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    Se vi separate dall'amico, non addoloratevi,
    perché la sua assenza vi illuminerà su ciò che in lui amate.



    - Kahil Gibran -

    png

    jpgjpg

    Per chi ama la pace e la tranquillità, le Biblioteche esercitano il medesimo fascino mistico che una santa chiesa ha per i devoti... eppure, Palanthas era quel giorno deserta quanto mai lo era di solito: sebbene nessuno ne avesse fisicamente sbarrato i battenti, con l'anticipo dell'orario di chiusura e la sospensione di tutti i servizi generalmente offerti dalla sua comunità di studiosi -consultazioni, prestiti, seminari e attività ricreative-, le aule si erano rapidamente svuotate dei suoi abituali avventori, lasciando modo e tempo alle Vesti Blu di allestire nell'atrio del piano terra tutto l'occorrente per la celebrazione programmata quell'oggi.

    Lo slargo a semicerchio che si apriva davanti all'ingresso principale -nel centro esatto dell'edificio-, era stato sgombrato dai tavoli a disposizione degli studiosi ad eccezione di uno soltanto, che era stato orientato per lungo e collocato a ridosso della lunga parete monumentale dove la luce di mezzogiorno si riversava -mitigata ed impreziosita- dalle belle vetrate colorate a mosaico, preparato a mo' di altare e allo stesso modo coperto da prezioso broccato blu ed addobbato con candele e ghirlande di fiori.

    Davanti ad esso, a beneficio degli ospiti di quella ristretta ma sentita cerimonia, erano state lasciate solo le solide panche di legno lucido, riorganizzate in tre file disposte a raggiera, come a proseguire idealmente la sistemazione delle altissime librerie -cariche di volumi spolverati e ben allineati- che racchiudevano l'ambiente sui lati, creando un'anticamera al fitto dedalo di scaffalature che da lì si apriva verso destra e verso sinistra, conducendo alle altre zone della struttura.

    Tempio in cui si osservare un religioso silenzio, eremo di raccoglimento dove poter inseguire la via dell'illuminazione, oasi di quiete dove trovare rifugio dai moti tormentosi e segreti dell'anima, la Grande Biblioteca sarebbe stata il luogo in cui la comunità che lo aveva amato e rispettato avrebbe commemorato e formalmente congedato uno dei suoi elementi più illustri:

    Corona Azzurra di Khymeia -Via della Genesi- dei Custodi delle Sette Strade del Sapere,
    Alchimista del Sangue, Protettore di Garwec e Consigliere della Regina.

    Ma per i presenti lì riuniti, soprattutto padre devoto, amico fedele, rispettato collega, amorevole mentore, modello di integrità professionale, nonché modello di ispirazione dei più alti ideali... gli stessi che gli erano costati eroicamente la vita in quella fatidica Notte a contatto con l'Incubo.

    Quel giorno, la Grande Biblioteca di Palanthas commemorava la scomparsa di
    Arthur Friederik Giles.

     
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    Un paio di mesi erano ormai trascorsi dalla terribile Notte di orrori che si era abbattuta su Kisnoth, ma la ferita che era stata aperta nel cuore di Endlos e nelle vite di tutti i suoi abitanti pulsava ancora dolorosamente ad ogni spasmo che i ricordi portavano con loro.

    Per dimenticare i propri mali -o anche solo trovare un modo per accantonarli in un angolo, senza esserne consumati fino all'annichilimento-, molti avevano preferito focalizzarsi su quello altrui, cercando un modo per lenirlo o vendicarlo, ma... ora che le più impellenti necessità dei feriti erano state sbrigate, che i doveri della ragion di stato erano stati assolti, e che le fasi più pressanti dell'emergenza erano sfumate in una nuova più tesa “normalità”, la quiete aveva crudelmente restituito ai sopravvissuti la lucidità per percepire tutto il peso dell'incolmabile vuoto lasciato da quanto si era perduto.

    jpgE quell'assenza la accompagnava come un fantasma persecutore mentre percorreva il tappeto che conduceva all'altarino allestito per la commemorazione, con nessun altro suono che il fruscio delle stoffe del suo abito nero: al di là della veletta funebre che le copriva in parte i capelli azzurri, gli occhi blu zaffiro della Castellana scivolarono sui presenti lì radunatisi, ben immaginando i loro cuori sanguinanti al di là degli stati d'animo più disparati che i loro volti lasciavano intravedere...

    Difatti, oltre alla piccola Sakura (la ragazzina vampiro che Arthur aveva riportato con sé da uno sei suoi viaggi), che mostrava genuinamente i lacrimoni che le scorrevano lungo le guance mentre un amichetto di Miséricorde -un bambino dai capelli castani e gli occhi grigi- la teneva per mano, o al giovane Lowran, in cui l'evidente turbamento lo intrappolava in un desolato ed affranto mutismo, negli altri astanti il tormento del lutto prendeva forme più sottili... eppure lei riusciva a scorgerla chiaramente, quella sofferenza.

    Era nelle lacrime discrete che inumidivano gli occhi verdi della sua amica Drusilia mentre il suo compagno Yoko le stava vicino, dimorava al di là della vacua apatia di Brifos o dell'insofferenza con cui Kerobal sedeva accanto al suo silenzioso genitore come se l'irritasse trovarsi lì, si specchiava nella dignitosa solennità con cui Leon e Lancelot presenziavano in ultima fila e nella composta maturità di Denver e Uriel, per i quali Arthur era un confratello... ve n'era traccia persino nel disinvolto distacco di Quarion.

    O forse... forse era semplicemente lei a vederla dappertutto.
    Kalia non era neppure stata presente quando il Vampiro si era sacrificato per offrire una speranza al resto del mondo, e non aveva trascorso con lui lo stesso tempo dei suoi colleghi, né ne aveva conosciuto i lati più sentimentali come coloro a cui aveva fatto da padre... eppure, in quei mesi che aveva trascorso affaccendandosi per rimettere insieme la schiena spezzata del Semipiano, lo aveva pianto molto e a lungo.

    Continuavano a tornarle in mente la sua cortesia -un po' distaccata, ma incredibilmente premurosa-, la calma compostezza con cui si approcciava ai problemi, la logica pulita e pragmatica che aveva nel risolverli, la pazienza che lo contraddistingueva tra difficoltà e contrattempi... di come -anche nel disaccordo- il suo punto di vista le era sempre stato prezioso, di quanto fosse piacevole scambiare due parole con lui su qualunque cosa, di quante volte -sotto il Tendone di quel Circo mostruoso- il Vampiro l'avesse sostenuta, protetta e difesa dai pericoli e dalle offese più disparate.


    Quando raggiunse il piccolo altare e vi depose sopra il bouquet bianco da tributare alla lapide simbolica di una tomba senza neppure un corpo, la Dama Azzurra non sapeva neppure bene cosa dire... ma in quanto padrona di casa, spezzare il silenzio era una sua responsabilità, e cercare di offrire un po' di conforto a quanti lì radunati era un suo preciso dovere, così quando si volse a fronteggiare la piccola platea, arcuando le labbra in sorriso un po' mesto, si ripromise di fare del suo meglio.

    « È passato un po', e sono giorni pieni di affanni e nuove di sfide per ciascuno di noi, ma abbiamo tutti la speranza che momenti come questo ci aiutino a superare il dolore ancora troppo vicino... perciò, per prima cosa, desidero ringraziarvi per aver trovato il tempo di radunarvi qui quest'oggi. »

     
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    Biblioteca di Palanthas, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Se in qualunque altra circostanza il giornalista avrebbe storto il naso alla lentezza con cui sono stati organizzati i funerali di un compagno scomparso, egli non può che accettare la gravità degli eventi di due mesi or sono, e comprendere di conseguenza il motivo dietro tanto rinvio.
    Arthur Friederick Giles era caduto sotto quel maledetto tendone che, una notte, aveva avvolto all'improviso Kisnoth in un abbraccio lugubre e gelido. Come il vampiro, tanti altri avevano lasciato laggiù le proprie spoglie mortali, e in tantissimi erano ritornati bisognosi di cure – troppi per occuparsi fin da subito dei cari da seppellire. Senza contare che, di spoglie, la Corona di Khymeia non ne aveva lasciate affatto.

    Si tratta di una cerimonia intima, a cui presenziano soltanto alcuni degli amici e compagni più stretti del defunto. C'è solo un tavolo spostato fino alla parete opposta allo slargo dell'ingresso principale, coperto di un prezioso broccato blu – come il colore della sua via – e decorato da ghirlande di fiori e candele. Non serve una bara, non per lui.
    Denver guarda l'Alfiere Orientale sfilare davanti a lui, incrociandone per un breve istante i profondi occhi blu e scorgendo in essi un dolore molto più intenso e genuino di quanto non ne provi il giornalista stesso. Quell'abito nero non è solo etichetta. Lady Kalia non piange, composta come la sua posizione le impone di essere, ma il lutto rimane cionondimeno vero.
    Abbassa il capo. Vestito di un completo nero, il reporter passa il suo sguardo su tutti i presenti per i quali non ha bisogno di voltarsi vistosamente. Ha evitato di chiedere ad Uriel, che gli è di fianco, quanto fosse stato vicino ad Arthur in vita, ma può intuirlo quantomeno in alcune delle altre persone che vede. Come nei Galanodel di Laputa, Drusilia e Lowarn – il secondo in particolar modo, o in quella bambina che piange senza remore mentre un altro la tiene per mano per consolarla; Denver capisce a tal proposito la presenza della piccola Sakura, ma non riesce tuttavia a capacitarsi di quella di Bess. Forse, riflette, il ragazzino era molto attaccato ad Arthur come insegnante a Miséricorde.
    Sempre non molto distanti ci sono anche le due Corone rimanenti, Brifos e Kerobal. Dietro di lui – anche se non può vederli – presenziano Leon Belmont e Lancelot Du Lac; c'è anche Quarion e, come sempre, Denver non riesce a leggere fino in fondo l'espressione dell'Ambasciatore.

    Lady Kalia raggiunge infine quel piccolo altare improvvisato, depositandovi un bouquet di fiori bianchi. Denver osserva la scena in silenzio, e aspetta che il servizio cominci. Certo, la donna non dà l'idea di essere molto abituata a condurre da sé una cerimonia funebre. Lì dentro, probabilmente nessuno lo è.

    « È passato un po', e sono giorni pieni di affanni e nuove di sfide per ciascuno di noi, ma abbiamo tutti la speranza che momenti come questo ci aiutino a superare il dolore ancora troppo vicino... perciò, per prima cosa, desidero ringraziarvi per aver trovato il tempo di radunarvi qui quest'oggi. »

    Il giornalista annuisce, rimanendo però in silenzio. Ha conosciuto Arthur meno di molte altre persone lì dentro; non spetta certo a lui intervenire.

     
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    Palanthas, la Grande Biblioteca


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    Nonostante fossero passati ormai un paio di mesi dagli eventi di Kisnoth, per Uriel il ricordo delle atrocità a cui aveva assistito non sfocava mai col tempo, rimanendo sempre limpido e cristallino nei meandri delle sue memorie. Perciò, ogni volta che un ricordo veniva rievocato riaffiorava sempre con violenza, come fosse accaduto da poco.

    Forse era per quel motivo che il Semidio se ne stava lì in piedi come una statua di cera, il volto abbassato e lo sguardo assente a rivivere il momento in cui il suo collega se n'era andato, ancora e ancora, cercando ossessivamente un dettaglio -un qualcosa- che avesse potuto permettere al Saggio di salvare il suo amico in quella situazione disperata. Eppure non lo trovava; pesantemente attaccati dal nemico, Uriel non avrebbe potuto fare niente di più di quel che aveva già fatto.

    « È passato un po', e sono giorni pieni di affanni e nuove di sfide per ciascuno di noi, ma abbiamo tutti la speranza che momenti come questo ci aiutino a superare il dolore ancora troppo vicino... perciò, per prima cosa, desidero ringraziarvi per aver trovato il tempo di radunarvi qui quest'oggi. »

    I suoi occhi si inumidirono, rassegnati da un Destino che oramai non poteva essere cambiato. E così, l'illusione statuaria s'infranse quando portò un braccio agli occhi e li strofinò sul tessuto nero della giacca che aveva indossato per l'occasione.



     
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    Non un solo giorno era stato semplice da affrontare, in seguito alla Notte della Prima... eppure nessuno sarebbe stato tanto doloroso quanto quello. Riuniti nella biblioteca di Palanthas, dove il Vampiro aveva trascorso la maggior parte delle sua vita, il suo spirito avrebbe trovato colleghi, allievi, amici... ma soprattutto famiglia. Tra le braccia della Kitsune, con il volto segnato da un inarrestabile fiume di lacrime vi era Drusilia, che dal cainita era sempre stata considerata al pari di una figlia. Era stato lui a prendersi cura della piccola Galanodel, quando la famiglia abusava della sua bimba. E sempre lui era in prima fila a supportarla, quando da adulta si era affermata come Soldato ed Alfiere.
    Le costanti carezze lungo il volto non sarebbero mai bastate a sollevare la sua amata da un simile dolore, ma la vicinanza e l'affetto erano l'unico supporto che l'Elessedil avrebbe potuto offrirle in quel momento.

    -E tu, Magister... riporta a casa mia figlia sana e salva.

    Persino in punto di morte a lei rivolse il suo ultimo pensiero; e per Yoko altro non fu che il rinnovo di un giuramento, lo stesso che aveva impresso nella propria anima quando i due erano diventati una cosa sola.
    Quello era il motivo per cui ancora combatteva nel semipiano Endlossiano, e sempre quello era il modo in cui avrebbe onorato la memoria del Vampiro.
    Le volontà di Arthur, i suoi insegnamenti, la sua eredità, non avrebbero mai realmente abbandonato le mura di Palanthas.

     
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    "Non esiste un unico tempo assoluto,
    ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo,
    che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo".


    (Stephen Hawking)

    Biblioteca di Palanthas, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Il sole splendeva ormai alto in quel cielo maledetto, e se anche la pelle diafana ormai non reagiva più a nulla, merito anche del prezioso artefatto che portava al dito e che gli impediva la seconda dipartita consecutiva in quel breve lasso di tempo, Arthur Friederick Giles si sentiva comunque fortemente a disagio nel correre in pieno giorno, come un qualunque vivente.

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    I primi metri furono i più veloci: pur sapendo di essere stato in un certo senso "abbandonato" dai suoi inseguitori, il cainita aveva preferito allontanarsi il più rapidamente possibile dal luogo del loro incontro, profondamente scosso da quanto gli era accaduto.
    Sensazioni legate alla propria condizione a parte... era giunto alla conclusione che quel manipolo di gente fosse a dir poco inquietante, a partire da quello che doveva essere il loro capo. Non che se ne potesse in qualche modo stupire: la letteratura era ricolma di Cronomanti fuori di testa e -a ben pensarci- non doveva nemmeno essere particolarmente semplice rimanere con i piedi piantati al suolo, quando si aveva la possibilità di essere contemporaneamente ovunque e da nessuna parte.

    In ogni caso, non fu nemmeno troppo attento al tempo che mise nel percorrere tutta la strada che lo separava dalla Biblioteca di Palanthas.
    Felice di poter trovare della pace in un posto sicuro e familiare, salì immediatamente la scalinata che lo avrebbe condotto all'ingresso. Ignorando la stranezza che fosse sgombra di visitatori, si lanciò oltre la soglia dell'enorme porta con ancora i volumi trafugati stretti fra le braccia.

    E così s'inoltrò fra gli scaffali, finendo involontariamente avvolto da un odore d'incenso che gli sembrò alieno a quei luoghi.
    I passi rallentarono, contemporaneamente ai sensi del Vampiro che tornavano in allerta.

    -...

    Fu così che li trovò: erano tutti lì, in nero, quasi si trovassero ad una veglia funebre. Non solo Saggi, ma anche molti dei suoi affetti "familiari"; gli occhi grigi si spostarono da un Lowarn estremamente silente ad una Drusilia in lacrime fra le braccia del proprio amato... per poi passare sui volti dei suoi colleghi ed infine sul grazioso incarnato del proprio Alfiere.
    Infine la vide: una bara con le insegne dell'Est e della propria Via della Conoscenza.

    -Ehm...- tossì, chiarendosi la voce, visibilmente in imbarazzo -Io... ecco... sono mortificato di essere tornato soltanto ora.

     
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    Stretti l'uno all'altro, nel silenzio e nel cordoglio che -a distanza di tempo- ancora echeggiava nel vuoto che la perdita aveva scavato nel cuore di ciascuno, gli astanti ristettero ai loro posti... e fu forse proprio per questo motivo che, stando seduti con le spalle all'ingresso della Biblioteca, la maggior parte dei partecipanti alla veglia funebre non si accorse dell'arrivo tardivo di un ospite inatteso.

    Colui che era -al contempo- l'ultima persona che si sarebbero aspettati di vedere,
    e tuttavia quella che più di ogni altra rappresentava il fulcro di quell'evento.
    Eppure... non poteva essere.

    Sostando in piedi davanti all'altare, a fronteggiare la piccola platea, quando sollevò lo sguardo dal punto di fuga in cui mestamente vagava tra i ricordi, la prima che lo vide sbucare da dietro le librerie fu la Dama Azzurra; tuttavia, se quella nera sagoma in movimento attirò immediatamente l'attenzione delle sue iridi blu zaffiro, la visione dell'elegante figura del Vampiro le paralizzò la lingua.

    Davanti a quella scena surreale, con gli occhi sbarrati al di là della veletta scura, Kalia ristette a fissarlo per un istante dilatato all'infinito, e mentre le labbra ben disegnate si schiudevano in un moto di sorpresa, una singola lacrima iridescente scivolò lenta sulla sua guancia eburnea.

    Perché la sua immaginazione le giocava uno scherzo così crudele in un momento come quello...?
    Quello non poteva essere Arthur, eppure... era così... sembrava così...
    reale...

    -Ehm...

    ...e quando il redivivo si schiarì la voce con un colpo di tosse,
    fu di certo la stessa cosa che pensarono anche tutti gli altri.

    Quel suono calamitò all'istante su di lui l'attenzione della piccola folla: ogni paia di occhi presente in sala fu calamitato nella sua direzione, e il gelo atemporale che era calato sui pensieri della Castellana si infranse come un cristallo.


    -Io... ecco... sono mortificato di essere tornato soltanto ora.

    Tuttavia, troppo sopraffatta per parlare o muoversi, trovando anzi necessario dover arretrare di un passo per ricercare il sostegno del ripiano ligneo alle proprie spalle ed evitare che le ginocchia le cedessero, l'Alfiere Orientale non riuscì a far altro che portare una mano guantata di nero al viso per coprirsi la bocca e lasciarsi andare alle lacrime.

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    « Arthur... »

    Più allarmato dal comportamento della sua Regina che non dalla ricomparsa di un compagno caduto in campo nemico, la prima ed istintiva reazione di Lancelot DuLac fu quella di portare la mano alla spada, ma prima di snudare la lama in quel santuario della sapienza, il Cavaliere rivolse lo sguardo al suo amico e maestro, in attesa di un qualche segnale, ma Leon Belmont, con gli occhi azzurri fissi sull'Alchimista del Sangue, scosse il capo: si trattava certamente del Vampiro, ma... non percepiva all'opera in lui alcun sortilegio.

    E mentre il Demone delle tempeste appuntava gli occhi bigi ed insondabili sull'amico, producendo una fitta sequenza di scariche elettriche lungo il corno dorato -quasi stesse computando un qualche procedimento complesso-, Raizen gettò il capo all'indietro e rise sonoramente; Kerobal -invece- appuntò con intensità le iridi magenta sul viso Pinguino, si alzò persino in piedi per andargli incontro,
    e gli piantò un indice aguzzo tra le costole, le tastarne la concretezza.
    Poi, si voltò a rassicurare tutti i presenti.

    « Confermo che non è un fantasma! »

    Tolto quel legittimo dubbio, c'era un'altra questione da definire, e il Nephilm valutò rapidamente come venirne a capo mentre tornava a fissare il Cainita con la stessa espressione con cui si contempla un rebus, prima di massaggiarsi stancamente il ponte del naso, dare in un sospiro liberatorio e tornare al suo solito sorrisino sornione nel posargli la mano sulla spalla.

    jpg
    « Dunque... non so come metterla giù in modo gentile, perciò... lo chiedo e basta:
    com'è che non sei morto? »

     
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    Denver sente tutto d'un tratto un rumore di passi in avvicinamento. Si gira incuriosito, pensando ad un qualche ritardatario o ad uno sprovveduto senza sapere quale delle due figure avrebbe rotto nel modo peggiore il silenzio pur opprimente di quella cerimonia funebre.
    Sbarra gli occhi, e nell'aria scompare perfino il singhiozzare sommesso di Lady Drusilia, o perlomeno il giornalista smette all'improvviso di sentirlo. Senza dire una parola, fa passare lo sguardo dalla bara al nuovo arrivato, che si schiarisce la voce con un colpo di tosse. Denver resta in ascolto col fiato sospeso.

    -Ehm...- inizia un Arthur Friederick Giles perfettamente in vita o comunque perfettamente in non-morte, -Io... ecco... sono mortificato di essere tornato soltanto ora.

    Qualche secondo passato a bocca aperta più tardi, il reporter sospira e rilassa le spalle, cercando di costringersi ad accettare la situazione come quasi normale. Aveva già visto persone che avrebbero dovuto essere morte e che ciononostante erano sopravvissute e tornate in vita, e allora perché ciò non dovrebbe valere anche per la Corona di Khymeia? Se Seiryu può sopravvivere a tre proiettili nella fronte, nella gola e nel cuore, allora un vampiro può permettersi questo ed altro. Pensandoci, Denver a questo punto non si stupirebbe troppo di scoprire che anche lo stesso Vladmyr possa essere una qualche creatura sovrannaturale – magari un vampiro egli stesso.

    « This is going to be awkward, » si limita a mormorare fra sé e sé, mentre le sue labbra si aprono in un mezzo sorriso. Osserva Lady Kalia scoppiare in lacrime, il signor Raizen abbandonarsi in una risata e Kerobal avvicinarsi per verificare con il tatto che non si tratti di un fantasma, e nel frattempo pregusta una delle prime pagine più intense e sensazionali che dovrà mai scrivere.
    Per ora, tuttavia, decide di rimandare le interviste a quando le acque si saranno calmate. Ancora, pure in una situazione come quella, non è a lui che spetta intervenire. Almeno, non in quel momento.

     
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    Il suono di passi cadenzati ruppe il silenzio e di raccolta che si era fino a quel momento creato, che a molti potrebbe non essere piaciuto. Che razza di persona si sarebbe presentata in ritardo alla veglia funebre di un proprio caro? O peggio, chi si sarebbe comportato in modo così maleducato da interrompere una cerimonia così solenne? Uriel emulò i presenti, voltandosi verso il motivo di disturbo solo per sentirsi il cuore fermarsi all'improvviso.

    kOBBM8P

    -Io... ecco... sono mortificato di essere tornato soltanto ora.

    La figura che si presentò loro davanti lasciò tutti a bocca aperta, confusi e in preda a un turbinio di sentimenti. Come sicuramente tutti gli altri, il Saggio di Dharma non poteva credere a ciò che stava vedendo. Eppure era proprio lì davanti a loro, tutti lo vedevano. La voce era proprio la sua.
    Quello, quello era...

    « Arthur... »

    La Dama Azzurra lo anticipò, lasciandosi quasi cadere a terra per l'emozione. Uriel, dal canto suo, rimase come pietrificato e ricordando un'ultima volta il momento in cui l'aveva visto diventare polvere sotto la furia dei circensi. Un sorriso iniziò a dipingersi sul suo volto, mentre le lacrime cominciarono a farsi lentamente strada sulle guance, sovrapponendo quel triste ricordo alla oramai felice realtà che stava vivendo.



     
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    Ehm...-

    laI1tJu

    Se si fosse messo volontariamente d'impegno per cercare di pianificare un'entrata ad effetto, certamente Arthur non sarebbe mai stato in grado di realizzarla così bene.
    Di fronte alla sua stessa bara, con una folla di cari riuniti per piangerlo... aveva un che di megalomane che inscena la propria morte per vedere chi si presenta al proprio funerale e chi ne risulta realmente afflitto. Fortunatamente il Saggio non era persona in grado di indurre un simile dubbio nelle persone: lo stupore nel volto dei presenti fu tanto eclatante da toglier le parole di bocca quasi a tutti.

    « Confermo che non è un fantasma! »

    Qualcuno pensò persino -comprensibilmente- di verificare che si trattasse di un individuo in carne ed ossa e non di una manifestazione spiritica o illusoria. Certo, la domanda che gli rivolse un istante dopo riguardo la sua sopravvivenza fu forse un tantino indelicata, nel bel mezzo del momento di commozione generale, ma fu assolutamente motivata. La Kitsune stessa aveva assistito al suo decesso, ridotto ad un cumulo di polvere in seguito ad un ultimo eroico gesto. E sicuramente l'eventuale resurrezione non era stata operata di Kalia: avesse fatto uso dei suoi poteri da Sacerdotessa non ne sarebbe rimasta sorpresa, presumibilmente.
    ...ok, era il momento di liberare la folla dal silenzio e dagli sguardi spaesati, la situazione iniziava a diventare imbarazzante.

    « Sorpresa!
    Ti abbiamo comprato un nuovo letto. »


    Mica era una solo una diceria che i vampiri dormissero lontano dalla luce del sole dentro a della bare, eh?

     
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    « Arthur... »
    Osservare il suo Alfiere in lacrime fu per il Vampiro equivalente a centinaia di paletti conficcati nel proprio cuore; preso dalla concitazione degli eventi, non aveva lontanamente pensato all'emotività di chi era rimasto su Endlos. Tornare alla realtà fu quindi estremamente doloroso, ed il senso di colpa per aver portato la sua adorata Kalia a soffrire in quel modo lo trafisse, uccidendolo ancora. E ancora... fin quando un tocco familiare non lo riportò alla realtà.
    « Confermo che non è un fantasma! »
    -...

    Punto sul vivo della questione, Arthur ristette, guardando Kerobal con una distaccata disapprovazione che raramente gli nascondeva, ipotizzando che avrebbe prima o poi dovuto dar loro spiegazioni. Però... non sapeva da dove iniziare. Ed era calato il silenzio. Troppo silenzio.
    « Sorpresa! Ti abbiamo comprato un nuovo letto. »
    Fortunatamente il Magister Saddler non mancò nemmeno quel giorno del suo spiccato senso dell'umorismo, motivo per cui aveva sempre approvato la sua vicinanza con la Piccola Lady. Non a caso, pure lei smise di piangere, sorridendo imbarazzata alla battuta e dando un lieve scappellotto alla volpe, seguito da un tenero bacio ed un lungo abbraccio. Contemporaneamente, anche il giovane Lowarn si unì alla stretta dei genitori.

    « Dunque... non so come metterla giù in modo gentile, perciò... lo chiedo e basta:
    com'è che non sei morto?»

    HnMkFQG

    -In verità... sono morto- lo corresse, sia riguardo alla reale dinamica dei fatti, che -ironicamente- sul suo perenne status di cainita -Nonostante questo... sono stato involontariamente riportato in vita da un giovane mago. Theobald. Non ho ben chiare le dinamiche, però: è stato... bizzarro.

    A quel punto avrebbe potuto accennare ai vari salti temporali, alla Kalia nera di un mondo alternativo o all'essersi improvvisato ladro in quello che doveva essere una specie di "quarter generale" di cronomanti. Avrebbe potuto parlar loro anche di quell'uomo inquietante, presentatosi come "Re del Tempo", che era perfino riuscito a pizzicarlo per ben due volte, in quelli che -probabilmente- erano stati degli atti illegali contrari al flusso temporale, anche se compiuti (più o meno) involontariamente. Avrebbe potuto completare quella discussione accennando che anche il suo ritorno tra i vivi non era proprio naturale, e che lo rendeva di fatto un'Anomalia e un nemico per quella gente.
    Nonostante questo... preferì rimandare la questione a data da destinarsi. Non era il tipo da segreti, ma non parlava nemmeno a vanvera, e quel giorno si sentiva decisamente frastornato.

    -Si tratta comunque di un bravo ragazzo: mi ha ricondotto qui da voi, dato che -da solo- non sarei riuscito. Certo, non è stato semplice... ed ammetto di essere ancora abbastanza confuso, ma -quando avrò fatto ordine nella mia testa- sarò lieto di spiegare ogni cosa a tutti, per filo e per segno.

    Rassicurò tutti con il solito fare pacato, lasciando cadere lo sguardo argenteo sui vistosi volumi che portava fra le braccia. Avrebbe dovuto rendere tutti partecipi anche di quelli, dopo averne completato la lettura.

    -Ora, però... - aggiunse, distogliendo lo sguardo e mostrandosi leggermente in imbarazzo -...mi sentirei maggiormente a mio agio se terminassimo questa veglia... se per voi non è un problema.

     
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    Alla comparsa del Redivivo, le cupe emozioni di coloro che si erano riuniti per celebrarne la memoria nel cordoglio si infransero in un riverbero iridescente, vorticando nell'aula della Grande Biblioteca di Palanthas e salutando il suo ritorno nel luogo a cui apparteneva: quella dimensione dai contorni eterei ed inconsistenti -eppure incontrovertibilmente reali- che stava racchiusa nel cerchio dei suoi affetti.

    Kalia vacillò sotto il peso della sorpresa, Kerobal dissimulò la sorpresa mostrandosi intraprendente, Raizen rise con fragore, Denver esalò un sospiro di sollievo, Uriel sorrise con una lacrima di commozione, e nell'attonito silenzio di tutti gli altri astanti, Yoko fu lesto a spezzare gli indugi sdrammatizzando con una battuta...


    « Sorpresa! Ti abbiamo comprato un nuovo letto. »

    ...che ebbe il potere di rianimare la sua compagna Drusilia -più di chiunque altro afflitta dalla perdita dell'unica figura paterna che avesse mai avuto-, ma anche di riscuotere un poco la Dama Azzurra dal suo stato di shock, spingendola sorridere soffocando un ultimo singhiozzo dietro la mano guantata nell'organza nera, prima di farsi forza per rimettersi in piedi sulle proprie gambe, asciugandosi gli occhi e riportando le iridi blu sul suo caro Arthur, che stava proprio in quel momento prendendo nuovamente la parola.

    -In verità... sono morto. Nonostante questo... sono stato involontariamente riportato in vita da un giovane mago. Theobald. Non ho ben chiare le dinamiche, però: è stato... bizzarro.
    spiegò agli astanti, mostrandosi visibilmente stanco e stranito dalla vicenda
    -Si tratta comunque di un bravo ragazzo: mi ha ricondotto qui da voi, dato che -da solo- non sarei riuscito. Certo, non è stato semplice... ed ammetto di essere ancora abbastanza confuso, ma -quando avrò fatto ordine nella mia testa- sarò lieto di spiegare ogni cosa a tutti, per filo e per segno.
    assicurò, gettando un singolo sguardo ai tomi che portava con sé
    -Ora, però... mi sentirei maggiormente a mio agio se terminassimo questa veglia...
    se per voi non è un problema.


    Preoccupata in quel frangente più delle condizioni di salute (beh, relativamente al suo stato di non-morto) del Cainita che non delle dinamiche che gli avevano reso possibile fare ritorno a casa, la Castellana si mosse per andargli incontro, percorse il camminamento che tagliava in due la schiera di seggiole, e lo raggiunse a passo spedito e frettoloso -più di quanto avesse consciamente inteso-, circondandolo con le braccia flessuose per racchiuderlo per qualche istante in un abbraccio breve ma sentito.

    Quando, pochi secondi dopo, la Regina dell'Est si scostò dal proprio Ufficiale, le sue bianche mani gentili si fermarono a riposare sull'avambraccio della Corona di Khymeia, mentre lo sguardo di zaffiro si rivolse agli astanti, così come le sue parole.


    « Sembra che la triste ricorrenza che ci ha riuniti qui oggi si sia trasformata in un lieto evento... tuttavia, credo sia meglio rimandare i festeggiamenti e le spiegazioni ad un altro giorno. »
    esordì Kalia, ricercando la comprensione dei presenti con un sorriso sereno
    « Arthur sarà comprensibilmente provato dall'esperienza, perciò... sarà meglio lasciargli il tempo di riposare, recuperare il suo equilibrio e fare chiarezza. »
    jpgesortò, prima di rivolgere il volto verso Drusilia e famiglia ed aggiungere
    « Immagino che anche tu vorrai restare un po' vicina ad Arthur, perciò sarei naturalmente felice se tu e Yoko voleste trattenervi al maniero come miei ospiti. »

    Infine, la Dama Azzurra -quel giorno eccezionalmente in nero- tornò a voltarsi verso l'Alchimista del Sangue, rivolgendogli un sorriso premuroso e uno sguardo preoccupato.

    « Prima di lasciarti alla tua tranquillità... ti andrebbe una tisana insieme? »
    propose la Papessa, sperando di non risultare invadente in quelle circostanze
    « Va bene anche nel tuo studio, se non te la senti di spostarti al castello:
    vorrei solo poter controllare che tu stia bene... »

     
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    -In verità... sono morto- lo corregge cripticamente Arthur, -Nonostante questo... sono stato involontariamente riportato in vita da un giovane mago. Theobald. Non ho ben chiare le dinamiche, però: è stato... bizzarro.

    Qualunque cosa gli sia successa, Denver non stenta a credergli. Con il senno di poi, se quelle fossero state circostanze normali, il vampiro non avrebbe ricevuto alcun funerale. Istvàn avrebbe semplicemente atteso che si rigenerasse e, in un modo o nell'altro, tornasse all'ovile come nuovo. Così però non è stato, ad indizio che in quel tendone doveva essergli successo qualcosa di forse perfino più grave della semplice morte.
    C'è infine un nome, "Theobald", e un rapido soprassedere sugli eventi fino a nuovo ordine. Gli si può leggere la spossatezza in faccia; Dio solo sa quando sia tornato fra i vivi e quanto abbia viaggiato per arrivare fino a Palanthas.
    Al giornalista basterà ricordarsi nei prossimi giorni di raccontare quanto rammenta della sua esperienza. Nel frattempo si limita a sorridere divertito nel notare tutti i volumi che la Corona si sta portando appresso.

    -Si tratta comunque di un bravo ragazzo: mi ha ricondotto qui da voi, dato che -da solo- non sarei riuscito. Certo, non è stato semplice... ed ammetto di essere ancora abbastanza confuso, ma -quando avrò fatto ordine nella mia testa- sarò lieto di spiegare ogni cosa a tutti, per filo e per segno.
    "Comprensibile," vorrebbe rispondere Denver, gli occhi che continuano a cadere sui libri e con un "ma" che sta cercando di fuggire dalla sua gola.
    -Ora, però... - continua, evitando lo sguardo dei molti cari lì riuniti, -...mi sentirei maggiormente a mio agio se terminassimo questa veglia... se per voi non è un problema.

    « Beh, di certo non per me, » replica dopo alcuni secondi di sconcertato silenzio. Si avvicina al vampiro a larghe falcate, le braccia allargate quasi in un abbraccio senza contatto. « ma almeno lascia che sistemi io questi libri. »
    Perché sarà stanco dopo quello che deve essere stato un lungo viaggio, e perché ora non è il momento giusto per mettersi a studiare. Denver è tuttavia certo che questo Arthur lo sappia già. Si gira verso Lady Kalia, che non crede di aver mai avuto così vicino in vita propria, e abbassa rispettosamente il capo.
    « Ovviamente con il suo permesso, signora. »

     
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    Uriel ascoltò con interesse ciò che il collega disse loro, mentre raccontava a grandi linee del mago che lo aveva riportato alla vita e in seguito aiutato a raggiungere i suoi cari. E di questo Uriel non poteva che essere grato a quel mago di nome Theobald.
    Inoltre, sorrise nel vedere che il Vampiro teneva tra le braccia dei tomi come se niente fosse successo, come se non avesse mai lasciato le mura di Palanthas.



    « Beh, di certo non per me, ma almeno lascia che sistemi io questi libri. »
    disse Denver, allungando le braccia verso i tomi.
    « Sempre a studiare eh, Arthur? »
    lo punzecchiò Uriel, trattenendo una risata.

    Uriel fu veramente contento di lasciarsi i brutti ricordi alle spalle, e in quel momento gli interessava solamente sapere che il suo amico e collega stava bene. Certo era curioso di saperne di più sul suo viaggio, ma quello poteva aspettare.



     
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    Se non altro la battuta infelice aiutò a rompere quel sottile velo di imbarazzo ed incertezza che teneva a freno le emozioni dei presenti. I primi a distendersi furono proprio Drusilia e Lowarn, che sfogarono in un abbraccio contro la Volpe la gioia per la ricomparsa del Vampiro; l'Elessedil fu ben lieto di ricambiarlo, donando ad entrambi una carezza sopra la testa a scombussolare le lunghe chiome castane.

    -In verità... sono morto.
    Nonostante questo... sono stato involontariamente riportato in vita da un giovane mago. Theobald. Non ho ben chiare le dinamiche, però: è stato... bizzarro.


    Bizzarro era senza dubbio l'aggettivo più appropriato... Arthur appariva visibilmente frastornato, ed era difficile comprendere se la causa risiedesse nella cerimonia di cui si era spiacevolmente scoperto protagonista, o della stressante avventura a ritroso dal mondo dell'Aldilà.

    « Sembra che la triste ricorrenza che ci ha riuniti qui oggi si sia trasformata in un lieto evento... tuttavia, credo sia meglio rimandare i festeggiamenti e le spiegazioni ad un altro giorno. »

    Anche la Dama Azzurra assecondò dunque la necessità del Cainita di interrompere quella bislacca situazione per rimandare ad un momento migliore tutto ciò che sarebbe dovuto inevitabilmente succedere di lì a breve. Fecero eco di lì a breve Denver e Uriel, a loro volta desiderosi di aiutare e sdrammatizzare.

    « Immagino che anche tu vorrai restare un po' vicina ad Arthur, perciò sarei naturalmente felice se tu e Yoko voleste trattenervi al maniero come miei ospiti. »

    Il Magister posò a quel punto le iridi dorate sulla sua compagna, domandandole silenziosamente quale fosse stata la sua preferenza; la decisione spettava prima di tutto a lei ed al Musico, ovviamente. L'Elessedil li avrebbe accompagnati senza alcun problema nella permanenza così come nel rientro a casa.

    ...certo che su Endlos non ci si annoiava mai!

     
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