Hope of Morning

{ Città di Kisnoth }
Tutti



Dopo il gran boato prodotto dallo scoppio dei rudimentali esplosivi di cui i terroristi si erano dotati, gli avventori dell'Outer Stage erano andati in gran fermento; quando avevano visto la ruota panoramica crollare, in molti avevano optato per ripiegare al riparo del Tendone, ma altrettanti -i più deboli, i più prudenti e i più pavidi... o quelli con meno risorse- avevano semplicemente optato per abbandonare l'evento ed il Semipiano per non farsi coinvolgere.

Quell'esodo di clienti paganti avrebbe certamente finito per pesare sugli incassi al termine dello Spettacolo, ma aveva almeno sul momento garantito agli Agenti della Sicurezza la massima libertà di manovra per gestire la crisi... peccato soltanto che le cose avessero preso una piega infelice per quei poveri diavoli, dato che gli assalti ben coordinati degli autoctoni si erano rivelati difficili da arginare, specie a fronte del fatto che -a differenza loro- alcuni dovevano conoscere le vie della città; quando poi -nell'infuriare degli scontri- ci si erano messe pure l'impossibilità di contattare il centro di comando per avere istruzioni, e l'estemporanea comparsa di un ferocissimo Youkai, il caos era stato totale.

Nell'arco della Notte, i rumori che avevano accompagnato le azioni di guerriglia degli eserciti Endlossiani -il clangore delle spade e le urla dei capitani- si erano fatti via via più rarefatti man mano che i Circensi retrocedevano, abbandonando le posizioni; incapaci di inseguirli per incalzarli -rimasti in troppo pochi e troppo provati dalla lotta-, i combattenti del Semipiano non avevano invece potuto far altro che vegliare e pregare in qualche miracolo... come se da qualche parte ci fossero degli déi capaci di udirli.

Così, in un'aria densa quanto il piombo, che vibrava in tensione come un respiro trattenuto, ogni eco s'era spento... finché sotto un cielo che andava accendendosi dei chiari bagliori dell'aurora, i contorni della Barriera perimetrale non cominciarono a farsi labili ed inconsistenti, restituendo alle orecchie dei sopravvissuti le note d'una melodia di speranza che pizzicò le corde dei loro cuori: c'erano voci dall'accento familiare che scandivano disposizioni su come procedere per la ricerca dei superstiti, il cigolio delle ruote dei carri trainati da animali che producevano un secco e ritmico rintocco ogni volta che gli zoccoli ferrati colpivano il selciato, la marcia ordinata e marziale dei rinforzi dei diversi Presidi.

Non più chiusi fuori dalle mura della Capitale, i soccorsi stavano entrando in città; non più isolati, i difensori di Endlos sentirono i propri desideri di rivalsa avvampare e fortificarsi nella speranza che quell'avvento alimentava: adesso, avrebbero potuto provvedere ai feriti, organizzare delle linee di difesa, pianificare un contrattacco per rintuzzare gli invasori... ma poi un tuono lontano si dispiegò nell'aria, e mentre gli sguardi degli Endlossiani convergevano sulla sagoma scura e minacciosa del Circo stagliato contro il cielo del Pentauron come un grosso ragno, da cui quel suono proveniva, la terra cominciò a tremare sotto i loro piedi.

Intimoriti, ma non per questo meno decisi a resistere, quei valorosi trattennero il fiato e rimasero in attesa, pronti ad affrontare il peggio che potesse arrivare: nuove orde di mostruosi nemici, tempeste di folgori, una pioggia di zolfo e lapilli dal cielo, eruzioni laviche dal suolo...? Nessuna delle calamità generata dalle loro menti si verificò: tutto ciò che videro fu una colonna di luce bianca erompere improvvisamente dalla sommità della roccaforte nemica e alcune scie d'argento scindersi da quel corpo principale.

E mentre gli Arcanisti dalle percezioni più fini poterono sorprendersi nel riconoscere le essenze di Alfieri e alti Ufficiali in quelle stelle che si disperdevano per la città come tante comete, il Tendone si fece traslucido ed evanescente fino a sfumare nel nulla... e pur nello sgomento generale, non ci volle molto prima che i sopravvissuti si mettessero in azione per organizzare le squadre di soccorso per il recupero di quanti scampati o espulsi dalle grinfie del nemico.

Finalmente, era finita. Quella Notte interminabile era finita.
Il mistico baluardo che aveva sigillato Kisnoth era scomparso come se non fosse mai stato reale, e il Tendone scarlatto del Diabolico Circo degli Orrori si era dissolto come il ricordo di un incubo al risveglio... ma le ferite che quell'evento aveva inflitto al cuore del Semipiano e dei suoi abitanti sarebbero mai andate realmente via?