accusando di avergli fregato la scarsella di monete.
    « Sì, tu. Ci siamo già incontrati ad Epartis, io e te? »

    « Boindal, hai intenzione di fare la stessa domanda a tutti i lunghi che incontri? Rassegnati: non sapresti distinguere un bambino umano con la barba da uno di cinquant'anni meno giovane, figuriamoci riconoscerne uno di pari età! »
    Brontolò il nano subito di fianco, ma il primo nano insistette smanacciando in direzione di Montecristo, aggiungendo:
    « Ti dico che è lo stesso mercante che mi ha venduto l'ossidiana bianca del Berjaska! »
    Il nano sembrava indignato, e non aveva l'aria di cedere finché non avrebbe ricevuto una risposta, mantenendo immutata l'espressione astiosa dietro l'imponente barba intrecciata con anelli d'oro nonostante il rimbrotto da parte del suo pari.

    « Voi cavernicoli non avete idea di cosa sia la discrezione, non è vero? »
    Lo rimbeccò di colpo un membro del gruppo di orecchie appuntite. Si trattava di una ranger con elaborati abiti da viaggio dall'aspetto leggero ed impeccabile di colori naturali, per lo più cuoio lavorato marrone ed abiti verde foglia, completati da un mantello da viaggio di un marrone vivace che sembrava appena uscito di tintoria. Al contrario degli altri membri della sua compagnia che portavano con se archi e frecce bene in vista, pareva disarmata fatta eccezione per un corto pugnale assicurato alla vita.
    « Vi rammento chi vi paga: si tratta di mio padre. E sappiate che sono ancora in tempo per farvi revocare il contratto una volta giunti sul campo. »
    Nell'angusto trasporto risuonarono ben più di un'imprecazione in lingua khazalid e parecchi nani non presero granché bene quella minaccia, poiché di una minaccia si trattava. A quanto pare la compagine umana aveva urgenza di frapporsi fra le due razze in tutti i sensi...

    CITAZIONE
    Secondo giro puramente introduttivo. Siete sul cassone di un camion trasporto truppe militare in compagnia di cinque nani in armatura steampunk e quattro ranger elfi, a questo punto quasi certamente tutte femmine a giudicare dal tono di voce di ognuna di loro. Indovinate un po? C'è rissa nell'aria. Che magari non è del tutto un male, magari si scannano fra loro e riuscite ad accordarvi in modo che vi aumentano la paga, assieme ai rischi della quest...

    Vi do circa sette giorni per postare, fino al 24/01
     
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    Numerologia 33: Ricerca


    Il gruppo di cui fa parte è piuttosto strano ed eterogeneo. Studiando le linee di colore delle loro anime nota che tra i tre deve esistere una qualche sorta di connessione, qualcosa che li unisce e li accomuna in qualcosa di negativo, un dispiacere comune a cui però hanno reagito in modo diverso. Questo giustifica anche il fatto che già si conoscono e cosa ancor più importante che parlano di un tale Re di cui tutti hanno colto il riferimento, Augustus ovviamente no.
    Le spiegazioni del grande orso, o meglio la ripetizione, gli risulta utile. Creature poco amichevoli ed incapacità di cogliere la presenza altrui. Per fortuna il Numerologo è dotato di sensi ampliati grazie ai suoi spiriti, quindi cerca di memorizzare rapidamente la combinazione di spirito, battito cardiaco e legami interni ai vari gruppi, così da poterli riconoscere qualora dovessero ripresentarsi. Dovrebbe esser capace di camminare dritto per qualche kilometro, ma è tutta una supposizione.
    Un Numerologo è uno studioso prima di tutto. E' un conoscitore della Numerologia, antica arte del tutto. Qualsiasi evento, persona, manifestazione, si può semplificare in un numero, e se conosci e comprendi pienamente quel numero, allora sei in grado di utilizzarlo. In pratica io cerco di studiare la radice di tutte le cose.
    Si esalta sempre quando può parlare di Numerologia, ma al contempo si censura, anni ed anni di risa e sfottò nel suo villaggio hanno lasciato una cicatrice ben aperta.
    E' un piacere fare la vostra conoscenza.
    Quindi siete nativi del Presidio Centrale? Io sono originario di quello Nord, ma ormai da diversi anni mi sono trasferito a Laputa.

    Domanda per fare un po' di conversazione in attesa dell'inizio della missione. La questione dei nomi in realtà gli è abbastanza tiepida, se la cosa rende felice i compagni perchè no? In realtà Giulietta, bambina, è esaltata. Ha sempre desiderato prendere parte una missione in cui poteva darsi un nome figo. Al momento propone dei nomi poco adatti (nello specifico: Spina di Rosa, Ululato bianco, Rocciadura, Spira di Morte), insomma avete visto il Numerologo?
    Se vi fa piacere utilizzare questi nomi, potete chiamarmi Numeri.
    Si, utilizza il plurare perchè invero il Numerologo è composto da una moltitudine di anime intrecciate tra loro, quindi il plurare è doveroso.
    Ne ho sentito parlare, ma non ho mai avuto un incontro così diretto.
    Osserva in silenzio la schermaglia tra nani ed elfi/elfe quando questi si aggiungono al loro trasporto. Si sente un po' stretto tra le due fazioni in piena zuffa verbale. Come può cercare di risolvere la situazione? E poi, perchè deve fare sempre lui quello coscienzoso? Si porta le mani al naso e lo massaggia spostando appena gli occhiali. Teme di ritrovarsi a breve con una freccia conficcata nella tempia ed un piccone nel fianco opposto. Riflette brevemente sulle esperienze che ha avuto in passato con queste razze e cerca di rendere la situazione più vivibile. Concetra appena un po' della sua energia in uno degli spiriti più anziani del suo gruppo che plasma a mò di maschera sul suo viso, un lieve riverbero e le sue parole ora dovrebbero apparire più veritiere ed accettabili ai presenti.
    Signori, signore, vi prego cerchiamo di stare calmi e rispettare le reciproche differenze. A prescindere da chi paga chi, siamo qui per uno scopo importante, alto, esplorare delle nuove terre per meglio comprenderne la natura, la pericolosità per il bene di tutti i nostri cari; e per farlo abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, ognuno con le sue specialità.
    E questa piccola filippica dovrebbe ammorbidire gli animi degli elfi, solleticando il diritto/dovere di difendere i propri territori da quel Caos che è tipico del semipiano. Per i nani, però, dubita che le parole possano essere ugualmente valide, forse deve cercare altri tasti da spingere.
    Inoltre non trovate molto eccitante la possibilità di fronteggiare l'ignoto? Chissà quante ricchezze e cose straordinarie ci aspettano! Però per potervi riuscire, dobbiamo lavorare insieme, l'impresa è titanica ed ogni gruppo è necessario affichè la missione si possa concludere nel migliore dei modi.
    Comprenderemo di cosa si tratta così da poter agire nel migliore dei modi, esploreremo un mondo nuovo e fantastico e ci porteremo a casa la dovuta paga!

    Cerca di essere convincente, ma sa benissimo di non essere carismatico come potrebbe essere la Dama del Vento, si sente più grillo parlante e spera di riuscire a stuzzicare adeguatamente le anime dei presenti per volgere verso lo scopo comune. Spera.


    Equipaggiamento: Mazzo di Tarocchi
    Mana: 110-5%=105%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Sussurri - Auspex spiritico, udito e dei legami nel raggio di 30 metri
    Figlio dei Numeri - Istant Casting ed aumento riserva di mana
    Spiriti: Giulietta - Percezione delle invasioni psioniche ed illusorie
    Spiriti: Giulietta - Percezione dei pericoli nel raggio di 30 metri
    Condivisione Spiritica - Immunità al dolore ed alle malie
    Continuità Spirituale - Telecinesi e cast dai tarocchi
    Lettura dell'Anima - Telepatia e Radar bugie
    Corazza spiritica - Armatura naturale
    Velo dell'Anima - Visioni

    Attive
    ۸ Numerologia: 42, la Risposta
    Attraverso lo studio delle pratiche occulte Augustus è divenuto padrone di una strana arte magica che sfrutta contemporaneamente la manipolazione della materia, degli spiriti e della mente.
    Richiamando a sè uno spirito e bisbigliandogli il numero quarantadue Augustus è in grado di plasmare lo spirito secondo quelli che sono i dettami associati al numero.
    Quarantadue non è uno dei Numeri essenziali della Numerologia. Esso, però, occupa uno spazio particolare a causa di alcune sue connessioni alchemiche e letterarie con delle linee di forza. Quarantadue è la Risposta.
    Lo spirito plasmato creerà una sorta di maschera davanti il viso del Numerologo permettendogli di godere temporaneamente di un carisma superiore alla norma. Quanto verrà detto risulterà più veritiero ed accettabile, pur restando vincolato al buon senso ed alla logica.
    Tipologia: Attiva (attacco psionica)
    Consumo: Basso
    Durata: Un turno

    Equip esplorazione
    Zaino: zaino di media capienza
    Razioni/Acqua: razioni con barrette ipercaloriche per tre pasti. Una borraccia da un litro.
    Gessetti: sei gessetti (due bianchi, due rossi, due verdi)
    Corde: Due corde di 5 metri ognuna
    Fiammiferi/stracci: Una scatola di fiammiferi (venti in totale) e due semplici stracci di stoffa bianca di circa 50x20 cm.
    Coperta: una coperta di lana sottile.
    Occhiali: semplici occhiali di ricambio.
    Quaderno/penne: Un quaderno con una trentina di fogli, due penne (una nera ed una rossa).
    Provette: tre provette in plastica con tappo ermetico a pressione. Capienza 20 ml cadauna.

    Scheda: Qui

    Riassunto
    Utilizza la tecnica Numerologia: 42, la Risposta per cercare di pacificare gli animi dei due gruppi.
     
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  6. .Montecristo.
     
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    « Sharyu! E' un piacere! »
    Quell'accoglienza calorosa gli parve leggermente fuori luogo, tuttavia gli parve scortese scontentare quella donna così cordiale.
    Le sorrise, in una maniera gentile che lasciava tuttavia intatta la sua granitica riservatezza.
    « Piacere mio, Sharyu. » rispose, ascoltando poi con doveroso silenzio la spiegazione - assai asciutta, a dire il vero - di cosa fosse esattamente un numerologo; lui lo sapeva, ma non gli dispiacque la definizione data dal tale Augustus. In fin dei conti, Alchimisti e Numerologi studiavano la stessa cosa, ma differenti erano e le loro radici e le applicazioni pratiche della loro scienza. La numerologia era una scienza altera, da molti considerata fredda, che come una donna pretendeva di essere l'unica amante possibile; l'alchimia le era piuttosto dissimile, volendo connettere ogni cosa - uno è tutto e tutto è uno -, compresa la scienza. Per questo l'alchimia poteva nutrirsi di ogni studio e incorporarlo nella sua dottrina di base, nutrendosene in uno splendido esempio di sincretismo. Per questo, lui stesso aveva seguito delle lezioni di numerologia, ai tempi dell'Accademia, pur senza mai eccellere in quella materia - come in molte altre.
    Fece un vago sorriso ad Augustus, quindi si concentrò sul terzo membro di quel gruppo tanto eterogeneo: « Dotsuku. »
    Anche verso di lui, Montecristo ebbe un cenno di saluto che, pur nella sua ripetitività, riusciva cordiale.
    Non capì poi molto della polemica che seguì fra Dotsuku e il Topo; quei tre evidentemente si conoscevano da prima e sembravano collegati fra loro da un'essere - o entità - che il più giovane di loro aveva chiamato Re. Rintuzzando il brivido freddo che gli percorse la schiena al sentire quella parola, Montecristo decise di non interrogarsi riguardo quella figura, il motivo di disaccordo fra i tre o l'astio che Dotsuku sembrava avere nei confronti del Topo, degli elfi e di ogni altra creatura in quella stanza, incluso sé stesso.
    A trattenerlo non era tanto il suo rispetto per l'altrui riservatezza né il timore di poter risultare indiscreto: la discrezione era tanto piacevole, quando applicata alla sua persona, quanto deplorevole quando ostacolava la sua curiosità. In realtà, temeva ben altro: se quei tre venivano dal Pentauron - cosa che non avrebbe mai detto, a giudicare dai nomi che portavano - lui voleva averci a che fare il meno che fosse possibile.
    Il Pentauron era pericoloso quasi quanto Rivenore. Meglio evitarli.
    E se proprio ci tenevano a utilizzare dei soprannomi, facessero pure. In fondo,
    lui li aveva già preceduti.

    [...]

    « E' la prima volta che vedo degli elfi. Uno di voi due ha già avuto qualcosa a che fare con uno di loro? Come dobbiamo comportarci...? »
    La domanda di Sharyu lo colse alla sprovvista. Da una parte, la sua esperienza personale, dall'altra i suoi studi
    - e sopra tutto, l'inesausto desiderio di divulgare, in totale antitesi per l'odio che aveva per la sua voce e l'eventualità che la gente si accorgesse di lui, della sua sola esistenza -
    era indeciso su come rispondere. Infine, cercò il compromesso.

    « Uhm... » mormorò, mentre tirava fuori una sigaretta dal pacchetto e la portava alle labbra ancora spenta.
    « Il paese da cui vengo è multiculturale, o almeno si professa tale, quindi sì: ho avuto a che fare con alcuni di loro. » rispose, modulando il tono di voce in maniera che solo i suoi compagni riuscissero a sentirlo.
    Gli apparvero davanti agli occhi le file serrate degli arcieri del Reginato, reclutati tra i migliori ranger elfici; e Maestro Juraviel, un vecchio elfo grigio che teneva il corso di trasfigurazione di base all'Accademia. Sorrise, mentre accendeva la sigaretta.
    « Creature antiche, la loro concezione di tempo è diversa dalla nostra, e questo inevitabilmente influenza la loro etica e la loro morale. »
    Aspirò, facendo poi uscire piccoli anelli di fumo dalla bocca. Sorrise di nuovo alla donna dai capelli rossi.
    « Potrebbero sembrarti superbi, e in parte lo sono, ma la loro non è vanagloria. Sono alteri, non cattivi, e ne hanno qualche ragione. Ha più regalità quell'elfa nell'unghia del piede di quanta ne abbia un discendente del primo re degli uomini in tutto il corpo. Quanto al come comportarci... » continuò, concedendosi una breve pausa riflessiva
    « ...posso solo consigliare di usare la giusta deferenza. Sono gli elfi che scelgono chi trattare come un loro pari, non il contrario. »
    E quella - si disse - era una lezione che aveva imparato anche lui, molto tempo prima.
    E a caro, carissimo prezzo.

    [...]

    Seduto su una cassetta sul retro di un mezzo di trasporto che non aveva mai visto ma che lo affascinava e di cui era certamente interessato a comprendere pienamente il funzionamento, Montecristo stava anche domandandosi se avesse fatto la scelta giusta, infilandosi in quello che sembrava - per utilizzare le parole del suo vecchio stalliere - un vero troiaio, quando un nano quasi gli saltava alla gola, accusandolo di averlo truffato in una qualche maniera che non aveva pienamente compreso.
    « Mi dispiace... » mormorò, colto da un certo imbarazzo e sentendo le proprie orecchie raggiungere temperature equatoriali. « ...temo di non essere io quell'uomo. Non sono un mercante e non ho avuto il piacere di avere a che fare con la vostra gente. »
    Forse si sarebbe dovuto offendere, o accalorare, ma essere preso tanto di petto e alla sprovvista l'aveva lasciato basito.
    In più, gli dispiaceva sinceramente che il nano fosse stato gabbato, benché probabilmente la colpa fosse da ricercarsi in un intelletto non proprio di prim'ordine e nella birra nanica che spesso e volentieri obnubilaba i sensi dei più gonzi.
    Tuttavia, preferì tenere per sé certe considerazioni. Il viaggio era ancora lungo.

    [...]

    Aveva detto bene, il viaggio era ancora lungo.
    Abbastanza lungo da impedire che nani ed elfi si comportassero civilmente fra loro, o che quantomeno mantenesseo un contegno, chiudendosi in una silenziosa sopportazione reciproca; gli sfottò non erano invece mancati, e da un'ingiuria all'altra si era passati all'alterco e - rapidamente - alle minacce. Ora, prima che quelle minacce si tramutassero in azioni concrete, bisognava fare qualcosa.
    Augustus aveva detto bene: il piacere della scoperta, la necessità della missione, il premio finale. Ma soprattutto: il desiderio di uscirne vivi (e possibilmente illesi). Tutto questo passava da una collaborazione che, se proprio non era ben vista, era di certo necessaria.
    Lentamente si alzò, togliendosi il cappello di capo e rivolgendosi direttamente alla delegazione elfica dopo un breve inchino.

    « Daro, eglerib elfirin.* Perdonate quest'uomo,
    ma cose più importanti richiedono la nostra attenzione in questo frangente. Ognuno di noi ha un motivo, più o meno nobile, per essere qui. Questo voi lo sapete, dovete saperlo, e non avete certo bisogno che sia un umano a ricordarvelo. Ma se il caos si è riversato su queste terre e non possiamo contare su di voi come guide, vedendovi litigare e minacciare, che speranza avremo noi edain**?
    »
    Si placò. Aveva parlato anche più di quanto non gli dispiacesse e sperava che, dove non fosse arrivata la ragionata arringa di Augustus sarebbero arrivate le sue parole, che degli elfi solleticavano più l'alterigia che il buon cuore.
    C'è sempre un modo per arrivare ad una pacifica soluzione,
    purché uno dei contendenti riesca ad accettare che l'altro creda d'aver vinto. Sperava, in cuor suo, che gli elfi si ritenessero abbastanza superiori da poter lasciare ai nani quella pallida illusione.


    * Fermatevi, gloriosi Immortali. - in lingua Sindarin.
    ** edain = mortali - in lingua Sindarin.
     
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    Un Numerologo è uno studioso prima di tutto. E' un conoscitore della Numerologia, antica arte del tutto. Qualsiasi evento, persona, manifestazione, si può semplificare in un numero, e se conosci e comprendi pienamente quel numero, allora sei in grado di utilizzarlo. In pratica io cerco di studiare la radice di tutte le cose.

    « Oh... »
    Come se all'improvviso avesse capito tutto, Sharyu sbatté il pugno chiuso sul palmo della mano, con l'espressione del viso tondo e pacioso che sembrava esclamare a sua volta "eureka!", poi esclamò con entusiasmo:
    « Praticamente sei un maestro! Un insegnante di tutte le materie!! »
    Riassunse con una punta di ingenuità, salvo poi puntare il pollice su Dotsuku.
    « Anche lui è un insegnante. »
    Disse candidamente, al che si beccò un'espressione stupita da parte di quest'ultimo, che sembrava dire "ma che, sei scema?"
    « Non lo sono. »
    Si affrettò a dire quest'ultimo, irritato da tanta confidenza, beccandosi in tutta risposta un risolino femminile divertito.

    E' un piacere fare la vostra conoscenza.
    Quindi siete nativi del Presidio Centrale? Io sono originario di quello Nord, ma ormai da diversi anni mi sono trasferito a Laputa.

    Continuò Augustus, guadagnandosi uno sbuffo deciso da parte di Dotsuku ed un sorriso spento per conto dell'unica donna del gruppo.
    Se vi fa piacere utilizzare questi nomi, potete chiamarmi Numeri.
    Sharyu si mise a ridere a quell'ultima affermazione.
    « No, mi piace di più chiamarti maestro. Hai proprio la faccia di un insegnante, lo sai? E poi voglio vedere se quando ti chiamo si volta anche Donuts... ups, Dotsuku. »
    Chiamato in causa, il diretto interessato grugnì evasivo.
    « E piantala! Siamo in missione, non ad una pagliacciata! »
    Lei fece finta di niente.
    « Comunque, beh, no... »
    Aggiunse, sempre sorridendo ma stavolta con un tono di voce diverso.
    « Non siamo originari del Pentauron. Nessuno di noi tre. Il posto da cui veniamo non c'è più. »

    « Uhm... Il paese da cui vengo è multiculturale, o almeno si professa tale, quindi sì: ho avuto a che fare con alcuni di loro. Creature antiche, la loro concezione di tempo è diversa dalla nostra, e questo inevitabilmente influenza la loro etica e la loro morale. Potrebbero sembrarti superbi, e in parte lo sono, ma la loro non è vanagloria. Sono alteri, non cattivi, e ne hanno qualche ragione. Ha più regalità quell'elfa nell'unghia del piede di quanta ne abbia un discendente del primo re degli uomini in tutto il corpo. Quanto al come comportarci... Posso solo consigliare di usare la giusta deferenza. Sono gli elfi che scelgono chi trattare come un loro pari, non il contrario. »

    « Sembrano... particolari. »
    Commentò Sharyu.
    « Mi stanno già sulle palle. »
    Decise Dotsuku con il tono di chi faceva volentieri a meno di condividere lo spazio nel cassone con altra gente fastidiosa. E comunque sì: erano elfe. Ad una prima ed anche ad una seconda occhiata era difficile dirlo con certezza, ma le voci delle quattro ed un terzo sguardo più da vicino rivelava che erano senza dubbio femmine, seppure in abiti maschili. Probabilmente fu anche per quel motivo che scoppiò una diatriba tremenda con i nani in tempo praticamente zero. Difficile dire se la colpa fu del nano che attaccò briga con Montecristo dal nulla o dell'elfa che volle rimbeccarlo infilandosi nella discussione senza essere interpellata.

    Signori, signore, vi prego cerchiamo di stare calmi e rispettare le reciproche differenze. A prescindere da chi paga chi, siamo qui per uno scopo importante, alto, esplorare delle nuove terre per meglio comprenderne la natura, la pericolosità per il bene di tutti i nostri cari; e per farlo abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, ognuno con le sue specialità.
    Intervenne Augustus, prendendo su di se gli sguardi di tutti.
    Comprenderemo di cosa si tratta così da poter agire nel migliore dei modi, esploreremo un mondo nuovo e fantastico e ci porteremo a casa la dovuta paga!

    « Infatti. » Disse la stessa elfa che si era lanciata a testa bassa nel litigio con i nani, annuendo solenne ed incrociando le braccia al petto e usando il tono supponente di chi aveva appena sentito darsi ragione su tutta la linea. « La paga offerta da mio padre. » Confermò di nuovo, insistente come una bambina dispettosa.
    « Vedi?? ♥ » Commentò Sharyu, dando di gomito ad Augustus. « Parli proprio come un maestro. »
    Poi però intervenne Montecristo:
    « Daro, eglerib elfirin. Perdonate quest'uomo,
    ma cose più importanti richiedono la nostra attenzione in questo frangente. Ognuno di noi ha un motivo, più o meno nobile, per essere qui. Questo voi lo sapete, dovete saperlo, e non avete certo bisogno che sia un umano a ricordarvelo. Ma se il caos si è riversato su queste terre e non possiamo contare su di voi come guide, vedendovi litigare e minacciare, che speranza avremo noi edain?
    »

    Tutte le elfe si ritrassero come spaventate già alla primissima frase, sgranando gli occhi come se le avessero appena detto che tutto il loro villaggio era bruciato e le loro madri stuprate e poi divorate. Tutte tranne una di loro, uno scricciolo con i capelli che sembravano oro bianco tagliati cortissimi, che gli rivolse uno sguardo adorante con gli occhi che brillavano estasiati.

    « Era elfico! La lingua madre di dama Sylvanas! Ma tu sei umano, come puoi conoscere l'antica lingua? »
    Esclamò stupita l'elfa che aveva iniziato il litigio con i nani, quella che probabilmente era a capo della piccola squadra di ranger.
    « Insegna anche a meeeh~ ahia!!! Ma che ho detto? »
    Sospirò l'elfa che stava fissando ammirata Montecristo. La quale poi si prese in tempo zero una gomitata dall'elfa che aveva di fianco, e poi un calcio nello stinco da quella che aveva di fronte, che insieme la obbligarono a zittirsi.

    « Oh, comunque io sono Sharyu!!! E' un piacere conoscervi, è la prima volta che incontro un'elfa!!! » Intervenne a glissare il tutto la ragazza dai capelli color carota, allungando una mano per stringerla con un sorriso espansivo ed il tono di voce che si userebbe per introdurre una comitiva di amici di vecchia data. « Lui è Dotsuku, ma noi lo chiamiamo Donuts, questo invece è Natsuki, ma non vuole essere chiamato così. Questo qui invece è Augustus, ma noi lo chiamiamo "maestro", mentre questo che parla elfico è Montecristo! »
    L'elfa guardò la mano tesa con sospetto, poi con un po' di esitazione la strinse.

    « Questa testona qui è Latifa. »
    Disse, indicando con lo sguardo l'elfa minuta che si era presa le botte dalle compagne.
    « Lei è Muse. Quella alta invece è Vidia. »
    La più alta del gruppo non raggiungeva il metro e settanta, ma effettivamente aveva più di un palmo da Latifa.
    « Io invece sono Flute. » Aggiunse infine. « Flute Galanodel. »
    _______________________________________________________

    Non era la prima volta che i mezzi rallentavano fino a fermarsi, ma stavolta era quella giusta. Erano entrati in un campo militare attrezzato con una dozzina di tende bianche issate su pali di metallo ed un vasto capannone dal soffitto basso, ma più grande di un granaio e costruito attorno a delle lastre di amianto spesse a sufficienza da resistere ad una delle tempeste che talvolta si abbattono sul Garwec, dotato di un singolo ingresso e nessuna finestra a vetri, ma costruito in modo da essere smontato e rimontato altrove all'occorrenza, un autentico quartier generale mobile. Il tutto era sorto all'ombra di una struttura dall'aspetto particolare, come non se ne sono mai viste su Endlos. Alta più di centocinquanta passi, aveva una forma allungata che si protendeva verso il cielo, culminante in fasci di cavi del diametro sufficiente da essere percorsa da un'automobile, ma recisi da chissà quale cataclisma e che ora giacevano riversi al suolo, inerti e inutili. La base era interamente in travi di acciaio e barre di cemento rinforzato da tubi di metallo che ne aumentava il peso al punto che perfino la base, anch'essa in cemento, aveva parzialmente ceduto in più punti facendo sprofondare il basamento di tre spanne. Tutta la parte superiore della struttura era aggredita da una sorta di muschio di un rosso brillante, che da lontano sembrava ruggine, ma che da vicino rivelava licheni e propaggini biancastre da cui di tanto in tanto a causa del forte vento cadevano parassiti rossi simili a ragni con sei zampe e delle dimensioni di topi, che anche una volta caduti al suolo per decine di metri riprendevano a scalare la struttura imperterriti, come se un volo di decine di metri non fosse nulla di rilevante per loro. Il camion non si era ancora fermato del tutto, che sul lato del cassone qualcuno sbatté con violenza un oggetto metallico, gridando agli occupanti di scendere, ed in fretta.

    « Avanti!!! Una mossa, signorine!!! Andiamo, scendete, siamo in ritardo, credete di essere ad un campeggio??! »
    Gridò una voce femminile che apparteneva ad un'umana sui venticinque, capelli rosa gomma da masticare tagliati corti e rasati sui lati, codino, abiti da ranger ed imponenti guantoni di metallo meccanizzati, potenziati con pistoni lunghi quanto un braccio, come quelli usati dai minatori ad est nelle cave per sollevare grossi carichi, ma evidentemente rimaneggiati per il altri scopi. Per la prima volta nani ed elfe si trovavano concordi su qualcosa: tutti quanti in coro borbottarono una variegata selezione di rimostranze ed insulti per quel trattamento brusco. Dall'altro camion gli gnomi, i mezz'uomini ed i mezz'orchi erano già scesi, mancava giusto l'ogre che sembrava riluttante ad abbandonare il mezzo. I suoi due compagni gli stavano gridando in tutti i modi di saltare dal cassone, ma quello sembrava troppo impacciato o troppo stupido per capire. Ricomparve il troll in abiti da poliziotto ed occhiali da sole che prima della partenza aveva dirottato le elfe sullo stesso trasporto di Augustus e Montecristo, il quale iniziò a sbraitare in direzione della ranger che stava dando indicazioni al gruppo.

    « In ritardo un corno!!! »
    Abbaiò infuriato, come se avesse appena ricevuto un insulto che aveva del personale.
    « Siamo addirittura in anticipo di qualche minuto sulla tabella di marcia!!! »

    « Non strippare, collega. » Gli rispose lei, affrontandolo di petto con aria di sufficienza. « I sapientoni hanno cambiato di nuovo idea all'ultimo momento. La carovana principale doveva partire due ore fa per rientrare nella tabella, quindi c'è più tempo. Fai partire gli esploratori, qui c'è da darsi una mossa! »
    « E partire per dove, di grazia? »
    Strimpellò con voce acutissima uno degli gnomi dalla faccia grinzosa come quella di una vecchia camicia mai stirata. La donna accennò al vasto fronte di foresta che si estendeva a perdita d'occhio, da un capo all'altro di dove lo sguardo era in grado di volgere. Gli alberi erano giovani ed il fogliame di una vasta tonalità di verdi accesi e vivaci seppur fuori stagione. Data la varietà di piante da clima temperato, in quel periodo dell'anno dovevano essere tutti quanti morti e spogli, invece erano belli carichi e accesi come se fossero nel pieno della primavera.
    « L'avete fatto il briefing? Dovete fare da apripista. Tenetevi a centocinquanta-trecento metri al massimo gli uni dagli altri, se succede qualcosa fermatevi oppure inviate un messaggero alla carovana principale che vi starà alle chiappe. In caso di pericolo, eliminate il problema oppure ritiratevi per riferire. »

    « Finché c'è il sole possiamo usare quello per orientarci. »
    Osservò Sharyu, che stava togliendo gli stivali. Al posto dei pesanti gambali militari da fatica, stava mettendo ai piedi delle strane calzature munite ciascuna di due ruote in gomma chiodata, una versione in miniatura delle grosse ruote dei camion che avevano usato per giungere fin lì, ma con in più vistosi ammortizzatori dall'aria iper-tecnologica. Non era roba che si trovava spesso nel Garwec.

    « Che cazzo fai? Come pensi di muoverti in una foresta con le AT ai piedi?? »
    Gli inveì contro Dotsuku, usando la stessa veemenza di un credente di fronte ad una donna che bestemmia gli dei.
    « Certo... » Rispose lei, stupita. « Guarda che sono il modello da ef-em-ics. Non si bloccano con il fango. »
    Dotsuku rimase a bocca aperta.
    « Esiste una roba del genere??? Porcaputtana, dovevate... »
    Si bloccò. Guardò il topo.
    « Non dirmi che anche tu... »
    Lui mostrò la suola delle scarpe. Impossibili da notare altrimenti, vi erano incassate tutta una serie di placche di metallo con al centro cinque ruote distribuite sulla pianta di cui spuntava solo qualche millimetro al massimo.

    « AT da freestyle. Vanno bene anche sull'acqua. »
    Spiegò il topo, apatico. Dotsuku se ne andò a grandi passi verso la foresta, inveendo e borbottando.
    « Credevo lo sapessi... »
    Cercò di spiegare Sharyu, senza grande successo. Scese dal cassone di un balzo e sorrise ad Augustus e Montecristo, facendo cenno in direzione della foresta.

    « Beh, sembrano tutti così di fretta... andiamo anche noi? »
    Le elfe si erano già messe in marcia, e prima di loro anche i mezz'orchi e gli gnomi. I mezz'uomini avevano collocato delle assi da usare come rampa per far scendere il loro compagno ogre, che a quanto pare soffriva di vertigini. Il topo sospirò, sistemò lo zaino in una posizione più comoda poi si mise sulla scia di Dotsuku.
    « Pensavo fosse una missione bene organizzata. Invece ci perderemo tutti quanti nel giro di un'ora al massimo e finiremo col girare in tondo. »
    Commentò nefasto. In quel momento gli passarono davanti i nani.
    « I nani non si perdono mai, umano. » Gli dissero spavaldi « voi cercate solo di tirare dritto finché potete. E se incappate nelle elfe e per sbaglio ci passate sopra, fatemelo sapere in qualche modo, alla prima locanda vi offrirò una birra scura. »

    CITAZIONE
    Ultimo giro di introduzione, dal prossimo turno iniziano le mazzate.
    Canonici sette giorni per postare, avete tempo entro il 3 febbraio!


    Edited by Yomi - 27/1/2019, 20:43
     
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    Ok, ok, è finita il caciara, meglio così. Tira un breve sospiro di sollievo quando partono delle pacifiche presentazioni. Sicuramente meglio così. Resta qualche secondo perplesso dal sentire il cognome dell'elfa. Sapeva bene che la Dama del Vento ha un fratello, prolifico a quanto pare, ma non immaginava certo di trovarsi con una nipotina di Drusilia in missione. Dovrà raccontarle un po' questa storiella quando tornerà a Laputa.
    Si gode il resto della conversazione, stando ben attento a modulare i toni per evitare conflitti tra le due parti. Montecristo sembra una persona per bene, enigmatica e probabilmente cela qualche segreto più di quel che sembra, sarà interessante conoscere meglio il gruppetto di cui fa parte. Riceve anche un battesimo che accoglie con un sorriso; in sin dei conti il nome di battesimo non viene scelto, viene affidato e consegnato da un padrino; deve forse regalare una bomboniera a tutti i presenti? A Nord si fa così. In ogni caso il nomignolo che gli viene donato è anche carino, Augustus si sente un po' maestro ed insegnante, quindi perchè no? Anzi, l'idea di tenere un corso di Numerologia al Magisterium lo stuzzica giù da un po'.
    Si lamenta brevemente per i modi rozzi con cui vengono fatti scendere dalla macchina, ma alla fine con n saltello provvede a farlo. Non bada troppo alle conversazioni tra gli organizzatori quanto piuttosto a quello strambo bosco che hanno davanti. Medita se è il caso di raccogliere qualche informazione in più tramite la psicometria, ma teme solo di ritrovarsi con la storia della riscrittura, cosa poco utile e di cui son già a conoscenza. Storce il naso in una mezza smorfia e si sposta verso i suoi colleghi.
    Come al solito ha quella sensazione di essersi perso qualche informazione fondamentale su quel trio, gli sfugge il senso profondo delle loro conversazioni, ma più che altro la sua attenzione viene catturata dalle scarpe che ora sfoggia la ragazza. Deve aver letto, sentito o forse chissà cosa, qualcosa riguardo un gruppo di ragazzi che utilizzavano simili aggeggi nella zona di Klemvor, eppure loro dicono di essere originari del Presidio Centrale. Come già detto, gli sfugge qualcosa, ma anche fosse, a conti fatti le cose cambiano così tanto?
    Il sole, se visibile può essere utile...magari ci sono muschi e licheni che seguono un certo orientamento, ma non possiamo esserne certi a priori.
    Fa spallucce un po' avvilito, ma camminare dritti non dovrebbe essere troppo complesso. Smuove un po' lo zaino sulla schiena consapevole dei gessetti che ha al suo interno, anzi, sfrutta il momento di tranquillità per poter recuperarne un paio da tenere agevolmente in tasca. Potranno segnare il dorso degli alberi, sempre dalla direzione da cui son giunti per avere un riferimento se dovessero tornare indietro a comunicare con la carovana.
    Sarà una passeggiata interessante, vi pare?
    Si sistema bene gli occhiali sul viso e tira un lungo sospiro. Giulietta è frenetica all'idea di esplorare la zona, il Numerologo cerca di allinearsi al suo "mood". Un gesto secco della mano disperde il suo gregge spiritico, adesso si comincia a ballare, quindi massima attenzione, sensi acuti e pronti a tutto.
    Andiamo!
    Al solito, quando cominceranno la bella camminata, preferisce posizionarsi nel mezzo del gruppo, così da poter ottimizzare la sua capacità di raccogliere dettagli, predizioni ed al contempo esser pronto a supportare sia le retrovie che gli apripista.


    Equipaggiamento: Mazzo di Tarocchi
    Mana: 105%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Sussurri - Auspex spiritico, udito e dei legami nel raggio di 30 metri
    Figlio dei Numeri - Istant Casting ed aumento riserva di mana
    Spiriti: Giulietta - Percezione delle invasioni psioniche ed illusorie
    Spiriti: Giulietta - Percezione dei pericoli nel raggio di 30 metri
    Condivisione Spiritica - Immunità al dolore ed alle malie
    Continuità Spirituale - Telecinesi e cast dai tarocchi
    Lettura dell'Anima - Telepatia e Radar bugie
    Corazza spiritica - Armatura naturale
    Velo dell'Anima - Visioni

    Attive

    Equip esplorazione
    Zaino: zaino di media capienza
    Razioni/Acqua: razioni con barrette ipercaloriche per tre pasti. Una borraccia da un litro.
    Gessetti: sei gessetti (due bianchi, due rossi, due verdi)
    Corde: Due corde di 5 metri ognuna
    Fiammiferi/stracci: Una scatola di fiammiferi (venti in totale) e due semplici stracci di stoffa bianca di circa 50x20 cm.
    Coperta: una coperta di lana sottile.
    Occhiali: semplici occhiali di ricambio.
    Quaderno/penne: Un quaderno con una trentina di fogli, due penne (una nera ed una rossa).
    Provette: tre provette in plastica con tappo ermetico a pressione. Capienza 20 ml cadauna.

    Scheda: Qui

    Riassunto
     
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  9. .Montecristo.
     
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    Le cose non erano andate esattamente come le aveva immaginate.
    Che le elfe potessero stupirsi - forse addirittura risentirsi - del fatto che un umano conoscesse il loro antico linguaggio l'aveva messo in conto, ma che avessero una reazione del genere, quello l'aveva davvero colto alla sprovvista.
    Evidentemente si trattava di un ramo della famiglia elfica che - a giudicare dalle parole della piccola Latifa - aveva perduto l'utilizzo della lingua nativa della razza. D'altra parte, avrebbe dovuto pensarci prima lui stesso: chissà quanto tempo prima erano capitati su Endlos i primi elfi di quel clan, e chissà da dove. Gli dispiaceva aver generato una tale reazione, tuttavia non poteva che tentare di far buon viso ad un gioco che, se non del tutto cattivo, non poteva proprio ritenersi buono.
    « Il mio maestro era un elfo, per questo conosco l'antica lingua. » spiegò brevemente, rispondendo all'incredula curiosità di quella che sembrava la più giovane tra le elfe.
    Annuì mentre venivano presentati, almeno finché quella che era ormai incontrovertibilmente da considerare l'elfa a capo della propria squadra non pronunciò il proprio nome.

    « Io invece sono Flute. Flute Galanodel. »

    Montecristo non disse nulla, ma non sarebbe stato difficile cogliere un lampo divertito nei suoi occhi dorati.
    Galanodel - e come potevi sbagliarti. Quel cognome finiva sempre per venir fuori, in qualche modo, sul semipiano. La loro era una sorta di onnipresenza dai connotati molesti; erano ovunque, e mai che si potessero definire dei semplici spettatori.
    Si strinse nelle spalle: era nella malvagia abitudine dei regni e dei continenti che le famiglie maggiori, più antiche e potenti, esprimessero un discreto numero di loro rappresentanti ai più alti livelli politici, economici e militari. D'altra parte, non nutriva nessuna particolare antipatia per i Galanodel, anzi: era piuttosto curioso di incontrarne uno di persona. Più semplicemente, lo infastidiva la grandezza di quel nome - l'enormità della famiglia, di fronte al fatto che lui, di famiglia, non era mai riuscito ad averne una, né piccola né piccolissima.
    Ad ogni buon conto, è sempre difficile misurarsi con le proprie mancanze,
    specialmente con quelle di cui non possiamo ritenerci colpevoli.

    [...]

    Scese dal mezzo di trasporto, così come tutti gli altri. Solo che, mentre gli altri origliavano conversazioni altrui, si dedicavano alle ultime punzecchiature o alla ricerca di un metodo - uno qualsiasi, purché fosse - in grado di non farli perdere in quei luoghi,
    Montecristo non si allontanò particolarmente dal mezzo di trasporto, studiandone incuriosito ciò che riusciva ad intravedere del telaio e immaginando - con assai più fantasia di quanta non fosse necessaria all'ideazione di un motore a scoppio - i meccanismi che ne regolavano il funzionamento interno.
    Procedeva parallelamente al lato lungo del camion, con passo cadenzato e la schiena leggermente curva in avanti,
    le labbra socchiuse ed impegnate a mimare una serie di ipotesi sussurrate, mentre indice e medio tamburellavano nervosamente sopra l'arco di cupido. Sembrava totalmente assorto in questa occupazione, e tuttavia non aveva perso d'occhio il suo gruppo - pur non capendo una sola parola di ciò che stavano dicendo. La sua attenzione - o almeno ciò che ne rimaneva al netto del suo studio empirico sul mezzo di trasporto che li aveva condotti fin lì - si concentrava principalmente sul Maestro, come l'aveva definito Sharyu; il numerologo aveva parlato bene e con moltissimo buonsenso in precedenza, c'era solo da augurarsi che si comportasse con la medesima dose di buon senso per tutto il corso della loro avventura: non che non ne avesse una buona opinione, semplicemente paventava la possibilità che fossero proprio loro due i più proni
    a potersi vantare di possedere una qualità tanto salvifica quanto rara, su Endlos.

    Solo vedere le particolari calzature di cui si erano muniti Sharyu e il Topo riuscì a scuoterlo dal pensoso torpore in cui era caduto.
    Si avvicinò al gruppo e avrebbe anche voluto fare qualche domanda su quell'ennesima tecnologia di cui non conosceva nulla, ma era un attimo troppo tardi e la sua preoccupazione principale - la loro preoccupazione principale - da quel momento in poi,
    sarebbe stata di sopravvivere e non perdersi. E, mentre tutti si preoccupavano di cercare punti di riferimento
    (il sole, muschi e licheni, letteralmente qualsiasicazzodicosa)
    per potersi orientare all'interno dell'area riscritta che si apprestavano ad esplorare, fu probabilmente il solo Montecristo a dirsi
    che in realtà era tutto inutile e che stavano per avventurarsi all'interno di un territorio che si era fatto una passeggiata nel Maelstrom prima di finire scaraventato nel Garwec, e dunque c'era la possibilità che al suo interno vigessero regole sconosciute altrove - o regole inesistenti,
    o eccezioni delle stesse. Era possibile tutto ed il contrario di tutto,
    persino che quella foresta fosse attorcigliata su sé stessa, e dunque persino se fossero andati sempre dritti
    avrebbero finito per perdersi. Era una possibilità come mille altre.
    Ecco perché non si stava affannando a cercare di comprendere: sperava solo di riuscire a capire
    qualcosa, prima di decidere come regolarsi. Fino ad allora, si sarebbe limitato a mettersi in prima linea e ad avanzare
    con tutta la cautela di cui il suo gruppo sarebbe stato capace.

     
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    Quasi a voler dimostrare a tutti che in realtà il Topo non portava poi così sfortuna, il gruppo non perse l'orientamento nel giro di un'ora come profetizzato dal più giovane del gruppo... Ce ne misero invece due. Tanto servì perché l'ambiente mutasse in modo tanto repentino da dare l'impressione che la foresta iniziasse proprio in quel punto, mentre il luogo assai più familiare ed -in qualche modo- "normale" era solo un'anticamera necessaria a preparare psicologicamente il gruppo. Fino a quel momento i cinque si erano mossi in un sottobosco pulito, fatto di una varietà di solidi alberi dalle chiome rigogliose come in piena estate, che mormoravano inquieti al soffiare impetuoso del vento fra i loro rami, ma che non parevano affatto minacciosi o aggressivi nei loro confronti, al massimo bonari giganti chiassosi intenti a borbottare fra loro incuranti dei piccoli intrusi che incedevano ai loro piedi. La zona in cui si ritrovarono di colpo, separata da questa prima parte con una netta marcatura, era però roba assai diversa, nulla a che vedere con il primo impatto che la foresta aveva riserbato agli esploratori. D'un tratto i lecci, i roveri e i faggi che si erano susseguiti in macchie irregolari divennero mostri, colossi che svettavano nettamente sulle già alte chiome di quella varietà informe di flora ora tipica delle zone marittime, ora di quelle montane, e per di più non erano facili da identificare, sebbene avessero l'aspetto di querce. Massicce gargantue di corteccia e foglie, che potevano essere antiche di millenni, si stagliano verso il cielo come se la loro chioma anelasse a raggiungere il cielo di mezzogiorno. Di certo nessuno dei presenti aveva visto qualcosa di simile nel Garwec, o in tutta endlos. Forse uno o due ciclopi verdi capaci di rivaleggiare con simili titani si potevano ricercare nel profondo della più grande foresta del semipiano, il Fanedell, o nel cuore più impenetrabile di certe foreste del nord, ma non lì. Metteva disagio anche solo sfiorarle con lo sguardo, alzare il mento per cercare invano di intravederne la punta o toccarne la superficie rugosa e dura della corteccia pregna di resina color rubino simile a lava. Divoravano i raggi del sole fino ad obbligare il sottobosco ad una eterna sera perfino a mezzodì, e l'aria era tanto pesante da sembrare una cappa di fustagno ricamata di freddo e tanto immobile da far rimpiangere i venti freddi che fino a poco prima smuovevano gli alberi facendoli mormorare. Solo un centinaio di metri in quel nuovo ambiente completamente alieno e la sensazione che qualcosa non andasse iniziò a serpeggiare nel gruppo, che non aveva più la provenienza dei raggi del sole a dar loro la certezza di dove fossero l'est e l'ovest. Scoprirono che i muschi erano traditori: improvvisamente si potevano trovare a distanze diverse, sia vecchi che nuovi. Le spiegazioni erano due, entrambe allarmanti: il fenomeno per cui i muschi crescono prevalentemente orientati verso nord vale per quei luoghi più umidi e all'ombra, dove non batte il sole, ma in quella zona della foresta i raggi del sole a stento filtravano fra le foglie a sufficienza da permettere un certo grado di visibilità, inoltre la riscrittura aveva colpito quel luogo da poco più di venti giorni, motivo per cui zone che si trovavano effettivamente esposte a nord meno di un mese prima ora potevano trovarsi orientate in qualsiasi punto, non necessariamente quello corretto.

    « Questo punto... guardate! »
    Disse Sharyu, indicando una zona del terreno smossa in modo anomalo.
    « Fino a poco fa si trovava... qui. »
    Misurò sei lunghi passi, circa un metro ciascuno data la piccola stazza della donna, poi si fermò sul posto marcando la zona con le scarpe da cui spuntavano sei ruote chiodate simili a versioni in miniatura di ruote da fuoristrada.
    « Non è roba tanto vecchia. Il terreno non si è ancora compattato bene e gli insetti non lo hanno ancora popolato. Tre giorni, credo... forse quattro. Non di più. Che significa? »
    Serviva un occhio esperto per dar credito o meno alla valutazione della donna, ma se aveva ragione allora il fenomeno di riscrittura si era sovrapposto almeno una seconda volta. Oppure qualche divinità capricciosa si era divertita a mutare il terreno in modo da confondere Sharyu, che pure però sembrava tremendamente seria e competente in viso, tutt'altro che inaffidabile al contrario di Dotsuku, irritabile e silenzioso, ed il Topo, che invece incedeva in coda al gruppo in qualità di più lento e intento a sbadigliare molto e parlare molto poco.

    « Sarà colpa di qualche orso... »
    Biascicò Dotsuku, scontroso. Sharyu controllò da vicino una pianta, e la sradicò con i guanti di pelle.
    « Gli animali non spostano fisicamente gli alberi, Donuts. Al massimo li sradicano, o li sfregiano per farsi le unghie... »
    Riprese la marcia portandosi dietro la felce con ancora tutte le radici, poi prese a scuoterle con cura evitando di strappare via troppe propaggini con la cura di una botanica. Fu anche la prima ad accorgersi che il Topo si era fermato, in coda al gruppo ed in silenzio.

    « Natsuki? Che fai, non vieni? »
    Chiese Sharyu, attirando sul ragazzo dai capelli grigiastri l'attenzione del gruppo.
    Lui non rispose e non alzò lo sguardo. Teneva le dita fra i lacci dello zaino, le ginocchia molli, lo sguardo puntato ai propri piedi.
    « Muovi il culo, idiota morto di sonno. Se vuoi dormire ti lasciamo qui. »
    Dotsuku riprese la marcia, fregandosene del compagno che rimaneva indietro.
    « Che hai...? Un serpente? »

    « Non lo so... »
    Rispose il Topo, rifiutandosi di avanzare.
    « Qualcosa... »
    Ci fu un suono di terra smossa, uno schianto di legna in pezzi. Dotsuku, che si era portato in testa al gruppo, crollò giù come risucchiato dal terreno con uno schianto, cacciando un urlo e alzando le mani colto alla sprovvista. Dando prova di agilità e riflessi assurdi, Sharyu scattò verso l'alto d'istinto, calciando il suolo con i calzari futuristici e compiendo un balzo di quattro metri in direzione di un albero, da cui balzò su di una quercia nei pressi di Dotsuku, dove rimase appesa come se la forza di gravità con lei si fosse presa una pausa.

    « PORCA PUTTANA, MA MORDE!!! »
    Dotsuku alzò un braccio e lo sbatté nel terreno, a mani nude sfondò uno strato di terra fino alla propria spalla, e fu allora che si udì distintamente uno squittio in agonia simile a quello di un ratto enorme morto strozzato. Dotsuku ritrasse la mano con le nocche piene di graffi e tagli, tirando via anche una manciata di budella in uno spruzzo di sangue nero e denso come pece.

    « Dotsuku, esci da lì!!! »
    Un secondo schianto, sotto i piedi di Montecristo.
    « DAMMI UNA MANO INVECE DI DIRE CAZZATE!!! »
    Un terzo schianto. E stavolta toccò ad Augustus.

    CITAZIONE
    Dunque, è come se improvvisamente e senza alcun preavviso di sorta si fosse creata dal nulla una trappola proprio sotto i vostri piedi. Il terreno diventa improvvisamente incapace di sostenere il vostro peso, e la pura forza di gravità vi tira giù in una buca profonda circa ottanta centimetri e larga esattamente quanto il vostro girovita, praticamente vi basta allargare le braccia per puro istinto e vi ritrovate con i palmi a terra. Tempo pochi istanti che siete immersi nel terreno e se non prendete provvedimenti immediati sentite subito morsi di quelle che sembrano molteplici creature che vi attaccano i fianchi e sopratutto le gambe, martoriando i vestiti fino a raggiungere la carne per un danno comprensivo quantificabile come un Alto da cui ovviamente potete reagire e difendervi come ritenete a vostro giudizio più opportuno e realistico. Gli attacchi arrivano a pochi momenti di distanza da quello che ha colpito Dotsuku ed aggrediscono i vostri personaggi ambedue praticamente in contemporanea.
    Riguardo le osservazioni di Sharyu fatte in precedenza, per confutarle, confermarle o per ottenerne altre sono necessarie passive o abilità di qualsiasi tipo, nello specifico la ragazza ha usato una passiva tipica da ranger che le permette di estrapolare informazioni altrimenti invisibili dal terreno.
    Al solito, per qualsiasi chiarimento sono disponibile in bacheca o per vie private.

    Vi do i canonici sette giorni per postare, fino al 10/02


    Edited by Yomi - 3/2/2019, 22:39
     
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    Numerologia 33: Ricerca


    Un paio di ore prima di perdersi è veramente un gran risultato!
    E' persuaso del fatto che i suoi gessetti colorati han fatto la differenza nel tener mappata la strada. Si illude di essere stato utile al gruppo, visto che la sua teoria sulla muffa, muschio e licheni vari e stata brutalmente distruttura dalla potenza della riscrittura. Una cosa veramente sgradevole.
    Mentre avanza nella sua passeggiata fuori porta di tanto in tanto parlotta ora con la ragazza, ora con il Topo, ora con Montecristo, per cercare di spezzare quell'atmosfera tesa che si viene a creare, in particolar modo dopo il brusco cambio di vegetazione. L'allegra scampagnata diventa qualcosa di più complesso da gestire. Gli spiriti del suo sciame vibrano con intensità come a voler sottolineare che qualcosa sta è mutato ed il grado di pericolosità e pericolo è diventanto tangibile. Il Numerologo si allinea al suo gregge e scherza di meno, resta vigile ed attento.
    Quando Sharyu si ferma ed espone la sua scoperta lo studioso resta corrucciato. Si domanda coma possa la ragazza affermare con tanta certezza una simile informazione, ma dandola per buona, sicuramente deve voler dire qualcosa. Storce la bocca mentre riflette meditanbondo facendo un paio di passi avanti ed indietro.
    Se è veramente così, deve trattarsi di una micro-riscrittura a sottolineare che questa zona deve essere molto instabile...magari deve ancora assestarsi del tutto. Non ho mai studiato in maniera approfondita la cosa, ma penso sia possibile.
    In alternativa deve esserci qualcuno in grado di governare tale abilità, una sorta di demiurgo che gioca con la foresta come fosse una scacchiera.

    Dopo tutto non hanno alcuna informazione a riguardo e tutto è possibile. La cosa più pericolosa, però, sta proprio nel "potenziale" dell'incognito. Il Numerologo quindi decide di sfoderare le sue abilità e richiama a sè uno degli spiriti. Lentamente vi infonde dentro il suo potere e quindi lo libera sottoforma di sfera lattiginosa, una specie di fuoco fatuo che dovrebbe attraversare il frastagliato spazio-tempo alla ricerca di informazioni nel passato di questo luogo, così da poter meglio comprendere cosa sia accaduto e perchè. Se c'è un nemico in grado di smuovere la foresta o se si tratta un luogo altamente instabile, sarebbe meglio saperlo.
    Concentrato com'è nel gestire le sue abilità di psicometria ben poco servono le urla di Giulietta per destarlo dal pericolo che rapido incombe su di loro. La reazione, però, giunge praticamente immediata, perchè è il suo stesso gregge che si nutre del suo potere e va a tessere fili intorno ai suoi vestiti, legacci che donano una propria volontà agli indumetri e zaino che spostano di peso chi vi è il al suo interno con l'intento di spostarlo dalla buca e poggiarlo in una zona apparentemente lontana dal nemico.
    Gli occhietti occhialuti del Numerologo si piazzano sui compagni di sventura, per studiare le loro reazioni e prontamente intervenire in loro aiuto. Con attenzione, e cercando di evitare le buche animate da insetti, cercherò di avvicinarsi a coloro che vi son rimasti incastrati per sollevarli e liberarli dalla loro prigionia.

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    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Sussurri - Auspex spiritico, udito e dei legami nel raggio di 30 metri
    Figlio dei Numeri - Istant Casting ed aumento riserva di mana
    Spiriti: Giulietta - Percezione delle invasioni psioniche ed illusorie
    Spiriti: Giulietta - Percezione dei pericoli nel raggio di 30 metri
    Condivisione Spiritica - Immunità al dolore ed alle malie
    Continuità Spirituale - Telecinesi e cast dai tarocchi
    Lettura dell'Anima - Telepatia e Radar bugie
    Corazza spiritica - Armatura naturale
    Velo dell'Anima - Visioni

    Attive
    ۸ Numerologia: 18, Segreto
    Attraverso lo studio delle pratiche occulte Augustus è divenuto padrone di una strana arte magica che sfrutta contemporaneamente la manipolazione della materia, degli spiriti e della mente.
    Richiamando a sè uno o più spiriti e bisbigliandogli il numero diciotto Augustus è in grado di plasmare lo spirito secondo quelli che sono i dettami associati al numero.
    Diciotto è il numero dei segreti e dei misteri. Augustus sarà in grado di utilizzare uno spirito, dopo aver pagato un obolo adeguato, per interagire con qualsiasi tipologia di oggetto/ambiente. Lo spirito potrà recuperare informazioni sul passato dell'oggetto e sugli eventi che lo hanno riguardato. Nella pratica il QM può fornire informazioni sull'oggetto e sul suo passato.
    Tipologia: Attiva
    Consumo: Basso
    Durata: Un turno

    ۸ Numerologia: 17, Animazione
    Attraverso lo studio delle pratiche occulte Augustus è divenuto padrone di una strana arte magica che sfrutta contemporaneamente la manipolazione della materia, degli spiriti e della mente.
    Richiamando a sè uno o più spiriti e bisbigliandogli il numero diciassette Augustus è in grado di plasmare lo spirito secondo quelli che sono i dettami associati al numero.
    Diciassette è il numero della resurrezione. Gli spiriti, in numero proporzionale al consumo, penetrando in qualsiasi tipologia di oggetti andranno ad animarli e seguiranno gli ordini mentali del Numerologo. Sarà così possibile animare una statua, un tavolo o una spada ed impartire loro qualsiasi tipo di ordine. Grazie al potere alchemico di Augustus a tali oggetti verrà temporaneamente donata una particolare fludità che permetterà movimenti più naturali.
    Tipologia: Attiva (attacco magico/spiritico - danno fisico)
    Consumo: Variabile
    Durata: Un turno
    Tipologia: Attiva (supporto spiritico/psionico)
    Consumo: Variabile Basso
    Durata: Un turno

    Equip esplorazione
    Zaino: zaino di media capienza
    Razioni/Acqua: razioni con barrette ipercaloriche per tre pasti. Una borraccia da un litro.
    Gessetti: sei gessetti (due bianchi, due rossi, due verdi)
    Corde: Due corde di 5 metri ognuna
    Fiammiferi/stracci: Una scatola di fiammiferi (venti in totale) e due semplici stracci di stoffa bianca di circa 50x20 cm.
    Coperta: una coperta di lana sottile.
    Occhiali: semplici occhiali di ricambio.
    Quaderno/penne: Un quaderno con una trentina di fogli, due penne (una nera ed una rossa).
    Provette: tre provette in plastica con tappo ermetico a pressione. Capienza 20 ml cadauna.

    Scheda: Qui

    Riassunto
    Prima di tutto utilizza la psicometria (Numerologia 18, Segreto) per recuperare informazioni su cosa sia successo in questo luogo nei giorni precedenti, così da avere una situazione più chiara. Successivamente utilizza Numerologia 17, Animazione per animare i suoi vestiti e così indirettamente spostarsi dalla buca di insetti. Infine, se il terreno lo permette, si avvicina a chi vi è rimasto incastrato per aiutarlo ad uscire.
     
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  12. .Montecristo.
     
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    Riscrittura. Ovvero il fenomeno per cui il caos cui soggiace il semipiano di Endlos agisce sul semipiano medesimo,
    riscrivendo cioè porzioni più o meno grandi di quella realtà, terminandone l'immanenza e - di fatto - mostrando la propria natura che origina Endlos e - trascendendolo - lo completa, terminandolo con un atto di sostituzione.
    Un concetto semplice da apprendere, non altrettanto semplice da spiegare. Allo stesso modo, Montecristo non avrebbe saputo dire le motivazioni per cui quella terra fosse smossa, disuguale - come puntualizzato da Sharyu. La cosa, oltretutto, non sembrava interessargli molto.
    Si erano persi, cosa cui aveva risposto con la rassegnazione puntuale di chi conosce già da tempo l'epilogo della storia - o almeno una sua sostanziosa parte. Tutti loro sapevano che sarebbe stato rischioso, che si sarebbero potuti perdere e che probabilmente avrebbero affrontato stranezze anche superiori alle altre presenti sul semipiano. Questo, almeno, sarebbe stato in grado di spiegarlo.

    C'era qualcosa d'altro che,
    per parte sua, Montecristo avrebbe trovato difficoltoso spiegare: la paura.
    Un gradino alla volta, stava calandosi nel suo personale abisso: l'orrore che aveva per la riscrittura era secondo solo a quello
    che provava per Lord Aeon.

    Un urlo. Altri guai.

    -

    Alcuni (molti) anni prima. Da qualche parte a Ovest.
    Un fanciullo dai capelli biondi si sedette sulle robuste ginocchia di un padre che aveva i suoi stessi occhi dorati.
    Mani callose strinsero quelle più piccole del bambino, mentre le ginocchia rimbalzavano ritmicamente.
    « Papà, cos'è una riscrivuta? »
    « Riscrittura. Significa essere sostituiti con qualcos'altro. Tu sai chi è Lord Aeon? »
    Il bambino annuì.
    « Quando è particolarmente arrabbiato, spazza via con la sua mano pezzi interi di Endlos! E poi prende qualcosa a caso dal grande vortice,
    per riempire il buco. »
    « E chi viene cancellato, dove finisce? » domandò il bambino,
    più incuriosito che spaventato.
    Il padre sospiro. « Non lo so, Reinhard. Nessuno lo sa. »


    Montecristo, pochi anni dopo, l'avrebbe scoperto.
    Suo malgrado.

    -

    « PORCA PUTTANA, MA MORDE!!! »
    L'urlo di Dotsuku colse l'Alchimista alla sprovvista: stava cercando di capire cosa impedisse al Topo di procedere,
    dunque la sua attenzione era interamente focalizzata su un altro membro della compagnia, quando l'altro maestro venne risucchiato dal suolo.
    In altri tempi, altri uomini avrebbero potuto credere che la terra si fosse aperta per divorare un empio,
    ma in quel tripudio di terriccio e rami spezzati l'Alchimista vedeva solo l'ennesimo inganno di Endlos - un luogo pericoloso per vivere, ma davvero invidiabile per morire.
    « Ma che... » osò articolare.
    Non riuscì ad arrivare alla fine della frase.

    Come per il suo imprecante compare, anche sotto di lui la terra si dischiuse e pochi istanti dopo
    Montecristo si ritrovò in una specie di fossa, a guardare dal basso l'unica apertura che avrebbe potuto utilizzare per tirarsi fuori di lì.
    Poi, li sentì per aria prima che addosso. Denti. Diversi giri di dolore acuminato, e in ognuno di essi una stilla di terrore. Li sentì fendere prima l'aria satura dell'odore del terriccio umido, poi le sue vesti; finalmente, avvertì quelle losanghe fameliche incidergli la pelle, affondare nella carne.
    Strozzò un'imprecazione dolorosa, tentando di divincolarsi, inorridito.
    Era abbastanza.
    Piegò entrambe le ginocchia, abbassandosi il più possibile: i palmi delle mani incontrarono la nuda terra e subito vennero attraversate da una saetta sibilante. Socchiuse gli occhi, avvertendo l'energia fluire - lui e la terra, in circolo. Uno è tutto e tutto è uno.
    L'Opera al Rosso, la ripetizione del "miracolo" alchemico. Fissare la sostanza, trasmutarla.
    La terra sotto di lui, solidificata e condensata, prese a sollevarsi; rapidamente, quell'improvvisato terrapieno generato dall'alchimia riempì lo spazio che separava il fondo della trappola dalla superficie, per poi superarlo.
    Montecristo avvertì lembi di pelle strapparsi e graffi lungo le braccia e le gambe. Quando venne fuori, però - e la sua piattaforma si ergeva almeno un paio di metri sopra il suolo - non stette a guardarsi le ferite. Se l'occhialuto numerologo stava occupandosi di Dotsuku, lui si rivolse al Topo: che ne era stato del loro lamentoso e intrattabile accompagnatore?


    Stato Fisico: Danno medio (escoriazioni, morsi) distribuito su braccia e gambe.
    Stato Mentale: Determinato (ma anche intimorito).
    Consumi: 1xMedio
    Energia: 90%

    Tecniche utilizzate:
    CITAZIONE
    Rubedo - Opera al Rosso
    [...] Sarà quindi possibile agire sul terreno di scontro, applicando delle modifiche morfologiche anche di rilievo, modificare la composizione delle sostanza -operazione per cui è necessario il contatto diretto [Medio - Creazione di Strutture fino ad un massimo di 7 metri]

    ---
    Scusate l'attesa, a quanto pare tutti i malanni possibili si sono dati appuntamento sulla mia testa.
     
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    Il pericolo impattò sul gruppo mentre lo spirito evocato dal numerologo era ancora in viaggio attraverso il tessuto dello spazio-tempo, secondo l'evocazione del numero diciotto, il numero dei segreti e dei misteri. Subito l'arcanista riesce a trarre in salvo se stesso gettandosi fuori dalla voragine creata dal nulla in cui era finito, scagliandosi con una seconda evocazione a qualche metro di distanza, dove il terreno è chiaramente solido e compatto, quello a qualche metro alle sue spalle dove solo pochi istanti prima era passato senza conseguenze. Tuttavia appena Augustus azzarda tre passi in direzione di Dotsuku, che nel frattempo urlava ed imprecava sprofondando sempre di più letteralmente nei guai fino al collo, improvvisamente la terra si spalanca di nuovo, il terreno sembra quasi ritirarsi risucchiato dalle profondità della terra, abbassandosi di colpo di quattro palmi interi e creando l'illusione di trovarsi in realtà su di una piattaforma semovente larga tre passi. Augustus può ancora muoversi, ma è ora circondato in ogni direzione da un metro di terra e l'idea di provare a soccorrere i compagni non è materialmente praticabile, piuttosto c'è da proteggere se stessi! Dalla sua destra improvvisamente la terra esplode come per l'effetto di una carica esplosiva, l'aviatore è bersagliato da un geyser di terra del peso di un paio di quintali su tutta la parte superiore del corpo, che minaccia di spingerlo al suolo e di accecarlo. Dall'esplosione emerge un corpo fisico grigio e malsano, arti forti e sviluppati quasi quanto quelli di un essere umano che si avventano su di lui nel tentativo di dilaniarlo. Sono muniti di propaggini ossee simili a lunghi artigli, ma spessi parecchi centimetri e duri come metallo. Sono gli stessi che le creature usano per scavare, assieme alle numerose file di propaggini ossee marrone scuro che percorrono tutto il loro corpo, che ricorda vagamente la metà anteriore di un cinghiale ma coronata da un cranio che sembra quello di un ratto gigantesco orrendamente mutato, totalmente privo di occhi e con un naso munito di file di baffi e sei pustole rosso rubino di diverse dimensioni perfettamente simmetriche su entrambi i lati del cranio che sembrano brillare, piene di sangue luminoso; la metà posteriore del corpo invece non è altro che un moncone, nemmeno l'ombra di arti che non siano quelle grosse e robuste braccia che sembrano appartenere ad un gorilla. Si muove frenetica, è furiosa come un cane idrofobo e mentre gli arti annaspano in cerca delle carni della preda per dilaniarle, il cranio da roditore strilla come un maiale sgozzato, grida e si impenna, i robusti incisivi spessi come pugnali azzannano l'aria più e più volte in cerca del sangue. Se Augustus non si difende gli artigli possono aprire un buco nel suo busto per cavarne le interiora, mentre i denti della bestia ne straziano il collo fino ad arrivare alla giugulare.

    Poco più in là, Montecristo è riuscito a tirarsi fuori dai guai al prezzo di unghiate sanguinanti sulle gambe, rivoli rossi macchiano il terreno sottostante mentre si erge su di una piattaforma di terra creata tramite l'alchimia che lo tiene momentaneamente al sicuro dagli aggressori. E' l'unico effettivamente al riparo assieme a Sharyu, che nel frattempo seguitava ad ignorare completamente le leggi della gravità come se non esistessero, con entrambi i piedi equipaggiati con le AT poggiati sulla superficie verticale di un albero ed il busto proteso in direzione di Dotsuku, che si trovava nove metri più in basso. Dalla sua posizione privilegiata può dare uno sguardo complessivo a quello che era diventato un campo di battaglia, e poteva notare come il Topo non fosse stato assolutamente attaccato dalle bestie, e rimaneva fermo e immobile lì dove di era piantato all'improvviso prima dell'aggressione, le mani in tasca e l'espressione vacua e assente. Non stava facendo assolutamente niente, le mani in tasca e gli occhi fissi di fronte a se, tanto che veniva quasi da chiedersi se fosse sveglio o stesse dormendo in piedi e con gli occhi aperti.

    « Ho le cariche di superficie! »
    Annuncia Sharyu, che si era tolta lo zaino e stava trafficando al suo interno. Dotsuku, che era sprofondato per cinque sesti del corpo e continuava ad affondare il braccio destro nel terreno fra zampilli di sangue nero simile a pece, alzò lo sguardo verso di lei a metà fra lo stupito ed il terrorizzato.
    « PORCA PUTTANA, NO!!! MI VUOI AMMAZZARE??? »
    Sharyu aveva preso fra le mani cinque sfere metalliche e stava trafficando con esse.
    « Perché, hai altre soluzioni? Al mio tre allontanatevi dall'area, avete cinque secondi dal momento in cui toccano il suolo. A Dotsuku ci penso io, siete pronti...? Uno... »
    Erano pronti? Beh, avevano meno di due secondi per decidere se lo erano. Alla fine del conto alla rovescia la scimmia avrebbe sparso le sfere al suolo, se Montecristo o Augustus non avessero intimato l'alt. Era il tipo di decisione da prendere al volo: sì o no, niente mezze misure. Un "sì" significava levarsi in fretta da lì, guadagnare una posizione distante dal suolo oppure ripararsi in qualche modo dall'esplosione imminente. Un "no" significava prolungare quel combattimento impari, avrebbero dovuto continuare ad annaspare per chissà quanto in una situazione in cui erano come naufraghi circondati da un branco di squali. Quante di quelle bestie assetate di sangue c'erano ancora, nella zona? Quanto a lungo avrebbero continuato ad attaccare?

    Nel frattempo, incurante di tutto ciò, in un baluginare di fuochi fatui ecco che lo spirito sguinzagliato da Augustus poco prima torna al suo padrone con il carico di informazioni richieste. E sono molte, davvero tante. Arrivano a solo tre giorni prima, perché lo spirito non è riuscito ad andare oltre quel momento, rischiava di perdersi e di non ritrovare più la strada di casa. Non erano niente di rincuorante... il tipo di informazioni che ti fa capire che forse la paga di quella missione non era poi tanto adeguata ai rischi... sempre ammesso che esistano paghe sufficienti a finanziare una missione suicida senza speranza.

    CITAZIONE
    La tecnica "Numerologia: 18, Segreto" si risolve con successo, i dati ottenuti sono però inviati in via privata e la loro ricezione va ruolata nel prossimo post. Nel frattempo succedono cose: il terreno che circonda il Numerologo in un'area di poco più di due metri di larghezza e meno di un metro di lunghezza sprofonda di circa un metro. Dalla parete di terra così creata esplode una scarica di terra assimilabile ad una tecnica di Consumo Basso che provoca un getto -appunto- di terra atto a disturbare il bersaglio e privarlo momentaneamente della visuale, poi ne emerge una creatura vorace ed estremamente aggressiva che si avventa sul malcapitato aviatore. L'assalto dell'animale è assimilabile ad una tecnica fisica di Consumo Alto che se va a bersaglio atterra la vittima e provoca violente ferite al ventre da lacerazione (tramite i lunghi ed acuminati artigli fissati agli arti superiori dell'animale) ed alla gola (tramite i morsi inflitti dagli incisivi sovra-sviluppati della bestia).

    Montecristo si è allontanato dal terreno, come Sharyu, e per questo turno è al sicuro. Dotsuku sprofonda ulteriormente nel terreno e continua a menare colpi ma per lui la situazione è prossima al drammatico. Il Topo invece è illeso. Sharyu è appesa a nove metri da terra grazie alle sue calzature tecnologiche e sta preparando delle bombe. Avete due possibilità: fermarla oppure lasciarla procedere. Nel primo caso non succede niente, nel secondo caso Sharyu sparge le bombe al suolo che provocheranno una detonazione capace di ripulire l'area dai nemici ponendo fine al combattimento. Il problema, in questo secondo caso, è non restare coinvolti nell'esplosione.

    Al solito avete gli usuali sette giorni per postare, fino al 24/02
     
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    Numerologia 33: Ricerca


    Ci sono lezioni che devono essere apprese nella vita, ad esempio, fatti i fatti tuoi e non aiutare nessuno. Se riesci a salvarti da mostri feroci, devi scappare e basta.
    La visione onirica gli attraversa il cervello come un film che viene girato rapidamente. Quello che vede lo smuove nel profondo, ma gli eventi sono così concatenati da non poter immaginare di parlarne con gli altri. La priorità in questo momento è uscire vivi.
    Quindi...il Numerologo sprofonda ancora una volta, a sua difesa porta le braccia davanti al viso ed al corpo, per difendersi dalla creatura che appare. Ha giusto il tempo di fermare la caduta che uno spruzzo di terra lo priva della vista di quell'orrenda creatura. Forse è meglio così. Il cuore scalpita di fronte al nemico che prende forma. Gli spiriti gli tempestano la testa con vigore per il pericolo che cerca di divorarlo a morsi e dilaniare. Lo studioso si limita a nutrire i suoi spiriti con la sua energia vitale così che questi si possano condensare in forma di armatura traslucida intorno al suo corpo. Una corazza di spiriti brillanti e solidi come il migliore marmo, una difesa impenetrabile che lo dovrebbe proteggere dagli assalti del mostro. Non vuole uscire da questo scontro nemmeno con un graffio, non vuole dare al nemico alcuna presa sul suo corpo e vuole essere in perfetta forma per scappare.
    Il problema, adesso, è uscire fuori dalla buca prima che il campo minato brilli, con il Numerologo incluso.
    Ancora una volta va a nutrire uno degli spiriti con la sua energia e lo trasforma in una palletta traslucida che scaglia contro il nemico. Quando lo spirito andrà a collidere con il nemico dovrebbe andare a circuire i suoi meccanismi mentali impartendo un ordine semplice, semplicissimo: Fermo. Si rende conto di aver utilizzato un vigore, nella sua stretta psionica, assai più blanda del necessario, ma spera che l'organismo che ha davanti a sè sia semplice, mentalmente parlando, e quindi l'esercizio mentale dovrebbe esser più semplice. A conti fatti, poi, quello che gli serve è semplicemente che la creatura stia ferma mentre si da alla roccambolesca fuga.
    Aiuto!
    Si limita a dire nella speranza che qualche altro membro della spedizione gli dia una mano. La sua percezione avanzata dei rumori e dei legami gli disegna una mappa fatta di fruscii, sussurri, cuori che battono, anime e spruzzi di colore...ma questo non è utilissimo quando devi scavalcare una fossa in cui sei immerso con un mostro. Sperando nella forza della sua presa psionica, il Numerologo si limita a tentoni di scavalcare la piccola fossa in cui si trova, scalcia con i piedi, fa piccoli saltini ed artiglia il suolo con le mani con forza.
    Cercherà quindi di scappare più rapidamente possibile, evitando di centrare gli alberi presenti, per quello che la vista gli consente.
    Risolta questa situazione, dovrà lungamente parlare con i suoi colleghi di sventure di quello che ha visto.


    Equipaggiamento: Mazzo di Tarocchi
    Mana: 95-20-10=65%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Sussurri - Auspex spiritico, udito e dei legami nel raggio di 30 metri
    Figlio dei Numeri - Istant Casting ed aumento riserva di mana
    Spiriti: Giulietta - Percezione delle invasioni psioniche ed illusorie
    Spiriti: Giulietta - Percezione dei pericoli nel raggio di 30 metri
    Condivisione Spiritica - Immunità al dolore ed alle malie
    Continuità Spirituale - Telecinesi e cast dai tarocchi
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    Attive
    ۸ Numerologia: 22, la Creazione
    Attraverso lo studio delle pratiche occulte Augustus è divenuto padrone di una strana arte magica che sfrutta contemporaneamente la manipolazione della materia, degli spiriti e della mente.
    Richiamando a sè uno spirito e bisbigliandogli il numero ventidue Augustus è in grado di plasmare lo spirito secondo quelli che sono i dettami associati al numero.
    Ventidue numero della creazione e del materialismo. Lo spirito viene forgiato attraverso i sigilli alchemici e plasmato attraverso la manipolazione mentale al fine di trasferirlo temporaneamente nel piano materiale. Lo spirito che appare come fosse una nebbia lattiginosa può essere plasmato a creare una barriera sferica o rettangolare che possa difendere il suo evocare da eventuali offese di carattere fisico, magico o psionico.
    Tipologia: Attiva (difesa fisica/magica/mentale)
    Consumo: Variabile
    Durata: Un turno

    ۸ Numerologia: 3, Comunicatività. Prima Variante
    Attraverso lo studio delle pratiche occulte Augustus è divenuto padrone di una strana arte magica che sfrutta contemporaneamente la manipolazione della materia, degli spiriti e della mente.
    Richiamando a sè uno spirito e bisbigliandogli il numero tre Augustus è in grado di plasmare lo spirito secondo quelli che sono i dettami associati al numero.
    Tre è il numero della comunicazione e dell'estroversione. Dirigendo lo spirito verso un bersaglio Augustus sarà in grado di influenzare i suoi pensieri e costringerlo a compiere un'azione a sua scelta non autolesiva. Tanto maggiore sarà il consumo tanto maggiore sarà il vigore della costrizione.
    Tipologia: Attiva (attacco psionico)
    Consumo: Variabile
    Durata: Un/Due turno/i


    Equip esplorazione
    Zaino: zaino di media capienza
    Razioni/Acqua: razioni con barrette ipercaloriche per tre pasti. Una borraccia da un litro.
    Gessetti: sei gessetti (due bianchi, due rossi, due verdi)
    Corde: Due corde di 5 metri ognuna
    Fiammiferi/stracci: Una scatola di fiammiferi (venti in totale) e due semplici stracci di stoffa bianca di circa 50x20 cm.
    Coperta: una coperta di lana sottile.
    Occhiali: semplici occhiali di ricambio.
    Quaderno/penne: Un quaderno con una trentina di fogli, due penne (una nera ed una rossa).
    Provette: tre provette in plastica con tappo ermetico a pressione. Capienza 20 ml cadauna.

    Scheda: Qui

    Riassunto
    Subita la tecnica di accecamento, utilizza la Numerologia: 22 a consumo Alto per difendersi completamente dagli assalti del nemico. Quindi utilizza una malia psion (Creazione: 3) a consumo Medio per tenere fermo il mostro quei pochi attimi necessari a permettere al Numerologo la fuga dalla fossa ed allontanarsi prima del brillare delle bombe.
     
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    Aiuto!
    Augustus artiglia la terra friabile con le dita, in cerca di un appiglio che non arriva. La terra smossa di fresco dalle creature-talpa gli frana fra le mani, il Numerologo tenta di salire poggiando i calzari lungo il dirupo ma tutto quanto gli scivola sotto i piedi, scalciare non serve a niente: è come provare a nuotare controcorrente. Frattempo la bestia è immobilizzata, la presa psionica tiene ma quella è l'ultimo dei suoi problemi. Proprio alle sue spalle la terra ha dei piccoli sussulti, poi lentamente si dirada in due fosse distanti pochi palmi l'una dall'altra e da esse strisciano con lentezza esasperante due bestie identiche alla prima, che all'unisono sollevano i musi deformi e privi di orbite annusando l'aria in direzione dell'aviatore, per poi spingere le possenti braccia artigliate verso di lui, cascando con due tonfi nella vasta buca e prendendo ad avanzare, usando le sole braccia per camminare. La situazione di Augustus è disperata, ma proprio quando può già sentire il tanfo dell'alito delle bestie un braccio esile ma insospettabilmente forte gli afferra la mano, lo tira su con ben poco riguardo per le ossa della sua spalla che per alcuni momenti concitati sono obbligate a sostenere tutto il peso del corpo mentre infine il Numerologo è tirato fuori. Nel momento in cui i piedi si staccano da terra e l'esploratore vede la salvezza, subito le bestie che fino ad allora erano state caute e lente scattano feroci, schioccando le mandibole irte di denti ricurvi e protendendo in avanti gli artigli da incubo fissati sugli avambracci. Due folate di vento li sbattono indietro, mentre Augustus si accorge che in qualche modo, per qualche motivo, il suo volo non si ferma all'altezza del terreno, ma prosegue in una parabola traballante, con il terreno che si allontana e poi sembra riavvicinarsi di colpo come nelle montagne russe. Ma quelle non erano una giostra per bambini: era il topo che dopo averlo tirato fuori l'ha praticamente buttato su di un albero. Con la sola forza di un braccio... ed a non meno di cinque metri di altezza. Augustus adesso ha due opzioni: aggrapparsi al ramo che gli arriva addosso come un autotreno oppure sbatterci dentro la faccia e i denti, ritrovarsi con tutto il peso del corpo sbilanciato in avanti ma col cranio immobilizzato dall'ostacolo di legno e quindi ricascare con violenza di schiena al suolo proprio mentre esplodono le bombe della scimmia.
    Perché sì: Sharyu ha gettato le bombe. E non è certo colpa sua se nessuno le ha detto di non farlo.

    KRAKA-BOOOOOOOOOOOOOOOOM!!!

    La detonazione arriva sotto forma di un suono sordo come quello di un petardo potentissimo fatto brillare nelle tubature, la terra letteralmente si solleva e poi ricade come se ci fosse uno strato friabile ben distinto da quello più profondo, per un momento abbassando lo sguardo Augustus può quasi intravedere le gallerie scavate dalle letali bestie-talpa, che hanno carotato tutto il terreno generando una sorta di labirinto instabile proprio dove il Numerologo e gli altri avventurieri stavano pestando i piedi fino a poco prima. La detonazione delle mine non ha attecchito a pieno sul terreno, la violenza dell'esplosione si è sfogata sui cunicoli alti non più di un paio di metri, devastando tutto ciò che c'era al suo interno e facendoli crollare su se stessi generando una impressionante depressione nel terreno che si estende a vista d'occhio nella foresta, dove anche aguzzando la vista si possono vedere zolle di terra cadere in una sorta di reazione a catena che prosegue per qualche istante anche dopo il dissiparsi dell'energia cinetica delle bombe. Qua e là fra la terra riversa si possono vedere zampe, crani o membra in pezzi, schizzi di sangue nero oppure viscere scure sparse dappertutto. C'erano letteralmente decine di quelle bestie, là sotto, ed apparentemente l'esplosione le ha uccise tutte.

    « TU SEI PAZZA!!! »
    Urla e sbraita Dotsuku all'indirizzo di Sharyu.
    « PAZZA!!! PAZZA, TI DICO!!! TU SEI PERICOLOSA!!! PAZZA E PERICOLOSA!!! STAMMI ALLA LARGA, NON TI AVVICINARE NEANCHE!!! MI HAI QUASI AMMAZZATO, PORCA PUTTANA!!! »
    Un fiume di spropositi, insulti e bestemmie investe la radura con una violenza se possibile ancora più devastante di quella delle bombe fatte brillare poco prima da Sharyu, che di contro si becca tutto quel torrente impetuoso di improperi abbozzando un sorriso impacciato mentre cercava di dissimulare, anche se poi fu la prima a trarre un largo sospiro di sollievo rendendosi conto che la situazione di pericolo era terminata. Quello conciato peggio era Dotsuku, che aveva le vesti lacerate e in pezzi e tagli superficiali sanguinanti sui fianchi, sui polpacci e su tutta la parte superiore delle gambe. Nonostante sanguinasse, però, a giudicare da come urlava e si sbracciava non sembrava neanche lontanamente ferito in modo grave, ed anzi c'era da sorprendersi di come fosse rimasto tanto a lungo piantato al suolo con quelle belve che lo azzannavano senza riportare qualcosa di più di qualche graffio.

    « VOGLIO DELLE AT!!! »
    Gridò all'improvviso, cambiando il bersaglio della propria rabbia da Sharyu al topo, reo di essere in possesso al pari della collega donna di quelle strane calzature volanti futuristiche che gli permettevano azioni sovrumane. Dotsuku fu prodigo di un fiotto di maleparole, poi tornò ad articolare frasi di senso compiuto:
    « IL RE DEL CIELO DEVE DELLE ATTì ANCHE PER ME!!! PER QUALE MOTIVO SONO SEMPRE LO STRONZO DEL GRUPPO??! »
    E giù ancora frasi irripetibili che però servirono a sfogare la sua frustrazione, oltre ad arricchire il vocabolario di Augustus di almeno una buona dozzina di nuovi improperi mai uditi dal numerologo ed estremamente coloriti, nonché terribilmente scabrosi.

    Il topo comunque non rispose, non troppo smosso dall'esibizione di cattive maniere del collega. Si trovava due rami più in alto rispetto ad Augustus, seduto comodamente con la schiena poggiata sulla corteccia del colossale albero alieno e le gambe distese in avanti nemmeno fosse su di un materasso. A vederlo non sembrava reduce da un combattimento, pareva più prossimo a schiacciare un pisolino. Aveva l'espressione vuota, la faccia di chi moriva di sonno e gli occhi socchiusi, a malapena visibili. In qualche modo nel giro di pochi istanti aveva: afferrato la mano di Augustus, tirato fuori il Numerologo dai guai scagliandolo in alto fuori dalla portata dell'esplosione come se fosse un sacco di patate, saltato a sua volta superando in altezza l'aviatore stesso e poi infine guadagnato quella posizione comodissima. Neanche quel tipo era tanto normale, a ben vedere.

    « Ho sentito dei colpi di arma da fuoco. »
    Disse Sharyu, indicando un punto in una direzione che probabilmente era l'ovest. Che forse era l'ovest. Anzi: che secondo una prima stima preliminare e senza alcuna certezza assoluta era l'ovest.
    « Saranno i nani, credo. Erano gli unici con dei armi a polvere nera, vero...? »
    Una coppia di scoppi esplosi a poca distanza l'uno dall'altro risuonarono nella foresta, distorti dall'eco prodotto dal rimbalzare del suono fra i tronchi colossali degli alberi. Di lì a poco Augustus avrebbe udito anche degli scalpiccii, suoni di qualcosa di molto grosso e molto numeroso che si approssimava.

    « Dovremmo andarcene e metterci in salvo. »
    Sentenziò il topo, lacunoso.
    « Mi sembra molto pericoloso. »
    Sharyu lo ignorò, sistemando lo zaino e muovendosi in quella direzione.
    « Ci sono dei compagni in difficoltà! »
    Disse in tono risoluto,
    « Forse hanno incontrato quelle bestie! »
    Guai in vista...

    CITAZIONE
    Situazione da quiete prima della tempesta. Tutto fa presagire che i problemi inizieranno adesso, e quelli affrontati finora sono giusto un antipastino prima della portata principale. Con un semplice gesto istintivo e senza bisogno di altro se non il semplice istinto di sopravvivenza Augustus può allungare le mani e attaccarsi al ramo più vicino, dopo che il topo l'ha scagliato in aria come un sacco di patate. Nulla vieta naturalmente di usare abilità di un qualche tipo per facilitarsi l'azione ed evitare gli spiacevoli effetti collaterali: se non ha delle protezioni ai palmi (vanno bene anche dei semplici guanti) chiaramente l'impatto lascia delle escoriazioni per l'attrito prodotto dall'impatto contro la superficie scabrosa del ramo, inoltre c'è il rischio di subire un contraccolpo alla spalla a totale ed esclusiva discrezione del giocatore, che valuterà in base al personaggio ed al semplice gusto. Per il resto si prosegue, la quest è appena agli inizi...

    In questo turno Montecristo viene pngizzato, in caso di mancata risposta anche in data 09/03 sarà escluso dalla quest senza conseguenze.
     
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25 replies since 2/1/2019, 10:06   512 views
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