Forgotten Remains

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Plic – Plic – Plic

    La regolarità costante ed insistente con cui quel flebile suono sembra destinato a ripetersi all'infinito si insinua progressivamente nel vasto e silente oceano del tuo inconscio... come un pungolo molesto che disturba la quiete del tuo riposo, ma anche come una traccia in grado di guidarti fuori da quei neri flutti, fino alla superficie.

    Plic – Plic – Plic

    Lentamente, cominci a percepire anche altri stimoli, che riescono pian piano a riconnetterti con il resto della realtà attorno a te: l'odore penetrante dell'umidità -che permea le antiche e spesse pareti di pietra- ti si insinua nel naso, mescolandosi all'aroma ferruginoso del sangue rappreso, mentre lo stesso freddo che ti indolenzisce i muscoli ti percorre la pelle in una scia di brividi; un senso di oppressione ti angoscia, come quando sei costretto in luoghi angusti, dove il vento -il respiro del mondo, e lo spirito che ti è maestro- non riesce ad arrivare... eppure, quando fletti involontariamente le falangi nel tentativo di riprendere il controllo del tuo corpo, senti nel palmo destro i contorni familiari del ciondolo donatoti dal Falco dei Disith.

    Plic – Plic – Plic

    jpg

    Riapri gli occhi per guardarti finalmente intorno, ma nella fitta penombra che domina l'ambiente ti è necessario qualche minuto per mettere a fuoco quanto ti circonda; mentre ti sollevi dal pavimento di pietra, macchiato da una larga chiazza brunita di sangue ormai secco, in corrispondenza del punto in cui giaci, individui l'origine di quell'insistente sottofondo nelle goccioline di condensa che si formano da una crepa nel soffitto, per poi raccogliersi in una piccola pozzanghera, in un angolo dell'ampia camera.

    L'unica uscita sembra essere quella offerta da delle doppie porte di legno massiccio -scolorite e rovinate, ma ancora solide-, decorate con rinforzi in ferro battuto, mezzo corrosi dalla ruggine... Ma non hai idea di dove l'uscio possa condurre, dal momento che non sai dire dove sei.

    Plic – Plic – Plic

    Sintonizzandoti sulla frequenza di quel suono cadenzato, provi a spingere i tuoi pensieri alla regressione, e a fare mente locale, ma le ultime immagini rimaste impresse nella tua memoria sono solo caotiche scene di efferata violenza... e tutto comincia con la comparsa nei cieli della Grande Dama di un Tendone circense rosso cremisi, l'innalzamento di una Barriera che intrappola la gente nei confini della Capitale, e gli invasori -creature buffe e grottesche, pagliacci demoniaci dai colori sgargianti- che si riversano nelle strade per aggredire l'inerme popolazione di Kisnoth.

    Uomini, donne, vecchi e bambini – spinti sui carri e rinchiusi nelle gabbie,
    come capi di bestiame pronti per il macello.

    Plic – Plic – Plic

    E tu...? Dov'eri mentre l'inferno spalancava i suoi cancelli? Prova a ricordare...
    Eri da solo? C'era qualcuno insieme a te? Concentrati, Makor, concentrati...
    Hai provato ad affrontarli nonostante l'inferiorità numerica?
    Hai pensato di nasconderti in attesa di un momento più propizio per colpire?

    È importante trovare almeno il capo di un filo conduttore... ma non avere fretta: i ricordi torneranno, un poco alla volta... e se il presentimento che ti si rigira tra le viscere ti dice il vero, probabilmente ti ritroverai ad un certo punto a desiderare che non sia così.

    Plic – Plic – Plic

    Ma non c'è tempo per farsi divorare dai dubbi: Kisnoth è stata attaccata, e per quanto ne sai potrebbe essere ancora in pericolo, perciò quel che devi fare adesso è rimetterti in piedi e tornare là fuori. Non sai cosa troverai ad aspettarti, ma quel che è certo è che non resterai lì, inerte un secondo di più.


    QM-Point

    Benvenuto nella giocata per il ritorno di Makor! :pucc:

    Al momento non c'è nulla di particolare da dichiarare: il PG si sveglia in una stanza in penombra, con solo una via d'uscita; dato che si tratta di una scena di background, ti ho lasciato spazio per decidere -a tua discrezione- come si sono svolti gli eventi passati e quanto effettivamente il troll ricorda dei suoi “ultimi momenti”. :win:

    Se servono ragguagli su qualunque cosa, contattami pure in privato :flwr:

     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Cado spesso un poco dalle nuvole.

    Group
    Member
    Posts
    433

    Status
    Anonymous
    Acqua. Acqua stagnante, un mare in un piccolo palmo, la mano di un cucciolo.
    Aveva ancora molto sonno. Non gli capitava da molti anni un risveglio del genere. Faticava ad aprire gli occhi e sentiva un sapore amaro in bocca. Le zanne gli facevano male, ma era un dolore lontano che sembrava quasi non appartenergli. Respirò profondamente, poi tossì: il suo petto si era scordato come si faceva. Le orecchie appuntite fecero avvicinare il rumore di gocce infrante e un brivido lo attraversò fino ai piedi. Bene, pensò: anche il resto del corpo era lì con lui.
    Gocce. Cadono dall'alto. Freddo sulle spalle, nel ventre, sulla guancia sinistra. Freddo intenso nelle gambe, tra le costole e al cuore.
    Una battuta di caccia? Era indolenzito, forse aveva esagerato. O magari aveva portato qualche soldato in giro oltre le mura, ridendo dei loro movimenti impacciati nonostante quei corpi così piccoli. Tutto poteva essere, ma per qualche motivo non riusciva a ricordare. Forse un intruglio servito a tradimento: a Kisnoth nei calici mettono di tutto. Sempre detto che è meglio fare senza i bicchieri, disse tra sé.
    Le gocce non sono trasparenti ma rosse. Quasi nere. Cadono come una pioggia. Cadono da una mano. Cadono da un viso. Cadono da un torace aperto.
    Makor-Erenai aprì di colpo gli occhi. L'angoscia gli stringeva la gola e gli attorcigliava le viscere.
    Freddo sulle spalle, nel ventre, sulla guancia sinistra. Il freddo dell'acciaio sporco. Freddo intenso nelle gambe, tra le costole e al cuore. Spade e pugnali che entrano, escono. Entrano, escono.

    L'istinto gli ordinò di urlare, ma c'era qualcosa che gli impediva di farlo. Si voltò su un fianco e picchiò con il pugno chiuso sul suo petto una, due, tre volte, fino a farsi male e a sentire qualcosa risalirgli la gola; una nausea improvvisa gli rese la testa pesante e lo lasciò solo dopo aver sputato a terra diversi grumi di sangue putrido. Dove si trovava? E cosa era successo?
    Ricordava un'enorme tenda rossa. Quell'immagine, prima sepolta, ora gli batteva sulle pareti del cervello come un martello. Non appena il suo corpo glielo permise si alzò in piedi e vide a terra, dove prima giaceva, altri segni di sangue – secco, stavolta. Intorno a lui la penombra di un sotterraneo umido, con strati di muschio a cercare di coprire gli intagli praticati dall'uomo; le grosse pietre lavorate gli ricordavano alcune delle strutture più vecchie di Kisnoth, ma erano prive di qualsiasi ornamento. Quel posto aveva l'odore di una grotta sigillata da una frana, dove l'aria fa fatica a infiltrarsi. La monotonia della roccia era spezzata da un portone malconcio, grande abbastanza da permettere il passaggio di un troll. O, almeno, di un nano dalla pelle verde. Attorno al collo sentì il peso di una collana e ne tastò i contorni con le dita ancora pallide: la riconobbe.
    Poco a poco, tra i ricordi, venne a galla il caos. Ricordò le strade della Dama invase da stranieri dall'aspetto strano. Ricordò che erano violenti. Ricordò le urla della gente e i rastrellamenti. Innocenti caricati su carri come quelle bestie che gli uomini avevano assoggettato – a qualcuno della sua vecchia tribù, stando alle storie che aveva sentito da piccolo, quell'immagine sarebbe piaciuta. Ma lo sciamano aveva vissuto per troppo tempo al fianco degli esseri umani (era arrivato a giurare di proteggerli) e quel ricordo gli fece ribollire il sangue. Il calore tornò a diffondersi nel suo corpo, spinto dall'ira; cercò intorno a lui le sue vecchie, grezze armi e l'armatura, ma non c'erano. Non importava: avrebbe sfondato a pugni e calci quella porta e sarebbe uscito di lì.

    Un filo d'aria soffiò dietro al suo orecchio. Subito sentì la rabbia farsi da parte e la ragione fare ritorno. Realizzò allora di non essere davvero solo, in quella stanza sconosciuta. Si chinò per disegnare a terra, sulla polvere, tre linee incrociate. Un vento leggerò le trascinò via; lo sentì correre sulla sua pelle, scuotendogli il pelo e accarezzandogli la barba ispida. Lo Spirito che cavalcava il vento non lo aveva abbandonato, nonostante non riuscisse più a vedere il bagliore azzurro che lo accompagnava. In verità, mai si era sentito così vicino ad Algiz. Il legame era mutato, ma ignorava cosa avesse provocato quell'evoluzione. Che cosa aveva fatto?
    Percepì la paura nelle mani che tremavano. Che cosa non aveva fatto?
    Si era gettato sugli invasori per fermare la loro follia incontrollata? Non voleva avere dubbi al riguardo: non poteva pensare di essersi fatto da parte – non era cosa da lui. Percepì un pensiero ingigantirsi: "sei stato sopraffatto". Si mise a tacere e si avvicinò alla porta. Era inutile rimanere a marcire assieme alla verità. Lo sciamano appoggiò entrambe le mani sul legno e cominciò a spingere; si scoprì indebolito e pensò che un tempo avrebbe buttato giù quell'ammasso di legna ammuffita e ferraccio senza il minimo sforzo.
    Trasalì. "Tempo"? Quanto tempo?
     
    Top
    .
  3.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Nella fresca penombra che ti accoglie al risveglio, la quiete che ti circonda si riempie per un istante delle grida disincarnate delle vittime e dei remoti clamori della battaglia che ancora ti echeggiano nella memoria, perché quei ricordi luttuosi sono creature vive ed irrequiete, che spiegano le loro ali in scatti nervosi appena oltre i confini della tua mente, proiettando ombre gigantesche ed informi sul sentiero che si dipana davanti ai tuoi passi...

    Ma quei fantasmi, non sono reali -non più-, e non c'è nulla che possano fare per feriti o trattenerti quando ti avvicini all'uscita; così, apponi le mani sulle doppie porte di legno malconcio e cominci a spingere: sotto la forza di quella pressione, il legno gonfio di umidità e i cardini irrigiditi dalla ruggine oppongono un po' di resistenza, ma alla fine cedono alla tua volontà con un lungo ed agghiacciante cigolio, che risulta semplicemente assordante nel silenzio tombale che domina l'ambiente.

    Intanto -centimetro dopo centimetro-, i battenti si schiudono in uno spiraglio abbastanza largo da permetterti di passarci comodamente, e ciò che ti si apre davanti è un breve corridoio di nuda pietra, a malapena illuminato da una lattiginosa fosforescenza cerulea che capisci provenire direttamente dalla roccia; in ogni caso, dall'altra parte, l'aria è parimenti fredda e immota mentre percorri la decina di metri per cui l'andito si estende: la strada conduce ad una scalinata coperta da un tappeto, che deve essere stato certamente pregiato, una volta, e porta verso l'alto... ma la fine si perde nelle tenebre, e non sai renderti conto di quanto disti la cima. Sperando ce ne sia una.

    Tendendo l'orecchio, alla continua ricerca di qualche suono diverso dall'ormai rarefatto gocciolio che ti sei lascito alle spalle, o dalla polvere che ti scricchiola sotto i piedi, o dal battito del tuo cuore, calchi il primo gradino della rampa... e in quel momento senti il Sigillo dei Disith scaldarsi contro la tua pelle, diffondendo in te un piacevole tepore; quando -di riflesso- ti cerchi addosso il monile per ispezionarlo, noti il flebile bagliore arcano che si irradia dallo zaffiro incastonato nel metallo lavorato, e le antiche torce che fiancheggiano le pareti avvampano progressivamente, illuminando il tuo cammino.

    jpg

    Guidato da quel segno inequivocabile, e rassicurato dalla luce gentile che ti abbraccia, raggiungi la vetta, ritrovandoti a contemplare le belle ed eleganti architetture di quello che -stando alle tue conoscenze- dovrebbe essere un edificio sacro, decorato lungo il suo perimetro esagonale da colonnati di marmo, e sormontato da alte volte riccamente popolate da scene raffiguranti alcuni racconti leggendari ed aneddoti storici di cui forse ti è capitato di udire qualche frammento -una volta o l'altra- per bocca dei cittadini dello Stato delle Cento Torri.

    Questo è in un certo qual modo confortante, dato che ti fornisce un chiaro indizio del fatto che -nonostante tutto- sei ancora in città, dandoti una certa idea di dove potresti essere finito... pur ignorando del tutto come sia stato possibile per te varcare gli inviolabili confini del Mausoleo di Kisnoth: già una volta, quelle mura avevano offerto riparo a te e ad altri valorosi -intervenuti in occasione dei tumulti della Teofania-, ma... una volta attraversata la soglia dell'edificio, ognuno era stato proiettato altrove, così non avevi mai realmente ammirato l'interno di quel monumento, altrimenti sigillato. Né rivisto quei tuoi occasionali compagni di sventura, se è per questo.

    In ogni caso, sostare lì, perso in lontani ricordi, non ti porterà da nessuna parte; tanto più che lo sguardo giudice delle creature scolpite nella pietra dei pilastri -umanoidi ed alate- comincia a risultarti vagamente inquietante, visto il modo in cui le luci tremolanti delle torce proiettano netti chiaroscuri sui loro volti perfetti... e quel senso di disagio ti accompagna mentre individui la tua meta, e percorri la navata che si apre in mezzo a due file di panche vuote, fino a raggiungere i doppi portoni monumentali che tante volte hai ammirato solamente dall'esterno, e che -lo sai per certo- conducono all'uscita.

    Mentre lo spingi per aprirti un varco, l'uscio non oppone resistenza, ma all'esterno ciò che ti aspetta è diverso da ciò che ti saresti potuto immaginare: se pensavi ad un orrido scenario di indiscriminata distruzione -tra le fumanti macerie di uno scontro avvenuto o ancora in corso-, davanti a te si staglia il paesaggio al contempo familiare e alieno della città che hai giurato di proteggere e che hai imparato ad amare... familiare perché, dal rialzo che i gradini del sagrato forniscono, riconosci la planimetria del tracciato stradale della Grande Dama, ma alieno, perché le architetture sembrano diverse... più antiche... ben conservate, ma in stato di abbandono.

    Ah, già: e non c'è il cielo.
    Mentre levi lo sguardo verso l'alto, ciò che scorgi in lontananza è solo la solida oscurità di un'indistinta ed irregolare parete di roccia... e per quanto sorprendente, quella visione non ti risulta del tutto inspiegabile: abitandola, ti sarà certamente capitato di udire la leggenda in merito al fatto che al di sotto dell'odierna Kisnoth se ne estendano -su più livelli- un imprecisato numero di altre; naturalmente, il pensiero di calarti nel sottosuolo e allontanarti dall'influenza del tuo Spirito-Guida, non ti ha mai incentivato anche solo ad interessarti ad esplorarle, ma...

    Ora, la faccenda assume tutta un'altra rilevanza, perché se sei precipitato nel misterioso ventre del Pentauron, non puoi fare a meno di chiederti quanto in basso tu sia sprofondato. Ma, la vera domanda resta un'altra: come ne esci...?

    Mentre quella domanda ti rimbalza martellante nella testa, due cose accadono, ridestandoti dalle tue elucubrazioni: la prima, è una nuova reazione del ciondolo dei Disith, il cui unico occhio di zaffiro torna ad animarsi di un calore magico, emettendo un evanescente fascio di luce azzurra la cui traiettoria si perde in lontananza... come a volerti indicare la via.

    La seconda, è invece -a sorpresa- una cacofonia di tonfi che sembra provenire da una delle case affacciate sulla piazza, dalla parte opposta a quella indicata dal gioiello: sembra strano che qualcosa si muova in una città-fantasma, eppure i tuoi sensi non ti hanno ingannato. Cosa sarà stato? Che ci sia qualcuno, come te disperso in quel luogo inaccessibile? Magari qualcuno in grado di fornirti qualche straccio di informazione su come ci siate finiti? Non sai cosa aspettarti, ma sei pronto a decidere cosa fare.


    QM-Point

    Chiedo scusa per il ritardo :flwr:

    Ho cercato di fornirti nel narrato alcuni spunti di riflessione, e di inserire elementi utili a rinsaldarti all'ambientazione, ma a parte quello non succede ancora granché: Makor riesce a uscire dall'edificio in cui si è risvegliato, e gli si presentano due possibilità, ma -naturalmente- una non esclude l'altra. :flwr:

    Se hai dubbi o servono informazioni supplementari, scrivimi pure :win:

     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Cado spesso un poco dalle nuvole.

    Group
    Member
    Posts
    433

    Status
    Anonymous
    Makor-Erenai si appoggiò a una delle colonne di ingresso del mausoleo: una superficie liscia, come appena costruita, resa opaca da un’eternità passata nell’ombra. Aveva sperato di trovare la luce del giorno, ma ad accoglierlo c’erano soltanto le fiamme delle torce, che ora vibravano per la presenza di Algiz attorno al corpo dello sciamano. Riconosceva la strada, in un certo senso: nella Kisnoth che l’aveva accolto e adottato, lì c’era una baracca in legno, ancorata a quel che restava di due muri di pietra, dove un uomo vendeva delle spezie; la barba di quel mercante sembrava tinta con la fuliggine e formava una piccola treccia, tenuta assieme da un filo dorato. Ora, al posto di quella bancarella, il troll vedeva un’abitazione fatta di mattoni chiari, senza finestre né porte, avvolta nel buio, e non c’erano odori pungenti a solleticargli il naso fino a farlo starnutire.

    Sentiva il calore del ciondolo che aveva al collo; passava senza fatica gli stracci che ancora aveva addosso, lacerati in più parti e macchiati di sangue. Mio o loro?, si chiese lo sciamano. Lo zaffiro, che mai aveva visto prendere vita, ora proiettava nell’aria una scia azzurra. Makor-Erenai realizzò allora di aver sempre ignorato in che modo quell’arnese funzionasse: per quel che ne capiva di simili ninnoli, avrebbe potuto persino mettersi a parlare. Forse invece quello era il suo modo di comunicare; in quel caso, il messaggio sembrava chiaro: una direzione. Una parte di lui voleva seguire quella luce, spinto dalla curiosità e dalla possibilità che il segnale indicasse un grave pericolo. L’altra parte però, concreta come le rocce dei monti sui quali era nato, gli ricordò due cose: durante l’attacco a Kisnoth (che ancora non riusciva a mettere a fuoco) quel ciondolo era rimasto in silenzio e, pertanto, poteva non essere un avviso di pericolo imminente, ma soprattutto c’erano quei rumori sordi che rimbalzavano tra le pareti immacolate e arrivavano alle sue orecchie.

    Poteva trattarsi di qualcuno in cerca d’aiuto, finito come lui nell’abisso del Pentauron, oppure di uno di quei folli che si erano riversati tra le strade della sua Grande Dama. In entrambi i casi, quel rumore era più vicino e reale di un bagliore celeste. Si mosse verso la casa da cui era arrivata quella serie di tonfi, avanzando con circospezione tra le strade che tornavano a immergersi nel silenzio. Aveva un’arma, dalla sua: così come poteva intravedere l’energia spirituale dei venti che lo circondavano, sarebbe riuscito a scorgere le tracce di esseri viventi anche oltre i limiti della vista e dell’udito. Valutò la possibilità di arrampicarsi su uno dei tetti più bassi, solo per dare una rapida occhiata attraverso qualche porta o finestra, se necessario: sentiva ancora il peso di un corpo che faticava a riconoscere e non voleva farsi cogliere di sorpresa in bilico su una superficie del genere. Continuò a muoversi, cercando di capire a cosa avrebbe dovuto tenersi pronto.

    Stato: illeso;
    Energia: 100%

    Abilità passive chiamate in causa:

    La lingua e gli occhi di uno sciamano
    Ogni creatura della terra nasce con un certo grado di consapevolezza di quanto la circonda. Alcune specie alterano questo rapporto con il passare delle generazioni: alcuni si avvicinano alla natura mentre altri, consapevolmente o meno, si allontanano dal suo percorso. I troll coltivano da sempre questo legame, che trova la sua massima rappresentazione negli sciamani. La maggior parte dei pelleverde nasce con una predisposizione alla caccia, mentre altri diventano abili costruttori o conciatori; solo pochi nascono con la capacità di percepire gli spiriti della terra.
    Alcuni hanno bisogno di un maestro, mentre altri vengono addestrati da quelle stesse entità che la tribù ha imparato a rispettare; queste, incuriosite, ne seguono lo sviluppo e ognuna di esse è attratta da differenti attributi in un troll. Algiz, lo spirito che cavalcava il vento, si è fatto tutore di Makor-Erenai per compassione di quel cucciolo abbandonato, sopravvissuto al massacro della sua tribù.
    Effetto: Makor-Erenai ha un innato legame con il mondo spirituale. È in grado di percepire gli spiriti - ai fini del regolamento, questa è da intendersi con una passiva di auspex spiritico che copre un raggio di 30 metri - e di interagire con loro. Per richiamare gli spiriti della terra, spesso e volentieri infusi nella natura stessa, lo sciamano fa uso di un particolare linguaggio runico.

    Algiz, lo spirito che cavalcava il vento
    La tribù credeva che il vento volesse solo consigliare la via. C’erano giorni in cui era sereno e i troll ragionevoli: i quei momenti accarezzava le foglie come il pelo ispido dei pelleverde e portava con sé stormi di uccelli perché partecipassero alle sue corse. Quando invece i troll si intestardivano, partorendo così idee più o meno infelici, l’aria tagliava la pelle e scuoteva a destra e a manca nubi di tempesta. Eppure, per quanto fosse volubile, lo spirito che cavalcava il vento non smetteva mai di indicare la giusta direzione, a patto di saperlo ascoltare - e, da che si ricordi, gli sciamani erano in grado di farlo. Algiz era il nome con cui avevano battezzato quella entità. Tutto questo Makor-Erenai lo apprese dallo spirito stesso, il giorno che parlò con lui e imparò a racchiuderne il nome in una runa.
    Un tempo la presenza di Algiz era visibile a occhio nudo, mentre oggi solo chi è in grado di stabilire un contatto con il mondo degli spiriti può intravederne la forma: quella di un gigante di vento dalle enormi corna, con zampe di nembo e occhi di tempesta, che cammina a fianco dello sciamano. Per gli altri resta solo il tocco di un vento fresco e leggero che sembra sempre aggirarsi attorno allo sciamano.
    Effetto: Algiz fornisce un potenziamento alla Resistenza passivo allo sciamano. Utile contro armi da mischia o proiettili comuni per ridurre i danni, non ha invece alcun effetto contro le tecniche nemiche - a meno che questo effetto non venga potenziato attraverso la tecnica Eihwaz, la corteccia che ripara il mondo.
    Effetto: la seconda caratteristica data dalla presenza di Algiz è puramente interpretativa - si tratta della passiva gratuita a disposizione della classe Elementalista. L’affinità ai venti è tangibile infatti anche a chi non è in grado di percepire gli spiriti: attorno a Makor-Erenai soffia un lieve vento fresco, delicato e piacevole. Inoltre, stando al suo fianco, è possibile trovare riparo dalle correnti più violente - ma non ha nessun effetto contro tecniche attive e, durante le quest, la sua efficacia è stabilita dal QM.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Al momento di compiere quella prima scelta, è ancora una volta il tuo onore di Difensore di Kisnoth a saperti indirizzare lungo la strada ignota che ti sei ritrovato a percorrere, non sai ancora come: riesci a scorgere chiaramente la linea luminosa che collega la tua volontà di tornare in azione ad una non meglio precisata meta, che ipotizzi essere forse qualche minaccia che il Ciondolo dei Disith ti sta chiamando a sventare, eppure...

    Eppure, la breve sequenza di rumori che ti giunge all'orecchio merita ai tuoi occhi un'ispezione con una certa priorità, perché potrebbe trattarsi di qualcuno come te precipitato nelle profondità mistiche della città, forse qualche nemico da scrollare per raggranellare qualche informazione... o piuttosto qualcuno altrettanto smarrito, e magari bisognoso di aiuto; se così fosse, ogni istante può essere prezioso, e dopotutto... dubiti che la tua destinazione deciderà di spostarsi o scomparire nell'arco dei prossimi minuti.

    Hai deciso: vai a controllare! Ci vorrà... giusto un attimo, no?

    Usando cautela, passo dopo passo, ti sposti dall'ampio sagrato del Mausoleo alle strade circostanti, e ti dirigi verso la casa in cui hai individuato l'origine dei tonfi, ora spentisi nel silenzio irreale che domina la capitale: hai formulato anche il pensiero di procurarti un rialzo per la tua intimidatoria mole di Troll, così da poter spiare all'interno dell'abitazione attraverso il vuoto vano delle finestre, ma ti basta uno sguardo per capire che puoi risparmiartelo.

    Mentre percorri il perimetro esterno delle mura, la tua capacità sciamanica di percepire le anime inizia a captare qualcosa, e ti lasci guidare dai tuoi sensi fino all'unica presenza che questi sono in grado di percepire: sembrerebbe trattarsi di un 'anima, ma... ha in sé qualcosa di strano, e quando spingi lo sguardo oltre il varco nella parete -lasciato esposto dalla caduta delle imposte di legno marcio-, scorgendo il simulacro che la contiene, non sai bene che pensare a riguardo.

    Si tratta ad occhio e croce di un giovanotto umano, dai capelli di un colore cinereo e con gli occhi bendati da una lisa striscia di tessuto scuro: addosso non ha null'altro che un paio di stretti calzoni corti al ginocchio, che ti rendono impossibile non notare -per prima cosa- il fitto asimmetrico arabesco di cicatrici che gli riveste il resto del corpo, pallido e asciutto fin quasi al limite dell'emaciato, e -in ultimo- la lividura che gli annerisce in maniera evidente alcune porzioni dell'addome.

    jpg

    Il fatto che -per di più- sia riverso su un fianco, sul freddo pavimento di quella che sembra proprio una cucina, potrebbe essere preoccupante, ma vederlo circondato da diversi suppellettili di metallo e di legno, lungo disteso in direzione dell'angolo che ospita un'antica pompa dell'acqua, ti aiuta a ricostruire la genesi dei rumori che hai udito poco prima: il ragazzo doveva star cercando di procurarsi dell'acqua... prima che qualche malore lo lasciasse privo di sensi, così come lo vedi, occasionalmente scosso da brividi e tremiti.

    Tuttavia, a destar maggiormente il tuo interesse, più che le sue spoglie, è la forma della sua anima: non ti si mostra estesa a tutto il suo corpo -come è buona norma per gli esseri viventi- ma ti risulta compressa in un unico punto, all'altezza dell'ombelico, e... per quanto risulti difficile anche solo concepire il concetto, la sua intensità ti porta alla mente la bizzarra impressione che sia “troppo viva”... Qualunque cosa voglia dire.

    In ogni caso, l'arcano riguardante i rumori è risolto...
    Il prossimo mistero, è scoprire cosa farai ora.


    QM-Point

    Chiedo scusa per la lunga attesa :tend:

    Al momento non c'è nulla di particolare da dichiarare: indagando l'origine dei rumori che ha sentito, Makor trova un ragazzo umano svenuto dentro un'abitazione; non sembra stare benissimo -né esserlo stato in passato-, ma l'Auspex-Spiritico dice che è vivo. In un certo senso, “anche troppo”. :geez:

    Hai carta bianca su cosa fare e come comportarti in questo frangente. :pft:
    Se hai dubbi o servono informazioni supplementari, scrivimi pure :grab:

     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Cado spesso un poco dalle nuvole.

    Group
    Member
    Posts
    433

    Status
    Anonymous
    Algiz gli aveva raccontato che i suoi antenati si erano scontrati più volte con gli umani. Le rocce del dorso del drago di pietra si erano macchiate di sangue ed era stato uno di quegli incontri sfortunati a fare di lui un orfano. Gli stessi sciamani della tribù, che nutrivano un profondo rispetto per tutto ciò che nasceva dalla terra ed erano stati benedetti dagli spiriti, che avevano donato loro una comprensione superiore degli equilibri della natura, vedevano gli esseri umani come un’anomalia. Un errore, un passo falso nell’evoluzione.

    Decenni dopo, un troll più basso degli altri si trovò a guardare un piccolo uomo malconcio, provando una sincera compassione. Sembrava essere crollato a terra goffamente e il suo corpo mostrava i segni della fame e della sete, accompagnati da cicatrici e lividi. Questi ultimi si concentravano in particolare nella zona dell’addome, la stessa dove i suoi occhi da sciamano percepivano, compressa in maniera del tutto innaturale, l’anima.
    Era bendato, per giunta: uno straccio scuro gli copriva gli occhi. Potrebbe trattarsi di un prigioniero, pensò Makor-Erenai, ma com’è arrivato fin qui? Il suo carceriere, nel caso, poteva essere vicino. Oppure, come lui, si era svegliato in una Kisnoth diversa dopo quel macabro e confuso carnevale. Avrebbe potuto darsi decine di spiegazioni, ma l’unico modo di conoscere la verità era dalla bocca di quell’umano malridotto.

    Non poteva permettersi di andare in giro a cercare qualche albero, così da poterne estrarre la linfa che avrebbe curato quello sconosciuto: ignorava quale fosse il rapporto tra quella città spettrale e la natura che conosceva. I suoi sensi gli dicevano che sarebbe stato rischioso e, molto probabilmente, inutile. Decise di procedere per gradi: se il suo intuito non lo ingannava, quell’umano era in cerca d’acqua. Il troll si avvicinò quindi a una vecchia pompa, posta in un angolo di quella casa - anche questa dava l’impressione di non essere mai stata utilizzata, come tutto il resto che la circondava. Afferrò il manico metallico e cercò di smuoverlo, sperando di far uscire almeno qualche goccia. Se fosse riuscito nel suo intento, avrebbe dato da bere al ragazzo; in caso contrario, era pronto a caricarselo in spalla per tornare al più presto a cercare una via di fuga, nella direzione indicata dal ciondolo.

    "I can be your (troll) hero babeeee" :guruda:
    Scusa ancora per il ritardo!
     
    Top
    .
  7.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Genuinamente preoccupato per le misere condizioni dell'umano che trovi riverso sul lercio pavimento di pietra della cucina, gracile e coperto di cicatrici, non puoi però fare a meno di interrogarti su quale possa essere la sua identità, la sua storia, e -soprattutto- le circostanze che lo abbiano condotto così lontano dalla superficie... e dalla mattanza, di cui conservi solo vaghi ricordi sfuocati.

    Accarezzata l'idea di cercare un qualsiasi arbusto da cui ricavare la linfa necessaria a produrre un qualche medicamento, ed accantonatala davanti alla poca familiarità con quella Kisnoth, pensi ad come renderti comunque utile: ricostruendo i movimenti che il ragazzo aveva compiuto prima di perdere conoscenza, hai la netta impressione che stesse cercando dell'acqua, quindi... di certo potrebbe essergli d'aiuto portare avanti le sue “ultime volontà” procurargli un po' di refrigerio.

    Azioni la vecchia pompa nell'angolo della cucina, e... davanti agli evidenti segni dell'abbandono, nonostante il tuo comprensibile scetticismo sul fatto che possa funzionare, quando le tue manone da troll fanno forza sulla leva arrugginita, dopo qualche spinta ben assestata -e un cigolio stridente che fa sobbalzare il giovanotto, forse persino ridestandolo dalla sua incoscienza-, le rudimentali tubature collegate a chissà dove cominciano a tossicchiare fuori qualcosa.

    Dapprima, a rimbalzare sul fondo di pietra sotto la bocca di vecchio metallo polveroso sono solo sassolini e altri piccoli detriti, e ci vogliono alcuni minuti e qualche violento tonfo e sinistro gorgoglio proveniente dall'interno dei condotti idraulici perché un getto di liquido ne scrosci fuori, con una pressione in un primo momento esplosiva; all'inizio, il colore giallognolo rossastro -probabilmente dovuto alla ruggine- non è per nulla invitante, ma... per il ragazzo bendato, che non è evidentemente in grado di vederlo, già quel suono solamente è un meraviglioso ed irresistibile richiamo.

    Dalla posizione rannicchiata su di un fianco -dove è caduto- lo vedi smuoversi sul pavimento con qualche gemito sofferente, ed issarsi a fatica sugli avambracci per trascinarsi verso l'acqua sporca, strisciando sulla pancia; prima che tu possa rivolgergli la parola, riesce a sollevarsi da terra quel tanto che basta per imprimersi un po' di slancio con le ginocchia e -letteralmente- tuffarsi oltre lo sbarramento di pietre che delimita la pompa da cucina... ma quel che succede dopo, è ben diverso da ciò che ti saresti immaginato.

    Il giovanotto si ribalta sulla schiena, nell'evidente tentativo di posizionarsi esattamente sotto il getto d'acqua, eppure non è sollievo quello che la sua reazione ti esprime: dapprima, la sua bocca si spalanca non per bere, bensì per urlare, e mentre cerca di stringersi le braccia intorno al corpo -artigliandosi con le unghie la pelle segnata da chiazze scure-, lo vedi poi serrare i denti e scuotersi in preda ad un dolore che non sei in grado di comprendere, e...

    Sebbene potrebbe trattarsi solamente di un miraggio dovuto al flusso dell'acqua, alla luce incerta, ai movimenti convulsi dello sconosciuto, o -forse ancora- alla soggezione per quell'intera esperienza, hai la sensazione di notare qualcosa agitarglisi sotto la pelle.

    Tuttavia continui a far lavorare la leva, e -non sai quantificare dopo quanto tempo- la situazione del ragazzo sembra poco a poco migliorare: le sue grida si acquietano, gli spasmi si fermano, e dopo qualche momento rotola stancamente verso il bordo della vasca, restando schienato in posizione supina, respirando affannosamente... ed è solo allora che pare accorgersi della tua presenza.
    O trovare abbastanza respiro da potersene preoccupare.

    « Tu... chi sei? Non ci conosciamo, vero...? »
    domanda con un filo di voce, simile ad un rantolo, restando immobile sul pavimento
    « Sai dov'è che ci troviamo adesso...? »


    QM-Point

    Chiedo scusa per la lunga attesa :tend: Sto avendo un periodo infernale Y_Y

    Il ragazzo sembra essersi ripreso, e pare abbastanza lucido da poter sostenere una conversazione :sisi: Se ti va di “accelerare” il ritmo, possiamo svolgere il dialogo in chat, di modo che tu possa riportarlo completo nel tuo post, e proseguire con qualsiasi azione Makor deciderà di fare :grab:

     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Cado spesso un poco dalle nuvole.

    Group
    Member
    Posts
    433

    Status
    Anonymous
    Lo sciamano continuava a percepire l’alternarsi, all’interno di quel ragazzo, di energie spirituali strane. Cosa lo aveva portato in quel luogo? Secoli e secoli passati a essere trattate come leggende e, in un solo giorno, una delle città sotterranee del Pentauron vede arrivare non uno, ma due visitatori? Il troll era preoccupato, ma ai suoi occhi non c’era nulla, in quella stanza, che potesse dargli degli indizi. Seppur non potesse riporre una cieca fiducia nel giovane, le condizioni fisiche precarie di quello strano sconosciuto lo portarono a parlargli con una sincerità totale:
    "Il mio nome è Makor-Erenai, cucciolo d'uomo. Siamo in una delle molte Kisnoth sotto la vera Grande Dama. Tu, invece, chi sei? Hai una strana ferita: potrei curarti, ma ho bisogno di certe piante che non vedo qui."

    Il ragazzo non sembra voler lasciare la sua posizione sul pavimento; ruota solamente la testa da una parte, in un accesso di curiosità "...cucciolo d'uomo...? Quindi... lei non lo è?" la cosa non sembra preoccuparlo troppo; in ogni caso, un colpo di tosse lo scuote, costringendolo a rotolare di fianco finché la crisi non passa "Grazie per l'offerta, ma non si disturbi: non ho nulla per pagarla, e poi... starò meglio non appena avrò ritrovato dalla mia Ozma..." col fiato un po' corto, il ragazzo bendato fa leva sulle braccia e riesce ad ergersi almeno in posizione accucciata "Mi chiamo Mattew, comunque: è un piacere conoscerla, e... la ringrazio dell'aiuto, e... dove ha detto che siamo...?"



    Dove? Questa era una delle domande che ronzavano nella testa dello sciamano - assieme all’altra, fondamentale: quando?
    "A... Kisnoth, la capitale del Pentauron. Questi nomi non ti dicono nulla?”, gli rispose. Cercò nel suo viso i segni di quella meraviglia che identifica i Naufraghi del Maelstrom, quando capiscono di avere sotto i piedi una nuova terra: non li vide.
    Comunque”, proseguì il troll, sospirando, “non ho bisogno di denaro, specialmente non adesso. Dove si trova questa... Ozma?"

    "Ah... il Pentauron... il mondo di Endlos." l'umano si porta una mano al mento e annuisce piano, pensieroso "Io ed Ozma eravamo nella capitale per lavoro, poi... non ricordo tanto bene: ci sono stati incendi... esplosioni... nemici, e... ho perso i contatti con lei." con un sospiro affranto, il ragazzo abbassa il capo sconsolato "Spero stia bene..."



    Makor-Erenai sapeva quanto gli esseri umani potevano vacillare, a seguito di una crepa nello spirito. Per questo finse un certo distacco, scegliendo di non rivelare che lo stretto indispensabile a quel ragazzo; dopotutto, qualsiasi spiegazione sarebbe risultata incompleta, dal momento che anche nei ricordi dello sciamano quegli eventi continuavano a essere nebbiosi.
    "Non posso aiutarti a ricordare: io pure ho la mente strana. Non ricordo bene quello che è successo, ma credo di essermi trovato lì anche io. Dobbiamo pensare a trovare la strada verso la superficie e... Credo, spero di essere in grado di farlo. Vuoi seguirmi? Riesci a camminare?

    "Io... credo di sì." prova a rimettersi in piedi, e ci riesce lentamente e dopo qualche tentativo claudicante "Ma... lei sa come orientarsi qui, signor Makor?"


    Sapeva di non essere stato in grado di trasmettere sicurezza. Non voleva illudere quel giovane, né tantomeno prendere in giro sé stesso. Si sarebbe mosso in un luogo che, fino a un attimo prima, non poteva credere reale, seguendo l’unico segnale in suo possesso; ma, messo da parte l’ottimismo, quella stessa scia luminosa poteva volerlo portare alla morte.
    "Stammi vicino: l'aria ti darà un poco di sostegno.
    Se i suggerimenti di un vecchio, mh, amico sono esatti, troveremo la strada.
    "

    "E... s-sì, certo... solo... ecco..." il ragazzo tentenna e, nonostante la benda, volge il capo verso la vecchia pompa idrica "...pensa che sarebbe possibile... portare dell'acqua con noi...?"



    Makor-Erenai si accorse allora di essersi abbandonato troppo alle congetture, dimenticandosi della realtà. Lasciò andare una risata, a cui lo spinse prima di tutto la sua stessa ingenuità.
    "Ma certo. Metti una brocca sotto questa pompa, io muovo il braccio di ferro. Poi lascia che la porti io, quando sarà piena."
    Riempì un paio di contenitori di coccio, poi si rinfrescò la gola - lui stesso, ora se ne rendeva conto, era assetato. Era come se le percezioni stessero tornando, poco a poco, ad abitare il suo corpo inebetito. Di lì a poco avrebbe cominciato ad avere fame, con tutta probabilità, e difficilmente si sarebbero imbattuti in qualche bestia con la stessa facilità con cui avevano trovato l’acqua. Dovevano andarsene: prese tra le mani il ciondolo e cercò di individuare la traccia, sperando che la direzione fosse giusta.

    Ho riportato direttamente i frammenti della nostra discussione fatta in privato, inserendo anche il POV del mio caro Troll!
     
    Top
    .
  9.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Dopo aver soccorso il giovanotto bendato e macilento in cui ti sei imbattuto, alleviando il male che lo attanagliava con una generosa dose di acqua gelida, decidi di riprendere il viaggio verso la superficie in sua compagnia: è vero che di lui sai tanto poco quanto nulla, ma... sembra un tipo a posto, tranquillo e remissivo, senza contare che le cicatrici e -soprattutto- le chiazze irregolari che gli anneriscono la pelle pallida (nonostante la doccia fredda ti pare averne ridotto l'estensione e il livore) ti portano a pensare che si tratti di una vittima più che di un carnefice: una vittima sopravvissuta a lunghi periodi di vessazioni evidentemente reiterate.

    Certo, ti restano poco chiare la causa e il modo in cui quel tale sia finito là sotto, ma le circostanze non offrono troppe alternative al da farsi: non puoi mica abbandonarlo da solo nelle profondità del sottosuolo...! E d'altro canto, che problemi potrebbe mai darti il portarlo con te? Già solo rispetto alla media degli esseri umani è così piccolo e gracile che non pensi proprio possa in alcun modo costituire una minaccia... figurarsi se paragonato ad un ragazzone di solida roccia come te.

    Prima di procedere verso la vostra destinazione, assecondi la richiesta di Mattew di poter portare con voi dell'acqua, nel caso sopraggiunga un'altra crisi, ma... dal momento che l'hai visto predisporre allo scopo un paio di grosse anfore che già faticava a spostare da vuote, ti è divenuto presto chiaro che non sarebbe mai riuscito a tirarsele dietro da solo una volta piene... così, per non subire ulteriori ritardi, ti sei giocoforza offerto di trasportare il fardello al posto suo: per uno della tua stazza, sono in effetti un ingombro di poco conto, e tra la perplessità del giovane -chiaramente poco abituato agli atti di gentilezza- e i suoi incerti ringraziamenti, vi rimettete in cammino.

    Dopo una tranquilla passeggiata lungo le vie della città deserta, seguendo la direzione indicata dal Medaglione dei Disith giungete a quella che pare essere la meta: un edificio alto un piano, il cui stile architettonico ti ricorda un po' il Mausoleo... per quanto, al confronto, questo tempietto sia qualcosa di molto più piccolo e modesto, e mentre ti soffermi a contemplare le vetrate a mosaico, che si aprono nella pietra della muratura ad intervalli regolari, il tuo compagno di viaggio ti finisce addosso, rimbalzando contro la tua pelle coriacea con un singulto strozzato e finendo a terra.

    « M-Mi dispiace: chiedo perdono. »

    In un evidente riflesso condizionato, Mattew accompagna quel balbettio sollevando istintivamente le braccia per proteggersi la testa, ma gli ci vuole qualche istante di quiete prima di metabolizzare il fatto che non sembra esserci nulla in arrivo per lui.

    « ...ah. Ehm... scusi... ... ...l'acqua sta bene...? »

    Dopo aver rassicurato il ragazzotto che non c'è nulla da temere, segui il raggio di luce azzurra del ciondolo fino alle doppie porte che ti stanno venendo indicate, e quando noti che i fregi sull'arco che sormonta l'ingresso raffigurano un simbolo simile al pendente che porti al collo, sei sicuro di essere nel posto giusto: nonostante la polvere e la ruggine raccontino che quel passaggio non sia stato aperto da secoli, non appena ti avvicini, i contorni dei battenti risplendono d'una fosforescenza cerulea e si spalancano.

    Dall'altra parte, si stende davanti a te una passerella di pietra candida, terminante in una rampa di cinque scalini che conducono ad uno scranno del medesimo materiale bianco, e dal cui schienale coperto di eleganti arabeschi intarsiati -culminanti da un occhio con la pupilla di zaffiro, gemello di quello che possiedi- si dipartono a raggiera sei escrescenze di roccia, magistralmente cesellate per rappresentare tre paia di ali piumate.

    Quando varchi la soglia e il tuo piede calca un primo passo all'interno dell'unica navata, il minerale inizia ad emettere un alone luminescente che permea l'ampia sala di una fosforescenza cerulea e soffusa, e quando -nel corso della tua avanzata- il raggio di luce del pendente si allinea a quello che sormonta il trono, le ali di pietra si dispiegano in un muto gesto di invito... ma prima che tu possa riflettere su cosa sia quel posto, cosa significhi, e cosa tu debba fare per proseguire la risalita...

    png

    Immagini frammentate -come echi di un sogno rarefatto- ti piovono tra i pensieri, e al pari di schegge dai bordi affilati, il contatto con loro non ti risulta indolore: immobile come parte della muratura a cui ti sei addossato sosti tra le ombre che i palazzi proiettano sul vicolo, e mentre spingi lo sguardo verso la via principale, l'aria intorno a te vibra e ribolle di sensazioni spiacevoli e sinistri presagi.

    C'è tensione nel cuore del Pentauron, e angoscia, e paura... proprio là dove -quella stessa mattina- l'arrivo del luna-park itinerante aveva suscitato l'entusiasmo dei più piccoli e la curiosità degli adulti; poi, quando il sole era cominciato a calare, e le ombre della sera si erano fatte lunghe e dense,
    l'incubo era cominciato.

    Dapprima, ti erano giunte le grida di dolore, le urla di paura e il pianto dei bambini... poi erano iniziati i rastrellamenti nelle abitazioni, con un variegato assortimento di sgorbi deformi e pagliacci inquietanti che portavano via la gente per radunarla in piazza:

    sulle prime, ti sei lanciato in difesa di alcune famiglie in fuga, ma mentre coprivi loro la ritirata hai appreso della barriera magica comparsa a sigillare Kisnoth, e in vano hai cercato un varco per loro... ma senza una via d'uscita e senza posto sicuro in cui poter lasciare i civili, con avversari in arrivo a frotte, ti è rimasto negli occhi lo strazio di aver dovuto assistere nuovamente alla loro cattura; e tuttavia, maggior dolore ti causa ricordare con frustrazione la stanchezza di combattimenti protratti ed inutili, che ti hanno costretto ad una ritirata strategica.

    Per fare il punto della situazione e capire dove convogliare i tuoi sforzi.
    Per organizzare un qualche piano in grado di produrre effettivamente qualche risultato.
    Per sopravvivere.

    Hai fatto perdere le tue tracce agli inseguitori e trovato riparo in una casetta già perquisita, entrando da una porta divelta, superando la cucina con pietanze ancora calde in tavola, e scoprendo una postazione relativamente sicura... oltre che una finestrella da cui tener d'occhio la situazione nella piazza in cui vengono raccolti gli umani deportati, al cospetto di una slanciata creatura abbigliata in un completo pseudo-elegante, dalle sembianze umanoidi e col viso coperto da una Maschera.


    jpg
    « Signore e Signori! Ordine, vi prego!
    Siete pregati di disporvi in file ordinate, e di mantenere la calma. »


    Addomesticati dal dolore e pietrificati dalla paura già sperimentati, i prigionieri si muovevano docilmente per eseguire le sue disposizioni, con la lentezza assente con cui del bestiame seguirebbe le indicazioni del pastore; purtroppo per loro, però, a differenza degli animali, quegli uomini, donne, vecchi e bambini erano consapevoli della propria situazione: non capivano cosa stava succedendo né il perché, ma... erano stati ben consci di trovarsi in pericolo di vita.

    Ciò non di meno, ribellarsi sarebbe stato per loro inutile -i corpi abbandonati sulle strade ne erano testimonianza e monito-, e mentre una rassegnazione pesante come piombo li incatenava in una immobilità peggiore di quella di ceppi e catene, l'essere che aveva parlato prese ad aggirarsi tra quell'umanità schierata come soldatini di stagno: di tanto in tanto -senza logica apparente- si fermava davanti a qualcuno, lo squadrava con attenzione da capo a piedi, e si carezzava pensosamente il mento (la sezione di maschera che copriva quel punto, almeno), prima di rivolgere un cenno ai mostriciattoli che lo accompagnavano.

    Non appena il superiore proseguiva la sua ispezione, uno degli sgorbietti del corteo che lo seguiva prendeva in custodia il prescelto, che veniva allora scortato (spinto o trascinato) fino alle gabbie rimaste vuote, disposte in cerchio per delimitare il perimetro... e non era importante quanto quello urlasse, scalciasse, combattesse o si dimenasse: le creature sembravano a stento accorgersi delle percosse, e proseguivano inesorabili le loro mansioni... e lo sventurato veniva caricato dentro la cella semovente da altri esseri predisposti a quel compito.

    Mentre quella scena si ripete più volte -con varianti leggermente diverse in base alla reazione della persona di turno-, ti diventa chiaro che è quel tizio con la Maschera a dare gli ordini... e che è a lui che devi puntare: devi solo creare il momento giusto per colpire... aspettare di trovartelo a portata dei tuoi poteri... trovare un modo per...

    ~ S ~ N ~ A ~ P ~

    Il sibilo di qualcosa che fende l'aria si dipana all'improvviso nella stanza, e lo schiocco sordo del cuoio che si tende giunge da troppo vicino per non metterti in allerta.. ma captare questi segnali significa che è già troppo tardi: qualcosa ti abbranca per una caviglia e -dando prova di una forza quanto meno sovrumana- ti sbilancia con un secco strattone, mandando il tuo volto di pietra ad impattare sul pavimento con un-


    png

    « Aaaaaaaahhhh! »

    Un acuto grido femminile lacera il velo dell'incoscienza, restituendoti ad una realtà che ti risulta al contempo familiare e aliena ancora una volta: aprendo gli occhi, contempli il bel soffitto affrescato della palazzina in cui sei entrato un indefinibile tempo prima, guidato dal Sigillo dei Disith; guardandoti intorno, riconosci la navata e lo scranno che stavi contemplando prima, e -cercandolo- ritrovi la sagoma esile di Mattew, il tuo compagno di viaggio...

    ...per quanto il ragazzo bendato sia accucciato poco distante da te, intento a prestare tutte le proprie attenzioni non alla tua solida mole piombata sul pavimento, quanto ad una delle anfore che trasportavi, vistosamente crepata, probabilmente danneggiatasi nella caduta in cui devi averla trascinata.

    « Aiuto! Soccorso! Venitemi a salvare... ♪
    Muovete le terga o finirò per trapassare... ♪ »


    ...che cosa sta succedendo là fuori...? Forse hai ancora la mente confusa dal black-out che quelle vivide visioni (ricordi?) ti hanno causato, ma... ti pare proprio che qualcuno stia cantando...? E sono le note di un liuto quelle che accompagnano la voce melodiosa del misterioso menestrello...? Solo che... che strana canzone!

    « Vi prego, qualcuno, non ce la posso fare... ♪
    Ho già la gola secca - non so come continuare! ♪ »


    Non sei un'esperto di arti musicali, ma... Sembra quasi... Sembra quasi una richiesta d'aiuto; o, per lo meno, è ciò che palesemente ti trasmette la frustrata esasperazione nella voce del musico: tutto nella sua spazientita interpretazione denota una certa vivida urgenza, e ciò ti convince che la composizione chiaramente improvvisata deve effettivamente essere una sorta di stranissimo s.o.s.

    « Ho il braccio che mi cade, son senza più energie... ♪
    se il sortilegio cede, saran gran corbellerie! ♪ »


    Tirandoti a sedere, ricercando con gli occhi l'origine di quei suoni, la trovi al di là delle doppie porte, spalancate su uno spiazzo ingombro di macerie di palazzi che non riconosci del tutto: un'altra Kisnoth? Probabile, ma... ora come ora non hai il tempo di giocare a “trova le differenze”, perché abbarbicato in posizione precaria, in cima ad una colonna di marmo -alta almeno una dozzina di metri e visibilmente lesionata- che troneggia al centro di una fontana in disuso da chissà quanto,
    individui la figura del cantore.

    Certamente, non deve essere una situazione comoda la sua, ma non appena ti rialzi e percorri la passerella che conduce all'uscita cominci a capire quale sia realmente il problema: perché il motivo di tanta agitazione non è per lui l'essere bloccato lassù quanto ciò che lo aspetterebbe laggiù.

    Dapprima, il tuo sguardo la scambia per una bassa nube di nera fuliggine, forse il risultato di un falò da bivacco andato fuori controllo, ma quando metti a fuoco ciò che circonda il monumento, anche con la tua esperienza di guerriero ti ritrovi a cavalcare un fremito di raccapriccio: tanto numerosi da non poterli contare, brulicanti come vermi da una carogna -da cui, in effetti, mutuano la forma-, in mezzo alla nuvoletta nera scorgi delle creature dal corpo serpentino -allungato e privo di arti-, ma... dai volti umani - per quanto orribilmente deformi.

    A giudicare dalla distorsione che l'aria genera intorno a quella palpitante massa di spire scure, la temperatura di quei cosi deve essere a dir poco torrida, e perciò potenzialmente pericolosa, ma... il modo in cui le loro teste erte dal suolo oscillano all'unisono, ti lascia intendere che è la magica fascinazione delle arti del bardo a tenere sotto controllo quegli incubi striscianti... ma gli indizi contenuti nella canzone di quest'ultimo ti informano anche che quel temporaneo rimedio non reggerà ancora a lungo.

    Devi scegliere cosa fare, e non hai molto tempo per decidere come agire.
    In tutto questo, mentre abbassi lo sguardo sullo zaffiro al centro del Sigillo dei Disith, lo vedi tornare a splendere per indicarti la strada da prendere per proseguire, ma si tratta di una strada che porta in una direzione opposta al pericolo e allo sventurato suonatore di liuto... ma con quel frammento del passato ancora conficcato nel cuore, il Paladino di Kisnoth sarebbe davvero disposto a voltare le spalle ad uomo in difficoltà?


    QM-Point

    Perdono per la lunga attesa :sob:

    Con un “avanti veloce”: dopo aver raccolto il ragazzo bendato, raggiungete insieme la meta indicata dal Medaglione dei Disith; si tratta di una sorta di tempio che vi trasporta in un altro livello delle Kisnoth sotterranee, ma l'evento triggera un ricordo delle circostanze che hanno portato alla morte di Makor, che perde contatto con la realtà per un certo tempo.

    Al risveglio, il Troll e il suo compagno di viaggio si trovano in un edificio analogo a quello in cui il flashback è cominciato, ma la situazione è molto diversa: la città porta segni di distruzione, e un Bardo arrampicato in cima al monumento della piazza è assediato da una schiera di mostri, contro i quali ti chiede aiuto. :flwr:

    Come le altre volte, hai carta bianca su cosa fare e come comportarti :win:
    Se hai dubbi o servono informazioni supplementari, scrivimi :grab:



    Edited by Madhatter - 14/12/2019, 21:10
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Cado spesso un poco dalle nuvole.

    Group
    Member
    Posts
    433

    Status
    Anonymous
    Il troll si svegliò cacciando un urlo intrecciato con l’eco di una voce sconosciuta. Ansimava, come se avesse dovuto scavarsi con gli artigli una via d’uscita da quell’incubo, ed era pallido, come un pelleverde morto. Rovistò tra i pensieri in cerca di una conclusione, ma quanto più andava a fondo, tanto più si scopriva a tremare: cosa c’era in fondo a quel baratro che la sua coscienza continuava a evitare? L’orrore si andava sostituendosi alla colpa, perché sentiva di aver agito correttamente in una situazione del tutto fuori da ogni logica e che nessuno era stato in grado di prevedere.
    Lo sciamano tornò al presente guidato da un canto, che racchiudeva una richiesta d’aiuto. Anche Matthew, il giovane che aveva portato con sé, se n’era accorto. Tornava, assieme alla chiarezza dei normali sensi, anche la percezione del mondo spettrale, e riferì a Makor-Erenai che là fuori c’era un gran caos. Si alzò lentamente in piedi, controllò di aver recuperato l’equilibrio e si mosse con passo leggero (per quanto la sua mole gli rendesse difficile essere silenzioso), affacciandosi dalla porta che dava su una nuova Kisnoth.
    Al contrario di quella che avevano appena lasciato, immacolata e disabitata, questa Dama era un cumulo di macerie in cui si aggiravano branchi di creature deformi. Uno di questi, composto da abomini ributtanti, stava ai piedi di una colonna, rapita da un qualche sortilegio - per quanto si intendesse poco di quel genere di magia, gli sembrò sensato concludere che l’origine di quel potere fosse la canzone cantata dall’essere umano appollaiato in cima a quel rudere.

    Dobbiamo aiutarlo, Matthew. Proverò a disperdere quelle bestie, ma tu stai pronto a scappare," disse il troll al piccolo compagno di viaggio, “arrampicati sulle mie spalle, se pensi di non riuscire a correre.
    Alzò la mano destra poco sopra la testa, mormorando qualcosa nella lingua del suo popolo - sillabe dure, dal suono grezzo e gutturale - e i peli che coprivano il dorso cominciarono a muoversi, attraversati da una leggera corrente d’aria. Lo sciamano, benedicendo lo spirito che lo accompagnava, inviò quel soffio verso il bardo nella speranza che, tormentandogli un poco il viso, riuscisse ad attirare verso di sé l’attenzione: gli avrebbe allora fatto cenno di avvicinarsi.

    Doveva ancora pensare al diversivo. Non aveva più con sé né le armi, né l’armatura e, allo stato attuale, non riusciva a fidarsi del suo corpo - lo percepiva ancora strano e differente, non sentiva più il vigore di un tempo. Quelle stesse circostanze che lo avevano all’apparenza indebolito erano riuscite però, seguendo le vie più strane, ad avvicinarlo agli spiriti con cui, fin da piccolo, era abituato a dialogare. La sua voce sarebbe potuta arrivare in angoli mai esplorati prima, e le entità che avevano fino a quel punto ignorato la chiamata del guerriero si sarebbero finalmente voltate al richiamo dello sciamano. Almeno, questo era quello che sperava - dai tempi dei suoi primi esperimenti aveva capito che quello che calpestava non era un terreno composto da certezze. Doveva rischiare, e molto.
    Tracciò su un muro diroccato, con l’indice della mano sinistra, tre linee intrecciate tra loro. Il bagliore rosso di qualche scintilla confermò a Makor-Erenai che qualcuno, al di là del velo, aveva risposto. La runa del gigante del fuoco, Sowilo, divenne visibile: la roccia tremò, mentre l’aria si faceva calda. Squarciata da lingue di fuoco, la parete si sgretolò in mille pezzi, che rotolando furiosamente formarono il corpo di un colosso bipede. Sotto il grigio della pietra, le fiamme scorrevano come sangue. Il gigante si mosse seguendo un ulteriore gesto dello sciamano, che tirò un sospiro di sollievo constatando la forza del suo controllo su quello spirito così imponente. Aveva chiesto a quella creatura di lanciarsi tra le bestie che infestavano l’area intorno alla colonna: la lotta che andava a scatenare avrebbe forse dato modo al bardo di allontanarsi e, all’intero gruppo, di fuggire.

    I comics sono finiti e io sono ancora vivo: urrà!

    Stato fisico: illeso;
    Stato mentale: ancora confuso;
    Riserva energetica: 90%

    Abilità passive:

    La lingua e gli occhi di uno sciamano
    Ogni creatura della terra nasce con un certo grado di consapevolezza di quanto la circonda. Alcune specie alterano questo rapporto con il passare delle generazioni: alcuni si avvicinano alla natura mentre altri, consapevolmente o meno, si allontanano dal suo percorso. I troll coltivano da sempre questo legame, che trova la sua massima rappresentazione negli sciamani. La maggior parte dei pelleverde nasce con una predisposizione alla caccia, mentre altri diventano abili costruttori o conciatori; solo pochi nascono con la capacità di percepire gli spiriti della terra.
    Alcuni hanno bisogno di un maestro, mentre altri vengono addestrati da quelle stesse entità che la tribù ha imparato a rispettare; queste, incuriosite, ne seguono lo sviluppo e ognuna di esse è attratta da differenti attributi in un troll. Algiz, lo spirito che cavalcava il vento, si è fatto tutore di Makor-Erenai per compassione di quel cucciolo abbandonato, sopravvissuto al massacro della sua tribù.
    Effetto: Makor-Erenai ha un innato legame con il mondo spirituale. È in grado di percepire gli spiriti - ai fini del regolamento, questa è da intendersi con una passiva di auspex spiritico che copre un raggio di 30 metri - e di interagire con loro. Per richiamare gli spiriti della terra, spesso e volentieri infusi nella natura stessa, lo sciamano fa uso di un particolare linguaggio runico.

    Algiz, lo spirito che cavalcava il vento
    La tribù credeva che il vento volesse solo consigliare la via. C’erano giorni in cui era sereno e i troll ragionevoli: i quei momenti accarezzava le foglie come il pelo ispido dei pelleverde e portava con sé stormi di uccelli perché partecipassero alle sue corse. Quando invece i troll si intestardivano, partorendo così idee più o meno infelici, l’aria tagliava la pelle e scuoteva a destra e a manca nubi di tempesta. Eppure, per quanto fosse volubile, lo spirito che cavalcava il vento non smetteva mai di indicare la giusta direzione, a patto di saperlo ascoltare - e, da che si ricordi, gli sciamani erano in grado di farlo. Algiz era il nome con cui avevano battezzato quella entità. Tutto questo Makor-Erenai lo apprese dallo spirito stesso, il giorno che parlò con lui e imparò a racchiuderne il nome in una runa.
    Un tempo la presenza di Algiz era visibile a occhio nudo, mentre oggi solo chi è in grado di stabilire un contatto con il mondo degli spiriti può intravederne la forma: quella di un gigante di vento dalle enormi corna, con zampe di nembo e occhi di tempesta, che cammina a fianco dello sciamano. Per gli altri resta solo il tocco di un vento fresco e leggero che sembra sempre aggirarsi attorno allo sciamano.
    Effetto: Algiz fornisce un potenziamento alla Resistenza passivo allo sciamano. Utile contro armi da mischia o proiettili comuni per ridurre i danni, non ha invece alcun effetto contro le tecniche nemiche - a meno che questo effetto non venga potenziato attraverso la tecnica Eihwaz, la corteccia che ripara il mondo.
    Effetto: la seconda caratteristica data dalla presenza di Algiz è puramente interpretativa - si tratta della passiva gratuita a disposizione della classe Elementalista. L’affinità ai venti è tangibile infatti anche a chi non è in grado di percepire gli spiriti: attorno a Makor-Erenai soffia un lieve vento fresco, delicato e piacevole. Inoltre, stando al suo fianco, è possibile trovare riparo dalle correnti più violente - ma non ha nessun effetto contro tecniche attive e, durante le quest, la sua efficacia è stabilita dal QM.

    Tecniche utilizzate:

    Sowilo, il richiamo del gigante di fuoco
    Alcune rune erano state incise con il solo scopo di fare da monito, perché i troll attraverso di loro capissero alcune delle minacce più grandi per la specie. Una di queste era il fuoco indomabile, l’incendio da cui non c’è scampo: questo è il significato racchiuso nelle linee che formano Sowilo e nello spirito che essa richiama. Un tempo, quando era un feroce guerriero ancor prima di essere uno sciamano, Makor-Erenai non osava disturbare la fiamma dormiente: Algiz gli aveva parlato delle conseguenze dell’uso sconsiderato di quella forza. Dopo la rinascita, ora che il suo corpo non voleva più saperne di giocare alla guerra, il troll ha dovuto elaborare nuove tecniche per poter affrontare i nemici di Kisnoth: per questo ha tolto la polvere dalla runa Sowilo.
    Squarciando il velo che separa il mondo degli spiriti a quello materiale, Makor-Erenai permette all’entità di creare un proprio corpo sulla terra: la sua forma è quello di un gigante di fuoco dal corpo di roccia e fiamma, che brandisce una spada incandescente. Fortunatamente, questo legame è fragile e la sua permanenza tra i vivi è limitata nel tempo; ma fintanto che l’energia permette a quel colosso di muoversi è un nemico assai temibile.
    Effetto: tramite la runa Sowilo viene evocato un gigante di fuoco sul campo di battaglia. Alto circa tre metri in altezza, ha il corpo composto di roccia ed è armato di una spada incandescente che utilizza per attaccare in mischia i nemici dello sciamano. Questo viene comandato mentalmente dallo sciamano, pertanto se questo fosse vittima di assalti psichici, il controllo sulla creatura potrebbe risentirne o risultare completamente compromesso.
    Tecnica di evocazione - consumo Variabile
    Consumo Medio : durata 2 turni


    Riepilogo: come detto su Telegram, Makor sfrutta la passiva da elementalista per soffiare un po' di vento in faccia al bardo e attirarne l'attenzione. Poi evoca il gigante di fuoco Sowilo, lanciandolo contro la mischia di creature orripilanti, nella speranza di creare un diversivo sufficientemente prolungato ed efficace.
     
    Top
    .
  11.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Dobbiamo aiutarlo, Matthew."

    A quella tua spontanea dichiarazione, l'interpellato rivolge lo sguardo bendato nella tua direzione, reclinando il capo da una parte con fare perplesso e arricciando le labbra in una smorfia incerta: non sembra evidentemente avere familiarità con concetti come la solidarietà o l'aiutare il prossimo; con buona probabilità è perché -come hai già avuto modo di notare quando hai fatto lo stesso per lui- non deve aver mai trovato qualcuno disposto a mostrargli quell'eventualità...

    Proverò a disperdere quelle bestie, ma tu stai pronto a scappare; arrampicati sulle mie spalle, se pensi di non riuscire a correre.

    ...e tuttavia, non sembra neppure essere il tipo abituato ad esprimere le proprie opinioni o a prendere posizione rispetto a qualcosa, figurarsi contraddire qualcuno o imporsi sugli altri, quindi si limita ad annuire con qualche parola di assenso, rimettendosi in piedi per eseguire gli ordini senza obiettare, e imbracciando la grossa giara rimasta intatta come se la sua vita dipendesse da quello.

    Intanto che il tuo compagno di viaggio si prepara accanto all'uscio, pronto a correre da qualche parte al primo segnale, dalla stessa soglia richiami i tuoi poteri: appellandoti agli spiriti dell'aria spingi un soffio di vento verso il Bardo, mirando a colpirne con delicatezza il viso e richiamarne l'attenzione... e funziona, perché il giovanotto dalla zazzera scura solleva il capo dallo stuolo di creature che circondano il suo trespolo e ti individua, posando gli occhi color ametista su di te.

    Come ovvio, la sua prima reazione è un po' di confusione: vedere un troll che ti fa cenno di farti più vicino è di sicuro una scena bizzarra a prescindere dalla situazione in cui ti trovi, ma nel momento di perplessità che lo coglie, il menestrello si dimentica di suonare, saltando un paio di note, e quel breve intervallo è sufficiente a far riscuotere le orride bestie serpentiformi dal torpore dell'incanto di fascinazione; una di loro, la più grossa e la più vicina, ne approfitta per tirare una poderosa testata alla base della colonna, e il contraccolpo -oltre a farne pericolosamente oscillare l'esile figura come una bandierina- richiama immediatamente la concentrazione del musicista sul pezzo.

    « Mio caro e grosso amico, come avrai notato, ♪
    se smetto di suonare son bello che spacciato! ♪
    Per scendere da qui, mi servono le mani, ♪
    ma questi mostri orrendi sono peggio dei caimani... ♪ »


    Con la grazia di una ballerina e l'equilibrio di un funambolo, nonostante il poco spazio di manovra per farlo (e col solo ausilio delle gambe) il Bardo riesce a rigirarsi verso di te, muovendo il collo in uno scatto per indicare col capo qualcosa... forse una direzione da seguire.

    « Distraili, se puoi, ma non li avvicinare: ♪
    mi serve giusto il tempo per a terra ritornare! ♪
    Appena sono in salvo, corriamo al campanile, ♪
    e or che ho detto questo, non so cos'altro dire... ♪ »


    Un diversivo è esattamente quel che ci vuole;
    ci stavi già pensando, e credi di avere trovato la giusta soluzione.

    Tracci linee su una porzione di muro diroccato, e non appena una luminescenza scarlatta avvampa dalle scie che hai impresso con l'indice sulla parete sai che il gigante Sowilo sta per manifestarsi nel mondo: il muretto crolla, le macerie ne fagocitano altre, e un colossale corpo antropomorfo si plasma dalla pietra, mentre un'antica fiamma arde nella fibra stessa della roccia... la medesima che fa ruggire la sua spada crepitante.

    Basta un cenno dello Sciamano, e l'evocazione parte all'attacco: con passi rapidi e pesanti -che fan tremare la terra-, invade il cerchio di creature serpentiformi, che -ancora stordite dalla musica- restano inerti per qualche primo istante, finendo schiacciate dai suoi piedoni e dai colpi che sferra loro... ma la carica dell'entità finisce anche per compromettere l'equilibrio del musico, che è così costretto a smettere di suonare per aggrapparsi all'architettura pericolante della fontana su cui si è arrampicato.

    La musica si interrompe, e i mostri striscianti si rianimano: subito, si affollano attorno a Sowilo come un'onda brulicante, apparentemente tutt'altro che respinti o minacciati dal calore che si emana da lui; anzi... dal modo in cui si chiudono attorno a lui, ne sembrano in qualche modo attirati, e quell'impressione si rafforza quando vedi il rosso lucore del magma -che scorre nelle venature di roccia come linfa nelle vene- venire prosciugato dalle sue leve.

    Il Gigante crolla in ginocchio, e quei mostri ributtanti gli si stringono attorno per proseguire la loro opera, ma -in ogni caso- l'accerchiamento è stato spezzato, ed è con una certa prontezza di spirito che il Bardo sfrutta l'occasione e il principio di crollo del proprio trespolo per spiccare un balzo che lo porta ad atterrare sulla schiena dell'evocazione; là, saltella qualche istante da un piede all'altro per non scottarsi, e calibrato un altro salto, tocca finalmente il suolo in un'area lasciata sgombra da quelle bestiacce.

    Tuttavia, non c'è tempo per concedersi un sospiro di sollievo: alle spalle del Menestrello, i vermi affamati di calore si chiudono su Sowilo come una marea, ed è cominciando a correre incontro al Troll (sulle punte, con la leggiadria di una ballerina) che il giovanotto -che ipotizzi dai lineamenti essere un mezz'elfo, dalla pelle mulatta e con il capo coronato da riccioli scuri- rivolge una semplice quanto incalzante esortazione tanto al suo salvatore, quanto al ragazzo bendato, già proiettato verso la via di fuga indicata.

    « Vai! Vai! Vai! Più veloce che sai! »

    Lanciatissimo nella sua corsa, il Cantore ti supera rapidamente facendoti un fugace cenno di seguirlo, e appesantito solamente dal liuto -che rimette a tracolla dietro la schiena- raggiunge e supera anche Mattew, prendendo posto alla testa del drappello.

    « GAMBE! Quei cosi ci saranno addosso in un attimo! »

    Visibilmente preoccupato, il nuovo arrivato corre come avesse le ali ai piedi, e mentre senti il legame con la tua evocazione spezzarsi, non ti resta che acchiappare il fardello di Mattew (o anche lo stesso Mattew) e seguire il Bardo non appena si immette in un dedalo di strade più strette.

    La vostra fuga vi conduce alle porte di quella che pare essere stata una qualche bottega, non perché sia la vostra meta, ma perché i mostri serpentiformi vi hanno in breve tempo riacciuffato, seguendo la vostra scia come dei segugi addestrati, e poiché i tuoi due compagni cominciavano a dare segni di stanchezza, si è reso necessario trovare un riparo dove poter tirare il fiato – e, soprattutto, dove poter riorganizzare le idee.

    Sbarrate le finestre, barricate la porta, e -premurandovi di piazzare quanti più ostacoli possibile tra voi e l'esterno- vi rifugiare al piano di sopra, per asserragliarvi nella stanza più lontana dalle scale; i tonfi che fanno da contrappunto ai vostri respiri affannati non fanno mistero del fatto che siate ancora in pericolo, ma... per lo meno, avete guadagnato almeno il tempo per fare il punto della situazione, e scambiare due chiacchiere.

    « ...I-io... io quel Garmin lo ammazzo... »

    Ecco, il Menestrello bofonchia qualcosa col respiro mozzo, lasciandosi cadere contro una parete,
    e rifletti che potrebbe forse avere qualche informazione utile a capire cosa sta succedendo, quindi...
    potresti fargli qualche domanda, appena avrà ripreso fiato.


    QM-Point

    Credo dovrebbe esser tutto nel narrato; se ci sono dubbi, domande o richieste, contattami come al solito :grab:



    Edited by Madhatter - 13/12/2019, 23:25
     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Cado spesso un poco dalle nuvole.

    Group
    Member
    Posts
    433

    Status
    Anonymous
    Erano riusciti a mettersi in salvo. Makor-Erenai sentiva ancora sulla punta delle dita, dove il verde virava in maniera più decisa verso un grigio cenere, il calore di Sowilo. Era stato come possedere un incendio, covarlo nelle viscere e poi impartirgli ordini: il gusto del potere copriva la paura e, così come gli era stato insegnato in tenera età, conduce gli sciamani più scellerati verso errori terribili. Qualcosa, in quello spirito, lo stava spingendo a prosciugare tutto sé stesso durante la frettolosa evocazione; forse, se non avesse avuto un preciso scopo nella testa, avrebbe davvero gettato tutto sé stesso in quel fuoco. Vedere il gigante disfarsi sotto i colpi di quei mostri lo liberò da una morsa che gli spezzava il fiato, facendo correre il cuore.

    "Tieni bassa la voce, bardo, sono ancora vicini.
    Disse lo sciamano, non del tutto presente in quella stanza (che forma aveva? Non riusciva a concentrarsi e non voleva farlo). Reagì d’istinto, lasciando che l’esperienza passata lo guidasse verso la prudenza; si interruppe però, prima di impartire altri ordini: era stata la sua condotta passata a portarlo lì ed era certo che qualcosa fosse andato storto - molto, storto.
    Io sono Makor-Erenai, qual è il tuo nome?"

    Una volta ripreso abbastanza fiato da poter respirare con regolarità, il Bardo ti scocca un'occhiata vagamente secca - più perché l'hai preso in un brutto momento che per qualche sorta di risentimento razionale.
    "Senti, ragazzone: quei cosi sono attirati dalle fonti di calore, perciò ti assicuro che non cambia granché tra lo stare zitti-zitti e fermi-fermi, e il mettermi un gonnellino e ballare la hula." Brontola rimettendosi in piedi giusto per trarre un profondo respiro, calmarsi, ed esibirsi in un ampolloso inchino, di quelli che puoi immaginare rivolga ad un pubblico prima o dopo un’esibizione. "Il mio nome è Svetlano, il Bardo di Cinzano," recita con voce profonda, prima di raddrizzarsi e aggiungere una specifica: "Cinzano, vicino Matafleur, nel Presidio Est - siamo famosi per un vino dolce frizzante che..." poi, agita la mano in un gesto eloquente e cambia argomento "Piacere di conoscerti, Makor - e grazie per il soccorso: sei stato provvidenziale." poi, ruota il capo in direzione di Matthew, messosi tranquillo in un angolo, abbracciato alla sua giara "E il Ranocchietto chi è?"



    Una persona buffa. Quella disavventura, passo dopo passo, assumeva i tratti di una divertente farsa - nonostante quello che li circondava fosse tutt’altro che spassoso. Sentì una certa gratitudine, un moto spontaneo generato dall’articolata presentazione di Svetlano, ma non gli disse niente: aveva il sospetto che gettare altra legna nel fuoco dell’amor proprio del bardo non sarebbe stata un’idea saggia. In futuro, si disse, fuori di qui, gli permetterò di farmi ridere ancora.
    "Si chiama Matthew, l'ho trovato e soccorso poco fa. È malconcio ma... si sta riprendendo,” rispose, cercando di spronare il piccolo uomo a essere all’altezza di quel piccolo complimento. Sbirciò ancora fuori dalla finestra, in cerca dei mostri dai quali erano fuggiti.
    Che razza di creature sono, e perché infestano le strade di questa Kisnoth?"

    "Oh, allora 'Ciao Matthew’!” replica il Bardo, lanciando un cenno di saluto verso il ragazzo bendato che -sentendosi interpellato- si limita a rispondere con uno stentatissimo 'S-salve', rintuzzandosi contro la fresca superficie della parete e della sua giara piena d'acqua; poi, Svet torna a rivolgersi a te per la tua seconda domanda.
    "Ah, caro, non ne ho idea: non sono del posto, ma non mi pare che quei cosi ci siano mai stati nel Pentauron. Non in superficie, e nemmeno nelle leggende. Temo si tratti di qualche 'ricordino' lasciatoci dai Demoni che hanno invaso la città l'anno scorso." commenta il Musico, contorcendo il bel viso in una smorfia eloquente, prima di fare spallucce.
    "Francamente, l'unica cosa che mi preme è tornare in superficie tutto intero e dimenticarmi di quei cosi orrendi."



    "Quindi siamo ancora in profondità... quanto dovremo ancora salire, prima di ritornare in superficie?"
    Makor-Erenai esitò, sgranando gli occhi chiari al di sotto delle sopracciglia - simili, queste, a ciuffetti d’erba mai curati. Aveva davvero desiderato che queste rovine fossero la sua Kisnoth? Davvero era disposto a pagare così cara la libertà? Si vergognò molto e riprese a parlare, per cercare di pensare ad altro:
    "Hai idea di come sia la situazione, là fuori? Ricordo poche cose, di quell'assalto."

    Al primo quesito, il Bardo replica con un'alzata di spalle. "Non ne ho molta idea, caro, visto che non so neppure bene come sono arrivato quaggiù: è stata una pazza storia!" staccandosi dalla parete, Svet raggiunge uno scrittoio di legno e vi si siede sopra, accavallando le gambe "Se per 'là fuori' intendi la superficie... beh, dopo l'assalto dell'anno scorso, Kisnoth è diventata una città fantasma: tutta la gente è sparita - uno scenario davvero desolante." i lineamenti del mezz'elfo si piegano in una smorfia dispiaciuta, poi riprende la narrazione "Io sono un cantore, perciò mi sono recato in città perché volevo vedere con i miei occhi quel che ne è rimasto, respirare l'atmosfera, e commemorare i caduti scrivendo qualche lamento o memoriale... e durante il mio giro ho incontrato un ragazzotto, Garmin -tipo a posto, ma piuttosto imbranato-, così ho pensato di essere un buon samaritano e proseguire insieme a lui, visto anche il fatto che dovrebbe essere una Guida esperta." di nuovo, il volto gli si atteggia in maniera eloquente... e quel che ti trasmette è un certo scetticismo.
    "Ad ogni modo, abbiamo notato segni di attività sul viale principale, nel palazzo che i due Alfieri -quello dell'Est e quello di Laputa- hanno acquistato e ristrutturato dopo il disastro, e abbiamo pensato di avvicinarci per chiedere qualche informazione, ma... nel seguire Garmin per una scorciatoia, siamo incappati in un tizio losco che è subito diventato aggressivo e ci ha attaccato; nella fuga ho perso di vista Garmin, mi sono ritrovato quel tizio alle calcagna, e siamo arrivati qui in qualche modo... fortuna nella sfortuna, quel tale era un piromante, e quando ha provato a "flambarmi", quei mostri sono sbucati fuori dai ruderi. E se lo sono spolpato in pochissimo. Ho avuto giusto il tempo di filarmela e trovare un riparo, ma... sono rimasto bloccato e il resto lo sapete."



    Tutta la gente di Kisnoth… scomparsa? Com’era possibile? Di quella notte ricordava un assedio, confuso e di certo assurdo, ma un massacro totale era al di fuori di ogni sua più oscura previsione. O forse erano letteralmente scomparsi, come per effetto di un sortilegio? Nel caso, c’era ancora modo di spezzarlo? Non poteva davvero credere alle parole di Svetlano: doveva a tutti i costi vedere la Grande Dama.
    "Potrei avere un modo per ritrovare la via per la superficie. Se vuoi, sei libero di seguirci, ma non posso garantirti che funzionerà: questo gingillo", disse, in tono grave, indicando il ciondolo che aveva al collo, "è un vecchio regalo e ci ha portato fin qui. Eravamo ancora più a fondo, prima."

    "Beh, ragazzone: non è che abbia molte altre alternative." fa presente Svet con un'alzata di spalle. "E poi... mi hai salvato la vita una volta, quindi ora siamo legati dal destino e belle cose: sappi che non sono un tipo che fa complimenti, quindi considerami dei vostri."conclude, con un convinto cenno del capo "Ora... come usciamo da qui?"



    Si avvicinò di nuovo alla porta, poi ne tastò il legno. Si guardò intorno, stavolta con consapevolezza: un’immagine chiara si impose come risposta al problema. Era palese quale voce gli avesse suggerito cosa fare - non gli piacque, ma riconobbe che poteva essere una strada.
    Se quei mostri vogliono il calore, noi gli daremo in pasto un bel fuoco. Preparatevi a correre,” sbirciò il ciondolo e indicò la direzione che la luce gli mostrava, “da quella parte!
    Si inginocchiò lentamente e poggiò entrambe le mani a terra. Sfregò le punte delle dita a terra; il leggero fumo che seguì ai primi movimenti non lo colse più impreparato. Verso le due estremità lasciò scorrere altrettanti parti di energia: il gigante di fuoco intuì il raggiro e probabilmente ne fu offeso (una piccola fiammata gli percorse il braccio, procurandogli qualche bruciatura e accorciando il pelo scuro). La casa tremò mentre la temperatura si alzava: la pietra che aveva racchiuso quella bottega si contorse e si trasformò in due distinti giganti. Uno si mise sopra i tre sventurati, per ripararli e dargli modo di fuggire, mentre l’altro cominciò a colpire furiosamente, con una spada avvolta dalle fiamme, tutti i mobili e gli oggetti di legno. Quei colossi avrebbero dato fuoco a tutto: Makor-Erenai sperò di aver dato il via a un banchetto irresistibile per le creature che abitavano le strade, così da avere il tempo e il modo di continuare la fuga.

    Eccoci, finalmente! :win:

    Stato fisico: illeso... se si tralascia qualche piccola scottatura sulle braccia;
    Stato mentale: confuso, ansioso ma stranamente euforico a causa dell'utilizzo reiterato del nuovo potere;
    Riserva energetica: 80%

    Abilità passive:

    La lingua e gli occhi di uno sciamano
    Ogni creatura della terra nasce con un certo grado di consapevolezza di quanto la circonda. Alcune specie alterano questo rapporto con il passare delle generazioni: alcuni si avvicinano alla natura mentre altri, consapevolmente o meno, si allontanano dal suo percorso. I troll coltivano da sempre questo legame, che trova la sua massima rappresentazione negli sciamani. La maggior parte dei pelleverde nasce con una predisposizione alla caccia, mentre altri diventano abili costruttori o conciatori; solo pochi nascono con la capacità di percepire gli spiriti della terra.
    Alcuni hanno bisogno di un maestro, mentre altri vengono addestrati da quelle stesse entità che la tribù ha imparato a rispettare; queste, incuriosite, ne seguono lo sviluppo e ognuna di esse è attratta da differenti attributi in un troll. Algiz, lo spirito che cavalcava il vento, si è fatto tutore di Makor-Erenai per compassione di quel cucciolo abbandonato, sopravvissuto al massacro della sua tribù.
    Effetto: Makor-Erenai ha un innato legame con il mondo spirituale. È in grado di percepire gli spiriti - ai fini del regolamento, questa è da intendersi con una passiva di auspex spiritico che copre un raggio di 30 metri - e di interagire con loro. Per richiamare gli spiriti della terra, spesso e volentieri infusi nella natura stessa, lo sciamano fa uso di un particolare linguaggio runico.

    Algiz, lo spirito che cavalcava il vento
    La tribù credeva che il vento volesse solo consigliare la via. C’erano giorni in cui era sereno e i troll ragionevoli: i quei momenti accarezzava le foglie come il pelo ispido dei pelleverde e portava con sé stormi di uccelli perché partecipassero alle sue corse. Quando invece i troll si intestardivano, partorendo così idee più o meno infelici, l’aria tagliava la pelle e scuoteva a destra e a manca nubi di tempesta. Eppure, per quanto fosse volubile, lo spirito che cavalcava il vento non smetteva mai di indicare la giusta direzione, a patto di saperlo ascoltare - e, da che si ricordi, gli sciamani erano in grado di farlo. Algiz era il nome con cui avevano battezzato quella entità. Tutto questo Makor-Erenai lo apprese dallo spirito stesso, il giorno che parlò con lui e imparò a racchiuderne il nome in una runa.
    Un tempo la presenza di Algiz era visibile a occhio nudo, mentre oggi solo chi è in grado di stabilire un contatto con il mondo degli spiriti può intravederne la forma: quella di un gigante di vento dalle enormi corna, con zampe di nembo e occhi di tempesta, che cammina a fianco dello sciamano. Per gli altri resta solo il tocco di un vento fresco e leggero che sembra sempre aggirarsi attorno allo sciamano.
    Effetto: Algiz fornisce un potenziamento alla Resistenza passivo allo sciamano. Utile contro armi da mischia o proiettili comuni per ridurre i danni, non ha invece alcun effetto contro le tecniche nemiche - a meno che questo effetto non venga potenziato attraverso la tecnica Eihwaz, la corteccia che ripara il mondo.
    Effetto: la seconda caratteristica data dalla presenza di Algiz è puramente interpretativa - si tratta della passiva gratuita a disposizione della classe Elementalista. L’affinità ai venti è tangibile infatti anche a chi non è in grado di percepire gli spiriti: attorno a Makor-Erenai soffia un lieve vento fresco, delicato e piacevole. Inoltre, stando al suo fianco, è possibile trovare riparo dalle correnti più violente - ma non ha nessun effetto contro tecniche attive e, durante le quest, la sua efficacia è stabilita dal QM.

    Tecniche utilizzate:

    Sowilo, il richiamo del gigante di fuoco
    Alcune rune erano state incise con il solo scopo di fare da monito, perché i troll attraverso di loro capissero alcune delle minacce più grandi per la specie. Una di queste era il fuoco indomabile, l’incendio da cui non c’è scampo: questo è il significato racchiuso nelle linee che formano Sowilo e nello spirito che essa richiama. Un tempo, quando era un feroce guerriero ancor prima di essere uno sciamano, Makor-Erenai non osava disturbare la fiamma dormiente: Algiz gli aveva parlato delle conseguenze dell’uso sconsiderato di quella forza. Dopo la rinascita, ora che il suo corpo non voleva più saperne di giocare alla guerra, il troll ha dovuto elaborare nuove tecniche per poter affrontare i nemici di Kisnoth: per questo ha tolto la polvere dalla runa Sowilo.
    Squarciando il velo che separa il mondo degli spiriti a quello materiale, Makor-Erenai permette all’entità di creare un proprio corpo sulla terra: la sua forma è quello di un gigante di fuoco dal corpo di roccia e fiamma, che brandisce una spada incandescente. Fortunatamente, questo legame è fragile e la sua permanenza tra i vivi è limitata nel tempo; ma fintanto che l’energia permette a quel colosso di muoversi è un nemico assai temibile.
    Effetto: tramite la runa Sowilo viene evocato un gigante di fuoco sul campo di battaglia. Alto circa tre metri in altezza, ha il corpo composto di roccia ed è armato di una spada incandescente che utilizza per attaccare in mischia i nemici dello sciamano. Questo viene comandato mentalmente dallo sciamano, pertanto se questo fosse vittima di assalti psichici, il controllo sulla creatura potrebbe risentirne o risultare completamente compromesso.
    Tecnica di evocazione - consumo Variabile
    Consumo Basso (doppio utilizzo) : durata 1 turno, due creature evocate


    Riepilogo: riporto la discussione, infarcita di altre parole e azioni. Il diversivo è tanto semplice quanto invadente: evocare due giganti del fuoco, per appiccare un incendio nella bottega - ma uno di loro deve prima perdere un po' di tempo a darci modo di scappare, prima che tutto ci crolli addosso. Banzai!
     
    Top
    .
  13.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    La domanda del Bardo in merito al da farsi è quanto mai pragmatica, e ha il pregio di mettere prontamente in moto gli ingranaggi nella tua testa: per prima cosa, consultando con un'occhiata il Ciondolo dei Disith -sempre appeso attorno al tuo collo-, noti che il suo bagliore ceruleo riprende intensità, e -proprio come ha già fatto in precedenza- dallo zaffiro incastonato in quell'occhio si dipana un raggio luminoso ed etereo che ti indica la via da seguire.

    Rassicurato dal fatto di avere effettivamente una meta a cui condurre i tuoi compagni dispersi, il prossimo step è escogitare un modo per scrollarvi di dosso i disgustosi inseguitori che vi stanno or ora assediando, così da riuscire a portarceli: se quei Vermi-Chimera si nutrono di calore, non devi far altro che dar loro in pasto un gran fuoco... e quando ti avvicini all'ultima porta dietro cui siete barricati, carezzarne il legno ti fa venire in mente un'ovvia soluzione. Che poi, è la stessa che ti ha permesso di trarre in salvo Svetlano: un diversivo con cui distrarre i nemici.

    Se quei mostri vogliono il calore, noi gli daremo in pasto un bel fuoco.
    annunci agli altri due, sbirciando un'ultima volta il pendente magico
    Preparatevi a correre, da quella parte!

    Mentre ti inginocchi per prepararti a compiere il rituale di evocazione della runa Sowilo, il Menestrello si rimette in piedi, si sistema il prezioso liuto a tracolla sulla schiena, chiude bene la sacca che gli pende da un fianco e i borselli alla cintura, e si prepara alla fuga sciogliendo i muscoli con degli esercizi di stretching e con qualche saltello di riscaldamento; il ragazzo bendato, invece, si rimette in piedi lentamente, si stacca dalla fresca parete di pietra controvoglia, e rinsalda la presa delle braccia sottili attorno alla sua preziosa giara d'acqua fredda... suscitando la perplessità di Svetlano.

    «Scusa, gioia, ma... sei sicuro di riuscire a saltare di tetto in tetto
    con quell'affare sugli occhi e quel coso in braccio? »


    Come te, Mattew -complice la benda incriminata- ci mette qualche istante prima di capire che il Mezzelfo si è rivolto a lui, e mentre gli risponde il disagio che prova è chiaro da come la voce gli tartaglia e dal modo in cui si stringe il vaso di coccio al petto, nascondendovi parzialmente contro il viso: se gli lanciassi un'occhiata senza deconcentrarti dalla tua formula di richiamo, noteresti la sua somiglianza con un bambino che si nasconde dietro al proprio peluche.

    « Ah... Emh... I-io... sì... la benda non è un problema... »
    in effetti, potresti confermare anche tu che egli sappia muoversi bene "alla cieca"
    « E... e questa ...è la mia giara... »

    « A meno che quel vaso non sia o non abbia qualcosa di così unico ed importante da non poterlo rimpiazzare una volta in salvo, ti consiglierei davvero di mollarlo qui. »

    Il Bardo insiste, e su questo non puoi dargli troppo torto: anche se riesce a sollevare il proprio fardello e portarselo in giro, è comunque un oggetto molto ingombrante per un tipo mingherlino come il giovanotto pieno di cicatrici, e pensare di tenerlo abbracciato durante una prova atletica in cui tocca scappare per salvarsi la vita, non sembra affatto una soluzione comoda o facile... ma anche il ragazzo ha le sue ragioni, devi riconoscere: non sai dire di cosa si sia trattato, ma tu stesso l'hai visto attraversare una brutta crisi a cui solo l'acqua fredda ha dato sollievo, e puoi capire la sua reticenza a separarsene.

    « Ma... è la mia giara... mi serve... »

    Mattew piagnucola e si stringe ancora più gelosamente al suo boccione di acqua fredda, mentre Svetlano incrocia le braccia e sbatte un piede a terra, prima di lanciarti uno sguardo che sembra voler dire "caro, digli qualcosa tu!"... ma non c'è molto che tu possa fare: il giovane -per quanto ti sia sempre parso estremamente remissivo- sembra davvero categorico su quel punto, tanto che rifiuta anche tue eventuali offerte di trasportare l'otre al posto suo, e visto che per una volta è anche abbastanza deciso a fare qualcosa di sua iniziativa, preferisci non intrometterti nella sua decisione - anche perché hai una coppia di Giganti di Fuoco da ridestare, e già quel battibecco è tutt'altro che d'aiuto.

    A malincuore, con tanti dubbi e qualche cattivo presentimento,
    anche Svet si costringe ad accettare la cosa... ma non prima di aver riventicato l'ultima parola.

    « Ah, d'accordo! Fa' come ti pare: lo dicevo nel tuo interesse. »
    brontola il Bardo preparandosi in pole position vicino alla finestra
    « ...ma, come diceva la mia mamma, "se ti sfracelli prendi anche il resto". »

    Ritrovato il silenzio e la concentrazione, porti a compimento il rito di congiurazione della runa, ed una piccola fiammata di disappunto ti serpeggia sugli avambracci per un breve istante, segnale che gli spiriti elementali sono pronti ad entrare in azione, ma che non è troppo entusiasti dell'uso a cui intendi destinarli: esche vive, da offrire in sacrificio ai Vermi-Chimera per permettervi di guadagnare abbastanza tempo da raggiungere la vostra destinazione.

    Al manifestarsi dei Giganti di Fuoco, Matt e Svet trasaliscono in un'istintiva sorpresa, e non appena la temperatura nella camera in cui avete trovato rifugio si alza, i tuoi due compagni scavalcano il parapetto della finestra, uscendo sul tetto del porticato antistante l'ingresso: il Bardo lo fa con estrema rapidità e grazia -come una ballerina in fuga dal pericolo-, mentre il Liberto lo imita con più impaccio e lentezza, e qualche verso sofferente; al primo scossone che fa tremare la piccola costruzione, anche tu ti avventuri fuori, e se Svetlano è già lontano almeno un paio di tetti, Mattewgià dopo il primo salto ha l'affanno ed è madido di sudore. La buona notizia è però che le antiche pietre delle architetture di quella città in rovina sono ancora abbastanza solide da reggere anche il peso della tua mole, seppure con qualche crepa in più e tante tegole di meno.

    Controlli la direzione indicata dal ciondolo dei Disith, e la trasmetti a gesti al Musico, che vi fa da battistrada grazie alla sua superiore agilità e vi fa anche la cortesia di indicarvi i punti più solidi ed accessibili per proseguire: fortunatamente, la meta che il raggio di luce evanescente sta inequivocabilmente indicando è una sorta di campanile nemmeno troppo distante il linea d'aria, così -rincuorato dalla cosa- ti attardi un momento per spingere lo sguardo sulle strade sottostanti, dove vedi che la palpitante moltitudine di orrori serpentiformi radunatisi è in evidente fermento, tutti presi dalla frenesia di avvicinarsi all'enorme quantità di calore che l'incendio appiccato dalle tue due evocazioni sta sprigionando, dando alle fiamme l'intera palazzina, ormai a distanza di sicurezza da voi fuggiaschi.

    « Oh, no! No! No! No! »

    A ridestarti dalla contemplazione di quel disgustoso eppur ipnotico brulicare di spire roventi e volti umani è la voce disperata del giovanotto bendato, seguito dallo schianto al suolo della sua preziosa giara, su cui ha perso la presa per qualche motivo; per un attimo, ti è naturale concentrarti sulla sua figura emaciata, accasciata su una balconata del secondo piano, ma... lo stridore agonizzante che si leva dalla strada richiama la tua attenzione sui Vermi-Chimera: là dove l'acqua è caduta, riversandosi su alcuni di loro, le bestiacce hanno cominciato ad emettere densi pennacchi di vapore nero, contorcendosi, spegnendosi, e accartocciandosi al suolo come rametti nodosi del tutto carbonizzati.

    E così l'acqua li annienta...? Interessante! Ma, in fondo, era una cosa prevedibile:
    visto che il fuoco e il calore li attraggono, ha perfettamente senso che il suo contrario li danneggi.

    In ogni caso, rifletterai con calma su queste cose più tardi, quando sarete tutti e tre al sicuro nella prossima Kisnoth, sperando si tratti dell'ultima: stando attento a calibrare i tuoi spostamenti, ti dirigi verso Mattew: non si è ancora rialzato, e non sai se la cosa sia dovuta allo shock emotivo o piuttosto al fatto che il suo misterioso malessere possa stargli procurando un'altra crisi... e temi seriamente si tratti della seconda opzione quando -una volta raggiuntolo- tutto ciò che il ragazzo bendato riesce a rispondere alle tue eventuali domande od esortazioni sono gemiti inintelligibili e spasmi di sofferenza, mentre si accascia e contorce sul pavimento di marmo.

    « Oh, cavolo... che cos'ha il Ranocchietto? Sta male? »
    preoccupato dalla scena, anche Svet vi raggiunge, tornando sui suoi passi
    « Sarà meglio fermarci un attimo...! Metto in sicurezza la zona: portalo dentro! »

    Senza aspettare un responso da parte tua, il Bardo attraversa la porta-finestra della balconata facendoti cenno di seguirlo, e mentre il Mezzelfo si avventura nella stanza, sgambettando fino alla porta per rinserrarla e barricarla con un vicino comò ché-non-si-sa-mai, tu sollevi tra le braccia il corpicino mingherlino del ragazzo bendato e lo segui all'interno: al tocco, senti Mattew scottare, e ti sembra che in alcuni punti il livore della sua pelle sia aumentato, ma non fai in tempo a chiederti cosa gli stia succedendo...

    « Ehi! Guarda che bello questo libro di fiabe! Non è bellissimo? »
    la voce di Svetlano si inserisce -squillante e petulante- nella linea dei tuoi pensieri
    « Penso proprio che lo porterò con me: sarebbe un peccato lasciarlo qua sotto, ma... secondo te conta come rubare? Cioè: se ci fosse qualcuno a cui chiedere, lo comprerei, ma... »

    T- U - P

    « Oh-Porca-Zozzetta...! »

    Il libro che il Cantore si rigirava tra le mani con l'intento di mostrartelo cade sul tappeto logoro che riveste il pavimento con un tonfo secco, la sua voce si interrompe bruscamente per far spazio a quell'imprecazione certamente bislacca, e tu riporti lo sguardo sul Musico solo per vederlo retrocedere con un balzo, in evidente stato di allarme.

    « Ragazzone... Allontanati da lì!
    Retrocedi piano piano verso il balcone! Dobbiamo andarcene subito. »

    naturalmente, sarai confuso, così Svet punta un indice sull'inerte Matt per spiegarsi
    « Il Ranocchietto è spacciato: è infetto, o posseduto, o... non so come si dice in questi casi, ma l'ho già visto succedere a quel tipo che ha aggredito me e Garmin! I Vermi-Chimera devono averlo farcito con le loro uova, e non voglio assistere di nuovo al dubbio miracolo della vita! »

    Girando più al largo che può dal punto in cui hai deposto il ragazzo bendato, il Bardo si sposta verso la balconata da cui siete entrati, e di nuovo ti fa cenno di appropinquarti a quella via d'uscita... ma tu sei pronto a farlo? Sei disposto ad abbandonare un compagno in difficoltà?


    QM-Point

    Plot-Twist! :tend: Credo che il post sia chiaro, ma se così non è puoi contattarmi :flwr:

    Data la situazione, hai carta bianca sul da farsi: ormai non manca molto alla meta...
    ma sta a te decidere se arrivarci in due o in tre nonostante tutto :win:



    Edited by Madhatter - 13/12/2019, 23:27
     
    Top
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Cado spesso un poco dalle nuvole.

    Group
    Member
    Posts
    433

    Status
    Anonymous
    Era difficile ammetterlo, ma quello che Svetlano gli aveva appena detto, travolto da un’ondata di orrore e disgusto, non era privo di senso. Si ricordò dell’impressione strana che aveva intravisto nella zona del ventre di Matthew, quando l’aveva scovato in quella casa disabitata; a chiusura del cerchio, il destino del ragazzo si stava giocando in una seconda abitazione senza più traccia di abitanti. Anni prima gli avrebbe voltato le spalle senza pensarci troppo, ma le cose erano cambiate: abbandonarlo significava ribadire la sua incapacità come protettore di quella grande, fragile Dama. Fu comunque costretto ad ammettere a sé stesso che, in quella situazione, le sue possibilità erano molto limitate: in un bosco avrebbe potuto procacciarsi qualche prezioso rimedio erboristico, ma lì non c’erano che macerie e creature maligne.

    Un momento, Svetlano”, disse, in tono grave; la sua voce si spense sul finire della frase. Ripeté: “solo un momento”, poi mormorò qualche parola nella sua lingua natale - che ormai poche creature su Endlos, nascoste tra le rocce del Drago di Pietra, comprendevano - lasciata cadere nel vuoto.
    Quelle sillabe lo riportarono tra i ghiacci; sulla pelle corse un brivido che, solleticando la pelle da poco (e di poco) ustionata, arrivò fino al palmo della mano sinistra. Algiz sussurrava alle sue orecchie le note di una vecchia canzone, con un sibilo di vento. Parlava dell’inverno. Racchiusa nel pugno scovò una linea solitaria, dritta, verticale; brillava di bianco e trasmetteva un senso di pace. Makor-Erenai squadrò ancora una volta quel che rimaneva di Matthew: era un tentativo disperato, ma rimaneva l’unico alla sua portata.
    A differenza di Sowilo, lo sciamano non temeva Isa, lo spirito immobile. Tuttavia non sapeva davvero dire cosa avrebbe potuto fare in quella situazione. Quell’entità era riflessiva e poco propensa all’azione, ma d’altro canto era associata anche al freddo e alla pace, entrambi elementi che sembravano poter essere d’aiuto al piccolo uomo. Tese il braccio sinistro per un attimo verso il compagno in difficoltà lanciando in aria, con sua sorpresa, una manciata di luccicanti cristalli di ghiaccio. Caddero al suolo e cominciarono a vibrare, quindi a crescere: bastò un attimo perché da quel cumulo si formasse una creatura umanoide, dal corpo trasparente, che racchiudeva in sé un bagliore bluastro, come una luce immersa in una piccola pozza d’acqua. Capì subito perché lo sciamano l’aveva convocato lì e si mosse verso Matthew; trasmetteva un senso di tranquillità, ricordava un’alba bianca e silenziosa, di quelle che seguono alle notti di forti nevicate.
    Se questo non funziona…”, disse Makor-Erenai, senza trovare il coraggio di finire la frase. Il vapore del suo fiato scomparve nell’aria, diventata improvvisamente fredda. Se non avesse funzionato, lo avrebbero abbandonato lì: non c’era altro da fare, doveva rassegnarsi.

    Stato fisico: illeso... se si tralascia qualche piccola scottatura sulle braccia;
    Stato mentale: in ansia per la sorte del piccolo compagno;
    Riserva energetica: 70%

    Abilità passive:

    La lingua e gli occhi di uno sciamano
    Ogni creatura della terra nasce con un certo grado di consapevolezza di quanto la circonda. Alcune specie alterano questo rapporto con il passare delle generazioni: alcuni si avvicinano alla natura mentre altri, consapevolmente o meno, si allontanano dal suo percorso. I troll coltivano da sempre questo legame, che trova la sua massima rappresentazione negli sciamani. La maggior parte dei pelleverde nasce con una predisposizione alla caccia, mentre altri diventano abili costruttori o conciatori; solo pochi nascono con la capacità di percepire gli spiriti della terra.
    Alcuni hanno bisogno di un maestro, mentre altri vengono addestrati da quelle stesse entità che la tribù ha imparato a rispettare; queste, incuriosite, ne seguono lo sviluppo e ognuna di esse è attratta da differenti attributi in un troll. Algiz, lo spirito che cavalcava il vento, si è fatto tutore di Makor-Erenai per compassione di quel cucciolo abbandonato, sopravvissuto al massacro della sua tribù.
    Effetto: Makor-Erenai ha un innato legame con il mondo spirituale. È in grado di percepire gli spiriti - ai fini del regolamento, questa è da intendersi con una passiva di auspex spiritico che copre un raggio di 30 metri - e di interagire con loro. Per richiamare gli spiriti della terra, spesso e volentieri infusi nella natura stessa, lo sciamano fa uso di un particolare linguaggio runico.

    Algiz, lo spirito che cavalcava il vento
    La tribù credeva che il vento volesse solo consigliare la via. C’erano giorni in cui era sereno e i troll ragionevoli: i quei momenti accarezzava le foglie come il pelo ispido dei pelleverde e portava con sé stormi di uccelli perché partecipassero alle sue corse. Quando invece i troll si intestardivano, partorendo così idee più o meno infelici, l’aria tagliava la pelle e scuoteva a destra e a manca nubi di tempesta. Eppure, per quanto fosse volubile, lo spirito che cavalcava il vento non smetteva mai di indicare la giusta direzione, a patto di saperlo ascoltare - e, da che si ricordi, gli sciamani erano in grado di farlo. Algiz era il nome con cui avevano battezzato quella entità. Tutto questo Makor-Erenai lo apprese dallo spirito stesso, il giorno che parlò con lui e imparò a racchiuderne il nome in una runa.
    Un tempo la presenza di Algiz era visibile a occhio nudo, mentre oggi solo chi è in grado di stabilire un contatto con il mondo degli spiriti può intravederne la forma: quella di un gigante di vento dalle enormi corna, con zampe di nembo e occhi di tempesta, che cammina a fianco dello sciamano. Per gli altri resta solo il tocco di un vento fresco e leggero che sembra sempre aggirarsi attorno allo sciamano.
    Effetto: Algiz fornisce un potenziamento alla Resistenza passivo allo sciamano. Utile contro armi da mischia o proiettili comuni per ridurre i danni, non ha invece alcun effetto contro le tecniche nemiche - a meno che questo effetto non venga potenziato attraverso la tecnica Eihwaz, la corteccia che ripara il mondo.
    Effetto: la seconda caratteristica data dalla presenza di Algiz è puramente interpretativa - si tratta della passiva gratuita a disposizione della classe Elementalista. L’affinità ai venti è tangibile infatti anche a chi non è in grado di percepire gli spiriti: attorno a Makor-Erenai soffia un lieve vento fresco, delicato e piacevole. Inoltre, stando al suo fianco, è possibile trovare riparo dalle correnti più violente - ma non ha nessun effetto contro tecniche attive e, durante le quest, la sua efficacia è stabilita dal QM.

    Tecniche utilizzate:

    Isa, l’immobile
    Ci sono giorni in inverno, sul Dorso del Drago di Pietra, dove il freddo impedisce a ogni cosa di muoversi; stando a quanto dicono i troll, non è necessariamente una brutta cosa. Lo spirito del freddo, Isa, esorta alla calma e ricorda che è necessario concedersi tempo per pensare. È un’entità incline alla meditazione e nemica del conflitto, che cerca di ostacolare in ogni modo. La tribù non osava mai ribellarsi al volere del gelo, sapendo di rischiare la vita: Isa è la ragione che disprezza gli istinti più bassi.
    L’affinità di Makor-Erenai con questo spirito è crescita con il tempo. Lasciato alle spalle il passato da guerriero, gli occhi del troll hanno imparato a vedere da un punto di vista diverso il mondo. Per cercare di mantenere la pace, ha appreso allora come richiamare lo spirito dei ghiacci per servirsi dei suoi poteri. Manifestandosi nel mondo materiale, Isa assume le forme di un’esile creatura bipede, con tratti da umanoidi. Il corpo composto di ghiaccio riflette la luce, ma lascia intravedere un bagliore azzurro che dal torace corre verso gli arti periferici e la testa. Immobile, la sua presenza induce uno stato di tranquillità in ogni creatura presente nell’area.
    Effetto: Isa, l’immobile è una tecnica di evocazione, che richiama uno spirito di ghiaccio immobile in grado di imporre un effetto di Malia, trasmettendo un senso di calma che mira a sedare i conflitti - o a prevenirli, se possibile. Questa tecnica può influenzare fino a 4 bersagli e si esaurisce in due turni; una volta evocata, lo spirito non richiede altri comandi da parte dello sciamano per svolgere la sua funzione.
    Tecnica di evocazione - consumo Medio - durata 2 turni - Fino a 4 bersagli influenzati

    Riepilogo: Data la sensibilità delle malefiche creature all'acqua, provo a sfruttare l'affinità dello spirito Isa al gelo per placare la reazione in corso nel corpo di Matthew, sperando che l'effetto di malia possa riportare un po' di lucidità nella sua testolina!
     
    Top
    .
  15.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Un momento, Svetlano, solo un momento

    Messo davanti all'impietosa angolarità dei fatti, senti il bisogno di qualche istante per metabolizzare la verità, e anche se le brutte condizioni di Matthew non fanno che peggiorare di attimo in attimo, sfrutti quegli istanti di incertezza per riordinare le idee, passare in rassegna le esigue risorse a tua disposizione, e -anzi- rivolgere una preghiera in lingua sciamanica all'unica entità che credi in grado di aiutarti...

    ...perché Isa è lo Spirito Immobile, l'anima del gelo che invita alla calma, e anche se tu stesso lo consideri un tentativo disperato, confidi nel suo intervento. E dopotutto, provare a fare qualcosa è meglio che rinunciare in partenza, senza nemmeno cercare di fare nulla.

    Sulle note della canzone che Algiz intona senza voce nel tuo cuore, lo Spirito dell'Inverno si ridesta, e ad un tuo gesto si manifesta nella realtà in una spruzzata di piccoli fiocchi di neve che danzano nell'aria, e mentre con la coda dell'occhio vedi il Bardo accanto a te trasalire per un violento brivido di freddo e avvolgersi le braccia attorno al corpo per trattenere un po' di calore, i cristalli di ghiaccio si infrangono sul pavimento, e dalla loro mistica struttura sorge sotto i vostri occhi una creaturina dal corpo traslucido come vetro, e dall'anima di luce blu.

    Se questo non funziona…

    « Oh... povero ragazzone... lo capisco... »

    Nonostante il tono conciliante usato nel commento insieme a cui ti elargisce una carezzina consolatoria sulla ruvida pelle del braccio, il Mezzelfo non pare troppo fiducioso nella prospettiva di salvezza del Ranocchietto, pur restando sinceramente dispiaciuto per il tuo dispiacere... mentre si tiene prudentemente al riparo della tua mole, tenendosi aperta la via di fuga verso il balcone da cui siete entrati.

    « ...ma dovremmo davvero-davvero andarcene. »

    Di sicuro -da che lo conosci-, hai avuto modo di confermarne la ben radicata indole da commediante di Svetlano, eppure non puoi essere certo che la sua sia solo esagerazione: probabilmente, ciò a cui ha assistito deve avergli fatto molta impressione... e mentre l'avatar degli elementi si manifesta nel reale in risposta al tuo sincero desiderio di aiutare quel piccolo fragile umano, e gli si avvicina per trasmettergli la sua stessa essenza senza bisogno di ulteriori indicazioni da parte tua, nel vedere Matthew iniziare a gemere e contorcersi nell'incoscienza cominci anche a capire il perché.

    Isa è l'Inverno che culla la Natura nel suo gelido abbraccio.
    Isa è l'anima del gelo che copre il mondo sotto una bianca coltre di silenzio.
    Isa è la Spirito Immobile che invita alla calma, alla riflessione, alla pace...

    ...ma i Vermi di Fuoco non sono creature dotate del raziocinio necessario per comprendere il suo messaggio. Perché quelle Chimere sono abomini nati da un'ibridazione forzata e contro natura. Mostri. Armi. Esseri concepiti per intenti malvagi, realizzati con il sacrificio di molte vite, e programmate a null'altro scopo che perpetuare il proprio ciclo distruttivo.

    Ma ora, l'abbraccio del gelo minaccia le loro esistenze, e nelle larve -a differenza di qualche ora fa- ormai maturate si innesca un prepotente istinto di sopravvivenza, che le spinge ad allontanarsi con ogni mezzo dalla fonte di freddo, che per loro vuol dire "pericolo": la pelle del ventre e del torso del ragazzino bendato comincia a tendersi -in una maniera che fa male già solo a vedersi- e ad annerirsi -bruciata dall'interno-, mentre i Vermi-Chimera cercano una via di uscita dalla creatura che hanno usato da incubatrice, a costo di dilaniare il loro ospite.

    Così, tra i gemiti e gli spasmi dello sventurato, la spalla destra di Mattew viene squarciata da una delle bestiacce serpentiformi che si è aperta un varco forzando e mordendo la carne e le ossa con i denti del suo grottesco volto umano... ma a rendere ancora più inquietante la scena è che non c'è sangue ad imbrattare il giaciglio dove il ragazzino è riverso, ma un vischioso icore nero che -non senza un certo shock- il tuo cervello sa di aver già visto da qualche altra parte...

    png

    Come se la tua coscienza fosse il peso agganciato all'estremità ben tesa di una fascia elastica, ti basta perdere la presa per un solo istante sulla realtà che ti circonda per ritrovarti scagliato indietro con forza, e per qualche momento affondi nei flutti densi e confusi di quel passato di cui la memoria ancora fatica a rimettere insieme i pezzi... ma sei di nuovo lì: di nuovo in quella casetta svuotata dai rastrellamenti degli invasori, affacciata sulla piazza dove tanta di quella povera gente sta venendo caricata su delle gabbie dotate di ruote, come bestiame su di un carretto diretto al mattatoio.

    Il tuo sguardo è puntato sull'uomo con la Maschera, quello che guida la selezione dei prigionieri, distinguendo tra chi sale sul carrozzone e chi resta a terra: hai capito che è lui che dà gli ordini, e perciò sai che devi concentrarti su di lui, così aspetti il momento in cui i suoi passi lo porteranno a portata dei tuoi poteri, ma prima che quell'occasione arrivi, un sibilo fende l'aria all'improvviso.

    ~ S ~ N ~ A ~ P ~

    Ti accorgi di essere stato troppo concentrato sull'obiettivo -e disattento al resto- quando lo schiocco sordo del cuoio giunge da troppo vicino, allarmandoti e riportandoti al momento: la morsa che senti stringersi attorno alla caviglia ti fa abbassare gli occhi sul laccio che l'ha avviluppata, ma non fai in tempo a risalire con lo sguardo fino all'altro capo della frusta per vedere chi è che la brandisce, perché un secco strattone ti sbilancia, gettandoti sul pavimento.

    Per riuscire ad avere ragione di un troll della tua età e della tua stazza in questo modo, puoi ben immaginare che il tuo opponente deve possedere una forza quanto meno sovrumana, per questo sei nuovamente colto di sorpresa quando a lanciartici addosso per schiacciarti contro il pavimento dell'abitazione non è un qualche energumeno bensì una... una fanciulla. Una abbigliata in maniera piuttosto
    discinta, tra l'altro, con capelli ricci e scuri, e una luce lasciva e decisamente sinistra negli occhi violetti.

    jpg
    « Ma cosa abbiamo qui? Certo che sei proprio un bel bestione... »
    mormora con voce dolce e carezzevole, prima di sferrarti un pugno in faccia
    « ...ti metterò un bel collare e ti terrò con me. Almeno per un po'. »

    Nonostante l'aspetto sia quello di un'umana, pensi di poter affermare con un buon margine di sicurezza che non lo sia: picchia troppo forte per la corporatura che si ritrova... ma, soprattutto, un accesso di nausea e disgusto ti coglie in riflesso alle sensazioni che le tue percezioni sciamaniche ricavano da quella presenza. La sua anima -dalla forma particolarmente piccola e compatta- ti risulta semplicemente tossica: non è solo malvagia, ma... come deteriorata, putrefatta. Un concetto che di per sé sembra innaturale.

    « Bene, direi che possiamo tornare al Tendone! Con il Raccolto abbiamo finito!
    ...il Padrone ha detto che possiamo tenere gli scarti per noi. »


    Forse le hai risposto qualcosa, o forse no, ma ad ogni modo non hai tempo da perdere con quella svitata: dalla piazza senti di nuovo provenire la voce della Maschera, e sai che devi fare in fretta... ma il tripudio di grida da animali scannati che d'un tratto esplode all'esterno è abbastanza da trasmetterti un'angoscia senza pari: una carneficina si sta consumando appena oltre la portata del tuo sguardo, lasciando solo sconfinate pozze rosse per terra e il suono disgustoso di strappi umidi nell'aria, e tu...? Tu sei bloccato lì. Hai perso tempo prezioso. Hai sprecato un'occasione. E non li hai salvati.

    In un impeto di furia dettato dalla frustrazione di quella situazione atroce, respingi la nemica per allontanarla da te, e il colpo che le sferri la proietta all'altro capo della stanza, mandandola ad impattare violentemente contro l'architrave in pietra del camino della piccola abitazione, trascinandosi dietro tutta la collezione di pesanti suppellettili che lo decorava... soprattutto un massiccio vassoio di pietra dall'aria molto pesante, che le si abbatte sul capo, fracassandole il cranio; tuttavia, non hai nemmeno il tempo di rimanere interdetto dalla scena, né di chiederti perché -al posto della disgustosa ma consueta mistura di sangue e cervella- dalla sua testa spappolata esca una densa poltiglia nera che delle robuste catene metalliche ti avvolgono vita, polsi e collo come le spire di un serpente, tirandoti indietro...

    « O-Ozma...? Tutto bene...? »

    png

    Confuso da quello che hai appena ricordato di aver visto, probabilmente interrogandoti su che significato possa avere, torni al presente sollecitato da dei lievi colpetti che ti pungolano con insistenze un fianco: sei riverso sul pavimento della stanza dove tu e Svetlano avevate trovato riparo per controllare le condizioni di Matthew, e c'è musica nell'aria... e una dozzina di Vermi-Chimera di Fuoco intorno a te.

    La "covata" che si è servita del corpo del ragazzino si è comprensibilmente riversata giù dal giaciglio per avventarsi sulla più prossima fonte di calore con cui ricominciare il ciclo, ma la prontezza di spirito del Mezzelfo e la sua abilità con il liuto li hanno inchiodati dove ora li vedi... di nuovo in una posizione di stallo: grandi come vipere, ben dritti in posizione di attacco, i mostri ondeggiano stupidamente da una parte e dall'altra le loro grottesche teste umane, come ipnotizzati dalla melodia che il Menestrello si è affrettato ad intonare per tenerle ferme dopo che sei caduto. A pungolarti un fianco con urgenza spasmodica è proprio il suo piede, che cerca di risvegliarti.

    « Caro amico colossale, non ti devi scoraggiare... ♪
    Or gli occhi devi aprire e quei mostri spiaccicare... ♪
    Poi pensa a proseguire: ce ne dobbiamo andare... ♪
    Così di nuovo il sole torneremo a rimirare...! ♪ »


    E, in effetti, tornare a vedere il sole non sarebbe per nulla male: il ciondolo dei Disith continua a splendere, comunicandoti che l'uscita non è lontana, e tu cominci ad averne davvero abbastanza di quel posto, di quei ricordi, di quel dolore, e soprattutto dell'eco di quegli amari sentimenti.


    QM-Point

    Nuovo flashback, nuovo "Momento WTF" :moonwalk:
    Non mi dilungo in riassunti o commenti per lasciare a Makor la massima libertà di interpretare gli eventi. :sisi:
    Tuttavia, se ci sono domande o dubbi di sorta, scrivimi pure: sono a disposizione :flwr:

     
    Top
    .
22 replies since 5/8/2019, 15:30   462 views
  Share  
.