Rust as fast as you can!

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    ???, ???
    ???, Spazio-L.

    « Non allontanarti dal sottoscritto, » fu il primo consiglio che Tomas Renkse diede distrattamente a Flandresca Revelt, Emissario dell'Archetipo dell'Oblio, spostando di qualche centimetro più in là un intero scaffale e risistemandone alcuni libri. Appena un battito di ciglia più tardi la biblioteca aveva lasciato il posto ad uno spazio aperto i cui confini erano impossibili da stabilire, e in cui il concetto stesso di “forma” era definito secondo regole molto più approssimative di quelle della maggior parte dei mondi conosciuti.

    Tomas sfilava tranquillo su larghi viali circondati in ogni direzione da librerie che apparivano e svanivano in continuazione come se seguissero una volontà propria, e nuotavano inafferrabili in quel vuoto dai colori cangianti che Flandresca apprese chiamarsi “Spazio-L”. Esso era un luogo-non luogo che esisteva schiacciato nel reticolo del multiverso ma rimanendo al tempo stesso abbastanza estraneo alla natura di quest'ultimo da non seguirne necessariamente le logiche; era contemporaneamente mondo, strada e idea, e connetteva ogni luogo dove fosse presente una quantità di libri sufficiente da creare un approdo.
    Solo pochissime creature erano in grado di accedervi; ogni dimensione normalmente godeva di poco meno di una dozzina di Viaggiatori – come li aveva definiti l'uomo. Si trattava di un'arte o tramandata da un maestro ad uno e un solo allievo o appresa autonomamente per caso, i cui segreti erano gelosamente custodito. Che un estraneo fosse non solo al corrente di tutto ciò, ma che addirittura venisse condotto attraverso lo Spazio-L era infatti un'eventualità a dir poco inaudita.

    Volumi solitari sfrecciavano come stelle cadenti sopra le loro teste e i sotto i loro piedi; le loro scie erano fatte di stringhe di parole in lingue ignote e conosciute, antiche e moderne, talvolta perfino future.
    Si camminava come se sopra una strada pianeggiante, lastricata e uniforme, senza che fosse tuttavia possibile stabilire se i piedi stessero davvero appoggiando su qualsiasi cosa. Oltretutto il sentiero tendeva a cambiare consistenza, diventando ora soffice ed elastico – Tomas disse che era a causa della presenza di una fiaba della buonanotte nelle vicinanze – ora umido, e lì poteva trattarsi di miti cosmopoietici come di storie particolarmente osé (e non di rado le due cose coincidevano), o inconsistente, e allora si poteva essere sicuri che c'erano dei buchi di trama nei paraggi con i quali si doveva fare molta attenzione.

    « Non toccare nulla, qui si nascondono più insid- »
    Un forte stridio aspro e penetrante riempì quella che, in assenza di un termine migliore, poteva essere definita aria. Tomas si irrigidì.
    Seguirono poco dopo altri ruggiti simili. Simili, ma mai identici. Anche un ascoltatore poco attento avrebbe potuto notare delle differenze notevoli di intonazione, nonostante la voce fosse la stessa.
    « Uh-oh, » disse, alzando il braccio per fare cenno a Flandre di fermarsi. « Questo è un dizionario dei sinonimi e contrari. Creatura gestibile, ma molesta. Ogni tanto ci imbattiamo anche in queste cose. »
    Abbassò il braccio e infilò noncurante le mani nelle tasche.
    « Potremmo fare una deviazione, o andare avanti e vedere come va. Se devo essere onesto, non mi cambia molto scegliere l'una o l'altra opzione. »

    Turno 1Benvenuto nella seconda parte dell'ingresso di Flandre!
    Questa scena si apre nello Spazio-L, una dimensione che per sé si trova fuori dal semipiano, ma funge da collegamento fra le varie biblioteche del multiverso. Sei dunque ancora in viaggio con Tomas.
    Hai due opzioni davanti a te, specificate già nel corpo del post: prendere una strada alternativa, o proseguire per quella che già state percorrendo. Ognuna presenta conseguenze diverse.
     
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    . cosmo; Spazio-L.

    Il salto dimensionale si estende nella percezione di un brivido,
    lo scuotersi di anima e corpo in un sussulto uniforme tipico di chi va a sfiorare con le dita di una mano una sostanza aliena, talvolta vischiosa ma che nel medesimo istante taglia con la ferocia del fuoco e del gelo. Le dimensioni, i vari frammenti del cosmo che brillano nel cielo sconfinato di una notte di mezza estate, condividono una matrice su cui si fonda la loro stessa stabilità - così come altre zone minori, corridoi nascosti che in pochi possono lodarsi di aver attraversato o minimamente intravisto.

    Così come l'oceano è talvolta il dominio dei tritoni e sono gli Antichi Draghi i veri custodi del cielo,
    ad ogni esistenza è concesso marciare su aree ben note, talvolta oltrepassando confini per necessità o dote. Le aree più intime delle dimensioni non fanno eccezione,
    così come quelle in cui i signori planari hanno fondato le loro cittadelle.
    Da lì nascono storie e leggende, la mente attraverso i sogni cerca quasi disperatamente di raggiungerle e i grandi artisti le ritraggono in quadri o affreschi pregiati.

    Questi luoghi sono eccezioni, angoli del Multiverso isolati nel punto cieco delle percezioni.

    NTnhMUz

    « Vuol dire che posso considerarmi speciale. »
    Da seguito all'informazione con un accenno di risata, fregiandosi di lustro per aver messo piede in una zona così esclusiva. La donna resta una Viaggiatrice, sfruttando quel nome così comune ma che custodisce una preziosa verità di tempi andati, una di quelle che ha marciato per davvero tanto tempo ma che per pura predisposizione non macchia i gesti di arroganza. Muove gli occhi in un impeto di scoperta, fregiandosi di quella novità che l'avrebbe probabilmente portata a saltare al primo accenno di distorsione per quella favola particolare se non ci fosse stato l'uomo al suo fianco. Bastava la sua semplice presenza per costringerla a quiete e responsabilità,
    ma in quel sorriso c'era la solita nostalgia mal celata.

    La successione dei Maestri permette la trasmissione di questo segreto in maniera controllata,
    lasciando l'ipotetico cancello solo nelle mani adeguate. Allo stesso tempo però lo rende esclusivo di pochi, per una eredità che rischia di svanire al santo di una generazione. Probabilmente, tra qualche secolo o forse infinitamente di più, sarebbe toccato a lei raccogliere le ultime pagine di questa storia apocrifa,
    cercando un nuovo interprete tra le dimensioni.

    Ma non sarebbe successo oggi, non domani. Solo più tardi.
    (In cuor suo, sperava il più tardi possibile.)

    « Preferisco proseguire Tomas, per vedere cosa c'è da quella parte. »
    Non ha senso deviare il cammino davanti a quello che non è un pericolo mortale.
    La curiosità resterà sempre il difetto la sua dote migliore.



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    « With shortness of breath, you explained the infinite.
    How rare and beautiful it is to even exist. »




    Stato di Salute」 Perfetto
    Condizioni Mentali」---
    Riserva Energetica」100%
    Riepilogo consumi nel turno」--
    Equipaggiamento in uso」<del<spada bastarda, guanto d'arme.

    Riepilogo abilità
    __- crovenyulsa: agilità +50%;
    __- emptinfilia:instant-cast delle tecniche di natura magica, resistenza scenica alle temperature, immunità al danno diretto delle proprie tecniche;
    __- dhezeall: mind-fuck alert.

    Tecniche impiegate
    __Nope!

    Note finali
    __:).
     
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    Tomas abbassò il capo sulla compagna di viaggio, le sopracciglia aggrottate in un moto di stupore e perplessità. Rilassò la sua espressione dopo appena un attimo di silenzio, e fece spallucce. Aveva in fin dei conti già avvertito che si trattava di una decisione tutt'altro che importante, almeno per quanto lo riguardava.
    « Come più preferisci, Flandresca Revelt, » rispose. C'era una punta di solennità nella sua voce, una leggera inflessione che era tuttavia tanto stravagante e fuori luogo nel contesto da dare l'impressione che non l'avesse neppure fatto apposta.
    « Solo, non farti troppe aspettative, » continuò, adottando stavolta un tono più appropriatamente informale. Agitò sbrigativo una mano. « Quelle bestie sono fastidiose, sì, ma al tempo stesso non sono neppure così interessanti. Ci sprechi tempo ed energie e basta. »
    A dispetto delle parole poco incoraggianti, il bibliotecario continuò nella stessa direzione come se non le avesse mai pronunciate. Come se si fossero trattate di nient'altro che un timido tentativo di dissuasione che egli stesso aveva deciso di lasciar cadere nel vuoto.
    Tomas Renkse non era una persona molto espressiva, ma i suoi atteggiamenti dovevano aver oramai gettato alcuni indizi: egli non era affatto impensierito dal « dizionario », e addirittura sembrava dichiararsi annoiato – o quantomeno tutt'altro che colpito dall'idea di incontrarne una. Ciononostante, aveva avuto la premura di fermare Flandre prima di proseguire, e avvertirla affinché potesse quantomeno avere una scelta.
    Gestibile, dunque, ma per chi?

    Ovunque quel dizionario fosse stato, non era ancora visibile all'orizzonte. Sempre che di orizzonte si potesse parlare in una pseudo-dimensione tanto avulsa alle logiche di spazio tradizionali, dove un passo poteva significare non allontanarsi quasi per nulla dalla biblioteca nella baraccopoli sotterranea da dove erano partiti, per poi ritrovarsi agli angoli più remoti del multiverso con quello successivo.
    Ciononostante si poteva essere quantomeno sicuri che lo Spazio-L vantava una propria coerenza interna, e procedere significava davvero avvicinarsi alla minaccia annunciata da quell'uomo bizzarro. Sempre che essa non decidesse al tempo stesso di allontanarsi.
    « Quando sentirà l'odore della nostra essenza, ci sarà addosso quanto prima potrà, » disse Tomas, escludendo anche quella possibilità. Camminarono entrambi per diversi minuti, avvolti in un silenzio rotto soltanto dai ruggiti sempre più vividi della creatura e, ogni tanto, anche dai suoi sussurri, perché era pur sempre un dizionario dei sinonimi e contrari.

    Ad un certo punto, un fragore assordante rimbombò, contro ogni logica, nel vuoto. Come sempre, arrivò pochi secondi più tardi un sibilio.
    Infine, la creatura fece finalmente la sua comparsa in un frullio di ali e frusciare di carta. Tomas alzò la testa su delle pagine di un libro assemblate fra di loro nella forma di un grosso rettile volante simile ad una viverna. Una che però aveva un becco allungato dalla forma conica, e una protuberanza pure conica che protrudeva dal cranio come una cresta.

    « TESAUROOOO! » esclamò il bibliotecario, una goccia di sudore freddo che correva lungo la tempia. « Non dovrebbe essere così grande! »
    Arretrò di un passo, e si abbassò per schivare il becco della bestia che era appena scesa in picchiata. Doveva essere ad occhio e croce alto quattro o cinque metri, con un'apertura alare fra gli otto e i dieci. Quindi non molto più piccolo di Iakh Mayr.
    Il tesauro si librò di nuovo sopra i due viaggiatori, deluso dall'insuccesso del suo primo attacco.
    « SCRIIIII! RRAAAARGH! GROAAAAR! Pssst. Hissssss. Pffffff. »
    Riprovò poi la stessa manovra di prima. Cambiando però bersaglio.
    « Credo che sarà il caso che ti aiuti, » disse Tomas, che aveva tutto d'un tratto ritrovato una parte della sua solita tranquillità.

    Turno 2Hai dunque scelto di continuare sulla stessa strada, anche al costo di dover affrontare il dizionario dei sinonimi e contrari. Beh, eccotelo qui in tutto il suo splendore! Addirittura ne trovi uno in versione apparentemente extra-large, con grande sorpresa e orrore di Tomas, e di fatto si tratta di una sorta di pterodattilo di carta.
    Comincia ora una fase di combat, che durerà fin quando non abbatterai il mostro o, in alternativa, uno dei due non si ritirerà. Si esordisce con un attacco in picchiata di potenza Alta diretto a te, dopo che il tuo compagno è uscito illeso dalla prima offensiva.
     
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    . cosmo; Spazio-L.

    Accartocciarsi delle dimensioni, forse eterno peregrinare
    lontani dai sentieri più comuni. La donna prosegue guardandosi attorno nella quieta curiosità che l'ha contraddistinta dal primo momento, tendendo l'orecchio quel tanto che basta per accogliere le parole e la voce di Tomas ad ogni consiglio - così come ai momenti in cui lui si limita ad accettare le sue decisioni con la naturalezza di chi riporta su un tomo il dettato altrui in maniera fedele. Forse si lascia scappare un sorriso quando il timbro fugge rapido verso un'elevazione che trova innaturale, per occhi che sembrano appartenere a quei grandi Signori che da un trono accolgono le decisioni dei loro avventurieri.

    « Sai Tomas, una volta mi sono trovata
    ad attraversare un posto simile a questo
    . »

    Si sfiora le labbra in un principio di riflessione, quasi per mettere a fuoco dettagli offuscati. Non si trattava di biblioteche e condotti di questa categoria per carità, ma il multiverso è comunque saturo di gallerie su cui regna un concetto di spazio e tempo differente da quello ordinario. Insomma, piccole porzioni di terreno calpestabile affini al concetto di scorciatoie e vicoli particolarmente oscuri, dedicando ad ognuno di essi un particolare vigilante.

    « Dei particolari segugi si occupavano di tenerlo pulito, se capisci che intendo.
    La mediazione era comunque alla base del transito, o un qualunque altro contatto.
    Potevi provare a evitarli, certo.

    Ma sarebbero apparsi anche ai confini del mondo in quel caso
    . »

    Il suo è un sorriso quasi feroce in quel momento, sfumato quasi spontaneamente in un tratto di nostalgia e divertimento. Amava quelle creature, il ruolo di Cenere l'ha portata spesso a doverli incontrare per forza di cose, non sempre in circostanze favorevoli.

    « Ciò che voglio dire è che finché saremo compagni di viaggio e ci sarà qualche scocciatura sul tragitto, puoi essere sicuro che le troveremo sempre.
    Tanto vale toglierci subito il pensiero di dosso, per evitare di trovarli
    poi nel momento peggiore
    . »

    Termina con una scrollata di spalle, avendo ormai fatto l'abitudine con la sua peculiare malasorte. La Cenere imprime nei suoi occhi i lati nascosti del mondo, per un decadere nell'oblio che è inevitabile come le più antiche leggi del cosmo. E se anche volesse fuggirne, per un po' di quiete, queste prima o poi troveranno il modo di raggiungerla anche senza essere un pericolo per lei.
    Ma potrebbero esserlo per altri.

    E giunge infine lo stridio, l'urlo della bestia.
    Del Dizionario, seguendo il nome assegnato dalla sua guida.
    Un rumore omogeneo per il luogo in cui si trovavano, eliminando la presenza di carne e le dovute carcasse così da lasciare il passaggio immacolato anche dopo un conflitto. Era più grande di quanto potessero aspettarsi, cresciuto o forse semplicemente una eccezione maestra.

    Non importa, non ha mai importato.
    Si tratta di uno scontro voluto da lei stessa, così da non rimandarlo, a cui doveva offrire il dovuto rispetto. Respira mentre la bestia danza nell'aria nel fruscio, ruota incidendo un paio arco con il piede sinistro e prepararsi all'ingaggio.

    Estrae la spada, polvere di perla la avvolge e vibra nell'aria in un falò innaturale,
    agglomerarsi della cenere per offrire scudo alla propria signora.

    NTnhMUz

    Sangue.
    Intenti che non hanno saputo combaciare, una spada che non c'era.

    « Ora sono sveglia. »

    La barriera di grigio si spezza in frammenti uniformi mentre il becco affilato scava per una modesta lunghezza nella spalla destra, scavalcando l'armatura di metallo e andando a incidere nella carne. Polvere e sangue danzano nell'aria, mentre il cadere sulle sue stesse ginocchia per un attimo forse contribuisce a rendere più lieve la ferita e salvarla da una seconda e immediata stoccata.

    C'era un vago sentore di sbagliato che la accompagnava dal suo arrivo su Endlos, quasi una confusione mentale per essere stata colpita prima di aver avuto il tempo di assestarsi. Il dolore è però un campanello d'allarme perfetto, il migliore per imporre al corpo e alla mente di riunirsi sotto una catena d'acciaio.
    Istinto. Esperienza. Abitudine. Forza.
    Stringe i denti in un acceso nervosismo, spalancando la mano armata dal guanto dirigendola verso lo stesso becco della Viverna quasi per verificare lei stessa la resistenza della particolare carta di cui era formata. Il tramite era quello che sembrava uno schiaffo all'apparenza, ma un colpo d'artigli affilati per scavare e strappare prima che avesse il tempo per ritirare la testa.

    E poi un bagliore.
    Se il corpo ruota per agevolare il primo attacco, la mancina segue fedele e diventa ricettacolo della cenere. Ma stavolta non per proteggersi.
    Satura di un intento di guerra erompe attorno all'Araldo in un urlo muto, lacerando l'aria e addensandola in una vampata nella forma di una spada: la stessa che la Ruggine le aveva portato via, ora plasmata come un semplice falso e che può mantenere per poco tempo. La lama vibra, il corpo ritrova l'equilibrio e dopo il colpo d'artiglio ritratta il movimento iniziale
    balzando verso l'esterno.

    Il filatterio energetico può vantare una lunghezza di un metro e mezzo,
    esteso dal braccio che simula un affondo nel vuoto. L'obiettivo è l'ala sinistra, posta nella direzione in cui aveva deciso di muoversi, su cui cala un vero e proprio spettacolo di luci: lame nascono nel vuoto, pulsano in esplosioni luminose piombando come una raffica sull'appendice della creatura.
    La successione può dirsi ordinata, un moto orario con una distanza di forse venti centimetri tra ogni arma.

    Quando si affrontavano i Draghi, nell'antichità, il primo obiettivo era di solito quelli di gettarli al suolo.
    Flandre non appartiene alla Dragoneria, quella vera e onorevole, ma ne ha appreso i concetti.

    E forse, grazie al Tesauro, potrà scaricare un po' della stizza indotta da Iakh Mayr.



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    Stato di Salute」 Ferita media alla spalla destra.
    Condizioni Mentali」Dio santo Iakh Mayr.
    Riserva Energetica」65%
    Riepilogo consumi nel turno」10% + 20%
    Equipaggiamento in usoSpada bastarda, guanto d'arme.

    Riepilogo abilità
    __- crovenyulsa: agilità +50%;
    __- emptinfilia:instant-cast delle tecniche di natura magica, resistenza scenica alle temperature, immunità al danno diretto delle proprie tecniche;
    __- dhezeall: mind-fuck alert.

    Tecniche impiegate
    __Nope!
    CITAZIONE
    :: amala's dissonance ;
    Cenere del cosmo, cenere di tutto ciò che è stato creato.
    La benedizione della Madre delle Ombre è una circostanza peculiare, un filo che si intreccia con un elemento dalla natura quasi artificiale ma che non perde assolutamente terreno se paragonato da altri più giovani. Semplicemente percependo un pericolo e comprendendone la vera sostanza, il potere che le scorre nelle vene apparirà davanti a lei come un bastione orgoglioso, una barriera che davanti a elementi o fili d'acciaio si limiterà ad estinguerli o fermarne l'avanzata. Lo scudo, perché esteticamente di questo si tratta, appare talvolta come una vera e propria armatura per quanto vicina sarà alla propria signora, potendo talvolta ridursi nei soli punti di contatto con le offensive nemiche con la giusta concentrazione.
    costo variabile (impiegata a medio) natura fisica durata istantanea target singolo
    tipologia difensiva sintesi tecnica difensiva ; armatura di cenere.

    CITAZIONE
    :: kraun of synchrony ;
    Arte di acciaio e antica magia, prima danza della cenere.
    Durante i suoi viaggi per il cosmo, la Cinerea ha avuto la possibilità di incontrare una donna forgiata nel titolo di vento d'argento, paladina che poteva vantare grandi doti ma plagiata da un'indole eccessivamente brusca e irascibile seppur di buon cuore. Un viaggio che ricorda con nostalgia, insegnamenti preziosi che non l'hanno tuttora abbandonata e che omaggia in un principio di forza.
    Chiude così gli occhi e lascia filtrare la cenere nella spada rivestendone il filo di pura energia, vibrando in direzione del nemico un colpo a lei congeniale: saturo di potere arcano, questo sarà accompagnato nell'istante successivo da un numero variabile di attacchi direttamente proporzionale al consumo speso, senza mai superare il metro di raggio affine alla portata dell'arma.
    L'assalto vede la propria origine corrispondente alla figura della spadaccina, come se non fossero altro che una concatenazione di colpi di natura magica scagliati a velocità quasi istantanea.
    Ai sensi del regolamento, il numero di attacchi seguirà la scaletta dei quattro totali a consumo basso, sei per il medio, otto ad alto ed infine dieci con un dispendio critico di energie. Nel caso si trovasse disarmata le sarà concesso di formare nella mano una copia di elemento cenere, sfruttando questa come veicolo della tecnica - replica che svanirà al termine dell'offensiva.
    costo variabile (impiegata ad alto) natura magica durata istantanea target singolo
    tipologia offensiva sintesi colpi di elemento a distanza ravvicinata

    Note finali
    __Smezza l'offensiva usando una difesa media, attribuendo il danno in game per aver "dimenticato" di non avere la spada con sé. Praticamente è come se evoca così metà difesa, volendo porre uno strato di elemento sulla spada da usare come ostacolo. Poi reagisce con un attacco comune e la tecnica a consumo Alto.
    <3.
     
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    « Sai Tomas, una volta mi sono trovata
    ad attraversare un posto simile a questo
    . »

    A quelle parole il bibliotecario si girò verso la donna senza smettere di camminare.
    « Oh, davvero? »
    Chiese, incuriosito. Chiaramente non doveva capitare a tutti di attraversare dei non-spazi intradimensionali, nemmeno nell'arco di un'intera vita – o di più vite. Anzi, doveva essere un'esperienza rara perfino per molti esseri eterni.

    « Dei particolari segugi si occupavano di tenerlo pulito, se capisci che intendo.
    La mediazione era comunque alla base del transito, o un qualunque altro contatto.
    Potevi provare a evitarli, certo.

    Ma sarebbero apparsi anche ai confini del mondo in quel caso Ciò che voglio dire è che finché saremo compagni di viaggio e ci sarà qualche scocciatura sul tragitto, puoi essere sicuro che le troveremo sempre.
    Tanto vale toglierci subito il pensiero di dosso, per evitare di trovarli
    poi nel momento peggiore
    . »

    « Certo, capisco perfettamente, » disse Tomas, « e sono anche curioso di sapere che tipo di posto si trattasse. Fino ad ora ho viaggiato solo attraverso lo Spazio-L e un altro che utilizzano normalmente le sapienti anatre bianche della Città che Obbedisce alla Volta Celeste. »
    Si fermò per un momento e si strinse nelle spalle. Dopodiché, riprese il cammino.
    « È una storia lunga, » liquidò sventolando una mano.

    ---

    Sebbene gli artigli della surreale fiera alata avessero fatto breccia nelle difese di Flandre, quest'ultima aveva trovato subito la forza di lanciarsi al contrattacco e, infatti, una lama fu presto formata fra le sue mani. Si susseguirono uno, due, quattro, otto attacchi sferrati con la furia di chi aveva un conto in sospeso con qualcuno che non c'era, ma che aveva trovato per il momento un comodo sostituto. Ogni lama appariva e svaniva caduce come un'efemera, e cercava una strada nella durissima carta di cui era fatta la sua nemesi.

    Senza riuscirci del tutto.
    Parole illeggibili e inchiostro nero sgorgavano copiosamente dalla ferita inflitta, ma l'ala era tuttavia rimasta ancora attaccata al resto del corpo. Come se non bastasse, il Tesauro, che nel frattempo era atterrato per riprendersi dallo shock, sembrò essersi innervosito ancora di più.

    Scosse concitato la testa, e sbatté le ali per librarsi di nuovo in volo per tornare alla carica...
    ...ma si era scordato di fare i conti con Tomas.
    Il bibliotecario corse con decisione verso l'animale, le gambe avvolte improvvisamente da delle fiamme che tuttavia non parvero turbare l'uomo, e lo costrinse ancora una volta a terra con un calcio ben assestato sulla nuca. Un altro, invece...

    ...SCREE! SKWEEK! SHRIIEEEK! Psst! Shht!
    « Questa è una sacca post-moderna, » RAAAAAHK! Pfff! « speravo di evitarle. Sono insidiose e creano situazioni piuttosto imbarazzanti. Tutto bene laggiù? »
    GRAAAR! Hisss!
    « Sono stato meglio, ma sopravviverò. »
    « Mi serve che tu ci tolga da questo pantano in fretta. Quanto ci metterai? »
    « Ah, rimedio subito, guarda. Scusatemi ancora per l'imprevisto e... »

    ...il Tesauro ricomparve al posto del giovane uomo che l'aveva appena sostituito. Si guardò inizialmente attorno con un misto di confusione e imbarazzo, come se si fosse reso conto della stranezza della situazione che si era delineata in sua assenza...
    ...sempre che fosse stato davvero assente.

    « Credo sia meglio andarcene, prima che succeda qualcos'altr- Oh! »
    Ripresosi in fretta, l'animale riprese a fissare i due viandanti con profondi occhi completamente neri. Spalancò poi il becco, e sputò in successione due globi tremolanti come palloncini pieni d'acqua, uno rosso e l'altro blu, diretti verso sia Flandre che Tomas.
    Questi esplosero non appena toccarono quello che passava per un suolo da quelle parti, liberando prima un liquame denso e viscoso, e poi un altro con un odore acre e che esalava dei fumi molto poco rassicuranti. Entrarvi in contatto doveva significare farsi abbastanza male.
    « Andiamocene! » esortò Tomas, « Questo è un dizionario dei sinonimi e contrari anomalo, deve essere almeno bilingue! »

    Turno 3Secondo turno di combat in cui il volatile incassa i tuoi colpi di spada e il primo calcio di Tomas senza troppi problemi. Quanto al secondo attacco, questo finisce per colpire una figura apparsa lì all'improvviso, sostituendosi al Tesauro, secondo il bibliotecario, per colpa di una “sacca post-moderna,” qualunque cosa possa significare per te/Flandre.

    Quando il Tesauro ritorna, attacca con due tecniche: una è immobilizzante, e se colpisce ti impedirà di muoverti dalla tua posizione per un turno; l'altra invece infliggerà danni corrosivi. Quanto ai consumi, sono rispettivamente un Medio e un Alto da ripartire fra due bersagli.


    Edited by Kuma. - 22/6/2019, 03:19
     
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    Una storia lunga,
    di cui non hanno al momento il tempo di parlare. Tomas può considerarsi un uomo affine al trovarsi nelle situazioni particolari, almeno seguendo protagonisti lontani da quelli che abitano comunemente le città. Si tratta di luoghi che al semplice accenno la portano a sorridere, almeno nel possibile nonostante la lacerazione alla spalla che seppur adagio continuava a sanguinare in maniera per fortuna non ancora pericolosa. Il respiro poteva dirsi faticoso, sfruttando il seguito tra fiamme dell'uomo per distanziarsi di un paio di passi e rinnovare l'aria nei polmoni.

    « Una volta conclusa questa crociata
    per riprendermi la spada cercherò di portarti da quelle parti
    . »

    Una smorfia, sfiorando per un paio di volte lo squarcio per assicurarsi che non sia troppo profondo. L'adrenalina del contrattacco non dura in eterno, il corpo soffre della spossatezza di essersi mosso troppo rapidamente quando non poteva permetterlo. Ma quella pausa che quasi il Fato concede la accoglie con felicità, anche se la quantità di imprevisti accumulati
    nel giro di poche ore iniziavano ad essere troppi.

    « Dovrò chiedere un paio di favori ma ne ho altrettanti da riscattare. »

    Un colpo di spalle quasi per proseguire in una risata,
    interrotta dalla consapevolezza di aver mosso già che era meglio tenere quanto più fermo. La voce si spezza in un paio di gemiti di dolore, stringendo il guanto armato quando poi la bestia riappare e in una cacofonia di urla quasi pretende altro sangue. Il suo inchiostro cade ma non abbastanza da bilanciare quanto subito fino a questo momento, in particolare poi con il sospetto di altre distorsioni che potrebbero rallentare la battaglia o estenderla verso angoli cosmici che sarebbe meglio lasciare lontani.

    Lui l'ha chiamata sacca, agli occhi della Cinerea era apparsa invece come un pizzico di potenziale
    cosmico che poteva esplodere in qualunque momento, quasi subendo i capricci di ogni cultore del sapere.

    « Vorrei sbagliarmi ma non è che questo posto è influenzabile dai colpi di genio, vero? »

    Crocevia di idee dove tutto esiste allo stesso tempo e in ogni luogo,
    sarebbe decisamente una scocciatura se ad ogni that's it! da qualche parte potrebbe accendere qui una scintilla pericolosa. Ma non ha tempo per articolare meglio i pensieri, limitati a una semplice supposizione quando in un battito di carta e umore nero la creatura torna a urlare.

    Quell'olezzo di morte e acido che accompagna l'offesa non le piace per niente.

    « Ho visto abbastanza, si. »

    Sbatte le palpebre, piegando le gambe quel tanto che basta per promuovere un balzo imminente. Le doti del proprio compagno di battaglia le sono ignote, ma dal poco visto fino ad ora oltre ai commenti sul Drago precedenti alla partenza sa di non doversi preoccupare. Desiderio nasce nel cuore della determinazione, forza si trasforma in pura energia e il corpo viene avvolto da una armatura di cenere: un bozzolo di grigio perla sorto nel primo accenno attorno al braccio libero, letteralmente poi esploso davanti a lei in netta opposizione all'onda di acido per schiacciarsi a vicenda.

    Non sufficiente a negarlo nella sua interezza, dopo il vischioso è quello acido che in pochi accenni riesce a superarlo e sfiorare l'avambraccio in uno schizzo che aveva previsto. Una smorfia di nuovo, trattiene il dolore e accumula nuova energia.
    Nelle gambe, nelle caviglie e sullo stesso pavimento dove quasi filtra crepitante.

    « La direzione, Tomas! »

    Uno sguardo di intesa, pronta a correre.



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    2Jzb41t

    « With shortness of breath, you explained the infinite.
    How rare and beautiful it is to even exist. »




    Stato di Salute」 Ferita media alla spalla destra, bruciatura all'avambraccio sinistro.
    Condizioni Mentali」Sempre detto che studiare lingue fa male.
    Riserva Energetica」50%
    Riepilogo consumi nel turno」10% + 5%
    Equipaggiamento in usoSpada bastarda, guanto d'arme.

    Riepilogo abilità
    __- crovenyulsa: agilità +50%;
    __- emptinfilia:instant-cast delle tecniche di natura magica, resistenza scenica alle temperature, immunità al danno diretto delle proprie tecniche;
    __- dhezeall: mind-fuck alert.

    Tecniche impiegate
    __Nope!
    CITAZIONE
    :: amala's dissonance ;
    Cenere del cosmo, cenere di tutto ciò che è stato creato.
    La benedizione della Madre delle Ombre è una circostanza peculiare, un filo che si intreccia con un elemento dalla natura quasi artificiale ma che non perde assolutamente terreno se paragonato da altri più giovani. Semplicemente percependo un pericolo e comprendendone la vera sostanza, il potere che le scorre nelle vene apparirà davanti a lei come un bastione orgoglioso, una barriera che davanti a elementi o fili d'acciaio si limiterà ad estinguerli o fermarne l'avanzata. Lo scudo, perché esteticamente di questo si tratta, appare talvolta come una vera e propria armatura per quanto vicina sarà alla propria signora, potendo talvolta ridursi nei soli punti di contatto con le offensive nemiche con la giusta concentrazione.
    costo variabile (impiegata a medio) natura fisica durata istantanea target singolo
    tipologia difensiva sintesi tecnica difensiva ; armatura di cenere.

    CITAZIONE
    :: dhaos collider ;
    Corri, non fermarti mai.
    Ingaggia il nemico, non permettere che riesca a fuggire. Ogni duello è una danza, la successione di istinto e pazienza nel desiderio di prevalere sul proprio avversario e guadagnarsi la vittoria - alle volte la sopravvivenza, di muovere un altro passo verso l'orizzonte e afferrare tra le mani il proprio destino. E la supremazia talvolta giunge solo dalle più piccole cose, piccoli tasselli assemblati in un sapiente mosaico: offrendo in tributo una modesta quantità di energia, la Cinerea potrà compiere un solo ma rapidissimo movimento entro una portata di cinque metri dalla propria posizione, superando piccoli ostacoli come un terreno dissestato senza però ignorarne di maggiori, come muri o cancelli.
    Il balzo, perché alle volte di questo si tratta, non potrà essere impiegato con finalità difensive.
    costo basso natura fisica durata istantanea
    tipologia strategico sintesi movimento rapido entro cinque metri

    Note finali
    __Sfrutta una difesa media per parare la prima e parte della seconda offensiva, appellandosi poi alla tecnica di movimento seguendo eventualmente l'indirizzo di Tomas per un balzo più veloce.
    <3.
     
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    « Vorrei sbagliarmi ma non è che questo posto è influenzabile dai colpi di genio, vero? »
    Tomas scosse il capo.
    « No, » negò frettolosamente, « quelli dovrebbero influire sui mondi veri e propri, non su... qui! »
    Egli non sembrava tuttavia troppo sicuro delle sue parole. C'era un neo di esitazione nel mondo in cui aveva risposto, mentre fissava il volatile appena riapparso, una goccia di sudore freddo che scorreva lungo la fronte.
    Tomas liquidò senza fatica la massa adesiva fondendola con il calore della sua piromanzia, ma balzò subito all'indietro quando vide arrivare anche il globo pieno d'acido. Sebbene esso non avesse colpito direttamente il bibliotecario, una parte del liquame riuscì comunque a lambirne le gambe. Tomas trattenne a malapena un gemito, il volto contorto in una smorfia di dolore. La sostanza aveva corroso e penetrato i suoi pantaloni, bruciato un po' di peli delle gambe e infine consumato la pelle e la carne dell'uomo ad un livello superficiale.

    « Ho visto abbastanza, si. La direzione, Tomas! »
    « Giusto! Di qui! »
    Afferrò Flandre per il polso, scattò verso destra e trascinò via la donna di corsa. Tomas Renkse era un uomo sorprendentemente veloce. Abbastanza da tenere testa con facilità alla sua compagna di viaggio anche quando quest'ultima si era preparata a balzare via con un movimento fulmineo, e mollare la presa solo quando l'energia accumulata si disperse.
    Corse – anzi, corsero fino a quando il Tesauro non rinunciò all'inseguimento; la bestia aveva finalmente infatti cominciato a sentire gli effetti delle sue ferite: insistere troppo avrebbe significato per essa perdere altro prezioso inchiostro, rischiando di raggiungere le sue prede troppo sfiancata per proseguire la caccia.
    Corsero ancora in quella che poteva essere una linea retta o uno zigzagare confuso; i punti di riferimento cambiavano ad ogni battito di ciglia, ed era difficile stabilire cosa era dove, e dove era cosa. Forse avevano perfino corso in circolo senza per questo incontrare ancora il Tesauro. Così funzionava lo Spazio-L, dopotutto.
    Infine, un varco. Ombra, luce, ancora ombra.

    ---

    ???, ???.
    ???, ???.
    Odore di plastica e carta.
    Ci sarebbero voluti alcuni secondi prima che Flandre riprendesse del tutto i sensi. Quando aprì gli occhi, si trovò davanti diverse file di scaffali enormi, alti quasi il doppio della donna, su cui erano stati riposti tanti libri tutti uguali, tutti avvolti nel medesimo imballaggio. Copie fresche di stampa, pronte per essere vendute al primo acquirente. Almeno, quella era l'impressione che davano.
    Sul soffitto, anch'esso altissimo, erano state installate sopra ogni corsia delle strisce led le cui luci bianche mettevano in risalto i prodotti esposti. Facendo passare lo sguardo altrove, si sarebbe potuto notare che, oltre ai volumi, erano stati messi in bella vista anche giocattoli, cartoline, magneti e tantissime altre cianfrusaglie assortite.

    lz7P27H« Flandresca? »
    A chiamare l'intrusa fu la voce di un bambino che apparve un istante dopo davanti ai suoi occhi. Aveva i capelli neri a caschetto, e un paio di occhiali da sole che ricordavano tantissimo quelli di Tomas... Anzi, a dirla tutta, il moccioso gli somigliava tanto da poter passare per suo figlio. Un figlio un po' fuori misura considerato che, nonostante la giovanissima età (non poteva avere più di dieci anni), egli sorpassava di poco Flandre in altezza.
    Era come se fosse appena capitata in una versione un po' più tecnologicamente avanzata della Brobdingnag raccontata da un autore di un altro mondo...
    « Che caspita ti è successo? »
    ...o forse il problema era un altro.
    « Oh no, oh no. » Il bambino prese a tastarsi il volto come indiavolato, mettendosi le mani nei capelli per poi passare alle sue guance, al suo mento e alle sue labbra. « Oh, ho capito. Poteva andare peggio. Speravo di essere immune agli effetti di questo posto però, uffa! »
    Incrociò le braccia e sbuffò, visibilmente scocciato. Non c'era altra spiegazione: quel marmocchio era, in tutto e per tutto, Tomas Renkse. Sembrava non essere troppo entusiasta della trasformazione, segno che non era stata né una sua decisione né era in grado di fare qualcosa al riguardo.
    Quanto a Flandre, le sarebbe bastato trovare lo specchio nell'angolo dedicato ai cappellini per realizzare che, come lui, anche lei era fisicamente “tornata” all'infanzia. Quello e, se avesse voluto indagare in merito, che come se non bastasse non era rimasto più un solo sombrero della sua taglia. O non c'era mai stato.

    « Questa deve essere Silphyl, » spiegò il bibliotecario, « ti ricordi? Volevo installarci un punto d'approdo, che per inciso d'ora in poi sarà questo qui. Ad ogni modo, chiunque entri qui ritorna bambino o assume una forma infantile, chiunque, e senza scappatoie a quanto pare. »
    Anche chi conduceva un'esistenza slegata dal concetto stesso di tempo, o chi per qualsiasi altra ragione non aveva mai attraversato lo stadio dell'infanzia. Come, ad esempio, un avatar dell'oblio, o qualunque cosa dovesse essere in realtà Tomas – sempre non stesse vaneggiando come spesso pareva fare.
    « Andiamo fuori! Ci sono le giostre e lo zucchero filato! Sicuro c'è anche un po' di ciarpame per Iakh Mayr. »
    Senza dare nemmeno il tempo a Flandre per rispondere, Tomas corse fuori da quello che, quando passò vicino alle casse self-service, si confermò definitivamente essere un negozio. Un negozio senza né clienti né commessi, dove era appena rimasta solo la giovane donna bambina. Le porte automatiche, dotate di grandi vetrate trasparenti da cui si poteva vedere chiaramente il mondo esterno, si richiusero dietro il bibliotecario.

    Fuori non c'era anima viva. Soltanto alcuni animatroni che ronzavano pigramente nelle strade senza badare ai due bambini, impegnati com'erano a tenere pulite quelle strade già deserte. Girando a destra, si poteva proseguire su un viale lastricato costellato ai lati da bancarelle che vendevano dolciumi, costumi, stelle filanti o molte delle medesime paccottiglie messe a disposizione anche all'interno del loro luogo d'approdo. Altre invece erano dedicati a giochi quali il tiro a bersaglio, o il lancio degli anelli. Tutte erano operate da robot che sembravano fissare imbambolati il vuoto con i loro vitrei occhi sintetici. Come se stessero aspettando qualcuno da oramai chissà quanto tempo.
    Andando in direzione nord, più distante ma molto visibile era un'enorme torre di cemento e metallo sulla cui cima era possibile vedere chiaramente un grande orologio analogico che segnava le otto in punto. Spostando lo sguardo poco più a ovest, invece, si poteva trovare una ruota panoramica grande quasi quanto la torre stessa e che, per qualche ragione, funzionava ancora. Bastava invece aguzzare la vista nella direzione opposta per vedere invece le cime di alcuni alberi fare emergere all'orizzonte, distinguendosi dalla più indistinta macchia verde sottostante.

    « Da dove vuoi cominciare? Scegli te per prima! » esortò Tomas, che doveva essere diventato un bambino non solo nel corpo, ma anche, almeno in parte, nello spirito. Ancora pieno di energie, nonostante gli scontri di prima e... Anche Flandre, per qualche ragione, si era vista le forze ritornare all'improvviso.


    Turno 4Scusami, come sempre, per le attese infinite. :omg:
    Comunque, siete fuggiti con successo dal Tesauro, ma siete finiti a Silphyl anziché a Codec, come inizialmente pianificato. Risultato: sia Tomas che Flandre sono “tornati” bambini, e allo stesso tempo hanno recuperato tutte le loro energie. Sì, tutto il tuo Mana. Magia della gioventù.

    Ad ogni modo, siete in questo momento nella parte meridionale della città, la zona con le bancarelle e i giochi da fiera. Tomas ti chiede semplicemente cosa vuoi fare – e dove vuoi andare. Al momento, alcune delle opzioni che hai davanti sono:

    • Rimanere alle Bancarelle;
    • Andare verso la Torre Meccanica;
    • Andare verso la Ruota Panoramica;
    • Andare verso il Parco;
    • Stupiscimi!
     
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    Cade, semplicemente cade.
    Sprofonda in un abisso di cui non ha memoria pur dipingendo le labbra in una candida nostalgia, lasciando che le sfumature di nero e porpora cantino una ninnananna. Il dolore delle ferite quasi svanisce, si spezza in frammenti che trasportati dal vento ora sono solo ricordi lontani: la battaglia, il sangue e per un attimo lo stesso motivo di tutta quella fatica.
    Sono stanca, ripete spontanea sbattendo le palpebre quasi assopita nel balzo dimensionale, trascinata per mano da un uomo a cui presto avrebbe offerto supporto in un ricambio di favori, lasciando però nella profondità della mente l'attimo del loro incontro come una testimonianza che ha paura di dimenticare. Perché questo è il suo ruolo, qualunque cosa la possa attendere dall'altra parte deve prima premurarsi di custodire e offrire alla più illustra madre.

    C'è calore nel petto, lo stesso di quella volta.
    Quando il cielo si tinse di rosso, che iniziò a esistere: non può tornare ad una infanzia che non c'è mai stata, non è possibile regredire a uno stato che non ha mai avuto il permesso di indossare. Allora ricorda, il sortilegio delle dimensioni scava nella Storia di cui è stata protagonista e quasi propone un piacevole compromesso, lasciando così alla carne la possibilità di divenire più soffice abbandonando ogni cicatrice a tomi e biografie di cui non ha bisogno. Tornare bambina, per lei, significa dunque cancellare ogni esperienza che concretamente l'ha riguardata come Adepta,

    rinascendo anche per sole poche ore e guadagnare una nuova esperienza.

    (Come chi voleva diventare una principessa per un giorno, dovendo temere la sola mezzanotte.
    E così sarà, per cenere che ora brucia nelle prime e fondamentali vampate,
    senza più il bisogno di evolversi in un falò e spezzare l'oscurità
    .)

    Esprime un desiderio, perché effettivamente una volta ha desiderato concedersi questa innocenza.
    Sbatte i tacchi delle scarpe per terra, più modeste degli stivali con cui è solita calpestare il suolo e osservare quel bambino che, forse con la stessa età, non poteva che superarla in altezza per così tante spanne. Minuta, abbastanza da costringerla a sollevare la testa per poterlo guardare in viso.

    « Come ho detto in precedenza, finché sarai accanto a me
    vivremo le esperienze più inaspettate
    . »

    LY9XRdo

    Muove i capelli sfiorandoseli con il palmo,
    rivolta ora a un negozio vuoto dopo essere stata lasciata indietro.
    E da lì, nascoste tra le ciocche, un paio di orecchie a punta spiccano quasi orgogliose per un pallido istante, come eredità della vera Flandresca di cui è imitazione: la donna che aveva amato il proprio mondo, ora modello e riflesso di chi sotto le note dell'oblio custodisce nel proprio grembo l'ultimo residuo della catastrofe.

    Ed ora, sotto l'illusione di Silphyl, può divenire quel piccolo frammento,
    per una vita che un giorno rinascerà offrendo nuovi colori al multiverso.

    Ma non oggi, né domani. Né dopo.
    Ma per ora corre, quasi per bearsi di queste nuove sensazioni che può finalmente provare. Gli ingranaggi sono un sottofondo apprezzabile, l'assenza di altri visitatori o abitanti non la percepisce come terribile solitudine ma come una più semplice e piacevole possibilità di non scontrarsi con nessuno, potendo così correre con tutta se stessa. Quasi balza nei saltelli stentati di una bambina, per atterraggi non bilanciati che quasi potrebbero farla cadere se non per buona dose di fortuna, letteralmente scivolando al fianco di Tomas indicando con la mano destra un punto lontano.

    « La ruota panoramica deve essere sempre l'ultima, è tradizione! »
    Di cosa, non lo specifica.
    E dei bambini da soli al parco non dovrebbero mai andare,
    ma si tratta di una premura che preferisce tenere nel cuore in un accenno di risata avendola pensata.
    « Ma voglio andare sulla Torre, per guardare dall'alto questo posto. »
    Questo festival, le bancarelle. I rumori che da quel punto saranno più ovattati,
    da dove nulla potrà sfuggire ai suoi occhi.

    O più semplicemente, ha sempre adorato osservare l'orizzonte.



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    « La ruota panoramica deve essere sempre l'ultima, è tradizione! »
    Tomas annuì con convinzione, come se sapesse anch'egli a quale tradizione si stesse riferendo Flandre di preciso. Oppure l'aveva fatto semplicemente perché sì, perché era il tipo di bambino che avrebbe assentito a qualsiasi affermazione detta con sufficiente convinzione.
    « Ma voglio andare sulla Torre, per guardare dall'alto questo posto. »

    « Ma non è la stessa cosa della ruota panoramica? » ribatté debolmente il bibliotecario, che poi fece spallucce. Aveva sperato che scegliesse qualcosa di più eccitante, ma non era poi un problema così grave. « Allora alla Torre! Però prima prendo lo zucchero filato. »

    Così fece, infatti, importunando un automa addetto ad una delle tante bancarelle del viale. Stranamente non dovette pagare nulla, forse per qualche offerta speciale rivolta ai bambini, forse per festeggiare i primi visitatori dopo tanto, troppo tempo, o forse ancora per un semplice guasto. In compenso, la macchina funzionava benissimo. Sfoggiando il suo dolce trofeo ed erodendolo un morso dopo l'altro, Tomas sfilò accanto a Flandre fino all'enorme costruzione che svettava all'esatto centro di Silphyl.

    Alta perfino più della non distante ruota panoramica, essa dominava tutta la città dei balocchi, ed era visibile chiaramente da ogni angolo di quest'ultima. Alzando gli occhi lungo i mattoni colorati di ogni tinta dell'arcobaleno si potevano notare su ciascuna delle quattro facce il quadrante di un orologio che, in quel momento, segnava le otto. Difficile stabilire tuttavia se fossero quelle del mattino o della sera: il cielo sopra di loro era infestato da nuvole di piombo, anche se erano a malapena visibili attraverso la barriera che avvolgeva quel posto proteggendolo dalla pioggia che vi rimbalzava addosso incessantemente, e illuminandolo a giorno a qualsiasi ora.
    Con un poco di attenzione in più, Flandre avrebbe presto potuto notare che gli orologi erano tutti fermi, le loro lancette rigide come cadaveri. Del resto, non un minuto poteva passare in un luogo dove chi vi entrava sarebbe restato un bambino per l'eternità – perché tutti sanno che i bambini, col tempo, crescono.

    « Certo che da una città così tecnologicamente avanzata ti aspetteresti di trovare degli orologi che funzionano, » commentò impassibile Tomas, lanciando distrattamente il bastoncino di legno rimastogli in mano nel primo cestino della spazzatura che trovò. Forse, come aveva appena osservato, erano semplicemente rotti.

    Sulla parete, un cartello indicava la strada verso l'ingresso principale, che si trovava sul lato ovest della struttura. Attraversato indisturbati un breve sentiero a zigzag delimitato da dozzine di transenne, e superata una manciata di gradini di cemento, i due bambini si sarebbero ritrovati davanti ad una larga porta di legno già spalancata per tutte e due le ante.
    Tomas precedette Flandre sulla prima delle molte rampe di scale verso il tetto della torre.
    « Forse però c'è una ragione per cui... Uhm... » mugugnò fra sé e sé, passandosi una mano fra quei capelli che erano diventati tanto più lunghi e accelerando il passo. Sui muri erano affisse, come in una galleria, diverse fotografie accompagnate ciascuna da una didascalia e da delle targhe metalliche che raccontavano la storia di Silphyl, dalla sua fondazione ad eventi quali ora la visita di qualche figura influente, ora la celebrazione di ricorrenze, anniversari e quant'altro. Le scritte erano tuttavia in larga parte rovinate dal tempo, e quasi impossibili da leggere. In quasi tutte c'erano bambini di ogni razza ed età in primo piano o sullo sfondo, e in alcune, aguzzando lo sguardo, si poteva notare come la torre dell'orologio una volta funzionasse, a giudicare dalla posizione di volta in volta diversa delle lancette.
    Tomas non si fermò neppure una volta a guardarle, continuando fino alla cima senza voltarsi. Sarebbero giunti infine alla stanza più alta di tutte prima dello stesso tetto: quella dei meccanismi dell'orologio. Funzionava ancora (per modo di dire) ad ingranaggi, in netto contrasto con tutti gli aggeggi ben più avveniristici che avevano trovato solo nell'area delle bancarelle. C'erano perfino alcuni pezzi di ricambio nuovi di zecca riposti agli angoli del locale.

    « Ah, ecco perché, » disse il mini-bibliotecario all'improvviso, gli occhi – o per meglio dire le lenti rivolte verso un ingranaggio rosso di ruggine a cui mancavano più della metà dei denti. Come se non bastasse, qualcuno o qualcosa lo aveva deformato fino al punto che, se messo in orizzontale, avrebbe ricordato meno una ciambella di metallo e più una trappola per orsi inceppata a metà chiusura. Era un miracolo che non fosse ancora uscito dalla sua posizione.
    « Secondo te perché non lo cambiano? Tutto il resto funziona normalmente! »


    Turno 5Vista la mia situazione attuale riguardo ad impegni e compagnia varia, ho deciso di tagliare un po' la scena masterata e salvare nel frattempo le idee per un'altra occasione. Siete nella Torre Meccanica, ad un passo dal tetto. C'è un ingranaggio malandato nel meccanismo dell'orologio, e un po' disponibili un po' di pezzi di ricambio. Se vuoi che sia questo il pezzo da portare a Iakh Mayr, sai già cosa fare. Siamo in ogni caso alle battute finali.
     
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    Quiete, per una realtà che ha scelto solo di sognare.
    Equilibrio e gioia celate dal fragore dei macchinari e il gioco delle luminarie, lasciando così che i bambini non debbano preoccuparsi. Se il cuore del rinnovato Tomas batte e vibra secondo la melodia dei tempi abbandonati in un cassetto, alla piccola mora la visione non può che suscitare una sensazione agrodolce. Vive ora per una gioventù che le è stata sempre negata, ma la stasi la punge come un monito velenoso.

    Se un mondo non può proseguire, allora lei non potrà ricordare.
    Non c'è alcun libro che può testimoniare ciò che rischia di fuggire nel vento se tutto resta fermo e immobile per l'eternità.

    (E se è tutto è fermo, nulla può nascere.
    Nulla può svanire.)

    « Perché la ruota panoramica è un modo per romantico per dire arrivederci. »

    Rallenta il passo mentre il bambino si rifugia nello zucchero filano, lasciando vagare lo sguardo lontano lontano verso l'attrazione appena citata. Talvolta sono le coppie a usarla per chiudersi in uno spazio privato, così da ricordare la piccola avventura appena trascorsa nel parco e rinnovare la propria vicinanza.
    Oppure forgiarne una nuova, più stretta. Diversa,
    ma non per questo meno speciale.
    Ma resta un punto di non ritorno, un cancello che una volta attraversato rende impossibile guardarsi indietro portandoci su un nuovo percorso.

    Lei vuole attendere, perché vorrebbe concedersi
    anche un singolo e importante momento in più di acceso egoismo.
    Per questo lo segue, tra un accenno di silenzio fin sulla cima della torre dell'orologio. Se anche lui dedica la sua attenzione ai macchinari e al fragore di ingranaggi, lei quasi vaga con occhi semi chiusi incidendo piccoli cerchi con la punta delle scarpe come in un accenno di danza, tentativi fuori ritmo per un saltello che termina in una risata. E sono le parole che la portano a voltarsi, in un accenno di sorriso.

    « Forse è successo qualcosa a questo posto
    ed ora ha paura di lasciarsi tutto alle spalle e dimenticare
    . »

    Si gratta la guancia, per un ingranaggio che è cuore e lascia tutto fermo.
    Immobile, come se fosse un sogno da cui Silphyl ha paura di svegliarsi diventando consapevole di vie ormai vuote dopo anni di voci e stivali. Lascia scivolare le mani lungo i fianchi, indicando l'esterno senza una precisa distinzione tra il cielo nuvoloso e le bancherelle in basso.
    Non gode di una profonda empatia
    ma ha l'impressione che l'insofferenza che cova nel profondo del cuore sia qualcosa di simile - pur accettando una ragionevole modifica per una stasi che non può abbandonare, accantonando così il rimanere fermi per una scelta personale e arbitraria.

    « Ma potremmo portare questo al Drago di nostra conoscenza. »
    Indica con lo sguardo l'ingranaggio piegato, eroso dalla ruggine eppure ancora lì.
    Come in attesa dopo aver resistito per chissà quanto tempo. Rimuoverlo potrebbe trattarsi di una blasfemia, come andare contro il desiderio di rimanere lì nella Torre che ha contribuito a rendere quella che era.
    Eppure, eppure.

    Non vuole dimenticare.
    (Chi?)



    -
    Near the very end, these resilient prayers
    will reach someplace beyond the skies.


     
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    « Forse è successo qualcosa a questo posto
    ed ora ha paura di lasciarsi tutto alle spalle e dimenticare
    . »

    « Può essere, » convenì Tomas, passando un dito sull'ingranaggio per poi pulirselo rapidamente sul cappotto. « Forse solo l'Alfiere Orientale sa cosa sia successo, visto che regna qui da diversi secoli. »

    Si tiene il mento con pollice e indice, e accarezzandosi la guancia con il secondo trova un pezzo di zucchero filato rimasto in qualche modo attaccato. Decide di lasciarlo lì dopo alcuni momenti di attenta ponderazione.
    Come se stesse condividendo i pensieri di Flandre, si girò di nuovo verso l'ingranaggio appena un attimo prima che gli fosse indicato e la ragazza prendesse parola.

    « Ma potremmo portare questo al Drago di nostra conoscenza. »

    « Ah, sì, non credo che daremo fastidio se prendiamo con noi qualcosa che non funziona in partenza, e comunque questa cosa va sistemata. »

    Afferrò la ruota (s)dentata con entrambe le mani e la rimosse con un violento (almeno per un bambino) strattone. Tomas rimase fermo e in silenzio per qualche secondo, guardandosi attorno in cerca del tranello che avrebbe fatto crollare l'intero edificio o liberato una grossa pietra rotolante di quelle che inseguivano gli avventurieri nei templi fino all'ingresso o fino a quando un potentissimo artista marziale non le sbriciolava con un pugno ben assestato. Non successe nulla.

    « E ora un ricambio, » annunciò, lasciando da parte il disco di ghisa deforme per cercare nel mucchio di pezzi di ricambio all'angolo qualcosa della stessa misura e forma originale. Ci vollero quattro tentativi andati a vuoto prima che Tomas riuscisse a trovare qualcosa di adatto. Servirono similmente un paio di minuti buoni di studio per capire come andasse inserito o, almeno, come credeva che andasse inserito.
    « Oh, questo non me l'aspettavo. »

    Che avesse fatto un errore? Anche se così fosse stato, al massimo ci si sarebbe aspettato che l'orologio semplicemente non avrebbe ricominciato a funzionare. Lì, però, il problema – o almeno il sintomo – era un altro: l'ingranaggio, che poco fa luccicava sotto le luci artificiali della città, marcì, si ricoprì di ruggine e si deformò nel momento esatto in cui prese il posto di quello appena tolto.

    « Poco male, » disse infine, « alla prossima giostra! »

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