Ad un passo dal baratro eterno

Gran Mastro Gingillo.
Per vendere, comprare e rendere le vostre giornate più liete.



Di tanta confusione che si può fare nella vita, alla fine non rimarrà altro che silenzio.

Parliamoci chiaro fin da subito, cambiare piano dimensionale non è affatto piacevole.
Come mai dite voi? Semplice. Ogni volta che un corpo cambia piano dimensionale subisce una serie di effetti davvero fastidiosi. Sbalzi di gravità, di sostanze presenti nell’aria, assenza di liquidi, piani fisici o eteri.
Quando Gran Mastro Gingillo venne rimandato fra le sabbie di Merovish era quindi, in parole povere, contento.
Odiava andare su Mechanus per farsi dire che doveva lavorare più in fretta e meglio di come stesse facendo. Le sue motivazioni rimbalzavano sulle armature metalliche dei suoi “padroni”, quindi non poteva far altro che annuire e andare avanti.

”Ah cavolo … la testa.”

Provò a farsi forza con le braccia mentre la sabbia, quella terribilmente fina, iniziò a scivolargli dentro l’armatura.
La sensazione era sicuramente spiacevole e scomoda a tratti, se però la si metteva in confronto con le altre provate durante il cambio di piano, risultava praticamente assente.

”Quei dannati ...”, disse rivolgendosi alle sue divinità, ” … non so cosa sia successo ma il livello tecnologico si è abbassato di un punto. Questo è veramente un male, non vorrei che Endlos venisse preso di mira.”

Il suo compito da quel momento in poi era non solo dare la caccia a un robot fuggitivo ma anche, oltre le altre cose, cercare di creare qualcosa che alzasse la media tecnologica mondiale del semipiano.
Quando finì di alzarsi ebbe una panoramica migliore di dove si trovava: lo Yuzrab.
Un grande calore, come voleva la legge assoluta del deserto, si impadronì di lui mentre iniziò a cercare un riparo sicuro per la sua pelle umana.
Lo trovò prima di quanto si sarebbe mai aspettato, sotto a una guglia rocciosa e vicino ad una strana armatura. Probabilmente un poveretto morto arrostito dal sole, pensò mentre si avvicinò alla parete.
La formazione sembra essere la stessa in cui erano costruiti i cunicoli d’ingresso. Magari percorrendola sarebbe arrivato di nuovo a Merovish.

”Una lega pregevole per essere un’armatura di un guerriero. Potrebbe persino tornare utile se la dividessi.”

Si avvicinò quel tanto che bastava per iniziare il suo lavoro, pronto a sentire l’odore di morto tipico di chi era defunto dentro la propria armatura.

Gran Mastro Gingillo.
Per vendere, comprare e rendere le vostre giornate più liete.



Di tanta confusione che si può fare nella vita, alla fine non rimarrà altro che silenzio.

Proprio quando le sue rugose dita stavano per sfiorare il metallo, la testa dell’armatura si mosse in modo lento e impercettibile verso l’alto.
Gingillo non potè fare a meno di strabuzzare gli occhi e la paura provata in quel momento fu tale che, dopo moltissimi anni, riuscì a fargli cambiare colore della corazza. Il rivestimento metallico si tramutò da oro a viola, un colore forte e che il Mastro odiava con tutto sé stesso. Probabilmente non vi era altro colore che risvegliasse in lui quei sentimenti.
La sensazione fu però momentanea e il colore sparì con tanta facilità che sembrò essersi allontanato di proposito, lasciando il vecchio da solo.
Riacquistato il senno si allontanò di una decina di passi. Poteva essere quella una trappola? Improbabile dato che nessuno sapeva dove sarebbe riapparso dopo il dialogo con le sue divinità. Possibile quindi che fosse un povero sventurato sul punto di morire cotto dalla sua stessa armatura?
D’altronde aveva visto tante cose e ben più strane di quelle.
Avrebbero potuto aiutarlo ma a un costo magari. Quello strano metallo era troppo prezioso per lasciarlo usare ad una sola persona.

”Ehilà … c’è qualcuno lì dentro? Mi sentite? Da quanto è che siete qui ad aspettare?”

Solo allora si sarebbe avvicinato nuovamente di qualche passo, rimanendo sempre vigile su qualsiasi mossa dello sconosciuto.
Non voleva nuovamente finire come piatto principale di qualche tribù indigena che era riuscita a vivere nel deserto.
Non di nuovo.

Gran Mastro Gingillo.
Per vendere, comprare e rendere le vostre giornate più liete.



Di tanta confusione che si può fare nella vita, alla fine non rimarrà altro che silenzio.

Se vedere muovere l’armatura, dopo aver saggiamente pensato di smantellarla credendo che fosse vuota, lo aveva lasciato senza alcuna parola, sentirla parlare gli fece letteralmente strabuzzare gli occhi.
Come era possibile che lì dentro ci fosse ancora qualcuno in grado, anche semplicemente, di muoversi? Il caldo sole del deserto lo aveva costretto a rifugiarsi quanto prima all’ombra, nonostante ciò stava comunque sudando in maniera assai copiosa.

”Di che nome mi fregio?”

Che cosa gli avrebbe mai dovuto dire?
Gingillo era Gingillo, aveva più nomi e titoli che denti in bocca. Mica voleva che iniziasse ad elencarli tutti, altrimenti qui facciamo …

” Beh ovviamente ne ho tanti, tutti dovuti al fatto che mi piace girare per i piani esistenziali. Da qualche parte sono conosciuto come lo Spirito di Ferro, il Pazzo, il Misantropo, Colui che porta l’acciaio, Vecchio Bastardo, Mangia Bronzo, Sciupafemmine, il Vecchio al Bazar, il Saggio, Non mi uccidere, Gigantesco pezzo di scemo, Mio Signore, Re delle terre conosciute di Xhander, Lumacone, Gran Mastro Gingillo, Salta Fossi, Colui che viene dal cielo e fonde la terra e molti altri ovviamente ma devo riservare la saliva per il viaggio di ritorno.”

Per umidificarsi le labbra si leccò il sudore che gli scendeva dalla fronte. Avrebbe tanto voluto non morire in quel posto e tornarsene al Bazar.

”Mentre te che cosa sei di preciso? Come fai a non sentire caldo?”

Gran Mastro Gingillo.
Per vendere, comprare e rendere le vostre giornate più liete.



Di tanta confusione che si può fare nella vita, alla fine non rimarrà altro che silenzio.

“Nomi. Così tanti da non potersi ripetere, e così pochi da non poter definire un'esistenza.”

I titoli gli erano stati attribuiti dopo i numerosi viaggi compiuti nei vari piani dimensionali, una cosa non alla portata di tutti ovviamente. Essi erano ormai così tanti che il vecchio aveva sviluppano l’hobby di farla diventare una sua personale collezione
Solo in pochi però esprimevano quello che era il vecchio mercante. Alcuni di essi gli erano stati attribuiti per burla o per ricalcare una piccola scena comica, a differenza di altri che aveva guadagnato dopo anni di anonimato.

“Silenzio. Quel che sono io, è l'inizio e la fine delle voci, la caduta e la venuta del nulla, il zittire gli elementi naturali ed il farli urlare fino a frantumare ogni cosa, il nascere muti ed il divenire un coro immenso costituito da mille e più esseri.”


”Wow … vedo che anche te non scherzi.”

Sorridendo gli allungò la mano. L’armatura era fredda a dispetto del grande caldo che spezzava ogni vita poco dopo essere usciti dall’ombra che generava il pezzo di terra sopra le loro teste. Lo avrebbe definito insolito se non fosse stato su Endlos.
Il nome lo colpì tanto quanto la temperatura dell’acciaio, dato che era uguale a quello di un suo robot. La differenza tra i due non poteva però essere più grande, dato che lo strano personaggio era di fatto un cavaliere mentre il robot più una sorta di … incubo.
Se avesse dovuto identificare la sua forma con uno dei suoi alleati, avrebbe detto senza dubbio l’Assoluto.

“Fratello delle sabbie. Dove vi dirigevate, cosa avete come scopo del ritrovarvi qui insieme? “

Gingillo si guardò un momento attorno, con aria sperduta.

”Mi sto dirigendo alla Tana, il mio lavoro come mercante mi richiama a se e fino a quando non avrò riparato la mia armatura ...”, disse battendosi fieramente un colpo sul petto, ”... dovrò guadagniarmi da vivere in questo modo. Volete forse seguirmi?”