Il Goblin, il Drago e i Ciclopi

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  1. Clan Shan Yan
     
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    A qualche ora di cammino da Shiju, Nishikaigan.
    Presidio Occidentale, Endlos.


    Nel primo pomeriggio di una splendida giornata di sole nel presidio occidentale, ad un paio d’ore di cammino di Shiju, un vecchio mulo, lento ma con passo sicuro, spingeva un carro ormai vuoto, un tempo ricco di cibo e vivande. Accanto a lui, passeggiavano tranquilli tre piccoli ciclopi. Erano di ritorno da una breve missione, o per meglio dire un incarico di supporto. Si erano infatti impegnati a consegnare viveri ad un villaggio vicino, recentemente preso di mira da uno sparuto gruppetto di Yokai. Niente di preoccupante. Giusto una manica di demoni, un tempo agli ordini dell’ormai scomparsa Imperatrice Palden Wang-Mu, prontamente sgominata dalle forze riunitesi sotto il comando del samurai Nobunaga. Con il loro intervento la vita nel Nishikaigan stava lentamente tornando alla normalità.

    “Quanto ci vuole ancora?”

    Chiese sbuffando Rohkeus, il ciclope più alto e robusto. Da un lato apprezzava la camminata serena, ma dall’altro cominciava a risentire della monotonia di certi incarichi. Lui era lì per fare da scorta e proteggere i suoi fratelli, quindi riportarli sani e salvi alla Capitale era la sua priorità numero uno. Però, a dirla tutta, sicuro ed orgoglioso com’era della propria forza, non avrebbe comunque disdegnato un po’ d’azione. Con i demoni di Palden ancora a zonzo aveva avuto modo di menare le mani, ma ormai sembrava che le cose più eccitanti accadessero solo al Gatto e alla Volpe! Basti pensare che mentre lui e i suoi fratelli aspettavano inutilmente i loro compagni avevano persino assistito alla caduta della famosa Imperatrice!

    “Solo poche ore.”

    Gli rispose solare e sereno Henki, il ciclope più minuto dalla pelle azzurrina e col cappello di paglia. Lui non era un guerriero, tutt’altro. Dal canto suo era nato per quel genere di incarichi. Gli piaceva camminare ed in una giornata come quella non c’era niente di meglio che percorrere i sentieri del Nishikaigan, ammirandone i colori ed assaporandone gli odori. Quel mondo era molto diverso dalle montagne in cui i loro simili avevano vissuto in isolamento per secoli. Anche solo visitare quei villaggi remoti ed incontrarne gli abitanti era un’esperienza così affascinante.

    Completava il gruppetto una terza figura. Una ciclope dall’occhio rosso fuoco, che si limitava a seguire i fratelli ed il mulo silenziosa e imperturbabile.


     
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    Huk Millar

    Non avrebbe creduto che viaggiare fra le dimensioni fosse così piacevole. L’esilio forzato lo aveva reso alquanto apatico, restio nel provare cose nuove data la sua paura nel perdere il controllo sul drago. Eppure l’etere che gli passava sopra la pelle, ormai diventata dura come la pietra, era come una dolce carezza che lo rilassava e coccolava.

    La creatura millenaria si era ammutolita da quando avevano assorbito lo spirito di Karakuriki. Due presenze molto irruente da tenere sotto controllo, persino per uno come Huk.

    "Spero proprio che l’umano non mi dia tanti problemi come me ne ha dati Millar. Non ho voglia di tornare a meditare per altri duemila anni."

    Le sue parole si persero nello spazio mentre la sua discesa su Endlos era sempre più vicina.

    -*-*-*-*-*-*-*-*-*-

    Il suolo si avvicinò a velocità tale che sembrava stesse correndo incontro al goblin per dargli il benvenuto e un pessimo atterraggio.
    Fortuna volle che il piccolo ammasso rosso conoscesse qualche trucco per potersi evitare danni eccessivi. Con abilità si avvolse di uno spesso strato di fuoco e, al pari di una cometa, si scontrò contro il suolo.
    L’impatto provocò un cratere di modeste dimensioni fatto per lo più di pietre annerite a causa del fuoco. Una piccola magia che gli aveva insegnato il drago in tanti anni di convivenza mentale.
    La sua magia era ancora assai grezza e non riusciva a differenziale ancora molto bene entrambi gli elementi che controllava. Guglie di ghiaccio puro, alte qualche metro e poco più, fuoriuscivano dallo stesso cratere, che ancora fumava a causa del fuoco draconico.

    "Uhm ..."

    Una figura, tanto minuscola da sembrare un sasso che rotolava via a causa dell’esplosione, uscì dalla fossa iniziando a guardarsi intorno con aria molto circospetta.
    Sperò che il suo arrivo fosse passato inosservato, anche se il suo istinto non pareva essere della stessa opinione.

    - Millar, il Drago
    Quando la creatura ancestrale invase il corpo del goblin, era sicura che sarebbe riuscito a controllarlo come una marionetta senza troppi problemi, per sua sfortuna però così non fu.
    Huk era sorprendemente forte d’animo e riuscì a resistere all’anima del drago Millar. Per non causare ulteriori problemi alla sua razza, dato che in quel momento poteva vantare il titolo di Re, si auto esiliò sulle montagne più alte del suo mondo in cerca di meditazione.
    In duemila anni non solo ha combattuto contro lo spirito di un drago, ma è riuscito anche a elevarsi ad un grado superiore di livello spirituale, talmente alto da entrare in contatto con vere e proprie divinità.
    Trattandosi di possessione, il corpo di Huk è drasticamente cambiato a causa degli influssi magici di Millar, sviluppando molte abilità. Nonostante la sua veneranda età dimostra di non essere invecchiato di un solo giorno e inoltre è più energetico di un piccolo goblin. La sua capacità di evocare le magie è pressoché istantanea e strabiliante. La sua anima, dato che è in continua lotta, è occultata agli occhi di chi è in grado di vederla. Divenendo in parte drago ha sbloccato l’utilizzo della magia del fuoco, che per qualsiasi altro membro della sua razza è impossibile usare.

    - ( Eterna Giovinezza; + 10% mana; Instant - Casting; Maschera dell'anima; Manipolazione del Fuoco)

    - Huk, il Goblin
    Il goblin in questione ha dimostrato di possedere una forza d’animo invidiabile e di essere alquanto coriaceo, perfino per un drago. Ritirandosi in meditazione il suo animo è cresciuto a livelli inimmaginabili, tanto che è venuto in contatto con esseri divini. Questa sua visione dell'insieme gli ha permesso di iniziare a captare la magia in qualsiasi forma nel raggio di quindici metri. La sua aura è così in pace con sé stessa, che emana un’aura di tranquillità attorno a lui, persino in maniera involontaria.
    Rimanendo duemila anni in meditazione sarebbe dovuto morire di freddo, ma ben due cose lo hanno salvato; la sua corazza naturale, che a causa della possessione è divenuta persino più spessa e una naturale inclinazione all’elemento ghiaccio che, grazie al potere del drago, ha imparato ad usare e a fare suo.

    - ( Percezione Magica; Malia Tranquillità; Armatura Naturale; Manipolazione del Ghiaccio)


     
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    A qualche ora di cammino da Shiju, Nishikaigan.
    Presidio Occidentale, Endlos.


    Su Endlos cadeva di tutto, da intere città a creature di ogni tipo. E quel giorno sembrava proprio che il Maelstrom avesse deciso di arricchire di un nuovo elemento la sua sconfinata collezione di reperti inter-dimensionali. Così i tre Ciclopi, di ritorno a Shiju, finirono con l’essere inconsapevoli testimoni del loro primo naufragio dimensionale. Anche se per il momento quello strano oggetto comparso nel loro campo visivo non era altro che una palla di fuoco.

    “Guardate! Una stella cadente!?”

    I tre videro l’oggetto infuocato, che scendeva veloce verso il suolo, schiantarsi con violenza non molto lontano da loro. L’impatto fu tale da generare quello che sembrava un piccolo cratere, e il tonfo dello schianto ebbe l’effetto di spaventare il mulo che fino a quel momento li aveva accompagnati così pacatamente.

    “Andiamo a vedere.”

    Suggerì un Rohkeus non più annoiato. Il guerriero Shùgàn non aveva mai assistito a nulla di simile ed era curioso di vedere che cosa ci fosse in quel cratere. Quindi a passo svelto, con Henki che cercava di tranquillizzare il mulo restio a muoversi verso il cratere, il trio si avvicinò, tra un raglio e l’altro, al luogo dell’impatto.

    “Guardate là, c’è qualcosa!”

    Il Ciclope azzurrino fu il primo a notare la strana figurina.
    Ma aveva commesso un piccolo errore. Era un qualcuno, non un qualcosa.
    Allarmato quindi che potesse essere uno dei soldati della defunta Imperatrice Rohkeus scattò in avanti.

    “Ehi tu! Fermo lì.”




     
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    Huk Millar

    Iniziò a guardarsi attorno con aria circospetta.
    Sorrise nel vedere le folte chiome degli alberi e il sottobosco assai colorato, un paesaggio molto diverso da quello che aveva visto per la maggior parte della sua vita.
    Dopo la vista, a goderne di quel nuovo paesaggio, arrivò l’olfatto. L’odore che emanava quella piccola porzione di vegetazione era tanto intensa da fargli dimenticare quella del fumo che usciva dalla buca.

    "Che visione paradisiaca, meglio di qualunque paesaggio che abbia visto in vita mia."

    Gli anni di solitudine lo avevano portato a cercare compagnia in qualunque cosa, persino nella sua stessa voce. La ricerca era diventata infine un vizio, non era raro infatti che parlasse a voce alta anche per esprimere i suoi stessi pensieri.
    Millar non gradiva essere disturbato per ogni cosa da parte del goblin.

    La piacevole sensazione venne interrotta bruscamente da una voce. Una voce che al goblin non diceva niente e che gli giunse alle orecchie come un verso contenuto. Colui che l’aveva detta doveva essere quindi provvisto di raziocinio.
    Huk si voltò e vide tre figure particolari, dai tratti giovanili e dotate di un solo occhio ambrato, almeno in quello che gli stava puntando contro l’arma.
    Se fossero stati ostili lo avrebbero attaccato senza dargli tempo di difendersi, si dovevano essere semplicemente allarmati vedendolo cadere dal cielo.

    "Salve a voi abitanti di questo mondo ...", Huk alzò la mano in segno di pace, " … io sono ..."

    Se lui non era riuscito a capire loro era possibile che stesse avvenendo lo stesso. I tre giovani ciclpoi infatti non avrebbero sentito altro che violenti schiocchi della lingua e il battere dei denti uscire dalla bocca nel naufrago, facendolo sembrare un animale pericoloso fuggito da chissà dove.

    "A quanto pare il piccolo goblin è in difficoltà, non riesce a farsi capire poverino. Con il tuo parlare rumoroso rischi solo di renderli nervosi e timorosi nei tuoi confronti. Lascia perdere il dialogo e attac ... “

    "Stai zitto Millar ...", disse alzando improvvisamente il tono della voce, "... non ho chiesto il tuo aiuto."

    Tornò a guardare i tre che lo avevano scoperto. Chissà cosa stavano pensando guardandolo, magari che fosse brutto e orrendo anche se a lui questo non gli importava più di tanto.


    - Millar, il Drago
    Quando la creatura ancestrale invase il corpo del goblin, era sicura che sarebbe riuscito a controllarlo come una marionetta senza troppi problemi, per sua sfortuna però così non fu.
    Huk era sorprendemente forte d’animo e riuscì a resistere all’anima del drago Millar. Per non causare ulteriori problemi alla sua razza, dato che in quel momento poteva vantare il titolo di Re, si auto esiliò sulle montagne più alte del suo mondo in cerca di meditazione.
    In duemila anni non solo ha combattuto contro lo spirito di un drago, ma è riuscito anche a elevarsi ad un grado superiore di livello spirituale, talmente alto da entrare in contatto con vere e proprie divinità.
    Trattandosi di possessione, il corpo di Huk è drasticamente cambiato a causa degli influssi magici di Millar, sviluppando molte abilità. Nonostante la sua veneranda età dimostra di non essere invecchiato di un solo giorno e inoltre è più energetico di un piccolo goblin. La sua capacità di evocare le magie è pressoché istantanea e strabiliante. La sua anima, dato che è in continua lotta, è occultata agli occhi di chi è in grado di vederla. Divenendo in parte drago ha sbloccato l’utilizzo della magia del fuoco, che per qualsiasi altro membro della sua razza è impossibile usare.

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    - Huk, il Goblin
    Il goblin in questione ha dimostrato di possedere una forza d’animo invidiabile e di essere alquanto coriaceo, perfino per un drago. Ritirandosi in meditazione il suo animo è cresciuto a livelli inimmaginabili, tanto che è venuto in contatto con esseri divini. Questa sua visione dell'insieme gli ha permesso di iniziare a captare la magia in qualsiasi forma nel raggio di quindici metri. La sua aura è così in pace con sé stessa, che emana un’aura di tranquillità attorno a lui, persino in maniera involontaria.
    Rimanendo duemila anni in meditazione sarebbe dovuto morire di freddo, ma ben due cose lo hanno salvato; la sua corazza naturale, che a causa della possessione è divenuta persino più spessa e una naturale inclinazione all’elemento ghiaccio che, grazie al potere del drago, ha imparato ad usare e a fare suo.

    - ( Percezione Magica; Malia Tranquillità; Armatura Naturale; Manipolazione del Ghiaccio)


     
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    A qualche ora di cammino da Shiju, Nishikaigan.
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    Quella strana creatura che era rotolata fuori dal cratere non sembrava avere un’aria pericolosa, più che altro sembrava molto confuso e spaesato. A sentirlo parlare poi, se di parole si trattava, non dava neanche l’idea di saper comunicare nella loro stessa lingua. I Ciclopi quindi non potevano essere completamente sicuri che fosse dotato di razionalità o che non avesse intenzioni ostili. Quel suo suono così esotico ed alieno ricordava più il verso di un qualche animale selvaggio che un vero e proprio discorso.

    “Che facciamo?”

    Quando poi la creatura parlò una seconda volta Rohkeus invitò i fratelli ad indietreggiare. Che stesse provando a scacciarli? Aveva ormai escluso che potesse essere un demone di Palden Wang-Mu, quelli non avrebbero esitato e non li avrebbero messi in guardia prima di attaccare.
    Non poteva comunque escludere che anche quel tipo, se si fosse sentito messo alle strette, avrebbe potuto decidere di attaccarli. In fondo erano stati proprio loro a disturbarlo -anche se era lui ad esser piombato giù dal cielo- e non il contrario.

    “Forse ha sbattuto la testa troppo forte…?”

    Henki, il ciclope azzurrino, avanzò quella possibilità con tono ingenu, ricevendo le occhiate perplesse di Tuhka e Rohkeus.

    Uhm… Tuhka, controlla se ci è rimasto qualcosa nel carro.

    Involontariamente il guerriero aveva usato il canale mentale che condividevano per chiedere alla sorella -che rispose prontamente agli ordini- di dare un’occhiata alle loro scorte. Se avevano qualcosa da offrire magari sarebbe stato più facile instaurare un dialogo con quello straniero.
    La ricerca si rivelò molto molto rapida. Gli erano rimaste giusto un paio di pagnotte -un po’ rafferme- che avevano messo da parte per il viaggio di ritorno. Le provviste, quelle buone, le avevano consegnate al villaggio che si erano lasciati alle spalle.

    Recuperata quindi una pagnotta Rohkeus prese ad avvicinarsi lentamente allo sconosciuto. In una mano stringeva la pagnotta mentre l’altra mostrava il palmo vuoto, come a sottolineare che fosse disarmato. Mentre si avvicinava avrebbe staccato un pezzo di pane con le mani prima di porgere il resto alla creatura.

    “Prendi.”

    Avrebbe poi dato un morso al pezzo di pane che aveva preso per se per evidenziare che fosse commestibile.

    Chissà che così non riuscissero a calmarlo, in fondo non doveva essere stato molto piacevole schiantarsi così all’improvviso nel mezzo del Presidio Occidentale. E se come sospettava quel tipo non era di quel mondo, di lì a poco avrebbe avuto ben più di un mal di testa.


     
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    Huk Millar

    Si sentiva a disagio mentre lo fissavano credendolo probabilmente una bestia di qualche tipo, un pezzo del puzzle completamente fuori posto, una macchia rossa nella natura verde per l’appunto.
    Quella sensazione era poco gradevole e iniziava a dargli molto fastidio, tanto che iniziò a sentirsi prudere in tutto il corpo. I suoi artigli grattarono a dovere la pelle secca e vecchia di Huk dandogli un notevole sollievo, senza però far sparire quella strana percezione di disagio.

    "Questo non ci voleva proprio. Il ragazzo umano non mi lascia utilizzare i suoi ricordi e senza di quelli non posso usare la lingua natia di questo mondo. Come faccio adesso?"

    Sempre pensieri fatti ad alta voce che sarebbero giunti come un sinistro rumore alle orecchie degli sfortunati ciclopi.

    "Vuoi proprio dialogare quindi! Un goblin saggio come te dovrebbe saper trovare una soluzione molto più in fretta di così ... “

    Millar era bravo a provocare il suo portatore e a condurlo dove voleva lui, non lo avrebbe reso però una bestia furiosa senza controllo.
    Avrebbe trovato una soluzione in qualche modo.
    Prima che lo sconforto si unisse alla sensazione di fuori posto, uno dei ciclopi gli offrì del cibo. In apparenza sembrava almeno esserlo, dato che prima di passarlo a lui venne addentato con gusto dal proprietario.

    "Ci offrono persino del cibo, come se fossimo animali senza padrone.“

    Huk prese la pagnotta e se la girò varie volte fra le dita.
    Cos’era di preciso?
    All’interno era bianca e fuori più scura, sicuramente si doveva trattare di qualcosa di cotto come in una sorta di fornace.
    Se aveva un odore non riusciva a sentirlo e di fatto era fredda. Un flash avvolse però la sua mente, un ricordo rabbioso dal ragazzo che aveva assorbito dentro di sé.
    Karakuriki lo aveva già mangiato e quelli del mondo di Endlos lo dovevano chiamare “Pane”, sembrava che spesso lo servissero assieme ad altre pietanze.

    "Un ricordo da parte dell’umano?! Com’è possibile? Non mi dirai che ..."


    "Posso forzare i suoi ricordi per ottenere informazioni ma servirebbe però che noi due ci scambiassimo di posto.“

    Il corpo divenne come pietra a sentire quelle parole. Scambiarsi con il drago avrebbe voluto dire spengere la propria anima e lasciare andare avanti quella della bestia, una forza terribile che avrebbe potuto causare tanti problemi. Forse però era davvero la sua ultima possibilità.

    Il goblin chiuse gli occhi e delle fiamme viola iniziarono ad alzarsi alle sue spalle, mentre il colore degli occhi virò verso la stessa tonalità.

    "Salve esserini ...“, la sua voce era profonda e antica, ma soprattutto finalmente udibile, "... ora mi dovreste sentire senza problemi. Ho qualche problema a causa del Maelstrom, spero che questa cosa migliori molto presto.“

    Niente in lui era cambiato se non per il colore degli occhi, l’aria si era fatta più statica e il suo atteggiamento aveva subito una repentina trasformazione. Sembrava essere molto più sicuro di sé stesso quasi arrogante, mentre guardava ciò che lo circondava con aria di superiorità.

    "Io mi chiamo Millar e questa dovrebbe essere Endlos, dico bene? Ma dove siamo di preciso? Non ho alcuna memoria di questo posto.“

    - Millar, il Drago
    Quando la creatura ancestrale invase il corpo del goblin, era sicura che sarebbe riuscito a controllarlo come una marionetta senza troppi problemi, per sua sfortuna però così non fu.
    Huk era sorprendemente forte d’animo e riuscì a resistere all’anima del drago Millar. Per non causare ulteriori problemi alla sua razza, dato che in quel momento poteva vantare il titolo di Re, si auto esiliò sulle montagne più alte del suo mondo in cerca di meditazione.
    In duemila anni non solo ha combattuto contro lo spirito di un drago, ma è riuscito anche a elevarsi ad un grado superiore di livello spirituale, talmente alto da entrare in contatto con vere e proprie divinità.
    Trattandosi di possessione, il corpo di Huk è drasticamente cambiato a causa degli influssi magici di Millar, sviluppando molte abilità. Nonostante la sua veneranda età dimostra di non essere invecchiato di un solo giorno e inoltre è più energetico di un piccolo goblin. La sua capacità di evocare le magie è pressoché istantanea e strabiliante. La sua anima, dato che è in continua lotta, è occultata agli occhi di chi è in grado di vederla. Divenendo in parte drago ha sbloccato l’utilizzo della magia del fuoco, che per qualsiasi altro membro della sua razza è impossibile usare.

    - ( Eterna Giovinezza; + 10% mana; Instant - Casting; Maschera dell'anima; Manipolazione del Fuoco)

    - Huk, il Goblin
    Il goblin in questione ha dimostrato di possedere una forza d’animo invidiabile e di essere alquanto coriaceo, perfino per un drago. Ritirandosi in meditazione il suo animo è cresciuto a livelli inimmaginabili, tanto che è venuto in contatto con esseri divini. Questa sua visione dell'insieme gli ha permesso di iniziare a captare la magia in qualsiasi forma nel raggio di quindici metri. La sua aura è così in pace con sé stessa, che emana un’aura di tranquillità attorno a lui, persino in maniera involontaria.
    Rimanendo duemila anni in meditazione sarebbe dovuto morire di freddo, ma ben due cose lo hanno salvato; la sua corazza naturale, che a causa della possessione è divenuta persino più spessa e una naturale inclinazione all’elemento ghiaccio che, grazie al potere del drago, ha imparato ad usare e a fare suo.

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