Through the Mirror

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    Camminando ben dritto, ad un singolo passo di scarto rispetto alla coppia di guardie che si era con solerzia offerta imposta di fargli da guida, Leon Belmont percorse il corridoio che conduceva alle nuove stanze di Drusilia Galanodel: nonostante il clima festoso e festante, le forze dell'ordine di Laputa -come era giusto che fosse- non avevano certo dimenticato la disciplina e la sicurezza, per questo il Paladino non si era opposto alla loro presenza in quella faccenda.

    Dopotutto, per quanto si trattasse della richiesta di un Capitano dell'esercito alleato, inoltrata loro dall'Alfiere Orientale in persona, sarebbe comprensibilmente risultata bizzarra a chiunque la sua volontà di incontrare la Regina Madre nei propri appartamenti privati: anche se si trattava solamente di consegnarle un animaletto aggressivo, lasciato in giro dalla Principessa Riful.

    Spiegare a quei due buonuomini anche la faccenda dello specchietto -che teneva riposto con cura in uno scomparto della cintura, avvolto in un fazzoletto- sarebbe stato invece inutilmente complicato, così il biondo l'aveva omesso dalle proprie motivazioni, con l'intento di riservare quella strana storia unicamente alle orecchie della Dama del Vento.

    Giunti alla porta che cercavano, uno dei gendarmi si accostò ai battenti e bussò in modo nitido e composto, lasciando decantare nel silenzio del corridoio l'eco del chiaro “toc-toc” in un frangente di silenzio, prima di annunciare il visitatore in modo formale... ma la risposta che provenne dall'altra parte fu quanto mai inaspettata.


    « Abbiamo da fare: andate via! ★ »

    Principalmente, perché quella voce assolutamente maschile e secca non proveniva dalla bocca della donna che sarebbe dovuta esserne l'occupante; a quel punto, mentre il Cacciatore reclinava il capo da una parte, perplesso, le due guardie alle sue spalle si scambiarono un'occhiata, fortemente indecisi se fare irruzione per controllare... ma, fortunatamente, la locataria legittima si fece subito sentire.

    -Chiudi il becco! Sono già dodici ore che nessuno mi vede in giro,
    è normale che qualcuno passi a controllare se sono viva!-


    « In realtà, sono passate solo undici ore, trentasette minuti e... ti risparmio i secondi. »
    puntualizzò con fare petulante il misterioso ospite, primo a parlare
    « Siamo all'ultimo episodio, ad un passo dal finale: il resto può aspettare. »

    -ENTRA PURE, LEON: NON ASCOLTARLO!-

    Scambiandosi una nuova occhiata dubbiosa, i due soldati si congedarono con un inchino,
    e Leon -rimasto solo davanti alla porta- dette un ultimo segnale, prima di schiudere i battenti.


    « Allora... con permesso. »

    jpgTuttavia, quel che gli occhi azzurri del Cavaliere videro dall'altra parte risultò per lui un tantino sorprendente: non tanto per il salottino -dalla vistosa tappezzeria rosa shocking a pois bianchi- che vi trovò, né per lo schermo futuristico di cui gli era capitato di vedere eguali solo in poche aree di Endlos, e neppure per la disordinata montagna di bibite e snack che ingombravano il tavolino davanti all'Angelo come nella peggior tradizione adolescenziale...

    -Accomodati.-

    ...quanto per l'inconsueta mise indossata dall'uomo seduto accanto a lei, abbigliato di nient'altro che un accappatoio rosa da bagno, ciabattine dello stesso colore dalla punta ricoperta di peluche in tinta, e con la testa avvolta da un telo di spugna a mo' di turbante. E... non c'era nulla di male, in quello, per carità, era solo che... l'impressione che il biondo ne ricavò fu di essersi introdotto come un intruso in un'atmosfera fin troppo casalinga e familiare.

    « Sì... ehm.... grazie... »

    Tuttavia, per Drusilia sarebbe stato ancora più strano che per Leon: le sarebbe infatti bastato voltarsi verso Mephisto per notare il suo abbigliamento, e ne sarebbe rimasta probabilmente sorpresa, visto che fino ad un istante fa -giusto prima che la donna rispondesse alla porta-, l'Arcidemone era sempre rimasto abbigliato dello stesso completo elegante adoperato all'Incoronazione. Insomma: quando si era spogliato cambiato?!

    « Prima della cerimonia al Mastio ho incontrato tua figlia per le strade della Città Alta. »
    esordì intanto il Sole, recuperando la compostezza, e avanzando fino ad una vicina poltroncina
    « Era malconcia, e di malumore, e stava evocando qualcosa... »
    spiegò, esibendo la gabbietta contenente il bellicoso drago in miniatura, e porgendola alla Dama
    « ...ho cercato di capire cosa le fosse successo, e mi sono offerto di scortarla al maniero, ma non ha voluto parlare con me: è scoppiata in lacrime ed è entrata in uno specchio. »

    Scrollando un poco il capo, facendo ondeggiare i capelli dorati che lo coronavano,
    il Paladino recuperò lo specchio e il suo involto dal tascapane, e porse anche quello alla donna,
    cercando i suoi occhi verdi.


    « Mi spiace... non sono riuscito a far nulla per aiutarla. »

     
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    « Allora... con permesso. »

    Ben consapevole di non essere nelle condizioni o nel luogo adatto per ricevere il Capitano di un esercito alleato, Drusilia Galanodel aveva acconsentito immediatamente a vederlo -esattamente come avrebbe fatto per un qualunque familiare- in virtù del loro legame di Arcani e della naturale simpatia che provava nei confronti del Sole. L'idea di dover trovare una qualche spiegazione plausibile a quello slancio di cortesia, raramente mostrato davanti ad estranei, la mise tuttavia abbastanza a disagio -molto più di un'elegante camera da letto ridotta a "salotto nerd"-. Fortunatamente -però- nessuno ci fece troppo caso, dunque si limitò a tacere.

    -Accomodati.
    « Sì... ehm.... grazie... »

    L'aria gentile e disponibile dipinta sul volto della Dama del Vento si spense comunque nel momento in cui i suoi occhi smeraldini intercettarono la figura del suo tormentatore di fiducia, fino ad un attimo prima vestito di tutto punto ed improvvisamente disabbigliato, in modo da mettere seriamente in imbarazzo lo sventurato ospite. Drusilia comprese immediatamente l'intento, lanciandogli in risposta un'occhiata al vetriolo e limitandosi ad un lapidario: -Per gli dei... ricomponiti, per piacere.

    « Prima della cerimonia al Mastio ho incontrato tua figlia per le strade della Città Alta. Era malconcia, e di malumore, e stava evocando qualcosa... »
    Nell'ascoltare un resoconto -invero inaspettato- su un'improbabile incontro con Riful, che da programma doveva essere presente all'incoronazione di Lowarn, Drusilia inarcò lievemente un sopracciglio, ma rimase in educato silenzio, attendendo che Leon terminasse di parlare.
    « ...ho cercato di capire cosa le fosse successo, e mi sono offerto di scortarla al maniero, ma non ha voluto parlare con me: è scoppiata in lacrime ed è entrata in uno specchio. »

    A quel punto, la Regina Madre si voltò nuovamente verso Mephisto con aria inquisitoria. Che una Principessa non fosse presente all'evento era già un problema di suo, ma che fosse malconcia e in lacrime per le strade di un Presidio estremamente sorvegliato era sia strano che grave. Non dubitava tuttavia della professionalità del proprio esercito... piuttosto della capacità del Re del Tempo di non mandarla su tutte le furie quasi ogni giorno.
    P3BsRFh

    Questa volta -però- lui si limitò a far spallucce, segno che non ne sapesse proprio nulla.

    « Mi spiace... non sono riuscito a far nulla per aiutarla. »
    -Non devi dispiacerti, Leon: hai già fatto molto, e non posso fare altro che ringraziarti di cuore- avrebbe detto, sospirando con aria stanca -Se fossero tutti come te, il mondo sarebbe un posto più piacevole... ed io avrei decisamente meno problemi da affrontare.

    Quel complimento non era un attacco a nessuno in particolare: non era una novità che Drusilia provasse grande stima e simpatia verso gli individui come il Capitano Belmont, ed il fatto che appartenesse alla Curtis Arcana la rendeva nei suoi confronti semplicemente più aperta e sincera.

    -Dimmi piuttosto...- avrebbe cercato di metterlo a proprio agio, per quanto fosse effettivamente complicato, in quelle condizioni -...spero che tu abbia passato una gradevole serata. Ti è piaciuto l'evento?



    Edited by Drusilia Galanodel - 7/8/2019, 18:16
     
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    -Per gli dei... ricomponiti, per piacere.

    Per tutta risposta all'intimazione sibilata che la Dama del Vento gli rivolse a denti stretti, il Nobiluomo vestì sul volto spigoloso un'espressione imbronciata, poi incrociò le braccia sul petto in segno di netto rifiuto, volse altezzosamente il viso dal pizzetto caprino da un'altra parte, e accavallò teatralmente le gambe, con fare da diva indignata.

    Poteva magnanimamente accettare che Drusilia non rispettasse gli accordi presi, interrompendo la visione dello show proprio sul momento del finale catartico, e da persona clemente quale era, poteva anche tollerare che ricevesse altri uomini durante le loro attività di coppia, ma quella ostilità ingiustificata alla sua mise da giornata pantofolaia era decisamente qualcosa su cui non avrebbe transito. Ma, in ogni caso, nessuno gli dedicò troppa attenzione.

    Tranne quando Leon raccontò della situazione di una delle Principesse, e la Galanodel tornò a calcolarlo solo per scoccargli un'altra occhiataccia, a cui l'Arcidemone rispose stringendosi nelle spalle con l'aria poco coinvolta di uno che non sa nulla e a cui importa ancor meno.

    -Non devi dispiacerti, Leon: hai già fatto molto, e non posso fare altro che ringraziarti di cuore.
    Se fossero tutti come te, il mondo sarebbe un posto più piacevole...
    ed io avrei decisamente meno problemi da affrontare.-

    rispose invece al Paladino, con cordialissima e zuccherosa affabilità
    -Dimmi piuttosto...spero che tu abbia passato una gradevole serata. Ti è piaciuto l'evento?

    « È stata una bella Cerimonia. Le cose che ho apprezzato maggiormente sono state la Sala del Trono in cui ha avuto luogo l'Incoronazione, bella luminosa... e la formula con cui avete recitato i giuramenti: c'era... della poesia. »

    jpgSottoposto suo malgrado a quello scambio di convenevoli e banali sentimentalismi, ben lungi dal provvedere a cambiarsi d'abito come gli era stato detto di fare -o anche solo a sciogliere la sua posa offesa-, Mephisto roteò gli occhi al cielo e sospirò con insofferenza; forse, fu proprio per questo mancanza di tatto da parte del Re del Tempo che l'ospite si sentì in dovere di smettere di divagare e di tornare al motivo principale della sua visita... e nonostante il sorriso solare che gli illuminava il viso, lo sguardo azzurro si immalinconì un poco nel posarsi sullo specchietto che ancora reggeva nel palmo, adagiato sopra al morbido involto di stoffa in cui lo aveva avvolto con cura durante il tragitto.

    « Venendo a Riful... prima di partire, visto che non poteva essere qui di persona, Bess si era raccomandato con me perché stessi vicino alla sua amica, perciò... »
    ammise il biondo, mostrando una vena di dispiacere sul volto gentile
    « Mi sembra di aver disatteso la sua richiesta, ecco. Prima di fare ritorno ad Est, mi piacerebbe essere sicuro che la ragazzina stia bene. »
    fissando il disco di vetro, il biondo reclinò il capo con fare meditabondo
    « Non sono un esperto di specchi magici, ma se da qualche parte non ce n'è un secondo a fare da portale d'uscita, è probabile che sia ancora lì: tu hai qualche idea su come si attivi...? »

    E gli occhi del Paladino, limpidi come un terso cielo primaverile,
    si incatenarono a quelli dell'Angelo.

     
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    « È stata una bella Cerimonia. Le cose che ho apprezzato maggiormente sono state la Sala del Trono in cui ha avuto luogo l'Incoronazione, bella luminosa... e la formula con cui avete recitato i giuramenti: c'era... della poesia. »

    Ascoltare i bei discorsi di Leon, certamente enfatizzati dalla visione del Cavaliere, dopo le dodici ore di tortura coreana, ebbe per la Dama del Vento lo stesso effetto del sedersi davanti ad un camino dopo un viaggio nella tormenta, un sorso d'acqua dopo aver superato un deserto. Non a caso lo guardava compiaciuta, sorridendogli anche.
    Peccato che avessero un disturbatore estremamente bisognoso di attenzioni e particolarmente intenzionato a mettere a disagio il suo ospite, al punto da farlo tornare immediatamente alla questione centrale che motivava la sua visita. A quel punto, Drusilia s'innervosì parecchio: già non sopportava quando il Re del Tempo tormentava le persone a lei vicine, vederlo comportarsi male anche con una persona splendida come Leon la stizzì al punto da portarla a tirare un pizzicotto sul fianco del Demone. Un "Ahia!" e un'occhiata di protesta furono le uniche cose che tuttavia Mephisto le concesse.

    « Venendo a Riful... prima di partire, visto che non poteva essere qui di persona, Bess si era raccomandato con me perché stessi vicino alla sua amica, perciò...
    Mi sembra di aver disatteso la sua richiesta, ecco. Prima di fare ritorno ad Est, mi piacerebbe essere sicuro che la ragazzina stia bene. Non sono un esperto di specchi magici, ma se da qualche parte non ce n'è un secondo a fare da portale d'uscita, è probabile che sia ancora lì: tu hai qualche idea su come si attivi...? »


    Nell'osservare il monile, Drusilia sospirò, muovendo il capo in un gesto di diniego.
    Non era mai stata un vero mago o un esperto di magia: personalmente avrebbe preferito gestire la cosa con gente più erudita di lei, ma -ripensandoci- il carattere estremamente capriccioso di Riful avrebbe portato molti problemi in meno se se ne fosse occupata da sola. Facendosi forza con un profondo respiro, si allungò verso lo specchio, prendendolo fra le mani.

    -Non ho idea di cosa sia successo o cosa le passi per la testa oggi: ammetto che molte volte non riesco a capire Riful. Però vedo che -oltre a me- ci tieni molto anche tu, ed anche Bess. Questa vostra vicinanza mi fa sentire meno sola... e fare qualche prova non è un problema.

    Lo osservò qualche secondo, poi sfiorò la superficie riflettente con le dita.

     
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    C'era uno scalino, proprio davanti ai piedi di Drusilia. E la luce era sparita. E con essa Leon, la stanza, il demone in accappatoio e perfino il divano. Per un brevissimo istante la Dama dei Venti si sarebbe trovata in una situazione terribile, immersa in un buio completo con una pressione addosso da ogni direzione che impediva di respirare, quasi fosse sul fondo di un oceano buio e immenso. Poi, nel rischiare di rovinare all'indietro nella posa da seduta da cui era stata catapultata in quel luogo impossibile, si ritrovò ad affrontare uno scalino dove non c'era un bel niente, percepire la sensazione stranissima di qualcosa di denso e quasi gelatinoso che l'attraversa, ed infine -ritrovato il mondo reale e con esso la capacità di riempirsi d'aria i polmoni- una quantità di stoffe alla rinfusa proprio sotto i suoi piedi, che le minarono ulteriormente l'equilibrio. Una parete di uno smunto bianco malconcio regnava a meno di due braccia di distanza, il che rendeva l'ambiente di un minuscolo quasi claustrofobico. Il soffitto era basso, dietro di lei la grande specchiera da cui era appena emersa -che decisamente doveva provenire da una delle stanze degli ospiti del Mastio-, alla sua sinistra c'era un piccolo lavandino strapieno di una pila di piatti sporchi e pentole incrostate, un minuscolo frigo aperto per metà da cui usciva una luce pallidissima, poi un paio di banchetti semplicemente appoggiati al suolo. A destra l'unica fonte di luce degna di questo nome dell'ambiente: un piccolo schermo a tubo catodico posizionato poco convenientemente a terra, fra grumi di cavi di tutti i tipi che ne fuoriuscivano per allacciarsi ad una piccola consolle grigia d'altri tempi e ad una singola presa a muro sovraccarica di allacci, a cui andava ad alimentarsi anche il piccolo frigo.

    Poco al di là della terribile strega dell'Est completava la tana un letto dall'aria familiare -dalle lenzuola perennemente disfatte, una mezza dozzina di cuscini malridotti e già visto più volte da Drusilia nella camera da letto di Riful- ed una piccola libreria di soli tre scaffali quasi del tutto deserta se non per una decina di libri, un calamaio, pene d'oca ed un paio di pergamene. Ed un passo appena sarebbe bastato a giustificare quella totale mancanza di libri quando effettivamente l'ex Alfiere di Laputa doveva ricordare di averne visti parecchi nelle stanze da letto di Riful: di fatto quasi tutto il pavimento era tappezzato di una quantità di oggetti, fra cui i vestiti comuni che ella era solita indossare -e che Drusilia aveva finito col calpestare appena emersa dal mondo reale. Riful aveva l'orribile vizio di strappare le pagine dei libri e spargerle ovunque per la stanza, un'abitudine che probabilmente avrebbe mandato in bestia metà degli eruditi del mondo e provocato un infarto nell'altra metà. Sotto le suole di Drusilia c'erano stampe letteralmente uniche, come ne esistevano forse solo a Palanthas in tutta Endlos, copie su pergamena di frammenti di grimori di incantesimi mai visti e perfino manoscritti che avevano richiesto giorni interi per essere redatti, tutti follemente sparpagliati al suolo. Come d'altronde al suolo era seduta Riful stessa, concentratissima sul suo gioco fino al punto di non notare la presenza di Dru nonostante l'ingresso non proprio delicato. Indossava un improbabile pigiamino bianco a pallini rossi che non le donava neanche un po', e sopratutto non si abbinava per niente all'immancabile cappello nero da strega che perfino in quel momento non mancava di sormontare la testolina castana della bimba, sebbene in quel momento aveva un dettaglio quanto mai fuori posto: un segno di schiacciamento proprio sulla punta in cui erano ancora visibili chiaramente i segni delle ruote di un carro. Il faccino stesso di Riful era piuttosto arrossato, segno che confermava la versione dei fatti di Leon secondo cui la ragazzina si era messa a piangere prima di scappare nello specchio. E fu più o meno allora che per istinto lei si voltò, incontrando con stupore lo sguardo speculare della sua versione adulta.

    « Aahh...? »
    Disse, stupita. Decisamente stupita.
    « M-m... C-cccome sei riuscita ad entrare??? »
    Privo di controllo, sullo schermo un buffo scheletro in armatura con gli spallacci rossi e senza mandibola cadde urlando in un baratro e lo schermo si riempì con l'immagine di un teschio bianco e nero. Riful se ne accorse con colpevole ritardo e mugolò un "oh, no!" depresso, mettendo in pausa e abbassando il controller per tornare a guardare Drusilia, adesso con l'espressione altera e accusatoria per quanto si possa essere alteri ed accusatori in quelle particolari condizioni e con quel particolare outfit...

     
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    Quando Drusilia si ritrovò catapultata nello specchio, nonostante il caos presente nel nuovo ambiente, fu immediatamente disturbata dall'odore che scoprì provenire dalle pentole incrostate lì presenti, abbandonate chissà da quanto tempo. Abituata a non puzzare praticamente mai, finiva spesso per sentirsi particolarmente disturbarla dai cattivi odori - dettaglio che condivideva anche con suo fratello Quarion- e quello in particolare la costrinse a portarsi istintivamente una mano al naso.

    « Aahh...? »
    Solo con un discreto ritardo, Riful si accorse della sua presenza: giusto il tempo da permettere alla Dama del Vento mettere a fuoco l'ambiente ed abituarsi alla semi-oscurità. Drusilia non ne fu particolarmente infastidita -dopotutto... era disordinata anche lei- ma non comprese come fosse riuscita la bambina a tollerare quelle condizioni per tanto tempo, pignola com'era di solito.
    « M-m... C-cccome sei riuscita ad entrare??? »

    Osservando prima il pigiama orrendo (l'aveva per caso sottratto a Mephisto?), il viso arrossato ed il cappello fuori posto quanto mal ridotto, l'ormai ex-Alfiere ebbe modo di fare le sue prime deduzioni, del tutto incurante la mimica altera ed accusatoria della piccoletta.

    -Un mio caro amico ha riportato lo specchio in cui ti eri rifugiata al Mastio- si limitò a rispondere -... che ci facevi per strada durante l'incoronazione?
    Tralasciò specifiche quali il suo essere evidentemente ridotta male -sia fisicamente che psicologicamente- sapendo che, orgogliosa com'era, davanti alla realtà dei fatti si sarebbe potuta offendere, chiudendosi a riccio e non dandole le dovute spiegazioni. Prima fra tutte, il perché non fosse al Mastio... o se era stata attaccata o infastidita da qualcuno.
    -Hai avuto contrattempi di cui non sono stata informata?

     
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    -Un mio caro amico ha riportato lo specchio in cui ti eri rifugiata al Mastio- L'espressione di Riful rimase la stessa: un po' piccata, un po' rassegnata, però lasciò parlare Drusilia senza interromperla, né commentando con fare altezzoso com'era al suo solito, -... che ci facevi per strada durante l'incoronazione?
    Emise un brontolio indistinto dalle labbra, segno che qualcosa era successo. Tornò a guardare lo schermo, premette un tasto e per un millisecondo il videogioco ripartì, salvo entrare di nuovo in pausa mentre lei premeva i tasti a casaccio e inutilmente, per il solo gusto di schiacciare i bottoni del controller.
    -Hai avuto contrattempi di cui non sono stata informata?
    Si bloccò, rimanendo per un interminabile attimo a guardare lo schermo, dove ancora capeggiava quel brutto teschio bianco e nero a bassissima risoluzione, circondato da poligoni squadratissimi e colori decisamente esagerati. Infine si decise a guardare in faccia Drusilia, con un tono di voce ed un faccino che non avevano granché di espressivo.

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    « Non mi sono "rifugiata" nello specchio. Ci sono entrata e basta. E' l'ingresso per qui dentro. Ed è protetto, anche se probabilmente nemmeno te ne sei accorta... »
    Si passò la manica del pigiamino sulle guance, che erano ancora un po' umide. Borbottò qualcosa di completamente impossibile da capire, poi si alzò da terra, si incamminò piccata in direzione della grande specchiera a grandezza naturale e frugò alla sua base, da cui estrasse un grande drappo rosso, che Drusilia avrebbe facilmente riconosciuto essere in realtà un copriletto. A piccoli saltelli tentò di gettarlo sulla specchiera, riuscendo solo al terzo tentativo, dopodiché si adoperò per coprire completamente la superficie riflettente.
    « Ci sono degli incantesimi per impedire di entrare. Non dovevi nemmeno riuscire ad accedere. Uff. »
    Sconsolatissima, si trascinò di nuovo davanti al televisore, dove sedette riprendendo in mano il controller. Avviò il gioco. Il personaggio balzò di nuovo in azione, pronto alla rivalsa. Si lanciò in avanti, e precipitò di nuovo urlando, morendo in un baratro senza fine mentre Riful iniziava a singhiozzare in modo incontrollato, i lacrimoni che le inondavano le guance arrossate.
    « I-i-io volevo... uuhhh, volevo solo... bwuuuu~ volevo solo evocare Abby e... f-f-f-farla vedere a tutti... Volevo solo... »
    Lo scheletro in armatura dai colori improbabili continuò in loop a resuscitare e morire urlando, mentre la barra delle vite non ne voleva sapere di scendere. Riful stava giocando con dei cheat, aveva impostato il tutto sulle resurrezioni infinite. Il che le permise di continuare a giocare anche scossa dal pianto, anche se ad un certo punto smise completamente di prestarvi attenzione, abbassò il controller e si tenne le mani sulla faccia, incapace di smettere di piangere.
    « Il mio dragoooo!!! » Sbottò fra i singhiozzi. « Bwaaaaaah-aah!!! Il mio drago è diventato piccolo come un topo!!! Ho sbagliato qualcosa ed ora è piccolo e inutile e non fa più paura a nessuno!!! Me l'aveva regalato Killy!!! E' il mio regalo, ed ora è piccolo!!! Non riesco più a fare niente!!! Vi odio tutti!!! Voglio tornare a Celentir!!! Voglio tornare con Killy!!! »
    Oh. Già. Il drago. Quello che Leon aveva consegnato in una gabbietta. Ecco cosa gli era successo: Riful aveva sbagliato una magia, e come conseguenza si era ristretto. Ora però le domande si moltiplicavano: come mai stava cercando di evocare un drago grande abbastanza da devastare l'intera isola proprio mentre qualche centinaia di metri più in là stavano incoronando Lowarn a successore di Drusilia???

     
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    « I-i-io volevo... uuhhh, volevo solo... bwuuuu~ volevo solo evocare Abby e... f-f-f-farla vedere a tutti... Volevo solo... »

    Nonostante ci fosse ancora molto da dire, Drusilia -in realtà- aveva già capito la situazione con quel "tutti". La verità era che non c'era stato alcun contrattempo: Riful -per esser precisi- ce l'aveva con tutti, non con qualcuno in particolare. A quel punto era più che plausibile non si fosse presentata volontariamente: sapendo del suo legame con Celentir, come lo era stata la stessa Laputa, Drusilia considerò la possibilità che la streghetta si fosse sentita offesa per un motivo qualunque e -dato il suo carattere- aveva deciso di radere al suolo la sua isola. O peggio meglio, quella di suo figlio.

    « Il mio dragoooo!!! Bwaaaaaah-aah!!! Il mio drago è diventato piccolo come un topo!!! Ho sbagliato qualcosa ed ora è piccolo e inutile e non fa più paura a nessuno!!! Me l'aveva regalato Killy!!! E' il mio regalo, ed ora è piccolo!!! Non riesco più a fare niente!!! Vi odio tutti!!! Voglio tornare a Celentir!!! Voglio tornare con Killy!!! »

    Se non si fosse trovata davanti ad una bambina -per di più, in lacrime- a quel punto Drusilia non si sarebbe affatto trattenuta dal dimostrarle cosa ne pensava, il tutto a suon di schiaffi e molto peggio, anche a costo di farla svenire fra i suoi stessi umori. Poco importava se era sua figlia: in realtà quel dettaglio poteva solo peggiorare una situazione già tragica.
    In quel caso -però- il trasgressore era solo una bambina, ma non bastavano delle lacrime a stemperare la rabbia della Dama del Vento, che non trovava in alcun modo accettabile quel comportamento... o anche solo la possibilità che potessero verificarsi quelle speranze, sotto ogni punto di vista possibile. Perdonare una cosa del genere equivaleva a prendere in giro tutti coloro che avrebbe messo in pericolo. Persone che amava... e a cui aveva dedicato la propria vita.

    Le concesse comunque il dato di fatto abbastanza oggettivo che mancasse di saggezza o senso comune a causa della giovane età. Riful era ovviamente nel torto marcio... ma aveva ancora qualche anno per imparare a comportarsi, prima che le conseguenze delle sue azioni la divorassero fino ad ucciderla. Di nuovo.

    -Io invece vorrei essere nata ad Est, in una famiglia di Istvàn. Vorrei che Mephisto tormentasse qualcun altro con più tempo da perdere di me. Vorrei anche un angelo custode da comandare a bacchetta, in grado di esaudire tutti i miei desideri e risolvere i problemi miei, di Laputa e di Endlos ogni volta in cui sento il bisogno intimo di mandare tutti al diavolo e rimanere a letto a dormire- lo disse sorridendo... ma aveva qualcosa di abbastanza inquietante -Come vedi: tutti vogliono qualcosa che non hanno e che probabilmente non otterranno mai. Succede a te, succede a me... succede a chiunque altro. Questa è la vita, Riful.
    Il tono era calmo e pacato, ma insolitamente fermo.
    -A questo punto, non ti resta che accettarlo, perché fare i capricci e danneggiare gli altri senza motivo non farà altro che peggiorare la situazione, ed a pagare le spese sarai soprattutto tu.

    Le si avvicinò un poco, prendendo un profondo respiro per calmarsi e sedendosi poi vicino a lei.

    -Che senso aveva comportarsi così? Di tutto quello che mi hai detto, avresti risolto qualcosa?- le domandò -Secondo me la situazione sarebbe peggiorata. Tu avresti pianto ancora di più per quello che sarebbe accaduto ed avresti fatto qualcos'altro che avrebbe ancora peggiorato il tuo umore. Che ne dici, invece, di rompere finalmente questa spirale?
    Attese qualche attimo.
    -I problemi non si risolvono distruggendo tutto e tutti, e sei abbastanza intelligente da capirlo anche da sola.
    Almeno, ci sperava.

     
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    -Io invece vorrei essere nata ad Est, in una famiglia di Istvàn. Vorrei che Mephisto tormentasse qualcun altro con più tempo da perdere di me. Vorrei anche un angelo custode da comandare a bacchetta, in grado di esaudire tutti i miei desideri e risolvere i problemi miei, di Laputa e di Endlos ogni volta in cui sento il bisogno intimo di mandare tutti al diavolo e rimanere a letto a dormire. Come vedi: tutti vogliono qualcosa che non hanno e che probabilmente non otterranno mai. Succede a te, succede a me... succede a chiunque altro. Questa è la vita, Riful.
    La piccola strega ebbe un nuovo sussulto, ma almeno per il momento aveva smesso di piangere e si stava stropicciando gli occhi un po' con i dorsi delle mani strette a pugno, un po' con le maniche del pigiama, sebbene senza grossi risultati.
    -A questo punto, non ti resta che accettarlo, perché fare i capricci e danneggiare gli altri senza motivo non farà altro che peggiorare la situazione, ed a pagare le spese sarai soprattutto tu.
    Continuò a guardare Drusilia, la facciotta tonda da bambina che esprimeva una profonda, completa, totale, assoluta confusione. Non ci stava capendo granché, o magari semplicemente non riusciva a seguire bene il discorso.

    -Che senso aveva comportarsi così? Di tutto quello che mi hai detto, avresti risolto qualcosa?- gli occhi di un verde luminoso di Riful guizzarono. Aveva capito che era una domanda, adesso stava cercando una risposta. -Secondo me la situazione sarebbe peggiorata. Tu avresti pianto ancora di più per quello che sarebbe accaduto ed avresti fatto qualcos'altro che avrebbe ancora peggiorato il tuo umore. Che ne dici, invece, di rompere finalmente questa spirale?
    Lei tirò su col naso. Aveva urgentemente bisogno di un fazzoletto, ma non ne aveva sotto mano.
    -I problemi non si risolvono distruggendo tutto e tutti, e sei abbastanza intelligente da capirlo anche da sola.

    « Ma io non avrei... »
    Tirò ancora su col naso, sempre più in difficoltà.
    « Distrutto tutto, ecco. »
    Disse mettendosi subito sulla difensiva.
    « Avrei arrostito soltanto sei persone. Cioè, non erano tutte persone, ecco... »
    Contò con le dita, partendo da mignolo e anulare.
    « Due cavalli... un vecchio con i bigodini... un uomo grasso, una donna brutta ed un bambino con i brufoli. »
    Concluse aspirando di nuovo rumorosamente ed aggiungendo il pollice della mano sinistra a completare il sestetto di dita. Poi tornò a nascondere il proprio sguardo da quello di Drusilia girandosi dall'altra parte, e incrociando le braccia al petto in un broncio non molto dignitoso.
    « Tutti gli altri li avrei solo spaventati a morte, così da insegnare loro a temere una strega! Ecco!! »
    Quello slancio di orgoglio durò circa quattro secondi, il tempo poi di togliersi il cappello, prenderlo fra le mani e rigirarsi fra le dita la zona della punta tristemente offesa, c'erano ancora vistosi segni della ruota di un carro, e guardando il danno sembrò davvero soffrirne parecchio, tant'è che ricominciò a singhiozzare piano, senza scoppiare in lacrime ma comunque disperandosi come una bambina a cui è morto il gattino di pochi mesi.

    « Che cosa avrei dovuto fare, invece?? Lasciar correre??? Pfiù. »
    Disse di nuovo imbronciatissima, a mo' di accusa, come se quella domanda bastasse a confutare tutto il lungo discorso imbastito da Drusilia. Il guizzo piccato e quasi inquisitorio nel profondo del suo sguardo ed il tono di un rancoroso infantile ed immaturo trasmetteva il senso di quella domanda: se solo potesse, una volta provocato qualsiasi fanciullo scatenerebbe le ire di un drago nero bicefalo originario di Celentir e delle dimensioni di due palazzi impilati insieme per portare devastazione e terrore per le vie di Laputa. Riful non era diversa, la differenza fra lei ed una normale ragazzina è che lei era in grado di farlo e nulla più...

     
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    « Ma io non avrei... Distrutto tutto, ecco. Avrei arrostito soltanto sei persone. Cioè, non erano tutte persone, ecco... Due cavalli... un vecchio con i bigodini... un uomo grasso, una donna brutta ed un bambino con i brufoli. » Mentre la bambina contava le vittime sulle proprie dita, Drusilia continuò a fissarla altera, levando vistosamente un sopracciglio « Tutti gli altri li avrei solo spaventati a morte, così da insegnare loro a temere una strega! Ecco!! »
    Allo slancio di orgoglio della bambina, Drusilia rispose con un espirando profondamente.
    « Che cosa avrei dovuto fare, invece?? Lasciar correre??? Pfiù. »

    A quel punto, Drusilia le si avvicinò ancora, osservandola singhiozzare e domandandosi cosa esattamente sarebbe stato meglio fare riguardo la sua educazione. Fra i tanti ragazzini che aveva accolto con sé o a cui aveva dato la vita, lei era stata certamente quella che le aveva causato più problemi. Anche Ryusang era stato uno scavezzacollo ed un giovanotto problematico, ma il rigore dei Liberi Aeris Milites lo aveva trasformato in un guerriero onorevole e nell'Eroe che da bambino sognava di essere. Lowarn si era rivelato il più tranquillo e brillante di tutti: molto pacato, maturo, acculturato e perfino empatico, non le aveva mai dato noie o fatta realmente preoccupare da che aveva memoria. Asaliah era amorevole e gentile, e le uniche preoccupazioni che dava alla Dama del Vento rientravano nelle possibilità che qualcuno potesse approfittarsi di lei e del suo animo candido. Ren era ancora piccolo, ma era già vispo e ascoltava sempre con attenzione le parole della mamma.
    Riful... lei era... impetuosa, diretta e difficile da controllare. In realtà, Drusilia non lo reputava affatto un male, ma gli eccessi erano sempre dannosi, e sua figlia non comprendeva evidentemente il punto in cui era necessario fermarsi. Col senno di poi, la Dama del Vento si trovò a pensare che -qualunque cosa l'avesse fatta sbagliare l'incantesimo- era stata un bene per tutti.

    -Avresti dovuto fare la cosa più ovvia.
    Torreggiando su di lei, ridusse tutta la distanza che le separava, allungando le mani nella sua direzione e piegandosi in avanti. Per un attimo sembrò perfino minacciosa... almeno finché non finì per pizzicarle le guance. Affondando delicatamente le dita affusolate in quei due cuscini di carne, iniziò muoverli e tirarli.

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    -Riferirlo ad un soldato o alla tua mamma, che sono io.
    Sospirò, per poi mimare alla perfezione -e non fu chiaro se fosse voluto o meno- il broncio da orgoglio ferito della bambina.
    -A Laputa non è contemplata la legge del taglione- aggiunse -Se qualcuno ti offende e va contro la legge, è compito mio... e da adesso anche di Lowarn, farla rispettare. Pensi che non ti difenderemmo?

     
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    « Uguh-guh-guh-guh~ b-bastaaaaah...! »
    Piagnucolò lei implorando pietà, visto che non era la prima volta che Drusilia le tormentava le guance nemmeno fossero di gomma, e sempre prendendola alla sprovvista mentre è incapace di difendersi.

    png

    « G-guarda che mi fai malissimo! »
    Brontolò imbronciata, massaggiandosi le guance, ora arrossate per più di un motivo valido, poi continuando a fissare Drusilia per un lungo, interminabile istante di silenzio, mentre nella sua testolina si susseguivano diversi pensieri, di cui però esternò giusto il più incomprensibile fra tutti:
    « I tuoi soldati sono pessimi. Perché mai devo chiedere aiuto a qualcuno di più debole di me?? E poi... e poi... »
    Disse, esitando di nuovo.
    « Si può sapere chi è questo Lowarn?? L'ha nominato la cuoca grassa cui ho bruciato il grembiule il mese scorso. Poi ho sentito quel nome anche per strada. Cos'ha di importante? » In un momento ebbe un lampo di comprensione, i suoi occhi guizzarono, poi lo sguardo si fece più acuto, mentre giungeva autonomamente ad una conclusione. « Ti sei sposata? »
    Chiese con una punta di allarmismo nella voce.

     
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    « I tuoi soldati sono pessimi. Perché mai devo chiedere aiuto a qualcuno di più debole di me?? E poi... e poi... »
    Le lamentele della bimba furono accolte con un semplice sospiro. Che i suoi soldati fossero -in buona parte- semplici umani era indubbio, ma restavano necessari per fronteggiare i numerosissimi problemi fisiologici che la gestione di un presidio comportava. Ad esempio, mantenere l'ordine pubblico.
    « Si può sapere chi è questo Lowarn?? L'ha nominato la cuoca grassa cui ho bruciato il grembiule il mese scorso. Poi ho sentito quel nome anche per strada. Cos'ha di importante? » a quel punto Drusilia la fissò con aria assai perplessa « Ti sei sposata? »

    -No, per fortuna: non sono stata molto fortunata quanto a "pretendenti", ultimamente.

    Nel dirlo, rabbrividì involontariamente all'ultima proposta di matrimonio ricevuta, circa. Quella dell'Arcidemone vecchio e strambo che la seguiva come un'ombra da alcuni mesi, seminando disagi ed imprevisti con cadenza quotidiana e puntualissima.

    -Parlo di mio figlio, tuo fratello: occhi verdi, capelli castani e lunghi, ha studiato a Palanthas...- elencò quei dati nella speranza che Riful lo riconoscesse. Poi -improvvisamente- ricordò di avere con sé un piccolo ciondolo con la sua immagine realizzato immediatamente dopo l'incoronazione: le era stato chiesto da Quarion in ricordo dell'evento e non glielo aveva ancora consegnato. Decise di passarlo alla bambina, così che l'osservasse -Possibile che sei qui da mesi e non vi siete ancora parlati?

     
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    -Parlo di mio figlio, tuo fratello: occhi verdi, capelli castani e lunghi, ha studiato a Palanthas...-
    Colta decisamente in contropiede, Riful manifestò una certa sorpresa nel suo sguardo, salvo poi buttare uno sguardo frettoloso al cammeo raffigurante Lowarn, arricciando le labbra come chi ha appena annusato qualcosa di sgradevole.
    -Possibile che sei qui da mesi e non vi siete ancora parlati?

    « Mai visto. »
    Rispose con sufficienza, anche se l'argomento pareva interessarla.
    « Quindi io ho... un fratello...? Con i capelli lunghi...? »
    Stava guardando intensamente Drusilia, o meglio: la stava analizzando. Era fin troppo facile da intuire: stava letteralmente immaginando Lowarn come una versione al maschile di Drusilia, senza tener conto che obbiettivamente le sarebbe bastato guardarsi allo specchio per ricostruire la stessa identica effige. Comunque sembrò rinunciarci subito dopo, poggiando l'indice a lato della bocca e alzando gli occhi con fare riflessivo.
    « Ho già sentito nominare quel posto, Palanthas, da uno dei tuoi schiavi più fedeli. Parlo di quel tipo. Quello vecchio, con il sigaro ed i modi posati, che si era affezionato ai due resonator femminili che sono sopravvissuti dopo che ho messo a posto i sigilli della città che voi chiamate Klemvor, l'ho rivisto solo due giorni fa, ma si accompagnava con Zero e lei è molto gelosa dei suoi uomini, quindi non mi stupirebbe scoprire che non vi siete incontrati. »
    Ci voleva un bel po' di fantasia, un bel po' di stomaco ed anche una buona padronanza del modo di esprimersi di Riful per capire a chi si stava riferendo.
    « Ricordi Zero...? L'hai incontrata tempo fa, in uno dei futuri di un altro mondo molto lontano da qui. La sua versione attuale è molto diversa, vestiva in nero e si comportava in modo sospetto, sono abbastanza certa che sta tramando qualcosa di losco, ma ha giurato di non avere mire su Endlos, quindi ho lasciato correre. Ha insistito per avere alcune delle mie evocazioni, in cambio mi ha dato questo... »
    Allungò una mano, e qualcosa di piccolo e rotondo tintinnò dal frigo semi-aperto. Lentamente, una specie di grosso diadema di oro rosso rotolò fuori dal vano del refrigeratore. Era piuttosto rifinito da mani esperte, delle dimensioni di un uovo e di lì a poco prese a pulsare di energia oscura e molto aggressiva, mano a mano che la patina sottile di brina che lo ricopriva andava evaporando e poi sparendo, lasciando il posto ad un rosso ardente. Riful fece fluttuare il gioiello in oro senza toccarlo, e Drusilia avrebbe sentito su di se il disagio tipico di uno sguardo astioso.

    « E' una potente fonte di energia, ma è riottoso e continua a lamentarsi, quindi per punizione l'ho messo in frigo. »
    Sbuffò lei, annuendo alla pietra magica fatta di memorie di fuoco che le volteggiava attorno in modo quasi minaccioso.
    « Si chiama Milest. »
    Aggiunse distrattamente, a mo' di presentazione sebbene l'idea di presentarsi ad un gioiello d'oro era molto buffa.
    « Tornando al discorso di prima. Quindi hai affidato a questo mio fratello... Lowarn... il compito di amministrare la giustizia? Praticamente è a capo della polizia della tua isola? Dunque se voglio punire qualcuno che mi ha mancato di rispetto, posso andare da lui e obbligarlo a mettere a pubblica gogna il colpevole e tutti i suoi familiari? »
    Domandò in un tono estremamente innocente, come se avesse detto la cosa più semplice del mondo...

     
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    Alla Dama del Vento meravigliò non poco che Riful non avesse mai incrociato Lowarn, nonostante fosse un fatto la loro natura abbastanza solitaria, che rendeva -già di norma- abbastanza difficile incrociarli fuori dalle loro stanze. Eppure, dall'osservare l'interesse della bambina, le fu abbastanza evidente che non mentiva.

    « Ricordi Zero...? L'hai incontrata tempo fa, in uno dei futuri di un altro mondo molto lontano da qui. La sua versione attuale è molto diversa, vestiva in nero e si comportava in modo sospetto, sono abbastanza certa che sta tramando qualcosa di losco, ma ha giurato di non avere mire su Endlos, quindi ho lasciato correre. Ha insistito per avere alcune delle mie evocazioni, in cambio mi ha dato questo... »
    Allungando una mano, attirò a sé qualcosa di piccolo e rotondo, custodito nel frigo semi-aperto di quella strana tasca dimensionale. Si trattava di un grosso diadema di oro rosso, piuttosto rifinito e delle dimensioni di un uovo. Non ci volle molto, prima che iniziasse a pulsare di energia oscura ed aggressiva. Riful lasciò quindi fluttuare il gioiello senza mai toccarlo, e Drusilia si sarebbe limitata ad imitarla, tenendosi a debita distanza. Sentiva inoltre su di sé il disagio tipico di uno sguardo astioso, probabilmente nato da qualunque cosa fosse imprigionato in quell'artefatto maledetto.
    « E' una potente fonte di energia, ma è riottoso e continua a lamentarsi, quindi per punizione l'ho messo in frigo. »
    -... in frigo- commentò, con aria poco convinta -Sei sicura che il freddo funzioni?
    « Si chiama Milest. »
    -Ehm... ciao, Milest.
    « Tornando al discorso di prima. Quindi hai affidato a questo mio fratello... Lowarn... il compito di amministrare la giustizia? Praticamente è a capo della polizia della tua isola? Dunque se voglio punire qualcuno che mi ha mancato di rispetto, posso andare da lui e obbligarlo a mettere a pubblica gogna il colpevole e tutti i suoi familiari? »

    -Magari "obbligarlo" no- commentò la Dama del Vento, cercando di spiegare bene il concetto -Le persone libere si indispongono quando viene loro imposto qualcosa... e non sono collaborative. Se non c'è un motivo valido o estremamente urgente, sarebbe meglio chiederglielo come un favore: non penso risponderebbe in modo negativo, dato che è sempre disponibile e conciliante con tutti.

     
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    -... in frigo- Drusilia non sembrava molto convinta, ma la sua perplessità fu punta da subito da parte di Riful con un "cosa??" scettico che la incitò ad esprimere la sua perplessità. -Sei sicura che il freddo funzioni?
    Riful sbuffò, piccata.
    « Certo. Quando era in vita, Milest era una forma di vita magica fatta di solo mana di fuoco. Non per nulla lo chiamavano "La Fiamma Vivente", anche se come nome l'ho trovato sempre quanto mai inesatto. Anche se è ridotto a questa patetica parodia di un'esistenza, conserva in se il ricordo di tutte le sensazioni e le emozioni che ha provato quando ancora era in possesso di un corpo. Se per esempio lo getti in acqua prova dolore, se invece lo copri di una patina di gelo gli provochi torpore. Sono tutte sensazioni illusorie, echi di ciò che ha provato in vita, ma tanto basta per punirlo o minacciarlo. E poiché non è in grado di termo-regolarsi e nemmeno di sfruttare in modo autonomo l'energia che possiede non può nemmeno ribellarsi. »

    -Magari "obbligarlo" no- L'espressione di Riful divenne un acceso punto interrogativo. -Le persone libere si indispongono quando viene loro imposto qualcosa... e non sono collaborative. Se non c'è un motivo valido o estremamente urgente, sarebbe meglio chiederglielo come un favore: non penso risponderebbe in modo negativo, dato che è sempre disponibile e conciliante con tutti.
    Palesemente la piccola strega non era proprio convinta di quel modo di porsi col prossimo, ma una volta tanto invece di impuntarsi e basta tentò a sua volta di spiegarsi, ricambiando i tentativi di Drusilia di essere diplomatica.
    « Un favore non ricambiato è pericoloso. Gli umani usano questa pratica con fin troppa leggerezza, credono davvero che legare il proprio karma a qualcuno con un'azione così profonda e complessa sia del tutto privo di conseguenze. Io però sono una strega, quindi non farò mai qualcosa di altrettanto stupido, anche se il desiderio di rivalsa su coloro che osano mancarmi di rispetto è grande... »
    Sorrise in modo diabolico, e al contempo guardò Milest con una luce inquietante che le adombrava il sorriso. Stava tramando qualcosa, e non aveva l'aria di essere niente di innocuo, a maggior ragione proprio perché si trattava di lei.
    « Però proprio adesso ho un'idea migliore. Immagino che questo mio strano fratello dai capelli lunghi sia ora investito di alti fardelli, come incaricato di mantenere l'ordine fra la massa di villici. Ed avrà certo desideri frivoli di qualche tipo, qualcosa che desidera fin nel profondo della usa anima, qualcosa che soddisfare rappresenta una sfida anche per una strega del mio livello. »
    La Pietra Magica chiamata Milest si incendiò di aura sovrannaturale, volteggiando nel palmo della mano aperta di Riful, che palesemente moriva dalla voglia di sfruttarne il potere.
    « Dimmi: voglio accordare a questo mio fratello un dono, qualcosa di magnificente e degno di essere opera della più potente strega che questo miserabile semipiano senza leggi né dei. »
    Ecco: ci mancava la risata malefica ed il quadro perfetto della strega malvagia era compiuto...

     
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