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    "A volte allontanarsi è l’unico modo
    di essere lì per qualcuno".


    (Wesley Eisold)


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    Appartamenti dell'Alfiere, Mastio.
    Presidio Errante, Endlos.

    Le dita vermiglie del sole morente carezzavano con discrezione i tendaggi della sua nuova camera da letto, in verità più grande di quella dell'Alfiere -occupata soltanto da un massiccio letto a baldacchino in legni intarsiati, come quelli dell'unico armadio e di una sola cassapanca- da poco abbandonata e più adatta ad una presenza femminile. I colori predominanti erano -infatti- più chiari e luminosi del legno. Marmi rosa dalle venature più scure erano disposti sul pavimento secondo motivi geometrici e ripetitivi, mentre un cielo azzurro, decorato di qualche nube dall'aria soffice, si estendeva sconfinato per tutto il soffitto in un affresco molto realistico di un cielo primaverile. Anche le pareti erano affrescate, ma con disegni e prospettive in grado d'ingannare lo sguardo e richiamare elementi inesistenti quali colonne o bassorilievi.

    Sollevando lo sguardo numerose volte in pochi minuti, la Dama del Vento aveva considerato gli affreschi come una gentile accortezza nei suoi confronti da parte del figlio, consapevole di quanto la vista di paesaggi sconfinati riuscisse a rilassarla. Ciò nonostante, Drusilia non riuscì ad ammettere che bastassero a placare i moti turbolenti del proprio animo, in quei giorni difficili.
    Yoko era andato via di casa, concentrato in faccende che non poteva rivelarle, e se già per lei era stato tremendamente difficile accettare di non porgli altre domande, ancora più straziante si era rivelata la sensazione di non sapere dove fosse... o se fosse in pericolo.

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    Adagiò alcuni dei suoi capi più comodi in uno zaino da esploratrice, riflettendo con rammarico che si sarebbe sentita altrettanto logorata nel momento in cui sarebbe partita, lasciando i figli in un mondo per cui non erano ancora del tutto preparati. Eppure... quel clima apparentemente sereno non le aveva fatto dimenticare che fossero ancora in guerra.

    La guerra non aspettava, né si curava dell'età delle vittime.
    Il Nemico aveva agito nel modo più cruento possibile, lasciando dietro di sé desolazione e rabbia; ignorare la sua dichiarazione non sarebbe stato per Drusilia solo insensato, ma anche un palese insulto a chi -ancora- piangeva i propri morti e la propria vita perduta, strappati via con crudeltà pura e semplice, incondizionata quanto inspiegabile. Ancora lontana dal fare giustizia, avrebbe tuttavia dovuto agire in qualche modo, perché -lo sentiva- rimanere ferma si sarebbe rivelato un terribile sbaglio. Lo stesso che aveva reso tutta la Custis Arcana impreparata al Circus Diabolique.

    A quel pensiero, le dita affusolate si strinsero nella stoffa di una camicia in lino, prima di riporla nello zaino in un movimento più rapido e sconnesso degli altri. Chiudendo le palpebre in un groviglio di ciglia folte e nere, la Dama del Vento s'impegnò a rallentare e rendere più profondo ogni respiro, portandosi una mano al petto. Consapevole di non essere in grado di continuare, si accomodò seduta sul talamo, continuando a lottare contro sé stessa e le proprie fobie, paralizzata dal timore di sbagliare, di portare alla disgrazia altre persone.

    Ad ogni suo passo in avanti, qualcuno a lei caro pagava un prezzo troppo alto.
    L'ultimo era stato Owl, e Kora prima di lui, ancora nelle luride mani di Fistadantilus...

    ...e Drusilia non sapeva cosa fare.
    Da dove iniziare.
    A chi avrebbe dovuto chiedere aiuto?
    Chi erano i suoi alleati... e chi sarebbe stato il prossimo a pagare un conto amaro?

    Abbassò lievemente il capo, nascondendosi il volto tra le mani.
    Nel tentativo di frenare taciti singulti, sentì le lacrime bagnarle i palmi e scivolare sui polsi.

     
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    Persa tra i propri pensieri, la Dama del Vento serrò tra le dita sottili il bianco lino della camicia ben piegata per la partenza e la infilò di malagrazia nello zaino, e a guardarla indaffararsi a quel modo il Nobiluomo arricciò il naso affilato e storse le labbra pallide in una smorfia di deprecazione: era una buona camicia, quella. Non meritava un simile maltrattamento.

    Così assorta da non essersi ancora minimamente accorta della sua presenza, probabilmente complice il fatto che l'ospite indesiderato inatteso si fosse -nella di lei percezione delle cose- materializzato lì da un momento all'altro, Drusilia si lasciò scivolare seduta a bordo del letto: la osservò portarsi una mano sul petto morbido e serrare le palpebre in un'espressione intensa e quasi sofferente -impressione rafforzata dalla cadenza dei suoi profondi respiri-, ma quando la vide celare il viso tra le mani diafane e chinare la testolina castana con aria afflitta cominciando a singhiozzare, l'Arcidemone distolse lo sguardo, roteò gli occhi verde peridoto al cielo, e si concesse un piccolo sbuffo per richiamarne l'attenzione.

    « Uff... »
    brontolò, con la solita aria crucciata e infantilmente insofferente
    « ...fa caldo qui dentro. E c'è aria viziata. »

    jpgSe l'Angelo avesse sollevato lo sguardo alla ricerca del suo interlocutore, lo avrebbe trovato compostamente assiso a gambe accavallate sulla poltroncina da riposo foderata di broccato rosa, posta in un angolo di fianco alla finestra, ancora vestito con il completo elegante indossato per l'Incoronazione di Lowarn, e intento a farsi aria con il voluminoso, vistoso e chiassoso ventaglio di piume di pavone.

    « Preferivo la tua vecchia stanza: quella esposta a nord. »

    E mentre il viso spigoloso vestiva un'espressione capricciosamente annoiata, Mephisto Pheles tenne lo sguardo fisso sull'orizzonte al di là del vetro, lontano dalla sofferenza della Dama; per disinteresse o per riguardo nei suoi confronti, impossibile capirlo.

     
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    Appartamenti dell'Alfiere, Mastio.
    Presidio Errante, Endlos.

    « Uff... fa caldo qui dentro. E c'è aria viziata. »
    Un uomo in completo gessato violò quel confine momentaneo che la Dama del Vento si era creata con la scusa di alcune faccende da sbrigare in solitudine. La sua voce insofferente la riscosse brutalmente di propri incubi ma, differentemente dal solito, Drusilia Galanodel non si sentì particolarmente in vena di reagire. Si concesse ancora qualche attimo, così da tornare in sé.
    « Preferivo la tua vecchia stanza: quella esposta a nord. »

    -Quella è sempre stata per tradizione la camera dell'Alfiere- spiegò brevemente all'ospite indesiderato -Ora che non ricopro più il mio ruolo, è giusto che me ne sia stata assegnata un'altra.

    Oltretutto quella era una delle più belle: l'aveva usata diverse volte per accogliere ospiti illustri, e ne erano tutti rimasti piacevolmente colpiti. In verità, avrebbe personalmente accettato qualcosa di ancora più modesto dal figlio, lasciando quindi le camere migliori agli affari politici... ma Lowarn aveva insistito, e lei aveva deciso di concedergli quel piccolo capriccio.

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    -Se non ti senti a tuo agio, ricorda che non sei costretto ad abitare su questo Presidio- precisò ancora la Dama del Vento -Inoltre, non credo che ci dormirò spesso...

    Dopo un ultimo, profondo respiro, si levò in piedi e ricominciò a riempire i propri bagagli. Sul volto apparentemente calmo, le lacrime erano del tutto sparite, così come ogni tentennamento. Ovviamente non era nemmeno impazzita: per anni aveva agito in quel modo, durante il proprio mandato; ogni singolo gesto che potesse essere tradotto in "debolezza" era stato infatti accuratamente nascosto dietro ad un silenzio severo o a qualche cenno di aggressività.
    Dopotutto... un Alfiere non poteva permettersi di piangere, perché in molti tendevano per natura a godere delle lacrime dei potenti, oppure ad approfittarsene.

    Drusilia -però- aveva smesso di esserlo, quindi non si scompose né si giustificò di quello che era stato probabilmente visto.
    - ...ho molte cose di cui occuparmi, fuori da queste Mura.

     
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    -Quella è sempre stata per tradizione la camera dell'Alfiere
    Ora che non ricopro più il mio ruolo, è giusto che me ne sia stata assegnata un'altra.

    la risposta della donna giunse poco dopo; dal tono, doveva aver smesso di piangere
    -Se non ti senti a tuo agio, ricorda che non sei costretto ad abitare su questo Presidio.

    Portando il ventaglio di piume di pavone a carezzarsi le labbra, l'Arcidemone vi celò dietro -con palese ostentazione- un sonoro sbadiglio: non aveva altri commenti da opporre a quel tanto reiterato quanto inefficace tentativo di congedarlo... e poi, con la luce soffusa del tramonto che attraversava le finestre, e il rinfresco che era seguito alla cerimonia di Incoronazione ancora sullo stomaco, alla noia si sovrapponeva ad un'atmosfera perfetta per un pisolino pomeridiano.

    E poi, lui non aveva detto che quella stanza non era di suo gusto,
    solamente che preferiva l'altra.
    Che donna permalosa.

    -Inoltre, non credo che ci dormirò spesso...

    jpgLa cosa non lo colse di sorpresa: non era orbo, e aveva già notato lo zaino, i cambi d'abito e i preparativi della Galanodel per una partenza in sordina; naturalmente, lei non lo aveva nemmeno lontanamente avvisato dei suoi programmi, ma la cosa non lo crucciava: che scegliesse pure la destinazione, ai suoi occhi immortali un posto valeva l'altro, negli angusti confini di quella strana piastra di petri che le Anomalie avevano ricreato.

    Intanto, l'Angelo si rimise in piedi e ricominciò a fare i bagagli, e dal momento che non sembrava avare alcuna intenzione di lasciarsi andare in confidenze su quanto appena accaduto (nessuna confessione a cuore aperto, pianto a dirotto sulla sua spalla, recriminazione sull'ineluttabile morte termica dell'universo, o sofismo profondo in riferimento caducità dell'esistenza), il Nobiluomo non indagò in merito.


    -...ho molte cose di cui occuparmi, fuori da queste Mura.

    « Meraviglioso! ★ »
    esclamò gioviale, riportando gli occhi verdi sulla sua interlocutrice
    « E dove ce ne andiamo di bello, per cominciare? »

     
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    « Meraviglioso! ★
    E dove ce ne andiamo di bello, per cominciare? »


    Percependo l'ovvia dichiarazione da parte di quel tale di non volersi scollare da lei nemmeno con l'evidente premessa di girare per Endlos con pochi bagagli, ben distanti da lussi ed agi tipicamente riservati ai monarchi, la Dama del Vento si fermò qualche attimo a fissarlo intensamente. Davvero non capiva perché era lì, cosa volesse da lei e a cosa esattamente puntasse.
    A dire il vero, non sapeva nemmeno come trattarlo: era pericoloso, ma aveva dichiarato di non avere intenti ostili e... aveva comunque mantenuto le sue promesse, nonostante i vari "scherzi", dovuti principalmente al fatto che fosse un tipo strano, con abitudini evidentemente molto diverse dalle sue.

    -Io... veramente...
    Cercò di rispondergli, ma non le uscì proprio nulla.
    Tirò un profondo sospiro, rabbuiandosi un poco. Non le piaceva sentirsi in quel modo, ancor meno di fronte ad un individuo verso cui sarebbe stato saggio tenere sempre la guardia ben alta. Però, a quanto ormai le era diventato chiaro nel corso di quei mesi, avrebbe dovuto tenerselo vicino per un bel po'. Non sarebbe probabilmente mai riuscita a tenere sempre la guardia alzata su tutto.
    -...non lo so.

    Discostò lo sguardo, lievemente in imbarazzo.
    -Credo che tu sia a conoscenza della mia situazione. Non posso cambiare il passato, ma vorrei evitare che la questa situazione peggiori ulteriormente... ma chi vuole il mio male e quello dei miei cari è ancora lì fuori.
    ...e aveva in ostaggio una persona a lei cara, rinchiusa chissà dove e chissà in quali condizioni.

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    Tornò quindi ad osservarlo.
    Quell'Arcidemone che aveva iniziato a seguirla ovunque non era tipo da battaglia: era pigro, lamentoso e pieno di tutte le caratteristiche che rendevano i nobili detestabili quanto poco propensi a sacrificarsi. Probabilmente -anzi, sicuramente- era molto più potente di quanto lei riuscisse a immaginare, ma davvero non riusciva ad intuire cosa gli passasse per la testa.
    -Davvero non ti infastidisce seguirmi?- non glielo domandò col suo solito fare inquisitorio, piuttosto in un tentativo di capirci qualcosa -Ammesso che la tua storia dell'argento nuziale sia vera... non ti da fastidio essere confinato qui, in una guerra che -a quanto mi hai fatto capire- nemmeno ti interessa?

    Continuò ad osservarlo intensamente, ma non c'era ostilità nei suoi occhi.
    -Non riesco a crederti. Penso che tu sia qui per qualche altro motivo- continuò, cercando una qualche apertura da parte dell'altro -Quindi, mi chiedevo... hai intenzione di farmi del male, non è così?

    Attese qualche attimo, consapevole di quanto quella domanda fosse stupida.
    Qualunque malintenzionato avrebbe negato fino alla morte, e lei non avrebbe avuto modo di capire la verità. Tuttavia... l'Arcidemone era abbastanza potente per affermare il vero e continuare i propri piani senza trovarsi problemi che non potesse gestire. Magari -forte del dislivello di potere- le avrebbe concesso un briciolo di verità.

     
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    La Dama del Vento si voltò a squadrarlo con occhi verdi ed insistenti per un lungo momento, e l'Arcidemone la fissò di rimando, con sulle labbra un sorrisino nascosto dal ventaglio ma ben intuibile, pacatamente in attesa di sentire cosa avesse detto di sbagliato questa volta; tuttavia, la donna parve accantonare la questione per concentrarsi sulla risposta.

    -Io... veramente... ...non lo so.
    ammise, con una lunga pausa e uno sconsolato sospiro, distogliendo lo sguardo
    -Credo che tu sia a conoscenza della mia situazione. Non posso cambiare il passato, ma vorrei evitare che la questa situazione peggiori ulteriormente... ma chi vuole il mio male e quello dei miei cari è ancora lì fuori.

    A questo giro, fu il turno di Mephisto di guardar altrove, e mentre -con un tempismo perfetto- le iridi smeraldine di Drusilia tornavano a posarsi su di lui, quelle color peridoto dell'interlocutore presero ad aleggiare fuori dalla finestra, sulla rossa linea di un'orizzonte dove ombre scure si addensavano sempre di più.

    -Davvero non ti infastidisce seguirmi? Ammesso che la tua storia dell'argento nuziale sia vera... non ti da fastidio essere confinato qui, in una guerra che -a quanto mi hai fatto capire- nemmeno ti interessa? Non riesco a crederti. Penso che tu sia qui per qualche altro motivo.

    Nel rivolgergli la parola, il tono sferzante ed aggressivo che era solita usare con lui -quello ostile ed accusatorio a prescindere- sembrava ora contaminato da un vivido desiderio di comprensione, segno che la confusione aveva evidentemente rotto gli argini della sua perentoria pretesa di mostrarsi inflessibile... e il Nobiluomo accolse quell'apertura con un vago sospiro indecifrabile.

    -Quindi, mi chiedevo... hai intenzione di farmi del male, non è così?

    Se la donna si era soffermata a chiedersi se quella domanda fosse davvero stupida come sembrava, la risposta dell'ospite le avrebbe tolto ogni dubbio: ruotando di scatto la testa nella sua direzione, Mephisto la guardò in faccia per qualche denso ed interdetto secondo, poi scoppiò fragorosamente a ridere, abbandonando persino la pudicizia di nascondere l'ilarità dietro il suo pacchiano e pomposo ventaglio, che -invece- abbandonò sulle ginocchia.

    Tuttavia, quando quello scroscio si fu esaurito, e il Re del Tempo ebbe ripreso abbastanza fiato e compostezza per parlare, non aveva ancora finito.


    « “Hai intenzione di farmi del male, non è così?” ...ma sei seria? »

    Naturalmente, nel ripetere la domanda di Drusilia, la voce dell'uomo si era atteggiata in un buffo ed acuto falsetto, a cui seguì un'altra risata: non secca e sferzante come suo tipico, ma... più morbida e divertita.

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    « Dimmi una sola volta in cui avrei seriamente attentato alla tua salute. »
    la apostrofò in tono di sfida, agitando un indice sentenzioso nella sua direzione
    « ...e bada che i piccoli incidenti trasversali, dovuti allo shock culturale e ai difetti di comunicazione, non contano! ★ »

     
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    « “Hai intenzione di farmi del male, non è così?” ...ma sei seria? »
    Dopo averla guardata con espressione interdetta per qualche secondo, Mephisto era scoppiato prima a ridere, poi si era lanciato in una sua strana imitazione, parlando anche in falsetto. Drusilia non commentò quei modi di fare, piuttosto aggrottò la fronte e mise il broncio.

    png

    « Dimmi una sola volta in cui avrei seriamente attentato alla tua salute. » continuò, sfidandola, agitando il dito sentenzioso nella sua direzione « ...e bada che i piccoli incidenti trasversali, dovuti allo shock culturale e ai difetti di comunicazione, non contano! ★ »

    ...
    Aveva seriamente considerato cose come "rischiare di far morire d'infarto il suo Maestro del Conio" o "far apparire piante mortali nei giardini pubblici del suo Presidio" come "shock culturale" o "difetto di comunicazione"?!?
    A quel punto fu lei a fissarlo qualche attimo interdetta, e gli avrebbe volentieri lanciato il primo oggetto contundente che avrebbe trovato in quella stanza, se solo l'argomento non fosse stato abbastanza importante da farla desistere.

    -Non lo hai fatto- gli concesse quella vittoria -Questo non esclude tuttavia che tu abbia programmi di farlo in futuro. Inoltre...
    Attese qualche attimo, prendendo un profondo respiro.
    -Durante il Circus Diabolique ho imparato che i demoni a volte sono organizzati ed agiscono secondo degli ideali, ma altri sono più "puri"... e non hanno realmente ragioni di far del male, ma agiscono così lo stesso. Ho visto e conserverò sempre il ricordo di atti feroci e sfumature di malvagità che non credevo possibili... e sono giunta all'idea che il male non deve per forza avere un senso per esistere.

    Rimase ferma qualche attimo a fissarlo. Era perfettamente in accordo con lui riguardo l'insensatezza delle sue affermazioni... ma il male stesso era spesso insensato, quindi anche l'idea più bislacca era -in un certo senso- possibile.

    -So che sei più potente di me e che potresti buttare giù il mio Presidio in un colpo solo anche in questo istante-
    continuò -Sto solo cercando di capire perché uno come te si sta comportando in questo modo con me. E lo faccio perché ho paura. Per me... ma soprattutto per le persone che mi circondano.
    Si lasciò sfuggire quella piccola confessione: dopotutto, non era poi così strano, visto quanto era accaduto nel Pentauron.
    -Credo sia normale cercare di tutelarmi... e di tutelarli.

     
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    -Non lo hai fatto-

    L'ammissione della Dama del Vento, sebbene preceduta da un lungo momento di interdetto silenzio e da un'occhiata in grado di incenerire, fu più che sufficiente al Re del Tempo per sentirsi soddisfatto: se non altro c'era un solido fatto da poter usare come punto di partenza per un discorso comune... o, almeno, così pensò - per quel singolo momento.

    -Questo non esclude tuttavia che tu abbia programmi di farlo in futuro.

    Con un mezzo sospiro esasperato, l'Arcidemone volse gli occhi al cielo.

    -Inoltre... Durante il Circus Diabolique ho imparato che i demoni a volte sono organizzati ed agiscono secondo degli ideali, ma altri sono più "puri"... e non hanno realmente ragioni di far del male, ma agiscono così lo stesso. Ho visto e conserverò sempre il ricordo di atti feroci e sfumature di malvagità che non credevo possibili... e sono giunta all'idea che il male non deve per forza avere un senso per esistere.

    « Questo è corretto solo in parte. »
    assentì l'altro, distrattamente, come se la cosa non lo riguardasse
    « Il più delle volte, si tratta semplicemente di uno schema che non capisci. »

    Non che ce l'avesse con lei: il suo era un discorso generale... ed era semplicemente quello che pensava.
    Tutto ha una sua logica. ...è solo che, talvolta, non se ne sa abbastanza.

    -So che sei più potente di me e che potresti buttare giù il mio Presidio in un colpo solo anche in questo istante. Sto solo cercando di capire perché uno come te si sta comportando in questo modo con me.
    proseguì la donna, parlando più chiaramente di quanto non avesse mai fatto
    -E lo faccio perché ho paura. Per me... ma soprattutto per le persone che mi circondano.
    Credo sia normale cercare di tutelarmi... e di tutelarli.


    Facendo schioccare la lingua, la creatura presentatasi col nome di Mephisto Pheles accavallò le gambe, cominciò a lisciarsi pensosamente il pizzetto a punta, e si prese un istante per riordinare le idee e scegliere le parole da usare: era difficile comunicare con qualcuno sulla difensiva – tenderà sempre ad attaccarsi ai dettagli e alle singole parole senza badare al messaggio nel complesso. Del resto, è un limite dei mortali quello di non saper tenere d'occhio il quadro d'insieme.

    jpg« Beh... è un bene che tu abbia Paura; può essere un buon alleato, ma non in questa battaglia: se mi consideri tuo nemico, sei fuori strada, e finché continui a concentrare i tuoi sospetti su di me, non ti accorgerai dei pericoli che vi circondano. »
    esordì con tono calmo, incatenando il peridoto allo smeraldo
    « Potrei farti del male, e abbattere il tuo Presidio con un colpo -lo hai detto tu-, eppure siete entrambi ancora qui: incolumi. La questione dell'argento nuziale non ti convince? Preferiresti qualcosa di più affine all'immagine che hai di me o dei demoni? »
    le chiese, reclinando un poco la testa da un lato ed increspando le labbra, divertito
    « Avrebbe più senso per te se fossi su Endlos per interesse accademico,
    studiando le bizzarrie di cui sei spesso al centro? »


    Sospirando di nuovo, l'Arcidemone scrollò le spalle e agitò una mano davanti al viso spigoloso, come per allontanare un insetto fastidioso; era abbastanza frustrante doversi relazionare con chi non sembra voler far altro che questionare qualunque cosa dici: solitamente, gli bastava far capire ai suoi interlocutori con chi è che avevano a che fare, invitarli a riflettere su quanto fosse poco saggio testare i limiti della sua pazienza, e far loro notar che avrebbero in vero fatto tanto meglio a ringraziarlo per il semplice fatto di essere lì a perder tempo con loro... e invece eccolo là.

    « Scommetto che, romanzesca come sei, preferiresti qualcosa di più torbido e passionale: tipo che io sia qui per qualche sordida vendetta, e che mi servi per qualcosa, non è vero...? Sarebbe più affine ai tuoi schemi, suppongo. »

     
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    « Beh... è un bene che tu abbia Paura; può essere un buon alleato, ma non in questa battaglia: se mi consideri tuo nemico, sei fuori strada, e finché continui a concentrare i tuoi sospetti su di me, non ti accorgerai dei pericoli che vi circondano. »

    Nonostante il suo discorso potesse avere un senso nel caso le dichiarazioni fatte si fossero rivelate vere, Drusilia si domandò come quel tale potesse davvero pensare di ottenere la sua fiducia così facilmente. Non era ingenua fino a quel punto, e nemmeno credente - o particolarmente adatta ad esserlo: se si fosse comportata da svampita fino a quel punto, come Mephisto evidentemente sperava che facesse, date le varie disgrazie che aveva dovuto superare, probabilmente sarebbe stata già eliminata da uno dei suoi numerosi rivali in chissà quale modo orribile.

    « Potrei farti del male, e abbattere il tuo Presidio con un colpo -lo hai detto tu-, eppure siete entrambi ancora qui: incolumi. La questione dell'argento nuziale non ti convince? Preferiresti qualcosa di più affine all'immagine che hai di me o dei demoni?
    Avrebbe più senso per te se fossi su Endlos per interesse accademico,
    studiando le bizzarrie di cui sei spesso al centro?
    Scommetto che, romanzesca come sei, preferiresti qualcosa di più torbido e passionale: tipo che io sia qui per qualche sordida vendetta, e che mi servi per qualcosa, non è vero...? Sarebbe più affine ai tuoi schemi, suppongo. »


    Ascoltò quelle domande -che percepì come accuse ingiustificate- in silenzio, riflettendo che -nonostante la ferissero- non poteva pretendere da lui più comprensione sulla propria natura di quella che solitamente mostravano di avere quasi tutti quelli che la circondavano. Mephisto poteva infatti dare l'idea di essersi informato sul suo conto, ma a conti fatti non la conosceva.
    Come lei non conosceva lui, ovviamente.

    jpg

    -In verità...- commentò, ed il suo sguardo non fu adirato né ostile, ma involontariamente triste -... mi sarebbe bastato un approccio più tranquillo, più semplice... o meno sospetto. Se mi fossi fidata immediatamente di tutti coloro che ho incontrato in circostanze simili alle tue, probabilmente non sarei qui a parlartene.
    Sedutasi nuovamente sul proprio talamo, portò una mano sul volto dall'espressione particolarmente stanca a stropicciarsi gli occhi.
    -A questo punto immagino che un motivo valga l'altro e dovrò accontentarmi di una a caso fra queste scuse.

    Non che si disperasse realmente a quella realtà. Semplicemente, aveva bisogno di mettere alcune cose in chiaro nella propria testa; a quel punto, avrebbe agito di conseguenza. Dopotutto... "si lavora con quello che si ha" era un detto laputense molto in uso, e lei doveva semplicemente fare il conto dei propri strumenti.

     
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    La Dama del Vento ascoltò con encomiabile pazienza le stravaganti ed evasive repliche dell'ancor più stravagante Arcidemone, eppure qualcosa in quei modi parve lasciare un segno sulla granitica resilienza della sua fibra: i suoi poteri non avevano probabilmente percepito menzogne in quanto aveva udito, ma dove manca la fiducia non c'è beneficio del dubbio, e ogni ombra diventa un problema... e qualcosa in quelle parole l'aveva ferita.

    -In verità... mi sarebbe bastato un approccio più tranquillo, più semplice... o meno sospetto. Se mi fossi fidata immediatamente di tutti coloro che ho incontrato in circostanze simili alle tue, probabilmente non sarei qui a parlartene.

    « Capisco: lo terrò a mente! ★ »
    assentì l'altro, tornando ai soliti modi vivaci e spensierati

    Il fatto che Mephisto palesemente non volesse rivelarle le sue presunte motivazioni reali era da considerarsi certamente losco a giusto titolo, perché poteva voler dire che egli avesse qualcosa da nascondere, e in un clima come quello che l'avvento del Circo aveva scatenato, la cosa era di certo allarmante per una persona sopravvissuta a stento a quegli orrori.

    Ma non era l'unica interpretazione: Drusilia non si fidava di lui, ma se le intenzioni di quell'essere non erano malvagie come -vagamente- sosteneva, quella reticenza era la chiara dimostrazione che neppure lui si fidava di lei; dopotutto, come il misterioso Nemico le aveva detto quel giorno, quando passeggiava alla Gabbia in cui l'aveva rinchiusa come un avvoltoio su una carcassa, “la conoscenza ti da potere” sulle cose e sulle persone, e...

    « Se nessuno sa chi sei e cosa vuoi, nessuno potrà capire cosa farai dopo... »

    E il comportamento del Nobiluomo seduto sulla poltroncina della sua nuova camera, semplicemente, non doveva esser altro che una fedele incarnazione di questo principio – forse comune tra i Demoni.


    jpg-A questo punto immagino che un motivo valga l'altro...
    concluse la donna, tornando a sedersi sul letto e stropicciandosi stancamente gli occhi
    -...e dovrò accontentarmi di una a caso fra queste scuse.

    « Meraviglioso! ★ »
    esclamò l'ospite, lieto che la questione fosse finalmente stata accantonata
    « Allora: dove ce ne andiamo di bello in vacanza? »

    Sfregandosi gioiosamente le mani, Mephisto cominciò a scartabellare di buon piglio tra un folto numero di brochure patinate, comparse chissà come e chissà quando sulle sue ginocchia (mentre il ventaglio era d'un tratto sparito), e a dispetto della sua apparenza da uomo di mezz'età, vederlo così trasmetteva tutto l'entusiasmo di un bambino.

    « L'Est offre molte opportunità carine: vedo che hanno centri benessere, agriturismi, parchi divertimenti, fiere.... e poi hanno una tradizione pasticciera promettente. »
    esordì, sollevando gli occhi verde peridoto a cercare quelli della Dama
    « Possiamo organizzare un itinerario gastronomico: sarà un riferimento utile da tenere presente quando organizzeremo il rinfresco di nozze. ♪ »

     
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    « Meraviglioso! ★
    Allora: dove ce ne andiamo di bello in vacanza? »

    -... eh?
    Trasalendo e fissandolo con aria incredula, Drusilia vide Mephisto sfregarsi gioiosamente le mani con lo stesso -inquietante- entusiasmo di bambino che tanto strideva col suo aspetto di uomo fatto e finito. Con la bocca semiaperta lo lasciò scartabellare tra un folto numero di brochure apparse improvvisamente al posto del suo ventaglio, indecisa su come gestire quell'ennesima stranezza.
    « L'Est offre molte opportunità carine: vedo che hanno centri benessere, agriturismi, parchi divertimenti, fiere.... e poi hanno una tradizione pasticciera promettente. Possiamo organizzare un itinerario gastronomico: sarà un riferimento utile da tenere presente quando organizzeremo il rinfresco di nozze. ♪ »
    Non che la Dama del Vento non adorasse mangiare, ma... non era esattamente quello il motivo per cui aveva lasciato il governo a suo figlio.

    png

    -In realtà...- lo guardò con aria indecisa, ponderando bene ogni singola parola che sarebbe uscita dalla propria bocca -...pensavo di far visita a dei... dei miei "amici".
    Non mentiva: che poi questi fossero anche suoi Fratelli della Curtis Arcana, non era un dettaglio necessario da rivelare.
    -Sai, la guerra...- gli spiegò, tornando al discorso che gli aveva fatto poco prima -... quella in cui sono coinvolta, ricordi?

    Molti di loro avevano già combattuto al suo fianco proprio nel Circus Diabolique: Drusilia non avrebbe quindi potuto far mistero della loro esistenza, dato che -in un certo senso- si erano già "esposti" quella notte, finendo col combattere sul palco, davanti a tutti gli invitati.

    -E poi...- tentennò -...hanno rapito una persona che per me è molto importante.
    Abbassò lo sguardo, imbarazzata.
    -Probabilmente l'hai vista: si tratta della ragazza che si è sacrificata per liberarmi da quella gabbia in cui ero stata rinchiusa...

     
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    -... eh?

    Rimanendo -sulle prime- a bocca aperta per la comprensibile sorpresa davanti a quel repentino cambio di atmosfera, la Galanodel si ritrovò ancora una volta ad appuntare i begli occhi di smeraldo sul viso spigoloso dell'interlocutore, ma l'iniziale incredulità lasciò spazio all'incertezza non appena dovette fare i conti con le grandi incognite che si frapponevano tra la sua volontà di agire e la reale concretizzazione dei propri obiettivi. Già: da dove cominciare?

    -In realtà... pensavo di far visita a dei... dei miei "amici".
    esordì, con un po' di titubanza, ma con una scelta attenta delle parole
    -Sai, la guerra... quella in cui sono coinvolta, ricordi?-

    Dal suo comodo posto in poltrona, a quella domanda retorica, l'interpellato assentì con un vago mugolio distratto, un automatico “Sì, cara”, e un cenno del capo... in realtà, chino e semi-nascosto dietro il depliant di una gelateria.

    -E poi... hanno rapito una persona che per me è molto importante.
    proseguì la donna, abbassando lo sguardo, preda di uno strano imbarazzo
    -Probabilmente l'hai vista: si tratta della ragazza che si è sacrificata
    per liberarmi da quella gabbia in cui ero stata rinchiusa...

    jpg
    « No, non la ricordo: sarò stato in bagno in quel momento. »
    commentò asciutto, stringendosi nelle spalle e sollevando lo sguardo dai depliant
    « In ogni caso, in una guerra è importante definire degli obiettivi tattici,
    conoscere il nemico il più possibile, studiare il terreno di gioco... »


    Nonostante il ben poco tatto -sua caratteristica evidentemente connaturata-,
    l'Arcidemone sembrava curioso... e, d'un tratto, persino serio e guardingo.


    « ...tu che cosa conti di fare, concretamente? »

     
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    « In ogni caso, in una guerra è importante definire degli obiettivi tattici, conoscere il nemico il più possibile, studiare il terreno di gioco... »
    Uscita infelice a parte -la cui unica reazione da parte della Dama del Vento fu roteare vistosamente gli occhi al soffitto- Drusilia si trovò fondamentalmente in accordo con lui. Dopotutto, le trovava osservazioni più che normali.
    « ...tu che cosa conti di fare, concretamente? »

    -Beh...- abbassò lo sguardo, colpevole ed a disagio quanto una scolaretta impreparata -...non sono più un Alfiere, come prima cosa. In cambio di questo potere, sono più libera di muovermi da sola e senza rendere conto a nessuno. Non ho mai pensato che quel trono fosse il luogo più adatto a me in circostanze simili... ecco.

    Attese qualche attimo, riflettendo che in quel decennio di reggenza erano state più le volte in cui aveva maledetto la propria condizione di colonna inamovibile -da difendere a tutti i costi- che quelle in cui aveva effettivamente dato degli ordini utili. Dopotutto... lei non era solo inadatta a fungere da colonna... ma aveva il bisogno di muoversi, di combattere in prima linea. Lei era la Dama del Vento: tutta la sua essenza, i talenti e le abilità maturate negli anni necessitavano di una libertà di cui era stata privata con un semplice titolo.
    Riacquistare una certa autonomia era quindi il primo -ovvio- passo necessario ad un qualche progresso.

    jpg

    -Quanto al resto... son d'accordo con te, però non godo né del vostro potere e nemmeno dei mezzi che avete voi Re, o grandi Demoni... o qualunque cosa siete o dite di essere.- osservò, perché -per quanto potesse avere le mani in pasta in molte faccende politiche- non era assolutamente in grado di adempiere da sola ad almeno uno dei compiti da lui elencati -Era anche per quello che avevo pensato di incontrare degli amici...

    Poi -improvvisamente- ebbe un'epifania.
    Lei non si fidava di Mephisto, lui -probabilmente- non si fidava di lei: quella convivenza forzata non avrebbe portato a nulla se non fosse cambiato qualcosa. Quindi... perché non smuovere le acque?
    -Per caso... tu lo conosci?- gli domandò con cautela, ricordando il loro primo incontro nel Pentauron -Per caso... se pensi di potermi aiutare... ti andrebbe di parlarmi di Fistadantilus?

     
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    -Beh...non sono più un Alfiere, come prima cosa. In cambio di questo potere, sono più libera di muovermi da sola e senza rendere conto a nessuno. Non ho mai pensato che quel trono fosse il luogo più adatto a me in circostanze simili... ecco.

    Cominciando a districare ad alta voce l'intricato bandolo dei propri pensieri, come una filatrice all'arcolaio, la Dama del Vento abbassò il capo, lasciando scivolare lo sguardo verso il basso con una certa esitazione, di cui il suo interlocutore non comprese la ragione: se la donna si sentiva una scolaretta impreparata per quell'interrogazione a sorpresa, l'impressione che il Nobiluomo ebbe -guardandola con la severità di un insegnante- fu che ella non fosse troppo convinta di quel che asseriva.

    In ogni caso, non la interruppe: quel che stava dicendo, era comunque grossomodo corretto.

    O, comunque, aveva una sua logica.

    -Quanto al resto... son d'accordo con te, però non godo né del vostro potere e nemmeno dei mezzi che avete voi Re, o grandi Demoni... o qualunque cosa siete o dite di essere. Era anche per quello che avevo pensato di incontrare degli amici...

    « Mobilitare degli informatori: molto bene. »

    Adducendo quel commento a mezza bocca, avendo premura di non sovrapporsi alla di lei voce, l'Arcidemone sottolineò il proprio vago assenso annuendo con fare solenne: Drusilia aveva appena affermato di pensarla come lui su qualcosa, e questo era un grandissimo progresso rispetto allo standard,! Un passo in avanti che andava incoraggiato con tutta la sua graziosa benevolenza.

    -Per caso... tu lo conosci? Per caso... se pensi di potermi aiutare...-
    domandò d'un tratto la donna, con cautela
    -...ti andrebbe di parlarmi di Fistadantilus?

    Per quanto lo lasciò genuinamente un pochino sorpreso il sentirsi rivolgere così apertamente una richiesta di un aiuto di qualche forma da parte della Dama, Mephisto non perse la propria compostezza da snob nobiliare: inarcò un fine sopracciglio, reclinò la testolina violacea da un parte per ricercare l'appoggio della mano il cui gomito aveva puntellato sul bracciolo della poltroncina.

    Poi -in una sorta di anticipazione- serrò i denti dai canini sporgenti, aspirando un po' di fiato, in un'espressione che esprimeva qualcosa di assimilabile al disappunto e all'esasperazione... ma per l'argomento in sé, non nei confronti della donna.


    « Obtorto collo, devo ammettere di non essere troppo informato su di lui. Non ancora, per lo meno. »
    brontolò l'ospite, imbronciandosi un poco, seccato
    « Sono riuscito a racimolare sul suo conto solo poche informazioni ormai datate. »
    proseguì con tono da pettegola, agitando nell'aria un indice sentenzioso
    « Quel tale sembra tenere alla segretezza in modo maniacale,
    e sta molto attento a non lasciare tracce. »


    Un viscido vigliacco che non mostra il suo viso, e che se ne resta nascosto nelle ombre mentre i suoi sgherri fanno il lavoro sporco per lui, insomma: con l'orribile esperienza che aveva vissuto al Circo, era molto probabilmente quella l'idea che la stessa Drusilia aveva ricavato dal suo incontro -tanto breve quanto spiacevole- con quel tale... Fin lì, nulla di nuovo, ma ciò che aggiunse Mephisto poco dopo avrebbe potuto fornire almeno un pallido indizio ed una vaga direzione.

    jpg
    « Da quel che so, dovrebbe avere un lignaggio parecchio antico ed illustre, il cui capostipite è stato il Ribelle del proprio pantheon, oppostosi al suo Creatore e bla bla bla. »
    narrò il Nobiluomo, agitando la mano come per scacciare un insetto
    « Sono certo che conoscerai anche tu il tòpos del figlio che si ribella al genitore e la solita solfa che ne scaturisce: sono storie che si sentono in giro un po' dovunque per il multiverso; capita spesso. »
    accantonata quella digressione facendo spallucce, Mephisto riprese
    « Cooomunque: Fistadantilus nasce come rampollo del Tredicesimo Iblis, e avrebbe dovuto prenderne il posto ereditando il titolo e tutti i possedimenti, ma... a quanto pare risultò inadatto e fu diseredato, perché in punto di morte -con sorpresa di tutto l'entourage- suo padre designò come proprio successore uno dei suoi figli illegittimi. »

    Sciogliendo il nodo delle lunghe leve -probabilmente per sgranchirle- solo per invertire la gamba accavallata sull'altra, il signor Pheles si accomodò con le spalle sul confortevole schienale imbottito della poltroncina, e intrecciò le dita in grembo: sembrava particolarmente investito e compiaciuto in quel ruolo da cantastorie.

    « Le cronache raccontano che Fistadantilus dette naturalmente in escandescenze quando lo venne a sapere -il giorno delle esequie- e rifiutò di riconoscere l'autorità del fratellastro: alcuni dicono che lo bandì, altri che provò ad ucciderlo, ma... in ogni caso, il suo rivale fu allontanato -o si dette alla fuga- pur restando in possesso dell'insegna del potere. »

    Sollevando la destra per mostrane il dorso alla donna, il Nobiluomo batté l'indice sinistro sulla base dell'anulare, mimando -e suggerendo- che l'emblema di cui stava parlando doveva essere un anello o un sigillo di sorta.

    « Nei resoconti successivi, le testimonianze si diradano, ma è facile capire il perché: mentre l'esule dimostrava la stessa intraprendenza del padre, guadagnando potere, alleati, titoli e fortuna altrove -costruendosi un piccolo impero-, Fistadantilus dava sempre maggior prova di incapacità ad ogni decisione... e tutti i cronachisti che osavano farne menzione... »

    Ripiegando il braccio contro il petto, Mephisto si portò un pollice al collo e percorse lentamente la distanza da un orecchio all'altro, mimando un'incisione con la lunga unghia laccata di scuro ed emettendo uno stridente sibilo tra i denti che rese il suo gesto straordinariamente eloquente.

    jpg« Quando era ormai caduto in disgrazia, il fratellastro fece ritorno a reclamare quanto gli spettava: fu accolto come un salvatore, mentre Fistadantilus venne imprigionato da qualche parte, e da quel momento non si è più saputo nulla di lui. ...almeno fino a che, in tempi relativamente recenti -si tratterebbe comunque di secoli, per un mortale- il fratellastro, ora Quindicesimo Iblis, non gli ha reso la libertà.

    Da allora, Fistadantilus ha iniziato a muoversi in sordina e pare si sia buttato a capofitto in dei mai meglio specificati affari; probabilmente per rivalità con il fratellastro -famoso nel campo dell'intrattenimento-, si è inventato un evento itinerante per le dimensioni, che rappresentasse un'occasione di aggregazione per le alte sfere abissali di ogni pantheon e dimensione.

    ...e questo, ci porta dove siamo ora. »

     
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    « Cooomunque: Fistadantilus nasce come rampollo del Tredicesimo Iblis, e avrebbe dovuto prenderne il posto ereditando il titolo e tutti i possedimenti, ma... a quanto pare risultò inadatto e fu diseredato, perché in punto di morte -con sorpresa di tutto l'entourage- suo padre designò come proprio successore uno dei suoi figli illegittimi. »
    Drusilia -anche lei sorpresa di quell'inaspettata apertura- ascoltò con devoto silenzio ed evidente attenzione ogni singola parola che snocciolò quel tale, ed ebbe effettivamente riscontri di quanto diceva: aveva incontrato quello che era il suo fratellastro... lo stesso che aveva indirettamente aiutato lei e Yoko in un momento di estrema difficoltà. Aveva infatti concesso loro un gettone che era tornato estremamente utile, e li aveva salvati da Aren, portandolo via prima che li scoprisse.
    « [...] e questo, ci porta dove siamo ora. »

    -Quindi... ha avuto problemi con il padre... e con il fratellastro.

    Aggrottando la fronte e riflettendo qualche attimo, Drusilia si trovò in qualche modo perplessa da tali informazioni. Non che le ritenesse false -nulla in Mephisto dava vagamente l'idea che mentisse: al più era probabile che omettesse- ma lei era fermamente convinta che centrasse una donna... e in quella storia erano tutti maschi.
    -Quando fui rinchiusa nella gabbia... è venuto a trovarmi- continuò, concedendo al suo interlocutore una moneta di scambio -Non ho potuto guardarlo in faccia e mi girava intorno come un avvoltoio. Era viscido e sgradevole.
    Non che quelle descrizioni avessero una vera utilità, ma le ritenne in qualche modo una vaga conferma delle attitudini già citate dal Re del Tempo.
    -Mi ha dato immediatamente l'idea di una persona spocchiosa... e frustrata. Però... beh... ero convinta che il motivo della sua rabbia fosse una donna. O che ruotasse attorno a delle figure femminili, ecco.

    Levandosi dal proprio talamo, compì alcuni passi in avanti per affiancare prima il Re del Tempo e poi sederglisi accanto, esattamente sul gradino più alto che portava al passaggio verso una balconata, ad una posizione comunque meno elevata rispetto quella del Re. Nei suoi occhi verdi -sempre in alto, fissi su di lui- brillava una curiosità fanciullesca, e non era soltanto a causa delle informazioni che il Nobiluomo aveva dimostrato di poterle fornirle.

    jpg

    -Ha parlato di una certa Ishtar... e mi ha dato l'idea che questa Ishtar non gli abbia mostrato pietà in un momento importante- gli disse d'un tratto, guardandolo da vicino -Conosci quel nome?
    Non spiegò nel dettaglio come avesse ottenuto quelle informazioni: se alcune erano state effettivamente pronunciate dal Nemico, altre erano state frutto di strane visioni a cui ancora non sapeva dare una spiegazione. Che poi ci fossero -addirittura- probabilità che Ishtar fosse effettivamente lei, preferì non rivelarlo. Dopotutto... doveva tendergli la mano, ed al tempo stesso tutelarsi.
    -Credevo fosse lei la causa delle disgrazie. Forse mi son fatta un'idea sbagliata, non so.

     
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