Chronicles of the Odds

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    Ignaro dello scherzo crudele che l'impiegato Sfregiato ha architettato ai suoi danni, il Vampiro si avvicina all'uscio che gli è stato indicato, schiude il battente, e l'attraversa... ma una volta dall'altra parte, nello scoprirsi in coda alla fila chilometrica dell'ufficio, un brutto sospetto lo coglie. E il timore di esser stato rimbalzato diviene un'atroce certezza non appena e iridi grigie scorgono mooooolto in lontananza i numeri luminosi degli sportelli.

    In aggiunta, non appena si volta (perché la prima reazione di chiunque sarebbe tornare sui propri passi, agguantare quel lavativo pigrone e svogliato, e vomitargli addosso tutta la furia incontenibile di un'infernale super-predica), gli tocca constatare che il passaggio nella parete si è banalmente dissolto alle sue spalle, lasciandolo bloccato all'imbocco di una corsia delimitata da transenne e cordoni di velluto viola intrecciato.

    Prima che possa pensare di spostarsi da lì, dalla sua destra -da una corsia comunicante- una piccola folla si trasferisce nella sua carreggiata, incastrandolo tra la parete, una fiumana di persone che gli chiude le vie di fuga, e un muro di umanità sul davanti, in fila a bloccargli il passo.

    A quanto pare, in quel monumento burocratico all'incompetenza, nessuno sa cosa gli è accaduto dopo il triste trapasso sotto il Tendone del Circo – e nessuno pare volersene occupare... ma un uomo che ha votato la propria vita e la propria morte ad affilare l'ingegno, non è mai disarmato davanti alle avversità: non sa ancora cosa, ma qualcosa farà!

    Il suo primo atto di ribellione al sistema si realizza non appena -sgomitando verso il cordame- gli riesce di disimpegnarsi dalla pressa della moltitudine, ma quel gesto di protesta viene subito notato dagli astanti, che gli dedicano qualche occhiataccia truce, alcuni sospiri scandalizzati, e mormorii di disapprovazione, ma... quanto può interessare la cosa a chi ha una certa fretta di fare ritorno a casa, dalle persone che gli stanno a cuore? Probabilmente ben poco.

    Mentre vaga per lo spazio rigidamente compartimentato di quell'ufficio bianco, alla ricerca di un indizio o di una via d'uscita, lo sguardo grigio dell'Alchimista scorge un cartello con una grossa freccia... e quel che legge è un'indicazione che solletica e non poco la curiosità.

    "ARCHIVI DEL TEMPO"

    Dopo tutte le cose che ha sentito dall'inizio di quel folle viaggio, chissà che lì non possa trovare quelle risposte tanto agognate che nessuno sembra capace di fornirgli...?

     
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    "Non esiste un unico tempo assoluto,
    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    Tra le più atroci torture conosciute durante la sua lunga esistenza, Arthur Friederick Giles era profondamente convinto che davvero in poche potessero rivaleggiare contro lunghe, inconcludenti ed infinite code agli sportelli.
    Alla luce di questa considerazione -nel suo piccolo- il Saggio aveva sempre lavorato in modo che a Palanthas non vi fossero ritardi di tipo burocratico, o quantomeno fossero limitati ad un livello di decenza ed umana sopportazione. Chiunque avesse creato quel posto -invece- evidentemente non era stato illuminato dai suoi stessi pensieri; l'imperdonabile mancanza, unita alla scarsa empatia dell'uomo agli sportelli, si tradusse con un vampiro bloccato tra pareti e muri fatti di corpi appartenenti a perfetti sconosciuti.
    Questo lo disturbò non poco e -anche se le sue necessità potevano essere più che sufficienti per costringerlo a trovare una soluzione efficace- a dargli la famosa "spinta in più" fu la sua intrinseca reticenza al contatto umano e la necessità di trovare un punto in cui i suoi spazi personali non erano così drammaticamente violati.
    OFEb9Ic

    Sgomitando in un atto di ribellione, il cainita riuscì a disimpegnarsi dalla pressa della fastidiosa ed interminabile fiumana, sforzandosi di non incrociare tutte le occhiatacce truci sul suo cammino ed ignorando palesemente i sospiri scandalizzati ed i mormorii di disapprovazione.
    Trovata la via di fuga e meno aria viziata, vagò con lo sguardo per tutto lo spazio compartimentato di quell'ufficio, sperando in cuor suo di trovare una via di fuga a quella follia in cui si era ritrovato forse per sbaglio. Scorse così un cartello con una grossa freccia, le cui indicazioni finirono per incuriosirlo.

    "ARCHIVI DEL TEMPO"

    Reputando che qualunque cosa sarebbe stata meglio di quello, si lanciò alcune occhiate attorno, attendendo un momento in cui la gente in fila avrebbe smesso di fissarlo. Dunque si sarebbe diretto molto lentamente nella direzione indicata dalla freccia. I passi sarebbero diventati molto più spediti solo nel momento in cui si sarebbe sentito al sicuro da sguardi indiscreti.



    Edited by Drusilia Galanodel - 19/5/2019, 22:33
     
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    Sgomitando controcorrente rispetto alla fiumana da cui si è ritrovato suo malgrado travolto, il Cainita guadagna infine una posizione più agevole fuori dalla fila, e mentre si ricompone, assaporando la sensazione piacevole che può dare avere il vuoto intorno, e godendosi un po' di aria fresca sebbene non abbia alcun bisogno di respirare, lo sguardo bigio perlustra l'ambiente della sala d'attesa di quell'ufficio orribilmente disorganizzato.

    "ARCHIVI DEL TEMPO"

    L'occhio cade sul grande cartello che campeggia in cima ad un corridoio più defilato rispetto all'area degli sportelli, ed è la scritta su di questo apposta a catturare l'attenzione del Vampiro: proprio lì decide di dirigere i suoi passi non appena l'attenzione degli astanti nei suoi confronti scema, prima cautamente e poi sempre più spedito.

    Imboccando il misterioso andito indicato dalla freccia, si ritrova in un lungo segmento bianco e tutto sommato ampio, intervallato da battenti lignei che incastonano pannelli di vetro: a giudicare dalle piante da interno (forse finte) e dalle panche imbottite poste accanto alle porte -probabilmente destinate all'attesa-, è facile supporre che si tratti di uffici, ma... oltre a non esserci nessuno nei paraggi, sulle vetrate non è possibile scorgere alcun nome dell'intestatario – solo segni, che si può dedurre essere numeri romani, andanti dall'uno al dodici.

    A cosa servono quegli uffici non è dato saperlo, visto che non ci sono informazioni a riguardo, così al Vampiro non resta che percorrere la zona deserta fino a raggiungere un primo bivio... a cui se ne avvicendano molti altri, ma che può superare senza incertezze, scegliendo ogni volta la diramazione seguendo l'onnipresente indicazione del cartello indicante l'Archivio, come la luce di un faro per un disperso in mare; quando infine raggiunge la meta, se ne trova davanti le doppie porte spalancate, sormontate dall'arco di marmo recitante la famosa scritta.

    Spiando all'interno, il Brujah vede solamente un'anticamera bianca con da una parte dei divanetti grigi e un tavolino, e dall'altro un bancone allestito come una scrivania... dove siede in modo scomposto un vecchio dal cranio pelato, ad eccezione della chierica bianca e vaporosa, che gli si allarga ai lati della testa come un paio di ali spiegate: visto come se ne sta sbracato contro lo schienale, con la testa abbandonata all'indietro, tenendo gli occhi chiusi e russando leggermente, l'anziano è inequivocabilmente addormentato.

    jpg

    Lungo il perimetro del locale è possibile notare tre porte sulle altrettante pareti antistanti l'ingresso, ma non sono visibili targhe, e a questo punto l'Alchimista potrebbe decidere di svegliare il nonnetto e chiedergli informazioni, o -in alternativa- esplorarle per conto proprio, ma... cosa è preferibile fare?

    Dopotutto, l'anziano potrebbe non apprezzare il venire svegliato, e -a fronte dell'esperienza appena fatta agli Sportelli- è lecito immaginare che sarebbe più probabile incontrare altri ostacoli da parte del personale che altro, quindi... quale potrebbe essere il male minore?

     
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    "Non esiste un unico tempo assoluto,
    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    Seguendo la nuova via che aveva scelto di percorrere, il Vampiro si ritrovò nell'ennesimo ambiente completamente bianco, intervallato da porte che davano ad una sottospecie di uffici, in quel momento tutti vuoti. Cercando con lo sguardo qualche nome legato a quelle postazioni, Arthur non trovò tuttavia altro che segni, più precisamente numeri romani, anch'essi fino al dodici.
    Essendo giunto a conoscenza del posto in cui si trovava e delle materie trattate, suppose che si trattasse di una qualche strana analogia alle ore rappresentate negli orologi analogici. Nulla che gli interessasse in quel momento, in ogni caso.
    Passando avanti e superando diversi bivi, non abbandonando mai le indicazioni a quella che era la sua meta finale, raggiunse finalmente la zona degli archivi, le cui doppie porte spalancate e sormontate da un arco recitante l'agognata scritta ebbero su di lui lo stesso effetti dei cancelli del Paradiso agli occhi di un morente.

    Aprendo lievemente i battenti e spiando all'interno, il Saggio intravide un'anticamera bianca con diversi punti ottimi per accomodarsi ed un solo tavolino utilizzato come una scrivania. Un vecchietto addormentato e scomposto sedeva vicino ad essa, ed il russare particolarmente fastidioso gli diede l'idea che avesse un sonno davvero molto pesante.
    Ovviamente il Vampiro non aveva alcuna intenzione di destarlo, ancora memore della brutta esperienza di prima. Inoltre -pur non sapendo nulla della propria condizione- ebbe il timore che ricorrere a strategie "legali" lo avrebbe soltanto messo nei guai. Non aveva fatto nulla di male, ma se era vero che a lui fosse legato qualche paradosso... nessuno gli avrebbe permesso di tornare a casa.
    Probabilmente lo avrebbero ucciso, di nuovo.
    Non che temesse realmente la morte... tuttavia non si sentì nella condizione di voler sprecare in modo stupido la sua unica occasione di tornare dai propri cari.

    Lasciando vagare il proprio sguardo argenteo lungo il perimetro del locale, gli fu possibile notare tre porte sprovviste di targhe. Davanti a quel palese dubbio, non ci pensò due volte: camminando molto lentamente e sperando di non destar troppi sospetti, s'intrufolò rapidamente oltre uno dei tre battenti, scegliendolo letteralmente a caso.
    Dopotutto... non aveva una meta precisa, né sapeva esattamente cosa cercare
    Sempre meglio di non far nulla e rimanere in fila, comunque.

     
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    Giunto a destinazione e data una bella sbirciata all'interno dell'anticamera, il Saggio adocchia l'anziano addormentato, ma alla luce della sua precaria condizione misteriosa -e dei fin troppo snervanti precedenti con lo staff di quel posto- decide di lasciarlo ronfare tranquillo per procedere piuttosto per conto proprio.

    Muovendosi lentamente e con circospezione, Arthur varca la soglia del disimpegno e si avvicina alla prima porta, aprendola silenziosamente ed insinuandosi all'interno: nonostante il buio pesto, non appena i suoi sensi vampirici si accomodano all'ambiente ristretto che lo circoda, sia i contorni degli arredi in ceramica -che si delineano alla sua visione notturna- sia l'odore di acqua clorata -presto catturato dal suo olfatto sopraffino-, gli permettono di capire al volo che è appena entrato in un gabinetto. Porta sbagliata

    Con la stessa attenzione avuta all'andata, all'Alchimista non resta che sgattaiolare fuori e procedere verso la prossima porta, e tuttavia...

    « Lurido Bastardo. »

    Non appena l'uscio gli si richiude alle spalle, un sibilo pieno di ostilità lo raggiunge, facendolo trasalire: subito, raggelato più di quanto il suo corpo già morto possa far trasparire, il Cainita volge istintivamente gli occhi bigi verso l'interlocutore, già pensando a cosa poter dire per cavarsi di impiccio, ma... quando le iridi argentee convergono sull'anziano guardiano, Arthur può tirare un sospiro di sollievo pur non avendo alcun bisogno di respirare.

    « ...ballerò sulla tua tomba...! »

    Il Vecchio sta parlando nel sonno, e per quanto non è chiaro con chi ce l'abbia, di certo non lo interessa neppure; facendo attenzione a non fare rumore, il Crononauta prosegue verso la parete opposta, scoprendovi uni stanzotto tutto sommato vivibile, occupato da scaffalature piene di materiale da ufficio, e una macchinetta del caffè con tanto di forniture di scorta: una saletta ricreativa, insomma. Nulla di interessante.

    Andando per esclusione, c'è da star relativamente sicuri che la porta centrale sia quella giusta: tornando sui propri passi, il Vampiro varca l'ultimo battente, ritrovandosi in un brevissimo e spoglio corridoio di passaggio -non più lungo di tre o quattro metri-, terminante in un'altra porta.

    Questa, però, presenta sulla destra una strana manopola che ricorda davvero tanto quella delle cassaforte a combinazione... solo molto più complessa, visto il gran numero di parametri previsti dalle diverse cornici montate sui cerchi concentrici; inoltre, al centro del disco, è disposto un foro che dà tutta l'aria di essere la toppa per una qualche chiave di sorta.

    ...e qualcosa -una sorta di ineffabile sesto senso- fa intuire al Saggio che, cambiando la combinazione della manopola -simboli, lettere e numeri-, cambi anche la dicitura sulla targa di metallo che sovrasta l'architrave, e -per estensione- l'area visitabile dell'Archivio.
    Attualmente, la targa recita qualcosa di molto intrigante.

    "ARCHIVIO DELLE ANOMALIE"

     
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    "Non esiste un unico tempo assoluto,
    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    Cercando di non farsi sentire, il vampiro poté rapidamente constatare che la fortuna non fosse esattamente dalla sua, per ciò che riguardava le scelte casuali: finito prima in un gabinetto e poi -dopo un "falso allarme" dalla terminologia sconveniente al punto da indignarlo- in una saletta ricreativa, riuscì solo alla fine a raggiungere quello che doveva essere realmente un archivio.

    Varcata la prima soglia, Arthur Friederick Giles si ritrovò a poca distanza da una seconda porta dalla manopola assai curiosa. Fra lui ed il nuovo destinatario delle sue attenzioni c'era un breve e spoglio corridoio, che attraversò in pochi e rapidi passi. Abbassando lo sguardo sulla serratura, notò una certa somiglianza alle già viste casseforti a combinazione. Ciò nonostante, era comunque molto diversa e decisamente più complessa; all'idea di doverla decifrare gli venne un certo sconforto, tuttavia l'improvvisa epifania che quei simboli non servissero esattamente ad aprirla riuscì a ridargli nuova speranza.
    Dopotutto, proprio in quel momento, la targa riportava un'indicazione che lo intrigò non poco.

    "ARCHIVIO DELLE ANOMALIE"

    A quel punto, il vampiro non ritenne utile o efficace lanciarsi in codifiche lunghe, complesse e con ampi margini di errore: avendo già un indizio pronto, avrebbe dovuto soltanto aprirla ed entrarci. Inoltre era pur sempre in fuga: per quanto quegli sportelli in cui era finito non gli avessero dato l'idea di essere abbastanza rapidi nell'accontentare i visitatori, prima o poi avrebbero chiamato lui, accorgendosi della sua assenza. Il tempo, in quei luoghi, era -ironicamente- un nemico.
    Girò la manopola, spingendo il battente.
    Dunque varcò la soglia, senza mai guardarsi indietro.

     
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    Entrando nella nuova stanza, Arthur trova ad attenderlo dall'altra parte un ampio labirinto di librerie, disposte le une accanto alle altre per formare corridoi, svolte, e -al centro del locale- un solido tavolo per le consultazioni, corredato di alcune sedie... insomma, un vero e proprio dedalo tra le alte file di scaffalature, polverose ma ancora solide, cariche di volumi dall'aspetto ordinario: uno scenario che -per certi versi- gli ricorderà certamente le grandi aule di lettura di Palanthas, quindi nulla di troppo interessante, per chi non sappia esattamente cosa cercare tra le costine dei volumi, allineati sulle mensole.

    Lasciando vagare le iridi argentee per quello spazio familiare eppure sconosciuto, non appena lo sguardo si eleva fino alla volta, l'Alchimista del Sangue può sperimentare la curiosa sensazione in cui un confortante sollievo e la più sincera sorpresa si accavallano, in un miscuglio di sentimenti difficile da districare... ma che ha un leggero retrogusto di inquietudine.

    Perché -ancora una volta- giungono in suo aiuto i cartelli di indicazioni pendenti dal soffitto, probabilmente pensati per aiutare gli eventuali avventori ad orientarsi nella planimetria, fornendo direzioni generiche sugli argomenti trattati nell'archivio: alcuni hanno il nome di quelle che il Vampiro sa essere la nomenclatura delle Lune Endlossiane, mentre una recita testualmente...

    "ENDLOS"

    È una coincidenza fortunata, per quanto inconsueta: non si tratta certo della cosa più strana che il Saggio ha visto e vissuto nei suoi viaggi post-mortem, ma... è rassicurante che il mondo che è giunto a considerare la sua casa abbia un'intera ala a sé dedicata nell'“Archivio delle Anomalie”? Beh, qualsiasi abitante del Semipiano sa quanto le bizzarrie siano all'ordine del giorno, quindi... forse si tratta solo di una concentrazione statistica dovuta alla sua posizione nell'occhio del ciclone del Maelstorm, e magari non vuol dire nulla. Magari non è Endlos ad essere un'anomalia.... o sì?.

    Riflettendo sul da farsi, Arthur nota la presenza di alcuni volumi, abbandonati sul tavolo per le consultazioni; facendo caso ai titoli sulla loro costina, essi colpiscono inevitabilmente la sua attenzione: “Galanodel e Meliamne I”, “Circus Diabolique” e... “Libro mastro dei prestiti.

     
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    "Non esiste un unico tempo assoluto,
    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    Ciò che il Saggio trovò oltre la soglia non si discostava affatto dalle sue aspettative: particolarmente ordinato e con diverse targhe a facilitare l'orientamento, l'archivio permise al Vampiro di muoversi rapido e a proprio agio, forte anche dei suoi anni trascorsi a Palanthas.

    Non gli ci volle troppo ad orientarsi, tuttavia fu travolto da sollievo ed inquietudine nel momento in cui si trovò a scoprire che una targa con il nome di Endlos contrassegnava un'intera ala dell'archivio delle anomalie. In un certo senso, qualcosa dentro di lui gli suggerì che doveva aspettarselo: endlos non era insolito alle stranezze e la struttura stessa di quel mondo si allontanava di molto da quelle che suggeriva la fisica studiata a Mirach. Avendo avuto solo due esperienze dirette, aveva tuttavia inizialmente abbandonato i sospetti, accettando l'idea che anche le leggi del mondo potessero cambiare di zona in zona. Il sospetto si era poi riaffacciato durante una lettura dei rapporti riguardanti i viaggi nel Naos, ma aveva abbandonato le ricerche per questioni prioritarie. Ora -però- i suoi dubbi rischiavano di essere confermati; si morse le labbra con rabbia, sapendo di non poter leggere tutti i tomi lì presenti.

    Poi... l'occhio gli cadde su alcuni volumi abbandonati sul tavolo per le consultazioni.
    I loro titoli destarono immediatamente la sua attenzione: “Galanodel e Meliamne I”, “Circus Diabolique” e “Libro mastro dei prestiti.” A quel punto non seppe dire se lo inquietassero più le coincidenze o che -se erano lì- qualcuno doveva averli letti prima di lui, nemmeno troppo tempo prima.

    Rapito da quell'insondabile mistero, li prese fra le dita pallide, iniziando a sfogliare per primo il "Circus Diabolique" alla ricerca di qualcosa che non sapesse o che -magari- gli era sfuggito. Poi avrebbe guardato sul "Libro Mastro dei prestiti" e solo alla fine sui Galanodel e Meliamne. Per quanto l'ultimo argomento lo toccasse particolarmente, lo riteneva ormai una faccenda chiusa o comunque di priorità inferiore alle altre.

     
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    Nonostante sia tremendamente tentato dall'allettante prospettiva di trincerarsi nell'ala di Archivio riservata al Semipiano di Endlos (che, in fondo, in cuor suo ha sempre un po' sospettato essere catalogabile come un ricettacolo di “anomalie”) e leggere tutto quello che può trovarvi -da copertina a copertina-, a fronte del fatto di non sapere quanto tempo ha prima che qualcuno scopra la sua intrusione, il Vampiro è costretto ad organizzare le proprie priorità.

    E non appena nota i volumi abbandonati sul tavolo, pur serrando le labbra in una smorfia di cocente disappunto, Arthur sceglie di dirigersi al tavolo per le consultazioni ed ispezionare quei tomi dagli argomenti quanto mai legati alla sua persona: “Galanodel e Meliamne” è di certo vicino a quella che è tutta la sua storia passata, ma si tratta di cose che crede di conoscere già; al contrario, il “Circus Diabolique” è ciò che più potrebbe tornargli utile in futuro, essendo fulcro di fin troppi misteri irrisolti.

    Tra di essi, il “Libro mastro dei prestiti” acquista rilevanza a livello collaterale nel momento in cui -ragionandoci con una logica rafforzata dalla sua esperienza di bibliotecario- Arthur giunge all'ovvia conclusione che se qui libri sono fuori dai loro scaffali, qualcuno deve averli prelevati per studiarli nemmeno troppo tempo prima, e... se qualcuno sta indagando su quegli stessi argomenti, è lecito essere curiosi sulla sua identità.

    In ogni caso, il Tempo è tiranno, perciò è meglio non tergiversare: per quanto ne sa lui, la minaccia è ancora incombente sul suo mondo e sui suoi cari, oltre che il motivo per cui ha perso la propria non-vita, ed è dunque per questo che le dita pallide raggiungono il tomo dedicato al "Circus Diabolique" cominciando a sfogliarlo... e la prima cosa a colpirlo è che non si tratta di un libro stampato, come la solida copertina induceva a pensare, ma di un manoscritto.

    Un manoscritto che riporta grafie differenti, che preannunciano il fatto che il lettore avrà a che fare con un'opera disorganica, probabilmente nata da più mani, in momenti diversi: una sorta di diario collettivo o una raccolta di report, che suggerisce una composizione frammentaria... oltre che una formulazione tutt'altro che uniforme, visto che si passa da -rari- appunti ben articolati con una grafia molto chiara a frequenti brutti mix di scarabocchi, simboli, abbreviazioni e zampe di gallina.

    Scorrendo le pagine alla ricerca di qualcosa di circa leggibile, gli occhi grigi si soffermano su di un rendiconto posto circa a metà del malloppo, che -pur cominciando con coordinate e codici identificativi che per lui non hanno nessun significato particolare- ha qualcosa di interessante.

    La Danza delle Ore si è conclusa: prendendo servizio al posto del mio predecessore ho temporaneamente ricevuto in custodia i suoi incarichi pendenti e visionato così la documentazione sul caso in oggetto.
    Analizzando i profili parziali delle singole anomalie che compongono il fascicolo -le entità ibride denominate “Circensi”- ho ipotizzato un collegamento tra esse e alcuni episodi di Blur nelle Time-Line di alcuni dei mondi in cui il Circus Diabolique ha poi fatto tappa per alcuni dei suoi spettacoli: procedendo ad un controllo incrociato, ho talvolta trovato corrispondenza tra alcune delle vittime disperse e alcuni degli elementi unitisi a Tendone come personale di vario genere; allego lista dei nominativi e coordinate bibliografiche.
    Non ci sono abbastanza elementi per formulare teorie e ipotizzare una spiegazione sui meccanismi che regolano questo fenomeno anomalo, ma reputo che investigare in tale direzione porterebbe dati utili a disvelarne il mistero: so che si tratta di una mera intuizione, ma richiedo l'autorizzazione Regia a procedere nella mia indagine.


    L'autore della entry risulta essere un non meglio specificato “Agente 9”, e dal momento che sembra avere anche il dono di un certo acume (oltre che il pregio di una scrittura chiara) Arthur potrebbe ben volentieri eleggerlo a proprio punto di riferimento nell'esplorazione del dossier: sapendo che gli conviene cercare i report da quello firmati, riuscirebbe ben presto a costituire un filo conduttore che gli renda più semplice navigare quell'oceano di informazioni. Sempre ammesso che gli sia stata accordata “l'autorizzazione Regia”.

    Scorrendo un gran numero di grafie di scribi diversi, il Vampiro potrebbe forse iniziare a perdere la speranza, ma dopo un bel malloppo di pagine, finalmente legge il ritorno del suo “amico” Agente 9.

    Per graziosa intercessione di Sua Maestà, seguendo la pista indicata nel mio precedente report, l'indagine sul microcosmo del Circus Diabolique ha permesso qualche primo progresso: le osservazioni effettuate sul campo si sono infatti sempre concentrate sulle conseguenze delle anomalie nei piani di riferimento, ma ritengo sarebbe più fruttuoso comprenderne l'origine.
    Lavorando in tale direzione, i colleghi dislocati lungo i diversi continuum sono stati solerti e meticolosi nel raccogliere le testimonianze (di cui allego una copia), e analizzando le fonti da loro prodotte sono giunta alla conclusione che bisogna tracciare una netta linea di demarcazione tra gli “Artisti” del Circo e tutte le altre figure che operano all'interno del Tendone, in quanto solo i primi -e il Tendone stesso- costituiscono le Anomalie propriamente dette; tutto il resto della pletora di creature che lavora nella struttura (mostri e demoni di varie tipologie e provenienze) sono da considerarsi null'altro che una massa di gregari, attirati dalla prospettiva di guadagnare vitto, alloggio, protezione, e una scusa per assecondare la loro infima natura.
    Proseguendo alle dovute misurazioni tramite intermediari -usando tutta la discrezione con cui il Re ha imposto di operare-, ho appurato che questi “pesci piccoli” non sfuggono alle maglie del Tempo, non sono legati a fenomeni di Blur, non dispongono dei poteri dei Circensi e non posseggono informazioni -verificate direttamente alla fonte- sugli Artisti loro superiori, sulla natura del loro Contratto con l'Impresario, o sulla figura dell'Impresario stesso, giacché ho appreso non essere questi quasi mai presente al Tendone, delegandone interamente la gestione al soggetto codificato con gli pseudonimi di “Aren” o “Clown Bianco”.
    Tirando le somme, posso oltre ogni ragionevole dubbio dedurre che chiunque non sia a sua volta un Circense è assolutamente i n u t i l e a svelarne il mistero; alla luce di ciò, richiedo formalmente tutti i permessi necessari per procedere al confronto diretto con uno degli esemplari in oggetto, per acquisire il più possibile in merito – anche con mezzi coercitivi.


    Segue un altro malloppo di pagine -probabilmente le “testimonianze” menzionate nel testo- più o meno comprensibili: quello che descrivono sono scene di invasioni, rastrellamenti, massacri, crudeltà e vendette... chissà quante altre Kisnoth sparse per i mondi e le epoche, sebbene le comparse del Circo (quelle che il Vampiro riesce a decodificare, per lo meno) sembrano più tipicamente circoscritte a piccoli centri o singole case.

    Decifrare ogni episodio nel dettaglio richiederebbe indubbiamente una calma e del tempo che la situazione non permette, quindi... così come ne accarezza pensosamente la copertina, Arthur potrebbe anche accarezzare l'idea di portare il fascicolo via con sé. Ammesso di riuscire a trovare un modo di andarsene da lì. Ovunque sia il li. In ogni caso, a troncare quella riflessione giunge la scoperta di un nuovo intervento di Nove... e non riporta buone notizie.

    La missione è fallita, e la mia squadra sgominata.
    Come prestabilito dalle direttive del Sovrano, ho istruito e guidato da lontano i miei sottoposti perché entrassero in contatto con l'anomalia nota come “Leonov il Burattinaio”, selezionato tra altri per il fatto di aver esaurito il suo servizio sotto l'autorità del Circus Diabolique qualche tempo prima: sebbene sia stato avvicinato con cautela e cortesia nel luogo del suo ritiro, prendendo l'argomento senza svelare le nostre reali motivazioni, l'ex-Circense ha evitato ogni indiscrezione, ignorato gli approcci più blandi e rifiutato quelli più diretti, e quando l'agente designato allo scopo ha provato a sondarne anima e psiche, la situazione è degenerata rapidamente.
    In conseguenza al tentativo di intrusione, l'Esper ha accusato malori che l'hanno lasciato stordito, vulnerabile alla reazione violenta avuta dal soggetto; è stato abbattuto prima che i compagni potessero intervenire, e sebbene lo scontro abbia visto il Burattinaio avere la peggio per inferiorità numerica, due elementi di cui alcune testimonianze facevano menzione si sono rivelati granitici dati di fatto. Il primo è che l'Anomalia possiede capacità rigenerative incredibilmente efficienti, corredate -come se non bastasse- di una totale insensibilità al dolore; il secondo è che sembrava dotato di un quantitativo di potere spaventoso; probabilmente è prematuro supporlo, ma contemplando il peggior scenario possibile, è prudente assumere che tutti i Circensi abbiano in comune tali caratteristiche.
    Durante la concitazione dello scontro, il Capo-Squadra ha identificato come fulcro della forza nemica una gemma dalle tonalità gialle, che Leonov teneva incastonata nel palmo destro: dopo essersene impadronito amputando l'arto, il nostro uomo ne ha fatto il bersaglio dei suoi attacchi, ma la sovra-stimolazione del cristallo ha prodotto un effetto distruttivo in modo esponenziale, che ha annichilito l'intera squadra, causando ingenti danni nel piano materiale ed eterico, ma -soprattutto- cancellando ogni segno dell'Anomalia. Sul posto, non è stato possibile rinvenire nessuna traccia del misterioso minerale per destinarne un campione ad ulteriori studi.
    In aggiunta, ho notato che se gli agenti coinvolti nell'esplosione hanno concluso il proprio ciclo esistenziale secondo il protocollo, l'anima di colui che l'ha scatenata risulta attualmente irrintracciabile.


    Il report è breve ma denso di informazioni, e se passa in rassegna l'esperienza vissuta in prima persona da lui stesso e dai suoi compagni nel culmine della Notte della Prima, il Saggio può certamente trovare alcuni punti di contatto e molti spunti di riflessione... e mentre incasella le idee, sfogliando sfogliando, Arthur giunge a quella che è l'ultima annotazione in assoluto.

    I preparativi hanno richiesto molto tempo e ancora più cura, ma a fronte della fiducia di cui il Re mi ha investito nell'appoggiare questa quanto mai avventata linea d'azione -nonostante il mio precedente fallimento-, ho tutta l'intenzione di portare a compimento la missione: stavolta scenderò in campo in prima persona, in solitaria dietro alle linee nemiche, perché ho maturato la convinzione che infiltrarmi tra gli Artisti e diventarne uno è il miglior modo per avvicinarmi all'Impresario, per scoprire la natura e i termini del Contratto, e per riuscire a ricostruire chi o cosa erano le Anomalie prima di diventare tali.
    Questa notte, il Circus Diabolique si esibirà su un palcoscenico singolare: Endlos, un'altra delle incognite che turbano l'ordine dei domini di sua Grazia, e io sarò là.


    Sovrappensiero, probabilmente intento a rielaborare tutto quel che ha appena letto, il Cainita richiude il fascicolo del “Circus Diabolique” e apre il “Libro mastro dei prestiti” all'ultima pagina del registro, scoprendo -forse senza neppure troppa sorpresa- che ad aver richiesto quei due volumi specifici è stato nientemeno che l'Agente 9... che per un tomo ha senso, vista la sua dedizione alla causa di svelare la matrice delle anomalie circensi, ma... che interesse potrebbe avere per l'altro?

    Prima che Arthur possa decidersi a risolvere quella curiosità, l'abbassarsi della maniglia e lo scatto netto della serratura lo avvisa che presto -questione di secondi- non sarà più solo nell'Archivio: e ora che si fa?

     
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    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    Ottenendo la conferma innegabile di non poter giudicare un libro dalla copertina, Arthur Friederick Giles scoprì con somma sorpresa di non aver a che fare con qualcosa di ordinato o semplice. Il primo volume che scelse di aprire -quello relativo alla Notte della Prima- si rivelò infatti un manoscritto realizzato da mani diverse, molte delle quali in grado di comporre parole con tratti d'inchiostro così caotici da richiedere diverso tempo per la decodifica. Molto più di quello che -probabilmente- gli era concesso in quella situazione d'emergenza. Inutile accennare allo sforzo a cui il vampiro dovette sottoporsi per mantenere la calma ed un certo silenzio nello sfogliare le pagine.

    Unica fortuna fra tanti tiri mancini di una Sorte beffarda fu lo scoprire che uno dei relatori -un tale "Agente 9"- fosse dotato delle abilità minime per rendersi in qualche modo comprensibile. Arthur, pur non conoscendolo, gliene fu immensamente grato: percorrendo i suoi appunti con occhi argentei, riuscì a dedurre diversi dettagli di quelle che erano state le sue ricerche, e se molte scoperte coincidevano con esperienze vissute in quel tendone maledetto, alcune lo investirono di sensazioni molto strane.

    Non sapeva in effetti come sentirsi riguardo quell'associazione di cronomanti in cui si era ritrovato: era gente strana e spesso sgradevole, nonostante si muovessero per motivi più che condivisibili. Una parte di lui si sentiva rincuorata e al sicuro all'idea che -in un certo senso- quella notte non fossero stati totalmente soli e che degli alleati si erano mossi assieme a loro, celati nell'ombra o infiltrati fra gli stessi Circensi. Un'altra parte di lui osservò tuttavia che, muovendosi nell'ombra, non erano probabilmente soliti a manovre particolarmente visibili, ragion per cui li avrebbero lasciati morire come cani in ogni caso, pur di non far saltare la copertura.
    Scendendo nella sua situazione attuale -inoltre- il cainita ebbe il sospetto di non poterli nemmeno considerare realmente "alleati". Pur non conoscendo la propria condizione, il suo istinto suggeriva la parola "anomalia", tanto cara a tutti i lavoratori di quella strana base bianca ed asettica. Cercare un dialogo su quelle premesse sarebbe stata una delle mosse meno intelligenti della sua onorata carriera di studioso.

    Cambiando tomo, Arthur ebbe conferma dell'identità di colui (o, per meglio dire, "colei") che aveva scelto quei tre libri come consulto, tuttavia non ebbe tempo di dedicarsi alla lettura del terzo volume sul tavolo, così da capire cosa avesse spinto l'Agente 9 ad interessarsi proprio ai Galanodel ed ai Meliamne: la maniglia della porta da cui era entrato si mosse e lo scatto netto della serratura lo avvisò che presto sarebbe stato raggiunto da qualcuno. Abbandonando il "Libro mastro dei prestiti" e raccogliendo gli altri due, cercò un qualche nascondiglio nel labirinto di scaffali. O -magari- una seconda via d'uscita.

     
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    Al primo rumore che gli giunge dalla serratura, il Vampiro abbandona il Registro dei Prestiti sul tavolo delle consultazioni, e mentre i battenti di accesso ruotano rapidi e silenziosi sui cardini ben oliati, imbraccia in tutta fretta gli altri due corpulenti volumi; sta già infilandosi nel più vicino corridoio quando uno sconosciuto giovanotto -un tipo longilineo e dalla vistoza zazzera di un verde scuro- fa la sua comparsa nel vano dell'uscio, ma...

    « . . . »

    ...non abbastanza velocemente né in maniera sufficientemente stealth per non essere notato.

    « Cos-? Ehi! Lei chi è?! Come è arrivato qui?! »

    Naturalmente, il Saggio non resta lì immobile a scrutare le reazioni del suo viso, ad ascoltare le ovvie domande che gli vengono spontaneamente rivolte in merito alla sua presenza, né si attarda a fornirvi risposta o spiegazione, ma con il suo prezioso bottino stretto al petto si inoltra nel labirinto di scaffali, alla ricerca di una qualsiasi via di fuga da quella situazione.

    « Si fermi! Torni subito qui! Ehi, dico a lei! Molli i dossier! »

    Certo-come-no. Senza curarsi di cercare un dialogo con quel tale, di cui inizia ad udire molto distintamente lo stridio delle suole di gomma lanciate in corsa al suo inseguimento, Arthur prosegue alla cieca in mezzo alle librerie, svoltando a destra o a sinistra a seconda di dove il sentimento del momento lo conduce: cerca un passaggio, una porta, un punto di riferimento... ma niente del genere gli si para innanzi agli occhi grigi.

    Poi, d'un tratto, una vibrazione lo investe, dandogli l'impressione di star correndo contro il vento di un uragano o risalendo il flusso fluviale di una corrente avversa; nel tentativo di sottrarsi a quella sensazione, il Cainita scarta lateralmente e svolta un angolo a precipizio...

    « Ouch! »

    ...rimbalzando contro qualcuno e gettandolo a terra, ruzzolando all'indietro -natiche a terra- a sua volta e perdendo la presa sui dossier che gli volano di mano; così, mentre alcune delle loro pagine si sparpagliano loro intorno, le iridi grigie di Arthur si sollevano ad incontrare i due confusi occhi chartreuse del giovanotto che ha urtato.

    A quanto pare, l'Alchimista ha ritrovato la sua nuova vecchia conoscenza Theobald!
    ...o forse è il contrario. Oh, beh, insomma: ci siamo capiti.

     
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    "Non esiste un unico tempo assoluto,
    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    ???

    Nonostante Arthur avesse davvero molte ragioni per sentirsi "speciale", fra queste non appariva alcuna abilità di celarsi nelle ombre: chiunque fosse entrato in quel momento, notò immediatamente il movimento strano, dunque prese -giustamente- a rincorrerlo e ad intimargli (inutilmente) di fermarsi. In quegli attimi di concitazione, il vampiro si vergognò con tutto sé stesso delle terribili azioni di cui si stava macchiando, ancor più perché -solitamente- si trovava al posto del proprietario dei libri. Nonostante ciò, non arrestò la propria corsa, né la ridusse: per quanto i sensi di colpa potessero tormentarlo, la necessità era abbastanza voluminosa e salda per farne un giusto contrappeso.
    Poi, inaspettatamente e spaventandolo non poco, una vibrazione lo investì, ed il Vampiro fu travolto da sensazioni molto strane. Temendo di essere sotto attacco per mano dell'inseguitore, il Saggio cercò di spostarsi lateralmente per sottrarsi a quella sensazione.

    « Ouch! »

    Scontrandosi contro un ostacolo imprevisto e apparso dal nulla, Arthur Friederick Giles finì per ruzzolare a terra, perdendo la presa sui dossier che gli volarono via. Alcune delle pagine si sparpagliano tutte intorno, e con occhi confusi e già affranti per la fine misera di quel furto improvvisato, Arthur sollevò il proprio sguardo per capire cosa fosse riuscito a fermarlo. Con sorpresa, le iridi argenteo si soffermarono su due ancor più confusi occhi chartreuse che, in quel momento, il cainita percepì verde speranza.

    -Theobald!- affermò allibito, prima di tornare immediatamente in sé e raccogliere in fretta e furia i volumi ed i fogli sparsi -...ecco, prendi.
    Con movimenti rapidi e forse un po' bruschi, gli posizionò un tomo e qualche foglio fra le mani, suddividendo la refurtiva ed alleggerendosi. Non ebbe alcun problema nel fidarsi di lui, nonostante temesse che quel giovanotto fosse a sua volta un qualche strano tipo di cronomante: dopotutto, se Arthur -anomalia rediviva- era lì negli archivi a rapinare dossier, era anche colpa sua. Non ci avrebbe guadagnato nessuno dei due ad esser catturato.
    -Mi inseguono. Ci inseguono: dobbiamo sparire da questo posto, e in fretta!

     
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    -Theobald! ...ecco, prendi.

    In quel momento così particolare della sua altrimenti sempre rispettabile esistenza, dopo un primo istante di sincera sorpresa davanti a quel volto familiare (per quanto conosciuto solo di recente), il Vampiro si riprende all'istante e si affretta a recuperare i fogli sparpagliatisi in giro, mollando in grembo al suo appena nominato complice i due tomi della refurtiva.

    -Mi inseguono. Ci inseguono: dobbiamo sparire da questo posto, e in fretta!

    jpg
    « Come “ci inseguono”? Perchè? »

    Preso in contropiede da quella dichiarazione, oltre che evidentemente confuso dalla concitazione del momento, Theo -ancora seduto sul pavimento- sgrana gli occhi di quel suo strano colore ibrido e circonda i volumi con la mancina, puntellandosi con la mano destra per rimettersi in piedi e muovendo qualche passo attorno ad Arthur per cercare di capire meglio cosa stia facendo e per non essergli di intralcio nella sua operazione di raccolta.

    Ruotando la testolina scura da una parte, il Fotografo sta per chiedere all'Endlossiano se può fargli comodo un aiuto, ma proprio in quel momento l'inseguitore sopraggiunge in corsa alle sue spalle: i suoi passi precipitosi richiamano l'attenzione del giovane, che si volta nella sua direzione solo per scoprirsi minacciato da uno strano marchingegno.

    « FERMI DOVE SIETE! MANI IN ALTO! »
    « AAAHHH! »

    Con un gridolino genuinamente allarmato, tremando un pochetto, Theo lascia cadere i libroni e solleva le braccia di scatto in sequenza, per ubbidire all'intimazione, ma -nel farlo- i grossi dossier finiscono per schiacciare un piede del giovanotto dai capelli verdi sotto tutto il crudele peso di cui li carica la gravità, ma quello non fa neppure in tempo a lasciarsi andare in un grido o un'imprecazione di dolore, perché il gesto involontario del Fotografo gli infligge una manata, che lo sbilancia all'indietro, mandandolo a sbattere di testa contro una delle mensole e a finire lungo disteso sul pavimento, privo di sensi. Presto semi-sepolto dai libri che hanno visto il loro equilibrio compromesso dall'urto.

    « I.io... e-ehm... scu-... mi scusi...! »

    ~GROOOOOWL~

    Mentre recupera i libroni e se li stringe al doppio petto della giacca elegante, contemplando il tizio svenuto ai suoi piedi, un cupo brontolio si leva dallo stomaco di Theo, e mentre Arthur recupera gli ultimi fogli di carta può udirlo borbottare fittamente tra sé e sé per qualche momento, senza però riuscire a distinguere nulla di quel che dice; l'inseguitore non pare ferito, solo tramortito, eppure, a giudicare dall'espressione vagamente spiritata che il Fotografo ha sul viso quando gli volta le spalle rivolgendosi al Saggio, qualcosa sembra averlo decisamente scosso.

    « ...ecco perché non vado in Biblioteca. I libri mi piacciono, ma le biblioteche mi angosciano. Sono posti pericolosi e tetri, le Biblioteche... »

    Ma quelle frasi snocciolate con tono flebile non sono dirette a nessuno in particolare, nemmeno all'Alchimista che -terminata rapidamente la sua occupazione e rimessosi in piedi- vede l'altro venirgli incontro solo per superarlo con passo ciondolante ma frettoloso, imboccando uno dei sentieri del labirinto e proseguendo lungo svolte, bivi e incroci senza fermarsi mai neppure una sola volta a razionalizzare dove sta andando.

    ~GROOOOOWL~

    E tra il restare disperso da solo nell'Archivio delle Anomalie, presto braccato dai padroni di casa, e spostarsi altrove insieme a Theobald, ad Arthur non rimane scelta che seguire il suo strambo salvatore.

     
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