Aria

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    -Si, certamente! Una pasticceria è proprio qui vicino: ha una terrazza panoramica e dei tavolini all'esterno: potremmo accomodarci lì.

    Sadwrn e Mawrth seguirono l'Alfiere Errante fino ad un locale simile a molti altri che i due Worren avevano avuto modo di notare durante le rispettive esplorazioni dell'isola fluttuante – il capo-villaggio in particolare aveva appreso che da quelle parti venivano chiamati “giri turistici.”
    Come stemma c'era un candido piccione che teneva nel becco una coppia di ciliegie, ricamato fra l'altro su ogni tovaglia e perfino sui quei tovaglioli che a toccarli parevano essere stati ricavati dalla cellulosa; chiunque gestisse quell'attività doveva essere inoltre abbastanza benestante da potersi permettere di far addirittura forgiare delle sedie.

    -Molto bene: parlatemi di voi! Da dove venite con esattezza? Come è la vostra patria? Mugen mi ha parlato di alcuni problemi nel vostro Presidio: ho dato la mia disponibilità a fornire un supporto alle genti del Nishikaigan... ma mi piacerebbe molto conoscervi meglio.

    Ci fu in reazione uno scambio di sguardi interrogativi, come se i due familiari si stessero chiedendo l'un l'altro “chi comincia?” Dopo una breve consultazione fatta di nient'altro che occhiate e di cenni del capo quasi impercettibili, fu decretato che sarebbe stato Sadwrn a prendere parola per primo.

    « Veniamo dal monte Hokuga, nell'area settentrionale del Nishikaigan, ma un tempo vivevamo più a sud. » Mawrth sbuffò, distogliendo per un momento gli occhi dai presenti. Sadwrn fece una breve pausa per rivolgere la sua attenzione allo zio, poi continuò, « Siamo stati costretti a rifugiarci su pendii più isolati per sfuggire alle persecuzioni. Per sopravvivere. Sono posti splendidi in cui vivere una volta che si impara a conoscerli, ben inteso, ma... »
    « Non possiamo ignorare le circostanze che ci hanno costretto a migrare, » completò Mawrth.
    « Né noi né le altre genti che hanno dovuto subire le stesse crudeltà e sono ancora qui per raccontarlo. E anche quelle che non lo sono più. »

    Alcuni sciamani potevano ancora oggi sentirne i lamenti ogni qualvolta si mettevano in contatto con gli spiriti degli antenati delle rispettive tribù. Sadwrn aveva sentito da loro che si trattava di un'esperienza estenuante, fatta di urla di rabbia e confusione, e dei sussurri di chi non aveva mai rinunciato a chiedere aiuto. Uomini, donne, bambini.

    « Quando sembrava che avremmo potuto finalmente ritrovare un po' di pace, ecco che salta fuori Palden Wang-Mu. Questa parte già la conosce bene. Subito dopo di lei sono arrivati i cataclismi. »

    Sorrise un sorriso amaro e cercò di sostenere lo sguardo dell'Alfiere, solo per poi abbassarlo sul tavolino arricciando le labbra. Mawrth continuò al posto suo.

    « Non so cosa vi siate detti di preciso lei e Fudo-san, ma la ringrazio del suo altruismo. La Terra vuole la pace, e le anime che camminano nella Notte chiedono giustizia. È arrivato il momento per noi di rispondere alle loro preghiere. »

     
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    "Coltivo il mio giardino, e il mio giardino mi coltiva".

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    Presidio Errante, Endlos.

    « Veniamo dal monte Hokuga, nell'area settentrionale del Nishikaigan, ma un tempo vivevamo più a sud. Siamo stati costretti a rifugiarci su pendii più isolati per sfuggire alle persecuzioni. Per sopravvivere. Sono posti splendidi in cui vivere una volta che si impara a conoscerli, ben inteso, ma... »
    « Non possiamo ignorare le circostanze che ci hanno costretto a migrare, »
    « Né noi né le altre genti che hanno dovuto subire le stesse crudeltà e sono ancora qui per raccontarlo. E anche quelle che non lo sono più. »

    L'Alfiere Errante ascoltò con pacata attenzione tutto ciò che gli stranieri avevano da raccontarle, e se il dispiacere da lei provato all'udire quelle storie era reale, altrettanto lo era la consapevolezza di non sentire nulla di nuovo sotto al loro cielo, l'ennesima ed ingiustificata tragedia nata dalle macchinazioni di qualche arrampicatore meschino e -letteralmente- sfuggita di mano ad un intero popolo.
    Nonostante non avesse la minima prova delle proprie teorie, era un dato di fatto che tutto fosse cominciato con la sparizione dell'ultimo Alfiere Mio Aranwe, regina storicamente assente -se non addirittura disinteressata ai propri sudditi. Nonostante non l'avesse mai incontrata, Drusilia l'aveva sempre immaginata come immatura, egoista e superficiale... principalmente perché non aveva mai realmente governato, né pensato ad una successione in caso di morte prematura. Nessun "piano di riserva" in caso di emergenza e nessun controllo delle Nobili Famiglie pretendenti al trono durante l'Alfierato avevano reso le fondamenta del sistema elettivo occidentale estremamente deboli... e la salita al potere di Kikio-Ho e Kuroi non era stata un caso "sfortunato", nella sua ottica, piuttosto una conseguenza prevedibile.
    Che poi l'indegna conseguenza del colpo di stato da parte di due usurpatori ossessionati dal potere fosse degenerata in qualcosa di peggio, sfuggendo letteralmente di mano e rischiando addirittura di sconfinare in altri presidi, costringendo L'Est, Laputa e perfino il Pentauron ad agire, fu anche merito della famosa Signa Infero e delle sue idee malate, di cui suo fratello Quarion le aveva largamente parlato molti anni prima.

    « Quando sembrava che avremmo potuto finalmente ritrovare un po' di pace, ecco che salta fuori Palden Wang-Mu. Questa parte già la conosce bene. Subito dopo di lei sono arrivati i cataclismi. »
    E -come sempre accadeva- a pagare il prezzo della superficialità di qualcuno non era mai solo il diretto interessato. Più frequentemente, a subire le conseguenze, era chi gli stava attorno. In questo caso, l'intero popolo occidentale. Per questo l'Alfiere Errante pensava che le corone non fossero per tutti, e che la delicata arte del governare necessitava di una discreta dose d'astuzia e polso, ancor più dei buoni intenti.
    « Non so cosa vi siate detti di preciso lei e Fudo-san, ma la ringrazio del suo altruismo. La Terra vuole la pace, e le anime che camminano nella Notte chiedono giustizia. È arrivato il momento per noi di rispondere alle loro preghiere. »

    -Più che Giustizia, preferirei concentrarmi sulla Speranza- sorrise dolcemente, lasciando intendere che fosse più interessata al creare nuova stabilità, piuttosto che lanciarsi in un circolo vizioso fatto di sangue, guerra e vendette -Purtroppo nessun Presidio può dirsi spoglio di tragedie, ed il numero di problematiche che ci affliggono è troppo alto per poterci permettere di isolarci. La vostra stabilità è anche la nostra, in un certo senso: essere in buoni rapporti con i vicini, ed averli in buona salute è un'ottima garanzia, e Laputa galleggia esattamente sul Presidio Occidentale.
    Il tono divenne lievemente più serio.
    -Vi sono vicina poiché la fuga, la morte e la paura fanno parte anche del mio passato e penso che nessun popolo meriterebbe ciò che vi è stato fatto... ma quello per cui lavoro e ciò di cui ho discusso con Mugen riguarda il futuro. Un futuro in cui -spero- vi sentirete davvero a casa, uniti e con rinnovata forza.

     
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    -Più che Giustizia, preferirei concentrarmi sulla Speranza- commentò Drusilia con un sorriso. Sadwrn annuì concorde, mentre Mawrth non batté ciglio e mantenne un'espressione più neutra. -Purtroppo nessun Presidio può dirsi spoglio di tragedie, ed il numero di problematiche che ci affliggono è troppo alto per poterci permettere di isolarci. La vostra stabilità è anche la nostra, in un certo senso: essere in buoni rapporti con i vicini, ed averli in buona salute è un'ottima garanzia, e Laputa galleggia esattamente sul Presidio Occidentale.

    Stavolta anche il capo-villaggio concesse un cenno di approvazione. Con una mano artigliata frugò in una tasca del suo abito biancastro fino a che non ne estrasse una pipa simile a quella del nipote, ma quest'ultimo bussò prontamente alla sua spalla per indicargli un cartello che indicava il divieto di fumo nel locale. Mawrth rimise a posto l'utensile con uno sospiro seccato, lasciando a Sadwrn il compito di scusarsi con l'Alfiere con un gesto imbarazzato della mano.

    -Vi sono vicina poiché la fuga, la morte e la paura fanno parte anche del mio passato e penso che nessun popolo meriterebbe ciò che vi è stato fatto... ma quello per cui lavoro e ciò di cui ho discusso con Mugen riguarda il futuro. Un futuro in cui -spero- vi sentirete davvero a casa, uniti e con rinnovata forza.

    « Sarà, ma non vedo come le due cose debbano escludersi a vicenda, » ribatté il Worren più anziano. « Non mi fraintenda, non cerchiamo vendetta. Abbiamo passato anni a vedere umani prendersela con non-umani per raddrizzare torti inventati o veri che fossero, i non-umani ricambiare quanto subito, e così via in un circolo che non finiva più. Ci siamo passati anche noi – noi Worren in generale, intendo – e talvolta queste ripicche nascevano perfino quando qualcuno uccideva per difendersi, sa? Quindi no, grazie. Ma i responsabili di tutto questo dolore devono fare cionondimeno ammenda per le loro azioni. »
    Un cameriere in livrea apparve al loro tavolo. Sadwrn gli sorrise educatamente. Mawrth gli segnalò con la mano (o zampa) di aspettare.
    « Ciò che intendiamo dire è che quanto è stato tolto deve essere restituito. Chi ha seminato morte dovrà restituire altrettanta vita alla Terra. »
    « Questa è la via dei nostri antenati, » aggiunse lo sciamano, stringendosi nelle spalle. « Sono in molti fra loro ad essere convinti che gente come Palden Wang-Mu sia in un certo senso rimasta impunita. »

     
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    Mentre stava comodamente e serenamente seduto allo stesso tavolino dei due Worren, concedendo alla Dama del Vento l'onore di occupare il posto alla sua destra, il Re del Tempo non staccò per un solo istante gli occhi verde peridoto dallo schermo del suo avveniristico apparecchio tecnologico ultra-piatto... reso comunque a suo modo ingombrante dalla folta quantità di pupazzini e ninnoli tintinnanti che vi erano stati appesi a mo' di portafortuna.

    Non che non stesse ascoltando i loro discorsi su persecuzioni e pulizie etniche, migrazioni di interi villaggi da parte dei sopravvissuti, sedicenti tiranne nanerottole, disastri naturali, baggianate sbrodolose sulla speranza e i buoni sentimenti, o improbabili voli pindarici sulla metafisica della giustizia, ma... come detto, la politica interna del Semipiano Endlossiano non era affare che lo riguardasse, e pertanto era più che determinato a limitarsi a disinteressarsene signorilmente...


    « Ciò che intendiamo dire è che quanto è stato tolto deve essere restituito. Chi ha seminato morte dovrà restituire altrettanta vita alla Terra. »
    « Questa è la via dei nostri antenati. Sono in molti fra loro ad essere convinti che gente come Palden Wang-Mu sia in un certo senso rimasta impunita. »

    ...ma a quel punto, una breve risatina -tanto ilare quanto anticlimatica- lasciò le labbra del Gentiluomo.

    « Scusate: ho letto una cosa buffa. »

    Mentì, sollevando le iridi per intercettare l'occhiataccia che la sua accompagnatrice gli avrebbe sicuramente rivolto; poi rivolse un sorriso di circostanza ai due ospiti, e tornò ad infilare il naso tra i pixel colorati dello schermo del suo telefono.

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    « Continuate pure come se non ci fossi! ★ »

     
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    « Sarà, ma non vedo come le due cose debbano escludersi a vicenda.
    Non mi fraintenda, non cerchiamo vendetta. Abbiamo passato anni a vedere umani prendersela con non-umani per raddrizzare torti inventati o veri che fossero, i non-umani ricambiare quanto subito, e così via in un circolo che non finiva più. Ci siamo passati anche noi – noi Worren in generale, intendo – e talvolta queste ripicche nascevano perfino quando qualcuno uccideva per difendersi, sa? Quindi no, grazie. Ma i responsabili di tutto questo dolore devono fare cionondimeno ammenda per le loro azioni.
    »

    Drusilia ascoltò paziente le parole del Worren, e se comprendeva le loro emozioni, le loro motivazioni ed i loro sentimenti... non riuscì comunque ad appoggiarli completamente. Vero era che le due cose non si escludevano necessariamente... ma il loro desiderio rappresentava una pura utopia, principalmente per il fatto che tutti i "responsabili" erano già belli che defunti.
    L'indifferente Mio era ormai scomparsa da anni e quasi tutti la davano per morta. Kikio-Ho e Kuroi -almeno dai rapporti letti- non erano più fra i vivi... e l'assassino di Palden sedeva esattamente a quel tavolo con loro.
    Come avrebbero potuto fare ammenda?
    O forse i Worren parlavano anche delle popolazioni coinvolte, cioè Nativi e Youkai?

    « Ciò che intendiamo dire è che quanto è stato tolto deve essere restituito. Chi ha seminato morte dovrà restituire altrettanta vita alla Terra. »
    « Questa è la via dei nostri antenati, » aggiunse lo sciamano, stringendosi nelle spalle. « Sono in molti fra loro ad essere convinti che gente come Palden Wang-Mu sia in un certo senso rimasta impunita. »

    E poi... accadde.
    Mephisto si mise a ridere.
    Inutile dire che lo sguardo della Dama a lui rivolto sarebbe stato in grado di incenerire un essere umano.

    « Scusate: ho letto una cosa buffa. » -... « Continuate pure come se non ci fossi! ★ »

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    -Temo non sia possibile... caro- l'Alfiere mimò un sorriso, che risultò piuttosto una maschera molto tirata e decisamente malriuscita di un gesto d'affetto -Chiedo perdono per i modi, ma è narcolettico... e la stanchezza lo fa ragionare poco, e male.
    Nel dirlo, chinò il capo sommessamente, mortificata per quelle uscite imbarazzanti.
    -Anzi... forse è il caso di ritirarci ed andare a dormire... o a prendere delle medicine.

     
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    Quando Sadwrn finì di parlare, “James Bond” si lasciò andare in una risatina divertita. Mawrth, che nel frattempo si era appena voltato verso il cameriere per ordinare finalmente del cioccolato, si voltò ancora una volta verso il nobiluomo, che fulminò con gli occhi dalle sclere ambrate.

    « Scusate: ho letto una cosa buffa. »
    Si giustificò quest'ultimo, alzando il capo dal suo aggeggio solo per incontrare l'espressione ancora più adirata dell'Alfiere Errante. Sadwrn, la fronte corrucciata, faticò a credergli. Non con quel tempismo, non con l'argomento di cui stavano discutendo, non con la nota di scherno che entrambi i Worren – e probabilmente la stessa Lady Drusilia – avevano udito in quella risata.
    « Continuate pure come se non ci fossi! ★ »

    Mawrth decise di prendere il suo consiglio alla lettera, e riprese sottovoce la sua conversazione con il giovane, chiedendogli di portare al loro tavolo uno di quei cosi cremosi con il frutto giallo e allungato incastrato in mezzo e lo strato di cioccolato al latte versato in cima, nonché un piccolo assortimento di cioccolatini per chi non ne avesse mai provati in vita propria. Anzi, due.

    -Temo non sia possibile... caro- ribatté l'Autocrate, con una punta di veleno dietro un sorriso che anche un bambino avrebbe capito essere insincero. -Chiedo perdono per i modi, ma è narcolettico... e la stanchezza lo fa ragionare poco, e male. Anzi... forse è il caso di ritirarci ed andare a dormire... o a prendere delle medicine.

    « Oh, no, siamo consapevoli del fatto che ci sarà sempre qualcuno in disaccordo con le nostre idee, e che non tutto ciò a cui aspiriamo è davvero possibile. Aggrapparsi a questi ideali, però, può aiutare un popolo ad andare avanti, e a sperare. »
    Disse Sadwrn. Mawrth, nel mentre, ritornò improvvisamente alla realtà – o almeno al tavolo.
    « Uh? Andate già via? Ah, peccato, avevo già ordinato! Allora noi stiamo qui; voglio provarlo, questo cioccolato. »

    E così fece. Non ripeté mai più l'esperienza. I medici laputensi furono molto categorici in proposito.

     
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20 replies since 9/7/2019, 00:55   381 views
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