Germogli

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    "Ricordati, se mai dovessi aver bisogno di una mano che ti aiuti,
    che ne troverai una alla fine del tuo braccio…

    Nel diventare più maturo scoprirai che hai due mani.
    Una per aiutare te stesso, l’altra per aiutare gli altri".


    (Audrey Hepburn)


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    Tempio di Xuán Yá, Qídằo.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Erano trascorsi diversi mesi dall'orribile evento che aveva cambiato l'Ovest per sempre. Berjaska -ormai- non esisteva più, cancellata dalla lava, ed uno Tsunami aveva portato via Undarm, una delle regioni più belle e fertili del Presidio.

    Nonostante ciò, per Nobunaga, Ego, Mugen, Sadwrn, Rohkeus, Henki, Tuhka e Lampi non era andata affatto male, dal giorno della tragedia. Grazie ai tre tesori recuperati, non era stato affatto difficile recuperare l'autorità perduta agli occhi dei vari capovillaggi del Nishikaigan. Nonostante alcune agitazioni nell'antica capitale, perfino gli oppositori di Nobunaga non poterono nulla per fermare la loro rapida ascesa, fermati principalmente dai loro stessi eserciti personali che si rifiutarono esplicitamente di tradire il loro vecchio Maestro e condottiero.
    A tal proposito, pur rimanendo Ronin -essendo estinta la loro stirpe di Signori Feudali- in molti si unirono alla loro causa onorevole, permettendo al gruppo più spazio di manovra e molta più credibilità agli occhi degli altri Feudi.

    Per tal ragione, parte di loro si era ritrovata ad un importante incontro politico nel Qídằo, lì dove era giunta voce che fossero la causa dell'espugnazione di una Sequerus occupata dagli Youkai e della morte dell'Imperatrice. Da quel giorno -infatti- tutti i mostri lì presenti si erano dispersi per il Presidio. Gli scontri non si erano certo arrestati, vista la natura profondamente caotica ed aggressiva degli Youkai, tuttavia erano notevolmente ridotti in numero e vittime, quasi avessero deciso in massa di abbandonare i loro feroci piani di conquista. Questo si era rivelata una soluzione quasi miracolosa per tutti i Feudi occidentali e -sebbene gli avvenimenti a Sequerus diffusi in ogni dove non corrispondessero esattamente alla verità- diedero alla loro Alleanza una possibilità in più nella realizzazione del piano comune di unificazione del Presidio Occidentale. Nobunaga aveva infatti saggiamente scelto di tacere a riguardo, preferendo non confermare o negare quanto era narrato fra il popolino, considerando per loro essenziale mantenere il beneficio del dubbio.

    Inginocchiato sulla fredda pietra dietro ad alcuni pannelli ed una tenda rossa, Nobunaga ed il suo gruppo amici fidati attendeva paziente il permesso di varcare la soglia di quell'enorme sala centrale in cui erano riunite le autorità riconosciute del Qídằo, così da dare inizio a delle trattative che avrebbero certamente dato benefici da ambo le parti. Gli occhi a mandorla erano chiusi, la sua postura marziale. Avevano lasciato le loro armi fuori dal Tempio, come tradizione degli ospitanti e, si sa, privare un Samurai Ronin della propria spada non poteva che renderlo nervoso.

    Rimase quindi in silenzio per tutto il tempo.

    Dettagli di Ambientazione

    Benvenuti in questo prologo che funge da "collante" per la prossima campagna di Alfierato.
    Come ho accennato nel post, la situazione per il vostro gruppo è migliorata notevolmente dopo gli eventi di Sequerus.

    Innanzitutto, i Tre Tesori recuperati ed il passato di Nobunaga come capo dei Samurai dei Vuist vi hanno dato il pass per raggiungere i vertici del potere nel Feudo del Nishikaigan.

    I demoni che occupavano Sequerus (probabilmente spaventati a morte) si son dileguati e gli scontri razziali nel Presidio si sono notevolmente ridotti. Gira voce sia merito vostro e -pur sapendo la verità- avete preferito tacere, approfittando della buona nomea che ora vi siete fatti.

    Grazie ad essa, siete stati di buon grado invitati in una riunione ufficiale delle cariche del Qídằo ed è vostro compito creare una salda alleanza, soprattutto a livello militare e di scambi commerciali.
    Fortunatamente per tutti, questo presidio non è mai stato in lotta con il Nishikaigan, quindi può vantare diverse collaborazioni nei secoli passati. Le tradizioni simili ed un clima decisamente meno guerrafondaio dei fratelli occidentali li rende quindi un ottimo punto di partenza per allargare le influenze fuori dai confini.

    Il gruppo si trova in un tempio molto antico, scavato nella roccia di uno strapiombo situato in una delle regioni settentrionali del Qídằo. Non è dedicato a nessuna divinità in particolare, ma si sa che ospitava anticamente le reclute degli Amunhasses, e qui erano istruite alle arti marziali ed a diverse filosofie fondate sulla perseveranza e la meditazione.

    Scadenza: 15 gennaio



    Edited by Drusilia Galanodel - 6/1/2019, 20:38
     
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    Hokugayama aveva appreso della scomparsa dell'ennesimo clan Worren solo diversi giorni dopo la catastrofe, quando la notizia dell'inondazione si diffuse anche per gli angoli più remoti del Nishikaigan. L'Ira della Montagna aveva distrutto Berjaska, mentre l'Ira del Mare aveva inghiottito tutta la regione di Undarm, e con essa anche il vicino Kijani Fahari e una buona fetta delle pianure circostanti, tra cui quella sulla quale sorgeva l'insediamento presso cui si era recato solo pochi mesi fa dopo la disavventura a Màoyì.
    Non sarebbe mai avvenuto alcun raduno.

    Palden Wang-Mu era stata sconfitta, annichilita, il suo esercito oramai allo sbando. Solo un paio di settimane prima, il clan di Sadwrn si era scontrato con un piccolo nucleo di youkai ancora ostili, vincendo senza avere perdite – purtroppo, senza riuscire a catturarne nemmeno uno.
    Questa, però, si trattava di una ben magra consolazione, di fronte alla consapevolezza che una parte importante del Presidio era stata cancellata dalla faccia del semipiano, e che innumerevoli vite erano andate perse per sempre.
    E ancora doveva arrivare l'ultima Ira.

    Anche Klemvor, quella città piena di marchingegni infernali al confine con il Pentauron, era svanita nel nulla; nessuno, però, era ancora riuscito a darsi una spiegazione a quel fenomeno. Molti avevano in realtà visto quella scomparsa come un peso tolto dal petto, Sadwrn incluso: meno quel posto pieno di tecnologie pericolose era vicino al Presidio di Ponente, più sarebbero stati tranquilli i sonni dei suoi abitanti.

    Con i tre tesori ora nelle loro mani, il loro piccolo gruppo di resistori, sotto la guida di Nobunaga, aveva acquisito prestigio a sufficienza da unificare l'intera regione del Nishikaigan. Nel Qídằo era giunta perfino voce che fossero stati loro a sconfiggere la sedicente imperatrice Palden Wang-Mu. A malincuore, gli otto avevano dovuto tacere su cosa fosse realmente successo a Sequerus, e sfruttare ogni vantaggio possibile procurato dalla propria nuova (immeritata) reputazione.

    Giunti all'interno del famoso tempio di Xuán Yá, aspettavano pazientemente in ginocchio che venisse loro dato il permesso di entrare all'interno della sala centrale, dove avrebbero avuto modo di conferire con alcune delle più alte cariche del feudo. Sadwrn guardò Nobunaga con occhi preoccupati, i lineamenti e la postura di quest'ultimo entrambi tesi.
    Il Worren aveva imparato di recente che un samurai disarmato era un samurai nervoso – o in quel caso un ronin nervoso, ma al giovane poco importava di simili quisquilie semantiche. Avevano lasciato tutti le proprie armi fuori dal tempio. Sadwrn pure non poté nascondere a sé stesso un certo senso di inquietudine, ma in quel caso era più legato al timore che qualcuno scambiasse Kuwa per una zappa da usare nei campi. Cioè, di fatto era una zappa da usare nei campi, ma rimaneva la sua zappa, e ce n'erano assai poche in giro che vantassero la forma e il bilanciamento necessari per essere utilizzate anche in battaglia, ecco.

    Si portò una mano in un sacchetto che portava legato alla cintura, tastando per verificare che ci fosse la sua pipa. C'era, e aveva con sé anche delle speciali erbe essiccate dalle proprietà rilassanti e dal buonissimo odore, ma si sforzò di resistere alla tentazione. Non voleva attirare a sé gli sguardi accusatori di nessuno.

     
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    Tempio di Xuán Yá


    Riuscire a riassumere brevemente la cascata di eventi innescata dall'ultima avventura del gruppo è sin troppo complesso. Si potrebbe dire che il piano di Nobu è perfettamente riuscito, ma ci sono una serie di risvolti imprevisti, vedi la serie di cataclismi innescati dalla presenza di quello strano figuro vestito di bianco e le dicerie che dopo sono sbocciate in tutto il presidio. Mentire non è qualcosa di onorevole, ci sono almeno dodici religioni che puniscono la menzogna con il taglio della lingua, per non parlare poi delle altre due che preferiscono tagliare altre propaggini. In ogni caso il gruppo ha dovuto decidere di comune accordo come procedere: fingersi quello che non sono per il bene del presidio.
    Ego dal canto suo, non ha mai risposto a domanda diretta in maniera esplicita. Sente la sua anima grigia, ma almeno non nera. Un non-risposta non necessariamente è una bugia.
    In ogni caso i tesori hanno permesso di unire il distretto sotto un'unica bandiera. Il gruppo di mitici eroi è un po' sgangherato, visto da fuori fa anche un po' ridere, ma questo passa il convento.
    Il Teologo ha trascorso buona parte del suo tempo prestando aiuto e soccorso alle povere persone coinvolte dal disastro. Di fronte a simili tragedie la ricerca della religione, dello spirituale è una richiesta umana. Lo studioso, quindi, ha riesumato tutto il suo carisma e si è lanciato in messe animiste, ritrovi spiritisti, ha spolverato almeno diciotto rituali funebri diversi, così da poter esser constantemente e capillarmente vicino a tutti i bisognosi. Il Bonzo si è improvvisato sacerdote, monaco, shamano, giardiniere, cantante, ballerino ed anche una serie di cose ancor meno onorevoli, ma almeno ha fatto il possibile. Concretamente vorrebbe fare qualcosa di più, avere il potere di fare qualcosa di più. Inoltre vive anche un conflitto non da poco: quello strano tizio gli ha permesso di sopravvivere e di unire il feudo, ma al contempo ha probabilmente scatenato le grandi Ire del Mare e della Montagna.
    Lodarlo o Dannarlo?
    Questi dubbi, per quando assiepano il suo animo, ora non possono oscurare la mente che è freneticamente presa dalla situazione. Per l'occasione ha indossato uno dei suoi kimono più belli, tutto bianco con una serie di impunture rosse che disegnano un sole dietro la schiena. La grossa collana viola crea un violento contrasto. Il bastone, invece, è stato abbandonato fuori dalla struttura. Nota la tensione disegnata sul viso dei suoi compagni. Sorride con disagio a sua volta, come può cercare di risolvere la situazione? Come può alleggerire il clima teso?
    Sapete che secondo alcune leggende la stanza in cui stiamo entrando è in grado di ospitare tre draghi del Kongfond?
    Qualche aneddoto magari migliorerà la situazione. Incrocia i piedi coperti dai sandali di paglia e prega mentalmente i Kami di portargli buona sorte.



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    A qualche mese di distanza dalla missione per il recupero dei tesori del Nishikaigan il Presidio Ovest era cambiato per sempre. Berjaska era stata distrutta e i territori dell’Undarm erano stati travolti e sommersi per sempre da uno tsunami. L’Occidente era cambiato per sempre e non solo a livello geografico. L’esercito di demoni di Palden Wang-Mu si era disperso per il Presidio e, sebbene fosse ancora una minaccia di cui tenere conto, il numero di aggressioni e di vittime si era notevolmente ridotto.

    Per gli eroi della Resistenza le cose erano cambiate drasticamente. Quel gruppo sgangherato, ripresentatosi con in possesso i tre Tesori, aveva velocemente acquisito autorità e rispetto presso i vari capovillaggio del feudo settentrionale. Anche la componente non-umana del gruppo aveva riscontrato un numero minore di occhiatacce diffidenti o forse gli abitanti del feudo erano diventati più discreti in loro presenza.

    Il Demone Volpe Mugen Fudo aveva speso buona parte del suo tempo a dare la caccia ai rimanenti demoni dell’esercito di Palden Wang-Mu e ad assistere Nobunaga in qualità di suo gerarca. Apprezzava vedere riconosciuti i loro sforzi e ricevere appoggio dai vari Ronin. Poco gradiva invece aver preso il merito della dipartita della sedicente Imperatrice. La realtà dei fatti era molto più preoccupante e problematica.

    Dal canto loro i Ciclopi del Clan Shan Yan non avevano testimoniato direttamente gli eventi e il loro ruolo durante la missione di recupero era stato più che nullo. Solo in seguito si erano ricongiunti con Nobunaga ed erano stati messi al corrente della verità che si celava dietro la scomparsa dell’aspirante Imperatrice. Avevano anche appreso delle nuove intenzioni di Nobunaga ed avevano deciso di continuare a dare una mano a quello sparuto gruppo messo insieme per opporsi alla ferocia dell’invasione demoniaca. Il Presidio era ancora instabile e, anche per il bene degli altri Shan Yan, c’era ancora molto che potevano fare per aiutare il Presidio a raggiungere la pace.

    Così quel giorno il Demone Volpe e i Ciclopi della Montagna si ritrovarono ad attendere una riunione ufficiale delle cariche del Qídằo nel famoso tempio di Xuán Yá. Mugen condivideva in parte il nervosismo di Nobunaga, avendo dovuto abbandonare alle porte del tempio la sua preziosa Anguirel. Gli Shan Yan erano invece un po’ fuori posto. I loro occhi non facevano altro che sondare la struttura con curiosità, quasi incuranti dell’evento solenne che erano stati chiamati ad attendere. Solo il nobile Rohkeus manteneva un certo contegno e come al solito non esitò a richiamare i Fratelli all’ordine in attesa del permesso di varcare la soglia della sala.

    Gli obbedirono, come sempre, ma non poterono che domandarsi cosa fosse esattamente un Kongfond.

     
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    Sapete che secondo alcune leggende la stanza in cui stiamo entrando è in grado di ospitare tre draghi del Kongfond?
    Nonostante quel tentativo fosse più che necessario, la domanda di Ego si perse nel nulla, colpa principalmente della strana tensione che aleggiava fra loro tutti. Di positivo giunse solo il cenno di un omino anziano che, raggiunti gli ospiti dietro allo strano drappeggio, li invitò a procedere verso l'Assemblea.

    L'enorme sala centrale di quello strano tempio aveva un che di maestoso: dalla pianta circolare e forte dell'aspetto solido della pietra, il suo perimetro s'innalzava verso l'alto per diversi piani, ed ogni panca era disposta su gradoni ampi e comodi disposti attorno ad esso. Ad ogni gradone v'erano incisi simboli diversi di una lingua ancestrale che potevano apparire come glifi o preghiere -e forse lo erano- dei Primi Uomini che l'avevano costruito.
    Ogni cosa lì dentro era in pietra scura -sui toni del maggese- ma lucida, fatta eccezione per qualche tendaggio e la cera ed i metalli dei candelieri, la cui luce si diffondeva giusto il necessario, aiutata dalle superfici riflettenti, creando giochi di chiaroscuri al danzare delle fiamme.

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    Il centro della sala era profondo e completamente vuoto, segno che per esprimersi nessuno si sarebbe dovuto alzare dal proprio posto, magari aiutato da una qualche particolare acustica, ed era piacevole intuire come, in un certo senso, quella disposizione desse giusta rilevanza a tutti i presenti. Unica eccezione erano tre troni disposti in una rientranza disposta nella posizione diametralmente opposta all'ingresso, ad un'altezza centrale. Seduti su di essi, tre individui ammantati attendevano l'arrivo degli ospiti.
    Quando anche gli stranieri del Nishikaigan presero posto, fu proprio uno dei tre a parlare.
    La voce era maschile e ben udibile.

    -Siate i benvenuti, Eroi- avrebbe introdotto -Da tempo il Qídằo attendeva un momento propizio per una fruttuosa riconciliazione: per secoli questi feudi hanno collaborato fianco a fianco, e se pure le Nobili Famiglie sono estinte, non è giusto cancellare ciò che è stato e che ci ha portato a tempi ben migliori di questo.

    -Non essere dimenticati dai nostri Fratelli più vicini è per noi motivo di gioia- rispose Nobunaga -Saremmo più che felici di giungere a degli accordi che soddisfino tutti.
    Quel tale ammantato annuì, dando loro definitivamente la parola.
    Nella Sala era calato il silenzio, e la folla di rappresentanti, monaci e capi-villaggio attese paziente quanto i nuovi arrivati avessero da dire.

    Dettagli di Ambientazione

    Esiste la possibilità che i vostri pg sappiano cosa è accaduto, mentre voi eravate impegnati a prendere potere nel Nishikaigan.

    A quanto pare nel Qídằo sono apparsi tre individui di grande saggezza e lungimiranza con abilità simili a quelle dei defunti Amunhasses. Non si sa chi siano o da dove vengono, ma hanno prestato a lungo soccorso ai disperati e risolto molte problematiche del feudo legate a risaie distrutte dalle forze dell'ormai defunta Imperatrice. Si dice abbiano riconciliato anche gli umani con alcune fra le tribù Youkai più pacifiche. Si son dimostrati validi al punto da essere messi "a capo" dell'assemblea formata da tutti i rappresentanti influenti del feudo, tenendo conto che tale feudo (differentemente dal Nishikaigan) è tendenzialmente meno litigioso e frazionato.

    In ogni caso, vi è stata data la parola: l'idea di base che avanzerebbe Nobunaga è quella di unire gli eserciti, ma a questo punto potreste aggiungere anche del vostro. Decidete pure assieme ed in privato l'ordine degli interventi e cosa desiderereste domandare. In ogni caso, sarà bene fare affidamento ad una certa dialettica: nessuno da nulla per nulla, anche se si tratta di un feudo fondamentalmente pacifico. Aggiungere argomentazioni alle vostre richieste è anche gradito.

    Scadenza: 29 gennaio

     
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    Tempio di Xuán Yá


    Come aveva cercato di spiegare, senza troppo successo, la sala in cui sarebbero entrati era una vera e propria meraviglia. Volevo discutere di qualche altra leggenda riguardante il tempio, ma a quanto pare sono stati convocati prima del tempo. Un cenno del capo in segno di ringraziamento a chi li fa accedere alla grande riunione. La presenza di tutte quelle persone, in questa speciale conformazione strutturale, lo mette molto a disagio. Fa una smorfia e tiene il capo chino, cerca di stemperare l'ansia con un sorriso, ma non pensa di riuscirci molto bene.
    Nobunaga fu il primo a prendere la parola, più per i convenevoli che per altro. Indubbiamente vi era una certa apertura, questa era chiara e piacevole, ma le questioni da dibattere erano ben più profonde. Mugen e Nobunaga possono certamente parlare di eserciti, fazioni, schieramente, strategie militari, condendo il tutto con sfumature personali di militanza nel passato del Presidio; cosa ottima. I piccoli ciclopi e Sadwrn, potevano invece riportare le sensazioni vissute delle comunità locali, mostrare la sofferenza del popolo e la necessità di unirsi contro la minaccia comune. E chi mai dovrebbe parlare delle ragioni, profonde, intime, religiose, per farlo?
    Ego non è mai stato un buon oratore, non ne ha mai avuto la necessità, studiare su un libro può arricchire il tuo linguaggio, parlare con l'unico Dio può renderti unico, avere una missione può accenderti di fervore, ma tutto questo non ti rende necessariamente un buon comunicatore. Però, attingendo alle sue conoscenze, all'esperienza maturata in questi mesi, può tentare di spiegare in sincerità e candore il suo punto di vista.
    I saggi che ha davanti, sembrano discendenti in qualche modo dei Amunhasses, quindi prima di tutto si rivolge a loro.
    Si può essere soli anche nella più caotica delle folle.
    Aprire un tema con una citazione o con la definizione del dizionario, a conti fatto fa molto scuola media, ma ognuno attinge dalle frecce che ha nella sua faretra.
    L'isolamento è parte essenziale del processo di scoperta del sè. E' necessario per scoprire le proprie radici con chiarezza e volontà. La solitudine sono le lenti speciali interiori che portano la mente ad osservare il mondo esterno con maggior dettaglio, come a poter ingrandire tutto e studiarlo con cura. Ma sono anche lenti telescopiche, perchè permettono di anticipare il futuro comprendendo il passato. Evitare di ripetere gli stessi errori. Evitare la follia e l'ascetismo completo.
    Ad occhio non gli sembra di aver a che fare con asceti impazziti per l'eccessivo ritiro, probabilmente i saggi fanno parte di una fazione più moderata.
    Ma a cosa serve l'isolamento, la piena comprensione del proprio io, se non per mettere a servizio queste conoscenza per uno scopo maggiore? Ben lontano e diverso dal mero egoismo?
    E la testa pelata si muove a destra e sinistra verso gli altri seggi occupati.
    Una delle quattro verità recita: esiste un sentiero che porta alla cessazione della sofferenza, che va coltivato e realizzato. Le verità, però, non si rivolgono alla propria sofferenza. Ma alla sofferenza di tutti. Il sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza, nello specifico, prevede di intrecciare le nostre vite. Collaborare per creare una corda così stretta e resistente da resistere alle intemperie, cancellarle e permetterci di vivere serenamente tutti nella Pace.
    Una pausa mentre torna a posare lo sguardo sui tre saggi.
    Si può essere soli anche nella più caotica delle folle, ma nella nostra singolarità si può creare una maglia di collaborazione per percorrere, insieme, il sentiero che porta all'estinzione della sofferenza.
    Questo è il nostro sogno, per questo noi cerchiamo redenzione e collaborazione.


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    Sadwrn non rispose alla domanda di Ego. Si era distratto, e non l'aveva ascoltata. Aveva solo udito un “sapete che...” ma non aveva alcuna idea di cosa dovesse sapere, e poi qualcos'altro con un nome che non aveva mai sentito prima d'ora. Forse. Magari sì, ma per l'appunto non aveva sentito nulla.
    Il Worren ringraziò col pensiero l'anziano essere umano che era giunto per invitarli dentro la stanza; il silenzio stava diventando insostenibile.

    Gli otto vennero condotti al cospetto dell'Assemblea, come promesso. Sadwrn si guardò attorno e poi verso l'alto, contemplando la pianta circolare della sala principale di quel tempio e poi come questa si innalzasse per diversi piani. Se qualcuno avesse chiesto se quel luogo fosse o meno più ampio rispetto alla stanza del trono che aveva visto a Sequerus, il giovane non avrebbe saputo rispondere. Sicuramente, però, ciò che aveva trovato al Picco del Forte non poteva battere Xuán Yá in maestosità; Sadwrn poteva riconoscere tuttavia che una simile visione era con ogni probabilità stata influenzata dalle circostanze. Non ci si soffermava più a lungo del necessario sull'architettura, quando si era in catene e in presenza di una Palden Wang-Mu in procinto di giustiziarlo personalmente.

    Se sul perimetro della stanza si potevano vedere delle panche, al centro non c'era nulla; Sadwrn ne dedusse che quella stanza era stata progettata per spostare l'attenzione proprio verso chi stava in mezzo. Almeno nella maggior parte dei casi, poiché dinnanzi al gruppo si stagliavano tre grossi troni posti al lato opposto dell'ingresso, quasi certamente per fare in modo che fossero la prima cosa che balzasse all'occhio dei visitatori. Anche la scelta dell'altezza non era stata affidata al caso: erano elevati rispetto al resto degli elementi lì dentro, come a segnalare importanza; ma non lo erano abbastanza da essere fuori dalla portata dell'osservatore medio.

    Tutto era illuminato da pochi candelieri, tuttavia sufficienti grazie al gioco di riflessi che pervadeva quella sala. Il Worren dovette concedere che si trattava di un lavoro di architettura a dir poco impressionante.

    Seduti su ciascuno di quei seggi, tre uomini che Sadwrn sospettò trattarsi di coloro che erano apparsi poco tempo fa nel feudo del Qídằo, intervenendo per aiutare i più deboli, risolvere faccende delicate a destra e a manca, e addirittura stringere alleanze con alcuni clan di non-umani poco belligeranti e aperti al contatto con... Beh, con gli umani.

    -Siate i benvenuti, Eroi- incominciò uno di loro, -Da tempo il Qídằo attendeva un momento propizio per una fruttuosa riconciliazione: per secoli questi feudi hanno collaborato fianco a fianco, e se pure le Nobili Famiglie sono estinte, non è giusto cancellare ciò che è stato e che ci ha portato a tempi ben migliori di questo.
    A rispondere per primo fu Nobunaga.
    -Non essere dimenticati dai nostri Fratelli più vicini è per noi motivo di gioia. Saremmo più che felici di giungere a degli accordi che soddisfino tutti.

    Convenevoli, osservò il Worren. Sadwrn sapeva, però, che il ronin contava di unire gli eserciti del Nishikaigan a quello del Qídằo. Ego, invece, si lanciò in un monologo che il giovane riuscì a seguire solamente in parte; stavolta c'erano troppe frasi difficili, l'impegno ad ascoltare non mancava.

    Che avrebbe potuto aggiungere invece lui, la cui principale preoccupazione fino a poche settimane fa era raccogliere erbe medicinali – e occasionalmente aromatiche – nelle foreste delle montagne in cui abitava? Perché caspita zio Mawrth non poteva essere lì al suo posto? “Eroe” o no, era lui il capovillaggio!

    « Come il mio amico ha detto, siamo qui per offrire la nostra amicizia, » disse, gli occhi che vagavano nervosi per la sala. Dopo un respiro profondo, Sadwrn riuscì tuttavia a riguadagnare un po' di serenità. « Noi Worren pensiamo che stia per giungere la Discesa della Notte, in seguito alla quale il nostro mondo e quello dei nostri antenati diventeranno una cosa sola. Qualunque sarà il momento in cui questo accadrà, ciò che desideriamo è contribuire al mondo che verrà presentandogli una società in cui ogni clan coesisterà con tutti gli altri in un clima di fratellanza. Se invece dovessi sbagliarmi, allora ne sarebbe comunque valsa la pena, perché siamo tutti Figli della Terra, e siamo sicuri che è questo ciò che Lei vorrebbe per noi. »

     
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    Senza che dovessero attendere molto lo sparuto gruppo del Nishikaigan venne ben presto invitato a procedere verso l’Assemblea. La sala centrale del grande tempio era senza dubbio la cosa più maestosa che i piccoli Shan Yan avessero mai visto da quando si erano addentrati nel mondo degli umani. Lampi non poteva che non notare i glifi incisi sui vari gradoni che componevano il perimetro della Sala, conscio dell’aura sacra e mistica che quel luogo sembrava emanare. Non c’era da stupirsi dell’esistenza di un luogo del genere nel vecchio regno degli Amunhasses.

    Ad attendere il gruppo di umani e demoni vi era una folla di monaci, capi-villaggio ed altre -presumibilmente- importanti personalità del feudo. Il silenzio solenne che seguì il loro ingresso nella sala venne interrotto da uno dei tre individui che occupavano il posto d’onore. I tre sedevano infatti su dei troni, disposti in una rientranza in direzione opposta all’entrata e ad un’altezza centrale.
    Il Demone Volpe studiò quella voce maschile con attenzione. Aveva sentito parlare di quei tre, sebbene le sue conoscenze su di loro fossero assai limitate. Aveva sentito dire di come avessero prestato soccorso alla popolazione in seguito all’invasione degli eserciti di Palden Wang-Mu e di come fossero stati in grado di riconciliare umani e alcune tribù di Youkai. Per quei loro meriti, e probabilmente altro di cui non era conoscenza, erano stati messi a capo del feudo.

    In un certo senso il loro gruppo e quei tre non dovevano essere lontani negli intenti. Sperava quindi che non fosse troppo difficile convincerli ad unirsi alla loro causa.
    A rispondere con cordialità alle parole di benvenuto ci pensò Nobunaga, che ricevette in cambio un cenno di assenso dal vecchio saggio. Un segno che era giunto il loro momento di prendere la parola.

    Il primo quindi a farsi avanti fu Ego il teologo. Data la situazione e i loro interlocutori Mugen non poteva che convenire come il compagno fosse il più adatto nel gruppo a trattare con i tre saggi e con il resto dei presenti. Probabilmente, in un tempo di pace ormai lontano, il Demone Volpe non faticava a immaginare il compagno accolto dagli Amhunasses con tutti gli onori e come un loro pari. Ego, a differenza sua, era un conoscitore degli antichi misteri e da quanto aveva potuto constatare nel breve periodo in cui lo aveva conosciuto i suoi intenti e il suo contatto con le divinità erano puri e genuini.

    Si può essere soli anche nella più caotica delle folle, ma nella nostra singolarità si può creare una maglia di collaborazione per percorrere, insieme, il sentiero che porta all'estinzione della sofferenza.
    Questo è il nostro sogno, per questo noi cerchiamo redenzione e collaborazione.


    Collaborazione.
    Era questo in sostanza ciò che il teologo proponeva e Mugen non poteva che sperare che i saggi, avendo in ogni caso già accettato di concedergli udienza, condividessero quello che era il loro obiettivo. Quasi a confermare la veridicità e la sincerità delle parole del monaco il secondo a prendere la parola fu Sadwrn, il quale rafforzò il messaggio del compagno spiegando come fossero lì per offrire la loro amicizia. Non solo, spiegò come i Worren suoi fratelli avessero deciso di contribuire al futuro del Presidio con lo scopo di creare una società frutto di coesistenza pacifica e fratellanza. Se Ego aveva messo eloquentemente in parole la nobiltà dei loro intenti e il loro fine ultimo, Sadwrn aveva dato una prima prova di come la collaborazione fosse genuinamente parte del loro sogno e già in atto. Non avrebbero potuto quindi che apprezzare l’intervento del Worren e quello successivo del guerriero Shùgàn se come si diceva avevano instaurato una pace tra demoni e umani. Infatti, non appena l’amico ebbe concluso di parlare, Rohkeus si fece avanti per affermare l’impegno del popolo Shan Yan in quella nuova collaborazione.

    “Anche noi Shan Yan riteniamo sia il momento di collaborare.
    La nostra tribù è rimasta per troppo tempo a guardare e nel nostro isolamento non abbiamo fatto altro che indebolirci e rimanere vittime degli eventi. Abbiamo quindi deciso che è il momento di cambiare le cose e per farlo anche noi vogliamo dare una mano.”


    Infine, l’ultimo a prendere la parola fu proprio il Demone Volpe. Non aveva l’eloquenza e le conoscenze di Ego, e a differenza di Rohkeus e Sadwrn non poteva farsi portavoce di alcuna tribù. Quello che poteva offrire erano i suoi ricordi e le sue esperienze e come gli altri parlare a nome di coloro i quali avevano avevano deciso di unirsi alla loro causa e seguire Nobunaga.

    “Non è la prima volta che i popoli dell’Ovest si uniscono per una causa comune.”

    Il Demone non si rivolgeva solo ai Saggi, ma il suo sguardo passò in rassegna tutti i presenti prima di proseguire.

    “Io ho partecipato alla presa di Sequerus e c’ero quando gli uomini di Zheng Amhunassses si sono fatti avanti per proteggere i prigionieri appena liberati dalle celle dell’enclave. In quei tempi bui solo combinando le forze di quanti avevano a cuore il futuro di questo Presidio e di tutti i suoi abitanti siamo riusciti a mettere fine alla tirannia. È giunto il momento per l’Ovest di unire nuovamente le forze, affinché le sofferenze a cui abbiamo messo fine quel giorno non possano più ripetersi.”


    Il Demone prese quindi una pausa per virare il suo discorso in una direzione più pragmatica e che avrebbe potuto convincere i Saggi sui benefici che avrebbe potuto avere unire le forze con il feudo confinante.

    “Un unico esercito, formato da coloro che hanno a cuore questo Presidio, ci permetterebbe di proteggere queste terre in maniera più efficiente e far fronte a minacce che non potremmo affrontare da soli. Con una forza comune potremmo facilmente rendere sicure le Vie che attraversano i due Feudi e così favorire la ripresa delle nostre terre.”

     
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    "Ricordati, se mai dovessi aver bisogno di una mano che ti aiuti,
    che ne troverai una alla fine del tuo braccio…

    Nel diventare più maturo scoprirai che hai due mani.
    Una per aiutare te stesso, l’altra per aiutare gli altri".


    (Audrey Hepburn)


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    Tempio di Xuán Yá, Qídằo.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Si può essere soli anche nella più caotica delle folle.
    A prendere per primo la parola fu il Teologo. Seguendo quella che era la sua natura, cercò nel popolo ospitante lo stesso desiderio di collaborazione che -nel bene e nel male- li aveva aiutati a superare molti degli ostacoli incontrati nel Nishikaigan. Lo disse parlando di filosofie a loro ben note, ma perfino il più ignorante fra i presenti tacque; se da un lato infatti il Qídằo aveva permesso a chiunque di prendere parte a quel collegio, dall'altro un profondo rispetto verso la Conoscenza e chi ne era detentore evitava inutili interruzioni, disordini o toni stupidamente agitati.
    Si può essere soli anche nella più caotica delle folle, ma nella nostra singolarità si può creare una maglia di collaborazione per percorrere, insieme, il sentiero che porta all'estinzione della sofferenza.
    Questo è il nostro sogno, per questo noi cerchiamo redenzione e collaborazione.


    « Come il mio amico ha detto, siamo qui per offrire la nostra amicizia.
    Noi Worren pensiamo che stia per giungere la Discesa della Notte, in seguito alla quale il nostro mondo e quello dei nostri antenati diventeranno una cosa sola. Qualunque sarà il momento in cui questo accadrà, ciò che desideriamo è contribuire al mondo che verrà presentandogli una società in cui ogni clan coesisterà con tutti gli altri in un clima di fratellanza. Se invece dovessi sbagliarmi, allora ne sarebbe comunque valsa la pena, perché siamo tutti Figli della Terra, e siamo sicuri che è questo ciò che Lei vorrebbe per noi. »

    “Anche noi Shan Yan riteniamo sia il momento di collaborare.
    La nostra tribù è rimasta per troppo tempo a guardare e nel nostro isolamento non abbiamo fatto altro che indebolirci e rimanere vittime degli eventi. Abbiamo quindi deciso che è il momento di cambiare le cose e per farlo anche noi vogliamo dare una mano.”

    Anche i non-umani ricevettero la dovuta attenzione e le loro parole non si persero nel vento. Nonostante non vi fosse nessuno a rispondere sull'istante, l'impressione che vi fosse un ascolto reale da parte di tutti fu quantomai percepibile e -forse- motivo di speranza.

    “Non è la prima volta che i popoli dell’Ovest si uniscono per una causa comune.” fu poi Mugen a raggiungere il nocciolo della questione, o almeno ciò a cui certamente Nobunaga puntava “Un unico esercito, formato da coloro che hanno a cuore questo Presidio, ci permetterebbe di proteggere queste terre in maniera più efficiente e far fronte a minacce che non potremmo affrontare da soli. Con una forza comune potremmo facilmente rendere sicure le Vie che attraversano i due Feudi e così favorire la ripresa delle nostre terre.”
    -Al momento nessun Feudo è in grado di rivaleggiare con le forze di un Presidio, ancor meno con le calamità che ci stanno distruggendo, pezzo dopo pezzo. Prima Sequerus, poi Klemvor e infine Berjaska... chi saranno i prossimi?- l'intervento del Ronin fu infine il più brutale di tutti, figlio forse del suo cinismo o di una situazione tragica ancora irrisolta -Il mio amico Mugen ha ragione nel desiderare un unico esercito occidentale: potrebbe essere l'unica cosa in grado di salvarci.

    -Non è solo la spada che può salvare un popolo, valoroso Ronin- rispose gentilmente il portavoce del Feudo ospitante -La spada non coltiva i campi né alleva gli infanti, non istruisce ed a volte offende le divinità. Non avete tuttavia torto nel dire che siamo troppo deboli in questa nostra solitudine.
    Attese qualche attimo, in modo che tutti lo ascoltassero bene.
    -Era già nostra intenzione unirci a voi per ristabilire l'equilibrio ormai perduto. Abbiamo tuttavia una condizione che, dati i diversi punti di vista, potrete interpretare anche come una nostra necessità.

    A quel punto, non molto distante da loro, prese parola una donna. Indossava abiti insoliti per un occidentale: molto simile ad un'armatura in pelle, aveva le spalle ricoperte di piume nere. Sul capo reso candido dal tempo, i capelli erano lavorati in una strana acconciatura che ricordava delle corna draconiche. Gli occhi erano d'oro e brillanti, acuto il suo sguardo.
    -La quasi totalità dei nostri soldati è stata inviata sul confine orientale, lì dove prima si entrava a Klemvor- avrebbe spiegato, con toni calmi e composti -Avvenimenti molto insoliti hanno attirato la nostra attenzione, come l'apparizione improvvisa di un nuovo popolo in quelle terre rimaste desolate. Le loro intenzioni ci sono ignote ed il loro livello di rapidità ed efficienza potrebbe renderli nemici pericolosi, nel caso decidessero di mostrarsi ostili.
    Sorrise beffarda, puntando le sue pupille da rettile sui due pozzi neri del Ronin del Nishikaigan.
    -Come avete detto, Nobunaga-san, potrebbero esserci dei "prossimi"... e temiamo di essere proprio noi.

    Dettagli di Ambientazione

    Stranamente, nonostante sia evidentemente un tipo che sa farsi notare, la donna con cui parlate vi è totalmente sconosciuta. Non avete mai visto o sentito parlare di lei, non conoscete il nome ed anche se pare avere un ruolo abbastanza importante nel feudo che vi ospita da quasi l'idea di un pesce fuor d'acqua. Emana comunque un certo carisma ed ispira rispetto e timore. Visto il forte contrasto fra la sua presenza imponente e la mancanza di informazioni su di lei, potreste trovarla destabilizzante.

    Detto ciò, è un turno abbastanza semplice di sola discussione. Decidete il da farsi e l'ordine degli interventi a seconda delle vostre necessità.

    Scadenza: 10 febbraio

     
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    -Al momento nessun Feudo è in grado di rivaleggiare con le forze di un Presidio, ancor meno con le calamità che ci stanno distruggendo, pezzo dopo pezzo. Prima Sequerus, poi Klemvor e infine Berjaska... chi saranno i prossimi?- Sadwrn scoccò un'occhiata confusa a Nobunaga. Sì, era vero che al momento l'Occidente era troppo diviso per poter sostenere un eventuale assalto da delle forze comparabili a quelle di un intero Presidio, ma... Ora che Palden Wang-Mu era stata sconfitta, chi esattamente stava minacciando la loro sicurezza, calamità naturali a parte? Oramai certi sparuti gruppi di ex-soldati di quella donna potevano essere gestiti a volte perfino dai singoli villaggi. -Il mio amico Mugen ha ragione nel desiderare un unico esercito occidentale: potrebbe essere l'unica cosa in grado di salvarci.

    -Non è solo la spada che può salvare un popolo, valoroso Ronin- osservò uno dei tre, senza una goccia di ostilità nel tono della voce, -La spada non coltiva i campi né alleva gli infanti, non istruisce ed a volte offende le divinità. Non avete tuttavia torto nel dire che siamo troppo deboli in questa nostra solitudine.
    Il Worren annuì. Il suo pensiero andò nel frattempo a Kuwa, lasciata al di fuori delle mura del tempo. Sperò che nessuno l'avesse presa.
    -Era già nostra intenzione unirci a voi per ristabilire l'equilibrio ormai perduto. Abbiamo tuttavia una condizione che, dati i diversi punti di vista, potrete interpretare anche come una nostra necessità.

    Sadwrn alzò la mano per prendere la parola e chiedere quale fosse quella condizione, ma la abbassò non appena si accorse di essere stato preceduto da una donna canuta dagli abiti inconsueti. A vederla, il giovane stimò che doveva avere sui sessant'anni – ma se era umana allora doveva essere sicuramente almeno un po' più giovane, anche se... quella aveva gli occhi dorati, mentre gli umani di solito li avevano piuttosto scuri, di solito bruni. Che fosse una naufraga o una straniera?

    -La quasi totalità dei nostri soldati è stata inviata sul confine orientale, lì dove prima si entrava a Klemvor- spiegò con un'inflessione che al Worren dava una certa impressione di solennità, -Avvenimenti molto insoliti hanno attirato la nostra attenzione, come l'apparizione improvvisa di un nuovo popolo in quelle terre rimaste desolate. Le loro intenzioni ci sono ignote ed il loro livello di rapidità ed efficienza potrebbe renderli nemici pericolosi, nel caso decidessero di mostrarsi ostili.
    Sorrise a Nobunaga. Sadwrn scoprì suo malgrado di avere appena aggrottato le sopracciglia. Era un sorriso beffardo, insincero.
    -Come avete detto, Nobunaga-san, potrebbero esserci dei "prossimi"... e temiamo di essere proprio noi.

    « Se, » sottolineò lapidario, « se invece non avessero intenzioni ostili, potrebbero rivelarsi al contrario nuovi preziosi alleati, o una forza neutrale. Anche se immagino di poter più o meno capire il motivo della vostra preoccupazione. »
    Sadwrn interruppe lì la frase, senza dilungarsi spiegare a quali ragioni stesse pensando in quel momento. Non mentre si trovava in casa altrui e, in generale, non era compito suo spiegare a qualcuno come governare. Nel bene e nel male.
    Spostò lo sguardo sul saggio che fu il primo a parlare. Con un'espressione visibilmente più serena, non gli rivolse che una domanda:
    « Qual è la vostra condizione? »

     
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    E' contento di sentire le parole dei suoi compagni. E' veramente felice di trovarsi in un coro in cui le voci si fondono, ognuna diversa, ma che nell'insieme sono armoniche. Il gruppo di Nobunaga è nato così a caso, una serie di fortunati e sfortunati eventi, eppure quello che ne è nato è qualcosa di speciale. E non può che sorride ascoltando le parole degli amici. Quando la Divinità lo ha convocato nel suo ufficio, certo non pensava che si sarebbe trovato in una simile situazione. Le stranezze della vita.
    Sentire che poi gli stessi anziani erano già propensi ad aderire al loro progetto lo rende ancora più di buon umore. In realtà era pronto a proseguire con filippiche teologiche per il resto della giornata, ma per il bene di tutto sembra che non sarà necessario. Si affianca agli altri quando viene data parola ad una donna dai capelli bianchi. Le reazioni che suscita questa figura nel Teologo è strana. Ne è naturalmente intimorito, ma anche intrigato. Non riesce a comprendere di chi si tratta, non ha informazioni utili a comprendere chi sia. Passa una mano sulla pelata pensieroso. Ad osservarla bene gli da l'impressione di essere una guerriera, una figura "potente" e forse anche recente, altrimenti la dovrebbe conoscere, almeno per sentito dire.
    Emh
    Vorrebbe domandare chi sia, ma occhieggia Nobunaga a tal proprosito sperando che sia il Samurai a sciogliere questo nodo. Dal canto suo analizza rapidamente la situazione, riflette e quindi dice la sua.
    Diverso, straniero, non è necessariamente nemico.
    Fa un passo avanti e si avvicina alla donna, quasi a volerla vedere meglio. La studia incuriosito, ma al contempo impaurito dalla sua presenza.
    Queste presenze generano timore, sono quesiti a cui è doveroso dare una risposta per il bene del Presidio.
    Uniti affronteremo anche questa difficoltà, prenderemo contatti con questa popolazione e vedremo se si tratta di un nuovo amico o un nemico.
    Ci comporteremo di conseguenza, come un'unica cosa.

    E ricerca lo sguardo dei suoi compagni, non gli sembra una proposta fuori dal mondo. Se richiedono una fusione, dovranno affrontare anche queste ripercussioni.

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    Nobunaga fu il primo e l’ultimo a parlare, unendo la sua voce alla proposta già avanzata da Mugen di unire gli eserciti dei due feudi settentrionali. A differenza del demone Volpe il suo intervento fu decisamente più cinico e metteva spietatamente in chiaro quelle che erano le debolezze dei popoli dell’Ovest. Di fronte ad una nuova minaccia, da soli, non erano che che condannati a soccombere. E intimamente il Demone era ancora più cinico. Anche nel caso in cui quell’Alleanza venisse istituita il nuovo esercito non sarebbe che stato una pallida imitazione di quella che un tempo era la potenza militare del Presidio Occidentale.

    I loro interventi vennero comunque ascoltati con attenzione e, una volta che ogni membro gruppo ebbe avuto modo di esporre il suo pensiero, uno dei tre Saggi prese nuovamente la parola. Le sue parole erano gentili, tuttavia faceva loro notare che la via della spada non era l’unica per salvare un popolo. Come dargli torto, l’esercito poteva aiutare a proteggere il Presidio ma per prosperare in pace in quelle terre dilaniate dalla guerra ci voleva ben altro. Gli Shan Yan non potevano che essere perfettamente d’accordo con quell’uomo. La loro tribù era guidata dalla casta dei guerrieri, ma loro non erano che uno solo dei pilastri su cui si fondava la società dei Ciclopi. Mercanti, contadini e saggi avevano un ruolo altrettanto importante nella sopravvivenza e nell’equilibrio del popolo Shan Yan.

    Nonostante tutto il Saggio non poteva che convenire con quanto avevano affermato. Erano ben consapevoli della debolezza derivante dall’isolamento ed era già loro intenzione unirsi a loro. Avevano solo una condizione a riguardo.

    A quel punto si fece avanti una donna. Non indossava i tipici abiti di un abitante del Qídằo, o a dirla tutta di un cittadino dell’Ovest in generale. Forse era una naufraga, pensò il Demone Volpe. In ogni caso parlava con un certo senso di autorità e la Volpe non mancò di notare quell’inspiegabile timore reverenziale che emanava la sua presenza. Stranamente, non aveva idea di chi fosse. Prima di presentarsi a quell’udienza aveva cercato di mettere insieme ogni notizia proveniente dal feudo confinante. Aveva così raccolto informazioni sui tre Saggi, ma di quella donna non si faceva menzione in alcun racconto.
    Ipotizzò che potesse essere in carica delle forze militari del Feudo. Ma, al di là della sua misteriosa identità e delle possibili speculazioni a riguardo, ciò su cui doveva concentrarsi erano le preoccupanti notizie che aveva da dare.

    Un nuovo popolo era comparso nelle terre prima occupate da Klemvor. E la Volpe conveniva, come di questi tempi, non fosse possibile additare un fenomeno del genere come un semplice capriccio della Riscrittura. Subito dopo un’Invasione da un altro regno e un cataclisma che aveva devastato mezzo Presidio il tempismo per l’apparizione di un nuovo popolo non era dei migliori.

    Dopodiché, quasi a rispondere all’occhiata di Ego, annunciò quello che era il suo pensiero a riguardo senza nascondere la sua diffidenza.

    “Conoscere le loro intenzioni è una priorità per entrambi i Feudi. Non possiamo comunque negare che il tempismo per l’apparizione di questa nuova forza non è dei migliori.”

     
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    « Se, » sottolineò per primo il Worren, rendendo palese il pensiero comune di tutti loro « se invece non avessero intenzioni ostili, potrebbero rivelarsi al contrario nuovi preziosi alleati, o una forza neutrale. Anche se immagino di poter più o meno capire il motivo della vostra preoccupazione. Qual è la vostra condizione? »
    Diverso, straniero, non è necessariamente nemico.
    Queste presenze generano timore, sono quesiti a cui è doveroso dare una risposta per il bene del Presidio.
    Uniti affronteremo anche questa difficoltà, prenderemo contatti con questa popolazione e vedremo se si tratta di un nuovo amico o un nemico.
    Ci comporteremo di conseguenza, come un'unica cosa.

    “Conoscere le loro intenzioni è una priorità per entrambi i Feudi. Non possiamo comunque negare che il tempismo per l’apparizione di questa nuova forza non è dei migliori.”

    Nobunaga tacque, assecondando gli altri e quelle che erano le loro idee. Gli occhi a mandorla segnati appena dalle rughe rimasero tuttavia fissi sulla donna per lunghissimi attimi, e non era lussuria o ammirazione ciò che essi trapelavano, piuttosto l'istinto di tener bene la guardia alzata contro di lei. Pur non conoscendola.

    -La condizione è questa- spiegò il precedente interlocutore -Tra le nostre intenzioni vi è quella di cercare contatti con questo popolo, nonostante ci sia stato impedito fino ad oggi. Sono chiusi fra le loro alte mura, in una città che sembra una fortezza inespugnabile. Ci è stato del tutto impossibile varcare i loro confini o -semplicemente- parlare.
    Da quelle parole fu chiara la richiesta di aiuto.
    -Se ci aiuterete a risolvere questo problema, il Qídằo sarà felice di unire il suo esercito con il vostro- spiegò a Mugen e Nobunaga, per poi poare il proprio sguardo sugli altri -...e di dar fede in ogni modo all'amicizia che già esiste fra i nostri Feudi.

    La donna poco distante rimase in silenzio, scrutandoli interessata.

    Dettagli di Ambientazione

    Siete partiti con una missione diplomatica semplice con un Feudo già storicamente alleato al Nishikaigan. Essendo anche loro deboli a causa degli ultimi eventi, non riusciranno ad adempiere all'alleanza fintanto ci sarà la minaccia di questo nuovo popolo insediatosi dove prima sorgeva Klemvor.
    La condizione è aiutarli a risolvere la loro situazione di stallo, così che possano richiamare gli eserciti e impegnare le forze altrove.

    Questo sarebbe il vostro ultimo turno di gioco, a meno che non abbiate domande o altre richieste. In quest'ultimo caso, farete bene ad approfittare di questo momento.

    Scadenza: 22 febbraio

     
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    La proposta che gli viene fatto gli sembra ragionevole ma al contempo dolceamara. Il fatto che quel "settore" del Presidio chieda a loro aiuto in tal senso, implica, in maniera stretta e concreta, che la divisione in feudi o regioni, è ancora presente e forte. Se tutti vivessero nella comunione di un'unico Presidio, cosa che prima o poi il Teologo si augura, non ci dovrebbero essere simili divisioni. Semplicemente si farebbe fronte comune davanti ad un pericolo comune.
    A conti fatti questi strani individui apparsi sono un pericolo del Presidio, non solo del Qidao. Sarà difficile riuscire ad incultare questa nuova mentalità di identità di Presidio. Sarà un cammino lungo, ma si dovrà comunque cominciare da qualche parte.
    Mi sembra una richiesta ragionevole.
    Si limita a rispondere ai Saggi, ma più che altro si volge verso gli altri delegati. Dubita che qualcuno dissentirà a tal proposta. Certo questo vorrà dire cominciare una nuova potenziale e pericoloso avvenura, ma questo ed altro per il bene del Presidio.
    Avremo bisogno di parlare con chiunque abbia cercato il contatto con questa civiltà. Tutte le informazioni di cui disponete, anche se minime, potrebbero essere utili.
    Inoltre se il potenziale conflitto con questi sconosciuti è così tangibile, potremmo aver bisogno di vostri uomini a nostro supporto.

    Ed uno sguardo viene lanciato alla donna canuta. Lo intriga e lo lascia perplesso al contempo. Vorrebbe spudoratamente chiedere chi sia e che ruolo ricopra, ma gli sembra il caso di evitare di bisbigliare a Nobunaga in una stanza con un'amplificazione così perfetta.
    Si terra le domande per dopo, in separata sede, quando potranno parlare più liberamente.
    Resta in silenzio ascoltando le richieste degli altri colleghi. Annuisce di tanto in tanto ed aspetta che l'assemblea chiuda i colloqui. Ci son tante cose di cui devono parlare insieme ed anche un bel po' di Kami da ringraziare per gli eventi favorevoli.


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    -La condizione è questa- spiegò il saggio di poco fa, -Tra le nostre intenzioni vi è quella di cercare contatti con questo popolo, nonostante ci sia stato impedito fino ad oggi. Sono chiusi fra le loro alte mura, in una città che sembra una fortezza inespugnabile. Ci è stato del tutto impossibile varcare i loro confini o -semplicemente- parlare.

    Sadwrn guardò pensieroso l'uomo, le braccia incrociate davanti al petto. Ora capì cosa intendesse dire quella donna quando parlò del loro livello di efficienza e rapidità. Klemvor non era scomparsa che da qualche settimana, e anche ammettendo che i nuovi abitanti di quell'area fossero arrivati un istante dopo... il fatto che avessero eretto in così poco tempo una città tanto fortificata era a dir poco impressionante.
    Il Worren arrivò a chiedersi perfino se gli autoctoni non avessero in effetti aspettato altro, ed avevano in realtà già pronto tutto da un bel pezzo... Allora, dovevano essere di conseguenza preparati anche ad interagire con i nuovi vicini di casa, giusto?
    Forse era meglio così: un popolo colto alla sprovvista poteva rivelarsi spaventato, diffidente, e imprevedibile. Nel peggiore dei casi, coloro che avrebbero tentato di incontrare erano solo spaventati e diffidenti.

    -Se ci aiuterete a risolvere questo problema, il Qídằo sarà felice di unire il suo esercito con il vostro- disse a Nobunaga e Mugen, prima di voltarsi poi verso gli altri, -...e di dar fede in ogni modo all'amicizia che già esiste fra i nostri Feudi.

    Sadwrn annuì. Fece per rispondere, ma venne preceduto da Ego.
    Mi sembra una richiesta ragionevole. rispose l'umano, Avremo bisogno di parlare con chiunque abbia cercato il contatto con questa civiltà. Tutte le informazioni di cui disponete, anche se minime, potrebbero essere utili.
    Inoltre se il potenziale conflitto con questi sconosciuti è così tangibile, potremmo aver bisogno di vostri uomini a nostro supporto.


    « Sono d'accordo con lui, » aggiunse Sadwrn, « condividendo informazioni, potremmo coordinare meglio i nostri sforzi. Se vogliamo presentarci a loro, propongo inoltre di farlo con un numero uguale di uomini dai nostri Feudi. Metà dal Nishikaigan, metà dal Qídằo. Se dovesse servire, io stesso mi offrirò volontario per parteciparvi! »
    Guardò la donna che aveva introdotto l'argomento. Le sorrise, come a volerla invitare tacitamente ad unirsi a lui, qualora fosse stata disposta a farlo.

     
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