Out of Control

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    Il sole splendeva smagliante nei limpidi cieli sopra Laputa, indice quanto mai inequivocabile per tutti i suoi abitanti che la loro Sovrana e Paladina dovesse essere di buon umore: difatti, quella si sarebbe potuta considerare una bella mattina per Drusilia Galanodel, e non tanto per il clima mite, la brezza frizzante, i croissant farciti di crema al cioccolato avuti per colazione, o biscotti al cioccolato in serbo per la merenda...

    ...ma perché si trattava di una delle poche giornate che le riusciva di trascorrere a casa sua, senza impegni o preoccupazioni imminenti, godendosi l'atmosfera dolce rilassata che la compagnia della sua famiglia le creava intorno.
    Ma tutte le cose belle, si sa, hanno una fine.

    La Dama del Vento era alle prese con attrezzi a lei poco usuali -colla, porporina e pastelli a cera- quando un pesante bussare forsennato si abbatté sulla porta delle sue stanze: sotto tanta irruenza, la fanciulla albina sobbalzò sulla seggiola e sollevò lo sguardo cremisi dal libro che stava studiando per cercare istintivamente quello della Mamma, mentre il piccolo Ren si limitò a sollevare il faccino imbronciato dal suo disegno, studiando le reazioni di sua madre abbassando le orecchiucce volpine e agitando lentamente la codina.

    Forse interdetta -probabilmente pensando a qualche urgenza-, dopo aver rassicurato i figli di andare avanti con le loro attività, come se non ci fosse nulla di strano in quella situazione, l'Angelo si diresse alla porta... ma ciò che si trovò davanti
    strano lo era davvero, perché quella doveva essere la prima volta che vedeva Cesare Vittorio Borgia, il suo Maestro del Conio, in quello stato: coi lunghi capelli violentemente scarmigliati, il viso di un pallore inquietante, gli occhi scuri sbarrati e spiritati, e i denti contratti con così tanta forza da far tremare la mascella in tensione.

    Così
    livido di rabbia non lo era mai stato, nemmeno quando si erano affrontati sul campo di battaglia come nemici durante la Guerra Civile.

    Drusilia avrebbe potuto chiedergli qualunque genere di domanda, ma Cersare sarebbe rimasto muto, e non perché volesse scegliere il silenzio, ma perché -a giudicare dalla smorfia che gli contrasse il viso- doveva essere troppo sopraffatto dalla collera per riuscire ad esprimersi... come se avesse la lingua paralizzata, o la sua mente stesse computando un numero talmente cospicuo di pensieri da rischiare di affogarlo nelle sue stesse parole, o -ipotesi resa plausibile dall'occhiata che lanciò all'nterno della dimora, notando la presenza del Principino e della Principessa- stesse strenuamente cercando di trattenere le oscenità finché fosse stato a portata di orecchi innocenti.

    Piuttosto, prese con fermezza -ma senza violenza od ostilità- il bracco dell'Autocrate, la trasse fuori dall'uscio, e richiuse la porta dietro di lei, prima di trascinarla fino al porticato che affacciava sul cortile, lasciando andare la donna dagli occhi verdi e puntando un indice proprio sullo spiazzo sottostante.
    Proprio lì, la Dama del Vento avrebbe scorto l'origine di ogni problema.

    jpgRealizzate in quello che volle sperare NON essere oro massiccio, delle statua di dimensioni monumentali si stagliavano luccicando contro il cielo azzurro del Presidio Errante... e il modello di cui quelle opere architettoniche riproponevano fedelmente le sembianze si aggirava ai piedi dei monumenti auto-celebrativi, tenendo nella destra il telefono portatile -con la camera rigorosamente rivolta a sé stesso-, e atteggiando il volto spigoloso in smorfie sbarazzine che alternava alla cadenza della parola “« SELFIIIIIEEEE! ★ »”, che i due Laputensi potevano sentirgli pronunciare anche da lì. Fu allora che il Mercante esplose, perdendo le staffe.

    « MA COME E' POSSIBILE?! IO CI SONO STATO IERI IN TESORERIA, ED ERA TUTTO IN ORDINE! OGGI VADO A PREPARARE IL COMPENSO PER I TRAGHETTATORI DEGLI APPRODI E NON C'E' PIU NULLA! I FORZIERI SONO VUOTI! VU – O – TI! »
    strepitò esasperato, esaurito ed incredulo, gesticolando in maniera forsennata
    « E QUELL'OBBROBBRIO COMPARE NEL CORTILE! E NESSUNO S'E' ACCORTO DI NULLA?! MA QUANDO E' SUCCESSO?! MA PERCHE'?! »

    Terminato lo sclero, Cesare Borgia fu costretto a fermarsi: si afflosciò su sé stesso come un sacco vuoto, si puntellò con le mani sulle ginocchia, e annaspò in cerca d'aria... senza fiato, con la pressione a mille e -molto probabilmente- il principio di un embolo.

     
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    "Il tempo passa, dici?
    Ah, no! Ahimè, il tempo resta, noi passiamo".


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    Appartamenti dell'Alfiere, Mastio.
    Presidio Errante, Endlos.

    Per la prima volta dopo tanto tempo, Drusilia Galanodel era riuscita a trovare del tempo per i propri figli. Questo la rendeva più serena, felice, e riempiva il suo cuore stanco e ferito di una dolcezza in grado di alleviare la peggiore delle sofferenze: per questo motivo il cielo quel giorno era tornato azzurro, ed una brezza primaverile allietava tutti gli abitanti della Fortezza delle Nubi.
    Accadde tuttavia che un bussare forsennato finì per interromperla: tranquillizzata Asaliah con una carezza e Ren con numerosi bacini sulle guanciotte paffute, l'Alfiere Errante si era diretta alla porta, trovando un Cesare livido di rabbia come non le era mai capitato di vedere, nemmeno durante la Guerra Civile. Questo la scosse e la mise in allerta. In realtà, ebbe perfino l'istinto di mettersi sulla difensiva, ma non cedette perché consapevole di non aver fatto nulla che avesse potuto generare una reazione simile.

    Caduto in un silenzio estremamente diverso dai suoi soliti, il suo Maestro del Conio le prese il braccio con fermezza e lei non si oppose, lasciandosi condurre verso quello che -temeva- fosse l'origine della furia. Durante il tragitto, la mente della Dama del Vento si trovò involontariamente impegnata a ragionare su cosa potesse aver scosso il condottiero fino a quel punto, quindi pensò prima ad una invasione, poi ad uno sciopero, poi ancora ad un colpo di stato... ma nessuna delle ipotesi -credeva- lo avrebbe realmente scomposto. Quando però raggiunsero il porticato che dava sul cortile -ahimè- ebbe tutto più chiaro.

    « MA COME E' POSSIBILE?! IO CI SONO STATO IERI IN TESORERIA, ED ERA TUTTO IN ORDINE! OGGI VADO A PREPARARE IL COMPENSO PER I TRAGHETTATORI DEGLI APPRODI E NON C'E' PIU NULLA! I FORZIERI SONO VUOTI! VU – O – TI!
    E QUELL'OBBROBBRIO COMPARE NEL CORTILE! E NESSUNO S'E' ACCORTO DI NULLA?! MA QUANDO E' SUCCESSO?! MA PERCHE'?! »


    Sentendosi improvvisamente investire di colpe che non erano sue, ma che -in ogni caso- le ricadevano sulle spalle come macigni, Drusilia Galanodel sbiancò quanto Cesare Borgia nel posare gli occhi su diverse statue d'oro davvero brutte. E se il suo senso estetico si sentì profondamente ferito a quella vista, il raziocinio le suggerì pochi istanti dopo che quel mostro voleva evidentemente spingere il suo regno al collasso.
    -E' stato lui- bisbigliò, digrignando i denti in direzione dell'Arcidemone, adirata non tanto dalla spesa folle quanto dall'evidente ed ignobile atto. Era palese che il Re del Tempo volesse scendere in guerra contro di lei, non trovava altre spiegazioni: la storia del matrimonio era evidentemente una scusa per farla rimanere buona ancora per qualche tempo -Giuro che quel telefono glielo infilo dove non batte il sole, assieme a tutti quei pupazzi appesi...

    Notando tuttavia lo stato del suo Ufficiale, l'Autocrate si fermò dall'inveire a mezza voce. Accovacciandosi verso di lui ed abbracciandolo, sarebbe rimasta in silenzio qualche attimo, giusto il tempo di tranquillizzarlo abbastanza da non farsi morire di crepacuore.
    -Perdonami perché non sono ancora riuscita ad ammazzarlo- gli avrebbe detto all'orecchio, stringendolo forte e tremando dalla rabbia e dai sensi di colpa. Era stata una stupida ad accettarlo: oltre che a sé stessa, quel tale stava facendo del male alle persone che amava -... ma non disperare, supereremo anche questo.
    Rinvigorita da quella promessa -fatta più a sé stessa che al povero Cesare, ormai ridotto ad uno straccio- la bella si diresse a passi decisi verso l'uomo e, in barba a tutto, presa dalla furia gli strappò il telefono dalle mani, così da richiamare la sua attenzione prima ancora di urlargli in faccia.

    J5cIU9y

    -SI PUO' SAPERE CHE DIAVOLO TI PASSA PER LA TESTA?!?!

    Lo disse usando tutto il fiato che aveva conservato: non a caso le ci vollero alcuni secondi, prima di riuscire a riprendere il discorso.

    -SEI QUI PER ROVINARCI. PER RIDURCI AL LASTRICO? PER TORTURARCI?!? NON TI BASTAVA FAR SALTARE IL MIO PRESIDIO E AMMAZZARCI TUTTI? CHE CAVOLO TI ABBIAMO FATTO PER TRATTARCI COSì?!?

    Il cielo divenne spaventosamente buio e gravido di fulmini e saette, esattamente come quelli che brillavano nei suoi occhi verdi ed adirati.

     
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    -E' stato lui
    ringhiò la donna, ovviamente sorpresa e adirata dalla circostanza
    -Giuro che quel telefono glielo infilo dove non batte il sole, assieme a tutti quei pupazzi appesi...
    promise, prima a sé stessa e poi all'Ufficiale in piena crisi di nervi, abbracciandolo
    -Perdonami perché non sono ancora riuscita ad ammazzarlo... ma non disperare,
    supereremo anche questo.


    Ma Drusilia Galanodel non era tipo da limitarsi a vane promesse: lei era una Guerriera, una donna d'azione, quindi passò subito al contrattacco, marciando verso il proprio nemico e prendendo posizione per lo scontro frontale, pronta a battersi come una leonessa: lo raggiunse a passo di carica, gli strappò il telefono di mano, e gli urlò in faccia, temeraria.

    -SI PUO' SAPERE CHE DIAVOLO TI PASSA PER LA TESTA?!?!
    esordì furente, facendo una pausa per riprendere fiato
    -SEI QUI PER ROVINARCI. PER RIDURCI AL LASTRICO? PER TORTURARCI?!? NON TI BASTAVA FAR SALTARE IL MIO PRESIDIO E AMMAZZARCI TUTTI? CHE CAVOLO TI ABBIAMO FATTO PER TRATTARCI COSì?!?

    Come sintomo della sua collera, che pure sottolineò quello stato d'animo con una certa enfasi, il cielo di oscurò di nubi minacciose, ma... quando l'Arcidemone rispose lo fece sorridendo gioviale, come se assolutamente nulla fosse accaduto.

    « Buondì, cara! È una bella giornata per ammirare i monumenti, non trovi? ♪ »

    Cinguettava, l'ospite sgradito. Di buonumore. Come se non l'avesse neppure ascoltata.
    E non solo non oppose resistenza alla confisca del telefono, ma neanche vi diede bado; anzi, portando la mano guantata alla tasca del panciotto bianco, ne prelevò un altro telefono -pupazzetti compresi- sventolandolo in aria con disinvoltura.


    « Dato che mi hai raggiunto per l'inaugurazione, ci facciamo una bella foto-ricordo! »

    Stabilita allegramente quell'attività, Mephisto pose la mano libera su una delle scapole della Dama del Vento con una familiarità che nessuno gli aveva concesso, le circondò gentilmente le spalle con braccio -come se fossero amici!- e stese il braccio direzionando la camera aggiustando distanza, inclinazione e angolazione per decidere l'inquadratura dello scatto.

    jpg
    « Qui è proprio perfetto: così, sullo sfondo, esce sia la statua,
    che la faccia disperata del tuo servitore! ♥ »

    esclamò raggiante, protundendo le labbra per la foto in posa
    « Sorridi! ★ »

    E scattò la fotografia senza preoccuparsi di aspettare che l'Autocrate accettasse l'assurda richiesta... o senza lasciarle il modo di mettere in pratica l'azione... o anche solo il tempo di decidere se fosse meno frustrante sprecar fiato urlandogli ancora in faccia, o mettendogli direttamente le mani al collo.

     
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    « Buondì, cara! È una bella giornata per ammirare i monumenti, non trovi? ♪ »
    Totalmente logorata nel raziocinio dalla furia omicida, l'Alfiere Errante non seppe esattamente dire se desiderasse fargli del male per ciò che aveva fatto con le finanze del suo Presidio, per il modo in cui nemmeno sembrava considerarla -quasi fosse invisibile- ad ogni suo pensiero espresso, su qualunque argomento anche solo vagamente importante, o per l'impossibilità effettiva di seppellirlo vivo in qualche posto sperduto ed abbandonarlo lì, dimenticandosene per sempre.
    « Dato che mi hai raggiunto per l'inaugurazione, ci facciamo una bella foto-ricordo! »

    Come se non fosse abbastanza, il Re del Tempo iniziò a prendersi confidenze che nessuno gli aveva dato: Drusilia sobbalzò quando si sentì toccare le scapole, arrossendo per il contatto imprevisto, e probabilmente si sarebbe anche girata a picchiarlo, se solo lui non avesse continuato a peggiorare la situazione.
    « Qui è proprio perfetto: così, sullo sfondo, esce sia la statua,
    che la faccia disperata del tuo servitore! ♥
    Sorridi! ★ »

    P3BsRFh

    -Non c'è proprio niente da ridere.
    L'esternazione le uscì dalle labbra rosse con un suono meno alto e sgradevole rispetto alle precedenti urla, ma altrettanto minaccioso. Lo sguardo ardeva iracondo: nel petto Drusilia riusciva sentire la rabbia ribollire assieme a quella sensazione di profonda impotenza che accompagnava ogni apparizione di quell'ospite sgradito. La stessa che era in grado di provocarle più sofferenza di quanta avrebbe potuto mai fargliene l'uomo in bianco, con qualunque tiro mancino. Soffrendo più del necessario e reagendo a quel dolore, si mosse rapidamente, prendendolo per il bavero ed avvicinandogli la faccia alla sua, così da incatenare i loro sguardi e fissarlo in cagnesco.

    -E ti dirò di più: non ci sarà un bel nulla da festeggiare negli anni futuri, perché hai appena prosciugato tutti i miei... i nostri risparmi! Cesare ha lavorato anni per bilanciare i conti! Non merita tutto questo!
    E non fu una supplica o un modo per autocommiserarsi, ma una pura e semplice reazione violenta a qualcosa che le faceva male.
    -ESIGO un risarcimento.

     
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    -Non c'è proprio niente da ridere.
    ritorse la donna, trafiggendolo con uno sguardo tagliente e afferrandolo per il bavero
    -E ti dirò di più: non ci sarà un bel nulla da festeggiare negli anni futuri,
    perché hai appena prosciugato tutti i miei... i nostri risparmi!

    lo rimproverò, con un autocontrollo che pochi avrebbero avuto al suo posto
    -Cesare ha lavorato anni per bilanciare i conti! Non merita tutto questo!
    ESIGO un risarcimento.


    Piegando la schiena per assecondare il gesto di forza della Dama del Vento, rendendo possibile l'atto di prenderlo per il bavero del mantello nonostante l'evidente divario di altezza tra i due, nel ritrovarsi a fissare Drusilia negli occhi da quella distanza ravvicinata, l'Arcidemone ne sostenne lo sguardo senza alcuna esitazione.

    In quel momento, parve abbandonare la sua aria scanzonata in favore di un espressione più enigmatica... ma mentre il sorrisetto che gli increspò le labbra rimase statico, le mani guantate si mossero senza fretta, avvicinandosi lentamente al volto della silfide e.. punzecchiandole appena le gote rosee e fresche con la punta degli indici ossuti.


    jpg
    « BOOP! ♥ »
    esclamò d'un tratto, con un'enfasi divertita su quella buffa onomatopea
    « Hai mai notato che quando ti arrabbi ti si gonfiano le guanciotte? ♪ »

    Se le circostanza fossero state differenti, un'uscita così anticlimatica sarebbe anche potuta risultare in qualche modo simpatica, ma... difficilmente l'Alfiere Errante l'avrebbe recepita a quel modo; probabilmente -e forse non avrebbe nemmeno avuto troppo torto- l'avrebbe piuttosto interpretata come un subdolo giochetto psicologico volto a minare la sua fermezza con tanto non-sense impossibile da prendere sul serio. E, magari, una volta che avesse abbassato la guardia... ZACK!

    In ogni caso, ignaro delle elucubrazioni mentali della sua interlocutrice, lo Spilungone -pur accettando di permanere in quella posizione all'apparenza non comodissima- rientrò in argomento; forse, dopotutto, almeno un po' di attenzione alle sue parole le aveva prestate.

    « Rilassati, cara: non c'è mica bisogno di avere una reazione così esagerata. »
    minimizzò Mephisto, dando in una disinvolta alzata di spalle
    « Le statue d'oro sono in garanzia, quindi possono essere restituite, se non avete i mezzi per fonderle e riconvertirle in moneta; quanto al tuo servitore... »
    proseguì, accentuando il suo sorrisino e lasciando affiorare i canini
    « ...dalle mie parti è considerato un onore quando un Sovrano mette alla prova le capacità del suo seguito: era solo un piccolo scherzo per esprimergli il mio regale apprezzamento. ★ »

    E per passare il Tempo, ovviamente.
    Cos'altro avrebbe potuto fare, durante la sua permanenza in quel piccolo sasso volante?



    Edited by - Destino - - 14/6/2019, 15:12
     
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    "Il tempo passa, dici?
    Ah, no! Ahimè, il tempo resta, noi passiamo".


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    Appartamenti dell'Alfiere, Mastio.
    Presidio Errante, Endlos.

    « BOOP! ♥ »
    Esclamò l'Arcidemone, dopo averle punzecchiato la faccia.
    « Hai mai notato che quando ti arrabbi ti si gonfiano le guanciotte? ♪ »
    Retrocedendo istintivamente e mollando la presa, quasi fosse guidata da un riflesso condizionato che spesso l'aveva salvata in battaglia, la Dama del Vento si mise fisicamente sulla difensiva. Girata lievemente sul fianco, congelata nella posa di un duellante esperto, inclinò impercettibilmente il busto verso il lato più distante rispetto alla posizione dello spilungone. In quella posa -probabilmente inadatta alla situazione- andò a toccarsi le guance con le proprie mani, massaggiandole: che si stesse accertando se fossero rimaste illese o se apparissero realmente gonfie, non fu ben chiaro.
    « Rilassati, cara: non c'è mica bisogno di avere una reazione così esagerata. Le statue d'oro sono in garanzia, quindi possono essere restituite, se non avete i mezzi per fonderle e riconvertite in moneta; quanto al tuo servitore... dalle mie parti è considerato un onore quando un Sovrano mette alla prova le capacità del suo seguito: era solo un piccolo scherzo per esprimergli il mio regale apprezzamento. ★ »

    png

    -Dalle mie parti il "regale apprezzamento" si esprime evitando di farli morire d'infarto.
    Replicò la donna, continuando a fissare il Re del Tempo in cagnesco.
    -La prossima volta portagli dei fiori, un regalo o una torta.
    Niente scherzi.


    Nonostante mantenesse le sue posizioni di sfida, il non-sense aveva in un certo senso ottenuto l'effetto sperato: leggermente più lucida e dalla rabbia smorzata, mimò rigore ed astio superiori a quelli che serbava realmente solo per non dargli uno spiraglio che gli permettesse di attaccarla nuovamente.
    Si diresse piuttosto dal povero Cesare, rimasto muto e moralmente a pezzi da tanta crudeltà.
    Accostandosi a lui, lo avrebbe nuovamente abbracciato con un atteggiamento che apparì quasi materno, dunque lo aiutò a sollevarsi nuovamente in piedi come qualunque amico avrebbe dovuto fare davanti ad una situazione simile, cercando di tranquillizzarlo con qualche carezza e parola di conforto.
    -Hai ragione ad essere arrabbiato, ma ha detto che possiamo restituirle: recupereremo i soldi prima di trovarci sotterrati nei debiti- gli disse, cercando di sottolineare il lato positivo della vicenda -Quanto a quel demonio, vi prometto che limiterò il disturbo al minimo indispensabile: è un problema soltanto mio. Non è giusto lo diventi anche per voi.

    Era seria.
    Dopotutto, la ragione che, in quei tempi, era stata maggiormente causa del suo stress emotivo riguardava proprio la condizione di perenne rischio del suo Presidio, unita all'impotenza di correre ai ripari nel peggiore dei casi. Dalla partenza di Yoko ai giorni che seguirono l'arrivo ufficiale del Re del Tempo su Laputa, Drusilia aveva pensato a lungo al problema, ed era giunta ad una soluzione soltanto.
    Non risolveva totalmente il problema -e come avrebbe potuto?- ma almeno le avrebbe risparmiato i continui sensi di colpa che giungevano puntualmente ogni volta che qualcuno soffriva a causa sua.
    -A tal proposito... ti chiedo di richiamare immediatamente il Consiglio per questo pomeriggio o questa sera: ho un annuncio da fare.

     
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    -Dalle mie parti il "regale apprezzamento" si esprime
    evitando di farli morire d'infarto.

    « Per questo hai servitori scadenti. »
    -La prossima volta portagli dei fiori, un regalo o una torta.
    « ...e viziati. »
    - Niente scherzi.

    Come un bambino davanti ad una predica, mentre la Dama del Vento lo guardava in cagnesco, l'Arcidemone dette qualche segno di sardonica insofferenza roteando gli occhi verdi al cielo e infilando qualche commentino tra le pieghe del discorso dell'Angelo, ma si limitò ad accettare le proteste -e l'ostilità- della donna con un atteggiamento rilassato e di vago compiacimento.

    ...e a sollevare il braccio ben in alto sopra la testa -sormontata dalla tuba bianca-, per agitare la mano guantata in segno di saluto quando Drusilia girò i tacchi per allontanarsi, congedandosi da lui senza neppure una parola di commiato.


    « A più tardi, cara! Ci vediamo a casa! ★ »

    Tornata sui suoi passi e raggiunto il proprio Ufficiale, che nel frattempo si era almeno rimesso in piedi e aveva recuperato un respiro all'incirca regolare, l'Autocrate si affrettò a rassicurarlo con un abbraccio materno -rincuorante e protettivo-, sebbene non quanto risultò esserlo la notizia che le ricchezze del reame non erano irrimediabilmente perdute.

    -Hai ragione ad essere arrabbiato, ma ha detto che possiamo restituirle:
    recupereremo i soldi prima di trovarci sotterrati nei debiti-


    « Sia lode ai Quattro Dèi... »
    esalò, con un sospiro di sollievo fin troppo sentito, per uno poco credente

    -Quanto a quel demonio, vi prometto che limiterò il disturbo al minimo indispensabile: è un problema soltanto mio. Non è giusto lo diventi anche per voi.
    proseguì la dona, e il suo tono dette all'altro un nuovo motivo di preoccupazione
    -A tal proposito... ti chiedo di richiamare immediatamente il Consiglio
    per questo pomeriggio o questa sera: ho un annuncio da fare.


    E se il Maestro del Conio del Presidio Errante non avrebbe trovato altro da replicare alla richiesta del proprio Alfiere se non con un ubbidiente assenso, Cesare Vittorio Borgia, il Condottiero di Laputa che era stato suo rivale e ora compatriota non poté esimersi dal dare voce -con una certa preoccupazione- all'unico interrogativo che cominciò immediatamente a ribollirgli in petto come un oscuro ed ineffabile presentimento.

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    « ...che hai intenzione di fare? »

     
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    « A più tardi, cara! Ci vediamo a casa! ★ »

    All'idea di rivedere la sua faccia al ritorno, un brivido aveva percorso tutta la schiena dell'Alfiere, che aveva comunque preferito dissimulare; non voleva infatti mostrarsi troppo debole agli occhi del suo Ufficiale, ancor meno avrebbe gravato sul suo spirito a pezzi raccontandogli le sue sciagure di quei giorni.
    Poteva in ogni caso affermare che si sentisse comunque in grado di affrontare il fastidio che un ospite del genere poteva recare e tutte le stranezze che riusciva a portarsi dietro, purché fosse rivolto a lei soltanto. Le bastava tenere la situazione il più lontano possibile dagli altri, ed a quel punto avrebbe percepito almeno la parvenza che nella sua vita fosse tutto sotto controllo.

    jpg

    « ...che hai intenzione di fare? »

    A quella manifestazione di acume, la donna sorrise divertita.
    Cesare era un uomo sveglio e -nonostante non fosse un frequentatore di salotti- sapeva dimostrarsi sempre in grado di capire le intenzioni della gente. Che avesse fiutato qualcosa di grosso pur non sapendo nulla, la Dama del Vento ne fu assolutamente certa: dopotutto lo aveva scelto fra molti anche per quella dote.
    -Mi pare ovvio!- affermò quindi, sorridendo per rasserenarlo -Faccio il bene del mio Presidio.

    Lo abbandonò ai suoi affari con quella risposta sibillina, consapevole di rivederlo alcune ore più tardi.

     
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