Irrompere nell'Irreale

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  1. Yomi
     
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    Gamagori grugnì in cenno di assenso, seguendo alla lettera le indicazioni fino al momento di arrivare al teatro, quando decise improvvisamente di sporgersi verso il parabrezza, distogliendo per un lungo istante lo sguardo dalla strada, comunque deserta di un Bloodrunner a malapena bagnato dall'alba. Il gigante stava guardando in alto, più precisamente gli edifici che sporgevano al di là della strada, valutandoli con un cenno di palese nervosismo.
    Nulla di nuovo, in realtà: Gamagori era chiaramente quel tipo di persona perennemente in tensione e preda di una qualche forma di ansia permanente, che doveva essere la più probabile causa di quella brutta faccia piatta che non sarebbe sfigurata su di un trentenne.

    « Questo posto me lo ricordo. »
    Brontolò con un tono di disapprovazione impossibile da decifrare.
    « Qua accanto c'è una bottega, sopra aveva casa il Comandante Generale. »

    Dunque: nel linguaggio delle Tribù della Tempesta il Comandante Generale è il vertice di una megastorm, cioè il leader di un raggruppamento di un certo numero di team. Denver aveva sentito parlare solo di tre individui del genere, cioè il leader supremo di Genesis: una donna di nome Simca (di cui sapeva ben poco, ma che trattandosi di una Gravity Children probabilmente si trovava a Klemvor), poi Misogi Kumagawa (che però abitava da tutt'altra parte) e poi c'era il predecessore di quest'ultimo, un tale Yoshitsune che si era ritirato da tempo, di cui tuttavia il reporter sapeva davvero pochissimo. Per esclusione si trattava di quest'ultimo, ed aveva senso che Gamagori lo chiamasse in quel modo, perché quando Lady Satsuki era in vita il gigante faceva di fatto parte integrante di Trident. Kumagawa seppure formalmente a capo di Trident non era mai stato granché riconosciuto come tale, anche gli altri bimbi della sua guardia pretoriana tendevano a trattarlo da pari.

    « Inumuta ha detto che è sparito nel nulla tempo fa. Darebbe di matto se sapesse che abitava così vicino a Falco. »
    Una coincidenza?
    « Quando sono stato qui la volta scorsa, guidavo la cadillac che mi ha donato Lady Satsuki. » disse lui, in tono intelligibile. « Ricordo i commenti della Jakuzure. Sanageyama diceva che era tempo sprecato, mentre Inumuta rimaneva in silenzio. Quei tre andavano d'accordo solo in presenza di lei. » Il tono di voce si era abbassato di molto, il gigante aveva le mani inchiodate al volante e lo stringeva con tanta forza da sbiancare le nocche, inoltre aveva involontariamente accelerato di brutto. Adesso avevano superato gli ottanta, che per le vie del centro iniziava ad essere troppo. In qualche modo, però, Gamagori si destreggiava piuttosto bene, non dando affatto l'impressione di una guida spericolata almeno fino al momento in cui inchiodò. Erano arrivati a destinazione.

    « Ti aspetto qui, Trigger. »
    Disse serio in volto ruotando lentamente il capo fino ad appuntare gli occhi su Denver.
    « Mentre guidavo mi è venuta in mente la sua voce. E' come un ammonimento a non essere troppo avventato nel distribuire la mia giustizia. Tuttavia... »
    Sotto lo sguardo di Denver, Gamagori strinse il volante con tanta forza che probabilmente avrebbe potuto schiacciarlo sotto la sua stretta.
    « Non posso impedirmi di odiare ogni singolo istante trascorso senza che i veri colpevoli siano consegnati alla giusta punizione per il loro crimine. Immagino che questo potrai capirlo, Trigger. Dunque ricorda bene: ogni attimo perso è un'ingiuria alla memoria di Lady Satsuki. Vedi di tenerlo bene a mente. »

    « Certamente » gli risponde il giornalista massaggiandosi il collo. Gamagori è un automobilista di tutto rispetto, ma in quella macchina una decelerazione così improvvisa ha lo stesso effetto di un violento colpo di frusta. « Giustizia sarà presto fatta. O almeno questo è ciò che mi auguro. »

    Denver alza gli occhi al tetto dell'auto mentre apre la portiera. Si chiede per un momento se si sarebbe ancora in tempo a portare il corpo di Satsuki a Laputa o ad Istvàn, far resuscitare la giovane donna e risolvere definitivamente tutti i dannatissimi problemi sorti dalla sua dipartita. Se Seiryu era tornato in vita, perché non lei?

    Gamagori vorrebbe risolvere un caso di cui si conosce la soluzione da mesi, ma Denver non si può più permettere di dirgli che il colpevole si chiama Vladmyr Murray, che ha assistito personalmente al delitto, e che tutto ciò di cui gli importa è capire perché qualcuno abbia voluto invece incastrare lui. Non dopo aver coperto Murray per non attirarsi ulteriormente le ire di Ahri, e per evitare grane fra gli Storm Riders e la giustizia presidiale dell'Est. Prosegue senza voltarsi. Falco è la principale ragione per cui si è avventurato fin lì.
    Che si trovi una risposta a quella situazione assurda, dunque.

    L'edificio che è la sua destinazione è un condominio abbastanza squallido, più che altro molto vasto: alto e stretto, e da due appartamenti per ciascun piano. Falco si trova al quinto. Quello che dovrebbe essere un campanello è un groviglio di cavi che fuoriescono dal quadro, legati con varie fascette di plastica, davvero troppi per un semplice campanello.
    La porta sembrava normale, ma -provando a premere il pomo- il Reporter la scopre misteriosamente aperta: stando in allerta -pronto a percepire possibili pericoli- spinge il battente, cercando eventuali allarmi, telecamere o boobytraps con lo sguardo , ma all'interno -dall'altra parte dell'uscio- si apre un lungo corridoio praticamente al buio; con la sola luce piuttosto magra e scarna del pianerottolo ad illuminare la scena, tutto ciò che si riesce a malapena a mettere a fuoco sono fasci su fasci di cavi, che infestano le pareti e il soffitto come parassiti su di un cadavere.

    Ci sono piccole scatole agli angoli dell'ingresso, che potrebbero sembrare telecamere, ma è impossibile dirlo con certezza, così come è impossibile capire se -con la pessima illuminazione in quel punto- esse sono disposte in modo da riuscire ad inquadrarlo: la luce fa decisamente schifo, tanto che non si vede nemmeno il riflesso sul vetro degli obbiettivi, ma... per un uomo nella sua situazione, la prudenza non è mai troppa, così Denver decide di tornare fuori dall'edificio, trovando un punto cieco e ragionevolmente deserto dove poter calzare ancora una volta la Maschera del Mistero. Così protetto, torna sui suoi passi e varca la soglia dell'ingresso, usando per di più l'accortezza di camminare con cautela a pochi centimetri dal suolo.

    Al termine del lungo corridoio del piano-terra c'è una porta chiusa, e poi una seconda porta -stavolta laterale- da cui pure proviene una luce artificiale sui toni del blu, probabilmente un monitor o qualcosa del genere... ed è lì che l'Auspex dei Pericoli avvisa il giornalista che qualcosa non va: non è possibile dire che cosa, né da dove provenga la sensazione, ma di certo in quel posto qualcosa non va. Ma non ci sono ostacoli, e niente gli impedisce di avanzare fino alla prima porta nel corridoio, che si apre alla sua destra. E' da lì che arriva la luce artificiale di quello che sembra un monitor acceso, e in effetti -sporgendosi appena- il Reporter può confermare l'impressione iniziale: si tratta chiaramente del monitor di un pc, e di spalle c'è una persona, un tizio decisamente a suo agio, con pesanti cuffie poggiate sulle orecchie, seduto di spalle su di una sedia intento a smanettare con il pc in questione; l'uomo ha i capelli lunghi e neri, la panza da bevitore di birra, e -non troppo strano per uno che si trova in casa propria- è comodamente abbigliato in boxer.
    Non sembra PER NIENTE un riders e sopratutto non sembra per nulla un Gravity Children... Certo, tutti lo definiscono ancora "l'ex Re delle Zanne", ma tutti i Re con cui Denver ha avuto a che fare erano delle sorte di bestie.

    Il resto della stanza è in generale un disastro: ci sono cavi dappertutto che riempiono quasi ogni centimetro del pavimento, una branda sulla destra e poi centinaia e centinaia di libri accuratamente riposti su infiniti ripiani che letteralmente tappezzano tre pareti su quattro della stanza. C'è una finestra, proprio dietro al pc in funzione, ma è sbarrata e sprangata con quelle che realizzi essere lastre di metallo che probabilmente potrebbero resistere ad un'arma da fuoco. L'aria è abbastanza viziata.

    Dubbioso, ma con l'impressione che quel tipo possa essere l'uomo che gli è stato descritto da Ahri, Denver prova a bussare... ed è così che si ritrova in tempo zero una 44 magnum puntata in faccia: il tizio è mostruosamente veloce nel passare dalla posa fermo-spaparanzato-sulla-sedia, apparentemente immobile, a pistola-spianata-in-mano, voltandosi verso l'intruso in modo teatrale - complice il fatto di trovarsi su una sedia girevole.

    "E' un piacere conoscere qualcuno che ha le buone maniere di bussare, caro. Però potevi farlo all'ingresso. Se sei qui per Rete Inorganica mi auguro che hai dei complici, caro."

    Il Reporter alza le mani e sorride dietro la maschera: poco importa che Falko non possa vedere la sua espressione.
    « E se ti dicessi che sono l'inquilino del piano di sopra e voglio chiederti solo un po' di zucchero? » Vuole stemperare la tensione. La situazione è a priori tutt'altro che ingestibile, ma lo sarebbe ancora di più senza la canna di quella cosa addosso. Una 9mm non lo avrebbe neppure impensierito. « Rete Inorganica mi interessa, ma non quanto... qualcos'altro che puoi offrire. Comunque vengo in pace, eh! »

    "Un cacciatore di taglie, caro? La mia taglia è decaduta dodici anni fa, caro. Oppure ti manda il preside di quella scuola? O magari un Alfiere, caro?"

    « Hey, ho detto in pace, e non so neppure che faccia abbia il presidente della Honnōji. Posso? » Si porta una mano alla maschera e fa per toglierla. I movimenti sono molto lenti e cauti, per non allarmare il suo interlocutore. « Mi mando da solo. Ho un problemino con quelle che da queste parti chiamano fake news, e mi serve il miglior debunker in circolazione. Ho detto che Rete Inorganica non mi interessa quanto qualcos'altro? Ecco, quel qualcos'altro è in realtà un aiuto per sapere chi ha diffuso certe falsità sul mio conto - il perché salterà poi fuori da solo.
    Hai capito di cosa parlo, sì?
    »

    Lui ammicca, poi risponde abbassando l'arma e girandosi per dargli di nuovo le spalle.
    "Oh, il Trigger, suppongo, caro. Ora capisco, sapevo di dover cambiare indirizzo dopo l'ultima volta che il Re del Cielo è venuto a farmi visita, caro, ma l'ultima volta ci ho messo mesi a sistemare tutta la mia roba. Immagino che conosci quell'uomo meglio di me: è uno scocciatore come sembra oppure è ancora peggio, caro?"
    Poi getta la pistola sulla branda. Guardandola meglio, si nota che... è finta. E' una pistola a piombini, una via di mezzo fra quelle giocattolo e quelle usate nel soft air. Sul momento è impossibile distinguerla da una pistola vera, ci vuole una seconda occhiata per capirlo.
    "Dici un debunker, caro? Non posso aiutarti. Non sono bravo con queste cose, preferisco i videogiochi." E in effetti... sullo schermo del pc sta passando un giochino decisamente equivoco, con ragazzine abbastanza svestite ed il cursore del mouse che le sta addobbando una ad una come alberi di natale. "Quanto al perché posso darti solo teorie, caro. Ti bastano o vuoi anche dell'altro...? Perché se vuoi scavare puoi farlo proprio qui, ma rischi qualcosa di più che i coglioni, caro."

    « È una persona sorprendentemente piacevole da avere attorno, una volta superato il primo impatto, » gli risponde con un'alzata di spalle « Supponi bene, comunque. Spero che tu non sia pure interessato alla mia testa. »
    Guardando la pistola sulla branda, realizza che si tratta di un giocattolo. Si lascia scappare un gemito irritato per non averlo capito fin da subito, ma in sua difesa, la luce non è stata d'aiuto. Nota per sé stesso: dire alla prossima persona che gli punterà un'arma addosso di "posare quel giocattolo" e vedere che succede.
    Intanto, sullo schermo del computer si vedono dei disegni di ragazzine oscenamente (poco) vestite. Quell'occhiata gli è sufficiente per convincerlo a tornare a guardare l'uomo che gli sta davanti e solo lui.
    « Le teorie bastano e avanzano, di solito mi basta partire da un 'chi'. Solitamente mi risulta più facile del processo contrario. Comunque, cosa rischierei in più, di grazia? »

    "La tua taglia, caro? Oh, non saprei che farmene dei soldi, caro. Non saprei dove spenderli." Continua ad armeggiare distrattamente con il mouse, dando le spalle a Denver. "Chi? Se fosse un gioco thriller punterei tutto su qualcuno dei tirapiedi della Kiryuin, o magari sulla madama stessa. Dico la madre, non quella morta. Gira un pettegolezzo secondo cui ha messo su un teatrino per obbligare l'ambasciatore dell'Est nonché Re del Cielo a convincere la sua influente sorella gemella a restituirle l'altra sua figlia naturale, la più giovane. Abita a Laputa, caro. Lo sapevi? Satsuki Kiryuin ha una sorella più piccola, che ora è l'unica erede dell'impero della madre. E lei, naturalmente, la vuole per fare di lei una Satsuki-due-punto-zero. Peccato che questo non è un videogioco e le soluzioni più logiche e semplici verso cui puntano tutti gli indizi non sono sempre le migliori. Anche perché la madama non ha la tecnologia o le conoscenze per tirare su un video così..."

    « Già, ma in tutto questo che c'entro io? » domanda con una punta di frustrazione nella voce.
    La risposta la può già intuire da solo in realtà: Ragyo Kiryuin non ha nessun conto in sospeso con Denver; il giornalista si è trovato soltanto nel posto sbagliato al momento sbagliato, e non è riuscito a fare la cosa giusta. Agita una mano per liquidare subito la questione. « Lascia perdere, credo di essere stato solo un pollo come un altro per lei. Uno che si è buscato della celebrità indesiderata. »
    Si appoggia allo stipite della porta con la spalla.
    « Piuttosto, non sapevo avesse un'altra figlia. A Laputa, oltretutto. Tanti auguri se davvero vuole mettere all'angolo quell'uomo, comunque, e... »

    Si interruppe non appena la schermata sul pc cambiò: Falco aprì un'altra finestra, da cui partì un filmato che Denver conosceva bene, visto che ne era il protagonista, e Denver dedicò la propria attenzione a quel video maledettissimo: l'ha già visto fin troppe volte nel corso di quelle ultime settimane, ma l'acidità di stomaco che gli causa è sempre uguale a quella della prima volta.

    "Straordinariamente convincente. Ad oggi non conosco nessuno che ha trovato una singola imperfezione in questo video, caro. Anche se ho una decina di testimoni che mi confermano essere falso." E quasi certamente si riferisce ai ragazzi presenti sulla scena quel giorno. In effetti era assurdo: c'erano decine di occhi puntati su Lady Satsuki e neanche un testimone. O almeno: non un testimone disposto a farsi avanti.
    "Comunque un viaggetto nella Rete Inorganica è sempre un biglietto di sola andata. Il prezzo è il rischio di non potersi permettere il biglietto di ritorno una volta dentro, caro..." Fa una pausa, poi realizza qualcosa improvvisamente e aggiunge in un tono sorpreso: "un momento, ti hanno già spiegato cos'è Rete Inorganica, vero? Non dirmi che sei venuto qui a chiedermi un giro senza sapere cos'è!"

    Il giornalista ascolta la spiegazione su Rete Inorganica e sbarra gli occhi.
    « Ehi, io non sono uno Storm Rider, va bene? Avevo capito che è qualcosa di simile ad una... ricostruzione dei fatti in base ai dati registrati dalle Air Treck. Francamente, ho immaginato si trattasse di una specie di ologramma altamente attendibile. Cosa non mi hanno detto ancora quei maledettissimi ragazzini? »

    "Un ologramma...? No, caro..."
    Falco sorride, si china per tirare fuori una valigetta che a prima vista sembra uno di quei medikit portatili di pronto intervento. La apre e al suo interno ci sono diversi oggetti: una specie di casco dall'aria molto sospetta, con una quantità di fili allucinante, una specie di pistola e poi una fila di piccole bustine contenenti una poltiglia giallo-biancastro che sembra banana. Tirando ad indovinare quella è un qualche genere di droga alchemica, probabilmente la famosa sostanza allucinogena degli alchemicanti o qualcosa di simile...
    "Rete inorganica non significa semplicemente "vedere" una registrazione, caro. Ti permette di immergerti totalmente e completamente nel programma. E una volta dentro, il rischio concreto è quello di rimanerci più a lungo di quanto il tuo corpo può concederti."

    Denver osserva il mucchio di cianfrusaglie estratti da quella specie di cassetta del pronto soccorso: il casco gli dà l'idea di essere un visore o qualcosa del genere, visti i fili a cui è collegato, mentre la busta deve contenere una sostanza che faciliti l'immersione nella "realtà" di Rete Inorganica. Non capisce però a cosa serva la pistola.
    « Significa che potrei lasciarci le penne? Come posso prevenire questo rischio? Spiegati meglio, per favore. »

    Falco fa spallucce. "Forza di volontà, caro. E magari consapevolezza di quanto tempo puoi restare senza mangiare o bere. Fatto ciò sta solo a te decidere. Oh, tranquillo: se il tuo corpo muore mentre sei in immersione la tua coscienza rimane salvata in Rete Inorganica, caro.
    Farsi un giro non è roba da tutti, però visto che sei tu diciamo che posso fare uno strappo alla regola, caro.
    " Tira fuori una di quelle bustine disgustose e la agita come si farebbe con una bustina di zucchero. "Vuoi provare...?"

    « Ah, e immagino che non avvertirò lo scorrere nel tempo allo stesso modo in cui lo faccio qui, giusto? Si può rimediare con un cronometro? O può qualcuno tirare fuori un soggetto a forza? » Sospira. « Cerca di capirmi, non sono uno che fa queste cose che ti bruciano la vita. Se devo fare uno strappo alla regola per una buona ragione, voglio almeno informarmi. »

    Falco annuisce. "E' come dici tu, il tempo è relativo. Ed i cronometri all'interno di Rete Inorganica sono regolati con i tempi di Rete Inorganica stessa. Un aiuto esterno è completamente inutile, perché una volta in immersione staccare i cavi ti ucciderebbe. Te l'ho detto, caro: questo è un biglietto di andata, ma una volta dentro devi trovare da solo il biglietto di ritorno."

    « Capisco, » si limita a commentare l'altro « ma rimane un problema: ciò che mi hanno spiegato dall'altra parte è che servono i chip delle Air Treck delle persone presenti quel giorno. Almeno alcune di esse. Se volessi fare un giro adesso, dove diavolo finirei, di grazia? Senza contare che confermerei soltanto ciò che già so: che non sono stato io ad uccidere quella ragazza. Ciò che mi interessa è provare che il video è falso e togliere così la taglia, e... » Si ferma un momento. Se la verità venisse a galla, sarebbe Seiryu a finire nei guai al posto suo. « ...risolvere un problema per crearne uno nuovo a qualcun altro. Cosa troverei là dentro che possa davvero aiutarmi -qui-? »

    Falco sorride enigmatico.
    "I chip servono per registrare dati, che poi vengono scaricati nel server principale." Indica un grumo di cavi dall'altra parte della stanza, scaffali di legno stipati di aggeggi elettronici che sembrano computer fissi in funzione. "Rete inorganica elabora direttamente i dati di quei server, ed il risultato è più facile da mostrare che da spiegare a parole. Comunque..." Fa un gesto come per riporre il tutto "io non voglio mica obbligarti. Se hai paura oppure non ti interessa, meglio così. Mi risparmio una dose di Garmonbozia ambrata, con quello che costa..."

    « Chiunque abbia scelto un nome simile è il vero criminale. » Denver sbuffa sprezzante e sdegnato. « E comunque non è paura, ma semplice timore di sprecare altro tempo. A questo punto, però, vediamo che avrebbe da offrire questa roba di cui parli. Seguimi con la tua attrezzatura, che i chip saranno recuperati a breve. »
    Si sente un fottuto teenager a propria volta, ma non gliene importa più.

    "Mi rifiuto." dice Falco, seccamente. Poi da nuovamente le spalle a Denver. "Cosa me ne viene di buono, caro...? Sarebbe come schierarsi dalla parte degli Abusivi, ed io non mi schiero dalla parte di nessuno da molto prima dell'arrivo su Klemvor delle Tribù della Tempesta. Non fare troppo lo smargiasso: ho accettato di darti una mano perché in fondo gli sfigati che finiscono nei casini come te mi stanno simpatici, ma tu sei già arrivato a prendere tutto il braccio e mi stai tirando la spalla e tutto il resto."

    « Cos'è che vuoi? » gli domanda con semplicità. « Devo far arrivare i chip qui? A me non cambia niente, da questo punto di vista - senza entrare nel merito di schieramenti e simili. »

    Falco fa spallucce. "Portami i chip e ne scaricherò i dati sui server, mi sta bene. E' già più fattibile."

    « Andata, » conclude Denver. « Con permesso, dovrei avvertire i miei... chiamiamoli soci, per questa sera. » Fa per uscire dalla porta, ma prima aggiunge in modo semi-scherzoso « Spero di trovarti ancora qui più tardi. »
    Raggiungerà infine Gamagori, ammesso sia ancora lì, e gli riferirà la situazione.

     
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