Everything Stops for Tea!

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    Negozio di Tabi no Kami, Città Alta.
    Presidio Errante, Endlos.

    Anche se riusciva a sentire il richiamo delle scartoffie accumulatesi sulla sua scrivania da diversi quartieri più in là, Evangeline non avvertiva il bisogno di rispondere a quel canto in parte sirenico, in parte spettrale almeno fino al calar della sera, quando l'eccitazione della sua unica giornata a settimana fuori dall'ufficio sarebbe svanita con il sole, e i sensi di colpa preso il sopravvento.

    Quella dinamica culminava solitamente in un “veloce salto in ufficio” poco dopo il drink di rito che avrebbe altrimenti concluso la sua giornata e, una volta presa in mano la penna e dopo essersi gingillata in modo in certo con il suo timbro, in una scorsa annoiata a dei documenti su cui era fin troppo stanca per concentrarsi. Il resto dell'ora e mezza che dedicava a quelle bizzarramente abituali visite fuori programma veniva impiegata nell'organizzazione del lavoro che l'avrebbe aspettata il giorno successivo, ovvero nel costellare di post-it il suo scrittoio.

    Solo una volta tornata a casa allora la giovanissima Matrona di Altatorre si concedeva un po' di tempo per apprezzare i suoi nuovi acquisti, prima di collassare inevitabilmente nel suo letto e lasciare a una domestica il compito di sistemare tutto il mattino seguente.

    Evangeline sorrise innanzi alla consapevolezza che nulla di tutto ciò avrebbe intaccato il suo soggiorno a Laputa. Ogni pratica irrisolta era rimasta fin troppe miglia più in basso per curarsene, e laddove era stata tentata di portarsene appresso almeno una minima parte per non restare troppo indietro al ritorno, subito il buonsenso le ricordò quanto poco saggio fosse correre il rischio che qualcuno potesse ritrovarsi fra le mani degli atti di Distretto riservati – e non c'era cassaforte che potesse valerlo.

    Aveva deciso di concedersi – come del resto in ogni viaggio che compieva – almeno una giornata del tutto libera di impegni, stavolta optando per un giro attraverso le vie più in della Città Alta di quello che era già il centro abitato più elevato dell'intero semipiano. Né i suoi parenti né i suoi amici le avrebbero perdonato di ritornare senza diversi souvenir, del resto, ed ella stessa non metteva piede a Laputa abbastanza spesso da permettersi di non fermarsi per degli acquisti che non avrebbe trovato altrimenti da nessun'altra parte.

    Le borse erano andate così accumulandosi, e per il loro trasporto la Matrona aveva reclutato per l'occasione un volenteroso portapacchi che aveva approfittato del suo giorno libero dal lavoro all'albergo per arrotondare ulteriormente il suo stipendio e, aveva sospettato Evangeline, anche per passare del tempo in compagnia di lei – nessuno era davvero così stacanovista.

    Ad accompagnarli c'era una giovane guardia del corpo – il fidato Julian. Superflua, osservando come Laputa fosse con ogni probabilità più sicura perfino del Presidio Orientale, e una spesa che avrebbe potuto evitare facendosi accompagnare in giro da Gaspode, ma non voleva disturbarlo per un'inezia simile. In realtà non si erano neppure ancora visti. Gli aveva in compenso preso qualche confezione di cibo per cani di lusso, di quelli prodotti per le esigenze dei più schizzinosi barboncini ereditieri, di quelli che non si facevano mai vedere senza dei vestitini confezionati dai migliori sarti del Pentauron e fiocchetti di raso sulle orecchie, con collari tempestati di gemme – ad Altatorre il suo socio d'affari aveva ben presto imparato con suo immensurabile fastidio che quella retorica non era sempre un iperbole.
    Cibo che poteva permettersi egli stesso, ma che non avrebbe mai comprato di propria spontanea volontà, quando poteva rimpinzarsi con le prelibatezze avanzate nelle più pittoresche trattorie dei quartieri bassi di ogni città che visitasse.

    Non rimaneva che finire di acquistare i regali per i propri dipendenti – a quelli per la famiglia ci pensava di solito suo fratello, con cui si sarebbe dovuta ritrovare più tardi a cena – e, in particolare, le mancava quello del suo braccio destro Charles. Fu per quello che, quando vide l'insegna di un negozio di tè sulla propria sinistra, Evangeline vi si fermò davanti per qualche momento come se ne stesse studiando la porta d'ingresso. Fece cenno ai suoi accompagnatori di attendere.

    « Oi, e lelei. »

    Con un altro gesto invitò il suo bodyguard a seguirla nel locale. Quest'ultimo, un giovane uomo di poco più di due metri d'altezza dalla folta chioma riccia e castana e un paio di occhiali da sole tondi sul naso, si abbassò istintivamente nell'attraversare l'uscio.

     
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