Rising from Coma

Epilogo ~ Il Redivivo

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    { Città di Istvàn, Palazzo di Lordaeron }
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    All'arrivo del messaggio dell'Autocrate, lo stato di allarme era dilagato in tutto l'Oriente suo alleato, a cominciare ovviamente dalla Capitale: in una manovra senza precedenti, buona parte dei soldati di stanza a Istvàn, Matafleur e Lafiel erano stati mobilitati per dirigersi al fronte apertosi a Kisnoth, il cuore del Pentauron e... sebbene quella non fosse certo la prima crisi che il Semipiano viveva e affrontava nell'ultimo decennio, stavolta l'Alfiere in persona si era recato in prima linea.

    Nelle ore seguite all'inizio delle operazioni, poche erano le informazioni su quanto stava accadendo, e la gente comune non aveva potuto far altro che radunarsi a pregare per il meglio, e continuare a mandare avanti le proprie attività quotidiane per non farsi paralizzare dalla tensione e dall'incertezza che vibravano in contrappunto al Canto rasserenante della Valle del Vento, cercando di fare la propria parte per mantenere l'ordine nelle loro città - e nelle loro vite.

    In vero, con la partenza di soldati, scudieri, maniscalchi e guaritori, gli abitanti si erano ritrovati con fin troppo lavoro a tenerli occupati per avere il tempo di indulgere in fatalismi e congetture, e quello era soprattutto vero nei quartieri del Castello di Lordaeron che erano stati adibiti a Case di Guarigione: incidenti e banali infortuni continuavano ad accadere incuranti delle più grandi e gravi tragedie che consumano il mondo, e anche se ridotte nel numero, le Vesti Blu che assistevano malati e feriti si erano rimboccate le maniche per mandare avanti il loro lavoro.

    ...una vera fortuna che, proprio in penuria di organico, uno dei più noti Chierici dell'alleata Laputa fosse giunto a Palazzo! Alcune delle Vesti Blu non la conoscevano che di vista e di nome, ma quella ragazzina dai capelli biondi sempre coperti da un velo era rimasta loro impressa per il fatto che -come la Dama Azzurra e altri pochi individui- possedesse il vero dono della Guarigione, e... forse non era stato encomiabile approfittar così di un ospite, ma i cerusici affogati di lavoro non ci avevano pensato due volte prima di chiederle accoratamente di dar loro una mano.

    Con il suo aiuto, le emergenze erano state risolte, e il gran numero di casi minori contenuto nell'arco di poche ore, e ora che la situazione nell'ambulatorio era tornata sotto controllo, la Suorina poté concedersi un momento di riposo.

    « Grazie infinite per l'aiuto! Non so proprio come avremmo fatto senza di voi! »
    con un sorriso raggiante, il giovanotto prese le mani della ragazza tra le sue
    « Se potessi aspettare un attimo qui, ci piacerebbe ricambiare la tua cortesia
    con un po' di ospitalità dell'Est: dei dolcetti ed un buon thé! »

    le assicurò, lasciando la presa e congedandosi con un profondo inchino
    « Ci vorrà solo un attimo! Il tempo di dare una sistemata alla stanza del personale! »

    jpgSenza ulteriori indugi, dopo averle lanciato un'ultima sfavillante occhiata piena di ammirazione, l'infermiere arretrò verso la porta e sparì in corridoio, filando via di gran carriera e lasciando Virginia nel grande stanzone bianco e luminoso, dove diversi letti erano allineati in file ordinate; per ingannare l'attesa, la ragazza avrebbe potuto concentrarsi sulle finestre affacciate sul lussureggiante giardino del Palazzo Reale, sui rotoli di bende e le file di pozioni che imbarcavano gli scaffali degli armadietti di servizio, o sui disegni geometrici in cui era arrangiato il marmo della pavimentazione, ma...

    ...qualcosa la spinse ad accostarsi all'unico letto rimasto occupato, soffermando la propria attenzione sui lineamenti dell'unico degente in sala; tra le altre cose di cui era capitato di discorrere, essendo la Suorina una gran chiacchierona, le Vesti Blu le avevano saputo dire ben sul conto di quel giovane uomo dai corti capelli castani: era stato rinvenuto tra le macerie del Pentauron subito dopo l'attacco del Drago-Divoramondo, ed era rimasto privo di sensi da allora, per questo i cerusici l'avevano incluso nei casi di “paziente senza risveglio”.

    Da quanto gli avevano riferito, non era stato possibile trovare nessun indizio sulla sua identità, e nessuno degli abitanti superstiti o delle autorità cittadine era stato in grado di riconoscerlo, così il misterioso John Doe era stato lasciato alla custodia delle forze Orientali; la cosa era un po' triste, ma... soffermarsi a contemplarne il viso serenamente addormentato non si poteva far a meno di trovarlo così in pace, ora che gli affanni e i problemi del mondo erano lontani da lui...!

    Poi, due occhi azzurro cielo si spalancarono di colpo per contemplare il soffitto della camera, e se la cosa non fosse stata già abbastanza sorprendente, senza mostrare neppure un istante di smarrimento, quelle iridi si incatenarono alle sue.



    Edited by - Destino - - 5/3/2019, 21:26
     
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  2. Virginia Naïlo
     
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    "Sii un angelo per qualcun altro ogni volta che è possibile.
    Sarà un modo per ringraziare Dio per l’aiuto che il tuo angelo ti ha dato".


    (Eileen Elias Freeman)


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    Palazzo di Lordaeron, Chediya
    Presidio Orientale, Endlos.

    Con aria tranquilla e posata, una signorina in abiti blu attendeva paziente il ritorno di un gentile giovanotto. Nonostante i colori della veste e del velo potessero suggerire un suo qualche legame con il luogo in cui si trovava in quel momento, la realtà era ben diversa: giunta da Laputa, si era semplicemente offerta di aiutare delle persone in evidente difficoltà.
    Nessun dovere di alleanza o scambio di favori aveva guidato la sua mano benigna, perché -dopotutto- quella fanciulla riteneva il proprio dono necessario a tutti coloro che incontrava sul proprio cammino. Che fossero buone persone o meno, raramente le importava: non si sentiva affatto un giudice e l'idea che -in una possibilità remota- una buona azione potesse smuovere qualcosa nei cuori più neri la spronava ogni volta che si trovava nel dubbio.

    Così era stato: alla prima richiesta di aiuto, si era mossa senza indugiare, distribuendo piccoli miracoli a numerosi volti sconosciuti. Donò speranza lì dove non ve ne era più, ricostruendo intere parti di corpi fatti a pezzi. Contenitore di un Potere che non riteneva proprio, ma "prestato" al solo fine di manifestare la Volontà del proprio Dio nel Creato, ad ogni ferita Virginia pose rimedio e perfino il gentile soffio della vita riuscì a lambire i più fortunati.

    Rimasta finalmente sola, a lavoro concluso ella non dimenticò di ringraziare la Provvidenza di tutta la forza che le aveva concesso quel giorno e si dispiacque per coloro che -invece- non avevano abbandonato quel luogo di sofferenza con le proprie gambe. Uno di loro -un giovane bellissimo e senza nome- riposava proprio lì vicino.

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    Avvicinandoglisi con gli occhi nocciola ricolmi di pietà per quella misera condizione, Virginia supplicò l'Altissimo di vegliare su quella pecorella sofferente. Non lo incolpò di non esser riuscita a salvarlo, perché consapevole dell'insondabilità del pensiero del suo Signore: sperò solo che la sua Misericordia scendesse anche su quel perfetto sconosciuto.
    Si avvicinò ancora, lentamente, per osservarlo meglio. Le ciocche di capelli d'oro uscivano in parte dal velo, imperlate di sudore per le fatiche di quella giornata troppo lunga e troppo dolorosa per tutti. Poi, improvvisamente... qualcosa accadde.

    -...

    Occhi bellissimi, blu come il mare, si spalancarono improvvisamente, incatenandosi a lei e lasciandola in muta contemplazione per qualche attimo. Poi ristette, ricordandosi della ragione per cui era lì e della storia dell'uomo: rivolgendoglisi con garbo e modi accomodanti, gli avrebbe infine rivolto la parola. Un sorriso dolce si sarebbe dipinto sul suo volto giovane e fresco.

    -Buon risveglio, signor... ehm- ricordò a quel punto anche di non avere il suo nome -...signore.
    -Come si sente? Posso fare qualcosa per lei?

     
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    ...svegliatevi...

    Quando quel richiamo fece breccia nel buio nulla della sua incoscienza, egli non poté far altro che obbedire: le palpebre si sollevarono in un istintiva risposta a quel comando, e i suoi occhi cerulei si spalancarono di colpo, affondando nella bianca e luminosa volta di una stanza del tutto sconosciuta.

    La voce del Signifer lo aveva riportato alla vita e all'ordine, indicandogli la via che per lungo tempo aveva perso di vista, ma anche se era troppo presto perché alla chiamata seguissero i dettagli di quella che sarebbe stata la sua prossima missione, i suoi sensi catturarono all'istante la presenza di quello che non poteva che essere un Segno... e le iridi blu si mossero ad incontrare quelle di una fanciulla in abiti sacri.

    -Buon risveglio, signor... ehm ...signore.
    Come si sente? Posso fare qualcosa per lei?


    Davanti a lui stava una giovane di stirpe umana, dai capelli d'oro, gli occhi scuri e il sorriso dolce... un'anima pura e gentile, la cui voce -limpida come un cristallo di rocca- aveva appena intonato in cuor suo una preghiera nella familiare lingua dei cieli; indugiando nel tentativo di quantificare il tempo trascorso dall'ultima volta che aveva percepito una scintilla di Vera Fede e fallendo, il Redivivo rimase in silenzio per un lungo istante, continuando a fissarla negli occhi con un'intensità quasi febbrile nello sguardo penetrante.

    Dopo un momento abbastanza dilatato nel tempo da riuscir a mettere a disagio chiunque, l'uomo spezzò la quiete, replicando alla domanda con altre domande, saltando i più ordinari convenevoli.

    jpg
    « Virginia Naïlo. Perché indossi quell'abito? »

     
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  4. Virginia Naïlo
     
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    "Sii un angelo per qualcun altro ogni volta che è possibile.
    Sarà un modo per ringraziare Dio per l’aiuto che il tuo angelo ti ha dato".


    (Eileen Elias Freeman)


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    Palazzo di Lordaeron, Chediya
    Presidio Orientale, Endlos.

    « Virginia Naïlo. Perché indossi quell'abito? »
    -...

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    Tralasciando la profonda inquietudine che l'aveva colta nel dover fissare così a lungo gli occhi del degente, puntati su di lei con un'intensità tale da ricordarle quelli di alcuni malati mentali, la sua domanda così diretta e precisa -lanciata a bruciapelo, ignorando anche di risponderle- la lasciò del tutto impreparata.
    Allibita... e scioccata.

    Innanzitutto: come poteva un perfetto sconosciuto conoscere il suo nome?
    Nonostante Virginia conservasse ricordi molto vaghi circa la sua morte, dalla sua rinascita su Endlos ricordava perfettamente tutto ciò che le era capitato. Ogni persona e ogni volto si erano fissati molto bene nella sua testolina bionda, e quella del redivivo non ricordava nessuno che già conoscesse.

    Che potesse leggerle la mente?
    Impossibile: con la giusta concentrazione aveva imparato a riconoscere questo tipo di intrusioni.
    E allora... COME?!?!

    Ma soprattutto... perché mai nutriva quello strano interesse sui suoi paramenti sacri?
    Imbarazzata, abbassò il proprio sguardo sull'ampia gonna di tela blu, cercando invano di trovare risposte. Travolta da mille dubbi, giunse alla semplice conclusione che fosse solo un pochino stordito, e che quell'aria stralunata fosse solo l'effetto di uno stato comatoso molto prolungato. Nulla di preoccupante: doveva solo assecondarlo e non trasmettergli emozioni troppo forti.

    -Ah... ehm... questo è un abito da suora. Sono una Sposa del mio Dio ed ho dato la mia vita per servirlo...- cercò di spiegare in modo impacciato, tentando di ricomporsi -Ma... ma dimmi. Tu come ti chiami?

    Sorrise, ma questa volta l'espressione fu più tirata.
    Inquietata -a dire il vero- ma tentò disperatamente di nasconderlo.
    Fallendo.

     
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    Del tutto incurante dello sconvolgimento che i suoi modi e le sue parole avevano suscitato nella povera ragazza (non come se non gli importasse, ma -semplicemente- come se non riuscisse minimamente a concepirne lo stato d'animo o men che meno le ragioni), lo sconosciuto continuò a fissarla in silenzio con quei suoi intensissimi occhi blu.

    Per sottrarsi all'etereo contatto con quelle iridi azzurre e -in qualche modo- severe, penetranti al punto da sembrar in grado di scansionarle l'anima, Virginia abbassò lo sguardo sulla stoffa del suo abito monacale come percorrendo le pagine di un libro di ricordi leggibile a lei sola, e nonostante dovesse sentirsi intimidita e probabilmente a disagio, sembrò comunque propensa a rispondere alla domanda che le era stata rivolta.

    -Ah... ehm... questo è un abito da suora. Sono una Sposa del mio Dio ed ho dato la mia vita per servirlo... Ma... ma dimmi. Tu come ti chiami?

    Cercando di cavarsi dall'impaccio, la Suorina tentò ancora una volta di coinvolgere l'astante nella conversazione, ma... anche quel tentativo finì rapidamente in un naufragio, perché il Redivivo si limitò a reclinare la testolina da una parte, sbattendo le palpebre con aria perplessa.

    « Questo non è vero: non lo sei. »

    La cosa più disarmante era probabilmente il fatto che quell'affermazione gli venne fuori non come un'accusa di qualche genere, ma come nulla più che una spassionata constatazione... come se stesse correggendo un bambino, ingenuamente caduto in errore su qualcosa di evidente.

    jpg
    « Non hai mai pronunciato i voti al Suo cospetto. »

     
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  6. Virginia Naïlo
     
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    Palazzo di Lordaeron, Chediya
    Presidio Orientale, Endlos.

    « Questo non è vero: non lo sei. »
    In tutta la sua carriera su Endlos, Virginia non aveva mai incontrato qualcuno mettere in dubbio ciò che era.
    « Non hai mai pronunciato i voti al Suo cospetto. »

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    Le erano capitati diverse volte soldati cinici e senza dei, praticanti del credo ufficiale di Laputa -per la suorina visto più come un elogio ad eroi dei passato, che a una vera religione- e numerosissimi naufraghi dalle credenze più disparate. Non una volta era stata messa in dubbio la Parola del suo Dio, la sua esistenza o l'impalpabile bellezza del suo Disegno. Virginia -da parte sua- non aveva mai vacillato. Consapevole della miseria umana e della Volontà nascosta nelle numerose prove che il Signore concedeva agli uomini per redimersi e per testare il loro libero arbitrio, considerava quei rifiuti -spesso rabbiosi e fuori luogo- come naturali reazioni umane ai traumi, al dolore e alla solo apparente idea di essere completamente soli. Erano solo pecorelle smarrite, logorate dai dubbi e dall'incertezza, alla ricerca personale della Retta Via.

    Diverso fu per lei sentire invece le parole dell'uomo.
    Come si permetteva di mettere in dubbio ciò che era? Ma soprattutto, con quale naturalezza osava dirlo?
    La suorina provò prima della rabbia, che tuttavia s'acquietò rapidamente nel momento in cui -razionalmente- osservò la consistenza quasi nulla dei suoi ricordi riguardo il giorno della propria morte... il medesimo dei voti. In effetti, non ricordava bene la cerimonia.
    Fu allora che il dubbio la travolse, inquietandola non poco.
    Spaventandola, addirittura.

    -Forse... forse è il caso che chiami anche gli altri.

    Lo disse con voce tremante e sudore freddo sulla propria fronte. Il proprio cuore batteva all'impazzata e il respiro si era fatto affannoso, come se le mancasse l'aria a disposizione. Con movimenti rigidi ma composti si levò dal capezzale di quello strano individuo, ben attenta a mantenere una parvenza di sorriso sulla propria faccia, dunque abbandonò la sala il più rapidamente possibile.
    Uscita dalla soglia, respirò profondamente.
    Poi iniziò a correre.

     
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