Più doveri che piaceri

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  1. Gilbert Beilschmidt
     
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    "Non c’è dubbio, il cane è fedele.
    Dobbiamo, per questo, prenderlo ad esempio?
    In fondo è fedele all’uomo, non al cane".


    (Karl Kraus)


    j24wQdq

    Viali Centrali, Città Alta.
    Presidio Errante, Endlos.

    Dalla terribile Notte che aveva scosso Endlos, Gilbert Beilschmidt aveva deciso di prendersi una pausa dalle stranezze, limitandosi a lavorare su Laputa ed evitando di lanciarsi in qualche missione a troppi piedi di distanza da casa sua. Quel comportamento non derivava tuttavia da qualche trauma subito -nonostante avrebbe avuto numerose ragioni per soffrirne- ma dalla semplice necessità di dover rinfoltire la propria legione (uscita decimata dal Pentauron) con nuove leve più giovani... e probabilmente poco informate sugli orrori che li attendevano al di fuori delle mura della Città Bassa. Giovani ragazzi che -come era accaduto per lui, differentemente da Ludwig- ignoravano o disprezzavano i consigli dei genitori che li preferivano con lavori più miseri, ma comunque sicuri e dentro una città ben difesa.

    Fortunatamente, ne aveva trovati in gran numero: terminate quelle faccende, aveva infine deciso di prendersi alcuni giorni di ferie per un lungo viaggio. Fra i suoi effetti personali custodiva infatti una maschera: aveva promesso al suo proprietario in fin di vita di riportarla a Sud, ed avrebbe certamente fatto tutto in suo potere per compiere quella traversata; fu comunque quella la ragione che lo aveva spinto al Palazzo del Leone, nel quale si era trovato involontariamente nel ruolo di "salvatore" in una richiesta d'aiuto da parte di un soldato semplice. Il giovanotto in questione -appena maggiorenne- aveva stampata in faccia l'evidente espressione di un novizio in crisi, del tutto incapace di agire in una situazione che trovava decisamente spinosa.
    Offrendosi di aiutarlo, il Capitano di Legione si era quindi recato nel luogo indicato... trovando immediatamente l'oggetto su cui ruotavano le ansie e le preoccupazioni del suo collega.

    Uno straniero dalla faccia sinistra era inchiodato all'angolo di una stradina, sotto ad uno dei lampioni. Era pallido come un cadavere e portava i capelli in un'acconciatura che Gilbert avrebbe considerato una delle cose più imbarazzanti mai viste su un uomo... se solo il colore fucsia acceso non gli avesse rubato il primo posto.

    A quanto gli era stato detto, era lì fermo da diversi giorni. Trascorreva il tempo piagnucolando, inquietando i passanti o -peggio- sorridendo loro... e non fu troppo sicuro di voler sapere la ragione di quel "peggio" relativo ai suoi sorrisi, ma era ovvio che dovesse in ogni caso indagare sulla faccenda, dato che riguardava le questioni di ordine pubblico.
    Gli si avvicinò dunque con passo cauto e marziale, rivolgendogli la parola dopo averlo ri-squadrato da capo a piedi.

    -Mi è stato riferito che è qui da giorni- iniziò, tralasciando le presentazioni, sicuro che l'essere in divisa avrebbe parlato da solo -Posso fare qualcosa per lei, signor...?

     
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    Il multiverso, si sa, è sempre stato -per sua propria ed intrinseca natura- un posto pieno dei più singolari orrori e delle più stravaganti meraviglie: in alcuni dei suoi angoli più remoti, dove la magia è perduta o dimenticata, la popolazione autoctona può essere più sensibile alle bizzarrie che sconfinano nel quotidiano, ma... no, anche in un posto come Endlos, dove lo straordinario era all'ordine del giorno, quel figuro attirava oltremodo l'attenzione.

    Certo, ad uno sguardo esterno, la causa sarebbe stata da imputare al colore dei suoi capelli -un caschetto di un fucsia talmente carico da risultare catarifrangente, e solo in parte coperto dalla tuba-, o al vestiario sgargiante -con quello scialle
    en pendant con la chioma, i ridicoli pantaloni lunghi al polpaccio e da cui spuntavano calzettini della stessa atroce tonalità-, ma il vero problema era il suo comportamento... sottoposto alle virate violente dei suoi sbalzi di umore.

    Il giovanotto seguitava infatti a passare dall'euforia alla più tetra e sconfortante disperazione, e se nei momenti bui si limitava a rattrappirsi nel suo angoletto ai piedi del lampione, con la falda del cappello sugli occhi e le ginocchia al petto, dondolandosi da seduto mentre mormorava e piagnucolava discorsi inintelligibili -muovendo anche a compassione qualcuno dei cittadini-, nei suoi momenti buoni diveniva allegro e pimpante, interrogava la gente per sapere se avesse visto in giro “il suo Signore” per il quale si sperticava in lodi che volevano dire tutto e niente, e rivolgeva dei gran sorriso ai passanti -facendoli istantaneamente pentire della loro gentilezza, vista la notte insonne che avrebbero poi passato per cercare di togliersi dalla testa l'inquietante smorfia.

    Inoltre, se in una città relativamente piccola come Laputa tutti si conoscevano almeno di vista, il fatto che quel tale fosse straniero, e che fosse capitato lì proprio poco dopo i terribili eventi che avevano colpito il Pentauron, aveva finito ben presto per insospettire i cittadini... e non era passato molto prima che qualcuno allertasse le autorità.
    E infatti...

    -Mi è stato riferito che è qui da giorni-
    un bel giovanotto in divisa, albino e con gli occhi rossi, gli si parò davanti
    -Posso fare qualcosa per lei, signor...?

    E come il militare squadrò il tizio dalla cima del cappello fino al ricciolo delle sue ridicole scarpette a punta, anche quello fece altrettanto, prima di direzionare stabilmente la faccia bianchissima -in modo decisamente malsano- verso quella del Comandante e appuntare infine le iridi di uno stranissimo connubio di oro e rosa negli occhi rosso rubino dell'altro, snudando i denti in -ohssignore!? Era quello che intendevano per “sorriso”?!

    jpg
    « Buongiorno, Agente! »
    esordì, visibilmente rincuorato dalla vista di un tutore della legge
    « Oh, la ringrazio davvero! Come siete buoni e cordiali in questa città! »
    proseguì -sincero-, col tono lusinghiero di un turista smarrito davanti al suo salvatore
    « Può chiamarmi Midas! Ma -la prego- senza il “signor”.
    Non si confà al mio umile rango. Non sono degno. Sarebbe un offesa al mio Signore. »

    specificò, con la massima serietà, levando le mani e scuotendo il capo
    « E, a proposito del mio padrone: mi ha dato appuntamento qui, perciò non oso muovermi, ma forse se ne è dimenticato. Sa, lui è un uomo davvero impegnatissimo ed importantissimo: non è che per caso lo ha visto in giro? »

     
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  3. Gilbert Beilschmidt
     
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    "Non c’è dubbio, il cane è fedele.
    Dobbiamo, per questo, prenderlo ad esempio?
    In fondo è fedele all’uomo, non al cane".


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    « Buongiorno, Agente! »
    Esordì lo straniero... mentre Gilbert non riusciva a distaccare lo sguardo da quella smorfia orribile, esibita come sorriso, che gli ricordava ogni trauma subito della propria esistenza, a partire dalla nascita. Trattenne a stento qualche imprecazione, oltre che alle intimazioni di tener chiusa la bocca, mentre ogni brutto istante di vita gli passava davanti agli occhi, quasi fosse sul letto di morte.
    « Oh, la ringrazio davvero! Come siete buoni e cordiali in questa città! Può chiamarmi Midas! Ma -la prego- senza il “signor”. Non si confà al mio umile rango. Non sono degno. Sarebbe un offesa al mio Signore.
    E, a proposito del mio padrone: mi ha dato appuntamento qui, perciò non oso muovermi, ma forse se ne è dimenticato. Sa, lui è un uomo davvero impegnatissimo ed importantissimo: non è che per caso lo ha visto in giro? »


    -Uhm... va bene... Midas.
    Il capitano tentennò sulle prime, cercando tuttavia di riprendere la situazione in pugno. Certo, non era una guardia cittadina, né si occupava della dogana, ma era pur sempre un rappresentante dell'Alfiere, dunque era suo compito mantenere l'ordine in città ed aiutare i bisognosi, inquietanti o meno che fossero.

    -Vorrei però ricordarti di fare attenzione al linguaggio- lo corresse con garbo, prendendo dalle tasche un taccuino per gli appunti, di solito sfruttato per ricordare i nomi delle nuove reclute -...qui a Laputa la schiavitù è illegale e nessuno è costretto ad offrire i propri servigi.

    Non che sospettasse una qualche costrizione verso quello svitato: non portava catene e parlava del suo capo in un modo così evidentemente smielato da dare l'idea di un'attrazione sentimentale, piuttosto che una condizione di schiavitù. Ritenne comunque sensato puntualizzare: un cittadino meno attento avrebbe potuto fraintendere, dopotutto.

    -Cooomunque... tornando a noi e al tuo Signore...- tossì appena ed in modo garbato -Se me lo descrivi, potrei sapere dove si trova... o magari cercarlo e ricordargli che sei qui ad attenderlo.

     
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    -Uhm... va bene... Midas.
    con un po' di interdetta esitazione, l'albino si recuperò di tasca un taccuino
    -Vorrei però ricordarti di fare attenzione al linguaggio: qui a Laputa
    la schiavitù è illegale e nessuno è costretto ad offrire i propri servigi.


    Per tutta risposta, lo straniero dal caschetto fucsia continuò a sorridere in quella sua maniera involontariamente orripilante, resa ancora più strana a percepirsi dal momento che la gioia che -in teoria- voleva esternare nello star ricevendo assistenza dal gentile tutore della legge non si rifletteva nella sfumatura confusa ed incerta che invece le di lui parole generarono nel suo sguardo.

    « Oh, ma perch-...? Ah! Lei ha pensato che...! Oh, no no no! »
    si affrettò a spiegarsi lo straniero, agitando testa e mani per negare
    « Nessuna costrizione: io sono più che entusiasta che il mio Signore accetti i miei umili servigi, per quanto insufficienti! No, di più: sono estasiato! E tanto tanto riconoscente! »

    -Cooomunque... tornando a noi e al tuo Signore...-
    tossicchiando con garbo, l'ufficiale si smarcò da quel vaneggiamento delirante
    -Se me lo descrivi, potrei sapere dove si trova... o magari cercarlo
    e ricordargli che sei qui ad attenderlo.


    « Oh, grazie! Siete davvero un'anima caritatevole! »
    replicò Midas, sorridendo di più - raggiante e un po' commosso
    « Vediamo... Il mio Signore è un uomo nobilissimo: per lignaggio, status e spirito!
    E' veramente un tipo eccezionale! E poi è anche meraviglioso, assolutamente magniloquente! »


    E annuendo con convinzione -con una fiamma speranzosa che gli illuminava gli occhi rosa e oro-, l'inquietante servitore attese che il bravo Agente di quell'Isola Fluttuante segnasse con cura sul proprio taccuino tutti i particolari che gli aveva fornito: non sarebbe stato difficile ritrovare il suo adorato Re!

     
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  5. Gilbert Beilschmidt
     
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    In quella situazione che si faceva sempre più surreale, il buon Gilbert si sentì estremamente grato di girare con un blocchetto di appunti: in quel modo ebbe la possibilità di fingere di scriverci tutto ciò che ascoltava, tenendo gli occhi cremisi ben piantati sulla punta della propria penna, alla giusta distanza di sicurezza da quel sorriso che non voleva più rivedere.

    « Oh, grazie! Siete davvero un'anima caritatevole! Vediamo... Il mio Signore è un uomo nobilissimo: per lignaggio, status e spirito! E' veramente un tipo eccezionale! E poi è anche meraviglioso, assolutamente magniloquente! »

    Il primo dettaglio sul misterioso Signore riguardava il lignaggio: era un nobile, cosa che poteva dedurre già dagli appellativi nelle precedenti affermazioni. Se da un lato poteva comunque significare qualcosa, per lui l'informazione valse poco più di niente, dato che se era un nobile, di certo non lo era su Laputa.

    -Mh... capisco...

    Eccezionale, meraviglioso e magniloquente -poi- volevano dire tutto e niente, e se quello strano caschetto fucsia non era lì per prenderlo in giro, avrebbe dovuto impegnarsi maggiormente, o sarebbero rimasti lì per altri giorni.

    -Buonuomo... affinché io possa trovare questo Signore, sarebbe il caso dare una descrizione fisica molto precisa, così che possa distinguerlo dagli altri, capisce?
    Cercò di spiegarglielo in modo gentile, impresa che non sarebbe certo riuscito a compiere prima della una vita di addestramento a cui si era sottoposto fin da ragazzino.
    -Ad esempio... altezza? Colore dei capelli? Occhi? Tratti somatici distintivi?

     
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    -Mh... capisco...
    assentì Gilbert, concentrando eccessiva attenzione sul proprio taccuino
    -Buonuomo... affinché io possa trovare questo Signore, sarebbe il caso dare una descrizione fisica molto precisa, così che possa distinguerlo dagli altri, capisce?
    armandosi di pazienza, l'albino fece un nuovo tentativo di aiutare quel tale
    -Ad esempio... altezza? Colore dei capelli? Occhi? Tratti somatici distintivi?

    Il Comandante si era certamente mosso con una cortesia impeccabile, ma... le sue parole furono non di meno uno scontro con la rigida ed angolare realtà dei fatti, e nell'affrontare quell'impatto, finalmente accadde: Midas smise di sorridere.

    Che sciocco che era stato! Il suo padrone, dopotutto, glielo diceva spesso, e se lo diceva il Padrone, non c'era possibilità di errore: ma certo! Che sciocco! Non poteva pretendere che dei mortali che non hanno mai ammirato coi propri occhi la magnificenza del suo Re possano riuscire a figurarsela a parole! Con il solo ausilio delle sue scarsissime e manchevoli capacità descrittive, poi!

    Era stato sciocco! No, no: di più! Era stato sconsiderato e irrispettoso nei confronti di quel bravo e gentile Agente integerrimissimissimo! Un comportamento così manchevole avrebbe certamente meritato una punizione! Una volta ritrovatolo, lo avrebbe fatto presente al suo Signore autodenunciandosi, perché le mancanze di un servitore svergognano il suo superiore, e... il suo spirito professionale non avrebbe tollerato il pensiero di aver peccato contro il suo sovrano.


    « Lei ha perfettamente ragione, in effetti: sono mortificato... mi scusi. »
    con sguardo assorto, lo straniero si portò un indice alle labbra e si fece pensieroso
    « Sì... allora: alto, è alto. Ha i capelli color bluptone e degli occhi bellissimi. »
    concentrato com'era nel cercare dettagli comprensibili, annuì tra sé e sé
    « Quanto a tratti somatici distintivi... beh, direi che è assolutamente simmetrico »



    Edited by - Destino - - 13/4/2019, 11:32
     
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  7. Gilbert Beilschmidt
     
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    « Lei ha perfettamente ragione, in effetti: sono mortificato... mi scusi. »

    Perfetto! Felice che lo svitato avesse finalmente capito come andava fatto un identikit, Gilbert sollevò lo sguardo entusiasta, scoprendo che -per sua fortuna- lo straniero aveva perfino smesso di ridere. Ora non restava che prendere le generalit-

    « Sì... allora: alto, è alto. Ha i capelli color bluptone e degli occhi bellissimi. »
    -...bluptone?
    « Quanto a tratti somatici distintivi... beh, direi che è assolutamente simmetrico »

    Si, certo! Tutto chiarissimo! Simmetrico!
    Due occhi, un naso in mezzo alla faccia, due braccia e perfino due orecchie.
    Non avrebbe mai potuto immaginarlo... meno male che quell'idiota glielo aveva spiegato, eh!

    -Mmmmhn.... occhei.
    Piccato all'idea che molto probabilmente si trattasse solo di un non-troppo-simpatico "burlone" intenzionato a prenderlo in giro, ma che non stesse agendo in alcun modo per vie illegali, il Capitano ingoiò il boccone amaro con un sorriso falso quanto il cioccolato bianco nella sua categoria. Provò desiderio di assestargli un pugno sotto al mento, ma si limitò ad un semplice pat-pat consolatorio sulla spalla del turista.
    -Facciamo che informerò i miei colleghi: se incontreranno il tuo Signore, saranno ben felici di comunicartelo- asserì, mimando convinzione nella voce -Tu resta lì, io andrò ad avvisarli.

    Sorridendo cordiale ed allontanandosi, scacciò gli ipotetici sensi di colpa ripetendosi che aveva cose più importanti -e serie- di cui occuparsi. Inoltre non mentiva: avrebbe davvero consegnato quella descrizione agli altri soldati. Semplicemente... sospettava già che non avrebbero trovato proprio nessuno.

    -Buona giornata!
    Lo congedò agitando la mano amichevolmente, prima di sparire dietro un palazzo.

     
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    -...bluptone? Mmmmhn.... occhei.
    con un sorriso perfetto, Gilbert elargì qualche lieve pacca sulla spalla dell'altro
    -Facciamo che informerò i miei colleghi: se incontreranno il tuo Signore,
    saranno ben felici di comunicartelo. Tu resta lì, io andrò ad avvisarli.


    Con una professionalità che il Servitore apprezzò profondamente e in sincerità, il gentilissimo tutore della legge segnò le ultime informazioni sul suo taccuino, rassicurandolo sulla pronta e tempestiva mobilitazione della guarnigione per dare inizio alle indagini; naturalmente, la cosa immediatamente
    riaccese il sorriso di Midas.

    -Buona giornata!

    « Grazie! Buona giornata a lei, Agente! Allora aspetto qui!
    Grazie-Grazie! Grazie ancora! »


    L'albino girò i tacchi e si allontanò agitando la mano in un cenno di saluto, e lo straniero dai bizzarro caschetto fucsia si sbracciò per ricambiare il gesto fino a quando gli occhi rosa e oro non videro il simpatico ufficiale scomparire all'interno di un palazzo; restando fermo accanto al lampione dove sembrava aver ormai messo radici, rimasto nuovamente solo in mezzo agli occasionali passanti della Città Alta, Midas si rannicchiò con le ginocchia al petto, fiducioso che le forze dell'ordine avrebbero presto rintracciato il suo Re. Presto sarebbe stato convocato, e tutto sarebbe tornato alla normalità.

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    Dall'altra parte della piazza, a qualche decina di metri di distanza, un cagnolino di piccola taglia, dal pelo bianchissimo e soffice, e con al collo un foulard rosa a pois bianchi si era attardato ad osservare tutta la scena, seduto sul suo vaporoso fondoschiena.

    -Polpetta...? Che c'è? Hai visto qualcosa?

    Nell'udire quella voce femminile che lo richiamava, l'animaletto si rimise in piedi sulle quattro corte zampette con uno sbuffo sdegnoso, volse le spalle al patetico figuro vicino al lampione, e scosse il capo contrariato; poi trotterellò verso l'orlo della veste bianca della Dama e si allontanò con lei in direzione del Mastio.

     
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