Una visita di piacere

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Prossima fermata, Presidio Errante: Primo Girone. Si raccomanda i gentili viaggiatori di non sporgersi oltre i finestrini e di attendere l'arresto della carrozza prima di scendere. Vi auguriamo buona permanenza.

    Le casse gracchiano atone. Oltre, al di là delle nuvole che vanno diradandosi, il profilo delle Mura Esterne si affaccia all'orizzonte. Ora che le vedo meglio, non mi sembrano cambiate chissà quanto, eppure qualcosa mi suggerisce che hanno un volto nuovo. Ma cosa ci sia di diverso rispetto alla mia ultima visita lo scoprirò una volta sceso, mi ripeto. Sorrido. Tengo il gomito contro lo sportello, laddove s'incastra col vetro del finestrino. L'Areonave barcolla un po'. Assesta il grembo metallico fiancheggiando una banchina in maratura sospesa nel vuoto. C'è un laputense che solleva delle bandierine colorate. Con lui altri addetti all'atterraggio coadiuvano la manovra con movimenti vistosi. Un ultima scosssa e il veivolo è fermo.
    C'è una certa fretta nel modo con cui i passeggeri lasciano un veicolo, specialmente se volante. Le porte automatiche si aprono con uno scatto preciso e il quello scatto chi scende per primo ottiene chissà che premio. Niente che m'interessi.
    Mi sollevo con tutta calma. Una volta in piedi realizzo di avere i fianchi intorpiditi. La schiena è un groviglio di torpore e formiche che mi camminano sottopelle. Mi succede sempre ogni volta che faccio un viaggio lungo.

    Il primo passo che faccio a Laputa da non so quanti anni e la prima cosa che colgo è l'odore dell'aria pulita, quella che sale sempre dal Latifondo. Sì, odora di animali e delle loro feci. Ma si dice che aprano i polmoni e i miei non sono mai stati così chiusi. Ma la campagna porta con sé anche altro: un cielo terso, quasi sgombro di nubi, un tempo che presagisce sereno, e uno stormo di uccelli diretti all'Albero Casa.

    Benvenuto a Laputa.

    A guardare l'Albero non noto il giovane soldato che mi sosta di fianco. Lo sento, questo sì. Mi aspetto che mi chieda le ragioni della mia visita. Sì, mi aspetto un qualche genere di controllo. Ricordo ancora le conseguenze della Guerra Civile. Di come avevamo stretto Laputa nei controllo più serrati, perché nessuno potesse entrarvi a buon mercato. Tiro un sospiro di sollievo.

    Eseguo un inchino di cortesia. La ringrazio. Il Presidio Errante è tale perché libero, nel bene o nel male.

    Riprendo il mio avanzare. Allo sbocco per l'Albero Casa viro a destra e proseguo dritto, verso l'ingresso della Città Bassa. Manco da così tanto che non vedo l'ora di vedere com'è ora Laputa. D'altronde, i Milites e la loro base, dal Latifondo, di certo non si sosteranno la sera per la mattina.



    CITAZIONE
    Vista la quarantena, ho deciso di approfittare della "role". Mi faccio un giretto per Laputa. Siete liberi di aggiungervi a me come e quando volete.
     
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