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Il lungo elegante corridoio in cui il Saggio d'improvviso si ritrovò raccontava un ambiente di una bellezza innaturale, rivestito di pregiate stoffe scarlatte e damascate, ricchi tappeti e lunghi colonnati, intervallati da porte tutte uguali, alcune velate da drappeggi rossi e pesanti...
« No...! Lasciami...! »
...e quando l'eco di una voce di donna squarciò il silenzio che vi aleggiava, rimbalzando fino a lui, ci furono due elementi che subito addussero urgenza all'istintivo allarme del Vampiro: il primo fu che l'aria così intrisa di negatività di quel posto gli avrebbe immediatamente permesso di riconoscervi il lugo maledetto dove aveva -nella sua ottica- solo poc'anzi perso lanon-vita; il secondo, era che conosceva quella voce. Perché apparteneva a Lady Kalia.
« Oh, quale sorpresa! Il signor Satana della Superbia! ★ »
Il suono di quella seconda voce -stavolta maschile, oltre che più alta e nitida- risultò certamente d'aiuto ad indicargli la direzione verso cui muoversi, e fu con tutta la guardinga cautela di cui era capace, che l'Alchimista cominciò a percorrere l'andito con i sensi all'erta e le orecchie ben tese.
« Ehm... veramente no. » « Oh, cielo! Con questo look, finisco per confondervi sempre! » -qualcuno ridacchia senza il minimo pentimento- « Allora... Cosa fa di bello il Re del Torrone prima dello Spettacolo? » « Una semplice passeggiata per salutare un amico... » « Oh, ma che caro! Parla di me? » « Ehm... no. » « Lo sospettavo. » « Comunque non c'era. » « Ma che disdetta. » « Così sto tornando alla mia tribuna. » « Mi sembra logico. » « E devo proprio tornarci subitissimo. »
La conversazione si articolò in un rapido botta e risposta, e si concluse con un momento di silenzio e uno scroscio di risa breve e nervoso, che guidò i passi di Arthur fino ad una strana rientranza nel muro, mimetizzata tra gli effetti ottici della tappezzeria damascata, e da quel punto di osservazione -dopo aver accostato i lembi della tenda di velluto cremisi, lì predisposta per celarvisi- egli poté studiare la situazione... e scorgere non solo i due interlocutori, ma anche le altre due creature che presenziavano a quello scambio.
« Ma che gran peccato: ci siamo appena incontrati...! »
« Per essere il Re del Tempo, ha un tempismo sfortunato... »
« Me lo dicono spesso! »
Una buona ventina di metri più avanti, gli rivolgevano le spalle un buffo pupazzo di tela con la testa di zucca (alto quanto un bambino di sei o sette anni), e un'elegante coppietta: l'uomo era alto e sottile, vestito di uno smoking scuro e con dei capelli di uno sgargiante rosso-arancio fin troppo carico e vistoso, mentre la fanciulla al suo fianco -che quello sormontava in altezza per l'intera testa e attorno alla cui vita teneva allacciato il braccio con fin troppa confidenza-, aveva lunghe chiome corvine... Ma al solo posarsi degli occhi grigi sulla sua figura, ella emanava una fin troppo familiare sensazione di pace e serenità. Possibile che...?
« ...e lei chi è? »
Quello che era stato presentato come “Re del Tempo”, l'unico di cui il Saggio poteva scorgere il volto -un tipo alto e vestito di bianco, con profonde occhiaie scure e un pizzetto caprino- assottigliò gli occhi verdi in due fessure penetranti e affilate, e il suo sguardo freddo e diffidente si posò sulla Dama Non-più-Azzurra, come se si fosse appena accorto della sua esistenza.
« Oh, lei è Sephrine, la mia accompagnatrice. »
Senza battere ciglio, il Rosso reclinò il capo contro la testolina della donna, le scostò i capelli nerissimi dalle spalle, e dopo aver snudato il suo candido collo da cigno, il ribaldo le depose un lieve bacio sulla guancia.
« Accompagnatrice...? » « Sì, proprio così: mi accompagna alle feste e durante gli eventi. » « Come un servitore, o una borsetta? » « Mh... no. » « Fa lo stesso: è molto interessante... » « ...ok. Beh. Coraggio, Rin, ora dobbiamo andare: non essere timida, e saluta il Re del Tempo. »
La fancilla corvina -visibilmente irrigidita dal senso di disagio-, eseguì con grazia ed eleganza una piccola riverenza, e il sospetto sulla sua identità diventò per il Vampiro certezza quando potè udirla parlare.
« Oh... perdonatemi: non volevo essere maleducata...! E' che... sono...
Sono davvero lusingata e... onorata, di fare la vostra conoscenza, Re del Tempo. »
« Sì, sì... è comprensibile: non crucciarti, cara fanciulla. Vi lascio andare:
ci vediamo al Ricevimento, allora! Baci! »
E senza aggiungere altro -o aspettare un replica-, lo strampalato Re del Tempo si congedò dai due per riprendere ad avanzare per la propria strada, roteando il suo ombrello rosa pieno di strane toppe e camminando dritto dritto in direzione di Arthur.
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"Non esiste un unico tempo assoluto,
ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".
(Stephen Hawking)???
Quando gli occhi grigi si spalancarono di nuovo, Arthur Friederick Giles si sentì più frastornato che mai. Credendo di essersi appena risvegliato da un bizzarro quanto frammentato sogno, cercò di ripercorrere col pensiero tutte le tappe a ritroso, così da scindere il vero dal falso, trovare il momento esatto in cui la realtà si era tramutata in fantasie deliranti.
« No...! Lasciami...! »
Non lo trovò.
La necessità di altro tempo per riflettere fu il pensiero più logico che potesse giungergli, ma la voce dell'Alfiere Orientale ed una forte aria intrisa di negatività lo scossero profondamente ed inaspettatamente, mettendolo immediatamente in allerta e modificando all'istante tutta la sua scala di priorità.
Sollevandosi lentamente per evitare il degenerare di una nausea che non aveva mai provato da circa tre millenni a quella parte, il Vampiro si guardò attorno, ma non riconobbe alcun elemento dell'architettura che potesse ricordargli luoghi già visitati. Seguendo le voci, riuscì tuttavia a raggiungere la fonte dei suoi sospetti... ma quello che vide non gli piacque affatto.
« ...e lei chi è? »
« Oh, lei è Sephrine, la mia accompagnatrice. »
« Accompagnatrice...? » « Sì, proprio così: mi accompagna alle feste e durante gli eventi. » « Come un servitore, o una borsetta? » « Mh... no. » « Fa lo stesso: è molto interessante... » « ...ok. Beh. Coraggio, Rin, ora dobbiamo andare: non essere timida, e saluta il Re del Tempo. »
« Oh... perdonatemi: non volevo essere maleducata...! E' che... sono...
Sono davvero lusingata e... onorata, di fare la vostra conoscenza, Re del Tempo. »
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Ignorando la presenza incombente che -terminato lo scambio di battute- si diresse verso di lui, il Saggio si trovò a sperimentare (e tentar di contenere) emozioni violente e contrastanti.
Nonostante non gli fosse affatto chiaro dove effettivamente si trovasse -dato che l'aria gli ricordava il luogo in cui era morto, ma non riconobbe nessuno dei pagliacci da lui incrociati- o quando -considerati gli abiti, l'acconciatura e la circostanza in cui si trovava a dover agire il suo Alfiere- furono diversi i dettagli che non gli piacquero. Primi fra tutti, il portamento della Dama Azzurra -rigido e meccanico, segno evidente di un palesissimo disagio, forse a causa di una qualche imposizione- e le libertà che prepotentemente osava prendersi quel fellone disgraziato del suo accompagnatore.
Fu per quelli che -caso rarissimo, ma possibile- la sua freddezza si trovò a vacillare.
Così iniziò a camminare rapidamente verso la coppia, indignato per quanto si era trovato ad assistere, spostando le dita della mano destra in una delle tasche interne della sua giacca.
Proprio in quel punto aveva conservato il proprio guanto.. -
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Nonostante le mille domande che dovevano in quel momento stargli affollando la mente, la scena a cui aveva appena assistito parve fornire al Vampiro un impellente ed improrogabile ordine di priorità: il sapere dove si trovasse, come fosse arrivato lì, che ne fosse stato di Theo, o chi fossero i due figuri e di cosa stessero parlando divenne d'un tratto di importanza assai relativa davanti al fatto che quel tale dai capelli carnevaleschi stesse insidiando il suo Alfiere.
Perciò, dimentico di ogni cautela e con il solo obiettivo di raggiungere quel villanzone scostumato per percuoterlo rudemente col proverbiale guanto di sfida, Arthur Friederick Giles scattò in avanti nel corridoio, affiancando l'uomo di bianco vestito con l'intento di superarlo e piombare addosso allo sconosciuto che stava proprio in quel momento “scortando” la Dama Non-più-Azzurra fino ad una delle tante porte che intervallavano il corridoio (quella con la targa “XIII”), ma... qualcuno aveva altri programmi.
SNAP
Al suono netto di uno schiocco di dita, il Saggio si ritrovò in posizione arretrata di qualche metro rispetto alla distanza che aveva appena percorso... e, in piedi davanti a lui, nel corridoio ora deserto, stava dritto e severo il Re del Tempo, puntellandosi sull'ombrello come fosse un bastone da passeggio, ed incatenando -con una certa austerità- gli occhi verdi cerchiati di profonde occhiaie scure alle iridi grigie dell'Alchimista.
« Giovanotto: che sta facendo? »
lo resarguì quel tale, con un paternalistico tono di rimprovero
« Non dovrebbe essere qui in questo momento. ». -
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"Non esiste un unico tempo assoluto,
ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".
(Stephen Hawking)???
SNAP
Al suono di uno schiocco di dita, il cainita scoprì con sommo sconcerto di essere retrocesso di alcuni passi dalla sua posizione iniziale. Sollevando lo sguardo confuso, finì per incrociare quello verde peridoto di un uomo in bianco, lo stesso che prima discorreva con l'attentatore alla virtù del suo Alfiere. Era in piedi davanti a lui, dritto e severo, puntellandosi sull'ombrello e dando l'evidente impressione di essere il motivo dell'ultima stranezza.
« Giovanotto: che sta facendo?
Non dovrebbe essere qui in questo momento. »
-...Prego?
Fissandolo con evidente confusione nello sguardo grigio e freddo, il Saggio pensò che si riferisse alla situazione. Poi -riflettendo su quanto gli era accaduto e sul titolo con cui il tale era stato presentato- iniziò a nutrire ben altri sospetti. Ma soprattutto, che voleva intendere con "giovanotto"!?
-Sono mortificato per questa spiacevole situazione...- premise, col suo solito tono elegante e composto -... tuttavia non colgo a cosa vi riferiate.
Non mentiva.
Non sapeva dove si trovava, nè quando. Ciò non cambiava la sua nuova priorità.
-La prego comunque di lasciarmi andare: uno sconosciuto ha appena attentato alla virtù della mia Signora.. -
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-...Prego?
Sono mortificato per questa spiacevole situazione... tuttavia non colgo a cosa vi riferiate.
dopo un attimo di sincera confusione, il Vampiro tornò alla sua priorità
-La prego comunque di lasciarmi andare: uno sconosciuto ha appena attentato
alla virtù della mia Signora.
Davanti a quell'argomentazione per lui particolarmente ottusa, il Re del Tempo non fu in tutta coscienza in grado di trattenersi dall'esalare un secco sospiro esasperato, sottolineando il proprio disappunto battendo il puntale dell'ombrello -rosa e rattoppato- contro il pavimento, rivestito dal tappeto rosso.
« Midas! »
abbaiò spazientito, vistosamente contrariato
« Perché teniamo una anagrafe dei crononauti? »
Il tono sensibilmente sarcastico di quel quesito ne evidenziava in modo palese la funzione retorica, ma il fatto che suonasse decisamente poco cordiale, passò in secondo piano quando il Saggio si ritrovò a subire uno shock che -fosse stato ancora un vivente- avrebbe di certo finito col far saltare qualche battito al suo cuore.
Una sinistra entità umanoide si era all'improvviso materializzata (chissà come e chissà quando) proprio al fianco del Vampiro, col volto pallidissimo e un osceno caschetto di capelli fucsia, e se già non fosse risultato sufficientemente inquietante trovarsi puntati addosso da così breve distanza i suoi strani occhi giallo e rosa, quell'essere sorrideva. Un sorriso un po' tirato dall'imbarazzo, in verità, di circostanze... o, meglio, quasi di scuse.
« Per non dover avere a che fare con... cito testualmente:
ogni idiota che pensa di poter fare che gli pare nei flussi del Tempo. »
« Precisamente. »
rincarò il Nobiluomo in bianco, compiaciuto dalla risposta
« Perciò se ne torni al suo continuum, da bravo. ». -
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"Non esiste un unico tempo assoluto,
ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".
(Stephen Hawking)???
« Midas! Perché teniamo una anagrafe dei crononauti? »
Arthur inarcò un sopracciglio, non comprendendo cosa centrassero i crononauti -esistevano realmente?- e trovando assurdo che vi fosse anche un ufficio anagrafe per loro. Era lì sul punto di controbattere quando un essere inquietante gli apparve di fianco. Se fosse stato umano -ne era certo- sarebbe morto d'infarto.
« Per non dover avere a che fare con... cito testualmente:
ogni idiota che pensa di poter fare che gli pare nei flussi del Tempo. »
« Precisamente. Perciò se ne torni al suo continuum, da bravo. »
Irrigidito da quello scambio di battute -non tanto per il rimprovero in sé, ma per i vari sottintesi- il cainita si prese alcuni attimi per riflettere. Era in un continuum sbagliato? Un mondo alternativo? Dove lo aveva spinto Theobald, quando e perché, ma -soprattutto- dove perdincibacco era finito quel fotografo strambo?
-Io... non...- cercò di argomentare, non particolarmente convinto di quanto stesse per dire -... non sapevo di essere in un continuum sbagliato.
Dopotutto Kalia aveva i capelli scuri: poteva esser finito in qualche mondo alternativo.
Forse non era nemmeno il suo vero Alfiere.
-Potrebbe... ehm... spiegarmelo? Non credo di aver mai viaggiato attraverso lo spaziotempo.. -
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-Io... non... non sapevo di essere in un continuum sbagliato.
provò a far presente l'Alchimista del Sangue, con poca convinzione
-Potrebbe... ehm... spiegarmelo? Non credo di aver mai viaggiato attraverso lo spaziotempo.
« Le sembro uno sportello informazioni, per caso?!
E cosa li pagherei a fare i dipendenti? »
Sbuffando in maniera ancora più sonora ed insofferente della volta precedente, il Re del Tempo lasciò cadere con noncuranza quel commento piccato, volse gli occhi verde peridoto al cielo, e il vaporoso mantello bianco gli vorticò intorno quando girò i tacchi per andarsene; sollevando il suo ombrello-bastone, lo roteò poi in aria con fare spensierato e fece per riprendere la sua marcia lungo il corridoio.
« Midas! Spediscilo a Fred. »
« Prego, signore, da questa parte... »
E non appena lo strano Servitore posò una mano sulla spalla del Vampiro, come un'immagine velata da un fitto banco di nebbia, l'ambiente sfarzoso del corridoio delle Tribune perse nitidezza, svanendo davanti agli occhi grigi di Arthur..
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