Erase & Rewind

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    Il rumoreggiare dell'ampia folla lo circonda, precipitando come uno scroscio di pioggia dalle volte imperscrutabili, un indefinito orizzonte nascosto dalle luci abbacinanti dei riflettori del Center Stage: lo schiocco degli applausi e il cicaleccio indistinto delle voci sono un frastuono assordante che giunge da lontano, e mentre il calore delle fiamme si compatta in una cappa asfissiante che dà le vertigini, il fumo acre degli incendi occlude la vista, soffoca il respiro, e appesta l'aria con l'odore penetrante di bruciato e di cenere...

    In un tentativo assolutamente inutile, il Vampiro solleva il braccio e abbassa il capo, come se quel gesto possa trasformare la sua persona in uno scudo, in difesa dell'indegna creatura che -per un sadico scherzo del destino- è costretto a salvaguardare per un bene superiore; il fuoco lo lambisce con l'odio che da sempre ha per la sua razza maledetta, e una raffica di aghi -acuminati e roventi- martoria le sue pallide carni già morte: trattiene le urla a stento, ma -dopotutto- nel rumoreggiare dell'ampia folla che lo sovrasta, come una opprimente entità senza forma e senza volto, non avrebbe comunque fatto differenza.

    Piuttosto, non appena l'ondata di sofferenza gli restituisce facoltà di parlare,
    è ai suoi compagni che il Cainita si rivolge.

    -Quando sarà tutto finito, si nasconda questa stolta nella prigione più remota ed isolata, e si getti la chiave così che non ci danneggi mai più. E tu, Magister... riporta a casa mia figlia sana e salva.

    Con un cenno della mano, l'Alchimista del Sangue spende le ultime forze che gli restano in corpo per condensare la linfa della Donna Rossa in un'affilata lama scarlatta che prende forma e viene scagliata contro la gemma -la chiave della rivalsa contro i loro nemici-, ed è tossendo e sputando sangue che l'ultimo pensiero del Saggio corre ai posteri... e alla sua famiglia.

    E con quel pensiero felice ben stretto nella sua ultima ora, con un sorriso che sfida ogni avversità, Arthur Friederick Giles esala l'ultimo respiro e si tramuta in cenere... e mentre le luci della ribalta si oscurano, il suo corpo inizia a disintegrarsi, e poi il buio.

    png

    Il buio è rischiarato dall'accendersi improvviso di molte luci, tutte intorno a lui, e quello sfavillìo abbagliante rende impossibile per i suoi occhi grigi mettere a fuoco quanto lo circonda; mentre il Vampiro ripiega il braccio contro il petto e ritra la mano -in un gesto speculare all'ultimo che ha compiuto- anche la lama di sangue -sospesa nell'aria davanti a lui, nell'atto di partire all'attacco- si muove a ritroso, tornando nella sua direzione e sciogliendosi in una pozza di plasma vermiglio attorno ai suoi piedi.

    Senza che riesca a controllarlo, il Saggio si volta da una parte e... qui si ricomincia.

    -E tu, Magister... riporta a casa mia figlia sana e salva.

    Le sue labbra si muovono per rivolgersi ad un punto vuoto in mezzo al biancore, dove doveva trovarsi -o forse si era trovato- Yoko; dove la sua vista si spinge, tutto ciò che riesce a mettere a fuoco sono i fari dei riflettori puntati su di lui dalla distanza di alcuni metri, ma l'ambiente gli dà l'impressione di essere molto diverso dal Center Stage del Circo - a cominciare dall'assenza dell'opprimente cappa di aura demoniaca.

    Ancora una volta, l'Alchimista richiama il sangue raccoltosi in una pozza sotto i suoi piedi, forma una lama robusta e scaglia il suo ultimo attacco... e, a cominciare da quella mano tesa -sventagliata in un cenno imperioso- può vedere e percepire il suo corpo mentre diventa cenere. Ma stavolta non del tutto.

    Il disfacimento non gli causa dolore, ma... per quanto possa scientificamente essere interessante quell'esperienza, c'è chi potrebbe trovare disturbante vedersi morire: mani, polsi, braccia, gambe, bacino e addome... carni marmoree ed antiche ossa che sublimano in un elegante arabesco di polvere; tuttavia, quando la stessa sorte inizia a lambirgli il petto, per un bizzarro ed inspiegabile effetto elastico, tutto sembra contrarsi e tornare indietro.

    Il pulviscolo si condensa nuovamente in solidi arti, la vermiglia lama di sangue torna liquida in una pozza ai suoi riformatisi piedi, di nuovo si volge verso il nulla lasciato dall'assenza di Yoko, e il loop ricomincia.

    -E tu, Magister... riporta a casa mia figlia sana e salva.

    Stavolta -però-, mentre contempla il vuoto, lo sguardo attento può cogliere qualche altro dettaglio che prima gli era sfuggito; sforzandosi di mettere a fuoco l'ambiente, ha un'impressione che oltre le luci ci siano delle sagome: oggetti dagli steli sottili, che diventano qualcosa di voluminoso e leggero sulla sommità, e... più in basso -troppo vicino alla linea delle luci- qualcosa di tondeggiante che solo il leggero movimento che compie suggerisce al Vampiro essere una testa.

    Forse c'è qualcuno. E se forse c'è qualcuno, si può provare a comunicare.
    Ma per provare a comunicare, sarà il caso di inventarsi qualcosa per costringere la sua brillante mente di scienziato a contrastare quelle sue azioni, preimpostate come una .gif registrazione.

    -E tu, Magister... riporta a casa mia figlia sana e salva.

    Servendo sotto i Galanodel, e dovendo spesso ascoltare -oltre che spiegare ed insegnare ai loro giovani discendenti- i saggi filosofici sull'argomento, ad Arthur sarà di certo capitato di imbattersi nella nozione che “l'Inferno è ripetizione”, ma... chissà se era proprio così che lo aveva immaginato?

     
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    "Non esiste un unico tempo assoluto,
    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    Il buio che lo aveva avvolto nel momento della propria morte lasciò spazio a molte luci. Ripiegando il braccio contro il petto e ritirando la mano, il cainita poté osservare la sua lama di sangue -splendido prodotto di perizia alchemica- muoversi a ritroso, sfidando le leggi della fisica, tornando a lui e sciogliendosi in una pozza rossa.
    -E tu, Magister... riporta a casa mia figlia sana e salva.
    Tralasciando l'orribile sensazione di déjà vu, Arthur si scoprì a rivolgere quella frase al vuoto, lì dove prima ricordava ci fosse la Kitsune che Lady Drusilia aveva scelto di amare. Richiamando quasi meccanicamente il sangue ridotto a semplice pozza, ne generò una lama, così da scagliare il suo ultimo attacco, sapendo e percependo nuovamente il proprio corpo tornare in cenere.
    Non del tutto, però: non seppe dire se fosse l'adrenalina a non provocargli dolore, ma prima che ogni cosa di lui si disfacesse in minuscoli brandelli di pulviscolo organico, ogni movimento prese a riavvolgersi in uno strano meccanismo di rewind.
    -E tu, Magister... riporta a casa mia figlia sana e salva.
    Il corpo si mosse e generò nuovamente una lama di sangue, lanciandola nella medesima direzione in cui prima aveva combattuto un nemico. Ripercorrendo di nuovo quella scena con lo sguardo, il Saggio cercò di focalizzarsi sull'ambiente circostante, alla ricerca di altre anomalie che potessero suggerirgli in che situazione si fosse infilato; era infatti abbastanza evidente che non ci fosse più alcuna battaglia, e le uniche sagome presenti avevano la forma così strana da non riuscire ad ispirargli altro che palloncini pieni d'elio(?). Nel mucchio gli parve tuttavia che ve ne fosse una in qualche modo simile ad una testa.
    Raggiunta una certa distanza, la lama di sangue tornò indietro, sciogliendosi di nuovo ai suoi piedi.
    -E tu, Magister... riporta a casa mia figlia sana e salva.
    Mentre la scena si ripeteva all'infinito, il vampiro si domandò se fosse arrivato all'inferno. Nonostante il terribile sospetto, per quanto potesse risultare disturbante rivivere la propria morte in eterno, estraniato al livello di uno spettatore grazie alle stesse anomalie che avevano destato il suo interesse, non colse il motivo di alcuni dettagli in quelle dinamiche, a partire dall'assenza di dolore, come anche il perché fosse stato scelto esattamente quel momento come "punizione karmica".

    Non potendo comunque agire in alcun modo, bloccato in quello strano loop temporale, pensò che -dopotutto- aveva ancora un ultimo tentativo, fare cioè appello all'unica forza che non richiedeva vocalizzi o sforzi fisici da parte sua.
    -E tu, Magister... ri...porta... a casa... mia... figlia sana e salva.
    La lama tornò a lui, sciogliendosi in una pozza ai suoi piedi. Poi, muovendosi più lentamente di prima, riscagliò la lama al nemico, accumulando sangue dalla stessa pozza.
    -E tu, Magister... ri...porta...- la voce si fermò qualche attimo, prima di ricominciare -...a casa... mia... figlia sana e salva.
    La lama tornò indietro ancora più lentamente, procedendo a scatti in modo assolutamente innaturale.
    Quando il sangue si sciolse in una pozza, lo fece solo in parte: il resto rimase sospeso a mezz'aria in stato solido. E allora il cainita avrebbe mosso nuovamente il braccio, richiamando il plasma e tramutandolo in lama, riuscendo però a muovere solo il sangue che quella volta si era sciolto.
    -E tu, Magister... ri...

    bQpr4eI

    Le labbra si arrestarono... e questa volta non ebbero l'impulso meccanico di muoversi, così il suono della voce finì soffocato in una bocca ben chiusa. La lama generata partì verso il nemico, spostandosi a pezzi, sgretolandosi lungo il percorso e lasciando altre gocce cristalline ferme e ben sospese nello spazio. Quando la massa rubiconda che era riuscita a completare il proprio viaggio si trovò sul punto di tornare indietro, qualcosa nell'aria mostrò un effetto simile a dell'attrito con il sangue: questo si fermò e qualunque cosa tenesse insieme i fotogrammi del loop finì per spezzarsi.

    -...

    Arthur Friederick Giles capitombolò al suolo in modo scomposto, non facendo nulla affinché le gocce di sangue che aveva collezionato intorno alla propria persona non lo sporcassero fra la caduta e gli schizzi. Tornarono comunque tutte allo stato liquido, riducendosi ad una pozzanghera, qualche macchia e null'altro.

    Boccheggiando in uno stato di evidente shock, sbarrò gli occhi grigi, annaspando. Dopo alcuni attimi riuscì tuttavia a riprendere perfettamente il controllo dei propri arti e -prima ancora di lanciarsi in un coraggioso quanto arduo tentativo di sollevarsi in piedi sulle proprie gambe- iniziò a toccarsi il torace, il volto e le gambe, forse nel tentativo di capire se avesse un corpo solido o meno.
    Solo a quel punto ricordò di dove si trovava, delle sagome e della testa sospetta: scattando spaventato in quella precisa direzione, tentò di affinare lo sguardo, cercando di essere pronto a qualunque cosa avrebbe potuto trovare.


    MAESTRO DELLA MENTE:
    Inquanto psion ormai da tempi antichi, Arthur ha ottenuto, grazie ad un'esperienza praticamente millenaria, la capacità di riconoscere qualsiasi attacco psichico atto a ledere o manipolare la sua mente o quella di chi gli sta intorno. In termini di gioco la passiva non serve come protezione ma come sentore di allarme qualora avvenisse un attacco da parte di un nemico, così da ricorrere alle giuste difese. In più funge anche come difesa da malie.
    [Antimalia + sentore raggiri mentali = 10 pt].

    SANTUARIO PSICHICO:
    Attraverso l'esercizio della propria volontà, Arthur è in grado di creare una barriera psichica sia singola che ad area contro gli attacchi di tipo mentale di livello pari o inferiore al proprio.
    [Tecnica attiva - VariabileBasso].
     
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    Con un tenace sforzo della propria Volontà -per qualche motivo, l'unica cosa ad essere rimasta libera dalla sua strana condizione- il Vampiro si impegna ad affilare quella che è dopotutto la sua migliore arma, e si concentra per assestare un colpo mirato alla bizzarra realtà che sembra volerlo rinchiuderlo in un cerchio dove il confine tra la Non-Vita e la Morte Ultima si rincorre indistinguibile.

    -E tu, Magister... ri... ...

    E, a giudicare da come la sequenza di movimento inizia a perdere fluidità per infine spezzarsi, l'idea funziona: le labbra si serrano in una immobilità volontaria e consapevole, parole incompiute fluttuano senza slancio nel silenzio ronzante, la lama cristallina di sangue vermiglio si disfa in maniera disarmonica e piena di sbavature, e le gambe del Saggio -riconquistata la propria libertà di movimento- incespicano per il contraccolpo con la gravità, facendolo precipitare sgraziatamente al suolo e macchiare con le gocce di plasma cadute poco prima di lui sul medesimo pavimento.
    Sbarrando gli occhi grigi, e boccheggiando alla ricerca dell'ossigeno che non aveva in vero alcun bisogno di respirare, l'Alchimista si concede un singolo istante di shock per elaborare il traumatico passaggio dalla propria morte sospesa a... qualunque cosa stia vivendo in quel momento; tuttavia, quell'accesso di panico dura solo un attimo, perché Arthur ha già ripreso le redini del proprio raziocino e sta tastandosi il corpo nel tentativo di ricavare qualche informazione sul proprio stato. Ed è tutto al suo posto Esattamente come lo ricordava.

    Verificato quello, il Vampiro si guarda intorno, e... dapprima è un po' difficile mettere a fuoco i contorni della stanza che si stende al di là delle eteree pareti azzurrine, perché queste lo racchiudono in un parallelepipedo troppo regolare e squadrato per non essere artificiale: a basarsi su come alcuni schizzi di sangue sono ancora sospesi a mezz'aria, è possibile azzardare di trovarsi in una specie di campo di stasi, e arrischiandosi con cautela a tastarne la superficie, sembra anche possibile varcarne i confini senza nulla di più grave di un lieve formicolio, ma...

    Prima di valutare se convenga farlo o meno, è meglio fare mente locale su cosa lo possa aspettare all'esterno, ma... le iridi color ardesia della Corona di Khymeia scorgono solo una piccola foresta di treppiedi sormontati da faretti accesi, delle specie di ombrelli di tela di varia trama e colore -forse per sfumare la luce nell'intensità desiderata-, pannelli con paesaggi e green-screen, e -soprattutto- macchine fotografiche di varia forma, epoca e livello professionale.

    E rivolgendo lo sguardo verso il punto in cui gli è parso di scorgere la testa, Arthur nota in effetti una presenza che lo scruta da dietro l'obiettivo di una delle macchine fotografiche: dalla corporatura si direbbe un umano, e lo stesso dicasi per il suo abbigliamento -dalle scarpe che accompagnano il suo elegante completo da uomo fino ai capelli lisci e non troppo lunghi-, sebbene la macchina fotografica gli nasconda completamente la faccia.

    Pare che il Saggio sia proprio finito in uno studio fotografico.
    E il fotografo sembra particolarmente concentrato nel proprio lavoro.

    « Mmhh... davvero magistrale, ma... c'è qualcosa... qualcosa che manca... »

    Certo, quella in cui l'Alchimista versa è una situazione bizzarra, ma quella figura non incute a primo impatto la comprensibile inquietudine che si potrebbe facilmente ispirare ad un uomo che ha appena visto riavvolgersi l'istante della propria morte, perciò... magari, si può provare a comunicarci...?

     
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    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    Ritrovandosi in una sottospecie di gabbia dalle pareti azzurrine palesemente artificiali, il Saggio sospettò di essere nel mezzo di un campo di stasi vagamente somigliante ad alcuni studiati nel Garwec. Dopo averne analizzato la superficie con lo sguardo metallico e poi correndo il rischio di sfiorarla, pur di levarsi dall'impiccio, notò tuttavia che ciascuna parete non avesse lo scopo di trattenerlo, dato che era possibile varcarne la soglia pagando come moneta di scambio un semplice formicolio. Perplesso, si domandò a quel punto quale esattamente fosse la sua utilità, non trovando però immediate risposte.

    In un secondo sforzo di mettere a fuoco ciò che gli stava intorno, Arthur riuscì finalmente a distinguere le sagome e ricondurle a treppiedi con fari accesi, numerosi ombrelli, pannelli di vario tipo e genere -invero molto simili a quelli che il Signor Quarion gli aveva richiesto tempo prima, galvanizzato all'idea di dar vita ad uno dei suoi nuovi progetti imprenditoriali a Codec- ed un numero notevole di macchine fotografiche di varia forma, epoca e livello professionale che gli davano l'idea di essere appena state rubate da un museo, piuttosto che utilizzate regolarmente in uno studio d'artisti.
    Alla ricerca della famosa testa intravista in precedenza, il vampiro finì per trovarla proprio dietro l'obiettivo di una delle macchine fotografiche, sormontata da una chioma di capelli scuri e lisci, dai riflessi violacei; questa gli nascondeva la faccia, ma dalla corporatura dedusse che si trattava di un essere umano (o comunque umanoide), e lo stesso gli suggerirono gli abiti eleganti da uomo.

    « Mmhh... davvero magistrale, ma... c'è qualcosa... qualcosa che manca... »

    Considerando tuttavia la situazione in cui si trovava, consapevole di dove era stato prima, in piena invasione del Pentauron per mano di mostri infernali, l'Alchimista non riuscì nemmeno a fidarsi della sensazione abbastanza accentuata che quel tale non fosse affatto pericoloso, nemmeno lontanamente simile ad un circense. In effetti, fu proprio in non avergli incusso timore ad instillargli un certo dubbio ed un non indifferente sospetto, tuttavia gli diede modo di ragionare lucidamente sul da farsi e... la soluzione di un approccio non violento gli risultò la più logica e sensata, per quanto strana.

    -Mi... mi scusi, buonuomo- gli rivolse la parola con i modi pacati con cui era abituato ad interfacciarsi ogni singola volta in cui i visitatori di Palanthas gli chiedevano consiglio -Temo di sentirmi lievemente confuso e frastornato: potrebbe essere così gentile da dirmi esattamente dove sono e come sono arrivato qui?
    Non era completamente sicuro di ricevere risposte, ma si era convinto all'idea di dover comunque fare un tentativo.
    -Sarei davvero lieto di sapere anche in cosa esattamente ero impegnato fino a poco fa.

    Anche perché -a dirla tutta- ebbe come il sospetto di essere stato drogato e trascinato in chissà quale follia. Almeno così suppose, traendo spunto nelle deduzioni dai racconti scritti di alcuni letterati ubriaconi.


     
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    Ancora intimamente segnato dai troppo vicini ricordi dell'incubo che ha vissuto durante la Notte della Prima, il Vampiro resta guardingo anche davanti all'aspetto sobrio e poco pericoloso del Fotografo: dopotutto, l'apparenza -come uno qualsiasi di quegli abomini demoniaci- può ingannare.

    Tuttavia, entrarvi in contatto in maniera non violenta sembra veramente la cosa più logica da farsi, almeno finché il Saggio non sarà entrato in possesso di qualche informazione utile per decidere che potrebbe mettergli le mani addosso senza ripensamenti.

    jpg-Mi... mi scusi, buonuomo-
    nonostante il tono pacato, nell'udirlo, l'astante sobbalza per la sorpresa
    -Temo di sentirmi lievemente confuso e frastornato: potrebbe essere così gentile
    da dirmi esattamente dove sono e come sono arrivato qui?


    L'interlocutore dell'Alchimista allontana il viso dal macchinario, raddrizzandosi per sbirciare con una certa curiosità il soggetto dell'opera artistica cui si stava fino a poco prima dedicando, rivelando così un viso assolutamente umano: giovane e piacente, dai lisci capelli scuri, con un neo sotto un occhio, e dagli occhi di un tono incerto che si potrebbe definire propriamente chartreuse - che si appuntano con meraviglia sul volto di Arthur.

    -Sarei davvero lieto di sapere anche in cosa esattamente ero impegnato fino a poco fa.

    « Oh, tu... lei.. lei parla? Voglio dire: con coscienza.
    Sì, insomma: questo è un discorso originale e creativo, e questo è... questo è... »


    Con quell'esclamazione stupita, lo sconosciuto abbassa lo sguardo sul taschino della propria giacca, da cui si affaccia -a mo' di fazzoletto all'occhiello- una bamboletta di pezza appena sbozzata, con le cuciture grossolane, gli occhi a bottone, e uno spettinato ciuffo di lana nera a mo' di capelli; dopo avervi scambiato un'occhiata, torna a rivolgersi al Saggio con un cordiale sorriso.

    « È strabiliante! »
    conclude con un cenno di assenso del capo, muovendosi per avvicinarsi
    « Non pensavo che una registrazione potesse animarsi! È proprio vero che quando si mette il cuore in qualcosa, è come infondergli una scintilla di vita! »

    Con un ben visibile ed esuberante entusiasmo, il Fotografo si ferma davanti al Vampiro, e... inclinando leggermente e lentamente la schiena prima da una parte e poi dall'altra, quasi come se -per deformazione professionale- stesse cercando di guardarlo da diverse angolazioni, solleva un indice per appuntarglielo sul petto, salvo ritrarlo immediatamente una volta percepita la resistenza della materia.

    « ...mi scusi: non volevo essere invadente »
    aggiunge timidamente, ricomponendosi e tendendogli la mano inguantata nella pelle nera
    « Mi può chiamare Theobald; con chi ho il piacere...? »

     
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    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    « Oh, tu... lei.. lei parla? Voglio dire: con coscienza.
    Sì, insomma: questo è un discorso originale e creativo, e questo è... questo è... »

    Appuntando le iridi metalliche sul mortale -perché quello gli sembrava- il cainita giunse alla conclusione che anche quel tale non avesse la minima idea di buona parte degli eventi su cui cercava risposte.
    « È strabiliante! Non pensavo che una registrazione potesse animarsi! È proprio vero che quando si mette il cuore in qualcosa, è come infondergli una scintilla di vita! »

    Indifferente alle sue parole, Arthur non riuscì comunque ad afferrare molto di quei vaneggi, anche perché si sentiva abbastanza sicuro di non essere solo una "registrazione", ammesso che entrambi intendessero la stessa cosa con quel termine. Le palpebre si strinsero e del sospetto iniziò a mostrarsi sul volto pallido, non mutando nemmeno quando l'altro iniziò a toccarlo, quasi per accertarsi che fosse vero.

    « ...mi scusi: non volevo essere invadente. Mi può chiamare Theobald; con chi ho il piacere...? »

    dMoqH44

    -Arthur Friederick Giles...- rispose educatamente, afferrando la mano dell'uomo e stringendola di rimando -...e sono uno studioso, oltre che evidentemente coinvolto in questa situazione.

    Nonostante trascorresse buona parte del proprio tempo come Maestro, non era un appassionato oratore: se aggiunse quei dettagli al proprio nome, fu solo ed esclusivamente per usarli come premessa a ciò di cui avrebbe parlato dopo, così da rendere più semplice il dialogo con un perfetto estraneo.
    -Mi mortifica essere così diretto, ma temo di avere un bisogno non indifferente di informazioni: durante gli ultimi istanti di cui ho memoria ero sul palco di un tendone da circo, nel mezzo di un combattimento ed assieme a molte altre persone. Mi sfugge il tuttavia il "come" ed il "perché" io mi trovi ora qui, di fronte a lei che non mi sembra affatto un circense... e nemmeno uno dei miei vecchi alleati.
    Si fermò pochi attimi, fissandolo intensamente.
    -Potrebbe essere così gentile da illuminarmi?


     
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    -Arthur Friederick Giles.. e sono uno studioso, oltre che evidentemente coinvolto in questa situazione.-
    risponde educato il Vampiro, ricambiando la stretta di mano e fissandolo intensamente
    -Mi mortifica essere così diretto, ma temo di avere un bisogno non indifferente di informazioni: durante gli ultimi istanti di cui ho memoria ero sul palco di un tendone da circo, nel mezzo di un combattimento ed assieme a molte altre persone.
    spiega poi il Saggio, in modo chiaro ed esauriente, prospettando la sua situazione
    -Mi sfugge il tuttavia il "come" ed il "perché" io mi trovi ora qui, di fronte a lei che non mi sembra affatto un circense... e nemmeno uno dei miei vecchi alleati. Potrebbe essere così gentile da illuminarmi?

    Con un piccolo sorriso ad increspargli le labbra ben disegnate, il Fotografo alza le mani inguantate di nero battendole due volte tra loro, e in risposta a quello schiocco tutti i faretti presenti nella stanza si accendono, illuminando (letteralmente) l'Alchimista.

    Sì, lo ha fatto davvero, e a giudicare da come il suo volto stiracchia le labbra in una espressione un po' infantile, sembra aspettarsi pure qualche reazione complice di divertimento da parte del suo interlocutore; tuttavia, gli bastano pochi secondi per capire che -proprio no- lo Studioso non è affatto in vena di simpaticherie, e risolversi ad abbassare il capo e lo sguardo per fissarsi la punta delle scarpe eleganti con un certo imbarazzo, schiarendosi poi un poco la voce per proferire qualche parola sommessa.

    « Ehm... mi scusi: non ricevo molte visite. »

    Voltandosi d'un tratto con una piroetta disinvolta -con ogni probabilità unicamente finalizzata a non dover sostenere lo sguardo severo del Bibliotecario di Palanthas-, Theobald batte di nuovo le mani, riportando l'illuminazione ad un livello normale.

    « Allooooora... »

    Dando le spalle all'ospite, il giovanotto si avvicina ad un aggeggio su treppiede e ne simula una qualche ispezione solo per poter fare il vaghissimo e fingere che la gaffe precedente non sia mai avvenuta; poi, una volta calmatosi, si schiarisce la voce e prende di nuovo la parola, stavolta con un volume più chiaro e un registro più consono ad un discorso tra adulti.

    « In un certo senso, potrei definirmi uno studioso anche io,
    sebbene il mio interesse per il passato sia diventato -temo- un'ossessione. »

    con una breve risata, amara e secca, l'uomo lascia scivolare le mani lungo i fianchi
    « ...quindi capisco il suo desiderio di conoscenza: si trova in una situazione ben strana, e deve sentirsi confuso, ma posso assicurarle che non mi troverò in una posizione migliore nel dovermi spiegare. »
    jpg
    Con un mezzo sospiro, palpabilmente gravido di malinconia, l'uomo dai capelli scuri ripiega la destra contro il petto per strofinare una carezzina sui capelli di lana della bambolina che porta all'occhiello; poi, torna a fronteggiare il Vampiro e -dopo essersi umettato nervosamente le labbra- giunge tra loro le mani guantate in una posa raccolta e costernata.

    « L'episodio di cui mi parla è un evento minore della “Notte di Kisnoth”, occorso nel primo secolo del calendario pre-EoT -meno di mezzo millennio fa, suppongo-, sul Semipiano di Endlos. E, negli ultimi istanti di cui ha memoria, lei è... morto. »
    pur cercando di essere delicato in merito, Theo si sforza di essere diretto
    « Nello stesso momento, io mi trovavo sugli spalti perché stavo osservando la situazione sul Palco, e... quando l'ho vista... il suo gesto, il suo sacrificio, mi ha colpito al punto che ho pensato di immortalarlo con la mia camera. E credo di esserci riuscito – ma non come l'avevo immaginato. »

     
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    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    Primo Secolo pre-EoT
    ???

    « In un certo senso, potrei definirmi uno studioso anche io, sebbene il mio interesse per il passato sia diventato -temo- un'ossessione.
    ...quindi capisco il suo desiderio di conoscenza: si trova in una situazione ben strana, e deve sentirsi confuso, ma posso assicurarle che non mi troverò in una posizione migliore nel dovermi spiegare. »

    Le premesse del ragazzo non aggiunsero informazioni a ciò che gli interessava, tuttavia lo rassicurarono almeno sui suoi intenti positivi.
    « L'episodio di cui mi parla è un evento minore della “Notte di Kisnoth”, occorso nel primo secolo del calendario pre-EoT -meno di mezzo millennio fa, suppongo-, sul Semipiano di Endlos. E, negli ultimi istanti di cui ha memoria, lei è... morto.
    Nello stesso momento, io mi trovavo sugli spalti perché stavo osservando la situazione sul Palco, e... quando l'ho vista... il suo gesto, il suo sacrificio, mi ha colpito al punto che ho pensato di immortalarlo con la mia camera. E credo di esserci riuscito – ma non come l'avevo immaginato. »

    A quel punto furono davvero molte le domande che si pose il vampiro, ma preferì innanzitutto riordinarle con del ragionamento, chiudendosi nei suoi pensieri e portando la mano a reggersi il mento. Si concesse il tempo che gli serviva, prima di parlare.

    TwVPlFV

    -Si tratta di una specie di ibernazione...- osservò, riferendosi a ciò che quel tale aveva fatto con la sua attrezzatura -... "EoT" cosa starebbe ad indicare?

    Che fosse morto, in realtà lo aveva già sospettato e, se le modalità di resurrezione non erano chiare nemmeno per i diretti interessati, il Saggio ritenne superfluo tentare di approfondire la questione. Anche perché -nonostante fosse trascorso un millennio- Arthur aveva troppe cose lasciate in sospeso per non tentare almeno di tornare indietro in qualche modo, nel suo tempo presente. Dopotutto, si trovavano nel futuro e il tipo di fronte a lui possedeva evidentemente dei mezzi interessanti e delle intenzioni non particolarmente malvagie.

    -Mi levi un dubbio: perché e come eravate sugli spalti, circa cinquecento anni fa? E' un demone?


     
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    -Si tratta di una specie di ibernazione...-
    osservò il Saggio, reggendosi pensosamente il mento
    -"EoT" cosa starebbe ad indicare?-

    « Quello... beh, sì, lei non lo sa... ecco... “EoT” è l'acronimo per End of Time. »
    ammise l'altro, portando la mancina a massaggiarsi nervosamente la nuca
    « È il nome che è stato dato al cataclisma che ha stravolto gli equilibri dello spazio e... del tempo, per l'appunto. »

    -Mi levi un dubbio: perché e come eravate sugli spalti, circa cinquecento anni fa?
    E' un demone?


    Vagamente interdetto dalla domanda dell'interlocutore (in particolare dall'ultima, che gli fece aggrottare un poco le sopracciglia con perplessità, chiedendosi se quel signore così distinto non fosse un demonista), il Fotografo reclinò un poco la testolina scura da una parte, finendo per imitare l'astante in un meccanismo del tutto involontario quando portò a sua volta la mano destra inguantata nella pelle nera a carezzarsi il mento.

    Trovava affascinante la pacata curiosità dell'Alchimista, oltre che dannatamente allettante l'idea di poter avere una buona conversazione con qualcuno, ma... stava facendo la cosa giusta? Mentre gli occhi
    chartreuse vagavano assorti nel vuoto, gli parve di sentire una parte di sé vibrare di allarme davanti alla prospettiva di restituire ad un'epoca passata qualcuno che avrebbe potuto con ogni probabilità stravolgere il corso degli eventi futuri, generando una catena di conseguenze ed effetti farfalla devastanti...

    ...ma poi un'altra parte di lui gli fece notare -facendo spallucce- che il suo presente era uno
    schifo, e che a vederlo stravolto non ci avrebbe poi rimesso un granché, visto che qualunque intervento avrebbe con ogni probabilità solamente migliorato la situazione. E quella sensazione di intimo contrasto gli mise addosso una nostalgia tremenda, perché gli restituì fin troppo vivido il ricordo di sua madre e di suo padre.

    ~GROOOOOWL~

    jpgEcco: adesso gli era venuta fame. Sempre così quando si sentiva triste.
    Con un piccolo sospiro affranto, Theo scosse leggermente il capo e cercò di non lasciare che il vuoto desolante nel suo cuore -già espansosi a raggiungere lo stomaco- gli prendesse anche la testa, togliendogli la lucidità di pensare.

    « Domando scusa, io... n-non volevo essere maleducato. »

    Voltando le spalle al Vampiro, il giovanotto si circondò con le braccia in un gesto di autoindotta rassicurazione, e -serrando le labbra- si prese un momento di silenzio per dominarsi: quella storia non era pertinente alle domande del suo ospite, e lui non voleva annoiarlo, quindi... Inspirò a fondo, espirò con calma, e -una volta calmatosi- riprese la parola.

    « No, non sono un demone - anche se non ho nulla contro di loro. »
    ricominciò, restando di spalle e spingendo lo sguardo un po' lucido tra i suoi macchinari
    « Quanto al motivo per cui ero sugli Spalti... cercavo tracce della mia famiglia. »

     
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    "Non esiste un unico tempo assoluto,
    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    Primo Secolo pre-EoT
    ???

    « Quello... beh, sì, lei non lo sa... ecco... “EoT” è l'acronimo per End of Time. È il nome che è stato dato al cataclisma che ha stravolto gli equilibri dello spazio e... del tempo, per l'appunto. »
    Il cainita notò un certo disagio nell'interlocutore e -a modo suo- riuscì a comprendere anche il perché, almeno in parte. Si trattava dopotutto di un visitatore giunto dal passato: non era una situazione comune dover spiegare certi avvenimenti, ancor più se vi era una qualche possibilità per lui di tornare alla propria epoca. Questa supposizione gli diede speranza e -anche se poteva comprendere le ragioni dell'altro ed il suo conflitto interiore- scelse comunque di continuare con la propria ricerca del Sapere.
    -La metterebbe a disagio se le chiedessi cosa è accaduto durante suddetto cataclisma?
    Da umano -dopotutto- aveva sacrificato la propria natura in un Abbraccio, pur di ottenere mezzi e possibilità per raggiungere il più elevato grado di Conoscenza che gli era possibile. Per quanto rispettoso, non si sarebbe fermato davanti ad una semplice cortesia, in questa occasione.

    ~GROOOOOWL~

    « Domando scusa, io... n-non volevo essere maleducato. »
    Dopo aver scosso leggermente il capo, Theobald si voltò, mostrandogli le proprie spalle e circondandosi con le braccia in un gesto che il Vampiro aveva già visto in molti orfanelli appena giunti a Misericorde ed in una Drusilia bambina. Arthur gli concesse dunque del tempo, perplesso e pieno di domande. Quando poi l'interlocutore riuscì a calmarsi, inspirando a fondo e con calma e poi espirando, riprese la parola.
    « No, non sono un demone - anche se non ho nulla contro di loro. Quanto al motivo per cui ero sugli Spalti... cercavo tracce della mia famiglia. »

    Affidandosi alla prima impressione -dettata dalla sua esperienza di educatore- Arthur si avvicinò al ragazzo, posandogli una mano sulla spalla in un gesto rassicurante, nonostante guardarlo in volto non trasmettesse particolari sensazioni. Gli occhi erano freddi come l'acciaio e -nonostante vi fosse una lucida percezione della sofferenza nell'altro- la determinazione di tornare indietro gli conferiva una maschera di freddezza particolarmente accentuata.

    -Trovo che sia un bene non aver nulla verso i "demoni", almeno in generale- ammise senza mentire, perché lui stesso non accettava discriminazioni dettate semplicemente da caratteristiche "di nascita". Malvagio era chi agiva in tal senso, non chi nasceva nel posto sbagliato, nel momento peggiore -Sono un vampiro: spero tu non abbia nulla nemmeno contro di me.
    Sorrise impercettibilmente.
    -Sono enormemente dispiaciuto per ciò che ti è accaduto. In compenso, mi sono mosso a lungo sugli spalti, nel tendone ed in alcune zone: non son sicuro di averli incontrati, ma -qualora tu volessi descrivere la tua famiglia- potrei dirti se li ho visti.


     
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    -La metterebbe a disagio se le chiedessi cosa è accaduto durante suddetto cataclisma?

    jpg
    « Beh... ecco... ad essere sinceri, un po' sì... p-perché... è complicato... »

    Tentennando in evidente difficoltà, il Fotografo aveva fatto appena in tempo a formulare quella timida ammissione quando la crisi -accompagnata dal sordo borbottio del suo stomaco- lo aveva colto; ripiegato in sé stesso, aveva cercato di dominarsi, ma col passare del tempo e l'incalzare dei ricordi, stava diventando difficile rimanere lucidi... eppure, sentire un tocco amico sulla spalla lo aiutò a ritrovare la strada verso la contingenza del momento.

    -Trovo che sia un bene non aver nulla verso i "demoni", almeno in generale-
    lo rassicurò il Saggio, arcuando le labbra pallide in un impercettibile sorriso
    -Sono un vampiro: spero tu non abbia nulla nemmeno contro di me.

    ~GROOO~

    -Sono enormemente dispiaciuto per ciò che ti è accaduto. In compenso, mi sono mosso a lungo sugli spalti, nel tendone ed in alcune zone: non son sicuro di averli incontrati, ma -qualora tu volessi descrivere la tua famiglia- potrei dirti se li ho visti.

    ~OOOWL~

    Ancora più violentemente di prima, lo stomaco di Theo emise un rombo eclatante, e i crampi evidentemente dolorosi che l'accompagnarono lo costrinsero istintivamente a piegarsi in due per sopportare la contrazione; fortunatamente, riuscì a non perdere l'equilibrio, ma quando un istante più tardi riuscì a rimettersi dritto -con il fiato corto e le braccia strette attorno all'addome-, nel voltarsi a fronteggiare Arthur, le iridi chartreuse erano velate da una umida patina lucida, e una minuscola gocciolina si era raccolta agli angoli degli occhi.

    « M-mi scusi, m-ma.... non penso di poter continuare... a-al momento... »
    formulò, sforzandosi di tener salda la voce, prima di umettarsi le labbra e proseguire
    « Le... le spiace se continuiamo più tardi la conv-...? »

    In quel momento, mille onde concentriche -come increspature sull'acqua- si affollarono davanti al corpo del Vampiro, e mentre lo studio e il Fotografo svanivano dalle sue percezioni, sparati lontano ad una velocità folle, Arthur Friederick Giles si ritrovò altrove - in un posto mai visitato prima, che pure aveva imparato a conoscere...

     
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