Hidden in Plain Sight

L'Antro della Strega, Altatorre.
Presidio Centrale, Endlos.

Si udì uno scatto sordo nella porta d'ingresso del negozio; nello spalancarsi il tonfo delle gocce di pioggia che si schiantavano sulla strada si fece più rumoroso, e la figura di un signore sui sessantacinque o settanta visibile davanti agli occhi della proprietaria.
Scrollò il parapioggia sul marciapiede più vicino, e lo ripose nel portaombrelli borbottando qualche maledizione contro il tempismo inopportuno dei fenomeni atmosferici locali rispetto ai suoi programmi per la giornata. Aveva una carnagione marcatamente bronzea di chi aveva lavorato esposto alla luce del sole per tutta la sua vita, e il suo abbigliamento pure suggeriva un'estrazione sociale non particolarmente alta: egli indossava infatti dei semplici pantaloni di fustagno beige, una polo bordeaux priva di colletto le cui maniche erano state arrotolate fino al gomito, e un berretto da lavoro.

Sul volto era leggibile l'espressione di chi aveva raggiunto da non molto l'agognata età del pensionamento solo per poi essere costretto dalla moglie a svolgere commissioni delle quali non si era mai occupato in quarant'anni di matrimonio, provocando in lui sensazioni di spaesamento miste a frustrazione. Non mancavano in effetti che le borse della spesa.
Cominciò a curiosare fra gli scaffali, scoccando occhiate indifferenti ai volumi esposti ma esaminando con più attenzione ora gli amuleti, verso i quali egli segnalò presto una perdita di interesse con uno scuotimento deluso del capo, e ora i vari filtri allineati sugli scaffali in piccole e graziose boccette di vetro. Ne afferrò una verde e inforcò un paio di occhiali da lettura per riuscire a decifrare ciò che era stato scritto sull'etichetta. La ripose al suo posto.
Prese parola all'improvviso.


« Sarebbe lei la titolare di questo posto? »
Mosse appena gli occhi verso la donna, osservandola quel tanto che bastava per imprimerne i lineamenti nella memoria, prima di tornare a cercare indaffarato qualunque cosa egli pensasse di trovare in una rivendita di articoli magici. Forse una pozione per combattere la costipazione.

« Qualcosa in particolare... qualcosa in particolare... » Rifletté per diversi secondi, come se colto alla sprovvista da una simile domanda che pure avrebbe dovuto aspettarsi nel momento in cui aveva messo piede in un negozio. « Ah, ecco cosa volevo prendere: un amuleto per cacciare via gli spiriti maligni, o quantomeno qualcosa di equivalente. Che qualche tempo fa me ne è entrato uno in casa e non le dico il macello che ha lasciato prima che riuscissimo a contenerlo. Abbiamo dovuto perfino chiamare il falegname per sistemare tutto quello che aveva spaccato. »

Scosse la testa con disapprovazione, ma con il viso e il tono di chi stava parlando di una scocciatura non più fuori dell'ordinario di un'infestazione di topi, formiche, scarafaggi o altri animali nocivi decisamente comuni e, di solito, tutt'altro che paranormali.

« Anche uno contro i rompiballe in generale non sarebbe male. Come i venditori porta a porta che cercano di rifilarmi i profumi e le creme di bellezza anche a mezzogiorno, mentre cerco di pranzare. »

Sospirò, e ancora una volta fu difficile stabilire se quell'uomo fosse serio o in vena di facezie. Forse si trattava di una di quelle bizzarre richieste che si formulavano per scherzo, ma al tempo stesso con una minuscola nota di vera speranza che fossero effettivamente soddisfabili. Provare non costava nulla, del resto.

« Ad ogni modo, il vero motivo per cui sono venuto fin qui è un altro, ma andiamo con ordine. »
Si girò senza fretta verso la padrona del locale, scrutandola arcigno con piccoli occhietti chiari.
« Come ben saprà, qualche giorno fa è venuta a mancare una donna molto in vista ad Altatorre – parlo chiaramente di Crudelia Von Schröder, che era la più stretta parente ancora in vita della precedente Matrona di questo Distretto, Lisbeth. Assassinata nel suo stesso letto. »
Rivolse alcuni sguardi indagatori ma brevi ai quattro angoli del locale prima di continuare a parlare, come se temesse di essere osservato.
« Beh, hooray, avevo detto quando l'ho saputo. Quella cagna è stata una spina nel mio fianco per diverso tempo, lei e la sua stirpe tutta. Qualcuno, però, deve essere riuscito ad entrare in casa sua ed eliminarla proprio dove si sentiva più sicura! »
Il mezzo sorriso che gli si era formato sulle labbra sottili mentre pronunciava l'ultima frase svanì com'era apparso.
« Sempre quel qualcuno, però, non sapeva che qualcun altro l'aveva osservato e seguito fin dal momento in cui il suo complice aveva abbassato le barriere difensive intorno all'abitazione, e qui sono certo che lei sappia dove sto per andare a parare. »
L'uomo fece un ulteriore paio di passi in avanti, fino a quando non arrivò a sfiorare il bancone con il proprio corpo, le mani tenute dietro la schiena come era d'obbligo ad ogni vecchietto magrolino del multiverso.

« Signorina Sanglante, mi duole comunicarle che lei è nella merda. » annunciò con sobria solennità. « C'è tuttavia un motivo per cui non l'ho ancora fatta sbattere in galera per omicidio premeditato, sentimenti personali sulla faccenda a parte: il suo talento. Vorrei che lo mettesse a disposizione – mia e di tutta Altatorre. Ci sono obiezioni? »

Quando Alhandra si fece scivolare di dosso quelle accuse e quel ricatto solo mostrando ignoranza e stupore, il vecchio, che forse non si era aspettato di venire preso così facilmente in contropiede, fissò la giovane donna con una nota di sconsolazione sul volto a lungo, come se stesse cercando anche un solo punto debole nella solida facciata di lei. Non riuscì a trovarne.
Sospirò.

« Già, che gran brutta figuraccia. Sa, è la prima volta che faccio una cosa simile, non sono esperto di queste scenate da potenti. »
Spiegò con un tono completamente opposto a quello udito trenta secondi fa.
« Anzi, le rivelerò un segreto: di solito ero addirittura dall'altra parte, e l'ultima volta che mi è successo ho mandato a fare in culo il messaggero. Ma davvero, eh! Non le dico che faccia che aveva fatto quel povero bastardo. Ora, a parte gli scherzi, sono ragionevolmente sicuro di stare parlando con la persona giusta. Aspetti, che c'è qualcosa che deve vedere... »
Frugò nella tasca dei pantaloni.
« Ah, ecco qui. »
Estrasse una scatoletta d'avorio che appoggiò sul bancone. Dopodiché la aprì, rivelando al suo interno una piccola massa amorfa argentea e flaccida, che tremava come una gelatina nel suo contenitore.

« Questa si chiama psicolunghezza, » spiegò, « importata da Bloodrunner, si tratta di un interessante ritrovato alchemico che, nel momento in cui lo assumi, spara nel cervello le immagini che sono registrate dentro di essa come se le avesse davanti agli occhi. Gusto pollo. »
Lasciò lì l'oggetto, concedendo tacitamente ad Alhandra di esaminarlo a proprio piacimento.
« Ora, qualora non sia disposta a provare ad ingerirlo e vedere con i suoi occhi cosa c'è dentro –non la costringo, per carità– le dirò io cosa c'è dentro: le memorie del mio testimone. Quel qualcun altro di cui le stavo parlando, per intenderci. Adesso provi ad azzardare quante copie ho provveduto a produrre, e su quanti tipi di supporto. »
Attese una risposta della donna, o anche solo una minima reazione.
« Bene, infine pensi in quante e quali mani potrei far finire tutto questo bendidio. Crudelia Von Schröder aveva ancora un po' di amici in giro, sa? A quel punto le forze dell'ordine sarebbero l'ultimo dei suoi problemi, mi creda – e siamo seri, non vale la pena né per né per lei arrivare a misure così. Andiamo, c'era una barriera impenetrabile e non mi fa caso al ratto entrato “misteriosamente” in casa? Almeno quell'altro era impegnato a tenere aperta una via di fuga e a preoccuparsi che non passassero di lì le Guardie d'Argento! Di cosa ha paura, di dover lavorare gratis? »

S-ciàf! fece il palmo della mano contro la fronte dell'uomo.
Fu un gesto volutamente misurato, eppure al tempo stesso teatrale, come di chi non volesse lasciare spazio a fraintesi rispetto alla propria, in questo caso, incredulità. Scosse infine il capo dopo aver fatto passare qualche secondo nel più spesso dei silenzi, probabilmente per cercare di creare un vago senso di suspence.

« Guarda come già mi dà del tu, pazzesco... »
Borbottò rassegnato, ma non particolarmente scocciato. Sicuramente non aveva alcun diritto di esserlo, dopo essere entrato in un privato esercizio commerciale per muovere minacce e ricatti alla sua proprietaria.
« Signorina, guardi che ha capito male. Non sono così stolto da voler appioppare incarichi delicati a qualcuno che potrebbe mandarmi al diavolo appena trova un'offerta migliore. Credo sia un concetto tanto basilare da ritenere un'assurdità concepire il contrario; da qui la mia domanda che per inciso era retorica. Ironica. Insomma, spero mi abbia compreso stavolta. »
Agitò sbrigativamente una mano, sbuffando con lo sprezzo di qualcuno che doveva essersi apparentemente scordato di trovarsi davanti a qualcuno che, a detta di egli stesso, era perfettamente capace di uccidere un'altra presona. Oppure l'idea non lo impensieriva minimamente.
« Comunque, lieto che abbia deciso di venirmi incontro. Presumo di non aver più bisogno di illustrare qual era la terza opzione – che le sarebbe piaciuta ancor meno del penitenziario, eh, intendiamoci. »
Posò sul bancone un biglietto da visita, e rimise rapidamente in tasca la scatoletta che conteneva al suo interno la psicolunghezza.
« Si presenti qui domani alle otto in punto, che le spiegheremo meglio i dettagli, » concluse l'uomo, che si fermò all'improvviso aggrottando pensosamente le sopracciglia. Schioccò tre volte le dita, come se stesse cercando di richiamare qualcosa alla memoria. Disse infatti, « Non mi ricordo più come si chiama, e sì che mi pare di averlo sentito dal ratto. O forse me lo sto sognando. Va be', per il momento mi dia almeno un nome con cui chiamarla, nel caso quell'altro mi verrà in mente più avanti. »