[LAM] Annegare i dispiaceri nel cioccolato.

"La razza umana non risolve mai uno solo dei suoi problemi.
Si limita a sopravvivere ai problemi".

(David Gerrold)

Sala da tè: Le Dolci Grazie, Città Alta.
Presidio Errante, Endlos.

La sala da tè "Le Dolci Grazie", nonostante fosse uno dei locali preferiti dell'Autocrate per il numero e la varietà a dir poco impressionante di prelibatezze al cioccolato in grado di sfornare a cadenza giornaliera, non era un luogo di ritrovo particolarmente affollato, o almeno non rispetto agli altri salottini della Città Alta, decisamente più rinomati e popolati dalle classi davvero benestanti del presidio.
Oltre a tavolini ben lavorati, sedie e poltroncine morbide ed aromi diffusi di bevande -infatti- peccava di scarsa illuminazione naturale (molto ricercata dagli abitanti di Laputa) e di una totale assenza di decorazioni opulente alla struttura, in grado di catturare l'occhio e l'approvazione dei più ricchi.

Nonostante i vari problemi, l'Alfiere Errante non aveva comunque mai abbandonato il suo status di cliente fisso, trovando ogni singolo difetto in qualche modo "utile" per i suoi scopi, primo fra tutti il mantenere una certa privacy nei giorni in cui decideva di abbuffarsi di torte e cioccolata. Non era infatti raro che si presentasse a qualsiasi orario del giorno ed occupasse uno dei tavolini.



Quel giorno in particolare, al suo tavolo preferito -in una rientranza ben lontana da porte e finestre- aveva fatto aggiungere un separatore in carta di riso, momentaneamente posato sul muro adiacente. All'arrivo del suo ospite, avrebbe fatto in modo di isolarsi dal resto della sala.

Che dovesse parlare di qualcosa di importante era oltremodo evidente, tuttavia il guardarsi continuamente attorno come un ladro -che per un Autocrate non poteva avere senso a priori- destò non poche preoccupazioni alle ragazze di turno del locale. Queste scelsero tuttavia di tacere, spostandosi nei pressi dell'ingresso con il solo scopo di intercettare quello che sarebbe presto stato il compagno di tavolo dell'Alfiere.
Augustus Asensi.

"La razza umana non risolve mai uno solo dei suoi problemi.
Si limita a sopravvivere ai problemi".

(David Gerrold)

Sala da tè: Le Dolci Grazie, Città Alta.
Presidio Errante, Endlos.

Emh...salve. E'....successo qualcosa?
La prima risposta da parte della Dama del Vento non fu propriamente verbale. Dopo avergli silenziosamente fatto cenno di avvicinarsi ed accomodarsi al tavolino, si levò dalla propria posizione e si diresse verso il separatore in carta di riso. Dopo una rapida occhiata per accertarsi che il locale fosse ancora vuoto, la pose fra loro due ed il resto dell'ambiente. Una cameriera fece appena in tempo a portare due cioccolate calde e diversi tipi di biscotti, prima che l'Alfiere si isolasse.

-Sarò breve: abbiamo... ehm... ho un problema enorme- anticipò, visibilmente preoccupata -Credo sia giusto parlartene. Riguarda Polpetta.
Nonostante fossero entrambi abituati ad affrontare problemi di diverso tipo e si parlasse solo di un cane sovrappeso, quell'espressione sul volto di Drusilia era quantomai insolita, decisamente preoccupante.
-Polpetta non è esattamente un cane e...- si guardò ancora attorno, abbassando la voce -...credo di essere stata in qualche modo maledetta durante la Notte della Prima, principalmente perché sono una stupida.
Tornò dritta sullo schienale solo dopo aver annuito convinta.
Nonostante l'assurdità di quella situazione e dei suoi comportamenti, l'impressione che la faccenda fosse più tragica del previsto sarebbe potuta venire a chiunque, soprattutto ad un individuo che in quell'evento aveva trovato la morte e ri-scoperto il proprio nemico giurato. Che anche la Dama del Vento si fosse portata su Laputa qualche guaio dal Pentauron non era affatto inaspettato, anche se ugualmente spaventoso, visti i loro piani futuri verso i nuovi nemici di Endlos.

-Polpetta... ecco...- gesticolò, visibilmente scossa -...è un demone. Almeno credo.
Non sembrava troppo sicura delle proprie affermazioni, ed in effetti non ancora era ben chiaro da cosa fosse generato tutto quel panico: dopotutto, anche Yoko era un demone e lei non sembrava essersi mai realmente preoccupata della cosa. La ragione -comunque- emerse immediatamente dopo, fra le frasi scomposte ed i disperati tentativi di mettere ordine alle proprie idee e chiedere aiuto ad uno dei suoi uomini più fidati.
-Era uno degli ospiti del Circo, un compratore all'Asta e quando si è mostrato nel mio salotto col suo reale aspetto ho provato a ucciderlo prima che mi rivolgesse la parola... ma è stato tutto inutile.
Considerando come l'Alfiere Errante fosse uno dei guerrieri più famosi di Endlos, oltre che in altri mondi, pensare che un suo tentativo istantaneo e violento di colpire a morte qualcuno si fosse rivelato "inutile" la diceva lunga su quello che doveva essere il potere di quel tale.
-Ho pensato volesse muovere guerra al Presidio o rapirmi... però dice che è qui perché vuole vivere con me- arrossì, imbarazzata ed indignata al tempo stesso -Ha detto che ho raccolto il suo argento nuziale e ora sono una specie di "candidata". Ho provato a scacciarlo e dirgli che si trattava di un malinteso, ma pare non voglia levare le tende.

"La razza umana non risolve mai uno solo dei suoi problemi.
Si limita a sopravvivere ai problemi".

(David Gerrold)

Sala da tè: Le Dolci Grazie, Città Alta.
Presidio Errante, Endlos.

Un...demone? E' uno scherzo?
Se la situazione non fosse stata così tragica per tutti -lei per prima- avrebbe riso di gusto nel vedere la faccia del Numerologo. Peccato che l'unica possibile risata che sarebbe potuta sfuggire dalle labbra rosse e piene era decisamente nervosa e davvero poco divertita.
Gliela risparmiò.
Candidata? MA COSA CREDE DI FARE QUESTO FOLLE!
Quindi...cioè quel mostro è ancora all'Albero Casa?
Andiamo! Convochiamo tutto l'esercito! Tutto il mondo! Rivoltiamo quel botolo rognoso!
Considerando che la sua prima reazione nel vedere quel Mephisto fosse stata tirargli addosso tutto quello che le venne in mente, Drusilia si sentì abbastanza compiaciuta dalla risposta "contenuta" dell'Ufficiale, più o meno. Non era facile per nessuno quella situazione, e loro due in particolare avevano un grosso conto in sospeso con la razza dell'invasore di spazi e privacy.
Scusa. Sono...solo preoccupato per te ed Asaliah e tutti noi. Quindi...cosa vuoi fare?

Ecco: il problema era esattamente quello.
Dover affrontare orrori cosmici era ormai da anni diventata una sorta di "norma" per l'Alfiere Errante. Che non fosse riuscita a uccidere all'istante il rompiscatole, non significava certo che si sarebbe fermata: ai suoi occhi era solo un'ulteriore conferma di quanto fosse pericoloso e quanto dovesse muoversi rapidamente per trovare una soluzione che avesse senso. Ne andava della vita del suo popolo... e dell'integrità della sua famiglia.

-Al momento non possiamo fare nulla- lo disse lapidaria, e le fece male all'orgoglio -Non te lo dico perché non voglio, ma perché credo che l'uso della forza, in questo caso, sia una scelta suicida.
Sospirò, cercando di spiegarsi.
-Non ho la certezza che non voglia farmi del male, nonostante me lo abbia assicurato...- continuò -...però mi ha anche detto che io sono un'eccezione, e se qualcun altro proverà ad aggredirlo, si difenderà.
Una minaccia nemmeno troppo velata che -per quanto ispirasse antipatia- sarebbe apparsa una fra le più accomodanti possibili, per uno della sua razza. Si sentì quindi molto turbata nel dover alimentare i timori dopo quella notizia non completamente negativa.
-Vedi... non ne ho ancora parlato con Firion per averne la certezza ma... trovando questo demone spesso al mio fianco in questi giorni, ho notato una cosa.
Gli occhi vagarono per la stanza, visibilmente preoccupati.
-Veste sempre in modo elegante e in bianco.

Si trattava di una semplice caratteristica, un dato di fatto come molti altri... se solo non avesse ricordato in modo spaventoso un rapporto che entrambi si erano trovati a leggere. Uno di Firion, a testimonianza di un suo viaggio ad Ovest, lo stesso in cui era stato coinvolto negli ultimi eventi di Sequerus.
Anche l'individuo che sconfisse l'Imperatrice e distrusse Berjaska vestiva un abito bianco ed elegantissimo.

-Non siamo abbastanza potenti per lui. Lo trovo evidente. La prima mossa -quindi- è diventarlo.
Gli lanciò uno sguardo convinto, il medesimo di chi non aveva alcuna intenzione di arrendersi al proprio destino, o alla piega che -ahimè- avevano preso gli eventi.
-Ti chiedo di evitare scontri ed aggressioni verso di lui e di fermare chi ci prova. Inoltre vorrei che tu approfondissi le tue nozioni riguardo la magia contenitiva: so che esistono sigilli speciali in grado di tenere vincolati dentro un cerchio i demoni anche molto potenti. So che la mia famiglia ne era a conoscenza... ma è andato tutto distrutto. Però potresti approfondire la questione al Magisterium.

"La razza umana non risolve mai uno solo dei suoi problemi.
Si limita a sopravvivere ai problemi".

(David Gerrold)

Sala da tè: Le Dolci Grazie, Città Alta.
Presidio Errante, Endlos.

Possiamo realmente fidarci? Certo, da come si sta comportando, potrebbe essere realmente così. Ma si tratta pur sempre di un demone!
Cioè, voglio dire, uno di quei demoni cattivi! Quelli veramente cattivi!
Drusilia ricambiò quel pensiero con un sorriso rassegnato. Comprendeva perfettamente i sentimenti del numerologo ma... non poteva fare molto, in quelle condizioni. In aggiunta, nemmeno lei riusciva davvero a fidarsi di qualcuno che aveva presenziato come compratore a quell'evento disumano, ingiusto e crudele.

Quel bianco?
Ma perchè questo demone è così interessato a te?
Quello che non mi spiego è il perchè?!? Chiunque abbia organizzato quello che è stato fatto, aveva intenzione di destabilizzare il semipiano. Quindi, perchè ora tutta questa pantomima della "candidata"? Che senso ha tutto questo?
-Non nego di essermelo domandato anche io- confessò l'Alfiere Errante -Quando ha reso chiara la sua intenzione di non allontanarsi da me, gli ho anche specificato diverse volte che sono in guerra, e lo sono contro i responsabili della Notte. Non è servito a nulla: è consapevole di quello che accade. Sicuramente trama qualcosa... anche se non so esattamente cosa.
Le labbra rosse si strinsero in una posa tesa quanto sconsolata. Aveva deciso di tollerare la presenza del mostro -più che altro, ne era in qualche modo "costretta"- e l'unica idea che le era sorta per migliorare la loro condizione riguardava una ricerca di informazioni, resa possibile dalla vicinanza stretta con quel tale. Quanto al resto o al come ottenere informazioni da lui, ci avrebbe pensato con calma nel momento in cui la situazione si sarebbe in qualche modo assestata.

Assolutamente, data la pericolosità del soggetto, eviteremo ogni azione ostile. In cambio però devi consentirmi di affiancarti sempre qualcuno. E' vero che ha promesso di non farti del mare, ma non ne possiamo avere la certezza. Intanto approfondirò i miei studi in tal senso. Ho avuto modo di applicare queste tecniche nel sigillare lo spirito della Rabbia. Riuscirò in quest'impresa.
Puoi stare certa.
La Dama del Vento annuì con scarsa convinzione. Da un lato voleva rasserenare il suo ufficiale, dall'altro -però- temeva di cosa ne sarebbe stato per chi l'avesse affiancata. Se lei poteva sopravvivere, ciò non era detto per gli altri: glielo aveva detto Mephisto stesso.
Prudenza nel frattempo, mi raccomando.

Quando il Numerologo allungò le mani verso di lei, Drusilia si trovò a sporgersi a sua volta, così da intrecciare le proprie dita nelle sue, in un gesto fraterno di reciproco sostegno. Chiudendo gli occhi e respirando profondamente, cercò di placare i moti del proprio cuore, così che riuscisse ad apparire sempre ferma e forte, nonostante si sentisse terrorizzata a morte.
Le dita affusolate della Dama del Vento percorsero dunque la pelle di Augustus in dolci e gentili carezze, soffermandosi diverse volte sulle nocche che -a dirla tutta- ricordava sì nodose, ma non così appuntite. Con altrettanta amorevole gentilezza, scese sulle dita dell'altro per giocherellarci, ed osservò fra sé che Augustus avrebbe dovuto imparare a tagliarsi le unghie più spesso, per evitare di ferire la piccola Asaliah quando l'accarezzava. In effetti, sembravano quasi artigliate.

« Parole sante, caro: la prudenza è la mia qualità preferita. ♪ »

Riconoscendo immediatamente quella voce, l'Alfiere spalancò gli occhi smeraldini... ritrovandosi mano nella mano con l'origine di tutte le sue preoccupazioni di quel momento.

In uno scenario in cui erano cambiati gli occupanti del tavolo e le loro posizioni, si riscoprì al fianco dell'uomo in completo bianco e di fronte ad un Augustus fisicamente più distante... e con una pallina di gelato al cioccolato nelle mani.
Giungendo alla conclusione che fosse sicuramente colpa del suo nuovo scocciatore, gli lanciò uno sguardo torvo, trovando nella presenza di una sola pallina gelato sul proprio cono la conferma ai propri sospetti.

A peggiorare il tutto fu la presenza di Asaliah con in mano un gelato a due gusti. Non che la disturbasse in qualche modo, tuttavia la inquietò non poco il saperla in compagnia del losco figuro. Dopotutto, quando era riuscita a fuggire da Augustus, ricordava di averlo portato negli uffici di Cesare, così da tenerlo impegnato.

« Alloooora: di che si parlava? ♪ »

-Nulla di importante- mentì spudoratamente, sperando che Augustus le reggesse il gioco -Avevo solo desiderio di incontrare un mio caro amico.
Cercò di buttarla sul generico, cosa abbastanza plausibile, dato il luogo in cui si trovavano.
Intanto -lentamente e con molta nonchalance- cercò di allontanare le proprie mani dalle sue, e ritornare ad una posa quantomeno composta. Possibilmente senza contatti fisici.

"La razza umana non risolve mai uno solo dei suoi problemi.
Si limita a sopravvivere ai problemi".

(David Gerrold)

Sala da tè: Le Dolci Grazie, Città Alta.
Presidio Errante, Endlos.

Stanca della pressione psicologica che l'ingombrante presenza le aveva provocato dal momento stesso in cui si era palesata nel suo salotto, portandosi le dita a massaggiarsi le tempie, l'Autocrate di Laputa ringraziò il cielo e tutti gli dei esistenti di avere un ufficiale assennato. Non che dubitasse di lui -ovvio- ma capiva quanto fosse difficile mantenere la calma in presenza di quel Mephisto.
Mio padre dice che la prudenza è il prurito dell'intelletto. Ti stuzzica, ti pizzica in quelle situazioni in cui sarebbe meglio fermarsi e grattarsi piuttosto che fare altro! Anche a lei piace grattarsi, quindi?
« È certamente una cosa che regala grandi soddisfazioni. Dopotutto, c'è una ragione se ho del personale altamente qualificato a farlo per me! ♪ »
Non penso che ci siamo mai presentati, almeno ufficialmente. Augustus. Signor Polpetta? O preferisce esser chiamato diversamente?
Non diede nemmeno troppo peso alle frecciatine che i due presero a scambiarsi amabilmente: finché si fossero limitati a quello, avrebbe avuto abbastanza tempo per gestire l'emergenza in qualche modo.

« Cara, a te sta bene che questo giovanotto utilizzi i nostri nomignoli da camera? »
Sentendosi interpellata mentre era nel pieno delle sue elucubrazioni, la Dama del Vento si trovò a sobbalzare, arrossendo violentemente.
« Personalmente non ho problemi -i mortali mi hanno adorato con ogni sorta di appellativo-, ma so che voi donne siete... gelose dell'intimità di coppia, perciò... »

Arrossendo in volto al punto da non saper più dove andare a nascondere la propria faccia, Drusilia Galanodel non si sentì affatto sorpresa del discorso in sé: la questione dei "nomignoli da camera" era già uscita diverse volte nelle loro conversazioni ed altrettante era stata messa in chiaro, ma davvero non immaginava che quel demone strampalato avesse una tale faccia di bronzo da metterla in imbarazzo anche davanti ad un suo amico.
Completamente fumante di rabbia e vergogna, boccheggiò qualche attimo, per poi allontanarsi ancora più da lui, spingendo la sedia sul lato opposto.

-G-gelosa di cosa!? Non esiste alcuna intimità di coppia!- affermò, mentre la voce le si faceva leggermente più acuta -Con chi credi di avere a che fare? Sono una persona seria, io. Augustus! Per favore, diglielo anche tu che sono seria!
Balbettando e retrocedendo, alla convinzione che Augustus non potesse cascarci una nuova paura le giunse spontanea, e cioè la possibilità che il demone potesse divulgare le stesse cose anche ad individui che non la conoscevano, generando scandali e fraintendimenti che avrebbero potuto metterla nei guai seri. Che fosse lì per distruggerla con la strategia dello sfinimento?
-Si può sapere cosa vuoi da me?! Vuoi detronizzarmi? Tormentarmi? Istigarmi al suicidio?

Avrebbe potuto continuare all'infinito -di possibilità ve ne erano abbastanza- ma la voce si spezzò nel momento in cui lo sguardo si posò involontariamente sul cono gelato di Asaliah... e poi sul suo faccino. Indignata del misfatto, si ricompose improvvisamente, passando dal panico al broncio esasperato in pochi secondi.

-E anche se fosse... tormentami pure, ma lascia stare la mia Asaliah.
Chiarito quel punto, si levò dal proprio posto, togliendo di mezzo il separatore in carta di riso e brontolando qualcosa a voce bassa che suonava come un "Santo cielo: sei assurdo... ti comporti come un bambino!". Con un gesto rapido, ordinò della torta al cioccolato, così da rincuorare la vittima innocente del furto: le fanciulle al bancone la notarono subito, dunque si gettarono nelle cucine, così da adempiere ai loro doveri.
-Ti va bella fetta di torta, Asaliah?- disse infine, rivolgendosi all'albina e sorridendole con dolcezza -Oggi la mamma ti fa assaggiare la sua preferita!

"La razza umana non risolve mai uno solo dei suoi problemi.
Si limita a sopravvivere ai problemi".

(David Gerrold)

Sala da tè: Le Dolci Grazie, Città Alta.
Presidio Errante, Endlos.

« Oh, che bel pensiero: della torta è proprio quel che ci vuo-! »
« Yeeeeee! Evviva! Grazie, Mamma! »
Ignorando per qualche attimo la voce estremamente fastidiosa di quel demonio, Drusilia ricambiò l'entusiasmo di Asaliah con un bacino sulle sue guance morbide e candide. Nel farlo -dovette ammetterlo- si sentì molto meglio; con tutta quella riserva di stress arretrato da giorni, aveva certamente bisogno di tenerezza.
Fu comunque un vero peccato che durasse così poco.
«Ragazzina, visto che ti piace studiare, ti regalo il “blocchetto delle parole del giorno”: se c'è qualcosa che non capisci, chiedi aiuto al tuo Mentore – mi è parso di capire che sia il suo lavoro.»
« Augustus...? Che cos'è “vasectomia”? »
« Per alcuni un prezioso consiglio. Allooooora: che torta mi hai ordinato, cara? ♥ »

Sbuffando contrariata a tutte le idiozie che si trovò ad ascoltare, l'Alfiere Errante convenne che -se fossero rimasti lì ancora a lungo- non solo il satanasso avrebbe derubato Asaliah della sua torta, ma si sarebbe divertito a fare il bullo con due delle persone che le erano più care.

Fissando quel Mephisto con evidente disapprovazione, Drusilia pensò che avrebbe voluto godersi quella giornata con la sua piccola Asaliah. Avrebbe voluto mangiare una bella torta al cioccolato assieme a lei ed Agustus, parlando di cose belle e perdendosi in discorsi rilassanti. Eppure, quella brutta maledizione che incombeva su di lei era del tutto intenzionata a far sentire i suoi effetti, regalandole sconcerto e frustrazione fino a farle perdere il sonno.
Dannazione a lei che aveva raccolto quella spilla! Anche se -a dirla tutta- sospettò che quel monile fosse solo una scusa per motivare una qualche vendetta. Alla fine, era colpa di Endlos se i lotti dell'Asta erano scomparsi... e quel Mephisto era un compratore.

-Nessuna, caro ♥
La risposta sarebbe giunta secca e dura dalle labbra rosse e tirate in un sorriso davvero poco convincente.
-La torta è per Asaliah, che rimarrà qui a gustarsela con il mio amico Augustus- argomentò con calma, abbandonando la propria posizione ed allungando le braccia verso quelle dell'uomo in bianco -Io e te andremo via: credo sia meglio tornare al Mastio, non trovi?
In un luogo protetto, lontano da tutti coloro a cui avrebbe potuto far del male.
-Mi raccomando, Augustus: lascio Asaliah a te. Per oggi prendetevi un giorno di vacanza e fate tante cose belle, va bene?