Un altro Sud

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    Viaggiatore dei Mondi

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    *Snap*

    E’ il terzo che perdo oggi oggi, la canna è ormai rovinata. Forse la colpa è del mare mosso, probabilmente si è scatenato per via del casino ad Ovest. Forse un mare pieno di creature aggressive non è esattamente un ottimo posto per sopravvivere di pesca. Forse dovevo dare ascolto a mia madre, in fondo un posto come legionario a Merovish non deve essere così brutto.
    Almeno avrei una paga. Del cibo.

    “Sigh.”

    Osservo la lenza spezzata, pare strappata dopo essersi incagliata in qualche roccia. Chissà se riuscirò a trovare un filo nuovo in un angolo del Porto, magari scartato da qualche altra povera anima che come me si è arresa. Forse posso chiedere a Lesty, se mi riesce a fare di nuovo credito dopo l’acquisto dell’ultima barca che ora è in fondo alla secca.
    Guardo il cielo, sembra ora di pranzo. E ora che cosa porto a casa mia moglie e dal piccolo Dan? Pesci non ne ho, probabilmente se mi dirigo alle reti a riposo riesco a rubare qualcosa agli altri più fortunati.
    “No, ho smesso quella vita. Meglio cercare qualche mollusco, sicuramente più dignitoso”, mi ripeto a bassa voce. Suono rassegnato, ma non posso sicuramente finire di nuovo dietro alle sbarre per qualche testa di pesce rubata al boggart sbagliato.

    Mi dirigo quindi verso un gruppo di rocce già conosciuto, nella parte nord della secca che costeggia il Porto. Un po’ nascosto magari, ma almeno ho la certezza di trovare qualcosa di commestibile per la famiglia.
    Dietro qualche pietra riesco a trovare delle cozze, qualcosa di inerte e un paio di cosi simili a dei crostacei che non scappano appena mi avvicino. Il secchio è pieno per metà, forse meglio fermarsi e tornare indietro. Non sia mai che dei pirati appena attraccati decidano di accamparsi in zona, non sarebbe la prima volta che l’ho scampata per miracolo.
    Ed è in quel momento che la vedo.

    Un piccolo guscio a spirale, forse appena riversato dal mare al fianco di una crepa nel muro che forma l’interminabile scogliera. Di tutte le conchiglie nell'area, l’unica che brilla di una magnifica luce perlacea. E’ magnifica, sarebbe un bel regalo per Dan, in modo da farmi perdonare per l’ennesima giornata che passeremo a mangiare poveri molluschi.
    Ma si dai, perché non prenderla?

    Mentre allungo la mano però una luce emana dalla crepa. La roccia… Si sta muovendo? No, non solo. Si sta per aprire, come una porta. Verso di me? Forse un po’ velocem…

    *crunch*




    zYt1hjF

    Una mano destra particolarmente ricca di anelli si sporse dal portale appena creatosi, aggrappandosi alla sua estremità. Lo afferrò con forza, quasi come a cercare un appiglio per potersi levare, e fu in quel momento che la luce si dissolse dalla fenditura e la figura che stava per approcciarsi verso il porto si mostrò per la prima volta.
    Occhi bianchi, quasi pulsanti, emananti una misteriosa aura mistica. Capelli brizzolati, pelle scura, abito sontuoso e ricco. Parecchio sudore anche, forse perché non più abituato al caldo emanato dal presidio Sud visto il tempo trascorso nel dominio ultraterreno dei propri dei.
    Ibrahim mise i piedi nella sabbia ombreggiata, coprendosi gli occhi per poter aguzzare la vista e vedere dove era arrivato. Acqua ovunque, un approdo portuale. Nel Sud.

    “Ma di tutte le località dove si poteva aprire questo portale proprio il Porto Sepolto?”

    Lo sguardo gli cadde ai piedi, la sabbia che gli accarezzava le dita. Gli era mancata quella sensazione, quasi garanzia di essere a casa. E proprio vicino al destro vide qualcosa di strano, un rivolo di acqua rossa. No, troppo densa.
    “Sangue?”
    Risalendo alla fonte notò prima un pezzo di cervello, poi un occhio forse schizzato via da un impatto. Un pezzo del naso, una ciocca di capelli poco più in là. E poi il resto del corpo chinato al fianco del portale, con il viso incastrato dietro alla pietra che si era aperta per permettere l’ingresso del tramite.
    Trattenne a stento un conato di vomito mentre si allontanava dal deceduto, quindi si mise un braccio davanti al naso per bloccare qualunque tentativo di riversare lì a fianco ciò che era riuscito a mettere nello stomaco prima di attraversare le dimensioni.
    Attraversare le dimensioni.

    Lo stupore si dipinse sul suo volto, prima di tramutarsi in una sensazione di urgenza: il morto poteva aspettare, il portale stava per chiudersi e non era l’unico che doveva attraversarlo. Dopotutto era andato a recuperarlo apposta, seppur gli sfuggisse il motivo, ma gli ordini erano ordini.

    Allungò quindi il braccio libero all'interno della fenditura, rivolgendosi a qualcuno che non si riusciva a scorgere dall'esterno. Forse nascosto dall'altra parte, timoroso di uscire. Gli fece cenno con la mano come ad invitarlo.

    “E’ ora, esci prima che si chiuda definitivamente.”

     
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    TRUE LOVE IS POSSIBLE ONLY IN THE NEXT WORLD — FOR NEW PEOPLE. IT IS TOO LATE FOR US. WREAK HAVOC ON THE MIDDLE CLASS.

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    ♪ Fare thee well, fare thee well,
    fare thee well boys 'cos I'm going away
    fare thee well to the Ramblers
    who've been drinking with me.
    and to the girlies who've been looking after me.
    Fare thee well, fare thee well,
    un bicchiere solo e ce ne andremo via
    salutiamo gli amici, i musicisti e le ragazze
    sollevando il bicchiere dell'addio. ♬



    Musica, luci laser, schiamazzi.
    Questo proveniva dal portale nel quale si sporgeva Ibrahim. Il delirio di un mondo che non dormiva mai, di un universo di luci, di violenza e di passioni. Un città chiamata come la notte, luminosa e decadente come una stella artificiale.
    Un assurda figura, alta poco più di un metro e qualche mela, ne piroetta fuori giusto qualche attimo prima che il varco nella roccia si richiuda su se stesso.
    E' vestita di un lunga giacca di pelle rossa, cucita assieme a quelli che sembrano dei filamenti olografici che formano disegni tridimensionali sulla sua schiena. Ai polsi porta diversi braccialetti fosforescenti e, nonostante le sue mani fino agli avambracci siano sporche di una sostanza nerastra, come se le avesse immerse nella pece, le sue lunghe unghie sono laccate di colori psichedelici.
    "Addio, Merlo! Non dimenticarci!" si sente ancora salutare dall'altro lato, mentre la magia sigilla quella realtà così lontana dal semipiano.
    La creatura si esibisce in un profondo inchino verso la festa che i suoi amici di Night City gli avevano dedicato - appena prima che la Okosama Star irrompesse con le sue guardie vestite di nero e manganelli, dando vita al party / rissa d'addio più bello del mondo.

    Beh, ora era nel passato.
    Merlo annusò l'aria salmastra della scogliera, mentre un sorriso da squalo gli si disegnava sul volto squamato di verde.
    "Ah... la mia Endlos. E' passato del tempo! E' bello essere a casa." sospirò con aria sognante, mentre si toglieva dal volto un paio di occhiali virtuali che cambiavano colore col movimento.
    Strizzò l'occhio al suo socio e cominciò a spogliarsi, gettando le vesti all'interno di una sacca di cuoio, lavandosi via smalti e tatuaggi nella fredda acqua che bagnava le coste del Presidio Meridionale.
    "Di un po', prete... sei sicuro di averci mandato nel presidio giusto? Non ricordo mica tutta quest'acqua, l'ultima volta che son stato nello Yuzrab." commentò con una risatina.

    Ma non preoccuparti, Ibrahim, non è colpa tua. Solo, l'ultima volta che ho mosso questo personaggio, il mare non sapevamo bene dove stesse, e facevamo tutti finta fosse solo ad Ovest.

    In pochi secondi, l'individuo conosciuto a Nightcity come Merlo, eccentrico musicista e ladro di multinazionali, era nudo come il giorno in cui era uscito dall'uovo.
    La creatura rassomigliava un rettile antropomorfo, la pelle squamata e all'apparenza dura come il cuoio era di un verde appena sbiadito. Due occhi del medesimo colore svettavano intelligenti dal cranio, contornato da due grosse orecchie da pipistrello.

    Merlo era un Boggart, un Molliccio delle profondità, un Figlio dei Cunicoli.

    "Certo che... fa freschetto, qua al sud." rabbrividì, dopo aver fatto ciondolare le membra all'aria per qualche secondo. Era ancora ben ubriaco.
    Cominciò a rovistare all'interno della sacca, che all'improvviso, sembrava molto magicamente simile ad un grosso cappello da Bardo.
    "Queste sono le braghe dell'Endlossverse, questi gli stracci delle Lande Senza Nome, un cambio per Solitude... oh, ecco dov'erano quelle camicie prese a Collevento! ... o era Roccavento? Sto proprio invecchiando."
    La cosa andò avanti per circa un minuto, e quando finalmente il molliccio riemerse dal gran cappello, era molto più in linea con l'ambientazione.
    Indossava una camicia bianca, logora ma al tempo stesso pulita e all'apparenza costosa, fasciata da un gilè rosso sangue e delle eccentriche braghe arancioni adornate da inquietanti motivi scuri. Ad un orecchio portava ora due orecchini d'oro, mentre al collo portava, legata ad un laccio, una piuma rossa.
    "Addio, Merlo... bentornato, Zampesporche."
    Le maniche della camicia, arrotolate fino al gomito, lasciavano vedere la pelle annerita della creatura, che tuttavia sembrava non curarsene minimamente.
    Era finalmente tornato a casa! Dopo tanto peregrinare con la sua Rondine, dopo tanti posti, tanti mondi... finalmente era tornato.

    Per poco non inciampò nella pozza di schifezze e sangue, mentre cercava di accendersi la pipa.
    "Perdonami, Ibraher, se dubito delle tue abilità ma... sei sicuro che questa non sia la Zomlos, la Endlos invasa dagli Zombie?" commentò, tirando un calcetto al corpo scomposto di quel povero pescatore, la cui unica colpa fu quella di trovarsi davanti a una porta.
    Poi però vide il secchio, poco distante dal suo ormai postumo proprietario. "Ehi! Cibo gratis!" esclamò eccitato, avventandosi sul misero bottino del suddetto pescatore. "I miei ringraziamenti, signor Cadavere." disse, sprofondando in un inchino carico di sentimento.
    Poi con un sonoro schiocco, spezzò il guscio di un ostrica con le zanne affilate, cominciando poi a succhiarne avido il contenuto.

    "Deliziosa! Ne vuoi una?" esclamò tutto contento, offrendo il bottino al suo compare d'avventure.
    Probabilmente, al suo interno, potreste trovare anche qualcosa che non vi costringa ad una futura corsa verso il gabinetto più vicino.
    Probabilmente.

     
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