[Character-Swapping] Alba

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    Ted Carter



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    Ogni mattina in Africa su Laputa, come sorgeva il sole, un pugile si destava dal letto in cui entrava a malapena e sapeva che avrebbe dovuto correre più di ogni Aviatore, così da mantenere la forma fisica di un Campione.
    Ogni mattina su Laputa, come sorgeva il sole, un Aviatore si svegliava... e sapeva che avrebbe dovuto correre più di Ted Carter, o non avrebbero retto il confronto in un duello fra pesi massimi.
    Ogni mattina su Laputa, come sorgeva il sole, non importava essere Ted Carter o un qualunque altro Aviatore... l’importante era raggiungere i propri scopi lottando, prendendoli a pugni.

    Quella mattina -come tutte le altre- era appena giunta l'alba sul Presidio Errante, quando Ted Carter aprì gli occhi.
    Sbadigliando e stiracchiandosi, si trascinò fuori dal letto, buttandosi immediatamente per terra ed iniziando una bella sessione di flessioni mattutine, sotto lo sguardo vigile ma semi-addormentato di Agrodon. Sapeva che Firion aveva raddoppiato le ore di allenamento delle reclute per migliorarne le prestazioni, quindi -da veterano quale era- aveva personalmente deciso di triplicare le proprie, coinvolgendo tutti i suoi tempi morti e votandoli alla sua causa.

    Abbandonata l'abitudine del Cappio di Bronzo ad orari diurni, aveva deciso di sostituire gli alcolici con fresco e nutriente latte di mucca.
    Si sentiva sempre annoiato nei periodi di pace, esattamente come prima, però quella bevanda gli ricordava in parte i suoi piccoli successi, la sua utilità nel Presidio non solo nelle grandi guerre, ma anche nelle piccole cose. I cittadini -dopotutto- non vivevano di storie e di ballate; quando la serenità regnava fra i Presidi, l'unico eroe era quello che salvava la gente per strada e nelle proprie case.

    Finiti gli allenamenti, l'Aviatore scese per strada ed iniziò a correre per le strade. L'aria era ancora fresca e frizzantina, la città abbastanza silente ed il cielo quasi totalmente sgombro dalle nuvole. Raggiunta una delle terrazze ai bordi delle mura, il Pugile si soffermò ad osservare il panorama, respirando aria pura e crogiolandosi in tutta quella bellezza.
    Si sentì in pace, felice.

    Rinvigorito dalla visione, prese un altro profondo respiro, poi si voltò e ricominciò a correre, così da completare il percorso che si era imposto di seguire. Ci sta da dire -però- che all'alba le ombre siano belle grosse: scambiò distrattamente un passante per quella di un lampione, scontrandosi.

    "Scusami, amico”

    Disse voltandosi verso il povero disgraziato che aveva appena travolto, assicurandosi che non fosse caduto.

    "Ti sei fatto male?"
     
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    ~Xavier "God Eye"~

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    Per uno che era cresciuto circondato da volti che col tempo aveva dovuto imparare a riconoscere come "familiari", nonché da persone che, andando e venendo, parimenti erano uscite ed entrate nella sua vita lasciando tracce più o meno profonde, Laputa di certo poteva considerarsi una sorta di tuffo nel passato.
    Certo, magari non era facile trovare gente alla mano, considerando che buona parte dei suoi abitanti tendevano a esser nobili, o banalmente ad avere la puzza sotto al naso.
    Dio, come odiava quei barilotti ricolmi di superbia, quasi pronti a scoppiare. Ma gliene fregava poi qualcosa, in fondo?
    Non troppo, in fin dei conti Xavier era cittadino del mondo. O magari questo era quello che gli piaceva ripetersi di tanto in tanto, giusto per mantenere i nervi saldi anche quando la vita -o il prossimo- sembrava avere tutte le intenzioni di farglieli saltare.

    E accadde infatti che una mattina, proprio mentre il ragazzo dai capelli argentei se ne stava a farsi gli affari suoi, bighellonando per le strade -Aria frizzantina e percorsi quasi deserti, pareva quasi un miraggio!-, ecco che qualcuno non proprio attento ai dettagli, sembrò finirgli addosso.
    I suoi occhi si sgranarono per la sorpresa, subito dopo l'accaduto. Non cadde a terra per un soffio, ma non fu quella la sorpresa maggiore, quanto una realizzazione che gli prese piede nella testa di lì a poco: "Una strada tanto larga, e quest'idiota è riuscito a venirmi addosso?"
    Si voltò, già pronto a dirne quattro allo sconosciuto: "Stavo meglio prima..." Iniziò, ma si fermò subito dopo aver avuto il tempo di "ispezionare" meglio chi avesse di fronte.
    Di certo Xavier non era mai stato un tipo troppo timoroso, ma non serviva un genio per capire che la montagna di muscoli che gli era finita contro andava presa con le pinze.
    Insomma, se quel nero era tanto sbarellato da essegli finito addosso, figurarsi che avrebbe combinato se gli avesse alzato la voce contro.
    Tirò il fiato, invocò il supporto dei santi e, riaperti gli occhi, rispose con calma: "No, non sono ok. Però dovresti decisamente stare più attento a dove metti i piedi, amico..."

    Salute: 100%
    Energia: 100%
    Classe: PRIMARIA: Avatar SECONDARIA: Psion

    Passive:

    - Visione del sudario:
    Fin da bambino Xavier possiede la capacità innata di vedere nitidamente gli Spiriti che infestano la realtà materiale e aleggiano nel mondo al di là del Sudario, ossia quella barriera misteriosa che separa il mondo dei viventi dall’Oltretomba; per estensione, ha sviluppato anche la capacità di vedere le auree dei viventi (essendo gli spiriti formati da un concentrato di energia vitale, reso persistente nel reale dalla loro ossessione di stare continuando a vivere), divenendo in grado di rinvenirne con un solo sguardo le tracce di energia e notarne le varie alterazioni.
    Questo gli permette di percepire a colpo sicuro -a naso, come un sesto senso- se una presenza è in zona o se una proiezione energetica di qualsiasi tipo (illusoria, psionica o reale) viene messa in atto entro un raggio di 30 metri da lui; se limitata al rilevamento di tecniche, questo potere dell Medium non gli permetterà di vedere automaticamente la minaccia, in cosa consiste o da dove proverrà. Il potere non funziona nel rilevamento dei soggetti in stato di azzeramento [Abilità Passiva – Visione cieca + Mindfuck-Alert + Trick-Detector]

    - Schermo della guardia:
    Proprio perché i Medium, per via della loro percezione più sensibile, sono solitamente i più a rischio da parte di “invasioni” esterne ad opera di altre creature ed entità, Xavier ha ricevuto dalla sorte una speciale resistenza alle suggestioni esterne che lo costringerebbero a comportarsi diversamente da come egli desideri [Abilità Passiva - Difesa dalle malie]

    - Percezione dell'aura:
    Le auree sono energia, cioè vibrazioni spiritiche emesse su frequenze diverse; con molto allenamento e un po’ di esperienza sul campo -forte di una predisposizione naturale impressionante- diventa possibile per Xavier percepirle e distinguerne la natura (se umana o meno), oltre che l’intensità (genericamente quantificata come “debole”, “media” e “forte”) e l’inclinazione benigna o maligna anche su vasta scala - a patto di disporre di una mappa o di un planisfero. Il Medium riesce a percepire le auree fino a 30 metri di distanza, ma saprebbe riconoscere la sua posizione solo in maniera molto vaga, intuendo grossomodo la direzione in cui essa sosta o verso cui si sposta; la precisione del rilevamento, tuttavia, si fa sempre più accurata man mano che le ci si avvicina (GDR-only) [Abilità Passiva - Auspex]

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    Ted Carter



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    Fissandolo con stupore, Ted Carter pensò di aver investito un tipo parecchio strano.
    Quando il pugile fece per aiutarlo, questo gli si rivoltò contro come una vecchia impazzita, sicuramente munita di bastone e borsetta pesante. Percependo il pericolo e ricordando gli insegnamenti di sua nonna, Ted alzò i guantoni davanti al volto, pronto ad incassare qualche colpo rapido, ma durò solo qualche attimo: tornato tranquillo all'improvviso, lo sconosciuto scelse un rimprovero più moderato.

    Mi dispiace che non stai bene.

    Il gigante di muscoli s'incupì all'improvviso nel vedere quel passante scontento.
    Quella doveva essere una bella giornata: sotto al cielo sereno e tranquillo, circondati da venti freschi e tonificanti, non era giusto essere infelici.
    Oltretutto, lui era anche un Aviatore: non c'era allenamento che giustificava un mancato soccorso ad un bisognoso.

    Senti, voglio farmi perdonare.

    Affermò, annuendo convinto e mettendosi le mani alla vita in una posa che ricordava quella di un supereroe.
    Nel ghetto di Trenton, nel New Jersey, la vita era davvero dura, ma le amicizie si stringevano (o si ritrovavano) andando tutti assieme a mangiare o bere. Da ragazzino il Pugile non aveva troppi amici, ma sapeva come comportarsi in queste situazioni perché usciva spesso con suo fratello Sam. Oltre a parente, Sam era anche il suo migliore amico e compagno di mille battaglie: insieme avevano lottato e si erano fatti conoscere da tutti, spinti dal loro nobile scopo e nient’altro.
    Oltre Sam, anche Rhaziel era stato un grande amico per Ted, e come Sam aveva condiviso con lui cibo e bevande. Abbastanza frequenti erano i loro incontri in locanda a bere e scambiare quattro chiacchiere ad ogni ora del giorno e della notte. Clienti fissi per lungo tempo, avevano ottenuto perfino due posti al bancone sempre riservati a loro. Chissà se erano rimasti vuoti, dopo tanto tempo.

    In cambio del perdono, ti offrirò da bere!
    Al Cappio di Bronzo mi conoscono: se non hai nulla da fare, possiamo andare lì a saldare il mio debito.


    Lo disse con il sorriso smagliante di chi affrontava i problemi a testa alta.
    E se era ancora l'alba e ormai non beveva altro che latte di mucca, poco importava: avrebbe chiesto la colazione!
     
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    ~Xavier "God Eye"~

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    Parimenti, il manigoldo percepì Ted come un individuo poco raccomandabile. Il che, era tutto un dire.
    Come dargli torto, però? Il pugile non è che avesse fatto poi così tanti sforzi in quei riguardi. E il fatto che avesse istintivamente sollevato la guardia, come aspettandosi di ricevere un diretto in pieno volto, lasciò intendere a Xavier che anche lui, per certi versi, fosse un "figlio della strada".
    "No, guarda... Sto bene così." Fu la sua risposta alla proposta del pugile. Inclinò il capo di lato, socchiudendo le palpebre.
    Suvvia, però: a ben pensarci non aveva nulla di meglio da fare quella mattina, e dopotutto l'altro gli stava offrendo un paio -o più- di giri di alcolici.
    Si passò una mano sotto al mento, e schiarendosi la voce riformulò: "D'altro canto, non sono un tipo che porta rancore..." Falso. "Perciò credo che accetterò la tua proposta, amico."
    Concluse, indicandosi spavaldamente col pollice.

    Beh, non male come inizio di mattinata. Doveva solo stare attento che quello scriteriato non lo mettesse in guai ben peggiori. Laputa non era rinomata per la sua "tolleranza", quando si parlava di piantagrane

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    Ted Carter



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    Il Cappio di Bronzo era la locanda più rinomata del primo girone di Laputa, tirata su da un vecchio soldato in pensione. In tempi passati Ted l'aveva un po' considerata il suo secondo “ufficio personale”, subito dopo la palestra dell'Albero Casa. Quando ne varcò l'ingresso, ebbe uno strano moto di nostalgia: avanzando a grandi passi, si diresse dritto e spedito al primo sgabello (il suo solito) con una gran voglia di bersi una birra, una di quelle belle fredde, servite in un bicchiere di vetro e con così tanta schiuma che se sembrava ci fosse nevicato sopra.
    Peccato che fosse a dieta e gli alcolici non erano certo un bene per i suoi muscoli; una volta seduto, avvicinò un secondo sgabello al proprio, facendo cenno all'ospite di sedercisi sopra, battendo sonoramente i suoi grossi palmi sul cuoio morbido.

    "Forza, offro io!"

    Si voltò in direzione del vecchio Calion, in silenzio dietro al bancone ad osservare entrambi, gli unici clienti a quell'ora.

    "Una bionda per il nuovo amico del Campione!"

    Sorrise raggiante e, qualora lo straniero avesse ascoltato il consiglio e gli si fosse seduto accanto, lo avrebbe "premiato" con un paio di vigorose quanto amichevoli pacche sulla spalla. Rise di gusto.

    Per me del latte e una fetta di torta dolce.

    Calion lo osservò stranito. Vero era che Ted non fosse più un cliente troppo assiduo, ma vederlo passare dagli alcolici alla colazione dolce fu per lui una specie di trauma. A quel punto si trovò a formulare una sola ipotesi che spiegasse il tutto.

    -... ordini del Comandante?

    "Quasi." rispose il gigante nero "I nuovi si allenano continuamente e devo mantenere il titolo, capisci?"

    Il locandiere sorrise divertito, annuendo. Non si fece attendere nel versare una bella birra all'ospite ed un bicchiere di latte all'Aviatore.

    "...ma questi son tozzi di pane raffermo? E il dolce?"

    -Gli zuccheri fanno bene al grasso e male ai muscoli.

    Dimenticava che Calion, prima di taverniere, fosse pure lui un soldato.

    "Grazie, eh!"

    -Dovere.
     
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    Pur essendo il Cappio di Bronzo una delle locande più conosciute di quel girone, Xavier stranamente non vi era mai stato. Non che se ne lagnasse più di tanto, considerando che a breve avrebbe colmato una simile lacuna.
    Osservò l'insegna con sguardo spento, prima di entrare, ragionando sul fatto che, quantomeno, si sarebbe fatto una buona bevuta a gratis, prima di andarsene per la sua strada.

    Il manigoldo varcò l'ingresso e come prima cosa si guardò attorno, giusto per avere un'idea delle "facce" con cui con ogni probabilità avrebbe dovuto incontrare lo sguardo nei prissimi minuti.
    Avanzò lentamente fino allo sgabello offertogli da Ted, e prima di sedervisi sopra inclinò il capo da un lato e dall'altro per allentare la tensione.

    Neanche il tempo di sedersi, che Ted aveva già ordinato da bere, e l'aveva "accolto" con un altro paio di pacche sulle spalle.
    "Questo tipo non sa proprio tenere le mani al loro posto, a quanto pare... Che razza di sbandato." Pensò l'albino, opponendo a pensieri tanto astiosi uno sguardo piuttosto amichevole.
    "Ahah! Niente birra per te, eh? Non dirmi che sei astemio, amico..."

    Pochi secondi, e fu Ted stesso a spiegare il motivo di quella scelta, sebbene rivolgendosi all'oste.
    Dunque, quel tizio era anche campione di qualcosa. Non serviva un genio per capirlo, considerando il suo fisico. Però, Xavier quasi sperò non fosse così. Qualora ci fosse stato da menare le mani, questo giocava senz'altro a suo svantaggio!

    Bevve un sorso di birra fresca non appena gli fu servita, e pensò bene di redarguire Ted a suo modo: "Suvvia, amico: gli ordini sono ordini. A proposito, "comandante"?! Vuol dire che sei alle direttive di qualcuno. Un soldato, quindi?" Esclamò, dandogli un paio di pacche fra le scapole.
    Non era il massimo fare il finto tonto a quel modo, ma di sicuro era meglio che stare zitto e subire passivamente l'eclettico atteggiamento del pugile

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    Ted Carter



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    "Suvvia, amico: gli ordini sono ordini. A proposito, "comandante"?! Vuol dire che sei alle direttive di qualcuno. Un soldato, quindi?"

    Nonostante le vigorose pacche sulle spalle, il gigante nero non parve soffrirne ed anzi le interpretò come un gesto d'amicizia. Dopotutto, nella moltitudine di gente che si incontrava giorno per giorno, un amico si riconosceva nella condivisione di cibo e bevande, nell'affetto ed anche nella propensione a prendersi vicendevolmente a pugni senza doversi per forza odiare. Lo sconosciuto lo aveva infatti chiamato "amico", accettando finalmente di ricambiare le attenzioni ed i contatti.
    Questo rese Ted molto felice.

    "Diciamo che sono un uomo d'azione, oltre che Ted Carter, il famoso Campione di pesi massimi!"

    Nel pronunciarlo con falsa (ma scanzonata) finta modestia, sollevò le braccia, mostrando orgogliosamente i propri bicipiti.

    "Questi ragazzi non si nutrono da soli" disse, riferendosi ai propri muscoli "Per vederli crescere sani e forti ci vuole duro lavoro e tanti sacrifici".

    Annuì convintissimo, tornando finalmente in una posa che non ricordasse quella di un culturista. Scartando il tozzo di pane, afferrò il bicchiere di latte e mandò giù tutto come se si trattasse di uno shottino. Calion sorrise a quella scena, ma si limitò a tacere.

    "A proposito, ora che siamo amici..." continuò Ted "...non mi hai ancora detto come ti chiami".
     
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    Un baluginio attraversò gli occhi dell'albino, quando il pugile rivelò la sua identità. Xavier non l'aveva mai incontrato di persona, com'era intuibile, né aveva mai visto una sua foto. E se l'aveva fatto, di sicuro non aveva prestato attenzione ai lineamenti.
    Ma quel nome... Insomma, non bisognava esser appassionati di sport per conoscere Ted Carter.
    Rimase in silenzio per un momento, giusto per cercare di fare mente locale.

    Poi, decise di optare per l'approccio più banale: "Ma certo, ora ricordo! Devo aver letto in giro di te. Alle volte c'è anche qualche patito di sport che ne parla. Un vero onore conoscere di persona il campione." Esclamò, vomitando sentenze che palesemente non gli appartenevano, e provando a ostentare espressioni che, di nuovo, proprio non sembravano calzargli.

    Sospirò alla richiesta di Ted. Era quasi ovvia, vista la situazione. Si passò una mano fra i capelli per ravvivarli un po', e buttando giù un gran sorso di birra, mormorò: "Xavier. Inutile dirti il cognome, non sono un tipo famoso come te, compare."
    E poi, meglio evitare di dare troppe informazioni.
    Se ricordava bene, Ted Carter faceva parte degli Aviatori. Lui ancora di casini a Laputa non ne aveva fatti, ma poteva sempre tornare utile non comparire in qualche registro, o non dare la possibilità di esser riconosciuto troppo in fretta

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    Alle parole dello sconosciuto, Ted si sentì molto orgoglioso. Ciò nonostante, reputò un pochino esagerato parlare di onore in quel momento, soprattutto considerando che -viste le precedenti pacche sulle spalle- erano ormai diventati amici.

    "Xavier. Inutile dirti il cognome, non sono un tipo famoso come te, compare."

    Per qualche secondo il Campione ebbe la sensazione che l'altro fosse un po' teso. Forse non era completamente a suo agio, forse gli erano semplicemente giunte voci strane sul suo conto, magari anche esagerate o brutte.

    "E che importa essere famosi? Siamo amici!".

    Gli lanciò l'ennesima e violentissima pacca sulle spalle, prima che qualcosa attirasse la sua attenzione. L'altro non avrebbe immediatamente compreso, tuttavia l'Aviatore prese a fissare il vuoto, carezzando con la mano il proprio frammento di AI.

    "Si, Firion. Ti sento." avrebbe detto a voce bassa, rivolgendosi evidentemente a qualcun altro "Si... si, mi sto allenando sul grifone, si. Si, mi ricordo che devo dargli da mangiare la mattina. Si, si."

    Evidentemente impegnato in qualcosa di simile ad una chiamata telefonica, avrebbe mimato a Xarvier di attendere qualche attimo, il tempo che finisse.

    "Si, mi ricordo che sono già spariti otto montoni dalle campagne vicine. Si, lo so... lo so che se non gli do da mangiare, il grifone s'innervosisce e va a caccia. Si... lo so che l'altra volta ha quasi mangiato il gatto della signora Daenea. Firion, davvero... siiiii... Ma certo! Non devi preoccuparti: ho tutto sotto controllo".

    Nel mentre, il sorriso del pugile divenne teso e la fronte prese a brillare per il sudore di cui si era improvvisamente coperta. Anche sulla canotta bianca apparvero due chiazze all'altezza delle ascelle. Dopo una lunga sequenza di "Sisi, certo, non preoccuparti" finalmente chiuse quella strana chiamata. Ed allora sorrise, ostentando sicurezza... nonostante sudasse davvero molto.

    "Senti, amico. So che è un pochino presto, ma mi sono improvvisamente ricordato di una piccola faccenda di cui devo occuparmi".

    Rise di gusto, portandosi una mano alla fronte e tentando di asciugarsi.

    "Tu finisci pure di bere. Calion metterà tutto sul mio conto. Ora, però... devo proprio staccare".

    Si sarebbe infine mosso verso l'uscita a passi rapidi.

    "Facciamo che ci si vede in giro, ok?"
     
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    ~Xavier "God Eye"~

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    Xavier osservò il fare di Ted, specialmente la minacciosa mano che stava per piombargli nuovamente tra le scapole.
    Ad ogni modo, resistette e subito dopo osservò il pugile mentre, apparentemente, riceveva una chiamata.
    Il problema è che non c'era un telefono nei paraggi del suo orecchio. E poi... grifone?! Sul serio?

    L'albino buttò giù il boccale di birra quasi tutto d'un fiato, tenendo d'occhio il pugile. Quel tipo attirava i guai come il miele le api. Gli veniva da chiedersi come qualcuno del genere potesse essere degno di fiducia da parte di terzi.
    Ad ogni modo, a giudicare dalla chiamata doveva aver combinato qualcosa di grosso.

    Xavier ci avrebbe riso su volentieri, più tardi.
    "Guarda, tiro a indovinare. Devi offrire uno "snack" anche a qualcun altro, questa mattina?" Mormorò, buttando giù il resto della birra.

    Non rispose al saluto di Ted a parole, ma sollevò e agitò una mano al vento quando lo vide lasciare la taverna in fretta e furia.
    Fece spallucce, e dopo essersi scolato la sua birra bisbigliò: "Per fortuna non ho animali d'allevamento o da compagnia. Pff... Mi sa che sui giornali di domani leggerò qualche notizia interessante."

    Sollevò la coppa vuota, oscillandola e fissando l'oste: "Me ne porterebbe un'altra, con un po' di stuzzichini di contorno? Per favore, ovviamente."

    Salute: 100%
    Energia: 100%
    Classe: PRIMARIA: Avatar SECONDARIA: Psion

    Passive:

    - Visione del sudario:
    Fin da bambino Xavier possiede la capacità innata di vedere nitidamente gli Spiriti che infestano la realtà materiale e aleggiano nel mondo al di là del Sudario, ossia quella barriera misteriosa che separa il mondo dei viventi dall’Oltretomba; per estensione, ha sviluppato anche la capacità di vedere le auree dei viventi (essendo gli spiriti formati da un concentrato di energia vitale, reso persistente nel reale dalla loro ossessione di stare continuando a vivere), divenendo in grado di rinvenirne con un solo sguardo le tracce di energia e notarne le varie alterazioni.
    Questo gli permette di percepire a colpo sicuro -a naso, come un sesto senso- se una presenza è in zona o se una proiezione energetica di qualsiasi tipo (illusoria, psionica o reale) viene messa in atto entro un raggio di 30 metri da lui; se limitata al rilevamento di tecniche, questo potere dell Medium non gli permetterà di vedere automaticamente la minaccia, in cosa consiste o da dove proverrà. Il potere non funziona nel rilevamento dei soggetti in stato di azzeramento [Abilità Passiva – Visione cieca + Mindfuck-Alert + Trick-Detector]

    - Schermo della guardia:
    Proprio perché i Medium, per via della loro percezione più sensibile, sono solitamente i più a rischio da parte di “invasioni” esterne ad opera di altre creature ed entità, Xavier ha ricevuto dalla sorte una speciale resistenza alle suggestioni esterne che lo costringerebbero a comportarsi diversamente da come egli desideri [Abilità Passiva - Difesa dalle malie]

    - Percezione dell'aura:
    Le auree sono energia, cioè vibrazioni spiritiche emesse su frequenze diverse; con molto allenamento e un po’ di esperienza sul campo -forte di una predisposizione naturale impressionante- diventa possibile per Xavier percepirle e distinguerne la natura (se umana o meno), oltre che l’intensità (genericamente quantificata come “debole”, “media” e “forte”) e l’inclinazione benigna o maligna anche su vasta scala - a patto di disporre di una mappa o di un planisfero. Il Medium riesce a percepire le auree fino a 30 metri di distanza, ma saprebbe riconoscere la sua posizione solo in maniera molto vaga, intuendo grossomodo la direzione in cui essa sosta o verso cui si sposta; la precisione del rilevamento, tuttavia, si fa sempre più accurata man mano che le ci si avvicina (GDR-only) [Abilità Passiva - Auspex]

    Tecniche utilizzate:


     
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