What Lies on the Horizon

Epilogo ~ Jester

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    Quando una via era stata aperta per loro fuori dal delirante inferno del Circo, lui era stato l'ultimo ad accogliere la richiesta della Luna di lasciarla da sola sul campo di battaglia, ma... se non fosse stato in quel momento gravato dal peso della responsabilità di essere garante della sopravvivenza di un'altra creatura, difficilmente lo avrebbe fatto: non poteva ricordarlo razionalmente, ma erano stati insieme per più vite di quante se ne potessero contare, loro due... perché il Sole e la Luna sono emblemi gemelli... e anche se il destino li aveva in quella vita fatalmente divisi, rendendoli nemici naturali in qualità di Vampiro e Cacciatore, la loro connessione era perdurata intatta attraverso la distanza ed il tempo, e non aveva perso la sua forza.

    Quando si era distaccato dal plotone dell'Est per imbrigliare in un rogo i ragni giganti -apparsi ad infestare le strade di Kisnoth-, Leon sapeva che era stata sua Sorella a trarlo via dal pericolo, perché suoi erano gli specchi che l'avevano condotto fino ai meandri labirintici dello spazio distorto del Circo: là, l'aria malsana gli era risultata però particolarmente tossica, e il Teurgo si era più volte chiesto perché la Malkavian avesse voluto gettarlo in quella trappola senza uscite e pullulante di nemici; certo, era a conoscenza della Maledizione che pendeva sul capo della bionda, che le proibiva di parlare con alcuno di qualunque cosa riguardasse il suo carnefice, e tuttavia il Cavaliere aveva solo potuto sperare che lì ci fosse davvero qualcosa che la Dama Bianca aveva bisogno lui vedesse. E in effetti, di cose, in quella Notte blasfema, ne aveva viste anche troppe.

    Senza possibilità di comunicare con lei, molte delle cose di cui era stato testimone faticavano a trovare un senso nell'ordine degli eventi... ma la comparsa della bambina-gatto -il suo Famiglio- all'interno del Tendone, il provvidenziale incontro dietro le quinte con la coppia di ragazzi albini che lo aveva soccorso quando era stato prossimo al collasso -suoi allievi-, e la presenza della fanciulla dalla lunga treccia che reggeva tra le braccia -un'altra dei suoi protetti- rappresentavano tutti segnali che la Luna aveva lasciato per loro, e il fatto che ciascuno di fosse benedetto dal suo Marchio non ne era che l'ulteriore conferma...
    doveva solo riuscire a capire verso quale direzione conducesse quella scia di briciole.

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    « Sarà meglio trovarti al più presto un guaritore.
    ...e cercare di capire che cosa sta succedendo al Semipiano. »


    Conoscendo abbastanza bene la Capitale del Pentauron, il biondo non ebbe troppi problemi ad orientarsi per le strade deserte, e -guidato dall'adamantino richiamo della Risonanza con gli altri suoi Fratelli e Sorelle- avrebbe facilmente raggiunto l'accampamento, e affidato il Guitto privo di sensi alle cure dei Soccorsi, che l'avrebbero di certo rimessa in sesto. Ci sarebbe stato modo di parlare in seguito.



    Edited by - Destino - - 27/5/2019, 11:39
     
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    Un dolore acuto fece gemere la giovane che tentò di aprire gli occhi scoprendoli appiccicati dal sangue rappreso. Non c'erano dubbi che avesse qualcosa di rotto, sicuramente il naso e il labbro inferiore che pulsavano e dolevano in modo lancinante. Probabilmente anche qualche costola si era incrinata, o forse fatturata. Nonostante ciò non si preoccupò della situazione in cui versava in quel momento, bensì che qualcuno la stesse tenendo in braccio. Quindi la prima cosa che fece fu dare uno schiaffo -davvero poco convincente- al suo "salvatore" che si rivelò essere il ragazzo a cui aveva attribuito un legame con Kora. Approposito, Kora!

    Il Giullare si guardò in girò cercando la Dama Bianca ma di lei nemmeno l'ombra e non vedeva neanche i suoi compagni aviatori. Le lacrime le scesero sulle guance aiutandola a sciogliere qualche grumo di sangue, ma quando poi tentò di asciugarle con la manica dell'abito il suo aspetto peggiorò. Era ricopertà di sangue, il suo degli altri, e la smorfia di dolore fisico e mentale la rendeva ancora più grottesca. La sua maestra l'aveva bellamente ignorata, non era riuscita ad aiutare gli altri e la Dama Azzurra era viva per miracolo... anzi, era viva?
    Singhiozzò, era una fallita, voleva sparire... voleva morire!
    Poi i suoi occhi d'onice incontrarono quelli d'acqua marina del suo interlocutore e, ignorando di avergli appena tirato uno schiaffo, gli chiese un favore.

    "Tu sei proprio come Lei // Palese agli occhi miei"
    Disse sicura, poiché il legame che aveva percepito ora sembrava prenderla a schiaffi.

    Quindi toglimi questo fardello // Che mi pesa sul cervello"
    on le dita diafane disegnarono un aureola invisibile sul suo capo.

    "Sì, sono una Selvatica // Quindi baciata dalla Luna
    Ma l'associazione non automatica // Se estirpi il segno della sfortuna!"


    Sì, proprio sfortuna!

    Perché Jester non ne poteva più di essere una delle sue "bimbe". La Selvatica ormai era del tutto consapevole, -o così lei era convinta- il suo ruolo era quello di assecondare il desiderio della vampira, quindi donarle la morte. Ma se in passato vi era stato un "Perfectly Balanced", ora non era più così. Infatti il piattino della bilancia contenente l'amore per la Malkavian era così in alto rispetto a quello dell'odio lei non poteva portare a termine il suo compito. Quindi il Giullare doveva distaccarsi nettamente dalla sua irradiante figura e togliersi il marchio della Luna sembrava un buon modo per iniziare. Poi sarebbe dovuta diventare più forte e quando si sarebbero incontrate... semplice, ucciderla.
    E poi? Le sussurrò una voce nella mente.
    E poi basta! Rispose lei tranquillamente, avrebbe semplicemente concluso un capitolo della propria vita e sarebbe andata avanti.

     
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    Nel procedere a passo spedito alla ricerca di soccorsi, la fanciulla che il Paladino reggeva contro il petto -con quanta più delicatezza gli fosse possibile- si riscosse tra le sue braccia con un gemito sofferente; tuttavia, prima ancora di poterle rivolgere la parola per sincerarsi della gravità dei suoi danni, quella gli sferrò un debole schiaffo in segno di resistenza.

    Date le condizioni debilitate in cui versava, non si trattò certamente di un colpo pesante o difficile da incassare, pertanto Leon si limitò ad arrestare il passo senza barcollare o perder la presa su quel corpicino leggero e sottile; sospettando con vivo rammarico di essere però stato scambiato per un malintenzionato, il biondo schiuse le labbra per rassicurare Jester, ma si ritrovò preso in contropiede dalla sua reazione: dopo essersi guardata intorno, comprensibilmente alla ricerca degli altri, la Selvatica scoppiò in lacrime... e con entrambe le mani impegnate a sorreggerla, il Cacciatore si trovò impossibilitato a fare materialmente alcunché per consolarla.


    "Tu sei proprio come Lei // Palese agli occhi miei"
    esordì la ragazza, incatenando gli occhi d'onice a quelli azzurri di lui
    Quindi toglimi questo fardello // Che mi pesa sul cervello"

    Mentre le dita diafane della fanciulla disegnavano un'aureola invisibile sul suo capo, il Cavaliere si rimise in movimento, raggiungendo con ampi passi misurati il bordo di pietra della vicina fontana cittadina e mettendovi seduta il piccolo Giullare, restando poi inginocchiato al suo cospetto così da tenere i loro sguardi sullo stesso livello, perché il Sole non era del tutto certo di poter afferrare ciò che l'altra intendesse dirgli,ma... avrebbe tentato, e le avrebbe dedicato tutta la sua attenzione e il suo tempo.

    "Sì, sono una Selvatica // Quindi baciata dalla Luna
    Ma l'associazione non automatica // Se estirpi il segno della sfortuna!"


    Mentre lasciava che Jester si sfogasse, la destra inguantata del guerriero perlustrò diverse tasche della palandrana bianca e rossa prima di trovare il fazzoletto di stoffa che stava cercando -un poco stropicciato ma pulito-, e lo immerse nelle acque limpide della fontana per inumdirlo, prima di accostarlo molto lentamente al volto della giovane dalla lunga treccia -quasi a chiederle un muto permesso- intenzionato a tergere gentilmente via il sangue e lo sporco dal suo viso.

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    « Temo di non avere il potere di fare ciò che mi chiedi, fanciulla:
    per quanto ne so io, quel segno può essere revocato solo da chi lo ha apposto... »

    ammise molto francamente l'uomo, abbassando lo sguardo al suolo
    « In ogni caso, il Marchio della Luna non dovrebbe condizionarti in alcun modo,
    specialmente adesso che... »


    La voce gli si spense, gli occhi azzurri si chiusero, e le labbra si rinserrarono a trattenere uno spasmo di dolore con tutta la compostezza di cui il Paladino era capace: gli risultava ancora troppo indigesto rimasticare l'amaro pensiero di sapere la sua dolce e sventurata sorella prigioniera di un nemico spietato e vigliacco; tuttavia, si trattò di un malessere passeggero, di cui Leon nascose ogni strascico: indulgere nell'ira non lo avrebbe portato da nessuna parte, così quando sollevò il capo e tornò ad incrociare lo sguardo dell'interlocutrice, il suo volto non esprimeva che determinazione.

    « Non so che legame voi due abbiate per farti desiderare di reciderlo,
    per quanto il Marchio lo renderebbe possibile solamente in maniera simbolica, ma... »

    esordì il Sole con tono neutro, cercando di essere conciliante
    « Io intendo ritrovarla e liberarla, perciò... posso solo prometterti che,
    non appena ci sarò riuscito, farò il possibile per assolvere la tua richiesta. »

     
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    L'aviatrice lasciò che il ragazzo l'aiutasse a pulire via il sangue dal viso e non disse nulla quando lui gli rivelò che non poteva toglierle il marchio. Tuttavia dubitava che solo Kora potesse toglierglielo, sicuramente avrebbe trovato su Endlos un esorcista o sciamano in grado di "esorcizzarla".

    "Blazon mi ha spaccato la faccia // Era con i circensi a darci la caccia?"
    In fondo era una domanda legittima, Blaz non era una stinco di santo, forse aveva preso il posto di Corinne ed ora era dalla parte di quei loschi figuri. A quel pensiero Jester si strinse nelle spalle, non ricordava bene cosa fosse successo. I ricordi si ingarbugliavano nella sua mente improvvisamente. Perché aveva attaccato la vampira? Solo perché era stata ignorata, mutilata? Ma almeno aveva fatto il suo lavoro? Doveva cercare certezze!

    "Kalia è sopravvissuta? // Gli aviatori sono morti?
    In caso trovo i loro corpi // Li riporto a Laputa."

    A quelle parole le lacrime tornarono a far capolinea da dietro le ciglia scure, ma il Giullare le ricaccio indietro cercando di non pensare a Ted e al Capitano, Gaspode sarebbe morto di dolore senza la sua padrona. A questo punto si guardò attorno nuovamente cercando una figura a lei familiare, ma neanche il suo Sole era lì e un'angosciante paura gli attorcigliò le budella.

     
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    "Blazon mi ha spaccato la faccia // Era con i circensi a darci la caccia?"

    A quella constatazione, le labbra del Paladino si serrarono fino a sbiancare in una linea sottile, arricciandosi poi in una smorfia di vago disagio: se da una parte avere una persona a fargli domande gli era d'aiuto nel mettere ordine tra i propri pensieri, confusi dalla sequela di eventi vissuti quella notte, dall'altra sentiva il peso di quanto imprudente potesse essere diffondere notizie legate alla Corte a coloro che appartenevano al mondo della veglia.

    Oltre a questo, il suo stesso spirito cavalleresco lo mise in stallo, perché il desiderio di fare la cosa giusta si ritrovò ad un bivio: se la correttezza gli imponeva di spiegare a quella fanciulla la difficile condizione in cui ora versava una persona per lei importante -cosa che l'avrebbe probabilmente solo frustrata e addolorata ulteriormente-, la cautela suggeriva che un'omissione sarebbe stata sufficiente a proteggerla da una verità emotivamente pesante e a tenerla lontana da un potenziale pericolo.


    "Kalia è sopravvissuta? // Gli aviatori sono morti?"
    In caso trovo i loro corpi // Li riporto a Laputa."


    A convincere il Sole di quanto cruciale fosse per Jester sapere fu la pioggia che vide raccogliersi in quei suoi occhi scuri, che pure lottavano per trattenerla; così, dopo averle lasciato in consegna il fazzoletto perché lo usasse secondo bisogno, Leon levò la mano guantata sulla testolina castana, elargendole qualche carezza gentile per rincuorarla... e trovando persino la rinnovata forza d'animo per rivolgerle un lieve sorriso.

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    « Hai un animo gentile, fanciulla... e mi spiace tu ti sia ritrovata coinvolta in tutto questo.
    Sono sicuro che non è ciò che la mia dolce Sorella avrebbe sperato per te. »


    Per non rendere la sua presenza incombente, il biondo rimase a terra su di un ginocchio, e per non risultare eccessivamente invadente, ritrasse lentamente la mano dal capo della Selvatica; poi, trasse un profondo respiro e si apprestò ad affrontarne seriamente le domande, preparandosi ad intavolare quello che sarebbe di certo stato un discorso difficile.

    « Io... so bene di cosa è capace Blazon al suo peggio, ma sono certo che la sua comparsa al Circo sia stata in nostro favore: non saremmo qui, altrimenti – feriti, è vero, ma liberi e vivi. »
    formulata quella dichiarazione, si concesse un lungo sospiro meditabondo
    « Credo che la Luna sia stata con noi fin dall'inizio, aggirando come poteva i limiti a cui la costringe la Maledizione che le pende sul capo, per cercare di aiutarci: avrai visto o incontrato anche tu due gemelli albini, scale di vetro, mani spettrali, o la bambina-gatto che stava per attaccarti al Center-Stage... »

    ...esattamente quando Blazon l'aveva atterrata, intromettendosi tra l'allieva e il Famiglio, e fermando l'attacco a tradimento con cui quest'ultimo era ferocemente scattato in difesa della Padrona.

    A ben pensarci, per la Selvatica, gli eventi di quella terribile Notte erano cominciati proprio con l'incontrodi Allen, Tasha e Miaka nella piazza di Kisnoth: era stata la gattina ad avvicinarlesi (forse attirata dal Marchio che entrambe possedevano?), i due che l'accompagnavano avevano fatto il nome di Kora -pur essendo alla ricerca di un'altra persona-, ma prima di poter chiedere loro di più, l'attacco dei Circensi era cominciato.

    Da quel momento, il mondo le era impazzito intorno, e la Strega della Luna si era ritrovata in posti diversi, in modi alquanto strani, che spesso e volentieri esulavano dal suo controllo, ma che sempre la allontanavano dal pericolo: quante volte erano stati implicati dei vetri o delle superfici riflettenti? Per lei che aveva vissuto su Mirach con la Malkavian, sarebbe risultata sensata una connessione con gli specchi, simbolo della sua stirpe di vampiri...


    « Ha agito tramite loro -e tramite noi-, in maniera indiretta... ma non si è mai fatta vedere. Perché non voleva essere vista...? Ma da chi? »

    Mentre il tono di Leon si era fatto basso e meditabondo -interrogativo come se stesse riflettendo tra sé se sé-, gli occhi cerulei scivolarono sull'acqua che riempiva la fontana alle spalle di Jester, come inseguendo il filo conduttore di quel ragionamento... alla ricerca di qualcosa di nascosto sotto la superficie; eppure, quando gli parve di intravederlo, l'unico sentimento nella sua voce era il dubbio.

    « A questo punto, dovremmo supporre che il Demone che l'ha maledetta sia lo stesso alla guida del Circo: spiegherebbe il motivo per cui non ha potuto avvertirci, e come mai sia rimasta celata tutto il tempo... Eppure... alla fine ha cambiato idea? Perché farlo...? »

    Per quanto ne sapeva lui, da quando la Luna si era esiliata nei meandri irreali della Curtis, c'era stata un'unica volta in cui si era manifestata nel piano materiale, ed era stato in occasione della Caccia al Drago-Divoramondo, quando Ryusang -uno dei ragazzi che aveva accudito ad Istvàn- si era risvegliato come la Carta del Carro, e Drusilia e Quarion -gli Amanti- erano quasi... morti.

    Un guizzo di consapevolezza nelle iridi azzurre fu l'unico segno esteriore dell'epifania che colpì la sua mente: se solo qualche ora prima, vedendola rinchiusa attraverso i teleschermi, Leon aveva considerato un semplice caso il fatto che dentro quella strana Gabbia ci fosse finita la Dama del Vento (e non lui stesso, Kalia o chiunque altro dei presenti a quella Notte di orrori), il precedente occorso nella Caccia al Drago suggeriva ora al Cacciatore l'esistenza di uno schema.

    « ...perché Drusilia era in quella Gabbia. E noi, senza vie di uscita. »

    Si rispose da solo, forse rimuginando, forse rendendo partecipe il Giullare del ragionamento; probabilmente, stava speculando un po' troppo, ma... più si concentrava su quella prospettiva, più alcuni piccoli elementi vi si incastravano alla perfezione, e dettagli registrati distrattamente negli ultimi istanti che avevano preceduto il suo abbandono del Tendone -a cui non aveva tributato affatto attenzione- divennero indizi rivelatori.

    Il singolo applauso che aveva rotto il silenzio calato sul Palcoscenico.
    La voce compiaciuta di un uomo sugli spalti, che cinguettava dell'arrivo della sua
    ospite.
    Gli ordini che gli aveva sentito impartire ai Circensi, prima che il passaggio si chiudesse ...

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    « Era questo a cui il Demone puntava...? Attirare la Luna allo scoperto...?
    Al punto da dichiarare guerra al Semipiano e a prendere in ostaggio una intera città...? »


    In un impeto di collera, il Paladino chiuse gli occhi e serrò le labbra: per il suo animo votato alla virtù e a quanto di buono ci fosse al mondo, gli era capitato spesso di sentirsi indignato, infastidito o contrariato dall'egoismo di certe persone e dalle disastrose conseguenze delle loro inique decisioni, ma non riusciva a ricordare di essere mai stato testimone di tanta scelleratezza.

    E non solo perché si sentiva personalmente colpito da quell'atto a ogni livello possibile, dato che si era trattato di una trappola ai danni della propria Famiglia e di un attentato al mondo divenuto la sua casa, ma perché la portata della tragedia e il numero di vittime collaterali che vi erano rimaste coinvolte era semplicemente qualcosa di
    aberrante. E constatare che la connessione con sua Sorella si fosse d'un tratto fatta muta non faceva altro che amplificare il suo turbamento.

    Ciò non di meno, il Cavaliere si costrinse a dominarsi: sfogare la rabbia e la frustrazione davanti ad una fanciulla già traumatizzata e provata dalle esperienze della lunga Notte sarebbe stato a dir poco disdicevole, perciò si costrinse a mantenere il controllo; ora, la sua priorità era mettere in sicurezza la giovane vita che sua Sorella aveva affidato alle sue cure, così, traendo un profondo respiro, passò ad un altro argomento


    « Purtroppo, non sono in grado di fornirti notizie sugli Aviatori -anche se ne ho scorti alcuni lasciare il Tendone e mettersi in salvo-, ma posso rassicurarti sulle condizioni di Kalia, perché il suo destino è legato al mio e sono in grado di percepire da qui che è viva e sta bene. »
    le spiegò il Cacciatore, sostenendo lo sguardo d'onice con occhi cerulei e gentili
    « Sicuramente, il conflitto di stanotte avrà fatto molte vittime, ma... potrebbero anche esserci dei sopravvissuti, e se quando ti avrò accompagnata dai Guaritori sarai ritenuta fuori pericolo, ti accompagnerò a cercare i tuoi compagni – se vorrai. Non perdere la speranza. »

     
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    Tutto questo casino per Kora? Jester era indignata ed arrabbiata!

    La prima cosa che pensò, quella più ovvia, fu che la Vampira doveva avere un ruolo fondamentale per nei piani avversari, magari solo l'imprigionarla, e tagliarla quindi fuori dai giochi, avrebbe avuto delle ripercussioni positive per loro. O magari sarebbe stata un vero e proprio ingrediente per uno dei loro rituali, erano demoni, no? Lo erano anche la sua maestra es essa stessa... no?

    Tuttavia quel pensiero gettò le basi di una consapevolezza che, al pari di un'ombra oscura avvolse il cuore della Giullare, a lei tutto ciò non importava. Se quei clown avessero vinto, se il semipiano o l'intero multi-piano fosse precipitato nel caos, a lei non sarebbe importato. A lei bastava che le poche persone a cui teneva stessero bene, il resto poteva bruciare.
    Inoltre si rese conto che l'obiettivo di uccidere la sua maestra era solo uno dei suoi tanti obiettivi. E quest'altra consapevolezza arrivò come un pugno nello stomaco. Lei amava e odiava Kora, ma non voleva più vivere per lei. L'ossessione nei suoi confronti non sarebbe probabilmente mai svanita, ma ciò non significava che lei dovesse continuare ad inseguirla.
    Sospirò con nervosismo, a questo punto doveva dare ragione a Blazon, doveva lasciar perdere! Un domani Jester avrebbe ammazzato la Malkavian, ma non ora. Doveva crescere e diventare più forte... in fondo aveva tutta la propria immortalità per poter competere con la Dama Bianca.
    Eppure...
    gli occhi della ragazza si riempirono nuovamente di lacrime amare, guardandosi le mani aveva scoperto che erano lerce e che per raggiungere i propri obiettivi questo sporco doveva solo peggiorare. Le sue ultime briciole sbiadivano e prima o poi sarebbe svanite del tutto... allora probabilmente sarebbe stata Kora a raggiungere lei.
    Riflettendoci la stessa Jester non era tanto diversa dai componenti del circo, e non solo per i vestiti -quel pensiero la fece ridacchiare mentre le sue iridi erano ancora fisse sulle propria dita. Lei era simile a loro anche per i modi di fare: lei che per mettersi in salvo aveva lasciato un mucchio di persone innocenti nelle gabbie. Lei che avrebbe distrutto un intero presidio solo per raggiungere i propri scopi.

    Be' iniziamo e mostrare il mostro che stiamo diventando!

    Le dita della Strega si posarono sulla mano della spada del giovane, un tocco gentile all'apparenza, una carezza "fresca"... che poi divenne gelida. La pelle del ragazzo a quel punto si sarebbe congelata da lì a un istante fino al gomito facendogli rischiare la cancrena e l'ipotermia. Questo in condizione normali... ma quello non era un semplice cavaliere, lui era un prescelto come la sua Mestra. Quindi ben poco il suo potente attaccò gli avrebbe inferto, ma lei voleva una soddisfazione... una piccola cicatrice forse? Una macchietta? O meglio... un marchio!

    "Mostraglielo e capirà // Chi c'è al di là."

    Quelle parole sarebbero echeggiate nell'aria mentre Jester sarebbe sembrata svanita nella stessa. Al suo posto solo tanta foschia che avrebbero potuto -forse- riportare alla mentre di Leon Kora. Infattti, anche se i poteri elementali erano tipici delle Selvatiche, quei due trucchi la Strega della Luna li aveva "presi in prestito" dalla sua maestra.

    -

    Jester si sarebbe risvegliata quella stessa notte nel bel mezzo di una pira funerea, a giudicare dalle ossa bruciate tutto attorno a lei dovevano aver dato fuoco a un gran numero di corpi, vittime del circo probabilmente. Ecco che fine aveva fatto dopo aver dato fondo a tutte le sue energie ed essere scappata dagli unici che volevano aiutarla. Alzò un braccio verso la luna e lo ritrovò completamente illeso -come sempre in quei casi, poi si alzò. Schioccando le dita il suo corpo venne avvolto nuovamente da abiti circensi.
    Bene... si sentiva bene!

    Era ora di ritrovare Teddy.

     
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    Il Paladino aveva appena finito di parlare, che gli occhi scuri della Strega si riempirono nuovamente di lacrime amare... e il biondo Cavaliere avrebbe voluto fare qualcosa per arrestare quella tristezza, confortare quel cuore spezzato e offrire un riparo a quella fanciulla sottile come un giunco, ma ignorando quali fossero stati i suoi processi mentali, ristette per un attimo sul posto, indeciso.

    Il suo primo pensiero fu di averle fatto torto in qualche modo, e certamente sarebbe stato pronto ad adoperarsi al meglio per rimediare, ma doveva prima capire quale fosse stato il suo errore, altrimenti, rischiava solamente di peggiorare la situazione; sfortunatamente, fu la Selvatica a toglierlo da quell'imbarazzo: fissando con insistenza le proprie mani, cominciò a ridacchiare, e poi...

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    « . . . »

    ...la giovane tese una mano verso la sua, gli sfiorò la destra, e all'improvviso, senza preavviso o apparente ragione, Jester vi immise un'ondata di gelo che gli cristallizzò l'arto fino al gomito. Sbarrando gli occhi cerulei, più per la sorpresa che per il dolore,
    Leon la guardò senza capire.

    "Mostraglielo e capirà // Chi c'è al di là."

    Quando quelle parole risuonarono nell'aria, mentre l'aura sacra del Paladino si concentrava nel braccio offeso -già disgelandone i nervi e rivitalizzandone la pelle-, il Giullare svanì nel nulla, lasciando il Cacciatore da solo sotto il cielo dell'alba... con sul dorso della mano -appena visibile oltre il cuoio del robusto guanto- il segno di una mezzaluna.

    Perché è sempre tutta colpa della Luna:
    quando si avvicina troppo alla terra, fa impazzire tutti.

     
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6 replies since 5/4/2019, 22:28   167 views
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