Irrompere nell'Irreale

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    Abbandonato al lato passeggero su sedili grigio topo davvero troppo bassi per non dare la strana sensazione di essere prossimi al decollo, Denver avrebbe avuto il tempo materiale per formulare un pensiero critico riguardo la situazione in cui si era ficcato con le sue stesse mani solo a disagio ormai compiuto, quando non c'era più modo né verso di tornare indietro e chiamarsi fuori da quella pessima idea. Sul finire di una nottata durata davvero troppo a lungo, finalmente al terzo tentativo Ira Gamagori riuscì a far partire il motore della sua utilitaria gialla vecchio modello, che tossì un avviamento stentato con uno scoppio di rumori fra i più variegati che si possono udire da un veicolo di quel genere. Il reporter era obbligato a cedere una porzione piccola ma significativa al gomito destro del massiccio presidente del comitato disciplinare della Honnōji, che pure veniva da chiedersi come aveva fatto a comprimersi in uno spazio che praticamente lo costringeva ad ingobbirsi per guidare, e per di più lo sportello non era chiuso abbastanza ermeticamente da garantire completa sicurezza qualora finisse col poggiarci tutto il peso -dato che neanche il Trigger era esattamente un peso piuma. Ma se sul lato anteriore del veicolo si stava abbastanza scomodi, era niente in confronto al sedile posteriore.

    « Puoi spostare il gomito, mi stai facendo male... »
    « Aspetta, sto provando a mettermi più... »
    « Questa uniforme è troppo larga, mi si è di nuovo impigliata sul... »
    « Stai attenta, guarda che se la rovini me la ripaghi!!! »
    « Greg, vieni più in qua, sono riuscito a... »
    « Io posso scendere all'imbocco?? Se il mio vecchio mi vede con voi mi ammazza. »
    « Ehi!!! Qualcuno mi sta di nuovo toccando il culo!!! »

    Ad occhio e croce lo spazio sul sedile posteriore era sufficiente per due adulti comodi, due ragazzini e mezzo, ma mai in nessun universo possibile per ben quattro studenti delle medie. Il concorso di colpa andava da Gamagori per primo che si era infuriato all'idea che quei mocciosi se ne tornassero ai loro quartieri in quell'ora tarda del mattino (specie nei riguardi delle due ragazze presenti nel gruppo, Ahri compresa), a loro stessi che si erano detti capaci di entrare sul sedile posteriore "senza problemi" (testuali parole), a Denver stesso che non aveva fatto in tempo nemmeno a commentare che erano giù tutti ai loro posti in quella minuscola auto gialla col tettuccio talmente stinto dal sole da sembrare quasi bianco e lo specchietto retrovisore sul lato del guidatore che non ne voleva sapere di stare al suo posto, obbligando il proprietario a risistemarlo con una mano ogniqualvolta doveva farne uso. Per fortuna gli altri due ragazzetti raccattati al Project-9 erano della zona e si erano avviati a piedi, altrimenti l'auto sarebbe probabilmente collassata sotto il peso degli occupanti.

    « Scendo qui!!! Qua a destra... »
    Gli altri tirarono un sospiro di sollievo quando finalmente il primo dei presenti venne scaricato a destinazione, liberando abbastanza posto da dare una parvenza di comodità al trio rimanente.
    « Mi ricorderò di te, matricola. Ci vediamo al prossimo semestre. »
    Lo salutò Gamagori con uno sguardo truce mentre faceva rombare il motore dell'auto.
    Quello, ormai sceso e colto in contropiede, si pietrificò sul posto. Gamagori si rivolse a tutti i presenti.
    « La frequentazione di locali malfamati è chiaramente proibito dal regolamento scolastico. In qualità di presidente del comitato disciplinare della Honnōji non permetterò a delle matricole di rovinare la reputazione della nostra amata accademia. Ne va della memoria della nobile Lady Satsuki Kiryuin, che per tre anni è stata la nostra luce e la nostra guida! »
    Nell'auto scese un silenzio imbarazzato. I ragazzi rimasti avevano più voglia adesso di uscire dalla macchina piuttosto che prima quando erano schiacciati contro i finestrini da un quarto elemento del gruppo. Comunque per fortuna erano tutti dello stesso quartiere, Gamagori trovò rapidamente i viali dove abitavano ed uno ad uno sgattaiolarono via dal veicolo quasi di soppiatto, perfino indecisi se salutare o meno e con la faccia di scampati ad una tremenda campagna militare da milioni di vittime. Alla fine rimasero in tre: Gamagori alla guida, Denver alla sua sinistra, Ahri dietro chiusa in un silenzio imbronciato. Il colosso guardò il Trigger in tono neutro, le mani sul volante mentre il motore mandava un brusio sommesso.

    « Da che parte? »
    Chiese lacunoso. Si udì un flebile "pfiù" dal sedile posteriore. Ahri aveva incrociato le braccia, indignata.
    Toccava di nuovo a Denver.

     
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    Quando Ira Gamagori aveva annunciato che ci si sarebbe spostati sulla sua macchina, Denver l'aveva seguito fino al parcheggio beatamente ignaro del fatto che l'energumeno si stesse preparando ad una carriera da clown nel circo.
    Denver era entrato nel veicolo con fatica e le ginocchia quasi al petto, girandosi verso il posto del guidatore e domandandosi, senza ovviamente riuscire a darsi una risposta, come fosse fisicamente possibile che una persona perfino più grossa di lui riuscisse a spostarsi con un mezzo così piccolo. Oltre alla logistica, il giornalista si era ritrovato a chiedersi se, alla luce della situazione, la famiglia di Gamagori fosse molto indigente o solo molto severa.
    Poteva in compenso andargli peggio.

    Guarda oltre le sue spalle e si trattiene dal chiedere sarcastico se i quattro ragazzini nei sedili superiori si stiano sentendo comodi. Gli basta sentirne i commenti; gettare altra benzina sul fuoco sarebbe crudele e nemmeno troppo divertente. Si limita a sorridere divertito da dietro la sua maschera mentre schiva le gomitate dell'energumeno al volante.
    « Puoi spostare il gomito, mi stai facendo male... »
    « Aspetta, sto provando a mettermi più... »
    « Questa uniforme è troppo larga, mi si è di nuovo impigliata sul... »
    « Stai attenta, guarda che se la rovini me la ripaghi!!! »
    « Greg, vieni più in qua, sono riuscito a... »
    « Io posso scendere all'imbocco?? Se il mio vecchio mi vede con voi mi ammazza. »
    « Ehi!!! Qualcuno mi sta di nuovo toccando il culo!!! »
    Certo, Gamagori è stato decisamente troppo zelante e orgoglioso nel sobbarcarsi da solo il compito di accompagnare a casa tutti quei bambini che vivono a più di tre isolati dalla scuola – almeno su quel trabiccolo malandato. Denver è ragionevolmente sicuro che la Honnōji sia munita quantomeno di un minibus proprio per simili evenienze, ma lo è altrettanto sull'inflessibilità dell'adolescente rispetto all'osservazione delle regole d'istituto; poco importa che sia o meno per una buona causa, o che mezzo istituto sia composto da scalmanati che sgattaiolano regolarmente via a Klemvor per pestarsi a vicenda e cercarsi una sorta di identità all'interno di gruppi di delinquenti belligeranti. Gamagori compreso.
    Molto meglio far viaggiare degli undicenni su un'auto quasi a pezzi con il rischio concreto di essere sommersi di proiettili dalla Tommy Gun del primo gangster ubriaco che trovano.

    « Scendo qui!!! Qua a destra... »
    Si leva un sospiro di sollievo collettivo da dietro. Chi rimane è ancora abbastanza stretto, ma si è liberato spazio a sufficienza per allentare visibilmente le tensioni; spartirsi due posti per due uomini adulti in due bambini e una ragazzina (per quanto possa passare spesso per una donna) è un'impresa tutt'altro che insormontabile.
    « Mi ricorderò di te, matricola. Ci vediamo al prossimo semestre. »
    Saluta Gamagori, lanciando al ragazzino appena uscito un'occhiataccia feroce. Quest'ultimo si ferma sul marciapiede, pietrificato.
    « La frequentazione di locali malfamati è chiaramente proibito dal regolamento scolastico. In qualità di presidente del comitato disciplinare della Honnoji non permetterò a delle matricole di rovinare la reputazione della nostra amata accademia. Ne va della memoria della nobile Lady Satsuki Kiryuin, che per tre anni è stata la nostra luce e la nostra guida! »
    Denver non commenta. Quei ragazzini non sono neppure ancora iscritti a quella scuola, e serviranno loro ancora un po' di anni prima di finire le scuole medie e cominciare quelle superiori. Salvo Gamagori non sia un eterno ripetente, difficilmente lo incontreranno ancora. Almeno, non come membro del Comitato Disciplinare. Chi verrà potrà quindi, forse, tirare un sospiro di sollievo.
    Nessuno, infatti, solleva proteste. Cala invece un silenzio pesante nell'automobile, e il reporter percepisce quanto quei primini vogliano tornare a casa il più presto possibile senza neppure avere bisogno di guardarli in faccia; Ahri, invece, se la immagina solo desiderosa di frapporre il maggior numero di chilometri possibile fra sé stessa e Gamagori – e probabilmente oramai pure Denver stesso. Sarà presto accontentata, se non altro.
    Appena un altro paio di fermate più tardi restano soltanto in tre: il conducente e il giornalista davanti, e Ahri dietro; sembrano una famigliola composta da un padre che sta insegnando al figlio a guidare, con dietro una sorella minore che avrebbe preferito uscire con le amiche anziché sostenere il fratello in quel momento importante della sua vita.
    « Da che parte? »
    « Sesta strada, a destra, poco prima dell'imbocco della strada che porta ad Altatorre. »
    Non sono che pochi minuti di strada in auto, a circa due miglia o due e mezzo dall'ultimo vicolo dove Gamagori ha messo le quattro frecce.
    « Dovrebbe esserci un ristorante di cucina occidentale da quelle parti, il “Giardino del Loto Unto” di Liu Jian Hao. Parcheggiaci davanti. »

    Scende dalla macchina in una via il cui asfalto diventa sempre più dissestato man mano che ci si avvicina al centro di quest'ultima, e dove un lampione lampeggia penosamente in sincronia con un'insegna al neon altrettanto malridotta.

    油腻莲花园

    Ode qualcosa abbaiare. Denver abbassa gli occhi su un cagnolino che gli si è parato davanti, e che sta cercando di attirare l'attenzione del giornalista.
    Ci è riuscito.
    Il reporter lo segue nell'imbocco di un vicolo vicino, ma decide di non addentrarsi ulteriormente in quel cul-de-sac buio. Non ce n'è bisogno; un forte odore di fritto gli è sufficiente per comprendere che l'ingresso sul retro della cucina è a malapena un paio di iarde sulla sua destra.
    Invita Ahri a seguirlo a distanza di sicurezza con una serie di gesti della mano.
    Fumi da Dio solo sa quali pietanze fuoriescono dalla porta già aperta.
    « Scusat- »
    Un coltello fischia nell'aria; la sua punta finisce per rimbalzare sul petto di Denver con un rumore metallico.
    « Cosa fa lei lì in mezzo?! » sbotta una voce adirata, « Stavo cercando di prendere quel maledetto cane. Anzi, no, aspetti un momento: chi è lei? Perché cavolo sta indossando quella maschera? Si faccia riconoscere, che sto aspettando qualcuno che... »
    « È suo questo? » replica imperturbabile il giornalista, sollevando la mano con cui stringe ancora il cucchiaio di legno consegnatogli da quell'altro cane davanti ai cancelli della scuola. Con l'altra si toglie prudentemente la maschera.
    Mister Liu sembra calmarsi un poco nel vedere l'utensile, ma solo quando ne riprende possesso egli si tranquillizza del tutto.
    « Oh, signor Brockmann? »
    « In persona. »
    « La stavamo aspettando. » Liu, le mani occupate a pulire il cucchiaio in un lavandino traboccante di pentole e piatti sporchi, accenna col capo ad un punto imprecisato oltre le spalle di Denver. « Grazie per aver scelto il mio ristorante come punto d'incontro. Colui con cui desidera parlare è appena uscito passando sotto le sue gambe. »
    « Sono qui dietro, Brockmann, » interviene una seconda voce.
    Qualche piede più giù alle spalle del reporter, un piccolo e vecchio botolo dal pelo biancastro osserva la scena nascosto sotto un macabro nugolo di microrganismi più o meno pericolosi.
    « Sei fortunato che mi trovassi già qui a Bloodrunner. Jian Hao prepara una delle migliori carni d'anatra di tutto il Distretto, lasciamelo dire. »
    Liu borbotta un grazie controvoglia. Il cane si sofferma intanto a squadrare Ahri.
    « Giovane, femmina, orecchie da volpe... Suzaku, giusto? » Si rivolge a Denver, « È imparentata con Yoko Saddler, per caso? »
    « Non che io sappia. »
    « Capisco. Credevo fosse ad Istvàn insieme agli altri, però. »
    Torna a guardare Ahri.
    « Invece sei a Bloodrunner, di tutti i posti possibili, e Brockmann mi ha chiamato nel cuore della notte per incontrarmi senza nemmeno un po' di preavviso. Beh, signorina? Che succede qui? »

     
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    « Dovrebbe esserci un ristorante di cucina occidentale da quelle parti, il “Giardino del Loto Unto” di Liu Jian Hao. Parcheggiaci davanti. »
    Gamagori seguì le indicazioni in silenzio con modi scrupolosi, raggiunse rapidamente il luogo e fermò la macchina. Girò la chiave sul quadro e spense i motori alzando gli occhi ai palazzi fatiscenti con un grugnito di disapprovazione. Scese come Denver, ma poi si limitò a poggiare i fianchi sul cofano, dando le spalle al reporter, per poi richiudere lo sportello.

    « Ti aspetto qui, Trigger. Sappi che detesto aspettare. »
    Per ultima scese Ahri, con fare guardingo. Le orecchie da volpe fremettero per un istante, poi si guardò attorno con l'aria di qualcuno che si aspetta un agguato da un momento all'altro. Denver comunque si dirige all'ingresso di un vicolo nelle vicinanze, all'ombra di un'insegna al neon dissestata che per un po' cattura lo sguardo della bella liceale dall'aspetto decisamente troppo appariscente per poter girare tranquilla in un posto del genere. Suzaku arriccia il nasino e gli odori pungenti del luogo non le piacciono, così come non le piace tutto il resto. Però rimane in silenzio, ed osserva.

    D'un tratto un coltello fischia nell'aria. Denver rimane immobile, e l'attrezzo rimbalza innocuo sul petto del Trigger, provocando però una decisa reazione in Ahri che scatta lontano di un balzo, le Air Treck che le permettono di assecondare i suoi ottimi riflessi. Quando le ruote potenziate dei pattini iper-tecnologici colpiscono il terreno emettono scintille minacciose, e le ruote posteriori continuano a girare a vuoto con rabbia anche dopo che lei si ferma, stridendo sull'asfalto e lasciando profondi crateri a terra, cicatrici che rimarranno lì per un bel po', a giudicare dall'incuria del posto. Quando però dal vicolo appare un orientale dall'aria sospetta ed inizia a conversare amabilmente con Denver, Ahri alla fine si calma un po', i motori delle Air Treck perdono potenza per poi spegnersi, ed infine la ragazza tornò semplicemente in posizione di riposo, toccandosi nervosamente il braccio sinistro con la mano destra, a disagio in quel posto. La comparsa di un cane parlante non migliorò affatto il suo umore.

    « Giovane, femmina, orecchie da volpe... Suzaku, giusto? » Disse il cane, beccandosi uno sguardo di disapprovazione da parte di lei. « È imparentata con Yoko Saddler, per caso? »
    « Io non sono imparentata con nessuno! »
    Borbottò lei, sentendosi presa in giro. Le battute sulle sue orecchie erano il peggior biglietto da visita possibile, e se a farle è un randagio sporco che parla come un essere umano è anche peggio.
    « Capisco. Credevo fosse ad Istvàn insieme agli altri, però. Invece sei a Bloodrunner, di tutti i posti possibili, e Brockmann mi ha chiamato nel cuore della notte per incontrarmi senza nemmeno un po' di preavviso. Beh, signorina? Che succede qui? »
    Ahri sostiene lo sguardo del cane, le labbra decisamente corrucciate ed un'espressione ferocemente sulla difensiva sentendosi aggredita, pronta a vendere cara la pelle.

    « Chi intendi per gli altri?? »
    Guardò Denver, in tono accusatorio.
    « Non dirmi che hai spiattellato al mondo dei miei compagni, vero?? »
    Tornò a puntare lo sguardo sul cane, ancora più agitata.
    « Se volevi un informatore serio, ce ne sono quanti ne vuoi fra i riders. Non questo... questo... »
    Cercò il termine. Non trovò niente.
    « Cosa cavolo sei, tu??? » Chiese al botolo, in tono offeso « Hanno impiantato un cervello umano in un cane??? »

     
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    « Chi intendi per gli altri?? »
    Denver si sente improvvisamente addosso gli occhi accusatori di Ahri. Si irrigidisce per un momento, ma fa spallucce non appena si ricorda di non avere nulla di cui giustificarsi. Oramai si è abituato da un pezzo al pensiero che qualunque cosa succeda su Laputa o quasi, il cane ne viene prima o poi informato; il fatto che egli sia un Aviatore non fa che rendere l'idea ancora più plausibile.
    Perfino il giornalista può considerarsi parte della sua rete di collaboratori – anche se il loro non è mai stato il rapporto fra un capo e un subordinato. Al contrario, capita molto spesso che si alternino nei rispettivi ruoli, rendendo così Gaspode di fatto membro anche del suo network. In tal senso, possono ritenersi quasi dei colleghi. Quasi.
    « Non dirmi che hai spiattellato al mondo dei miei compagni, vero?? »
    Il reporter scuote la testa. Le uniche persone al mondo con cui abbia mai parlato di Trident non sono state altro che gli stessi addetti ai lavori. Gente che, come lui, ha l'obbligo di garantire la confidenzialità di tutte le informazioni in proprio possesso.
    Gaspode potrebbe essere stato perfino uno dei tanti investigatori incaricati di raccogliere dati su quei cinque ragazzini, o forse ha abbastanza influenza nella gilda da poter accedere agli stessi... Qualunque sia stato il caso, Denver decide di non voler specularci su.
    « Se volevi un informatore serio, ce ne sono quanti ne vuoi fra i riders. Non questo... questo... »
    « “Cane”? » suggerisce Gaspode, imperturbato.
    « Cosa cavolo sei, tu??? Hanno impiantato un cervello umano in un cane??? »

    « Un cane, con il cervello di un cane, » ribatte, una nota di offesa nel tono di voce. « Come ti potrà confermare il mio veterinario. Brockmann non mi ha mai detto nulla, comunque, su questo puoi stare tranquilla, e per il resto non ti devo altre spiegazioni. »
    Alza il musetto sul giornalista, fissandolo con un'espressione che quest'ultimo non saprebbe definire se interrogativa o di sbieco. O definire in generale.
    « Visto che la giovincella non è in vena di collaborare, Brockmann? »
    « Vorrei che la proteggessi, » spiega Denver, « portarla lontano da qui, tipo a Laputa. Stanotte ho troppo sul mio piatto per dovermi preoccupare anche che qualche tirapiedi di Maiev venga a cercarla e le faccia del male. I cacciatori di taglie mi bastano ed avanzano. »
    « Sarebbe già sorprendente vederlo cacciare quella sua faccia di merda fuori dal suo locale. Suzaku non è forse parte di quello stesso team che ha dato parecchio filo da torcere ad un'intera squadra di Aviatori Verdi? E tu ti preoccupi di due stronzi armati di pistola? »
    « Lei non dovrebbe essere nemmeno qui! » protesta il giornalista, rosso in volto per l'agitazione. C'è anche un pizzico di vergogna, ma non lo ammetterà mai.
    « Questo è vero, » concede il cane, voltandosi verso Ahri. « Non mi piace nemmeno scomodarmi per nulla. Spero pertanto che ti piaccia fare turismo, perché ho una mezza idea di fare arrivare qui un'automobile e portarti ad Altatorre. Alloggerai lì per il tempo che mi serve per trovare il primo volo per Laputa; diciamo un paio di giorni. Spese a carico del governo orientale, poi se la sbrigheranno loro a dividere la parcella con Laputa. Loro o chiunque stia finanziando Brockmann In questo momento. Sei fuggita, ma la responsabilità di tenerti d'occhio era comunque loro. »
    Rivolge infine ancora una volta la propria attenzione sul reporter.
    « Anche se continuo a credere che tu ti stia preoccupando davvero troppo. »

     
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    « Un cane, con il cervello di un cane, » Ribatte il Gaspode, sollevando una reazione ansiosa in Ahri, che solleva impercettibilmente il mento ed arriccia il naso, « Come ti potrà confermare il mio veterinario. Brockmann non mi ha mai detto nulla, comunque, su questo puoi stare tranquilla, e per il resto non ti devo altre spiegazioni. »

    « Veterinario...? »
    Risponde, visibilmente confusa.
    « Tu hai un veterinario?? »
    Chiede in tono scandalizzato, come se fosse un'offesa tremenda.

    « Visto che la giovincella non è in vena di collaborare, Brockmann? »
    Disse il cane, iniziando a dialogare con Denver, mettendo in mezzo la giovane rider che comprensibilmente si mise sulle difensive.
    « Non chiamarmi giovincella!! Non sono una bambina! »
    Rispose sulla difensiva.
    « Vorrei che la proteggessi, » furono le parole di Denver, che ancora insisté nell'ignorare Ahri. "Mi proteggo da sola!!!" tentò di dire lei, ma la conversazione fra i due era troppo fitta e finì con il bofonchiare qualcosa di intellegibile e basta. « portarla lontano da qui, tipo a Laputa. Stanotte ho troppo sul mio piatto per dovermi preoccupare anche che qualche tirapiedi di Maiev venga a cercarla e le faccia del male. I cacciatori di taglie mi bastano ed avanzano. »
    « Ma... ma... »
    « Sarebbe già sorprendente vederlo cacciare quella sua faccia di merda fuori dal suo locale. Suzaku non è forse parte di quello stesso team che ha dato parecchio filo da torcere ad un'intera squadra di Aviatori Verdi? E tu ti preoccupi di due stronzi armati di pistola? »
    « Lei non dovrebbe essere nemmeno qui! » Per l'ennesima volta, lei tentò di frapporsi: "Io non ci vado dagli Abusivi!" tentò di dire in tono disperato, ma nemmeno le prestarono attenzione. « Questo è vero, » finalmente qualcuno le rivolge un minimo di attenzioni, peccato che a farlo è il cane e non il reporter, cosa che in qualche modo sembra gettare benzina sul fuoco. « Non mi piace nemmeno scomodarmi per nulla. Spero pertanto che ti piaccia fare turismo, perché ho una mezza idea di fare arrivare qui un'automobile e portarti ad Altatorre. Alloggerai lì per il tempo che mi serve per trovare il primo volo per Laputa; diciamo un paio di giorni. Spese a carico del governo orientale, poi se la sbrigheranno loro a dividere la parcella con Laputa. Loro o chiunque stia finanziando Brockmann In questo momento. Sei fuggita, ma la responsabilità di tenerti d'occhio era comunque loro. Anche se continuo a credere che tu ti stia preoccupando davvero troppo. »

    « Smettetela subito di trattarmi così!!! »
    Sbottò infine, rossa in volto come sul punto di scoppiare a piangere per l'esasperazione.
    Prese fra le mani il bavero della giacca di Denver, per poi tirare decisa a costringerlo ad abbassarsi alla sua stessa, assai moderata altezza.

    « Sei uno stronzo!!! »
    Gli gridò in faccia.
    « Io sto cercando di aiutarti in tutti i modi, e tu mi stai cacciando! Stronzo!!! Stronzo due volte!!!! Sei come tutti gli altri!!! Ma perché non vuoi capire che hai bisogno di me, altrimenti non riuscirai mai a cavare un ragno dal buco?!! »
    Guardò Gaspode, poi additò il reporter con fare accusatorio.
    « Io non ci vengo con te! Se questo stronzo non vuole che lo aiuto, allora farò da sola! »

     
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    « Smettetela subito di trattarmi così!!! »
    Esclama Ahri, paonazza in viso e con gli occhi gonfi e pieni di lacrime represse. Gaspode non reagisce, imperturbato, ma Denver fa appena in tempo ad aggrottare le sopracciglia che la ragazzina l'ha già afferrato per il bavero della giacca. Si abbassa all'altezza di quest'ultima, assecondandone lo strattone.

    « Sei uno stronzo!!! »
    Gli urla in faccia da così vicino che il giornalista riesce a sentirne il respiro.
    « Io sto cercando di aiutarti in tutti i modi, e tu mi stai cacciando! Stronzo!!! Stronzo due volte!!!! Sei come tutti gli altri!!! Ma perché non vuoi capire che hai bisogno di me, altrimenti non riuscirai mai a cavare un ragno dal buco?!! »

    A quelle parole Denver avverte per un istante una stretta al cuore, e il germe del senso di colpa che inizia a serpeggiare nella sua testa. La verità è che ciò che non vuole capire lei è che egli sta solo cercando di tenerla al sicuro da quelle pessime compagnie e lontana dai pericoli di Blood Runner, e se questo comporta allontanarla da quel distretto, allora così sia! Specie quando tutti i cacciatori di taglie della zona stanno pattugliando le strade in cerca di quella gallina dalle uova d'oro che è lo stesso reporter. Questo perché qualcuno aveva messo in giro la voce che sarebbe tornato in città, con Maiev che aveva offerto di pagare egli stesso la ricompensa...
    ...poco dopo aver conosciuto Ahri, perché questa voleva parlare a tutti i costi con lui. In quell'attimo di improvvisa consapevolezza, i sensi di colpa evaporano come pozzanghere nel deserto.

    « Io non ci vengo con te! Se questo stronzo non vuole che lo aiuto, allora farò da sola! »
    Sbotta rivolta stavolta al cane, che fino a quel momento si è limitato ad osservare la sceneggiata in silenzio, senza mutare qualunque cosa egli abbia al posto di un'espressione – ogni tanto il giornalista riesce a leggerne il muso, ma piuttosto che intuire i suoi stati d'animo attraverso il suo linguaggio del corpo, trova che sia più simile a leggere alcune parole da un libro, tanto da sollevare occasionalmente il dubbio che sia Gaspode stesso a suggerirle al suo cervello.

    « Ti sfugge il fatto che non ti ho mai dato una scelta. »
    C'è del ghiaccio nella voce del bastardino. Gli occhi scuri e quasi del tutto privi di sclera che incrociano quelli di Denver sono invece incandescenti. Ha già affermato che non gli piace muoversi senza concludere niente di ciò che ha cominciato; non se ne andrà senza Ahri solo per una questione di pura caparbietà.
    « Stai buona, in mezz'ora avremo un mezzo di trasporto tutto per n- »
    Gaspode viene interrotto dallo stridio della frenata di una berlina nera che si ferma a ridosso del vicolo.
    « Cosa diavolo...? » domanda Denver, rimettendosi immediatamente la maschera con una mano mentre l'altra sta già accarezzando il calcio del revolver.
    « Indovina. »
    Liu Jian Hao corre a barricarsi nella cucina del suo ristorante, e il rumore delle chiavi che girano nella serratura accompagna quello delle portiere che si chiudono dietro una piccola squadra di uomini in camicia e panciotto.
    Uomini di Maiev.

    « Una mano? »
    « Fat chance. »
    « Buono a sapersi. »

    Si sente il primo sparo, e un uomo sulla quarantina rovina a terra con un tonfo sordo. Gaspode è scomparso nel vicolo, ma tutto ciò a cui Denver dà importanza è davanti alla canna fumante del suo revolver. Alcuni proiettili raggiungono il reporter, che li accusa come se fossero tanti piccoli pugni. Indietreggia e fa di nuovo fuoco. Manca. Un ragazzo che avrà avuto la metà dei suoi anni lo sorprende con una carica forsennata, al termine della quale Denver è costretto a dibattersi come un dannatissimo salmone in un fiume per divincolarsi dalla presa alla testa che ne segue. Il revolver cade sull'asfalto. Il giornalista riesce a colpire il tirapiedi una, due volte nello stomaco prima di mirare un po' più in basso per poi liberarsi strattonandogli via le braccia dal collo.
    Conclude con una testata, la maschera oramai scivolata per terra, e si volta verso il terzo dei suoi nemici. E sbianca in volto.

    « Ahri! »
    Quello scontro corpo a corpo era una distrazione. Non poteva aspettarsi diversamente, del resto: lo scopo principale doveva essere recuperare la fuggitiva, e solo dopo, forse, togliere di mezzo quel cronachista troppo costoso.
    Denver guarda Ahri perdere lentamente i sensi, un fazzoletto di stoffa impregnato di chissà quale sostanza premuto sul suo naso e sulla sua bocca. Recupera senza pensarci il revolver.

    « Oi, che fai!? Posa giù quell'ar- »
    *BANG*
    « Mollala. Subito! »
    Intima ansando, mentre il rapitore crolla all'indietro privo di vita, fiotti di sangue e altri liquidi che scendono tutt'attorno il suo capo. Non ha centrato esattamente la fronte: il proiettile ha finito per scavare invece una conca nella testa di quello stronzo. Ahri atterra sul petto di quest'ultimo, del tutto illesa. Sebbene non ci sia un filo di vento, il fazzoletto fluttua via verso un bidone della spazzatura.

    Denver si ferma per riprendere fiato, inginocchiato sulla ragazzina per verificarne le condizioni e allontanarla dal cadavere. Sente un forte formicolio nella testa, e i peli che si rizzano subito dopo sul collo. Ce n'è ancora uno.
    Si volge dalla parte opposta con uno scatto della testa solo per trovare l'ultimo scagnozzo di Maiev sputare sangue dalla bocca e perderlo dal ventre, un pezzo di tubo appuntito che lo trapassa da una parte all'altra.

    « Ho appena cambiato idea, » si giustifica Gaspode, riemergendo dalle ombre. Si ferma vicino ad Ahri e ne annusa il volto. « Hanno usato del Saiminryū, e dubito che questi scimmioni sapessero cosa sia un dosaggio corretto. »
    « Cosa intendi dire? »
    « Che quella roba è altamente tossica, e devo assicurarmi che non ne abbiano usato troppo. Van Wijngaarden, mi ricevi? C'è un cambio di programma: ti voglio qui entro un massimo di dieci minuti. Passo e chiudo. »
    L'ultima frase viene rivolta alla medaglietta del tutto priva di particolari che il cane porta al collo.
    « Mi occuperò io di tutto, Brockmann. Adesso prendi le tue cose e levati dai coglioni. »
    « E i cadaveri? »
    « C'è qualcosa che non ti è chiaro nella parola “tutto”? »
    Denver scuote la testa mentre ritrova la sua maschera magica e sfiora i capelli di Ahri come per salutarla un'ultima volta.
    « Grazie mille di tutto. »
    Conclude il giornalista, allontanandosi verso l'automobile di Gamagori. Non sarà facile spiegargli cosa è appena successo.



    Edited by Kuma. - 6/9/2019, 14:59
     
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    Come svolta l'angolo, il Trigger quasi sbatte contro la sagoma massiccia di Ira Gamagori, che chiaramente allarmato dagli spari stava accorrendo sulla scena, in ritardo solo di qualche manciata di secondi. Aveva indossato dei vistosi tirapugni e sembrava pronto a gettarsi in una zuffa.

    « Dov'è il nemico? »
    Chiede secco e diretto. Nota che Denver è tutto intero, volge lo sguardo a destra ed a sinistra in cerca di Ahri, senza trovarla.
    « E Kobayashi...? »
    Con calma metodica, mette via i tirapugni, prima l'uno e poi l'altro, rivolgendo al giornalista un'occhiata obliqua e dando lui la doverosa chance di spiegarsi, senza interromperlo. Dopodiché, tornati entrambi alla macchina, avrebbe semplicemente messo in moto e sarebbe ripartito, accettando le indicazioni del giornalista riguardo la destinazione, senza fiatare.

    « Quindi il prossimo obbiettivo è il precedente Re delle Zanne...? Falco...? »
    Domandò in tono irritabile.
    « Inomuta è stato chiaro sul fatto che devo condurti dagli alchemicanti. I loro laboratori sono sotto il Mirage, un pessimo locale notturno che a quest'ora chiude i battenti. »
    Le droghe girano più o meno in tutti i locali notturni del Bloodrunner, ma ogni locale naturalmente ha le sue specialità. Ogni locale paga il pizzo a mafie differenti, ed è controllato da bande di spacciatori diverse, quindi è normale che chi tenta di vendere droga al di fuori della sua zona rischia grosso. Al Project9, per esempio, gira molto la polvere d'angelo ed i biglietti blu per viaggiare. Il Mirage -brutto locale frequentato per lo più da fattoni e gente nel giro della droga sintetizzata- da questo punto di vista, effettivamente, è molto anomalo e probabilmente a questo punto Denver poteva intuire il perché. Se gli alchemicanti sanno produrre la Garmonbozia, la gelatina che se consumata permette di indurre ricordi negli individui, è probabile che hanno dei laboratori adatti per qualsiasi schifezza. E la droga sintetica è lo schifo peggiore, quel genere di merda che ti sfonda il cervello. Strano che fosse così ben noto da uno come Gamagori, così ligio alla disciplina e chiaramente quanto di più lontano da un drogato possa esserci. Se un individuo fa uso costante di schifezze di quel genere si capisce facilmente ed Ira Gamagori proprio non aveva neanche uno dei sintomi di un consumatore abituale.

    « Dove svolto? »
    Chiese lui, in tono brusco. In auto la distanza fra l'indirizzo in possesso di Denver ed il Mirage più o meno era la stessa. Il primo luogo da visitare, quindi, stava per lo più al gusto del giornalista...

     
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    Gamagori si trova appena dietro l'angolo; il ragazzo deve essere accorso non appena ha sentito gli spari di pochi minuti fa. Si era perfino preparato per intervenire, a giudicare dal noccoliere che sta tuttora indossando, e alla quale vista il giornalista non può che chiedersi, come sempre senza risposta, chi diavolo lavori esattamente in quella scuola superiore.

    « Dov'è il nemico? »
    Denver indica col pollice gli uomini caduti a terra privi di coscienza o di vita. Anzi, si corregge, solo di vita: mentre il reporter era girato, Gaspode aveva infatti inflitto il colpo di grazia anche all'unico sopravvissuto rimasto con lo stesso tubo rotto di prima. Quando hai già tre corpi di cui occuparti, è meglio essere pronti ad occuparsi subito di un quarto che di un testimone.
    « E Kobayashi...? »

    « In buone mani, » risponde Denver, « e mi sono assicurato che rimanga lontana da Blood Runner il più a lungo possibile. Almeno fino a quando le acque con certa gentaglia non si saranno un minimo calmate. »

    Cosa che potrebbe non accadere molto presto, aggiunge fra sé, non finché Maiev avrà abbastanza denaro da investire in tirapiedi disposti a tutto per recuperare o perfino di sbarazzarsi di una problematica ragazzina di quindici o sedici anni anni. Trattandosi di un mercato florido in cui l'offerta talvolta fatica a tenere il passo con la domanda, non farà fatica a trovare profili simili.
    Si fa strada verso l'auto precedendo perfino lo stesso Gamagori. Non ci sono altre parole che necessitano di essere scambiate durante il breve tragitto; tutto ciò che rimane è andare finalmente al nocciolo della questione e, forse, risolvere un problema che dura da fin troppi mesi.

    « Quindi il prossimo obbiettivo è il precedente Re delle Zanne...? Falco...? »
    « Sì, esattamente quel tipo. »
    « Inomuta è stato chiaro sul fatto che devo condurti dagli alchemicanti. I loro laboratori sono sotto il Mirage, un pessimo locale notturno che a quest'ora chiude i battenti. »
    « Una cosa alla volta, Gamagori. Sono arrivato qui per Falco, e tirare fuori Ahri dai guai mi ha già preso abbastanza tempo– » Alza le mani. « –non che mi sia dispiaciuto, per carità. »

    « Dove svolto? »
    « Destra, » risponde, lanciando un'occhiata al foglietto che si era dimenticato di avere per diverse ore, « al terzo incrocio, svolta a sinistra. Appena superi il teatro, sinistra di nuovo. »
    Si va da Falco.

     
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    Gamagori grugnì in cenno di assenso, seguendo alla lettera le indicazioni fino al momento di arrivare al teatro, quando decise improvvisamente di sporgersi verso il parabrezza, distogliendo per un lungo istante lo sguardo dalla strada, comunque deserta di un Bloodrunner a malapena bagnato dall'alba. Il gigante stava guardando in alto, più precisamente gli edifici che sporgevano al di là della strada, valutandoli con un cenno di palese nervosismo.
    Nulla di nuovo, in realtà: Gamagori era chiaramente quel tipo di persona perennemente in tensione e preda di una qualche forma di ansia permanente, che doveva essere la più probabile causa di quella brutta faccia piatta che non sarebbe sfigurata su di un trentenne.

    « Questo posto me lo ricordo. »
    Brontolò con un tono di disapprovazione impossibile da decifrare.
    « Qua accanto c'è una bottega, sopra aveva casa il Comandante Generale. »

    Dunque: nel linguaggio delle Tribù della Tempesta il Comandante Generale è il vertice di una megastorm, cioè il leader di un raggruppamento di un certo numero di team. Denver aveva sentito parlare solo di tre individui del genere, cioè il leader supremo di Genesis: una donna di nome Simca (di cui sapeva ben poco, ma che trattandosi di una Gravity Children probabilmente si trovava a Klemvor), poi Misogi Kumagawa (che però abitava da tutt'altra parte) e poi c'era il predecessore di quest'ultimo, un tale Yoshitsune che si era ritirato da tempo, di cui tuttavia il reporter sapeva davvero pochissimo. Per esclusione si trattava di quest'ultimo, ed aveva senso che Gamagori lo chiamasse in quel modo, perché quando Lady Satsuki era in vita il gigante faceva di fatto parte integrante di Trident. Kumagawa seppure formalmente a capo di Trident non era mai stato granché riconosciuto come tale, anche gli altri bimbi della sua guardia pretoriana tendevano a trattarlo da pari.

    « Inumuta ha detto che è sparito nel nulla tempo fa. Darebbe di matto se sapesse che abitava così vicino a Falco. »
    Una coincidenza?
    « Quando sono stato qui la volta scorsa, guidavo la cadillac che mi ha donato Lady Satsuki. » disse lui, in tono intelligibile. « Ricordo i commenti della Jakuzure. Sanageyama diceva che era tempo sprecato, mentre Inumuta rimaneva in silenzio. Quei tre andavano d'accordo solo in presenza di lei. » Il tono di voce si era abbassato di molto, il gigante aveva le mani inchiodate al volante e lo stringeva con tanta forza da sbiancare le nocche, inoltre aveva involontariamente accelerato di brutto. Adesso avevano superato gli ottanta, che per le vie del centro iniziava ad essere troppo. In qualche modo, però, Gamagori si destreggiava piuttosto bene, non dando affatto l'impressione di una guida spericolata almeno fino al momento in cui inchiodò. Erano arrivati a destinazione.

    « Ti aspetto qui, Trigger. »
    Disse serio in volto ruotando lentamente il capo fino ad appuntare gli occhi su Denver.
    « Mentre guidavo mi è venuta in mente la sua voce. E' come un ammonimento a non essere troppo avventato nel distribuire la mia giustizia. Tuttavia... »
    Sotto lo sguardo di Denver, Gamagori strinse il volante con tanta forza che probabilmente avrebbe potuto schiacciarlo sotto la sua stretta.
    « Non posso impedirmi di odiare ogni singolo istante trascorso senza che i veri colpevoli siano consegnati alla giusta punizione per il loro crimine. Immagino che questo potrai capirlo, Trigger. Dunque ricorda bene: ogni attimo perso è un'ingiuria alla memoria di Lady Satsuki. Vedi di tenerlo bene a mente. »

    « Certamente » gli risponde il giornalista massaggiandosi il collo. Gamagori è un automobilista di tutto rispetto, ma in quella macchina una decelerazione così improvvisa ha lo stesso effetto di un violento colpo di frusta. « Giustizia sarà presto fatta. O almeno questo è ciò che mi auguro. »

    Denver alza gli occhi al tetto dell'auto mentre apre la portiera. Si chiede per un momento se si sarebbe ancora in tempo a portare il corpo di Satsuki a Laputa o ad Istvàn, far resuscitare la giovane donna e risolvere definitivamente tutti i dannatissimi problemi sorti dalla sua dipartita. Se Seiryu era tornato in vita, perché non lei?

    Gamagori vorrebbe risolvere un caso di cui si conosce la soluzione da mesi, ma Denver non si può più permettere di dirgli che il colpevole si chiama Vladmyr Murray, che ha assistito personalmente al delitto, e che tutto ciò di cui gli importa è capire perché qualcuno abbia voluto invece incastrare lui. Non dopo aver coperto Murray per non attirarsi ulteriormente le ire di Ahri, e per evitare grane fra gli Storm Riders e la giustizia presidiale dell'Est. Prosegue senza voltarsi. Falco è la principale ragione per cui si è avventurato fin lì.
    Che si trovi una risposta a quella situazione assurda, dunque.

    L'edificio che è la sua destinazione è un condominio abbastanza squallido, più che altro molto vasto: alto e stretto, e da due appartamenti per ciascun piano. Falco si trova al quinto. Quello che dovrebbe essere un campanello è un groviglio di cavi che fuoriescono dal quadro, legati con varie fascette di plastica, davvero troppi per un semplice campanello.
    La porta sembrava normale, ma -provando a premere il pomo- il Reporter la scopre misteriosamente aperta: stando in allerta -pronto a percepire possibili pericoli- spinge il battente, cercando eventuali allarmi, telecamere o boobytraps con lo sguardo , ma all'interno -dall'altra parte dell'uscio- si apre un lungo corridoio praticamente al buio; con la sola luce piuttosto magra e scarna del pianerottolo ad illuminare la scena, tutto ciò che si riesce a malapena a mettere a fuoco sono fasci su fasci di cavi, che infestano le pareti e il soffitto come parassiti su di un cadavere.

    Ci sono piccole scatole agli angoli dell'ingresso, che potrebbero sembrare telecamere, ma è impossibile dirlo con certezza, così come è impossibile capire se -con la pessima illuminazione in quel punto- esse sono disposte in modo da riuscire ad inquadrarlo: la luce fa decisamente schifo, tanto che non si vede nemmeno il riflesso sul vetro degli obbiettivi, ma... per un uomo nella sua situazione, la prudenza non è mai troppa, così Denver decide di tornare fuori dall'edificio, trovando un punto cieco e ragionevolmente deserto dove poter calzare ancora una volta la Maschera del Mistero. Così protetto, torna sui suoi passi e varca la soglia dell'ingresso, usando per di più l'accortezza di camminare con cautela a pochi centimetri dal suolo.

    Al termine del lungo corridoio del piano-terra c'è una porta chiusa, e poi una seconda porta -stavolta laterale- da cui pure proviene una luce artificiale sui toni del blu, probabilmente un monitor o qualcosa del genere... ed è lì che l'Auspex dei Pericoli avvisa il giornalista che qualcosa non va: non è possibile dire che cosa, né da dove provenga la sensazione, ma di certo in quel posto qualcosa non va. Ma non ci sono ostacoli, e niente gli impedisce di avanzare fino alla prima porta nel corridoio, che si apre alla sua destra. E' da lì che arriva la luce artificiale di quello che sembra un monitor acceso, e in effetti -sporgendosi appena- il Reporter può confermare l'impressione iniziale: si tratta chiaramente del monitor di un pc, e di spalle c'è una persona, un tizio decisamente a suo agio, con pesanti cuffie poggiate sulle orecchie, seduto di spalle su di una sedia intento a smanettare con il pc in questione; l'uomo ha i capelli lunghi e neri, la panza da bevitore di birra, e -non troppo strano per uno che si trova in casa propria- è comodamente abbigliato in boxer.
    Non sembra PER NIENTE un riders e sopratutto non sembra per nulla un Gravity Children... Certo, tutti lo definiscono ancora "l'ex Re delle Zanne", ma tutti i Re con cui Denver ha avuto a che fare erano delle sorte di bestie.

    Il resto della stanza è in generale un disastro: ci sono cavi dappertutto che riempiono quasi ogni centimetro del pavimento, una branda sulla destra e poi centinaia e centinaia di libri accuratamente riposti su infiniti ripiani che letteralmente tappezzano tre pareti su quattro della stanza. C'è una finestra, proprio dietro al pc in funzione, ma è sbarrata e sprangata con quelle che realizzi essere lastre di metallo che probabilmente potrebbero resistere ad un'arma da fuoco. L'aria è abbastanza viziata.

    Dubbioso, ma con l'impressione che quel tipo possa essere l'uomo che gli è stato descritto da Ahri, Denver prova a bussare... ed è così che si ritrova in tempo zero una 44 magnum puntata in faccia: il tizio è mostruosamente veloce nel passare dalla posa fermo-spaparanzato-sulla-sedia, apparentemente immobile, a pistola-spianata-in-mano, voltandosi verso l'intruso in modo teatrale - complice il fatto di trovarsi su una sedia girevole.

    "E' un piacere conoscere qualcuno che ha le buone maniere di bussare, caro. Però potevi farlo all'ingresso. Se sei qui per Rete Inorganica mi auguro che hai dei complici, caro."

    Il Reporter alza le mani e sorride dietro la maschera: poco importa che Falko non possa vedere la sua espressione.
    « E se ti dicessi che sono l'inquilino del piano di sopra e voglio chiederti solo un po' di zucchero? » Vuole stemperare la tensione. La situazione è a priori tutt'altro che ingestibile, ma lo sarebbe ancora di più senza la canna di quella cosa addosso. Una 9mm non lo avrebbe neppure impensierito. « Rete Inorganica mi interessa, ma non quanto... qualcos'altro che puoi offrire. Comunque vengo in pace, eh! »

    "Un cacciatore di taglie, caro? La mia taglia è decaduta dodici anni fa, caro. Oppure ti manda il preside di quella scuola? O magari un Alfiere, caro?"

    « Hey, ho detto in pace, e non so neppure che faccia abbia il presidente della Honnōji. Posso? » Si porta una mano alla maschera e fa per toglierla. I movimenti sono molto lenti e cauti, per non allarmare il suo interlocutore. « Mi mando da solo. Ho un problemino con quelle che da queste parti chiamano fake news, e mi serve il miglior debunker in circolazione. Ho detto che Rete Inorganica non mi interessa quanto qualcos'altro? Ecco, quel qualcos'altro è in realtà un aiuto per sapere chi ha diffuso certe falsità sul mio conto - il perché salterà poi fuori da solo.
    Hai capito di cosa parlo, sì?
    »

    Lui ammicca, poi risponde abbassando l'arma e girandosi per dargli di nuovo le spalle.
    "Oh, il Trigger, suppongo, caro. Ora capisco, sapevo di dover cambiare indirizzo dopo l'ultima volta che il Re del Cielo è venuto a farmi visita, caro, ma l'ultima volta ci ho messo mesi a sistemare tutta la mia roba. Immagino che conosci quell'uomo meglio di me: è uno scocciatore come sembra oppure è ancora peggio, caro?"
    Poi getta la pistola sulla branda. Guardandola meglio, si nota che... è finta. E' una pistola a piombini, una via di mezzo fra quelle giocattolo e quelle usate nel soft air. Sul momento è impossibile distinguerla da una pistola vera, ci vuole una seconda occhiata per capirlo.
    "Dici un debunker, caro? Non posso aiutarti. Non sono bravo con queste cose, preferisco i videogiochi." E in effetti... sullo schermo del pc sta passando un giochino decisamente equivoco, con ragazzine abbastanza svestite ed il cursore del mouse che le sta addobbando una ad una come alberi di natale. "Quanto al perché posso darti solo teorie, caro. Ti bastano o vuoi anche dell'altro...? Perché se vuoi scavare puoi farlo proprio qui, ma rischi qualcosa di più che i coglioni, caro."

    « È una persona sorprendentemente piacevole da avere attorno, una volta superato il primo impatto, » gli risponde con un'alzata di spalle « Supponi bene, comunque. Spero che tu non sia pure interessato alla mia testa. »
    Guardando la pistola sulla branda, realizza che si tratta di un giocattolo. Si lascia scappare un gemito irritato per non averlo capito fin da subito, ma in sua difesa, la luce non è stata d'aiuto. Nota per sé stesso: dire alla prossima persona che gli punterà un'arma addosso di "posare quel giocattolo" e vedere che succede.
    Intanto, sullo schermo del computer si vedono dei disegni di ragazzine oscenamente (poco) vestite. Quell'occhiata gli è sufficiente per convincerlo a tornare a guardare l'uomo che gli sta davanti e solo lui.
    « Le teorie bastano e avanzano, di solito mi basta partire da un 'chi'. Solitamente mi risulta più facile del processo contrario. Comunque, cosa rischierei in più, di grazia? »

    "La tua taglia, caro? Oh, non saprei che farmene dei soldi, caro. Non saprei dove spenderli." Continua ad armeggiare distrattamente con il mouse, dando le spalle a Denver. "Chi? Se fosse un gioco thriller punterei tutto su qualcuno dei tirapiedi della Kiryuin, o magari sulla madama stessa. Dico la madre, non quella morta. Gira un pettegolezzo secondo cui ha messo su un teatrino per obbligare l'ambasciatore dell'Est nonché Re del Cielo a convincere la sua influente sorella gemella a restituirle l'altra sua figlia naturale, la più giovane. Abita a Laputa, caro. Lo sapevi? Satsuki Kiryuin ha una sorella più piccola, che ora è l'unica erede dell'impero della madre. E lei, naturalmente, la vuole per fare di lei una Satsuki-due-punto-zero. Peccato che questo non è un videogioco e le soluzioni più logiche e semplici verso cui puntano tutti gli indizi non sono sempre le migliori. Anche perché la madama non ha la tecnologia o le conoscenze per tirare su un video così..."

    « Già, ma in tutto questo che c'entro io? » domanda con una punta di frustrazione nella voce.
    La risposta la può già intuire da solo in realtà: Ragyo Kiryuin non ha nessun conto in sospeso con Denver; il giornalista si è trovato soltanto nel posto sbagliato al momento sbagliato, e non è riuscito a fare la cosa giusta. Agita una mano per liquidare subito la questione. « Lascia perdere, credo di essere stato solo un pollo come un altro per lei. Uno che si è buscato della celebrità indesiderata. »
    Si appoggia allo stipite della porta con la spalla.
    « Piuttosto, non sapevo avesse un'altra figlia. A Laputa, oltretutto. Tanti auguri se davvero vuole mettere all'angolo quell'uomo, comunque, e... »

    Si interruppe non appena la schermata sul pc cambiò: Falco aprì un'altra finestra, da cui partì un filmato che Denver conosceva bene, visto che ne era il protagonista, e Denver dedicò la propria attenzione a quel video maledettissimo: l'ha già visto fin troppe volte nel corso di quelle ultime settimane, ma l'acidità di stomaco che gli causa è sempre uguale a quella della prima volta.

    "Straordinariamente convincente. Ad oggi non conosco nessuno che ha trovato una singola imperfezione in questo video, caro. Anche se ho una decina di testimoni che mi confermano essere falso." E quasi certamente si riferisce ai ragazzi presenti sulla scena quel giorno. In effetti era assurdo: c'erano decine di occhi puntati su Lady Satsuki e neanche un testimone. O almeno: non un testimone disposto a farsi avanti.
    "Comunque un viaggetto nella Rete Inorganica è sempre un biglietto di sola andata. Il prezzo è il rischio di non potersi permettere il biglietto di ritorno una volta dentro, caro..." Fa una pausa, poi realizza qualcosa improvvisamente e aggiunge in un tono sorpreso: "un momento, ti hanno già spiegato cos'è Rete Inorganica, vero? Non dirmi che sei venuto qui a chiedermi un giro senza sapere cos'è!"

    Il giornalista ascolta la spiegazione su Rete Inorganica e sbarra gli occhi.
    « Ehi, io non sono uno Storm Rider, va bene? Avevo capito che è qualcosa di simile ad una... ricostruzione dei fatti in base ai dati registrati dalle Air Treck. Francamente, ho immaginato si trattasse di una specie di ologramma altamente attendibile. Cosa non mi hanno detto ancora quei maledettissimi ragazzini? »

    "Un ologramma...? No, caro..."
    Falco sorride, si china per tirare fuori una valigetta che a prima vista sembra uno di quei medikit portatili di pronto intervento. La apre e al suo interno ci sono diversi oggetti: una specie di casco dall'aria molto sospetta, con una quantità di fili allucinante, una specie di pistola e poi una fila di piccole bustine contenenti una poltiglia giallo-biancastro che sembra banana. Tirando ad indovinare quella è un qualche genere di droga alchemica, probabilmente la famosa sostanza allucinogena degli alchemicanti o qualcosa di simile...
    "Rete inorganica non significa semplicemente "vedere" una registrazione, caro. Ti permette di immergerti totalmente e completamente nel programma. E una volta dentro, il rischio concreto è quello di rimanerci più a lungo di quanto il tuo corpo può concederti."

    Denver osserva il mucchio di cianfrusaglie estratti da quella specie di cassetta del pronto soccorso: il casco gli dà l'idea di essere un visore o qualcosa del genere, visti i fili a cui è collegato, mentre la busta deve contenere una sostanza che faciliti l'immersione nella "realtà" di Rete Inorganica. Non capisce però a cosa serva la pistola.
    « Significa che potrei lasciarci le penne? Come posso prevenire questo rischio? Spiegati meglio, per favore. »

    Falco fa spallucce. "Forza di volontà, caro. E magari consapevolezza di quanto tempo puoi restare senza mangiare o bere. Fatto ciò sta solo a te decidere. Oh, tranquillo: se il tuo corpo muore mentre sei in immersione la tua coscienza rimane salvata in Rete Inorganica, caro.
    Farsi un giro non è roba da tutti, però visto che sei tu diciamo che posso fare uno strappo alla regola, caro.
    " Tira fuori una di quelle bustine disgustose e la agita come si farebbe con una bustina di zucchero. "Vuoi provare...?"

    « Ah, e immagino che non avvertirò lo scorrere nel tempo allo stesso modo in cui lo faccio qui, giusto? Si può rimediare con un cronometro? O può qualcuno tirare fuori un soggetto a forza? » Sospira. « Cerca di capirmi, non sono uno che fa queste cose che ti bruciano la vita. Se devo fare uno strappo alla regola per una buona ragione, voglio almeno informarmi. »

    Falco annuisce. "E' come dici tu, il tempo è relativo. Ed i cronometri all'interno di Rete Inorganica sono regolati con i tempi di Rete Inorganica stessa. Un aiuto esterno è completamente inutile, perché una volta in immersione staccare i cavi ti ucciderebbe. Te l'ho detto, caro: questo è un biglietto di andata, ma una volta dentro devi trovare da solo il biglietto di ritorno."

    « Capisco, » si limita a commentare l'altro « ma rimane un problema: ciò che mi hanno spiegato dall'altra parte è che servono i chip delle Air Treck delle persone presenti quel giorno. Almeno alcune di esse. Se volessi fare un giro adesso, dove diavolo finirei, di grazia? Senza contare che confermerei soltanto ciò che già so: che non sono stato io ad uccidere quella ragazza. Ciò che mi interessa è provare che il video è falso e togliere così la taglia, e... » Si ferma un momento. Se la verità venisse a galla, sarebbe Seiryu a finire nei guai al posto suo. « ...risolvere un problema per crearne uno nuovo a qualcun altro. Cosa troverei là dentro che possa davvero aiutarmi -qui-? »

    Falco sorride enigmatico.
    "I chip servono per registrare dati, che poi vengono scaricati nel server principale." Indica un grumo di cavi dall'altra parte della stanza, scaffali di legno stipati di aggeggi elettronici che sembrano computer fissi in funzione. "Rete inorganica elabora direttamente i dati di quei server, ed il risultato è più facile da mostrare che da spiegare a parole. Comunque..." Fa un gesto come per riporre il tutto "io non voglio mica obbligarti. Se hai paura oppure non ti interessa, meglio così. Mi risparmio una dose di Garmonbozia ambrata, con quello che costa..."

    « Chiunque abbia scelto un nome simile è il vero criminale. » Denver sbuffa sprezzante e sdegnato. « E comunque non è paura, ma semplice timore di sprecare altro tempo. A questo punto, però, vediamo che avrebbe da offrire questa roba di cui parli. Seguimi con la tua attrezzatura, che i chip saranno recuperati a breve. »
    Si sente un fottuto teenager a propria volta, ma non gliene importa più.

    "Mi rifiuto." dice Falco, seccamente. Poi da nuovamente le spalle a Denver. "Cosa me ne viene di buono, caro...? Sarebbe come schierarsi dalla parte degli Abusivi, ed io non mi schiero dalla parte di nessuno da molto prima dell'arrivo su Klemvor delle Tribù della Tempesta. Non fare troppo lo smargiasso: ho accettato di darti una mano perché in fondo gli sfigati che finiscono nei casini come te mi stanno simpatici, ma tu sei già arrivato a prendere tutto il braccio e mi stai tirando la spalla e tutto il resto."

    « Cos'è che vuoi? » gli domanda con semplicità. « Devo far arrivare i chip qui? A me non cambia niente, da questo punto di vista - senza entrare nel merito di schieramenti e simili. »

    Falco fa spallucce. "Portami i chip e ne scaricherò i dati sui server, mi sta bene. E' già più fattibile."

    « Andata, » conclude Denver. « Con permesso, dovrei avvertire i miei... chiamiamoli soci, per questa sera. » Fa per uscire dalla porta, ma prima aggiunge in modo semi-scherzoso « Spero di trovarti ancora qui più tardi. »
    Raggiungerà infine Gamagori, ammesso sia ancora lì, e gli riferirà la situazione.

     
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