[H] Amor, ch'a nullo amato amar perdona

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    Mozart von Baltasar

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    PRESENTAZIONE

    ಅನಗ್ರಾಫ್


    «Ne siete certo?»

    Mozart interrogò la mappa a lungo, i confini piatti di Fanedell, tratteggiati quel tanto che bastava per renderli riconoscibili, non rendevano giustizia al labirinto di arbusti, piante e flora che era il bosco nella sua sterminata interezza.

    Ciò nonostante, con sicurezza estrema Tolten puntellò l'indice destro sopra la cartografia dell'Est, ma senza neanche abbassare lo sguardo per accertarsi di aver indicato il punto giusto.

    «Lo Sguardo del Cielo non mente, cavaliere.» Portò la mano sinistra e tamburellò sul pettorale impreziosito da gemme. Ognuna di esse disegnava il cielo stellato sopra il presidio, ognuna era un occhio aperto sopra di esso. «Hanno attraversato il guado del fiume», senza sollevare il dito dal foglio disegnò la tratta al contrario, «e si sono fermati nei pressi di un piccolo stagno. La vicinanza con l'acqua dolce, la zona pianeggiante ma protetta da boscaglia: tutto fa pensare che si siano accampati lì.

    Mozart passò le dita nella bionda chioma. Non dubitava della parola di Tolten, d'altronde si era rivolto a lui proprio per quello. Avrebbe però preferito saperli più vicini alla città, o anche ai confini del presidio. Ovunque, ma non nella foresta.

    «Non posso andarci da solo» ammise. «Non ho difese.»

    «Nessuno dei nostri soldati è a disposizione?.» Tolten gli lanciò un'occhiata indagatrice. Non era uno stolto, e se era vero che era a guardia della frontiera perché aveva occhi ovunque, era altrettanto vero che era inutile mentirgli.

    Non che Mozart ne avesse l'intenzione, in ogni caso. «Si tratta di un'affare personale, ser Tolten.» I due si scambiarono un cenno d'intesa. Si conoscevano da abbastanza tempo da fidarsi l'uno dell'altro, era certo che avrebbe capito.

    «Perdonate la mia intromissione.» Tolten si alzò allontanò dal tavolo. C'era una caraffa di vino sul mobile al lato del camino. Versò un bicchiere a sé e uno a Mozart. «Ma confido che siate consapevole che, per qualsiasi cosa, vi offrirò tutto il supporto possibile. Vi basterebbe chiederlo.»

    Mozart alzò la mano in cenno di diniego, per l'offerta s'intende. «Vi ringrazio» e bevve tutto d'un fiato. Il vino era rosso, corposo e denso, dal gusto fruttato. Si prese un momento di riflessione, poi aggiunse: «Tuttavia, debbo sbrigare questa cosa da solo. Questioni di famiglia, se così possiamo definirle. Non desidero mettere a rischio alcuna vita che non sia la mia. Spero mi capirete.»

    Tolten sollevò le spalle. «Certo che vi capisco, anche se non sempre concordo.» Il Cavaliere Celeste si voltò, l'ombra esile slanciata che si allungava fino alla parete dov'era in custodia la sua Fendicielo. Rigirò un ceppo nel camino con un attizzatoio. «Non tutto può risolversi con la pace, per quanto sia un nobile intento. Vi pregherei almeno di reclutare qualcuno a vostra difesa. Ve lo chiedo da buon amico.»

    Mozart sorrise. «Va bene.» Si alzò, adagiò il calice accanto alla cartografia dell'Est e si avvicinò all'attaccapanni. «Metterò degli avvisi, qualche bando nelle bacheche cittadine, se ciò è sufficiente a farvi stare sereno.»

    Tolten si voltò e, adagio, gli si avvicinò con la mano protesa. «Vi auguro di riuscire nei vostri intenti.»

    Mozart ricambiò con decisione. «Sarà mia premura ringraziarvi a dovere per il vostro aiuto, al mio ritorno.»

    C'era l'abbozzo di un ghigno divertito sul volto imberbe del Celeste. «Voglio sentirvi suonare.»

    Mozart abbandonò la stretta con l'accenno dell'imbarazzo. «Con piacere» e si congedò.

    QNiXn

    L'ufficio di Mozart era, almeno tra quelli delle Spade di Istvàn, uno dei più modesti. Nel cuore del borgo popolare di Chediya, in una torre sul limitare delle mura della Cittadella, fiancheggiante un palazzo abitato. Il musico l'aveva trovata per caso nel suo primo anno di permanenza della città. L'aveva preferita alla Caserma, per quanto questa gli avesse offerto un alloggio non invidiabile. Tuttavia, che senso aveva vivere nella Valle del Canto del Vento, se si era troppo distanti per apprezzarlo?

    UpBqv9h

    Il giovane cavaliere era al centro del suo salotto, violino alla mano. Schiuse gli occhi, giusto uno sguardo allo spartito, poi riprese gli esercizi. Tra una nota e l'altra, quasi che avesse misurato il tempo con l'andazzo di un orologio, faceva seguire i suoi virtuosismi a quelli della magica città. Era lì che aveva indirizzato gli avventurieri nel suo bando. Aveva scritto poco, se non che si trattava di una richiesta importante. Aveva promesso una somma, non cospicua ma sufficiente ad attrarre volontari. L'indirizzo era preciso: nella piazza del Frassino, sotto l'arco di Buonaventura, seguite il canto del violino.



    Aveva lasciato la porta aperta. Non aveva da temere nulla, a Chediya. L'invitato poteva entrare, se l'avesse voluto avrebbe potuto portare via anche qualcosa. Aveva poco e quel poco era a disposizione di tutti. Mozart non aveva casa, che non fosse l'Est intero.



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    Abilità

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    Categoria: Malia.
    Raggio: 30 metri.
    Tipologia: Benessere.
    Limitazioni: QM.

    Sixth Sense
    Prima Passiva
    Categoria: Passive Sfondo Cosmico.
    Raggio: Ambientale.
    Tipologia: Effetto Senico.
    Limitazioni: Tutte.

    Seconda Passiva
    Categoria: Condivisione Emotiva.
    Raggio: 30 metri.
    Tipologia: Role Play
    Limitazioni: Giocatori.
    Abilità Attive † Nessuna


    Riassunto

    Dunque, per prima cosa, una nota per Zimmer che ci accompagnerà in questa giocata: ho inserito nel titolo i Cavalieri Celesti e gli Emirati Meridionali, perché "credo" che Jora sia comunque inserito all'interno della scena politico/sociale del Sud. In caso non fosse così, correggo appena posso.

    Detto ciò, spero che il post sia piuttosto chiaro sul "come" ho messo in giro la notizia, su come arrivare, ecc ecc. Altre info le darò via discorrendo :D Buona giocata!


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    Aveva viaggiato a lungo una volta raggiunto Endlos,
    superato il Maelstrom e aver aperto gli occhi su un mondo in costante cambiamento. I primi giorni non furono quieti, ad Altatorre conobbe rapidamente i pericoli che un tale luogo poteva donare seppur riconoscendo l'importanza di quella esperienza.
    Furono giorni a loro modo interessanti, lo ripete tutt'ora in un quieto sorriso,
    negli eventi così come nei volti che aveva impresso nel proprio cuore rendendo così più forte la sua presenza in quel crocevia del multiverso.

    Iniziava a vivere, passo dopo passo,
    riprendendosi una identità di doveri che non poteva più attendere.
    Fu proprio nel Pentauron che avvertì l'inizio della canzone, semplice eco nell'orizzonte che da poche note disperse nelle ore creava uno spartito sempre più ricco
    nello scorrere delle settimane. Si trattava di una litania quieta, scandita da una voce che aveva imparato a conoscere all'inizio della propria esistenza.

    Provò nostalgia nel primo momento, probabilmente nella sorpresa e gioia di udire dopo così tanto tempo la voce della propria madre, così come la terribile consapevolezza di doversi mettere in marcia per non tardare al proprio appuntamento con un fratello o una sorella che presto avrebbe chiuso gli occhi per sempre in quelle terre. Cenere era un nome importante,
    del corpo e dell'anima custodendo nel petto l'eredità della tragedia,
    e se le era normalmente vietato stanziarsi troppo a lungo in una città rendendola una pellegrina senza meta non poteva rinunciare a rispondere alla voce di chi dopo aver servito per secoli la stessa signora era prossimo al commiato.

    La canzone dell'addio, come era solita chiamarla, non era un maleficio o la melodia terribile di una sirena che ammalia e distrugge, bensì il più semplice faro e indicazione per poter raggiungere i propri cari prima dell'attimo fatale. Il giungere era un suo dovere come sorella maggiore,
    quello della Primogenita priva della parola fine nella propria vita.

    . presidio orientale; chediya .

    Affidarsi a una carovana era un compromesso più che accettabile per attraversare quelle regioni,
    così come quello di indossare il titolo di guardia e custode
    per chi avesse denaro e conoscenze da farle da guida in uno scambio di favori.
    Sapeva il percorso da seguire nella forma di una indicazione confusa, di chi sollevando la mano punta verso l'orizzonte o si affida ai punti cardinali senza però avere tra le mani una mappa che possa rivelare le strade incise nel terreno nel corso dei secoli. Ostacoli o confini naturali potevano dirsi la sua nemesi, così come il pericolo di una solitudine che nella battaglia poteva dirsi semplicemente terribile.

    Stringendo la spada aveva così attraversato i boschi, guardando a volte il cielo nascosta tra i carri in un attimo di curiosa contemplazione,
    affiancando alla propria canzone quella che animava il cuore verde di Endlos.
    Per la ragazza poteva dirsi un toccasana, quasi una sincronia tra dolcezza e nostalgia che rendeva più leggero un ruolo difficile. Riuscì a dormire più facilmente, ferite e vecchie cicatrici riuscirono a svanire come ricordi spiacevoli sotto le cure di un volto amico che aveva ritrovato.

    Per un paio di giorni aveva atteso in una locanda della Cittadella per dare riposo al proprio corpo, nei successivi si era scoperta nell'impossibilità di rimanere troppo a lungo dedicandosi a una più quieta visita per le strade. Scriveva, seduta a un tavolo incideva su un taccuino custodito gelosamente in una tasca interna del pastrano le vie che si animavano davanti ai suoi occhi.

    Erano ricordi, una testimonianza di quel luogo benedetto dalla luce che voleva ricordare
    e raccontare una volta ripreso il suo cammino, prima di dover segnare nell'ultima pagina un nome importante.
    Ma questa è una storia per un altro tempo e un altro luogo.

    « Mozart von Baltasar, sono qui per la sua richiesta di protezione. »

    Frequentare le bacheche cittadine era una necessità, così da poter dare soddisfazione a giornate che sarebbero rimaste vuote: l'addio era ancora troppo lontano, preferiva non farsi vedere prima dei momenti importanti così da non apparire come un sintomo di sventura.
    Avrebbe atteso tutto il tempo necessario, dedicandosi così ad altre persone.
    E quella piccola torre, accarezzata dalla melodia di un violino, le strappò quasi un sorriso mentre sull'uscio si limitò ad annunciarsi in un paio di rintocchi contro il legno della porta.
    Totalmente fuori tempo, ma il dono della musica le era sempre stato negato.

    « Flandre Revelt, sarò la sua guardia del corpo se lo vorrà. »

    Pochi passi per annunciarsi, seguiti da un inchino sollevando i bordi della giacca premurandosi di non incidere con il guanto d'arme che le ricopriva il braccio sinistro.

    Con tre canzoni a farle compagnia, forse può sperare
    che le cose vadano per il verso giusto per una volta
    .


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    ATTO PRIMO

    ಅನಗ್ರಾಫ್

    « Mozart von Baltasar, sono qui per la sua richiesta di protezione. »

    Benessere.
    Come un bagno caldo dopo una giornata di lavoro, la piacevole brezza del vento sul viso in una giornata di riposo, la felicità di un momento di assoluta tranquillità; se c'era qualcosa che si poteva dire del musico, era che lo starvi a breve distanza rievocava nello spirito queste piacevolezze. A patto che l'altra persona avesse piacere nel provarle, s'intende.

    «Ben arrivata!» replicò. La luce del sole filtrò dai tendaggi ed eccese d'un biondo infuocato la lunga treccia, pendente adagio dalla spalla fin sul petto.

    Lì ferma, sull'uscio come se un muro nascosto agli occhi le impedisse di avanzare, pur con un sorriso di poco accennato, la giovane si presentò.
    « Flandre Revelt, sarò la sua guardia del corpo se lo vorrà. » S'inchinò.

    jiJ2fxP

    «Suvvia, niente convenevoli. Soltanto Mozart va bene.» Con il volto più gioviale che potesse sfoderare, interruppe la musica. «E il piacere è tutto mio.»

    Ma, checché se ne dicesse, nessuno avrebbe mai potuto capire se era stato il violino a completare la composizione, o se il musico avesse scelto il momento esatto per porre fine al suo esercizio; il tutto terminò adagio, Chediya, sullo sfondo, continuava da sé e da sé avrebbe continuato in eterno.

    «Accomodati pure, non fare complimenti.» Mozart ripose lo strumento nel suo astuccio, quindi lo poggiò su un comodo mobiletto. Si voltò verso Flandre il prima possibile, giacché darle le spalle non era buona educazione. «Sei a casa, qui.»

    Le indicò, palmo aperto e gesto di cortesia, il gran divano foderato in pelle, con cuscini dello stesso colore. Aveva l'aria di essere comodo, e lo era davvero. Lui scelse una poltroncina, dai braccioli in legno e le imbottiture foderate con la stoffa. Vi si gettò con un tuffo e parve affondarci all'interno. Li avrebbe separati soltanto un tavolino tondeggiante, basso quanto bastava per permettere agli ospiti di raccogliere i biscotti dal vassoio con un semplice sforzo della schiena.

    Quivi Mozart afferrò una caraffa e la sollevò a mezz'aria. «Posso offrirti qualcosa? Del tè? Caffé? Acqua?»
    Un piccolo oggetto magico, comprato al mercatino: si desidera qualcosa e la caraffa ne è già piena. Sicché, col cielo riflesso nelle pupille, Mozart rinnovò l'invito e attese una sua risposta da Flandre; d'altronde, la caraffa funzionava solo con gli ospiti.



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    Riassunto

    Nulla di che :D Semplici convenevoli.
    Trovi la descrizione completa dalle passiva qui.


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    . presidio orientale; chediya .

    Si trova a sbattere le palpebre per un paio di volte,
    afferrata con grazia dall'evolversi della musica e di una empatia sovrana che piano piano le scorreva nell'anima. Una intromissione silente, di quelle che lasciano pochi frammenti dentro chi le riceve nell'eredità di un altro nome.
    Una contaminazione di cui la donna è consapevole, per un campanello d'allarme che vibra incessantemente nel cuore sin dal primo momento che aveva varcato quella soglia,
    così come quella della regione, per un canto così aggraziato con cui aveva accettato l'unione.
    E se l'esperienza per un attimo può indurre a combattere sensazioni non proprie,
    è la stessa ragione che nel momento immediatamente successivo sceglie di accettarle e renderle tali:
    forse per la musica o per lo stesso luogo, ciò che avverte non è una aggressione
    ma qualcosa di più pacato e gentile.

    Come lo stesso sorriso dell'uomo,
    il tono della voce per delle note che proseguivano anche lontane dal violino,
    che in quei momenti le appariva come il tendersi di una mano

    e l'invito a chiudere gli occhi, anche per un istante,
    lasciandosi cullare dai propri ricordi
    .

    N5DDYuU

    Perché seppur distante eoni dalla propria nascita,
    è sempre dolce trovarsi a vagare tra le stelle
    .
    « Era da un po' che non sentivo qualcuno suonare così bene. »
    Sorrise placidamente incolpevole,
    gli occhi verdi per un attimo sembrano tendersi verso un obiettivo imprecisato: quasi dietro di lui, un bagliore distante che poteva vedere
    solo lei per una memoria sepolta da tempo.
    Non mentiva, in passato ha avuto davvero poche occasioni per potersi vedere anche a un semplice tavolo e poter riflettere cullata dal suono di uno strumento e il violino del Baltasar era riuscito a sfiorarle il cuore. Seduta davanti a lui, lo guarda con le mani in grembo sfiorandosi la destra con gli artigli d'acciaio, picchiando per una volta il tacco sul pavimento quando valutando
    erroneamente le altezze stava per cadere sul divanetto.
    Un colpo di tosse lascia scorrere via l'imbarazzo.
    « Preferirei della più semplice acqua, il clima qui ad Est rende perfetto
    un tè agli agrumi ma trovandoci qui per lavoro vorrei rimandare a dopo l'incarico.

    Se non ti dispiacerà, potremmo prenderlo al ritorno.
    »

    Ed è quando afferra un biscotto dal tavolo che esibisce un sorriso di soddisfazione.
    Possono cambiare le stagioni o i luoghi, ma la giovane adorerà sempre i dolci ben fatti.


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    2Jzb41t

    « With shortness of breath, you explained the infinite.
    How rare and beautiful it is to even exist. »




    Stato di Salute」 Perfetto
    Condizioni Mentali」Accoglie la malia di Mozart.
    Riserva Energetica」100%
    Riepilogo consumi nel turno」---
    Equipaggiamento in uso」Spada bastarda, guanto d'arme.

    Riepilogo abilità
    __- crovenyulsa: agilità +50%;
    __- emptinfilia:instant-cast delle tecniche di natura magica, resistenza scenica alle temperature, immunità al danno diretto delle proprie tecniche;
    __- dhezeall: mind-fuck alert.

    Tecniche impiegate
    __Nope!

    Note finali
    __Niente da segnalare, piccola interpretazione personale degli effetti di malia e cosmo.
    Il cosmo!
     
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    ATTO SECONDO

    ಅನಗ್ರಾಫ್

    aMIuZrF

    « A tuo padre piaceva molto sentirmi suonare. »

    Non aveva molti ricordi di sua madre, ma era certo che fosse bellissima. C'era una qualche legge non scritta nel cuore del mondo, per la quale un genitore era stato all'apogeo della bellezza al momento d'essere scelto come compagno di vita. Eppure, Mozart non faticava a credere che fosse vero.

    « Quando tornerà, sarà felice del nome che ti ho dato. » C'era sempre un accenno di tristezza quando lo diceva. « Adorava Mozart, e adorerà te. »

    Col passare degli anni, non era più certo di sapere se quella frase fosse rivolta a lui, o se fosse un suo mantra per nutrire la speranza. Ma qualche fosse il motivo di quelle parole, non dovevano aver sortito l'effetto sperato, perché alla fine lei...

    QNiXn

    « Era da un po' che non sentivo qualcuno suonare così bene. »

    0BLGknI
    «Mi fa piacere ti sia piaciuto!» Corrispose al sorriso di lei col proprio, ma, per quanto si sforzasse, non era certo di riuscire a nascondere il velo di malinconia che il ricordo di sua madre aveva riecovato. «La mia specilità è il flauto, ma purtroppo il mio è andato distrutto e così sto provando ad esercitarmi con altri strumenti.»

    Flandre gli stava già simpatica. Mozart non aveva mai avuto difficoltà a riconoscere l'indole delle persone, e Flandre gli sembrava molto simile a lui. Forse anche lei era una naufraga, lo ricambiava con uno sguardo di smeraldo; l'espressione di poco variegata dall'imbarazzo.

    « Preferirei della più semplice acqua », aggiunse, « il clima qui ad Est rende perfetto un tè agli agrumi ma trovandoci qui per lavoro vorrei rimandare a dopo l'incarico. Se non ti dispiacerà, potremmo prenderlo al ritorno. »

    Mozart le rispose con un cenno del capo. «Con estremo piacere.» Agitò la caraffa, ora piena d'acqua come per incanto. La versò in un bicchiere di vetro e, con un gesto elegante, lo rivolse alla giovane. «Tieni.»

    La osservò intenta ad afferrare uno dei suoi biscotti: direttamente dal set della Dama Azzurra, i più buoni che avesse mai assaggiato. E c'era da dire che Mozart, di viaggi, ne aveva compiuti. Era stato ovunque l'Imperatore di Francia gli avesse ordinato d'andare, così come, sul Semipiano, aveva esplorato molti presidi come portabandiera dell'Est e di Dama Khalia. Eppure, niente riusciva a superare quei biscotti. Chissà, forse era proprio il fatto che fossero i preferiti dell'Alfiere a renderli più buoni.

    «Mi piacerebbe che questo momento perdurasse a lungo», esordì, sguardo deciso ma gioviale. «Tuttavia, sei qui per un motivo e non trovo giusto farti aspettare.» Attese che Flandre terminasse di bere e mangiare, prima di metterla al corrente sul da farsi. «Devi sapere, Flandre, che io non appartengo a Endlos. Ho dovuto lasciare il mio mondo controvoglia, e molte delle cose che mi appartenevano sono rimaste lì. Tuttavia, qualche giorno fa, ho saputo della presenza di un mercante che contrabbanda oggetti provenienti da tutti i mondi.» Fece una pausa. Versò un bicchiere d'acqua nel proprio bicchiere e bevve. Assaporò il tocco fresco dell'acqua di sorgente, quindi riprese: «C'è un oggetto che desidero recuperare. Apparteneva a mia madre, ed è tutto ciò che mi è rimasto di lei.»

    Mozart si alzò, scusandosi delle spalle, e si avvicinò a una cassapanca. La aprì, scricchiolante, e prese una cartografia. La srotolò sul tavolino, stando bene attento a fare spazio tra i biscotti e i bicchieri. Indicò un punto di quella che, a grandi lettere, era denominata come Fanedell. «Come avrai già immaginato, non sono certo che questo mercante possieda questo oggetto, né che sia una persona a modo.» Come tutti i contrabbandieri, c'era il rischio che la compravendita illegale serbasse rischi imprevisti. Senza contare che, a quanto aveva capito, quell'uomo proveniva dal sud. «Si nasconde nella foresta di Fanedell. Per questo motivo, ho necessità di una guarda del corpo», le sorrise, «non dovrebbe essere una missione pericolosa, e ti prometto che non ti accadrà nulla, ma un uomo di pace in un luogo pericoloso potrebbe trovare utile il tuo appogio.» Tornò sulla sua poltroncina, le gambe incrociate e le dita incastrate tra una mano e l'altra. «Questo è quanto.»

    In diverse circostanze, Mozart non avrebbe mai azzardato la follia di contrattare contro un fuorilegge, ma il tempo era tiranno, i ricordi di sua madre sbiadivano e si calcificavano in certezze che non era certo di poter considerare reali. Aveva realizzato che molto di ciò che sapeva di lei era figlio di una nostalgica idealizzazione, più che del tempo effettivo trascorso con lei. E come potrebbe essere altrimenti? Aveva quattro anni quando...

    «Se hai dubbi o domande, sei libera di farne.»

    Se c'era anche una sola speranza che uno dei suoi oggetti personali fosse finito a Endlos, non poteva lasciarlo disperdere di nuovo nel nulla.



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    Accenno un po' di info della missione. Sentiti libero di chiedermi qualsiasi cosa ti venga in mente :D

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    Become the wind and cut through the clouds, to the skies.
    Even if we collapsed from the wounds we received, the warmth
    in the hands extended to us will never disappear.
    Although everything might be forgiven,
    that doesn't mean I should forget about it,
    as there might be many more painful experiences coming in the future.
    Coming back and forth between sad, sad dreams and reality,
    I will sing the gifts of the world one after another.

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    . presidio orientale; chediya .

    Ascolta nel silenzio, celando dietro un sorriso di giada
    quello che nel profondo scorre come un crescendo di inquietudine. Ciò che prova è una sensazione strana, trovandosi quasi incapace di provare nella loro interezza le sue vere emozioni sotto la melodia del vento e lo sguardo dello stesso Mozard che, nella sua semplicità e quiete,
    quasi chiede e impone di non provare dolore.
    Osserva il bicchiere tenendolo stretto tra le dita, evitando con la mano destra di stringere troppo con il guanto armato muovendolo poche volte in circolo, per agitarne l'acqua all'interno.

    Non devi preoccuparti.
    Quasi sussurra il cuore,
    cantando secondo un altro copione di luce e benessere,
    schiacciando nel profondo note di dolore.

    ecqPsah

    « Mi chiedo come sia entrato in possesso di questo oggetto. »

    Sbatte le palpebre, per una volta il viso non riesce a tradire ciò che prova inclinandosi nelle labbra in una espressione agrodolce. Sono numerose le storie
    di naufraghi che si sono trovati costretti a viaggiare senza meta, tante quante le stelle che brillano ogni notte nel cielo e al di là dell'orizzonte, spesso alla ricerca della propria casa anche nell'ultimo giorno delle loro vite. Alcune sono per l'appunto tragedie, altre riescono a raggiungere il lieto fine.
    Ma quanto deve essere terribile trovare le proprie cose nelle mani altrui,
    di ladri che hanno fatto razzia nel tempo che si era incapaci di tornare alla propria dimora?

    Forse c'è frustrazione negli occhi, un accenno di rabbia che nella tranquillità in cui era immersa non riusciva a bruciare come dovrebbe, schiacciato dal sorriso del musicista.

    Scuote così la testa, bevendo pochi sorsi lasciandolo finire,
    osservando piano la mappa che si trovava davanti.
    « Non è necessario avere la certezza che si trovi lì. » Principia, seguendo con la mano libera la sua sfiorando i boschi che si era trovata ad attraversare qualche volta.
    Lavori, scorte a carovane o brevi esplorazioni personali. Non è una esperta di quell'aria come di quasi tutte le altre che compongono il semi-piano di Endlos ma quantomeno non rischierà di inciampare in radici gettandosi nelle aree esclusive delle stirpe fatate.
    « Basta credere in questa speranza, Mozart. Stringila tra le mani e non lasciarla morire,
    così da rendere onore alla madre che ami con tutto te stesso
    . »
    Sa bene cosa si prova a vagare consapevoli di non poter rivedere chi ci ha dato la vita, senza riuscire a strapparsi dal petto il desiderio di un incontro. Lo ha visto tante volte nei suoi fratelli, così come lo ha provato lei stessa per tanto tempo e davanti a lui sente di trovarsi nella stessa situazione.
    « Non credo che partirai impreparato, gettandoti nella tana del lupo senza sapere con chi hai a che fare. Così come sono sicura che hai in mente una destinazione più precisa all'interno dei boschi, evitando una ricerca che potrebbe durare settimane nel peggiore dei casi. »
    Fanedell è vasto, sono tanti i viaggiatori che nelle voci di corridoio si sono persi abbandonando i sentieri.
    Un mercante, come ogni carovana, segue vie precise. Quelli appartenenti al mercato nero ne hanno di altre, che seppur nascoste non possono sfuggire agli occhi di
    chi deve preservare quel cuore verde dell'Est.

    « Se hai qualche informazione sul nostro bersaglio, le ascolterò con piacere.
    Ma preferirei durante il tragitto, perché il tempo è spesso tiranno
    . »
    Si bagna le labbra per l'ultima volta, così da lasciare il bicchiere sul tavolino e lontano dalla mappa, così da non bagnarla.
    « Non vorrei ci sfuggisse. »


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    « With shortness of breath, you explained the infinite.
    How rare and beautiful it is to even exist. »




    Stato di Salute」 Perfetto
    Condizioni Mentali」Malia di Mozart anche se è un filino irritata.
    Riserva Energetica」100%
    Riepilogo consumi nel turno」---
    Equipaggiamento in uso」Spada bastarda, guanto d'arme.

    Riepilogo abilità
    __- crovenyulsa: agilità +50%;
    __- emptinfilia:instant-cast delle tecniche di natura magica, resistenza scenica alle temperature, immunità al danno diretto delle proprie tecniche;
    __- dhezeall: mind-fuck alert.

    Tecniche impiegate
    __Nope!

    Note finali
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    ATTO TERZO

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    « Mi chiedo come sia entrato in possesso di questo oggetto. »

    Per un momento, il respiro del musico si ferma. Una domanda così semplice, così affilata, tanto profonda e altrettanto innocente. La sentì scavargli nel petto, quasi gli strappò dai polmoni una risposta. Tuttavia, Mozart abbozzò un sorriso stentato e ricambiò Flandre con un mormorio.

    «Me lo chiedo anche io.»

    E per un profondo istante si sentì viscido. Mentire, così, a una persona che aveva esternato la sua preoccupazione ed empatia per lui e per sua madre! Si alzò adagio e afferrò il cappotto dall'appendiabiti, per nascondere la sua vergogna.

    QNiXn

    « Questa robaccia non ti servirà. »

    Gennosuke gli diede le spalle e schiuse il pugno a pochi passi dallo strapiombo dirimpetto. Il lungo cappotto nero che oscillava sotto la brezza carica di salsedine.

    « Sei roba mia, adesso. »

    Un monile azzurro, di piccole dimensioni e a foggia di lacrima, scivolò dal palmo del generale per precipitare in basso, verso un ruggito frangente sulla scogliera. Mozart sollevò la mano, ma non riuscì a muoversi. La spilla di sua madre superò con troppa fretta l'orizzonte, oltre il quale un bagliore sorse a ferirgli gli occhi spalancati.

    0tc3nGJ

    Fu allora che Gennosuke si voltò. « Sarai una pedina utile all'Imperatore » e aveva, sul viso dove la cicatrice tagliava a metà l'Occhio del Basilisco, l'espressione di un demonio.

    QNiXn

    Mozart abbandonò la sua dimora senza fretta. Portò con sé alcuni biscotti e la brocca, li richiuse in un fagotto e li sistemò in un comodo zainetto. Non contava di dover stare via molto: se era fortunato, avrebbero concluso quella sortita in una giornata, due al massimo. Aveva vagliato entrambe le ipotesi. L'unica che poteva cambiare le sue aspettative riguardavano l'oggetto e le richieste del mercante. Tuttavia, per evitare possibili grattacapi, aveva deciso di portare con sé anche una moderata quantità d'oro. Non era certo che fosse sufficiente, ma non era nemmeno una sommetta da poco. Era quasi tutto il suo stipendio da Cavaliere Celeste di quel mese.

    Aveva preceduto Flandre, ma le aveva offerto l'uscio come galateo imponeva. Quindi, non appena la giovane aveva calcato i viottoli della città, l'aveva affiancata, ma senza invadere il suo spazio vitale.

    «Per quanto concerne il nostro obiettivo», esordì, a pochi passi dall'uscita di Chediya, rivolgendosi a Flandre, «conosco molto poco. So che viene dal presidio del Sud, che si chiama Jora o Jorah. Non è un frequentatore abituale dell'Est, ma di tanto in tanto varca i confini. Presumo abbia qualche collezionista con cui fare affari, qui.»

    Lo Sguardo del Cielo di ser Tolten, purtroppo, non andava fin nel dettaglio, quando si trattava dei soggetti da lui rilevati. Era un ottimo strumento di controllo delle frontiere, ma l'Est non era mai stato un porto chiuso: tra le braccia di Dama Khalia era benvenuto chiunque. L'Artefatto era stato pensato soltanto come misura di salvaguardia, perché, se Laputa aveva insegnato alla storia qualcosa, era il "prevenire meglio che curare".

    Sospirò. «Tuttavia, se anche avessi avuto modo di saperne di più su di lui, mi ci sarei recato comunque disarmato.» Era certo che Flandre gli avrebbe rivolto un'occhiata stupita. Da come aveva parlato, nel suo salotto, aveva dedotto che fosse una donna pragmatica, che non agisce se non ha prima pianificato il da farsi; una persona che non accetta l'imprevisto, e i suoi pericoli derivanti, come incognita accetabile. Mozart si voltò, quasi a voler intercettare le sue reazioni, e fece spallucce. «Ho ripudiato la violenza in ogni sua forma, e non possiedo alcunché per ferire chicchessia.» Abbozzò un'espressione divertita: non aveva mai temuto per la sua incolumità, prima di allora. Sapere che Flandre era al suo fianco, in qualche modo, lo rasserenava. Alle loro spalle, il Canto della Città stava scemando, a favore d'un altro che proveniva dalla valle. «Ciò nonostante, se ti dovesse capitare qualcosa, farò di tutto per trarti al sicuro. Dovesse anche costarmi la vita.»



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    Abilità

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    Stato Fisico † In perfette condizioni.
    Stato Emotivo † Nostalgico.
    Mana Residuo † 100%
    Mana Speso † 0%
    GildaCavalieri Celesti
    Rango † Le Spade di Istvàn
    Conto53/86

    RevisioneQui


    Abilità Passive
    Golden Experience
    Categoria: Malia.
    Raggio: 30 metri.
    Tipologia: Benessere.
    Limitazioni: QM.

    Sixth Sense
    Prima Passiva
    Categoria: Passive Sfondo Cosmico.
    Raggio: Ambientale.
    Tipologia: Effetto Senico.
    Limitazioni: Tutte.

    Seconda Passiva
    Categoria: Condivisione Emotiva.
    Raggio: 30 metri.
    Tipologia: Role Play
    Limitazioni: Giocatori.
    Abilità Attive † Nessuna


    Riassunto

    Se desideri rivelare qualcosa riguardo al tuo pg, qualcosa di utile per la scena, come passive o poteri di sorta, sentiti libero di farlo. Inoltre, anche se è una scena masterata, io non sono un vero QM e non ti impongo limiti: sentiti libero di descrivere l'ambiente mentre lo attraversiamo, se desideri. Orientantivamente, vorrei fare solo uno o massimo due giri di "chiacchiere", prima di entrare nella foresta e di incontrare Jorah. Se ti vengono in mente cose interessanti di cui discutere, fammelo sapere: non abbiamo veri limiti, e se la giocata si rivela interessante, possiamo snocciolare mille cose :D

    { POST - INDICE}





    Edited by flama - 20/4/2019, 01:12
     
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    Se c'è una cosa che l'esperienza insegna
    è di prestare attenzione ad ogni gesto e risposta del proprio interlocutore, così da accoglierne reazioni e ponderare su quello da offrirgli senza rischiare di mandare tutto a monte. Ogni dissonanza è preziosa, seppur macchiata dalla melodia di pace e amore riesce a insinuarsi tra gli occhi della donna e a depositarsi tra i ricordi come un elemento prezioso, una breve incrinatura nel volto del musicista che non scarta - un messaggio da preservare con poco successo, per desideri a cui viene negato il diritto di nascita.
    Questi svaniscono nel sorriso di un uomo che schiaccia storie e il proprio passato,
    spiacere e dolore in un meraviglioso scintillio di emozioni:
    pacifiche, in un mantra di sollievo che continua

    ancora e ancora, implacabile.

    Al termine di questa missione è sicura che
    si sarebbe trovata con un generoso mal di testa.

    [...]

    Tradisce le attese in un colpo di spalle,
    sorridendo quieta mentre con la mano racchiusa nel guanto d'acciaio tenta innocente di afferrare il cielo della Valle. Se da un lato l'orizzonte può dirsi celato nelle ombre della grande Fanedell, almeno quello che sembra cercare in una occhiata cauta alla sua sinistra, è sufficiente il clima sereno di quel momento per donarle la soddisfazione di chiudere gli occhi e rilassarsi.
    Stavolta senza l'influenza di melodie e accompagnamenti, per un piacere più genuino e pacato,
    più morbido e delicato segnato da ossigeno che riempie i polmoni.

    ecqPsah

    « Ho fatto molto di peggio in passato, Mozart. Per questo posso capire ciò che provi. »
    Principia in una nota di imbarazzo. Si possono dire tante cose sulla Cinerea ma non che vede l'imprevisto come un male assoluto, nel dovere di una organizzazione millimetrica.
    Anzi, è proprio per questo che pochi ma ben noti individui hanno da ridire sulla sua condotta,
    con tutte le ragionevoli motivazioni del mondo.
    « Quando la cosa riguarda solo me tendo a essere molto impulsiva e a fidarmi del mio istinto. »
    Se non ci sono terzi che possono soffrire delle mie decisioni, allora non ho rimorsi nel gettarmi tra le fiamme più calde o a sanguinare. Ha viaggiato per davvero tanti luoghi per un destino che spesso e volentieri ha reso più caotica una circostanza pacifica.
    « Non rifiuto i piani al dettaglio, non fraintendere. Credo semplicemente che bisogna fare esperienza su entrambi i fronti: la quiete di uno stratega aiuta a prevedere i passi di chi sta davanti, ma è solo cogliendo l'attimo che puoi sfruttare al meglio queste indicazioni. »
    Calca con particolare enfasi l'ultimo concetto, il cuore di questa riflessione.
    Un progetto è un percorso da seguire, un sostegno per chi marcia e vuole raggiungere un obiettivo comune. Ma non deve essere assoluto, perché sono innumerevoli gli ostacoli che bisogna superare con forza e vigore, la determinazione di essere davvero qualcuno
    e non la protesi di carne e ossa di un signore della guerra.

    « Qui su Endlos sono quella che comunemente viene chiamata Naufraga. »
    Gli Esterni, chi inizia a camminare su questa terra non per eredità di sangue genitoriale
    ma per semplice Fato che nel fiore degli anni li lascia germogliare.
    Ha sentito anche il titolo Sopravvissuti per alcuni, l'apparire non è così scontato in base ai racconti,
    che dopo la confusione si trovano a ricominciare da zero le proprie vite avendo lasciato tutto.
    A volte c'è chi trova fortuna, altri si trovano investiti dalla catastrofe.
    Si concede l'indulgenza di un respiro, senza rallentare la marcia.
    Forse è il semplice desiderio di ordinare per un attimo le idee, riuscendo a sbattere così le palpebre trovandosi più sollevata dall'influenza della canzone.

    « Ma per scelta, dopo secoli una delle mie sorelle sta per chiudere finalmente gli occhi. »
    Se anche dovesse guardarla con attenzione, il compagno di viaggio non troverebbe il cruccio di un abbandono imminente bensì gli occhi fermi di chi è incline a un dovere assoluto.

    « Il ruolo da mercenario è utile per viaggiare,
    non sono mai stata per il fermarmi troppo a lungo da qualche parte
    . »
    Più per obbligo che per scelta,
    una precisazione che tiene stavolta per sé.
    Sorride.


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    ATTO QUARTO

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    « Ho fatto molto di peggio in passato, Mozart. »

    Mozart si concesse a Flandre con uno sguardo intenso, un po' perché percepiva la gravità di quell'affermazione -ne era, d'altronde, partecipe- e al tempo stesso perché ammirava la genuina sincerità raccolta dal Canto della Valle. La ascoltò con squisito piacere. Non gli era dato modo di comprendere molto di ciò che la donna stava dicendo, anzi, un po' a malincuore, ammise di non essere sicuro di cogliere appieno le profonde verità che si era decisa a rivelargli. Eppure, quasi che fosse stato presente in quegli attimi, vivi nelle memorie di un mondo assai distante, Mozart le rivolse un cenno d'intesa e le schiuse uno sguardo ammorbidito.

    «Ho vissuto come mercenario anche io: tutta la mia infanzia e una parte della mia gioventù.»

    Mosse la mano per afferrare una foglia ondeggiante nel vento. Un gesto preciso, qualcuno avrebbe potuto perfino definirlo normale. Ma c'era, nel modo di porsi del musico, una precisione inusuale. Quasi che fosse abituato a dover colpire oggetti in movimento, sia grandi che piccoli, con l'ausilio di uno strumento lungo e puntuto, pensato per uccidere.

    «Non amavo quella vita.» Ma avrebbe potuto davvero chiamarla tale? «Mi avevano addestrato a non pensare, e nel sonno della mia ragione avevo nutrito dei mostri.»

    C'erano volte che le sue mani erano ancora sporche di sangue. Molto spesso, quando le lavava. Al mattino poi, con la carezza del sole dai tendaggi, gli era facili scambiare le ombre lunghe e reticolate come quelle che una volta scandivano le ore in cella. E se c'era qualcosa capace di cambiare il suo aspetto viziato da un gioco di luce, allora quell'ombra aveva una forma precisa e penzolava dal soffitto.

    «Venire su Endlos mi ha concesso di cambiare, di essere un uomo migliore, e di aiutare gli altri.»

    Rivolse uno sguardo alle fauci di foglie e arbusti che s'aprivano verso di loro. Non si era mai concesso un momento d'egoismo e quello, sperò, doveva essere di certo l'unico di cui avesse davvero memoria. Fanedell era stata casa per suo padre, in un certo senso. O, almeno, per una parte di lui. Non aveva mai realizzato quanto la foresta in realtà gli provocasse un profondo senso d'inquietudine: qualunque cosa albergasse di Lui dentro la sua anima, si agitava ogni qualvolta era in prossimità di quel luogo.

    «Eccoci.»

    A denti stretti, i pugni chiusi per riflesso incontrollato. Tremò, con un brivido che risalì lungo la sua schiena. La foresta l'aveva già ingoiato, prima ancora che avesse anche solo osato varcarne i confini.



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    Riassunto

    Mi spiace per il post frettoloso, ma essendo a casa di mio fratello non ho modo di postare con la comodità che vorrei. Detto ciò, dal prossimo giro entriamo dentro la foresta e penso di saltare direttamente all'incontro con Jorah. Perciò, se hai intenzione di reagire allo stato d'animo di Mozart, o di domandare qualcosa, ti fornirò le info privatamente cosicché -sulla carta- Flandre potrà fingere che abbia ricevuto le info durante "la camminata" nel bosco :)

    { POST - INDICE}





    Edited by flama - 29/4/2019, 14:35
     
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    Ognuno di noi custodisce nel proprio cuore ricordi importanti,
    eredità guadagnate nello scorrere del tempo e che abbiamo inciso nella pietra giurando solennemente di non dimenticare: impronte lasciate da un cammino di gioie e sofferenze a volte, scenari mozzafiato scoperti dopo aver spostato con fatica i rami che ci ostruivano la vista al limitare di un bosco per alcuni tratti spaventoso. Anche Mozart, nel suo piccolo, non fa eccezione a questa secolare verità
    avendo vissuto quella che vede come la sua storia.
    Ad ogni passo, ogni movenza del musico o concessione di parole la donna risponde con un religioso silenzio, un accenno di rispetto per le confidenze che accoglie come un dono prezioso. Socchiude gli occhi a volte, all'iniziativa del biondo verso l'orizzonte si limita a un cenno del capo non riconoscendo la precisione chirurgica di un assassino o un soldato capace,
    assimilandola quasi in una più sperata innocenza di uomo vissuto.

    « Da quel poco che ho potuto vedere, credo che ora ti doni di più il violino che la spada. O il flauto, se un giorno riuscirai a fartene creare uno con cui sentirti a tuo agio. »
    Il sorriso prosegue in una espirazione prolungata, gli occhi indagano verso l'esterno ridando vita al breve spettacolo che l'aveva accolta nella sua casa, con delle informazioni che ora acquisivano maggiore rilievo: nella prima confessione, quella dopo aver ricevuto una lode sincera dalla Cinerea, le aveva parlato proprio di quello strumento. Ora non conosceva i motivi che gli avevano impedito di provare una seconda volta,
    se c'era altro a spingerlo su altri spartiti e melodie.

    Forse un evento traumatico del proprio passato,
    una cicatrice lasciata nel periodo in cui lo vide cadere in frammenti
    .

    vJjQ3dn
    « Per questo voglio che ti affidi a me, più che mercenario
    sono qui per proteggerti
    . »

    L'espressione ora non può che assumere un tocco più dolce, sfiorandogli la spalla con la mano avvolta dal guanto di cuoio, quella lontana dal più acuto rigore dell'acciaio che si poggiava sul pomo del vero filo tagliente che pendeva al suo fianco. Se lui aveva abbandonato la via del sangue a favore di una nuova di salvezza, lei invece da tempo immemore
    seguiva quel percorso proprio per tenere altri lontani da questo peso.

    Se lui aveva ormai stufo di macchiarsi le mani di sangue, travolto dall'orrore di quel cancro che avvelena la terra, allora lei non può che trovarne gioia visto che è proprio per questo che ora si trova al suo fianco.

    « Per questo, non tollererò tentativi di fare l'eroe, Mozart.
    Sarà una frase banale, ma così porterai solo dolore a chi ti circonda
    . »
    Tutto a favore di chi neanche conosci.
    Lo guarda con occhi severi, quasi disperdendo il senso di pace accolto fino a quel momento con la naturalezza di un rimprovero, di chi davanti a lei aveva giurato di sacrificare la propria esistenza. Scavando di più in quegli occhi verdi e la smorfia che ne segue, c'è il disagio di chi ha visto troppe volte questo copione e non è stata in grado di evitare il più terribile dei finali.
    « Ma accetto il compromesso di guardarsi le spalle a vicenda,
    anche se mi aspetto da parte tua una buona dose di impegno
    . »
    Morire è facile, basta gettarsi sul filo di una spada sordi alle grida del proprio cuore.
    Getta via quei tratti negativi come un cambio d'abito sotto il sole di mezzogiorno, tornando così immediatamente alla serenità naturale, corroborata da un colpo di spalle proseguendo il cammino al suo fianco. Lei aveva promesso che l'avrebbe accompagnato a recuperare quel gioiello prezioso, che l'avrebbe riportato a casa in un tempo accettabile.


    « Mi avevi promesso un tè al rientro, del resto. »
    Le promesse, in particolare quando reciproche, vanno sempre mantenute.



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    Tecniche impiegate
    __Nope!

    Note finali
    __Tranquillo. :)
    Andiamo avanti felicemente che tanto di materiale ne abbiamo sempre a pacchi.
     
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    ATTO QUINTO

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    Sono qui per proteggerti. L'espressione dolce, la mano sua sulla spalla, lo sguardo severo ma che tradiva una certa apprensione; Flandre era una brava persona, ma una brava persona con delle ferite nell'anima. Ferite che, ora, la portavano a reagire in prevenzione di scenari che doveva aver visto e rivisto. Fu in quel momento che Mozart colse quella fragilità nascosta: Flandre aveva alle spalle una lunga storia, qualcosa di cui non era riuscita a liberarsi. Aveva parlato di una sorella, prima. Forse ora riusciva a capire meglio cosa aveva provato a dirgli, e si sentì uno stupido per non esserci riuscito subito. Portò l'indice in alto e schiuse le labbra in un sorriso.

    «Ma certo: ti do la mia parola!» Fece occhiolino. Il suo tono era scherzoso, nascosto dietro una ferma intenzione di porgerle più rispetto. Checché quell'avventura si concludesse, doveva offrirle quel tè e, davanti ai dei buoni biscotti, avrebbe avuto il piacere di sapere altro di lei. «Ti chiedo scusa se le mie parole possono averti offesa.» Non era sua intenzione.

    Lì, sotto alberi che avevano la statura dei secoli e la saggezza dei millenni, le sue parole avevano la foggia di un giuramento solenne. Non una promessa di chissà quale portata, ma non una che avrebbe tradito così a cuor leggero. E mentre il canto di Chediya spariva oltre le fronde infinite, sentì il cuore alleggerirsi e il vento gli carezzò la chioma bionda. Lui, che aveva vissuto molta della sua esistenza in solitudine, di rado al fianco di qualcuno di cui non dovesse temere le sorti, guardò verso l'orizzonte boscoso e si disse che non era male, per una volta, sentirsi protetti invece che proteggere.

    *

    L'ingresso all'accampamento di Jorah era nascosto oltre un groviglio di rampicanti e arbusti, che precedeva un piccolo passaggio di una caverna. All'altro lato, c'era una piccola area boschiva circolare, all'ombra di alcune pareti rocciose e collinette ricche d'arbusti.
    Nella parte più alta del guado, dove terra, sabbia e ciottoli si mescolavano, il letto del fiume aveva creato un'ansa ideale per allestire un rifugio. Vi erano, poi, testimonianze di alcuni ruderi: forse case, alcuni certamente erano stati dei mulini. La vicinanza a un fiume doveva aver permesso la crescita di un piccolo villaggio, niente che fosse sopravvissuto al tempo e all'anonimato. Su questi si reggevano ben mescolati tendaggi, funi e palizzate di fortuna. Era certo che i contrabbandieri potessero vederli arrivare fin da quando erano entrati in quella vallata, ma proseguì comunque. Difatti, non mancò poco che un gruppo armato decisse di fermarli, prima che riuscissero anche solo a riconoscere gli emblemi disegnati sugli stendardi.

    Mozart avanzò a mani alzate. «Il mio nome è Mozart e sono qui per incontrare Jorah.» Si elevò un brusio di risposta: gli energumenti gli sembrarono incerti. Non si aspettavano una sua visita e, di certo, nemmeno che qualcuno sapesse della loro presenza lì. Ciò li invitò a sfoderare le armi. «Sono qui per affari» spiegò il musico, afferrando la piccola borsetta di monete e facendola tintinnare con uno scossone.

    I due sgherri si scambiarono uno sguardo incrociato, ma solo uno abbandonò la postazione.

    «Non ci resta che attendere.» Mozart si voltò verso Flandre. «Speriamo bene.» Inspirò a pieni polmoni, in evidente tensione. Il momento della verità era molto vicino, forse anche troppo.



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    Abilità

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    Stato Fisico † In perfette condizioni.
    Stato Emotivo † Teso e ansioso.
    Mana Residuo † 100%
    Mana Speso † 0%
    GildaCavalieri Celesti
    Rango † Le Spade di Istvàn
    Conto53/86

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    Abilità Passive
    Golden Experience
    Categoria: Malia.
    Raggio: 30 metri.
    Tipologia: Benessere.
    Limitazioni: QM.

    Sixth Sense
    Prima Passiva
    Categoria: Passive Sfondo Cosmico.
    Raggio: Ambientale.
    Tipologia: Effetto Senico.
    Limitazioni: Tutte.

    Seconda Passiva
    Categoria: Condivisione Emotiva.
    Raggio: 30 metri.
    Tipologia: Role Play
    Limitazioni: Giocatori.
    Abilità Attive † Nessuna


    Riassunto

    Dunque, a questo giro dovrebbe intervenire Zimmer direttamente, ma puoi anche fare un post se vuoi unirti in coda. Non c'è un ordine preciso di post, e se ti va di aggiungere/dire/fare qualcosa, hai carta bianchissima :D

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    Il suo era stato un errore di valutazione.
    Ma d'altronde, cos'altro avrebbe potuto fare?

    Endlos stava cambiando sotto i suoi piedi da lupo di mare. A Ovest, nuove isole sorgevano come funghi dalle acque, portando in superficie nuovi mostri e minacce. A Sud, enormi Titani affioravano dalle sabbie, accolti da Draghi di egual misura che sbucavano dalle nubi con la stessa naturalezza con cui lui pisciava la mattina.
    Si diceva pure che il Pasha della Fame fosse morto, e che un esercito di Mollicci si stesse mobilitando da Est per rendergli omaggio.


    Presto, il cambiamento avrebbe toccato anche il suo Porto Sepolto... e la Guarnigione non era pronta. "Suvvia, non è la prima volta che parto per una spedizione. Lo sai che mi annoio, a stare in città troppo a lungo. E l'ultima volta sono quasi morto, ricordi? Una scorta mi serve."
    Il Grigio, ovviamente, non gli aveva risposto. Questo era il vantaggio di avere un non morto come secondo in comando: non aprirà mai la bocca per contestare una tua decisione.

    E con la scusa di andare a caccia di questo o di quell'artefatto, il Principe dei Moli si era portato dietro un piccolo capitolo della sua Guarnigione. Sopratutto reclute, gente giovane, così che potessero addestrarsi in un ambiente differente dalle cocenti sabbie dello Yuzrab.

    O così almeno avrebbero dovuto.
    Come già detto, il suo era stato un errore di valutazione.
    E poi si era portato dietro troppo poco vino.

    La sentinella arrivò di corsa, scostando la tenda che la Guarnigione aveva montato sui resti di un rudere di pietre e mattoni, una delle tante rovine dove era sorto il campo della spedizione.
    "Capitano Jorah, Signore!"
    L'armatura leggera luccicava di sudore: nessuno era abituato all'umidità di quella foresta, e tutti rimpiangevano il caldo infernale ma secco del deserto. Nonostante questo, il drappo color porpora , comune a tutti i membri della Guarnigione, gli copriva comunque di taglio la schiena.

    Jorah, che dal canto suo stava bevendo uno degli ultimi sorsi di torcibudella che gli erano rimasti, sputò il tutto per la sorpresa provocata da quell'entrata, ringhiando a denti stretti qualche bestemmia mentre tossiva.
    "Li... li avete trovati?" riuscì a dire, mentre si schiariva la voce, cercando di darsi un tono.
    La sentinella lo guardò per un istante, poi capì. Scosse la testa.
    "No Capitano. All'ingresso nord, delle persone chiedono di lei.
    Per... degli affari?
    "


    Il Principe dei Moli aggrottò le sopracciglia.

    Era a lontano anni luce dalla sua città, e davvero poche persone sapevano dove si trovava.

    "... fateli entrare. Sono molto curioso di sentire di quali affari vogliono discutere."

     
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    Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

    Become the wind and cut through the clouds, to the skies.
    Even if we collapsed from the wounds we received, the warmth
    in the hands extended to us will never disappear.
    Although everything might be forgiven,
    that doesn't mean I should forget about it,
    as there might be many more painful experiences coming in the future.
    Coming back and forth between sad, sad dreams and reality,
    I will sing the gifts of the world one after another.

    -
    hJRVdhb
    Join together the gears and reach that sky,
    check the twisted spirals for the sake of salvation.
    Now, let's link up our wills with the countless stars.






    . presidio orientale; chediya .

    Scuote leggermente il capo a segno di dissenso,
    quasi per tranquillizzarlo e sanare l'avergli lasciato addosso il sospetto di una offesa: evita riferimenti o parole esterne a un più quieto sorriso, probabilmente per evitare il nascere di un lungo gioco di scuse reciproche. Una circostanza che non le è nuova e che può considerare come scontata data la gentilezza che muove viso e gesti da parte del musicista - quasi come la volontà di tenerla distante per la distanza di un respiro, impercettibile al tatto ma sufficiente per tenerli al sicuro.

    Forse, si chiede senza dar voce al pensiero,
    si tratta di una forma mentale lascito del burrascoso passato di guerra del biondo.
    Una vita che non conosce ma che dipinge nell'immaginazione come uno scenario di sofferenza dato il totale rifiuto ora di macchiarsi di nuovo le mani di sangue.

    Una ragione in più per essere qui.
    Una constatazione che le da forza,
    per agire e continuare a camminare lasciando alla mente il tempo di liberarsi dalle ultime tracce di quella meravigliosa influenza impressa dalla Valle del Vento, che come una marea in ritirata ora lasciava dietro di sé un pericoloso vuoto emotivo che in qualche modo doveva cercare di colmare.
    Determinazione è la risposta più semplice,
    evocata e solo dopo affilata nel ripetersi di quella regola generata
    al momento della sua nascita.

    [...]

    Predisporre un rifugio tra le ombre di un bosco sotto la tutela degli spiriti
    può considerarsi una scelta strategica accettabile, presupponendo da parte dell'infiltrato una scarsa volontà di rispettare le leggi del territorio ospitante: i delicati equilibri tra mistici e abitanti della Valle può considerarsi prezioso, in pochi quindi avrebbero costruito una base di fortuna fuori dai sentieri ufficiali.
    Almeno, i pochi appartenenti alla parte più legale di questa porzione del Cosmo, saggi abbastanza da non cadere sotto la stigma di un rimpianto.
    Quando si tratta di viandanti più tendenti al grigio che alla luce del sole,
    le aspettative mutano drasticamente.

    E anche stavolta la donna è consapevole di non trovarsi davanti
    a una piacevole eccezione, chiudendo ritmicamente la mano avvolta
    dal guanto armato vittima di in un impeto di nervosismo.
    vJjQ3dn
    « L'importante è non attaccare per primi in questa situazione. »
    Flebile sussurro mentre con lo sguardo vaga tra i fili affilati di chi li controlla
    attendendo l'arrivo del proprio superiore,
    premurandosi di rimanere un passo dietro al fianco di Mozart quasi per ribadire il suo ruolo di guardia.
    « O dare l'impressione di volerlo fare alla prima distrazione utile. »
    Regole base per chi sorride in un incontro celando dietro la schiena un coltello affilato, creando così una situazione di stallo che alla fine garantisce una trattativa di quiete reciproca. Se la spada della donna resta nel fodero sotto il soprabito, il respiro e ogni porzione si tendono nel ritmo di chi è pronto ad agire in ogni momento a difesa del proprio compagno.

    « Ma spero si risolva tutto nel migliore dei modi. »
    Ma quali sono davvero le alternative a nostra disposizione?
    Una domanda a cui non vuole dare risposta,
    meglio ne ha semplicemente paura.


    -
    Near the very end, these resilient prayers
    will reach someplace beyond the skies.




    2Jzb41t

    « With shortness of breath, you explained the infinite.
    How rare and beautiful it is to even exist. »




    Stato di Salute」 Perfetto
    Condizioni Mentali」Malia di Mozart full powa.
    Riserva Energetica」100%
    Riepilogo consumi nel turno」---
    Equipaggiamento in uso」Spada bastarda, guanto d'arme.

    Riepilogo abilità
    __- crovenyulsa: agilità +50%;
    __- emptinfilia:instant-cast delle tecniche di natura magica, resistenza scenica alle temperature, immunità al danno diretto delle proprie tecniche;
    __- dhezeall: mind-fuck alert.

    Tecniche impiegate
    __Nope!

    Note finali
    __Nada nada nada.
     
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    ATTO SESTO

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    «Mi auguro altrettanto.» C'erano sempre stati due Mozart ben distinti, e solo uno dei due era nato da poco. Troppo poco, gli diceva spesso l'amico Tolten. Il più anziano dei suoi amini aveva partecipato a tavole diplomatiche, nonostante la sua funzione, all'epoca, gli imponesse per lo più di stare dritto, in piedi, e moderatamente in silenzio. Sempre in quel periodo, ma per una propaggine assai breve, gli era stato dato modo di stare dritto, sempre in piedi, ma moderatamente partecipe: aveva concluso poche trattative per conto dell'Imperatore Hyoga, e in nessuna di queste l'altra parte poteva rifiutare la gentile offerta del Kraken. Il più delle volte, non aveva dovuto far altro che sedersi, porgere un foglio, attendere la firma, ringraziare e andarsene.
    Mozart risolve un sorriso a Flandre, schiudendo le labbra in un cenno rassicurante. «Andrà tutto bene» le sussurrò.
    Perché ci sei tu qui, ora.
    Ma quello lo tenne per sé. Non sentiva il bisogno di rimarcare l'ovvio, d'altronde.

    Per loro fortuna, l'invito a incontrare ser Jorah si era rivelato fruttuoso. Erano stati invitati a presentarsi al suo cospetto. D'altronde, avendo posto in avanti la trattativa di un affare, Mozart era abbastanza sicuro di aver servito un piatto troppo allettante. Certo, per un fuorilegge l'imprevisto e l'inatteso potevano rivelarsi fatali, la cautela, per loro, era la prima e più fedele alleata; ma lì, d'altronde, erano al sicuro. Kilometri di bosco che facevano da barriera, uomini armati di tutto punto, e nessuno che sapesse della spedizione solitaria -o quasi- intrapresa dal musico. Non avevano da temere, quanto, invece, avevano forse qualcosa da guadagnare. Ed era su questo che l'altro Mozart, l'animo giovane endlossiano, aveva deciso di sfruttare. Sicché, varcò la tenda con un gesto elegante ma sicuro. Si soffermò poco oltre l'uscio, fece un inchino, e salutò il padrone di casa.

    «Perdonate il disturbo, ser Jorah.» Mozart non era certo di essere conosciuto, almeno, non fino nelle lande del Sud. D'altronde, il suo nome era sì legato alla Dama Azzurra, ma rientrava pur sempre nelle Spade di Istvàn: uno dei tanti, insomma. Sentì allora l'esisgenza di presentarsi: «Il mio nome è Mozart von Balthasar, sono un Cavaliere Celeste al servizio di Dama Khalia; una Spada di Istvàn, per amore della correttezza.» Fece un breve passo avanti, le mani bene in vista. Prima di entrare, aveva tratto a sé il gruzzolo di monete, e ora lo teneva sollevato affinché fosse ancor più chiaro il motivo della sua presenza. «Sono a conoscenza della vostra passione per i monili d'altri mondi, e del fatto che non facciate mistero di quanto essi siano remunerativi... specie sul mercato nero.»

    Sempre per amore del vero, Mozart non era mai stato in nessuna trattativa che si svolgesse al di là della legge. Non era nemmeno certo che esistesse un mercato nero, specie a Chediya. Eppure, per quel poco che aveva viaggiato, era consapevole che luogo di contrabbando dovesse pure esitere da qualche parte. Evitò di menzionare quale, d'altronde, sperò, di poter far passare l'informazione come una tacita "conoscenza comune". Qualcosa che entrambi sapeva, perché tutto il mondo lo sapeva. Ed era certo che, d'altro canto, Jorah non desiderasse pensare di non avere più porti sicuro dove smerciare, per tanto quel suo essere vago avrebbe giovato tanto al musico quanto al mercante. I tavoli d'affari, non a caso, era uno prima un gioco d'astuzia, che di danaro.

    «So che è scortese presentarsi a una trattativa con una guardia del corpo, ma spero capirete che Fanedell non è un luogo sicuro da attraversare da soli. Inoltre, Flandre è una persona estranea ai Cavaliere: vi assicuro la sua totale collaborazione.» Poggiò adagio il piccolo gruzzolo di monete sul tavolo tondeggiante. Per un momento pensò di aver portato con sé troppo poco danaro, ma si ripeté che ormai era tardi; e, comunque, non avrebbe avuto modo di raccimolarne di più, non in così breve tempo. «Vogliate considerare il mio un piccolo anticipo, una sorta di caparra, sia per scusare la mia maleducazione, sia per poter meglio discutere dell'oggetto dei miei desideri.»

    Di nuovo, un sorriso di cortesia. Era certo che Jorah potesse avvertire la sua influenza positiva, a patto che non fosse difeso in tal senso. Si augurò che ciò fosse di buon auspicio alla trattativa, ma non era davvero quello il suo asso nella manica. Sperò, in ogni caso, di non doversene servire.



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    Riassunto

    Nada. Mi presento, posso il malloppo, e cerco di intavolare i presupposti per una conversazione pacifica.

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    Le guardie ammantate di porpora portarono infine i due nella tenda del Principe dei Moli, come da comandi. L'interno era reso confortevole da tappeti che un tempo potevano considerarsi pregiati, diversi scrigni e sacchi pieni di questo e di quello e altre vettovaglie consumate dalla sabbia prima e dall'umidità poi. Su una cassa di legno, nel centro della tenda, veniva usata come tavolo, e sopra di essa potevano spiccare diverse mappe più o meno dettagliate della zona e delle rovine circostanti. All'interno del suo fodero, uno stocco adornato da preziosi finimenti riposava appoggiato alla antica parete in mattoni appartenente alla costruzione in rovina sulla quale si reggeva il tendaggio.

    Poco lontano sedeva Jorah, sopra un vecchio scranno che poteva benissimo risalire alla stessa epoca di quelle rovine. L'uomo squadrò attentamente i due arrivati, sia il Cavaliere Celeste sia la sua guardia del corpo. Nessuno dei due era evidentemente nativo del presidio della violenza, ne vi era stato abbastanza a lungo da adottarne i pittoreschi usi. Inchini e parole forbite erano dominio dei politici e dei Pasha, gente scaltra e ben più pericolosa del più efferato dei tagliagole.

    Ciò nonostante, l'auto proclamatosi “Principe” dei Moli, ex pirata che aveva vinto il suo titolo di Capitano della Guarnigione dopo aver sfidato ubriaco fradicio a duello il suo predecessore, era molto suscettibile a qualsiasi moina, e sorrise caldamente alla genuflessione del musicista.

    Benvenuti, benvenuti entrambi. Ezkha! Si rivolse alla guardia che aveva scortato i due Porta da bere ai nostri ospiti.

    Le parole del cavaliere gettarono luce sul motivo della loro presenza in quella tenda: una trattativa, un gioco di scambi e di monete sonanti. La passione del Capitano per gli artefatti del semipiano doveva essere ben conosciuta anche al di fuori dei sabbiosi confini della Yuzrab, ma la cosa non lo stupiva più di tanto. Non era raro per lui ordinare materiale da fuori, e le sue spedizioni lo portavano spesso lontano da casa – anche se raramente così lontano come allora.

    Questa sua passione, unita ad un irragionevole sprezzo del pericolo e anche a tanta fortuna nell'evitare l'artiglio della morte, si era dimostrata particolarmente remunerativa, il che aveva giovato a tutto il Porto Sepolto.
    Se solo anche il Grigio l'avesse vista da quella prospettiva... forse l'avrebbe giudicato meglio, nel suo innaturale silenzio di cadavere.
    Quasi sicuramente ciò che il cavaliere cercava si trovava in quella tenda, all'interno di uno di quegli scrigni... e visto che l'uomo dell'Est era disposto ad anticipare una somma di denaro ancor prima di aver rivelato quale fosse l'oggetto del suo desiderio, doveva essere un sentimento profondo quello che lo spingeva in quella tenda.

    Jorah sorrise, chinandosi in avanti dal suo scranno. Forse, la sua eterna compagna, lady Fortuna, aveva provveduto ancora una volta a fornirgli aiuto.

    Non guardò nemmeno le monete lasciate sulla cassa, sopra le sue mappe.
    Dici il vero, Mozzart delle Spade di Istvàn, questa parte della regione si è dimostrata ben più rude di quanto noi povera gente del deserto potessimo aspettarci. l'uomo sospirò in tono melodrammatico. Temo infatti di dover rifiutare la tua trattativa, buon cavaliere. Fato vuole di trovarci nel bel mezzo di una crisi di non poca importanza. Un gruppo di reclute è andato perduto alle prime luci della scorsa alba, e da allora, per quanto i miei uomini abbiano cercato, non ne hanno trovato traccia.

    Come già detto... il suo era stato un errore di valutazione.
    Tutto quello che voleva fare era far addestrare i suoi uomini in un ambiente diverso, imprevedibile, in modo da prepararli per le prossime crisi che avrebbero quasi sicuramente investito il Presidio della Violenza.

    Tutto quello che aveva ottenuto era di aver perso una manciata di giovani e due addestratori, il cui rapporto non era mai arrivato.
    E se sulle prime la Guarnigione ci aveva scherzato su, deridendo quelle reclute che erano riuscite a perdersi in mezzo a due alberi... più le ore passavano meno i membri dell'accampamento dimostravano voglia di ridere.

    Ma forse, voi potete aiutare questo povero sciocco, fuori dal suo ambiente. Sicuramente, avrete più possibilità voi di muovervi in queste terre, di un vecchio lupo di mare ormai essiccato al sole del deserto, giusto?

    Il tono teatrale di Jorah reggeva ancora, eppure ad un orecchio attento non sarebbe certo sfuggita una certa urgenza.

    Qualora doveste riuscire ad essermi d'aiuto, sarei più che felice di aiutarvi nella vostra ricerca di... come li ha chiamati? Monili d'altri mondi.

     
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