The Strangers of New Valhalla

Se dovessimo restare al suo cospetto, bhè, probabilmente diventeremo polvere, poi farfalle, poi una forchetta e poi ancora un fungo e poi una lincelepre del Bozuana. Ci siamo capiti?
Al termine del suo lungo eloquio, Augustus avrebbe scoperto di avere addosso gli sguardi di tutti i presenti, sopracciglia inarcate ed espressioni stranite.
« Una... farfalla? »
Domandò esitante Sharyu, che preoccupata si sistemava gli occhiali sul naso.
Frattempo ci fu un'altra granicola di colpi di arma da fuoco proveniente dalla boscaglia, la scimmia guardò in quella direzione distraendosi momentaneamente dal maestro, che aveva bisogno di aiuto per scendere dall'albero.
« Ehi, tu. »
Dotsuku mollò una spallata al topo, che a momenti cadeva a terra.
« Di che parla? Dove merda si trova il Bozuana? »

« Credo sia... sotto shock, ecco. »
Poco più in là, Sharyu agitò una mano per far cenno loro di stare buoni per un momento. Guarda fissa in una direzione specifica, la stessa su cui da un po' era orientato il topo. La stessa da cui provenivano gli spari.
« Ha solo battuto la testa... si riprenderà. C'è qualcosa che... »
« E' colpa tua, testa di idiota!! L'hai spinto troppo forte, io ti... »

« Donuts!!! Donuts, prendi il maestro!!! »
L'energumeno del gruppo si sbracciò, spazientito.
« Si può sapere che cazzo avete tutti?? Io... »
Un "crack" deciso di rami che si spezzano, altri colpi di fucile ed un ringhio mostruoso preannunciarono l'arrivo di quella cosa.
Dotsuku smise di sbraitare, si fiondò sotto il ramo su cui era appollaiato il povero Augustus, gli protese le mani e gli gridò di buttarsi e farsi afferrare al volo senza tante cerimonie. Tempo per le cortesie non c'era. Erano proprio sulla sua traiettoria.

« Via da qui!!! »
Gridò la scimmia.
« Via!!! Levatevi!!! »
Disse un'altra voce femminile e familiare mentre faceva esplodere un'altra granicola di colpi d'arma da fuoco.
Sharyu balzò a destra. Il topo saltò via a sinistra. Dotsuku bestemmiò forte.
Venne investito come da un treno in corsa dal gigantesco mostro mutato delle dimensioni di un rhinox del nord adulto, ma dalla pelle orribilmente piagata da chitine nere disposte in più strati, quattro arti deformi che falciavano il terreno sollevando enormi zolle ed un cranio allungato, simile al corpo di un serpente che emerge dal costato di un enorme ragno a quattro zampe, culminante nelle fauci uncinate e grondanti saliva venefica di un canide di qualche genere. L'impatto fu violentissimo, il mostro si abbatté sullo Storm Rider veterano come un autobus lanciato in corsa contro una parete di cemento, l'uomo aveva alle spalle l'albero su cui era finito Augustus su cui si schiantò in un boato di ossa rotte e corteccia in frantumi.
Il titanico albero venne spaccato per un terzo, ma resistette perché era semplicemente troppo mostruosamente grande per cedere perfino ad un impatto di quella magnitudo. Si alzò un fragore di terra e polvere, che faticò a diradarsi anche quando Dotsuku, vittorioso, piegò con una violentissima torsione il cranio della belva esibendo una forza fisica non da tutti. Il verso di agonia della bestia si strozzò assieme alle sue corde vocali, morendo soffocato da un sinistro scricchiolio di ossa e cartilagini ridotte in frantumi, mentre più in alto i colpi di arma da fuoco non ne volevano sapere di smettere.

BAM! BAM!!!
La bestia era già morta. Icore nera volava ovunque.
Un singhiozzare distinto. Il click secco del cane ed i proiettili che tornavano nella canna.
BAM! BAM!!!
Ancora un singhiozzo misto a pianto.
« Ehi!!! Smettila, insom--- »
BAM! BAM!!!
« Porca put--- Fatela smettere, insomm--- »
Ancora il tipico suono di un'arma a pietra focaia che si ricarica.
BAM! BAM!!!
Cervella ovunque.
Morto stecchito, l'animale franò proprio addosso a Dotsuku, che schiacciato fra la carcassa e l'albero non poteva muoversi e si ritrovò investito da un fiotto di liquido cerebrospinale misto a sangue nero.

« HAI ROTTO!!! SMETTILA DI SPARARE O TI AMMAZZO!!! »

Augustus avrebbe riconosciuto la giovane elfa chiamata Flute aggrappata con una mano alla peluria nera della bestia morta, che con la mano libera tremante fra pianti e singhiozzi strozzati e la faccia congestionata seguitava a tentare con scarso successo di ricaricare, incapace di udire le imprecazioni di Dotsuku, che più in basso lottava contro il peso dell'animale che minacciava seriamente di schiacciarlo. L'elfa era incolume, ma aveva addosso tanto di quel sangue nero da essere irriconoscibile, i capelli che erano stati di un delizioso dorato tenue imbrattati di sudiciume e foglie, gli abiti verde foglia strappati in più punti, gli avambracci e le gambe esposte fra le ginocchia ed il bacino piene di graffi. Era decisamente sotto shock, da lontano Sharyu tentò di chiamarla ma non ottenne nessuna reazione.

« I... Il... b... B. Br... »
Flute tira su rumorosamente col naso. Ha la faccia impastata di sangue nero e grumi di sudiciume, pezzi di carne e cervella. Nonostante ciò rivolge ad Augustus uno sguardo con gli occhi grandi ed espressivi che sembrano implorare. Un'espressione del genere è una pugnalata al cuore per qualsiasi creatura dotata di sentimenti.
« I braccio. Il braccio di Latifa... »
Trema tantissimo. Guarda la creatura, nel frattempo sopraggiungono i tre Storm Riders e Montecristo. Tutti guardano l'elfa senza capire, anche perché lei parla a voce talmente bassa che è quasi un sussurro, fra il tono così flebile ed i balbettii solo Augustus può capire ciò che sta dicendo.
« Possiamo ancora... vero? Il braccio di Latifa... Lady Kalia. Lei può. Vero? »

« Che sta dicendo?? »
Chiede Sharyu, cauta.
« Dove sono i nani? Altri gruppi sono stati attaccati...? »
Dal modo in cui parla, è chiaro che è preoccupata per la sorte delle altre squadre. Fosse per lei, probabilmente si sarebbero fiondati tutti a salvarli, ma al contempo sembrava combattuta. Prima di tutto, però, c'era da capire che cosa stava dicendo Flute.
« Devo tornare indietro dalle altre... però il braccio... »
Flute guardò di nuovo Augustus, supplicante. Poi ancora la bestia. Poi i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime, il labbro inferiore fu colpito da un tremore incontrollato, infine la giovanissima elfa scoppiò di nuovo a piangere.
« Per favore, devo riprendere il braccio di Latifa... »
Nessuno dei Riders capì che cosa stava dicendo. E non c'era nessun braccio là attorno, e nemmeno al suolo. A meno che...

« Tentare di salvare gli altri è un errore. »
Disse infine in tono convinto Sharyu, beccandosi gli sguardi di tutti i presenti.
« Orientarci è impossibile. Se proviamo a muoverci in una direzione casuale perdiamo quel poco di orientamento che siamo riusciti a mantenere finora. Inoltre tentare di salvare un gruppo nei guai significa ficcarci nei guai a nostra volta, e noi non siamo immortali. Né possiamo sostenere decine di combattimenti nell'arco di poche ore. Oltretutto se torniamo indietro il senso della nostra missione viene meno, senza contare che gli ordini che abbiamo ricevuto sono chiari. C'è solo una cosa da fare: proseguire. »
Indicò la direzione che presumibilmente era quella corretta per andare avanti. Se quella era la direzione giusta, allora presumibilmente a destra ed a sinistra c'erano le altre squadre, quasi certamente in pericolo. Alle loro spalle, invece, il grosso della missione con i mezzi, la scorta armata di ranger ed il personale non-combattente. Che fare?

Ne nacque una breve discussione che si poteva riassumere in questo modo: Augustus deciso a proseguire mandando indietro un singolo elemento, Sharyu decisa a proseguire senza dividere il gruppo, il topo e Montecristo silenziosi che non si esprimono e Dotsuku che si lamenta di tutto quel gran discutere. Alla fine Montecristo si offrì volontario per portare avanti la versione del piano avanzata da Augustus, nel disappunto espresso da Sharyu secondo cui era inutile mettere in pericolo elementi del team costringendoli a muoversi a casaccio senza sapere bene dove stavano andando e per di più soli ed isolati. Non ci fu modo, comunque, di smuovere la Storm Rider nel lasciar partire Flute, che ancora in evidente stato di shock non era assolutamente capace di badare a se stessa e per questo venne praticamente obbligata a seguire il gruppo sebbene in un primo momento fosse intenzionata a ricongiungersi col resto delle sue compagne in pericolo. Ritrovarono anche il braccio di Latifa, anche se per farlo fu necessario letteralmente aprire lo stomaco della bestia e tirarne fuori i resti. Fra le viscere dall'odore nauseabondo Dotsuku tirò fuori tre dita, un omero spezzato a metà e della gelatina che sembrava passata sotto acido solforico che un tempo era stata pelle e carne. Non era abbastanza neanche per essere sicuri che quello fosse l'arto che cercavano, comunque su suggerimento di Sharyu avvolsero tutto quanto in un panno con alcuni stecchi a tenere insieme il tutto e dare l'illusione che quello fosse effettivamente un arto integro e completo. Flute scoppiò a piangere appena Sharyu le consegnò quei miseri resti e per tutto il resto del viaggio continuò a singhiozzare stringendo al seno quel fagotto malconcio.

Ma a questo punto c'era davvero poco da fare: dovevano proseguire. La foresta si era fatta improvvisamente pericolosa, quando per tutta la prima parte del viaggio avevano camminato per ore senza nemmeno ravvisare un qualche pericolo. Eppure adesso c'era un'aura di rischio che avvolgeva quel luogo. Il bosco aveva occhi e orecchie affamate che osservavano i presenti senza palesarsi. Dietro ad ogni cespuglio, dietro a ciascuno degli alti alberi dalle dimensioni titaniche, su ogni fenditura ed ogni anfratto c'era da temere chissà quale mostro mutato assetato di carne umana. Scese la notte e dovettero accamparsi, accesero il fuoco eppure anche così sembrava che i mostri fossero dappertutto. Infine dopo un tempo apparentemente infinito arrivò l'alba ed ancora nulla era successo. Nessun attacco da parte dei mostri, nessuna disperata lotta per difendersi dai pericoli nascosti nella foresta. Forse una volta tanto nella vita Augustus era stato fortunato...

« Oh, salvaci... »
Stavano marciando da ore, quando all'improvviso il topo si era fatto irrequieto. Normalmente silenzioso e tranquillo in coda al gruppo, aveva accelerato il passo fin quasi a mettersi a correre, sopravanzando tutti di un bel po', salvo poi fermarsi sul ciglio di un dirupo.
« Natsuki!! Non puoi fare una cosa del genere, è pericolos-- oh... cielo. »
Sharyu per prima inseguì il topo e lo raggiunse, afferrandogli il braccio... salvo poi bloccarsi a sua volta, paralizzata da ciò che vedeva.
Con la dovuta calma arrivarono anche Dotsuku, Augustus e Flute, che finalmente si ritrovarono a loro volta ad ammirare quanto i loro compagni stavano già vedendo.

La valle aveva delle dimensioni sterminate, tanto vasta che l'occhio si perdeva in ogni direzione, confuso fra la nebbia del tardo mattino ed il verde smeraldo dei boschi che la circondavano. Il dirupo non era alto più di una decina di metri di sabbia friabile, ma sotto c'era un oceano di asfalto e cemento talmente enorme da far sembrare Klemvor piccola. Da quella posizione privilegiata, Augustus avrebbe potuto intravedere il groviglio di strade e autostrade, fabbriche ed innumerevoli decine di centinaia di abitazioni di ogni tipo, sebbene tutto quanto diventava improvvisamente piccolo ed insignificante al cospetto di una fila di giganti squadrati di color nero ebano, tanto enormi che raggiungevano le nubi con la loro stazza, e non erano visibili al di fuori della foresta da cui provenivano solo per chissà quale strambo gioco di luci creato dal warp. I monoliti neri erano colossali, si stagliavano alti come meridiane mandando in ombra intere porzioni della città, che pure aveva per lo più forma circolare come ad assecondare quei titani oscuri, quasi la città si fosse creata attorno ad essi. Perfino i fiumi si inchinavano a quei colossi, aggirandoli ed abbracciandoli senza però incontrarli. Era semplicemente il fenomeno di riscrittura più vasto e profondo cui un uomo fosse stato testimone in prima persona su Endlos, il più gigantesco e monolitico evento del genere mai avvenuto su tutto il semipiano. Letteralmente il maelstrom aveva strappato via una grossa porzione di un mondo, catapultando su Endlos non giusto qualche viandante sperduto e spaventato, ma un'intera popolazione di chissà quante decine di migliaia di persone... forse milioni! Perché quel luogo aveva tutta l'aria di una città il cui livello di civilizzazione era post-industriale, dio solo sa quante anime ospita una città così vasta.

« Porca puttana. »
Disse Dotsuku mentre tutti gli altri erano a bocca aperta non avevano proprio un bel niente da dire, a disagio.
« Ci siamo persi...? »

« No, voi non capite... »
Il topo alzò il dito, indicando i quartieri più vicini ed immediati della città. Una propaggine semicircolare lambita dal fiume a nord e dal promontorio a sud. Un quartiere che, stranamente, aveva tutta una serie di elementi che sarebbero sembrati familiari perfino ad Augustus...
« Non ci siamo persi. Abbiamo ritrovato casa. »

« Klemvor! »
Un tempo dominio delle macchine, considerata da tutti preda dei capricci del warp e scomparsa nel nulla, adesso era proprio davanti ai loro occhi, diventata un pezzo di qualcosa di infinitamente più enorme. Klemvor. Ritrovarsela davanti nel presidio Est e nel bel mezzo del Garwec non aveva minimamente senso, un po' come tutto il resto in pratica...
« K... Klemvor!!! »
« Aspetta, Donuts! Non fare sciocchezze, non...! »
Realizzato che quanto diceva il topo era vero, Dotsuku non attese un istante di più e si gettò in avanti, scavalcando il bordo del crepaccio e lanciandosi di sotto cavalcando la sabbia friabile in parte cadendo, in parte mantenendosi miracolosamente in equilibrio mentre cadeva. Era pur sempre uno storm riders, anche se non calzava le loro peculiari Air Treck...

Fermi! Fermi! Dobbiamo aspettare! Dobbiamo aspettare che arrivi il resto della carovana, rimettere insieme i pezzi, aggiornarci e poi proseguire! Ci troviamo di fronte a qualcosa di straordinario....straordinariamente pericoloso!
Dotsuku era andato, corso giù lungo il declivio senza che nessuno avesse modo o voglia di inseguirlo per farlo ragionare, meno che mai Augustus, che si limitò a placare gli animi. Anche se inizialmente Sharyu aveva tentato in tutti i modi di trattenere l'irruenza del compare, anche lei si trattenne sospirando scoraggiata.
« Ha ragione il maestro. »
Ammise suo malgrado.
« Comunque so già dove è diretto. Spero solo che non combini casini... »
Guardò il topo, che fra i tre storm riders era decisamente il meno sconvolto dal rinvenimento di Klemvor.
« Tu ne sapevi niente...? »
La donna indicò Klemvor, che si estendeva a perdita d'occhio alle sue spalle, poi guardò il compagno.
« Natsuki, hai detto che il Re del Cielo aveva parlato di tornare a casa, quando ci ha incontrato! Ma non mi aspettavo intendesse letteralmente! »
Stavolta fu il turno del topo di fare spallucce.

« Non puoi incontrarlo. Non puoi capire. »
Rispose lui, enigmatico.
« E' evidente che sua maestà sapeva già qualcosa, però non ci ha detto niente. »
Alzò gli occhi, poi si corresse.
« Anzi... mi ha detto... Questa cosa è davvero fastidiosa. »

« Ahn... »
Timidamente, Flute tirò una manica di Augustus, attirando su di se l'attenzione.
« Ecco... Latifa, Muse e Vidia sono da sole. Non sono tanto capaci di orientarsi in questa foresta, io ho paura che... voglio dire... » Esitò per un po', poi proseguò: « voglio dire: adesso che siamo qui, possiamo tornare a cercare il gruppo principale? Voglio chiedere a mio padre se può inviare qualcuno a cercarle. »

Siamo alle battute conclusive della miniquest, poi si va avanti con la trama.

Potreste spiegarmi un po' meglio chi è questo Re del Cielo? Ne state parlando da ore ed ore in più occasioni, ma non riesco a comprendere di cosa state parlando. Però mi pare di capire che costui possa avere delle informazioni utili? Forse sbaglio?
I due riders rivolsero la loro attenzione ad Augustus, mentre Sharyu per prima prendeva la parola per fornire una risposta.
« Beh, immagino non sia nulla di segreto. Possiamo anche parlarne ad un esterno... »
Il Topo rispose con uno sguardo apatico e si mise da parte, lasciando alla più anziana scimmia l'onore delle spiegazioni.
« Tanto per cominciare... noi veniamo da là. Tu la conosci come Klemvor, città delle macchine, ma per noi è "La Foresta", la nostra terra natia che abbiamo difeso nel corso di oltre un decennio pagando con il sangue. »
Sharyu indicò Klemvor, confermando quanto già Augustus sapeva riguardo le sue origini: era senza dubbio una Storm Riders, anche se non seguiva il profilo standard dei ragazzini teppisti che circola su Laputa riguardo le tribù della tempesta.
« La persona di cui stiamo parlando è colui che è asceso al ruolo di Re del Cielo, a metà fra un sovrano ed un messia con poteri assoluti fra le nostre tribù. Noi... io, Natsuki, Dotsuku ed altri ancora, eravamo esiliati. Storm Riders cacciati dalla "Foresta" per vari motivi. Quando il Re del Cielo è asceso al trono ci ha regalato la grazia dai nostri peccati, e ci ha richiamato alla nostra dimora. I nostri nove compagni si erano già radunati, quando improvvisamente la Foresta è sparita nel nulla, lasciando noi tre tagliati fuori... »
La voce di Sharyu prese una piega triste, mentre ammirava il gigantesco e caotico conglomerato di asfalto ed edifici che chiamava "casa".
« Dotsuku era disperato... io pensavo fosse semplicemente un segno divino. Sfortuna, insomma. Poi però abbiamo scoperto che anche il nostro "Re" era rimasto tagliato fuori, perché il giorno stesso in cui Klemvor è scomparsa per un colpo di fortuna aveva lasciato la città, salvandosi. Così ci ha reclutati tutti e tre per questa missione, ma probabilmente nemmeno lui era certo di ciò che avremmo trovato oltre quello strano bosco infestato dai mostri. »

« Quando ho chiesto quando saremmo tornati indietro, mi ha risposto che "forse non ce ne sarebbe stato bisogno". »
Concluse il Topo, che nel frattempo si era accucciato ai piedi di un albero, con tutta l'aria di uno che ha intenzione di sonnecchiare per qualche ora.
« In realtà c'erano anche Sharyu e Dotsuku, ma loro non possono ricordarlo perché sono troppo vecchi. Quelli di "Prima Generazione" come loro si spengono come lampadine appena si avvicinano al Re del Cielo. »
Sbuffò, enigmatico, mentre sbadigliava.
« Poi capirai. Tanto lo incontrerai presto... starà arrivando. Ha con se la sua guardia pretoriana al completo, tutti Storm Riders del livello di un "Re Incoronato". Nemmeno un intero esercito può fermare quei mostri. Dobbiamo solo aspettare... »
Mentre il topo parlava, comunque, Sharyu aveva iniziato ad armeggiare con il suo voluminoso zaino militare, per estrarne quella che sembrava una pistola ed alcuni tubi rossi. Un lanciarazzi di segnalazione! Sorrise radiosa ad Augustus, poi senza nemmeno accettare un preavviso lanciò il primo bengala, che esplose nell'aria sparando un forte botto seguito da una stella rosso fuoco.
« Funzionerà! »
Disse la ragazza, fiduciosa.
« Se anche non riescono a vedere il segnale, l'eco dei botti li guideranno fino alla nostra posizione. Così possiamo anche evitare di girare alla cieca lungo il crinale per andare noi da loro. Saranno loro a venire da noi! »

« Quindi vorreste... fermarvi qui...? »
Flute comprensibilmente era la meno entusiasta all'idea di attendere l'arrivo dei rinforzi, però contemporaneamente non aveva argomenti per spingere il resto del gruppo a seguirla di nuovo dentro la foresta, inoltre probabilmente era la più spaventata di tutti all'idea di trovarsi di nuovo faccia a faccia con quelle creature chimeriformi. Sharyu le sorrise incoraggiante, ma l'ultima parola spettava ad Augustus...

Siamo a fine quest: se decidi di accettare l'idea di Sharyu e di fermarti ad aspettare l'arrivo degli altri gruppi e del corpo principale della spedizione la quest si conclude con il tuo post, se invece scegli di viaggiare lungo i bordi del cratere si prosegue ancora per qualche post!