[LAM] Tempo Infausto.

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    "Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo".

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    Sala Centrale, Mastio
    Presidio Errante, Endlos.

    Alla ricerca dell'Alfiere, Jattur Shattur avrebbe percorso il Vestibolo1 del Mastio, superando ad ogni passo gli enormi pannelli di marmo intarsiato e pietra levigata del pavimento e delle tre navate dalle volte a botte, di cui la centrale era il triplo delle altre; lambiti dai raggi solari di mastodontiche vetrate, riflettevano tinte auree ed accoglienti, nonostante la maestosità dell'edificio.
    Ad intervalli regolari una serie di enormi statue armate e dall'abbigliamento esotico osservavano il nuovo arrivato con espressioni realistiche e variegate. Fin dai tempi di Raylek, non si conoscevano i nomi degli scultori o i soggetti, ed erano sempre stati uno dei "misteri" più affascinanti dell'isola, artisticamente parlando.

    L'ssa raggiunse quindi la Sala Centrale, cuore planimetrico del Mastio e nodo in cui confluivano i corridoi comunicanti con tutte le aree del castello.
    Un'enorme statua di marmo ritraente un soldato dalle grandi ali angeliche era la grande novità del Nuovo Governo di Drusilia, installata dopo la scomparsa di Jattur, avvenuta poco tempo dopo l'incoronazione della donna. Per gli artisti e gli abitanti dell'isola non era altro che l'allegoria dell'Esercito Errante, vincitore della Guerra Civile. Proprio al di sopra della statua, l'intera cupola era l'unica fonte di luce non artificiale nella stanza, non essendo questa munita di finestre come le altre.
    Circondati da colonnati e balconate, era possibile vedere chiunque percorresse la sala, a qualunque livello dal terreno.

    Fra i presenti, Jattur avrebbe intravisto una vecchia conoscenza degli aviatori: dalla struttura mastodontica ed i capelli rossi e scompigliati, un omone scendeva i gradini con aria allegra e tranquilla. Portava un mantello scuro sulle spalle e la barba leggermente incolta, esattamente come lo ricordava: si trattava di Gildarts Clive, uno dei primi Aviatori, fin dai tempi della loro fondazione.

    Dettagli di Ambientazione

    Gildarts Clive è uno dei primi Aviatori presenti in gilda. Nonostante sia un associato da anni ed anni, raramente si vede sul suolo Laputense: da tempi immemori Drusilia lo manda in ricognizione a Nord, alla ricerca dell'autorizzazione per creare una filiale di gilda su Najaza.
    Ri-scrivo di sotto la sua descrizione:

    Due metri d'altezza per cento chilogrammi di peso, Gildarts appare come un gigante dai capelli rossi e gli abiti da vagabondo. Due occhi di un verde cangiante ed un viso mascolino, non privo di una barbetta incolta. Nonostante l'età presenta un fisico tonico e scolpito, segno di grande prestanza fisica, nonostante tenti di nasconderlo sotto il lungo mantello logoro.
    Particolarmente sfuggente, è rinomato per il suo spirito "randagio"; nonostante faccia parte degli Aviatori, è infatti quasi impossibile vederlo per più di una settimana in sede e le sue sparizioni durano anche mesi, ragion per cui non tutti potrebbero conoscerlo. Molto distratto e con la testa fra le nuvole, ha un comportamento bonaccione ed amichevole con tutti ed è abbastanza raro vederlo nervoso. Sia per la sua età che per la sua esperienza in gilda fin dalla fondazione, Gil si sente un pò il papà degli Aviatori: nei rari momenti in cui non è via si diverte a trascorrere il tempo con gli elementi più giovani, giocando come fossero suoi figli ed insegnando loro qualche tecnica di combattimento.
    Come suggerisce la stazza, ha una particolare predisposizione al combattimento e, nonostante sembri tutto fuorchè serio, è un guerriero capace, esperto e dalla forza spaventosa: lo stesso Gran Maestro lo definisce una delle colonne della Gilda.
    Da buon vagabondo, Gil ha lasciato sulla propria strada affetti e frammenti del proprio passato, incurante di averne memoria. I suoi lavori di mercenario -prima- e di Aviatore -dopo- hanno fatto si che viaggiasse molto, sia su Endlos che altrove. Nei suoi viaggi ha conosciuto luoghi, persone, donne a cui si è legato solo per il tempo necessario al completamento delle proprie missioni scomparendo poi tutte le volte, vivendo ogni avventura alla giornata senza farsi troppi problemi su dove i propri passi lo avrebbero condotto l'indomani. Per questa ragione è estremamente difficile ottenere informazioni su di lui, e perfino Gildarts stesso fatica a ricordare tutto. Unica costante nel suo eterno peregrinare è la gilda degli Aviatori, da lui considerata "l'unica casa in cui vale la pena tornare".


    1Il Vestibolo non è altro che l'ingresso principale del Mastio.
     
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    Vi era una strana dicotomia nella attuale situazione di Jattur. Da una parte, per lui era un dopomissione assolutamente norma- beh, normale forse no considerato l'assurdità orkesca, ma comunque nei limiti del caos innato di Endlos. Rapporto post-missione a voce, doccia, rapporto scritto e consegnato non oltre le due ore di tempo, manutenzione equipaggiamento e infine l'ultimo e più strenuante compito: iniziare a sfoltire l'immane fila di scartoffie inevitabilmente accumulatasi sulla sua scrivania in sua assenza.
    Dall'altra, per tutti gli altri era un miracoloso ritorno a casa da parte di una persona che era data per dispersa, quasi certamente morta, in un momento in cui il morale non aveva molti motivi per innalzarsi.
    Era una sensazione strana.
    niente scartoffie? dieci anni di scartoffie?
    Strana e imprevedibile.

    Ad ogni modo, non era in suo potere alterare l'esito del post-missione o le reazioni dei suoi colleghi, e in tali situazioni l'ssa non era abituato ad indugiare. Motivo per cui l'immacolato atrio del Mastio ebbe il (dubbio) piacere di sperimentare, per la prima volta dopo dieci anni, il brusco passo marziale che aveva caratterizzato la falcata del primo Aviatore asghabardiano su Endlos da molti anni. Con una (s)gradita aggiunta di fango e rametti secchi, s'intende.

    Per sua fortuna la prima persona su cui si posò lo sguardo non fu un membro dello staff di supporto del Mastio, cosa che avrebbe senza dubbio reso il suo interessante ritorno un poco più interessante, bensì Gildarts Clive - da molti inizialmente scambiato per una statua. Coincidenza curiosa visto che il granitico Aviatore era più spesso fuori Laputa che dentro, ma assai gradita.

    « Gildarts. » salutò Jattur quando fu opportunatamente vicino, sorridendo con piacere.
    Ora di dare inizio ai fuochi d'artificio.
    « Drusilia è nel suo ufficio? »


    *si sfrega le mani* The show begins!
     
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    Sala Centrale, Mastio
    Presidio Errante, Endlos.

    Quando l'ssa salutò il gigante, questi sobbalzò, fissandolo con malcelato sospetto. Jattur avrebbe potuto facilmente intuirne il motivo: tralasciando la sparizione decennale e tutto ciò che ne conseguiva, al buon Gildarts non tornava come un umano fosse esattamente identico nell'aspetto a dieci anni prima.
    Eppure, quel vecchio bastardo conservava un buon fiuto per i pericoli e le situazioni spiacevoli; per quanto gli stonasse la presenza di Jattur esattamente come lo ricordava lì al Mastio non percepiva esattamente del pericolo o minacce di sorta. Decise quindi di fare spallucce -almeno quella volta- affidandosi ai propri sensi ed alla consapevolezza che le stranezze -almeno su Laputa- erano all'ordine del giorno. E poi -se quel tale era davvero Jattur Shattur- probabilmente sarebbe finito presto molto più sorpreso e confuso di lui.

    -Yo!- rispose, alzando la manona al suo indirizzo -Qui ci sta solo la Sala del Trono, ma il Grande Capo si è presa una vacanza.
    Attese qualche attimo per osservare una qualche reazione da parte dell'altro aviatore. A prescindere da cosa gli sarebbe arrivato, avrebbe continuato pochi attimi dopo.
    -Sono appena uscito dai suoi alloggi e rimarrò su Laputa per un po'. Sono tempi strani questi, ma immagino ti sarà spiegato presto: se vuoi parlarle, la trovi lì. Chiedi alle guardie e ti indicheranno la sala dove l'ho lasciata.

    Incurante delle condizioni di Jattur e del cattivo odore, gli avrebbe posato la mano sulla spalla con fare amichevole. Infine lo avrebbe superato per poi sparire. A quel punto, il soldato avrebbe probabilmente accettato l'indicazione e si sarebbe diretto nella parte alta del Mastio, lì dove si accedeva agli appartamenti privati dell'Alfiere Errante. Avrebbe trovato solo un paio di guardie alla porta che -dopo qualche difficoltà a causa della giovane età di uno e della scarsa conoscenza dei precedenti capi della gilda- gli avrebbero indicato un salotto poco distante.

    Varcata la soglia, sarebbe stato accolto da un grande spazio a pianta circolare dal soffitto molto alto ed affrescato in modo che apparisse come un cielo a mezzogiorno. Il sole brillava in alto al centro, mentre le nuvole si addensavano gradualmente ai bordi, fino a diventare un'unica corona soffice alla base, proprio dove il soffitto sembrava posarsi su colonne ornamentali. L'intera sala era molto luminosa e ben arredata, merito soprattutto delle numerose ed ampie finestre e dei drappi di velo bianco e stoffe auree: quasi al centro di essa, l'Alfiere sedeva ancora sul proprio divano -reduce del precedente incontro con Gildarts.

    Anche lei -come e più di Jattur- non sembrava invecchiata di un solo giorno: la folta chioma castana scendeva sui lineamenti sinuosi in una cascata dal profumo di rose fresche. Il viso perfettamente ovale accoglieva labbra carnose e rosse come anche gli splendidi occhi di smeraldo -sempre vigili, ma insolitamente spenti-, in quell'istante persi a contemplare il vuoto. Smarrita in pensieri lontani da quel salone, carezzava distrattamente il ventre gravido nascosto dall'abito candido con la mancina, mentre la mano destra giocherellava con la testa di un cagnetto bianco dal foulard rosa a pallini seduto al suo fianco. La bestiola, probabilmente inconsapevole dei tormenti dell'Alfiere, ricambiava le coccole leccando le dita affusolate e pallide... e fu la prima a notare il nuovo giunto, probabilmente a causa dell'odore pungente.
    Sbuffò quasi indignata, prima che anche l'Alfiere tornasse in sé, sobbalzando alla vista dell'Aviatore scomparso.

    Gli occhi si sgranarono, le labbra rosse rimasero semiaperte dallo stupore.
    -...Jattur?

    Dettagli di Ambientazione Jattur sa della natura non-umana di Drusilia, pertanto può non sorprendersi di come sia rimasta sostanzialmente uguale a dieci anni prima. Ciò nonostante, il suo sguardo è cambiato molto e quel cagnolino è sicuramente una presenza nuova.
    Si tratta di un cane di taglia piccola, probabilmente uno Scottish Terrier, dal pelo bianco e curato. Non porta collari, ma il foulard rosa a pallini bianchi già citato.
     
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    Quella faccia.
    Quella faccia che fece Gildarts quando il suo cervello ricollegò il viso di Jattur alla sua identità e il flusso dei suoi pensieri fu deragliato completamente, contorcendosi assieme al suo viso in un ineccepibile quanto silente « ...uh? ».

    Oh, Jattur se lo aspettava. Altroché se se lo aspettava. Ed era grandemente preferibile alla seconda possibile reazione per le circostanze in cui si trovava, la prima (ed unica) possibile su Asghabard: una scansione approfondita fino al livello quantistico per verificare che si, dopotutto Jattur Shattur era Jattur Shattur. Beato Endlos, semipiano così squisitamente caotico che essere temporalmente dislocato di dieci anni è fonte solo di un'occhiata di sospetto.
    ...per quanto prima o poi Jattur avrebbe dovuto comunque sottoporsi alla trafila di verifiche. Fidarsi è bene, verificare è meglio - e da quanto Jattur sapeva della situazione, Laputa mal si poteva permettere il lusso della trascuratezza.

    -Yo!- disse Gildarts, strappandogli un sorriso suo malgrado. 'Yo' davvero. -Qui ci sta solo la Sala del Trono, ma il Grande Capo si è presa una vacanza.

    Assolutamente comprensibile considerato il suo stato interessante. Per quanto, se anche solo un decimo di quello che Lowain gli aveva detto era vero, la cosiddetta 'vacanza' era più teorica che reale.

    -Sono appena uscito dai suoi alloggi e rimarrò su Laputa per un po'. Sono tempi strani questi, ma immagino ti sarà spiegato presto: se vuoi parlarle, la trovi lì. Chiedi alle guardie e ti indicheranno la sala dove l'ho lasciata.
    « Grazie, Gildarts. » disse Jattur depositando una pacca sulla spalla dell'altro Aviatore - dopo che l'omone ebbe preso l'iniziativa. Semplice etichetta militare: poche cose danno più fastidio che ritrovarsi addosso il fango della missione di un altro soldato quando ti serve un'uniforme pulita addosso. « Ti devo un favore. »

    Il soldato scambiò qualche parola con il commilitone per incontrarsi più tardi e riallacciare una vecchia
    vecchia? nuova? normale?
    conoscenza, poi si separò da lui e affrontò la navigazione degli atrii del Mastio, pronto a tutto pur di arrivare a destinazione e completare la sua missione.
    Era un ssa, dopotutto.

    ~

    Non era pronto a quello.

    Oh, l'espressione di Drusilia se l'era aspettato: Jattur proveniva da una nazione in guerra continua per quarant'anni di fila, Drusilia no. Il concetto di 'normalità' del soldato era pesantemente sballato, quello di Drusilia no. Fra la gravidanza, il senso di responsabilità e gli eventi recenti, era comprensibile che il suo comandante fosse stanca, esausta, sfinita.

    Ma il cane.
    No, quello non se l'aspettava.

    Si scrutarono per un lungo istante, bestia e uomo, compagno recente e vecchio amico. Poi l'animale diede una leggera sniffata all'aria, lo guardò sdegnato ed emise dal muso quello che, alle orecchie del soldato, sembrò inequivocabilmente uno sbuffo disgustato.
    punto al cane

    Per fortuna, prima che la gara di machismo confronto potesse continuare, Drusilia si rese conto della sua presenza e, con un sossulto di sorpresa, si girò verso di lui dicendo...

    -...Jattur?

    E Jattur...

    « L'unico e il solo. » confermò il soldato. « Scusa il ritardo. »

    ...cos'era oggi con il suo senso dell'umorismo?!?

     
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    « L'unico e il solo. » confermò il soldato. « Scusa il ritardo. »
    Fissandolo con l'espressione tipica di chi non credeva alle proprie orecchie, l'Alfiere Errante rimase immobile ed in silenzio per un periodo che parve un'eternità. In che modo cercasse di riordinare le idee, non fu mai detto, ma di sicuro non la gestì con la stessa tranquillità di Gildarts. Negli occhi smeraldini furono infatti visibili la sorpresa, ma anche sospetto e paura. In quegli anni aveva visto molte cose, provato sulla sua pelle tradimenti, morte ed ogni tipo di orrore: non si sarebbe fidata ciecamente, almeno in quel momento.

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    -Sono passati più di dieci anni...
    L'ovvio commento della Dama del Vento fu il suo primo tentativo di approccio a quella stranezza.
    -...in un decennio il tuo aspetto non è mutato.

    iMs5gb5

    Se era vera la molteplicità delle possibili ragioni di quell'evidentissima anomalia, preferì ascoltare innanzitutto una prima versione del soldato.

    -Cosa ti è accaduto?
    « ... »

    La bestiola al suo fianco -intanto- iniziò ad avvicinarsi maggiormente a lei. Forse infastidita dall'interruzione dell'intruso, cercò di attirare l'attenzione della padrona con piccoli colpetti del muso sulla mano rimasta improvvisamente ferma.


    Dettagli di Ambientazione Nulla da dire: Drusilia chiede semplicemente a Jattur un rapporto su cosa gli è capitato.


    Edited by Drusilia Galanodel - 9/4/2019, 01:38
     
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    « .... »
    Imbarazzante.
    -...
    Davvero imbarazzante.
    « .... »

    Jattur riflettè quanto fosse un vero peccato che l'addestramento ssa, di impeccabile qualità ed efficacia in una straordinariamente variegata quantità di situazioni, non includesse protocolli di comportamento in caso di dislocamento temporale. Probabilmente qualcuno avrebbe dovuto rimediare. Probabilmente quel qualcuno sarebbe stato lui.
    Jattur si domandò brevemente che cosa avrebbe pensato il soldato di turno protocollando la sua proposta di aggiornamento del protocollo.

    -Sono passati più di dieci anni... in un decennio il tuo aspetto non è mutato.
    -Cosa ti è accaduto?


    Ah.
    La domanda cui lui non aveva nessunissima risposta da dare.

    « ...sospetto di essere temporaneamente uscito dal semipiano di Endlos. » disse il soldato, accentuando con precisione la prima parola. « Per Laputa sono passati dieci anni, ma soggettivamente parlando sono passati sei giorni dall'ultima volta che ci siamo incontrati; è stato verificato che il tempo su Endlos assume cadenza variabile se osservato in altri piani dimensionali. I sistemi elettronici della mia armatura- »
    Mostrò a Drusilia il suo elmo, lo attivò brevemente e...

    Attenzione: stimate i volte πMercoledì quadrati di ossidiana al tramonto.


    ...e il suo sopraciglio non s'inarcò con posa stizzita.
    ma per poco

    « -hanno subito danni progressivi molto simili a quelli causati dal Maelstorm all'Argonath durante il mio arrivo; i miei tentativi di isolare i componenti dalla turbolenza extradimensionale non sono andati a buon fine. Nei parametri della mia missione non vi era nulla che potesse giustificare uno slittamento temporale, né gli Orki non hanno dimostrato tecnologia più elevata di un reattore nucleare. Ho raccolto prove indirette dell'esistenza di una seconda fazione oltre agli Orki dotata presumibilmente di un livello tecnologico più avanzato- »
    -e qui depositò davanti a Drusilia il caricatore decorato con l'aquila recuperato durante la sua missione-
    « -ma non possiedo indizi per supporre che possano viaggiare nel tempo né che abbiano fatto viaggiare me, deliberatamente o accidentalmente. »

    « Di contro, ciò permetterebbe una plausibile spiegazione alla improvvisa apparizione e sparizione degli Orki: la loro razza abiterebbe al di fuori di Endlos e una banda razziatrice avrebbe trovato in maniera accidentale un portale da e verso il nostro semipiano, permettendo loro di attaccare in maniera inaspettata e sparire senza lasciare tracce. Dopo essermi schiantato su Endlos ho sviluppato tecniche sperimentali che dovrebbero permettermi di accertare la presenza di barriere dimensionali, tuttavia non posso garantire per l'accuratezza delle stesse. »

    Esitò, un istante.
    Fra le tante cose che un ssa doveva imparare, fra le prime vi era il linguaggio del corpo: era semplicemente una capacità troppo utile per non martellarla nel cranio di tutti i candidati. Era a causa di quella capacità che ora il soldato provava una strana fonte di disagio, perché mai come ora Jattur aveva chiara e netta la percezione di essere in una Laputa nuova.
    Quella non era Drusilia, non ai suoi sensi perlomeno: così grande la differenza fra il suo linguaggio corporeo rispetto a una settimana prima dieci anni fa che Jattur faticava a riconoscerla. Interrogare Parlare con Lowain non gli aveva dato la misura del cambiamento, non come guardare l'indistinguibile scintilla guardinga e sospettosa di ogni ssa fare capolino dagli occhi verdi di lei.
    Quante domande aveva. Non sulla situazione di Laputa - qualche ora passata fra le odiate scartoffie e avrebbe avuto un quadro sufficientemente accurato della situazione - ma su quella di Drusilia.

    C'era solo un piccolo problema: essere un soldato superaddestrato non ti conferisce mistiche abilità oratorie o interpersonali.

    « ...tu stai bene? »

    Fortunatamente per lui, ciò che lui mancava in capacità, Drusilia aveva in abbondanza.

     
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    là.... \ò_ò

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    « ...sospetto di essere temporaneamente uscito dal semipiano di Endlos. »
    L'Alfiere Errante si lasciò sfuggire una smorfia perplessa. Non si trattava delle strane circostanze in cui l'asgabardiano si era trovato, piuttosto dell'estrema somiglianza del suo caso con quello di Augustus, avvenuto perfino nella medesima zona del Presidio Occidentale. Unica sostanziale differenza riguardava la discrepanza temporale, ma le similitudini erano troppe per non esser notate.

    « Nei parametri della mia missione non vi era nulla che potesse giustificare uno slittamento temporale, né gli Orki non hanno dimostrato tecnologia più elevata di un reattore nucleare. Ho raccolto prove indirette dell'esistenza di una seconda fazione oltre agli Orki dotata presumibilmente di un livello tecnologico più avanzato, ma non possiedo indizi per supporre che possano viaggiare nel tempo né che abbiano fatto viaggiare me, deliberatamente o accidentalmente.
    Di contro, ciò permetterebbe una plausibile spiegazione alla improvvisa apparizione e sparizione degli Orki [...]
    »

    Nell'ascoltare quanto Jattur avesse da dire, Drusilia provò una sensazione che reputò fuori luogo; alla luce di quanto le era appena capitato nel Pentauron e di quante ne avesse vissute fino a quel momento, si ritrovò infatti inspiegabilmente nostalgica del periodo in cui Jattur ancora viveva. Se ne vergognò, ma una parte di lei avrebbe apprezzato rivivere di nuovo in quei tempi.
    Persa in quei pensieri, sorprese il suo interlocutore ad esitare.
    « ...tu stai bene? »

    -...
    Uno sguardo interdetto fu la prima risposta... prima che della Dama del Vento si lasciasse sfuggire una mezza risata. Non fu tuttavia gioia a trasparire sulle labbra incurvate, piuttosto un'evidente amarezza.
    -Lo sai? Mi mancano i tempi appena successivi alle Guerre di Fondazione- ammise, abbassando lo sguardo -Quando ero un Ufficiale, tutto sembrava più semplice. Da quando porto questo titolo di Alfiere, sono davvero in pochi ad interessarsi a certe cose... o a farmi queste domande.
    Sospirò. tornando a levare lo sguardo smeraldino sul soldato.
    -Potrei stare meglio, ma mi sento comunque fortunata: se non fosse stato per delle persone a me care, oggi non sarei potuta essere qui a parlarti. Oppure avrei potuto perdere il figlio che porto in grembo- gli sorrise sconsolata, cercando tuttavia di mantenere un atteggiamento positivo, per quanto le fosse possibile -Mi è capitato di vivere un brutto incubo, un'emergenza su cui non avevo -e non ho tutt'ora- alcun potere. Nonostante la fatica e gli anni trascorsi nel creare qualcosa di cui andare orgogliosi, mi sono sentita più debole ed inutile di quando naufragai su Laputa e venni chiusa in cella senza possibilità d'appello. Ho visto il lavoro di una vita completamente vanificato, l'ingratitudine frequente e continua delle persone che sceglievo di proteggere, il tradimento di chi aveva la mia fiducia, il mio esercito decimato in una sola notte e... sinceramente non ho ancora la minima idea di come gestire quello che arriverà.
    Però... una cosa la so.

    Strinse i pugni, allontanando la mano dalla bestiolina per qualche istante.
    -Non ho alcuna intenzione di capitolare o abbandonare il mio popolo senza combattere.

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    Lo sguardo fu sofferente, ma fermo, prima che si abbandonasse allo schienale del divano, massaggiandosi le tempie.
    -Posso superare il dolore, sono sempre stata allenata a questo- ammise -La verità è che sono solo stanca.
    Sospirò, allontanando le ombre alle proprie spalle e scegliendo di combatterle come aveva imparato durante il Circus Diabolique.
    -Dimmi piuttosto come ti senti tu- portandosi avanti e protendendosi verso di lui, lo scrutò intensamente -Immagino possa risultare abbastanza difficile da gestire un salto temporale così ampio... posso fare qualcosa per esserti d'aiuto?


    Dettagli di Ambientazione Ho provato a contrarre quanto le è capitato in dieci anni da un punto di vista interpretativo. Ovviamente, se vuoi approfondire, chiedi ciò che preferisci.
    In alternativa, ti ho fornito uno spunto per continuare la conversazione con l'ultima domanda :D
     
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    ...ah.
    Si, Jattur conosceva quel problema. Lo conosceva molto bene.

    « ...hai visto la mia nazione di origine, Asghabard, attraverso la lente dei miei ricordi. » disse con gentilezza Jattur. « Quarant'anni di guerra ininterrotta ci hanno reso un popolo duro come il titanio per certe cose, fragile come il berillio per altre. Abbiamo sopportato, abbiamo resistito, abbiamo combattuto, ma la guerra ha lasciato un segno profondo. »

    Eufemismo del millennio. Jattur e Drusilia avevano parlato dopo che quest'ultima lo aveva strappato dalle mani della Morte (letteralmente, non metaforicamente), e confrontando le rispettive informazioni erano affiorate alcune quisquilie piuttosto interessanti... e preoccupanti. Scoprire che determinati problemi mentali erano considerati un fattore favorevole al reclutamento negli ssa delle potenziali reclute fu... interessante, considerate le implicazioni.

    « Non sei l'unica persona ad essere nella tua situazione. Nel mio mondo la famiglia imperiale è la personificazione della resilienza asghabardiana, simboli viventi della capacità del mio popolo di sopravvivere all'assalto. Per un periodo sono stato la guardia del corpo del figlio dell'Imperatore di Asghabard: ho potuto conoscere l'uomo dietro il simbolo, con le sue insicurezze, le sue paure, i suoi fallimenti. »
    E molto altro. Rodak Asjurbag era un Imperatore eccezionale, ma la sua responsabilità primaria era l'Impero - e per quanto straordinario fosse Tanek Asjurbag nel suo ruolo di erede, sua moglie, non suo padre, era la ragione del suo equilibrio interiore.
    « Non è facile, sopportare il peso del comando... » Lui non vi era riuscito, non quando il prezzo fu il suo amore. « ...ma ti conosco, Drusilia. E sospetto che, quando questa emergenza sarà stata risolta e le persone si guarderanno indietro, in pochi riusciranno ad intuire la fatica, sia essa fisica o mentale, da parte tua. »

    Un fatto.
    Così lo espresse, Jattur: una tautologia in sé, l'espressione di un fatto innegabile come 'il cielo è blu' o 'la luna non è fatta di formaggio'. Per una persona così poco avvezza a grandi sfoggi d'eloquenza come Jattur, quel modo d'esprimersi era la versione condensata di una fanfara trionfale messa al posto di un semplice elogio. Un fatto che pochi -forse la stessa Drusilia inclusa- avrebbero potuto prevedere poiché privati dei necessari riferimenti culturali.
    Molti suoi commilitoni potevano dire di avergli salvato la vita: ben pochi di avergli salvato l'anima.

    -Dimmi piuttosto come ti senti tu. Immagino possa risultare abbastanza difficile da gestire un salto temporale così ampio... posso fare qualcosa per esserti d'aiuto?

    « Mi serviranno i rapporti dei dieci anni 'passati'- » ...più caffé, tantissimo caffé... « -e informazioni più dettagliate sulla situazione geopolitica della Endlos moderna- » ...prima la doccia magari, poi il caffé... « -e immagino che dovrò cercare un nuovo appartamento, ma per rimettermi in pari servità prima di tutto tempo. » E caffé. « Vista la entità del salto temporale, temo che non potrò essere operativo in tempi brevi. »
    Ma col cavolo che ti lascio da sola in un tempo come questo, non disse Jattur.
    Non ne aveva bisogno.

    Pausa.

    « In termini più immediati, però, devo proprio chiedere... perché Lowarn è così affascinato dai cimiteri? »

     
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    "Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo".

    (Bob Dylan)


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    Sala Centrale, Mastio
    Presidio Errante, Endlos.

    « Non è facile, sopportare il peso del comando... ma ti conosco, Drusilia. E sospetto che, quando questa emergenza sarà stata risolta e le persone si guarderanno indietro, in pochi riusciranno ad intuire la fatica, sia essa fisica o mentale, da parte tua. »

    Negli occhi smeraldini della Dama del Vento vi fu una leggera sorpresa, seguita da un sorriso rassegnato. Jattur non mentiva né parlava di ciò che non conosceva: da soldato con grande esperienza e diverse conoscenze ai vertici di regni o imperi aveva potuto osservare con i propri occhi la reale miseria di un Re, o -per meglio dire- "l'altra faccia della medaglia".

    -Se impiegassi tempo ed energie per crearmi una facciata gloriosa, non ne troverei abbastanza per realizzare qualcosa di buono, duraturo e concreto.
    Se avesse scelto l'accondiscendenza verso chiunque, avrebbe generato il caos, permettendo a chi era la sua responsabilità di ferirsi e ferire, seguendo la sola legge del più forte. Se avesse trattato stoltamente tutti allo stesso modo, non avrebbe potuto gratificare i meritevoli, spronandoli, piuttosto cullato i mediocri, non permettendo loro di tramutarsi nella migliore versione di loro stessi.
    -Immagino sia la grande scelta che ogni capo è costretto a fare, prima o poi- sospirò, tranquillizzandosi all'idea che vi fossero molte altre persone, come lei, a combattere da soli battaglie silenziose -Ma va bene così... mi basta che passi pure questa brutta situazione.
    Fece spallucce, cercando di buttarsi alle spalle tutti i timori che finivano per nascere ogni volta in cui si trovava a fare ipotesi riguardo il futuro.

    « Mi serviranno i rapporti dei dieci anni 'passati' e informazioni più dettagliate sulla situazione geopolitica della Endlos moderna. E immagino che dovrò cercare un nuovo appartamento, ma per rimettermi in pari servità prima di tutto tempo. Vista la entità del salto temporale, temo che non potrò essere operativo in tempi brevi.
    In termini più immediati, però, devo proprio chiedere... perché Lowarn è così affascinato dai cimiteri?
    »

    Nel sentirgli porre quella domanda, Drusilia si lasciò involontariamente sfuggire una leggera risata. Ovviamente non era per prenderlo in giro, semplicemente intuì che suo figlio era riuscito ad intercettarlo e parlargli dei propri interessi.
    -Suppongo che lo abbia ereditato dal suo papà, diciamo così...- lo disse con aria divertita, per nulla inquietata della cosa -Era un Emissario della Morte.
    La situazione era leggermente più complicata, principalmente perché non parlava esattamente del "padre" di Lowarn, ma della sua precedente incarnazione. Quando fu neutralizzato dalla Morte stessa per averla tradita, Drusilia e i gatti di Uthar -in assenza di un corpo- ebbero modo di riportarlo in vita e libero dalla precedente Padrona solo attraverso una reincarnazione come figlio della Dama del Vento. Drusilia -allora semplice Naufraga- lo concepì durante un sogno e, a causa di quella nascita insolita, furono molte le voci a sostenere l'assurda ipotesi che fosse figlio di Raylek, che proprio in quei giorni l'aveva rinchiusa in una torre del Mastio.
    -Posso dire che è anche un bravo musicista.

    Sorrise serafica, riprendendo il discorso precedente.
    -Quanto ai rapporti: concessi- si limitò a dire l'Alfiere, alzando lo sguardo su di lui -Troverai quasi tutto sull'Argonath che mi hai donato nel testamento. L'ho utilizzata come magazzino per le informazioni accumulate dalla Squadra Rossa in tutti questi anni fino a... ehm... quella Notte al Pentauron. In quell'occasione è stato tutto molto frenetico e le perdite sono state ingenti... e non abbiamo ancora finito di ordinare tutto.
    Si sentì imbarazzata per la disorganizzazione, ma non poté fare molto altro che ammettere quel dato di fatto.
    -A tal proposito, il mio consiglio è di approfondire la questione con il nuovo Comandante Rosso, Augustus Asensi, quando ti sentirai pronto: era presente durante l'invasione e si sta occupando personalmente di recuperare ogni informazione ottenuta in quel contesto delirante.


    Dettagli di Ambientazione Allora, piccole specifiche.
    Non essendo Drusilia un tecnocrate, non ha sfruttato l'Argonath in modo significativo. Ciò nonostante si è resa conto dell'enorme memoria che disponeva, quindi l'ha usata per monitorare Laputa ed aggiungere informazioni ottenute dalla Squadra Rossa dei LAM come un grosso archivio invisibile e ben difeso.

    Altra cosa: dopo Jattur, sono stati nominati Comandanti Rossi in questo ordine Adam, Augustus, Quarion e di nuovo Augustus.
    L'intermezzo di Quarion serviva solo nel portare avanti alcune faccende prima che si riuscisse a riportare Augustus in vita, essendo morto durante la Notte della Prima.
    Ho già parlato col giocatore (Stanfa), quindi dopo questa scena -se lo vuoi- si può organizzare un loro incontro per mettere ordine a tutto ed iniziare anche a conoscersi.

    Per quanto riguarda gli eventi passati ottenuti tramite Argonath, posso darteli io a parte e li rielabori o li consideri già assimilati.
    Come sempre, per qualunque dubbio, manda pure un mp.
     
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    -Suppongo che lo abbia ereditato dal suo papà, diciamo così...- rispose Drusilia, sorridendo sorniona. -Era un Emissario della Morte.

    Jattur batté le palpebre.
    Sbrigliata l'immaginazione, la sua mente decise che era il momento di fare una pausa dalle grigie realtà del momento presente e farsi una galoppata verso pascoli mentali più felici. Ecco farsi largo davanti all'occhio interiore di Jattur l'immagine di Lowain e di un distinto signore dalle fattezze indefinite fare un picnic fra le tombe di un cimitero, intenti in un momento padre-figlio fra cipressi e lapidi.
    L'immagine, per fortuna, scomparve presto.
    Buon, caro, vecchio addestramento.

    -Posso dire che è anche un bravo musicista.

    La sua immaginazione, inarcando la testa come un cavallo selvaggio, fece come per proporre una battuta basata sul nuovo appiglio fornitogli. Il fuoco di soppressione scatenato dalla parte ancora pensante della sua mente fece fare rapidamente dietro-front a quella fin troppo colpita dai recenti cambiamenti - e per fortuna, se la qualità del suo umorismo di recente era un'indicazione.
    Fortunatamente le problematiche logistiche di un'assenza decennale bastarono a posticipare (ma non a scongiurare) la guerra civile fra la mente razionale e i voli di fantasia.

    « Comprendo più che bene; la confusione a seguito di eventi catastrofici è qualcosa cui purtroppo ho avuto molto a che fare. » ammise Jattur. « È possibile che sia in grado di aiutare, ma ciò dipende dallo stato dell'Argonath stessa: La tecnologia asghabardiana è pensata per essere inutilizzabile qualora cadesse in mano nemica, e con l'intera galassia contro il 'nemico' è chiunque non sia asghabardiano. Ho... avevo... »
    Coniugare correttamente i verbi durante un viaggio nel tempo è frustrante.
    « ...progettato delle contromisure per evitare questo scenario, ma è possibile che non siano state sufficienti. »

    Specialmente perché l'Argonath era più che una nave, era un'intelligenza artificiale: la sua natura era tanto corazza ablativa e scudi quanto flussi di dati e analisi predittiva. Problemi di archivio? Inesistenti quando una semplice richiesta vocale bastava a fornire terabyte di informazioni collegate, scollegate, opposte e accessorie anche in un mondo digitalmente defunto come Endlos.

    « Parlerò con Augustus non appena avrò rimediato alla mia situazione abitativa, non al più tardi di domani. » informò Jattur. Dopotutto il suo nuovo superiore avrebbe avuto bisogno di tempo prima di radunare il materiale necessario. I rapporti di intelligence non si creano da soli - come lui sapeva bene.
    -dieci anni di scartoffie aveva sfangato... ad averlo vissuto, questo idillio!-

    « Oh, e... per la cronaca: né il mio Imperatore né suo figlio hanno attivamente cercato la loro fama. » precisò il soldato, raccogliendo il suo elmo e preparandosi a congedarsi. « Semplicemente, un giorno si sono guardati attorno e si sono resi conto che i loro sforzi e le loro fatiche li avevano trasformati, da semplici uomini impegnati a governare un paese, a capisaldi di determinazione umana. »

    Jattur sorrise, giusto un filino, e uscì dalla stanza.
    L'ironia, questa gran burlona.

     
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