Mars Sets Ablaze

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    « Non è uno scarafaggio. Dotsuku è il Cane. »
    Il trio di suore scoccò all'unisono sguardi che spaziavano dal confuso allo stranito.
    « Lo Scarafaggio non è contemplato nello Zodiaco Cinese.
    Concordo che sia meglio evitare di sparare: sarebbe uno spreco di risorse, e un cattivo esempio per i soggetti in età di sviluppo secondo gli standard etici di molte società. Io sono Brifos. Studio a Palanthas, nella Capitale del Presidio Est. Non sono ancora amico di Dotsuku, perché è la prima volta che lo incontro, però il Re del Cielo -Quarion Galanodel- mi ha chiesto di cercarlo. »


    La situazione rimase immutata, mentre Brifos si rivolgeva ai presenti in tono neutro.

    « Senti: io non ti chiederò che cosa intendi perché sinceramente non me frega, però se sei un tirapiedi del Re dei Grachild allora caricati in spalla quel fallito e gira i tacchi o ti faccio ballare la salsa a suon di pallottole. Qui decido io ed i mocciosi non li faccio uscire nemmeno se venite a bussare con tutti i team superbellici di Genesis, è chiaro? »
    Noncurante di avere tre bocche da fuoco puntate addosso, Brifos si chinò per avvicinarsi al cane, tutt'ora prostrato davanti alle scale. A lui si rivolse, senza però riuscire minimamente a smuoverlo da quella posa imbarazzante, cui l'uomo si obbligava quasi ne andasse della sua stessa vita.

    « Io sono Brifos, uno studioso di Palanthas: piacere di conoscerti. »
    Disse il gigante blu.
    « Hai riportato danni di qualche tipo? Riesci ad alzarti? Perché sei corso via? E perché vuoi entrare all'orfanotrofio? »

    « Voglio solo vedere un istante i miei allievi. »
    Rispose l'uomo ad alta voce, riferendosi tanto a Brifos quanto (sopratutto) alle tre suore.
    « Desidero soltanto salutarli, voglio solo parlarci un'ultima volta, una volta soltanto. Anche attraverso la porta. Anche stando lontano. Mi basta solo dire loro addio. »
    Il capo del trio rivolse la canna del pesante revolver al cielo e sparò un colpo.

    « Basta così, via da qui che abbiamo altro a cui pensare. Io ho una parola sola, e la mia parola è stata chiara: tu non metterai più piede in questo posto finché avrò abbastanza fiato in corpo da impedirtelo. »
    Brifos si sarebbe accorto in fretta che parlava a Dotsuku, ma non guardava lui. C'era un altro individuo che si avvicinava barcollando all'orfanotrofio, e aveva l'aria di essere ubriaco oppure ferito.
    « Ora smamma. »
    Concluse la suora rivolgendo il revolver alla figura misteriosa in avvicinamento e confabulando rapidamente con la sottoposta che si trovava alla sua destra, mentre la donna alla sinistra toglieva la sicura al mitragliatore.
    « Prendi tre cariche da cinque, e le granate rimaste. »
    Scese due gradini con passo fermo, alzando il revolver e la voce al tempo stesso:

    « Tu, laggiù! Se riesci a capirmi alza la mano destra. Qui è vietato avvicinarsi, se non fai come ti dico dovrò sparare. »
    Il figuro continuò ad avanzare, trascinando la gamba destra. Aveva uno squarcio sul petto, la maglietta bianca era inzuppata di sangue nero rappreso. Aveva un giaccone pure rovinato da degli squarci, ma aveva tutta l'aria di uno storm rider. Non somigliava a quelli del gruppo che Brifos aveva incontrato poch'anzi, non aveva tatuaggi sul viso e nemmeno i piercing, a parte i lobi perforati da due orecchini di foggia semplice. Però aveva ai piedi le Air Treck, e anche qualche simbolo stampato sul berretto scuro che gli cadeva fin sulla fronte.
    La suora sbuffò, abbassò l'arma per controllare i proiettili, bofonchiando con voce irritata.
    « Non rispondi, eh? Tu non rispondi, ed io sparo. Vediamo che mi dici poi. »
    Alzò di nuovo l'arma con un movimento fluido e fece partire un colpo che nonostante la distanza fece esplodere letteralmente la spalla sinistra del figuro, che pure barcollò all'indietro con un buco grosso quanto una moneta ben visibile sul corpo, poi dopo un attimo di esitazione riprese ad avanzare. La suora aprì il fuoco di nuovo, fece saltare tutte e due le ginocchia dell'individuo con quattro colpi bene assestati, poi fece ruotare la canna del revolver togliendo i bossoli ancora fumanti, girò i tacchi e tornò verso l'ingresso sbuffando.

    « Crivella tutto ciò che esce da lì. »
    Disse rivolgendosi alla sottoposta, che avanzò di un passo e spianò il mitragliatore rivolgendolo al corpo accasciatosi in ginocchio, con entrambe le gambe ridotte ad un colabrodo. Nonostante i danni si stava ancora scuotendo in modo convulso, incapace di muoversi ancora per via dei danni subiti ma tutt'altro che rassegnato a rimanere immobile. Sotto gli occhi di Brifos (e mentre Il Cane testardamente si rifiutava di sciogliere quella posa genuflessa) da quello che ormai era fin troppo chiaramente un cadavere emersero filamenti rossi che ricordavano l'emersione di un insetto parassita dal corpo di un ospite, da due punti distinti del corpo, ovvero la bocca grottescamente spalancata in una posa innaturale con la mascella sicuramente slogata, e dal buco nel ginocchio della gamba destra, quella che fino a poco fa trascinava malamente. Da quegli orifizi emersero due creature simili a un groviglio contorto di alghe di un rosso brillante, un grumo di filamenti senza capo né coda ma di cui si riusciva a fatica a distinguere una matassa centrale che doveva essere il corpo. Senza attendere oltre la suora aprì il fuoco con una raffica spaventosa dell'arma pesante che stringeva, che fece saltare detriti in tutta l'area che circondava il cadavere e la bestia parassita. Le canne rotanti del mitragliatore stridettero mentre la donna ci dava dentro, l'arma si mangiò fino all'ultimo dei proiettili della bandoliera che pure doveva contenerne diverse centinaia. Quando infine i colpi furono esauriti e la canna per un momento ruotò a vuoto, resa incandescente dall'abuso che ne era stato fatto, dell'area era rimasto una specie di cratere in cui però erano ancora ben visibili i tentacoli rossi, che ripresero a muoversi nonostante la mole spaventosa di piombo che si erano mangiati, prendendo ad avanzare spediti costringendo la suora a ripiegare.

    « Brifos? Desideri che ti avverto del tempo che passa o vuoi solo che ti avverto fra quattro minuti e cinquantasette secondi? »
    Chiese in tono innocente Kyuubei, del tutto estraneo alla faccenda che non gli competeva e preoccupato soltanto di segnalare il passare dei dieci minuti richiesti da Brifos, che fra una cosa e l'altra si erano già dimezzati. Contemporaneamente all'ingresso dell'orfanotrofio la suora che era chiaramente la leader del gruppo imprecava contro la compagna che era sparita all'interno, gridandole di fare presto.
    « Gli esplosivi!!! I maledettissimi esplosivi, quanto cavolo ti ci vuole per prendere qualche maledettissimo esplosivo??? »
    Gridò sbattendo una manata contro la porta...

     
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    Dopo il suo arrivo all'orfanotrofio e la presentazione con cui era esordito, il Demone delle Tempeste si ritrovò puntati addosso gli sguardi straniti delle tre suore armate, lasciando la scena congelata per un lungo momento in un'immobile fissità vibrante di confusione, di cui il Gigante non parve però minimamente preoccupato: nulla era cambiato, certo, ma -viste le possibili evoluzioni che le probabilità avrebbero visto verificabili in assenza di un suo intervento- la stasi era certamente un progresso.

    « Senti: io non ti chiederò che cosa intendi perché sinceramente non me frega,
    però se sei un tirapiedi del Re dei Grachild allora caricati in spalla quel fallito e gira i tacchi
    o ti faccio ballare la salsa a suon di pallottole. »
    ribatté dopo un primo momento di interdetto silenzio una delle donne in abiti sacrali
    « Qui decido io ed i mocciosi non li faccio uscire nemmeno se venite a bussare con tutti i team superbellici di Genesis, è chiaro? »

    Ben lungi dal sentirsi in qualche modo minacciato, il Raitei si limitò a posare i vacui occhi grigio perla sulla donna che aveva parlato, e mentre una crepitante scintilla azzurrina risaliva il corno dorato che gli spuntava dalla zazzera di capelli blu elettrico, il colosso annuì con un singolo cenno assenso del testone.

    « I bambini non devono uscire: è l'unico approccio vagamente utile ad abbassare i fattori di rischio, visti i sistemi di difesa carenti. »
    concordò in tono asciutto, ignorando la prima parte del discorso e concentrandosi sulla seconda
    « Allo stato attuale, è la misura d'emergenza più valida per incrementare le percentuali di sopravvivenza, ma non è una soluzione definitiva o sostenibile sul lungo periodo. »

    Senza fornire ulteriori spiegazioni in merito (almeno per il momento), l'Amal passò a dedicare la propria attenzione al Cane dello Zodiaco, che -ancora prostrato per terra, ai piedi delle scale- aveva intanto concesso qualche risposta alla richiesta di informazioni avanzata dal Saggio di Palanthas.

    « Voglio solo vedere un istante i miei allievi. Desidero soltanto salutarli, voglio solo parlarci un'ultima volta, una volta soltanto. Anche attraverso la porta. Anche stando lontano. Mi basta solo dire loro addio. »

    « Basta così, via da qui che abbiamo altro a cui pensare. »
    ad interrompere il mantra intonato da Dokutsu fu un colpo sparato verso il cielo dalla leader del trio
    « Io ho una parola sola, e la mia parola è stata chiara. Tu non metterai più piede in questo posto finché avrò abbastanza fiato in corpo da impedirtelo. Ora smamma. »

    Nonostante quell'ingiunzione fosse chiaramente rivolta ai due, lo sguardo della suora non era però puntato né sul Gravity-Child, né sullo Youkai della Folgore... e a quest'ultimo non servì inseguirne la traiettoria per capire chi fosse il destinatario del prossimo avvertimento della signora, perché le sue percezioni soprannaturali captarono con facilità la nuova presenza in avvicinamento.

    « Tu, laggiù! Se riesci a capirmi alza la mano destra.
    Qui è vietato avvicinarsi, se non fai come ti dico dovrò sparare. »

    L'interpellato era un giovanotto abbigliato secondo lo stile degli Storm Rider, con ai piedi i loro tipici dispositivi, e continuava ad avanzare con andatura incerta e barcollante verso l'edificio, inconsapevole delle intimidazioni che erano state mosse al suo indirizzo... probabilmente perché, come lo squarcio nero permetteva di intuire, quello non doveva essere che un semplice guscio ormai privo di raziocinio: un ospite temporaneo che il Virus Gastrea stava sfruttando come vettore per spargere l'infezione.

    « Non rispondi, eh? Tu non rispondi, ed io sparo. Vediamo che mi dici poi. »

    Senza ulteriori indugi, la suora esplose un colpo contro il bersaglio, che gli forò la spalla e lo fece rinculare indietro per il contraccolpo, ma questo non fermò la sua marcia né gli strappò un lamento... e la cosa non cambiò nemmeno quando la donna pensò di gambizzarlo con altre quattro pallottole, perché l'infetto proseguì imperterrito il proprio percorso strisciando, aiutato in ciò da fibre di un rosso vivido che presero ad affiorargli da orifizi e ferite aperte. Segmenti del parassita infestante, affiorati all'esterno dell'ospite.

    « Crivella tutto ciò che esce da lì. »

    E così fu: l'attendente della suora, cui quell'ordine era stato impartito, fece partire una raffica di fuoco dalla sua mitragliatrice automatica, e se tutto quell'impeto ebbe il potere di scavare a viva forza un cratere nel cemento che circondava il loro bersaglio, poco poté sui tentacoli rossi, che ripresero a contrarsi come vivi e a proseguire sulla loro strada pur a dispetto di tutto il piombo incassato.

    « Brifos? Desideri che ti avverto del tempo che passa o vuoi solo che ti avverto fra quattro minuti e cinquantasette secondi? »

    Quando il piccolo bio-computer sempre accoccolato sul testone cornuto del Demone delle Tempeste parlò di nuovo, la donna con la mitraglia stava ripiegando davanti al bersaglio e all'inadeguatezza della propria arma, e per quanto egli fosse fondamentalmente uno studioso e un estimatore della contemplazione e dell'analisi -con poca o nessuna ambizione alle luci della ribalta, quei due eventi convergettero verso la medesima conclusione: doveva agire.

    « Gli esplosivi!!! I maledettissimi esplosivi!
    Quanto cavolo ti ci vuole per prendere qualche maledettissimo esplosivo??? »

    E questo, in presenza di Ningen adulti ma del tutto privi di discernimento (vuoi perché non in possesso di dati su quel che stava accadendo, vuoi per semplici limiti cognitivi), di un Gravity-Child inerte sul pavimento, e di una schiera di piccoli Ningen all'interno dell'edificio (creature che, per definizione, non erano ancora capaci di autosufficienza) significava che -per esclusione- il compito di coordinare l'operato più o meno illogico degli astanti -o almeno provarci- ricadeva nelle responsabilità previste nel codice deontologico dei Saggi di Palanthas.

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    « Avvertimi allo scadere del tempo. »

    Mentre quel comando lasciava le sue labbra pallide senza particolare inflessione, Brifos si era già voltato in direzione dell'infetto stringendo in mano la Raigekijin -misticamente evocata nella propria mano con un istantaneo e crepitante guizzo elettrico- e caricando il lancio del giavellotto: calcolare traiettoria, forza, distanza e velocità dell'obiettivo, calibrando il colpo in modo che piovesse dall'alto sul bersaglio, inchiodandolo al suolo e possibilmente fermandone l'avanzata per un po', sarebbe stato per lui automatico.

    Senza perdere tempo a guardare l'esito della sua azione -confidando che sarebbe riuscita, ma sempre monitorandola con la propria Vista Cieca-, Brifos recuperò il proprio taccuino dalla cintura a fascia e prese a scribacchiarci rapidamente sopra mentre -piegando un ginocchio- si sistemava accanto a Dokutsu.


    « Signor Dokutsu, ascolta: per i bambini è pericoloso uscire. E tu non puoi entrare. »
    ricapitolò brevissimamente il Demone, in maniera super-semplificata for dummies
    « Potresti incontrarli e salutarli un'altra volta, ma perché la condizione si verifichi, dovreste essere entrambi in vita. »

    Pur prestando più attenzione alla scrittura che non al fatto che l'altro lo stesse effettivamente ascoltando -o a come quello potesse star reagendo-, le sue parole sarebbero comunque suonate piene della Saggezza di un Custode delle Sette Vie... e per spiegargli cosa intendeva, così chiaro nella sua mente, alla Corona di Regalia risultava più immediato metterlo giù per iscritto che non descriverlo a parole. E in quel frangente, il suo tempo andava economizzato al secondo.

    « Le tue opzioni, semplificando, sono quattro. »
    lo informò, strappando la pagina* compilata in bella grafia e infilandola sotto il muso del Cane
    « Scegli tu. »

    Mentre l'Amal si tirava di nuovo in piedi -chiaramente di fretta, oltre che incurante di quale sarebbe stata la reazione dell'altro-, dalla Lancia del Fulmine sarebbe esplosa una crepitante colonna di energia azzurra: la scarica elettrica mediamente potente avrebbe investito il parassita imprigionato, permettendo al gigante di testarne la resistenza, dando alle suore il tempo di procurasi gli esplosivi, e a lui quello di avvicinarsi alla leader del trio per porgerle un altro foglio che aveva compilato camminando.

    « I Mutanti Gastrea sono attirati dalle bambine con gli occhi rossi:
    quello è un esemplare piccolo, ma continueranno ad arrivarne altri per prenderle. »

    spiegò lapidario, indicando i tentacoli rossi e porgendo alla leader la pagina di taccuino
    « Io devo andare in un altro posto, adesso, ma se proteggere la loro vita vale più della tua parola, sarebbe proficuo cercare di contattare queste persone per avere rinforzi. »

    E mentre già ruotava il testone in direzione della sua prossima meta -la faglia dimensionale che anche Kyubey aveva interesse a raggiungere-, lo Spirito della Folgore attese che la donna prendesse il foglio di carta: si trattava di un biglietto molto semplice, con scritti su il nome di Quarion Galanodel -col suo titolo di Re del Cielo, e il Big Bird come luogo di recapito- e quello di Nike, il "Re della Giada Scarlatta" che aveva sentito poco prima essere determinato a proteggere le bambine.

    Sperava soltanto che quelle donne sapessero almeno leggere.

    Cominciava di nuovo a sentire la mancanza di Arthur.



    *Il bellissimo biglietto di Brifos è scritto in forma di appunti, e per non appesantire il narrato te lo metto qui :tend:
    ---
    Assiomi di base.
    - I Mutanti Gastrea sono attirati dalle bambine con gli occhi rossi. -> Le bambine sono all'interno dell'orfanotrofio. -> I Mutanti convergeranno sull'orfanotrofio.
    - Le risorse difensive dell'orfanotrofio sono dubbie e deperibili. -> Crollo delle difese in X tempo. -> Game-Over per i bambini.

    Opzioni di Dokutsu
    - n.1: restare a terra davanti alle scale, e finire ucciso = preclude la possibilità di rincontrare gli allievi, e consuma le difesa delle suore > riduce le chance di sopravvivenza dei bambini.
    - n.2: forzare il blocco delle suore per vedere gli allievi = consuma le difesa delle suore > riduce le chance di sopravvivenza dei bambini.
    - n.3: restare di guardia intorno al perimetro per difendere l'orfanotrofio = rischio di morte che riduce la possibilità di rincontrare gli allievi, ma aumenta le difesa delle suore > alza le chance di sopravvivenza dei bambini. (Temporaneamente)
    - n.4: portare un messaggio a Quarion (Re del Cielo) per richiedere rinforzi = soluzione più vantaggiosa e definitiva sotto la variabile X, dove la X corrisponde al tempo necessario all'intervento.

    ---
    In caso si prenda l'opzione 4, Brifos ha già scritto la comunicazione per Quarion sull'altra facciata del foglietto. :pft:


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    Condizioni Fisiche: Ottimali
    Status Psicologico: Sconsolato
    Energie Residue: 105% - 10% = 95%

    Riassunto: Visto che non ha tempo, nei 5 minuti rimasti lancia la lancia per bloccare&friggere il parassita e scrive due note, e ne lascia una Dokutsu e una alla Capo-Suora.

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    Poteri Passivi


    Mantra: Vista Cieca | Radar | Auspex Spiritico | Trick-Detector | Mindfuck-Alert
    Levitazione: Volo
    Hado: +10% di Mana
    Memento: Istant-Casting
    Ataraxia: Resistenza al Dolore e Anti-Malia
    Intuizione: Vista Karmica dei legami empatici che connettono due o più spiriti
    Rianimazione: Immortalità
    Autorevolezza: Aura di Saggezza [Passiva di Gilda]
    Sapienza: Passiva di Conoscenze [Passiva di Gilda]

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    Raigekijin

    jpgSi tratta di una lancia lunga, che permette di generare, incanalare e scatenate la forza del fulmine del suo proprietario: da modello tipico, l’arma si compone di un’asta di metallo lunga circa un metro e mezzo, percorsa da ricchi intarsi e da misteriose incisioni, sormontata da una lama di mezzo metro di lunghezza, realizzata in un metallo azzurrino dalla forma piuttosto particolare.
    E' molto leggera, e pertanto maneggevole, ma estremamente resistente; in mani esperte può venire facilmente approntata ad una difesa rapida ed efficiente o venire impiegata per attacchi veloci portati alla distanza che il suo ampio raggio d’azione consente.



    Convocazione
    Non essendo di natura fisica, l’arma può venire evocata nella mano di Brifos in qualsiasi momento, manifestandosi immediatamente in un crepitio di scintille azzurre; in più, se durante la pugna Raigekijin finisse lontano dal possessore, è possibile richiamarla a sé: in questo modo, ardendo di un alone di luce blu, la lancia ricomparirà tra le mani dell’Amal.
    [Tasca Dimensionale | Richiamo: Consumo Basso]

    Ripetitore
    Completamente permeata dal potere dell'Amal fino ad esserne divenuta una concreta estensione, la Lancia del Tuono permette al suo padrone di scagliare incantesimi attraverso di essa anche quando i due finiscono fisicamente separati; tuttavia, la capacità di veicolare l'energia del Raitei -e solo la sua- ha un limite, che si quantifica in un consumo Critico (40%) -cumulativo- come tetto massimo. Saturata la resistenza, Raigekijin perde questa proprietà per il resto dello scontro.
    [Casting Decentrato]

    Light Spiral
    Al volere del Raitei, la lancia evoca una colonna di crepitante energia elettrica in un raggio limitato a 3 metri attorno a sé, il cui campo magnetico -in un flusso a spirale, sinuoso e serpeggiante- genera con effetto istantaneo il risultato di sbalzare via, contrastare e nullificare (solo se il rapporto tra consumi energetici lo consente) all’istante qualunque offensiva fisica o eterea che tenti di penetrare la barriera. [Difesa Fisica | Difesa Magica]
    Consumo: Variabile > Medio


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    Brifos si era rimesso in marcia da alcuni istanti, mentre alle sue spalle si levavano le grida di quella che a questo punto si poteva definire in qualche modo la direttrice dell'orfanotrofio (o quanto meno il capo là in mezzo), indirizzate in egual misura verso le sottoposte ed il povero Dotsuku, che in seguito alle parole del demone delle tempeste si era deciso ad alzarsi e si stava allontanando di corsa, presumibilmente alla ricerca di Quarion secondo i suggerimenti del saggio di Palanthas. Dunque missione compiuta, c'era da affrontare il successivo step che aveva come principale punto di interesse la faglia dimensionale rilevata dal bio-computer bianco, che proprio in quel momento decise di tornare a far sentire la sua vocetta inespressiva.

    « Sono trascorsi i dieci minuti, Brifos! »
    Annunciò in un cinguettio, mentre continuava a restarsene aggrappato al testone dello yokai.
    « Dovresti virare leggermente in direzione nord-nord-est, con questa andatura usciremo dall'ambiente urbano principale per inoltrarci nella vasta piana limitrofa al fiume in quarantadue minuti circa. »
    Dopodiché fece capolino giù in basso con il faccino perennemente sorridente, per attirare l'attenzione del suo mezzo di trasporto.
    « Credi di riuscire a superare il fiume? Posso cercare un ponte, ma ci rallenterebbe. »
    Il Kyuubei non mostrava agitazione nel tono di voce o nel comportamento, ma era ugualmente chiaro come fosse prioritario per lui raggiungere il prima possibile il luogo ed estrarre dati. Stando alle sue parole comunque l'area interessata dalla faglia era davvero grande, e tagliava la città come una profonda cicatrice invisibile, partendo dalla zona alta dal capo opposto del cratere su cui sorgeva la metropoli e poi declinando nettamente verso nord-est in obliquo. Non che la collocazione precisa fosse davvero importante: dopotutto era completamente invisibile per gli strumenti tradizionali e nel caso in cui fosse collassata in modo catastrofico si sarebbe presa un'area ben più vasta della città stessa.

    Il tragitto attraverso Klemvor fu tranquillo, privo di ulteriori inconvenienti o incontri. Era ovvio: la parte "calda" dell'antico dominio delle macchine assediata dagli organismi contaminati dal virus gastrea era dal lato opposto, invece la zona densamente popolata sorgeva attorno al Big Bird e Brifos si stava allontanando anche da quello. Ovviamente le pattuglie di Storm Riders e le zone abitate si concentravano altrove, e Brifos non incontrò alcunché lungo il suo cammino in direzione della metropoli senza nome. Diversa fu la situazione una volta arrivati all'area sub-urbana, una vasta periferia che somigliava ad una steppa priva di segni di vita, fatta eccezione per moltissime macerie e poche ed isolate carcasse di mezzi blindati abbandonati lì da chissà quanto, nonché quelle che a prima vista somigliavano molto a trincee abbandonate da parecchi anni, di cui sopravvivevano solo le buche, i rimasugli di sacchi semisepolti dal tempo e qualche tralcio di filo spinato seppellito nella terra. Era facile intuire che qualche tempo prima lì si era combattuta una vera e propria battaglia con mezzi convenzionali, non era chiaro contro chi o cosa e quale fosse stato l'esito, ma si potevano facilmente formulare ipotesi in merito. Nulla che tuttavia toccasse minimamente il bio-computer bianco, che era interessato a ciò che si trovava al di là del fiume ormai vicino, laggiù oltre la fila interminabile degli edifici urbani ammassati l'uno sull'altro. La zona tuttavia non era del tutto disabitata, come segnalavano le percezioni extrasensoriali di Brifos. Ad un certo punto infatti avrebbe certamente notato movimenti sotto la superficie, il che avrebbe rimandato alla memoria gli appunti dell'uomo chiamato Brynjar, che aveva visitato quei posti prima di Brifos. Le bambine dagli occhi rossi sono emarginate dalla società e vivono in quelle zone periferiche, nascondendosi dagli organismi infetti dai Gastrea abitando i complessi sistemi di gallerie che si trovano sotto la superficie. Probabilmente erano loro che gli auspex di Brifos segnalavano.

    « Fermati un momento, Brifos! »
    Disse ad un certo punto il Kyuubei. La zampina bianca del bio-computer si agitò un momento davanti agli occhi del demone della tempesta, sottolineando l'urgenza del momento.
    « Duuuuunque, questo è proprio strano! »
    La bestiolina saltò giù dal suo trespolo, zampettò a destra ed a sinistra di qualche passo, zampettando sopra un cumulo di filo spinato spezzato che sbucava per metà dalla terra, poi si voltò e rivolse uno sguardo indecifrabile al compagno di avventure/mezzo di trasporto.
    « Circa un miglio in questa direzione a partire da dopo il fiume inizia una zona in cui è sovrapposta una barriera. Ci ho messo un po' a capire di che si trattava, perché è molto rozza e tanto tanto grande. Interessa più del settanta percento della città, per la precisione, e comprende per intero la faglia. »
    Poi si lasciò andare ad un piccolo istante di pausa, portando la zampina alla bocca e socchiudendo gli occhi con fare meditabondo.
    « Ho detto "barriera", ma non nel senso classico del termine. Nulla di atto a respingere, piuttosto un'area circoscritta al cui interno non è possibile interagire con l'esterno. E' molto simile concettualmente alle barriere delle streghe generate dalla corruzione di una Puellae, anche la struttura in se è la stessa. Però non è criptata in alcun modo, accedervi è relativamente facile. Però non ho idea di quello che c'è dentro. »
    L'avatar bianco non aveva granché interesse in ciò che lo circondava, ma i sensi potenziati del demone della tempesta gli suggerirono delle presenze non tanto distanti. Seminascosto alla vista, c'era un tombino ad un centinaio di metri alla sua destra che si era alzato spinto da manine esili, salvo ricadere al suo posto all'istante appena il capoccione di Brifos avrebbe dato adito ad annuire in quella direzione...

     
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    « Sono trascorsi i dieci minuti, Brifos! »

    Lasciatasi alle spalle la situazione all'orfanotrofio, con a consolarlo nessuna altra certezza se non quella di aver svolto quanto aveva deciso entro il tempo che si era prefisso, il Demone delle Tempeste proseguì per la strada indicatagli con precisione dal piccolo bio-computer bianco, saldamente ancorato al suo testone blu.

    « Dovresti virare leggermente in direzione nord-nord-est, con questa andatura usciremo dall'ambiente urbano principale per inoltrarci nella vasta piana limitrofa al fiume in quarantadue minuti circa. »
    notificò Kyubey, sporgendosi dal proprio trespolo per appuntare gli occhietti a bottone nei suoi
    « Credi di riuscire a superare il fiume? Posso cercare un ponte, ma ci rallenterebbe. »

    « Posso sorvolarlo. »

    La risposta del Raitei fu asciuttissima, ma l'Incubator non se ne sarebbe certamente offeso.

    Dopo quel breve scambio, la traversata seguitò nel silenzio e senza intoppi: fluttuando sul brullo terreno dell'Altopiano, Brifos attraversò Klemvor senza fare ulteriori incontri, e proseguì in direzione della misteriosa metropoli senza nome; ritrovandosi poi a percorrere una vasta e desolata area suburbana, segnata da evidenti tracce di guerriglia, il Gigante passò in rassegna i resti di quelle trincee abbandonate... ma ai suoi occhi non c'era nulla di troppo interessante tra le macerie di edifici, i ruderi dei mezzi blindati, o buche e barricate montate con sacchi di sabbia e filo spinato.

    Così, mentre l'animaletto bianco contemplava il paesaggio cittadino al di là del fiume -probabilmente intento a ricalcolare il percorso-, l'Amal concentrò i propri pensieri sull'ambiente circostante: c'erano movimenti sotto la superficie, e nel passare in rassegna le informazioni che aveva di quella zona, il Saggio collocó la sua posizione attuale nel sito già visitato da un uomo di nome Brynjar.

    La testimonianza da questi riportata aveva costituito uno degli episodi più interessanti che la Corona Indaco aveva avuto modo di studiare tra i fascicoli prodotti dagli esploratori delle Terre Riscritte, e raccontava di un gran numero di
    Cursed Children nella rete di tunnel e cunicoli che percorrevano la periferia... E subito l'Amal si chiese se non fosse il caso di stabilire un contatto anche con loro.

    Sebbene il loro nascondiglio sotterraneo avesse il pregio di assicurare una certa protezione dagli assalti dei Gastrea più grandi, celava il pericolo dei rastrellamenti da parte di quelle che aveva inteso essere le autorità cittadine... e Brifos non possedeva abbastanza dati per valutare se fosse più sicuro per le bambine rimanere al loro posto, o migrare verso l'orfanotrofio: una struttura dove sarebbero probabilmente state accolte, ma che non disponeva al momento delle difese adeguate alla loro protezione.


    « Fermati un momento, Brifos! Duuuuunque, questo è proprio strano! »
    agitandogli la zampina davanti al viso, Kyubey saltò giù
    « Circa un miglio in questa direzione a partire da dopo il fiume inizia una zona in cui è sovrapposta una barriera. Ci ho messo un po' a capire di che si trattava, perché è molto rozza e tanto tanto grande. »
    spiegò la bestiolina, zampettando a terra e accigliandosi
    « Interessa più del settanta percento della città, per la precisione, e comprende per intero la faglia. »

    Mentre ancora soppesava rischi e vantaggi di un eventuale concentramento di Cursed Children all'orfanotrofio -una struttura non certo fortificata a sufficienza da resistere ad un'invasione di Gastrea-, giungendo alla conclusione che sarebbe potuta non essere un'idea così proficua da realizzarsi nell'immediato, Brifos assorbiva le informazioni che il bio-computer aveva preso a snocciolare in merito alla situazione attuale della misteriosa Faglia che si erano lì diretti a studiare.

    « Ho detto "barriera", ma non nel senso classico del termine. Nulla di atto a respingere, piuttosto un'area circoscritta al cui interno non è possibile interagire con l'esterno. »
    spiegò ancora l'Incubator, passandosi pensosamente una zampina sulla boccuccia disegnata
    « E' molto simile concettualmente alle barriere delle streghe generate dalla corruzione di una Puellae, anche la struttura in se è la stessa. Però non è criptata in alcun modo, accedervi è relativamente facile. Però non ho idea di quello che c'è dentro. »

    Mentre elaborava i dati appena fornitogli dall'animaletto bianco producendo un elettrico crepitio azzurrino dal corno dorato che gli sormontava il testone, il Demone delle Temeste registrò un rumore e un movimento nell'area monitorata dai suoi sensi: un centinaio di metri alla sua destra, delle esili manine di bambina avevano sollevato un tombino di metallo, lasciandolo ricadere un istante dopo; probabilmente, le piccole abitanti dei tunnel dovevano aver registrato la sua presenza.

    Probabilmente, visto l'andamento della situazione -con la mancanza di dati, l'impossibilità di contattare Quarion e il fatto che fosse egli stesso di fretta-, la cosa oggettivamente più utile e pratica da farsi era limitarsi per il momento a fornire una presentazione scritta e una dichiarazione di intenti all'unica personalità che sapeva essere responsabile di quella fazione di bambine fuggiasche, così... mentre avanzava levitando verso il tombino -fluttuando in modo di non allarmarle le ragazzine facendo rumore- il Raitei estrasse ancora una volta il taccuino e cominciò a scriverci sopra con una grafia rapida ed elegante.


    jpg« Avvisami tra dieci minuti. »

    Programmando l'Incubator perché gli facesse di nuovo da sveglia, Brifos terminò di scrivere: il messaggio era destinato alla Dottoressa Ameonna che il Naufrago di Suspiria aveva menzionato nel suo report, a cui si presentava come uno studioso della Biblioteca di Palanthas interessato allo studio del gene Gastrea, facendo il nome di Brynjar, dicendo di averne letto il rapporto, e sperando che la Dottoressa avesse memoria del loro incontro; tuttavia, non si era dilungato su quella parte, immaginando che la donna potesse non avere né consapevolezza né nozione della sua presenza su Endlos.

    Piuttosto, la missiva informava della presenza di gruppi disposti ad offrire ospitalità e protezione alle bambine nella non lontana città di Klemvor, e invitava la Dottoressa a ricercarne l'aiuto in caso di necessità; in allegato, aveva disegnato anche una piccola mappa stilizzata dell'area, tracciando il percorso da lì all'orfanotrofio... tracciandovi i punti di riferimento che aveva notato e le strade da percorrere in caso di emergenza -con tanto di distanze-, segnalando ancora una volta Nike e Quarion come i nomi da fare per richiedere aiuto.

    Naturalmente, non aveva tempo da perdere calandosi personalmente nei dedali sotterranei, pertanto la scelta più ovvia era chiedere alla ragazzine di recapitare il messaggio; da quel che aveva letto, l'esploratore Brynjar aveva stabilito un contatto con le Bambine usando del cibo, e... frugando la sua borsa da viaggio, il Raitei trovò in alcuni biscotti di Spitfire -presi per Kyubey mentre era a bordo della Luxury- e nella merenda di Kalia che gli aveva fatto portare -prima della partenza- abbastanza merce di scambio.

    Così, tornando a toccare terra con delicatezza, il gigante dai capelli blu cobalto piegò le ginocchia per accucciarsi a terra,
    e bussò educatamente sul tombino.

    « Ciao. Io sono Brifos. »
    esordì con voce neutra, presentandosi senza aspettare risposta
    « Se vi do la mia merenda potete portare una lettera alla Dottoressa Ameonna? »

    Una richiesta semplice e diretta. Da bambino a bambino.


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    Riassunto: Mentre riflette sulla situazione presentatagli da Kyubey, Brifos scrive un messaggio alla Dottoressa che si occupa delle bambine nel sottosuolo (per farle presente che -in caso di emergenza- le bambine possono trovare appoggio all'Orfanotrofio o dai Riders chiedendo di Nike e Quarion), e prova a convincere quella sotto il tombino a consegnare la lettera in cambio della sua merenda. :sisi:

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    « Ciao. Io sono Brifos. »
    Esordì la voce atona del gigante blu, dopo aver bussato sommessamente al tombino.
    « Se vi do la mia merenda potete portare una lettera alla Dottoressa Ameonna? »
    In un primo momento non ebbe risposta. Brifos dovette rimanere in quella posizione per qualche istante, accucciato e con la sagoma bianca del Kyuubei che approfittava del momento per schienarsi senza troppi complimenti sul testone blu cobalto in modo da adoperare il corno del demone delle tempeste per grattarsi la schiena con lauta soddisfazione sul musetto dal perenne sorrisetto da peluche. Tuttavia le parole dello yokai non erano state ignorate, infatti da sotto provenivano scalpiccii e bisbigli che indicavano la presenza di almeno tre bambine maledette. Infine, il tombino si aprì dell'equivalente di due dita adulte, rivelando il faccino pulito di una bambina e due grandi occhi rossi ed espressivi in cui era possibile leggere più diffidenza che curiosità. Doveva avere circa dieci anni.

    « Sei un amico della dottoressa Ame? »
    Chiese saltando i preamboli, senza rivelare ancora il suo nome.
    « Zara ha la febbre e non scende, se portiamo la tua lettera alla dottoressa lei può venire a visitarla con le medicine? »
    Prima ancora che Brifos potesse rispondere, il tombino salì ancora verso l'alto di un paio di pollici, e dietro la testolina della prima bimba fece capolino un secondo visetto con qualche primavera in meno della prima bambina, che si accalcò per vedere meglio con gli occhietti sanguigni illuminati da genuino stupore e appuntati non su Brifos, bensì sui suoi capelli. O meglio ancora: su quello che si trovava là in mezzo.
    « Un cucciolo!!! »
    Strillò con voce decisamente troppo acuta per non essere fastidiosa, iniziando a saltellare sul posto con rumori piuttosto allarmanti che suggerivano a Brifos che le due bambine erano in piedi su delle casse traballanti o qualcosa del genere.
    « Un cucciolo, un cucciolo, un cucciolo, un cucciolo!!! »
    Ripeté a profusione la seconda figura, saltellando sul posto entusiasta e facendo spazientire la bambina più grandicella.
    « Smettila, Maki! » le intimò con uno spintone poco deciso ma sufficiente a spegnere i suoi entusiasmi. « Ci sto parlando io di cose importanti! »
    Non fece in tempo a zittirla che dal pertugio rimasto aperto fece capolino una terza testolina, seminascosta sotto il cappuccio di un pigiama beige dalle rifiniture azzurre, su cui era ricamato il viso cavallino di quello che sembrava un pony con un corno piantato in mezzo al muso. Gli occhi color cinabro della terza bimba, di gran lunga più piccola delle altre due, si spalancarono alla vista di Brifos, meravigliata come solo una bambina sa essere.
    « Iun uniconno!!! »
    Disse sorridendo, tendendo la manina in direzione di Brifos in un cenno a metà fra un gesto di saluto e un tentativo di raggiungerlo.

    « Tornate giù, tutte e due! »
    Intimò la maggiore delle tre, cacciandole in qualche modo per poi tornare a rivolgersi a Brifos.
    « Se puoi pagare con qualcosa da mangiare posso consegnare la lettera. »
    Acconsentì lei, in tono risoluto.
    « Però voglio sapere chi sei. Ti ho visto venire da laggiù, sei la prima persona che vedo uscirne. Tante degli altri cunicoli sono andate là e non sono più tornate, dicono che c'è un posto pieno di persone buone che ti danno da mangiare, ma io non ci credo. »
    Concluse in tono combattivo, degno di una sorella maggiore.

     
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    « Sei un amico della dottoressa Ame? »

    Dopo un primo momento di protratto silenzio, la voce di una bambina -una delle tre presenze che i suoi sensi avevano rilevato- risalì dal tombino, schiusosi di appena uno spiraglio; giusto quanto bastava perché il Raitei potesse scorgere il visetto pulito di una "Cursed Child", che lo fissava con diffidenza.

    « Zara ha la febbre e non scende, se portiamo la tua lettera alla dottoressa
    lei può venire a visitarla con le medicine? »

    « Non dovreste chiederlo a lei? »

    Reclinando il testone blu cobalto da una parte, il Demone delle Tempeste emise una crepitante scintilla azzurrina dalla base alla punta del corno dorato, riflettendo sulle implicazioni di quella domanda: se la dottoressa doveva "venire a visitarla" significava forse che non era in sede?

    Prima che potesse chiedere delucidazioni, il tombino si alzò ancora ed una seconda bimbetta -più giovane- fece capolino dalle spalle dell'altra, appuntando gli occhi scarlatti su di lui...


    « Un cucciolo!!! Un cucciolo, un cucciolo, un cucciolo, un cucciolo!!! »

    ...o meglio sul passeggero che trasportava sul proprio testone -il piccolo e bianco Incubator-, e cominciando a cantilenare e saltellare di gioia sul loro precario ed instabile supporto.

    « Smettila, Maki! Ci sto parlando io di cose importanti! »

    In segno di protesta, la prima bambina -ancora senza nome- assestò uno spintone all'altra, aprendo così un varco per una terza piccolina che tese la manina verso il Saggio di Palanthas in un cenno di saluto... o in un tentativo di toccarlo, probabilmente colpita dal fatto che quell'estraneo avesse qualcosa di a lei familiare: la sua testolina era infatti coperta dal cappuccio di un pigiamino decorato da elementi che ricordavano...

    « Iun uniconno!!! » « Tornate giù, tutte e due! »

    Dopo aver spinto via dal "tavolo delle trattative" le altre due bimbette, la maggiore del trio decise di andare dritta al punto, parlando molto francamente con Brifos: dopotutto, quello era una serissimo discorso da bambino a bambino, perciò non c'era tempo per sciocchi fronzoli come i convenevoli.

    « Se puoi pagare con qualcosa da mangiare posso consegnare la lettera.
    Però voglio sapere chi sei. Ti ho visto venire da laggiù, sei la prima persona che vedo uscirne. Tante degli altri cunicoli sono andate là e non sono più tornate, dicono che c'è un posto pieno di persone buone che ti danno da mangiare, ma io non ci credo. »

    « Io mi chiamo Brifos: sto studiando i Gastrea. Non conosco la Dottoressa Ameonna, quindi non so se siamo amici: ho letto in un documento che lei aiuta le bambine, e volevo dirle che ci sono altre persone che lo fanno, e a cui può rivolgersi. »

    Tirando le fila delle risposte che gli erano state richieste, il Gigante si presentò, qualificò il suo interesse per la Dottoressa, e -levando un indice per indicare la città da cui era poco prima emerso- si apprestò a spiegare alla bambina la situazione.

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    « Laggiù c'è una città che si chiama Klemvor, e ci vivono delle persone che si chiamano Storm Rider: loro aiutano le bambine, ma adesso hanno problemi con i Gastrea, e potrebbe essere pericoloso andare lì ora, se non possono tenervi al sicuro. »
    raccontò con tono monocorde, espressione pacata e sguardo insondabile
    « Nella lettera che ho scritto alla Dottoressa ho spiegato la situazione, così può mettersi d'accordo con gli Storm Riders. »

    E mentre parlava con la piccola interlocutrice, il Demone delle Tempeste frugò il borsello da viaggio per recuperare il fagotto di stoffa colorata entro cui era avvolta la torta al cacao che Kalia gli aveva fatto avere, e in cui aveva infilato anche una manciata dei biscotti di Spitfire, e lo porse alla ragazzina insieme alle pagine di taccuino, piegate a metà e chiuse da un semplice elastico di gomma.


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    « Come fai a non saperlo...? »
    Chiese in tono piccato la bambina, riferendosi al fatto che Brifos non era sicuro che la dottoressa fosse o meno sua amica, il visetto corrucciato e il tono aggressivo di chi si sente fortemente contrariato.
    « O lo sai o non lo sai. Se non ne sei sicuro vuol dire che non lo sei. »
    Allungò la mano pretendendo il suo pagamento, mentre Brifos seguitava a spiegarsi.

    « La dottoressa Ame non è una persona buona, ci aiuta solo se le va di farlo e se ci avviciniamo per chiederle le medicine a volte ci caccia. »
    In base ai resoconti dell'uomo chiamato Brynjar riguardo i mezzi a disposizione della dottoressa, difficilmente la donna era in grado di provvedere al fabbisogno della totalità delle cursed child presenti nell'area, anche perché prima dell'arrivo di Klemvor e dei riders che avevano iniziato ad accoglierle dovevano essercene parecchie nel sottosuolo, il che spiegava in parte le parole della piccola.
    Quando la Cursed child aprì il pacchetto per ispezionarne l'interno, il suo volto fu il ritratto di un cacciatore di tesori che aveva appena messo le mani su di un bottino d'oro e gioielli del valore inestimabile. Subito gli altri due gattini randagi alle sue spalle mormorarono meravigliate, anche se la maggiore addentò immediatamente un grosso biscotto, mangiandolo voracemente dando l'aria di essere parecchio affamata, il tutto mentre richiudeva in fretta e furia il pacchetto.

    « Anch'io, anch'io, anch'io!!! »
    Esclamarono le due più piccole.
    « Dobbiamo condividerlo con le altre!! »
    Protestò la più grande mentre batteva in ritirata nel tombino.
    « Ma tu ne hai mangiato uno intero! »
    La più grandicella ignorò le proteste e si rivolse a Brifos un'ultima volta, prima di chiudere il tombino.
    « Ci metto un po' per arrivare dalla dottoressa Ame, le porterò la tua lettera subito. »
    Asserì prima di sparire sotto il pesante coperchio di metallo, lasciando di nuovo Brifos da solo con la sola compagnia dell'incubator.

    « Otto minuti e quarantacinque secondi. »
    Notificò lui, con voce atona...

    CITAZIONE
    . Mars Sets Ablaze: Dando per scontato che Brifos intende proseguire in direzione della faglia, gli si presenta una scelta multipla di zone da attraversare:

    1) Passato il fiume in volo può atterrare direttamente sulla vasta superstrada rialzata a circa venticinque metri sul livello del terreno e percorsa da un numero ridotto di automezzi, per lo più camion e veicoli pesanti
    2) Può deviare verso nord-ovest per arrivare alla base del più vicino dei molti imponenti pilastri in vanarium
    3) Può decidere di passare al di sotto dei pilastri che sorreggono la periferia della città
    4) Può chiedere al Kyuubei di accedere alla barriera
    5) Può volare al di sopra della vasta zona delineata dalla superstrada e atterrare direttamente nella zona residenziale al di là di essa
     
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    « Come fai a non saperlo...? O lo sai o non lo sai. Se non ne sei sicuro vuol dire che non lo sei. »

    Nel contrarsi dei tratti somatici ancora tondeggianti della bambina, Brifos -che ormai studiava le emozioni umane già da parecchio- riconobbe nel suo atteggiamento un sentimento collocabile nello spettro della rabbia... una rabbia poco sentita -quindi una sorta di "stizza" o "irritazione"-, ma di cui ugualmente non seppe comprendere la causa; perciò, si limitò a fissare il faccino della piccola con i soliti insondabili occhi grigi, reclinando il testone blu cobalto da una parte.

    « La dottoressa Ame non è una persona buona, ci aiuta solo se le va di farlo e se ci avviciniamo per chiederle le medicine a volte ci caccia. »

    « Capisco. »

    Anche a quell'intervento, le reazioni del Gigante furono pressoché nulle: quella parola, ed un cenno di assenso del capo cornuto; intanto, la bimbetta senza nome accolse il fagotto che le era stato consegnato, e il suo faccino si illuminò di meraviglia nell'esplorarne il contenuto, prima di trarne un biscotto da divorare sul momento come "prova qualità" e richiudere l'involto... scatenando qualche protesta da parte delle altre due e generando un breve battibecco.

    « Anch'io, anch'io, anch'io!!! » « Dobbiamo condividerlo con le altre!! »
    « Ma tu ne hai mangiato uno intero! »

    Ignorando le lamentele, la portavoce del trio tornò a rivolgersi al Demone delle Tempeste, ancora accucciato davanti al tombino, sollevato in uno spiraglio per permettere quella conversazione.

    « Ci metto un po' per arrivare dalla dottoressa Ame, le porterò la tua lettera subito. »

    « Va bene. Grazie. »
    rispose il Raitei, con il bocchettone che si richiudeva
    « Io ora devo andare, però, quindi non serve che torni qui dopo. »

    Le bambine erano nuovamente scomparse alla vista, ma a giudicare dalle sue percezioni -e dal tempo di percorrenza richiesto a quelle gambette corte per scendere dal loro trespolo ed allontanarsi-, il Demone delle Tempeste calcolava che sarebbero dovute riuscire a sentirlo lo stesso.

    « Se andate a Klemvor dagli Storm Rider, fate attenzione. »

    « Otto minuti e quarantacinque secondi. »

    jpgCon un crepitio azzurrino a risalirgli il corno dorato, il Saggio si rimise in piedi sulle proprie gambe, sollevando la destra per sfregare delicatamente un indice sotto la testolina bianca di Kyubey -come si fa con una radiosveglia- e volgendo lo sguardo alla Città Sconosciuta che si stendeva davanti a lui: c'erano diverse possibilità per quanto riguardava il percorso da prendere...

    Ma per quanto esplorare un posto nuovo potesse essere interessante, vista la mole di cose nuove che si potevano imparare, al momento era lì per studiare la misteriosa
    Faglia che l'Incubator aveva avuto tanta fretta di indagare di persona e più da vicino; così, si rivolse a quest'ultimo.

    « Che strada devo prendere per raggiungere l'Anomalia? »


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    « Direi... in linea retta da quella parte. »
    Rispose il Kyuubei, strofinando la testolina sulle dita del demone delle tempeste, indirizzando l'unghia dell'indice giusto fra le grandi orecchie da peluche, quasi a voler marcare il fatto che non era una radiosveglia portatile parlante, ma bensì qualcosa di più simile ad un felino sintetico.
    « Ancora un miglio e sarò in grado di accedere alla barriera. Ho già analizzato le stringhe di dati, sono molto rudimentali e semplici. In un primo momento potrebbe sembrare frutto di una tecnologia arretrata, ma ho trovato diversi punti in cui la distribuzione delle correnti energetiche sono piuttosto disorganizzate, stimiamo che una mano consapevole avrebbe facilmente ottimizzato il tutto con poco sforzo ed un elevato risparmio energetico, oltretutto aumentando anche il grado di segretezza perché distribuendo in modo più omogeneo l'energia si evitano tutti quei picchi così evidenti anche a distanza. »
    Gongolò il bio-computer bianco, non per rimarcare una qualche manifesta superiorità della sua tecnologia, bensì per esporre un semplice dato di fatto di cui sicuramente non sarebbe sfuggito il significato a Brifos: nessuna entità dotata di intelligenza e raziocinio avrebbe trascurato di ottimizzare almeno un minimo il proprio lavoro, specie se ciò significava risparmiare molta energia, come sottolineava l'incubator che non a caso appartiene ad una razza che vive nella costante penuria di risorse al punto da dover vampirizzare l'umanità. C'erano diversi significati che si potevano attribuire a quella scoperta, però i più ovvi e logici suggerivano che non si trattava necessariamente di un'opera eretta da una razza senziente, bensì del risultato di un'azione istintiva, come per esempio quella delle creature arrivate su Endlos con il tempio in rovina del popolo della bambina chiamata Iade, di cui Kyuubei era considerato una divinità patrona. Reggeva anche il paragone con lo stadio avanzato delle puellae così come è stato descritto dal Kyuubei stesso: le cosiddette streghe, che secondo l'avatar bianco sono in grado di costruire una dimensione a parte separata dal mondo materiale in cui sono libere di crescere e uccidere e intrappolare le proprie prede, per poi riprodursi per gemmazione. Trattandosi però di quel luogo alieno, esisteva anche una certa chance non da scartare che si trattasse dell'opera di un gastrea, oppure qualcosa di correlato a quei monoliti neri di vanarium, la cui collocazione e forma poteva ricordare certi luoghi come stonehenge, o magari un effetto collaterale del cataclisma che ha generato il vasto cratere in cui sorge quella mastodontica metropoli. Un individuo dotato di fantasia e delle giuste conoscenze scientifiche avrebbe saputo generare una dozzina di scenari validi per giustificare l'esistenza di quella barriera
    Lo avrebbero scoperto indagando.

    A circa un chilometro e mezzo dal punto in cui Brifos aveva incontrato le bambine, proprio in prossimità del fiume, il saggio di Palanthas ricevette l'alt da parte del suo morbido passeggero, il quale lo fece scendere a pochi passi da un relitto che somigliava ad una lastra di metallo conficcata nel terreno secco, su cui erano visibili ganci e vasti pistoni idraulici che probabilmente dovevano servire a sollevare e abbassare la paratia in caso di necessità. Non era chiaro se si trattava di un'opera civile atta a contenere il fiume (che forse era soggetto a piene in certe stagioni) oppure se era un'opera militare, dopotutto la terra di nessuno che aveva appena percorso ne era piena. Kyuubei si adoperò ad attivare un trio di complessi sigilli di energia spirituale, con solo un piccolo commento sul fatto che quell'operazione gli costasse molto in termini di riserve di energia. Non era la prima volta che l'avatar lamentava penuria di mana ed il fatto che non era materialmente in grado di rigenerare le proprie riserve, che consistevano in quel poco che era riuscito a portare via dal tempio distrutto dalle creature, ma l'effettiva entità di tali riserve energetiche non era chiara, ed anche che cosa era in grado di fare Kyuubei con quell'energia residua era ambiguo.
    Il trio di sigilli circolari circondarono il raitei ed il suo passeggero formando una struttura triangolare che li circondò in ogni direzione e al di sotto di loro, dopodiché con un forte stridere collassarono su di loro con un movimento improvviso e rapido, modificando il mondo come gomme per cancellare che rimuovono la patina ancora luminosa del giorno che volge al tramonto, trasformandolo in un universo dai colori pastello, su cui dominavano su tutto il rosso, il rosa ed il magenta di un cielo che sembrava disegnato su carta, fatto di batuffoli amaranto simili a nuvole ma troppo compatti e stilizzati per essere un fenomeno atmosferico.

    Tutto il territorio era alieno, diverso dal mondo reale in una maniera che era quasi tangibile. Tutti i sensi ravvisavano differenze sostanziali con il mondo reale al di là della barriera, con l'olfatto aggredito dall'odore di aria stagnante, come se si trovassero sul fondo di una profonda depressione nel terreno e l'aria si fosse addensata troppo, impaludandosi in assenza di vento. La sensazione era quella di trovarsi dentro una scatola rossa, un gigantesco cubo di vetro che raggiungeva il cielo e impediva alle correnti di raggiungerli, trasformando la metropoli nella visione malata di un pittore alcolizzato. Il fiume era ora secco e rappreso, sul fondo era ben visibile il letto prosciugato da lungo tempo, screpolato e morto. Non c'era anima viva, se poco fa le percezioni extrasensoriali di Brifos segnalavano parecchie persone adesso era come se il mondo si fosse svuotato, lasciandolo da solo. L'acqua invece di scorrere come logico lungo il proprio corso fluttuava in una diagonale insensata, scivolando giù come da gradini un passo alla volta, tagliando da un bordo della barriera fino al centro della città, in una qualche zona nascosta fra gli edifici. C'erano macigni grandi come abitazioni che gravitavano in aria, la maggior parte erano di forma romboidale rozzamente squadrati dalla gravità artificiale che li affliggeva, avevano un proprio campo magnetico e disturbavano le energie spirituali. I palazzi erano gli stessi della città, ma molti erano danneggiati in modo davvero evidente. Alcuni grattacieli erano sventrati e si reggevano in piedi solo per via dell'assurdità delle leggi fisiche che dominava quel posto rosso, che permettevano anche ad una torre monumentale composta per lo più da vetrate di non collassare su se stessa con tre quarti dei piloni portanti asportati di netto da chissà quale detonazione mistica. Altri edifici erano semplicemente diversi, ma non nel senso più immediato del termine, bensì proprio letteralmente edifici differenti da quelli visibili nella città. Dal giorno in cui avevano eretto la barriera dovevano essere trascorsi anni, forse decenni, al punto che alcuni palazzi erano stati abbattuti e sostituiti e la stessa skyline era mutata in modo significativo, tanto da essere evidente anche ad un primo sguardo. Tutto ciò che avveniva nella barriera rimaneva lì, indifferente ai cambiamenti del mondo reale, siano questi opera della natura o dell'uomo.

    « Se dovessimo cessare le nostre funzioni in questo posto, probabilmente nessuno dei tuoi amici sarebbe in grado di recuperare il nostro corpo, Brifos. »
    Disse Kyuubei saltellando giù dal testone del gigante, sedendo sulle zampe posteriori e agitando la coda fluente.
    « Non sarei in grado nemmeno di raggiungere i miei backup e tornare a riferire. »
    Magari qualcuno avrebbe preso quell'affermazione come foriera di brutti presagi, ma ancora una volta era un semplice dato di fatto. Kyuubei era interessato quanto Brifos a preservare la propria integrità e capire il perché di quei fenomeni fuori dalla norma, era normale per lui incitare la corona di Palanthas alla prudenza.
    « La faglia è proprio lì, fra quegli edifici. Riesci a vederla? I colori diventano più scuri sui suoi contorni e sbiadiscono mano a mano che la raggiungono. »
    Sebbene la faglia fosse vasta e tagliasse praticamente in due la città, on era facile notarla in quel mondo dai colori pastello. Era come guardare un banco di nebbia su di un foglio bianco: era lì, ma era anche necessario guardare bene.
    « Non dovremmo avvicinarci troppo, prima è meglio analizzarla ed ho bisogno di tempo. Piuttosto... »
    Si voltò a guardare il raitei e alzò la zampina per indicare una direzione alla sua destra.
    « Quelle tre fonti di energia si stanno avvicinando e non sembrano un fenomeno casuale. Che vuoi fare, Brifos? »
    Kyuubei captava le energie, e secondo i suoi calcoli si trattava di tre fonti distinte: il raitei invece era in possesso di altre facoltà ed al suo occhio interiore si doveva trattare di una sola fonte... fra l'altro piuttosto piccola e compatta, che stava saltando di edificio in edificio trasportando con se qualcosa di grosso e metallico. Proprio in quel momento aveva deviato in modo deciso verso la loro posizione, forse per caso o forse perché li aveva scorti in qualche modo. Potevano nascondersi o potevano approcciare quella misteriosa entità nativa di quella barriera rossa? Kyuubei aveva rimesso la decisione al titano blu, ed ora stava a lui scegliere il da farsi...

     
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    « Direi... in linea retta da quella parte. »

    Seguendo le indicazioni del Bio-Computer, e archiviando con il freddo distacco dell'accademico le altre informazioni da lui fornite in merito all'anomalia energetica e alle implicazioni che ne aveva dedotto, il Demone delle Tempeste si levò in volo, diretto alle coordinate segnalategli... e avanzò fino a quando -circa un chilometro e mezzo più in là- Kyubey non gli diede lo stop, in corrispondenza di una complessa struttura metallica, conficcata nella terra arida dell'altopiano.

    Mentre gli occhi grigi dell'Amal lo osservavano con la solita insondabile apatia (e ne ascoltavano con la stessa neutralità il rituale segnale da "batteria-in-esaurimento"), l'Incubator si dedicò all'attivazione di alcuni complessi sigilli di energia spirituale, al cui innesco si disposero attorno a Brifos, inscrivendone l'alta sagoma entro i confini luminosi di un prisma triangolare
    e trasfigurando la realtà intorno a loro.

    Forse quei sigilli avevano funzionato come soglie di un qualche portale, o magari non erano stati altro che lenti utili a permettergli di mettere a fuoco l'anomalia che il piccolo felino bianco aveva sempre chiaramente percepito, ma quale che fosse l'essenza delle cose, lo Youkai della Folgore si ritrovò a contemplare un mondo completamente diverso da prima.

    Non essendo particolarmente legato alla concezione delle convenzioni come una qualche realtà unica e granitica, il virare del paesaggio verso una paletta di colori così satura e vivace -che chiunque altro avrebbe probabilmente definito
    improbabile- non dette particolare pensiero al Saggio di Palanthas, che trovò più interessante riflettere su quali leggi fisiche alternative fossero vigore all'interno di quello spazio chiuso, dal momento che l'acqua del vicino fiume scorreva in modalità non confacenti alla gravità e che le rocce romboidali fluttuanti nel cielo magenta creavano qualche interferenza ai suoi sensi spirituali.

    Per questa ragione, per quanto lui stesso sembrasse essere l'unica presenza nel raggio pure ampio delle sue percezioni, la Corona Indaco non trascurò di studiare le attuali versioni del panorama e della città rimaste comprese nei confini dell'anomalia.


    « Se dovessimo cessare le nostre funzioni in questo posto, probabilmente nessuno dei tuoi amici sarebbe in grado di recuperare il nostro corpo, Brifos. Non sarei in grado nemmeno di raggiungere i miei backup e tornare a riferire. »
    con una crepitante scintilla azzurrina a percorrergli il corno d'oro, il Gigante annuì
    « La faglia è proprio lì, fra quegli edifici. Riesci a vederla? I colori diventano più scuri sui suoi contorni e sbiadiscono mano a mano che la raggiungono. Non dovremmo avvicinarci troppo, prima è meglio analizzarla ed ho bisogno di tempo. »

    « Ricevuto. »

    « Piuttosto... Quelle tre fonti di energia si stanno avvicinando e non sembrano un fenomeno casuale. »
    proseguì Kyubey, puntando la zampetta verso destra
    « Che vuoi fare, Brifos? »

    Reclinando il testone blu cobalto da una parte, il Demone delle Tempeste rifletté sui pochi dati a sua disposizione in quel momento e in quel luogo: l'animaletto bianco aveva parlato di tre fonti, ma lui ne percepiva una soltanto... per di più, in possesso di un qualche grosso oggetto metallico che -visto il contesto belligerante suggerito dai danni agli edifici- poteva probabilmente essere un'arma. Inoltre, la secca virata compiuta nella sua direzione suggeriva una certa aggressività.

    Non che la cosa lo preoccupasse eccessivamente: l'Amal non temeva per la propria vita, ma l'eventualità di ritrovarsi sotto attacco era plausibile quanto qualunque altra...


    « Aspettiamo il loro arrivo. Ma restami vicino:
    potrebbe essere necessario reagire o allontanarci, nel caso siano ostili. »


    ...così, limitandosi a tenerla presente, si risolse ad aspettare l'arrivo delle presenze
    per salutare, presentarsi, e raccogliere da loro qualche informazione.
    O, almeno, così sperava.


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    Ogni fibra del suo essere era tesa in quel momento, perché sapeva di non essere al sicuro. L'abisso dalle infinite sfumature del blu l'aveva abbandonato, ed ora si muoveva con passi cauti in un universo di pura materia, circondato dai rossi, i porpora ed i grigi di quella pressione senza fine chiamata realtà. L'abisso era il ventre materno, fatto del liquido amniotico caotico e inconsistente del vuoto, perfettamente omogeneo nell'annullamento assoluto di ogni senso ed ogni pensiero. La realtà invece era una vomitevole successione di frequenze, colori e suoni che si succedevano disarmoniche, la materia era ruvida e dolorosa al contatto e perfino l'aria bruciava al contatto. Aveva ottenuto forma e sostanza, ma non uno scopo. Aveva un istinto ed un proposito, ma mancava di un fine. La massa di filamenti connettivi neurali era pienamente attiva, faceva sfilare una ad una nella sua mente una quantità di bisogni viscerali, tutta quella catena di direttive che ogni essere vivente possiede fin dalla nascita insite nel suo DNA, che servono anzitutto a tenerlo in vita, mantenerlo in salute e in grado di riprodursi. Tuttavia quei codici erano talvolta incompleti, manomessi deliberatamente al punto da esasperarlo, c'erano direttive che contraddicevano i più basilari impulsi, andavano a bypassare perfino il primordiale istinto di sopravvivenza, frustrando e lasciando dietro di se una sensazione di confusione come se sapesse che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che doveva fare, senza che però fosse in grado di impedirsi di farlo. Una falena che lentamente si avvicina alla luce del fuoco, pur sentendo le proprie ali ardere ma incapace di impedirsi di procedere verso la propria fine.

    Aveva due figure davanti a se: una più grande, di un blu cobalto da cui i suoi sensi vedeva irradiarsi tanta energia da poter piegare quel mondo a metà, fatto in parte di realtà e in parte delle fibre scollegate dalla logica della fisica e che provengono dal profondo del void, l'altra più piccola, bianca, indifesa. L'istinto diceva di star loro lontano, di evitare ogni approccio. Nessun lupo, seppur affamato, assale una preda in grado di difendersi, e lui non era nemmeno tanto indigente da necessitare urgentemente di nutrirsi, e quelle creature non erano nemmeno un bottino meritevole di una caccia. Ma come serpi nere, i codici si accalcavano gli uni sugli altri e urlavano soffocando quella voce primordiale e intimavano: attacca, assali, sventra. L'istinto indicava l'essere più piccolo, indifeso, come miglior bersaglio su cui gettarsi, doveva stare lontano dal più grande di colore blu, poteva difendersi, era in grado di piegare tutta quell'energia e usarla come arma. Ma di nuovo le stringhe nere si aggrovigliavano agli impulsi nervosi, i filamenti connettivi che generano i suoi pensieri sono tesi al punto da dolere, ha l'impressione che brucino fra le sue carni combattute fra due diverse fonti di direttive: la creatura più piccola deve essere ignorata: tanto maggiore è la pericolosità di un'entità tanto prioritario ai fini della caccia. Non ne vedeva il senso, non ne comprendeva la necessità eppure era schiavo di quella regola e doveva attenersi ad essa.
    ________________

    « Galio, smettila di oziare e tieni il passo con me! »
    Poppy aveva già staccato la graziosa mascotte azzurra che la seguiva da sempre, la quale di nuovo si era fermata fissando il vuoto e rimanendo distanziata dalla starguardian a cui era stata assegnata, ma tuttavia all'animaletto simile ad un dolcissimo peluche animato bastarono pochi istanti per riguadagnare la spalla destra della guerriera, la quale superò in breve i due isolati che la separavano dal punto dove si era materializzata l'anomalia.

    « Smettila! Ci metterei troppo a ricongiungermi con Lux e non voglio scomodare le altre. »
    Disse in tono risoluto, mettendo il pesante martello da guerra in spalla e rispondendo alla mascotte che le si era rivolta con una serie di concitati versetti animali. Nessuna starguardian riusciva veramente a discernere delle parole dai motivetti intonati dalle proprie mascotte, tuttavia tutte quante erano in grado di capire a grandi linee ciò che dicevano. In particolare Galio era fra tutte la più rumorosa, un fagottino azzurro di pelo luminoso, grandi ali morbide ed un faccione dall'aria stupidamente allegra che all'occorrenza era in grado di allargarsi al punto da fagocitare un piatto intero, cosa che aveva realmente fatto una volta facendo scomparire un pezzo del servizio buono di Janna, la più anziana del gruppo. Quel giorno Poppy non aveva più smesso di scusarsi e aveva passato un intero pomeriggio aiutando la compagna a cambiare la terra a tutte le piante del suo balcone, portando in spalla anche due sacchi di terra dal combini all'angolo della sedicesima. Aveva un forte senso di responsabilità, ed era per questo che contrariamente alle continue raccomandazioni della sua mascotte insisteva per portare a termine quella missione da sola. Janna diceva che era proprio per questo che la Prima Stella le aveva assegnato Galio, tutte le mascotte infatti servono per evitare che una Starguardian devii dai propri compiti, e l'eccessiva fermezza a volte conduce a degli sbagli. Perfino Galio però doveva riconoscere che quel momento era particolare: Jinx aveva di nuovo litigato con le altre dopo il combattimento di appena sei giorni prima e per la seconda volta in breve tempo si era chiamata fuori dalla squadra sparendo del tutto. Lux diceva che aveva perfino smesso di venire a scuola, ma quella non era neanche una novità.
    Due giorni prima c'era stata una violenta battaglia e loro, ridotte a soli quattro elementi, avevano faticato molto. Lulu era rimasta ferita ed ora aveva bisogno di recuperare, proprio lei che era fra tutte la più fragile fisicamente e quella emotivamente provata dalla rottura con Jinx. Poppy invece fungeva da avanguardia, poteva permettersi di subire più danni delle altre ed era in grado di agire in modo indipendente. Toccava assolutamente a lei agire in quel momento, e non si sarebbe di certo risparmiata.

    « Forza!! »
    Esclamò all'ennesimo balzo, accelerando l'andatura.
    « Finito qui passiamo dal QueenBurger e... »
    Atterrò nell'ultimo edificio prima della grande piana dopo i monoliti e conficcò la testa del martello da guerra sul cornicione, sbriciolandone una parte. Poi usò l'asta come punto di appoggio e saltò su, tendendosi in avanti per guardare meglio. Giù in fondo, sulla strada, c'era una presenza che non poteva non essere un'anomalia, anche se era l'anomalia più strana che avesse mai visto. Umanoide, senza tentacoli o lame che spuntano da ogni dove, niente bocche munite di fauci che cercano di mangiarti oppure occhi in più. Giusto due braccia, due gambe, due occhi e una testa sola, un po' come gli umani. Beh: in realtà aveva un corno in mezzo alla fronte, e quello gli umani mica ce l'hanno, quindi era senza dubbio un'anomalia.

    « Strano. »
    Ammise. Oltretutto vedeva anche qualcosa che sembrava un gatto bianco appollaiato sulla spalla della creatura, e tutti e due guardavano proprio nella sua direzione.
    « Beh, prima lo prendo a martellate e poi guardo meglio. »
    Borbottò con poca convinzione, mentre dietro di lei Galio blaterava qualcosa circa il fare attenzione, non lanciarsi a testa bassa e altre robe del genere. Il martello si illuminò, lei lo afferrò senza scendere dal manico, poi lo fece roteare lanciandosi dal palazzo mentre la luminosa aura azzurra che la contraddistingueva si infiammava e ruggiva con aggressività. Fece fare una mezzaluna completa alla sua arma, da cui emerse una vampata di energia contundente tanto forte da poter schiacciare un edificio, abbastanza amplia da non essere facile da schivare ma sopratutto abbastanza potente da ridurre anche la più pericolosa delle anomalie ad un insetto che ha avuto un incontro troppo ravvicinato con uno scacciamosche!
    ________________

    « Uhm. »
    Mormorò l'incubator, assistendo alla parabola della presenza, che dal nulla si era appena lanciata da un edificio distante parecchie centinaia di metri e aveva scagliato una potente vampata di energia dall'aria piuttosto ostile.
    « Riesci a pararlo, Brifos...? »
    Domandò in tono atono, senza troppa ansia. Era più impegnato ad analizzare la vagonata di dati che gli stavano letteralmente piovendo addosso, il che richiedeva tempo. Trovava sarebbe estremamente disdicevole finire schiacciato proprio nel mezzo di tutte quelle analisi così complesse...
    « Ho delle notizie piuttosto urgenti, vuoi che te ne parlo adesso o sei occupato? »
    Chiese muovendo delicatamente la codina bianca. Oh, in effetti aveva parecchie cose da riferire al compagno di viaggio/mezzo di trasporto, talmente tante che non sapeva nemmeno lui da dove cominciare...

    CITAZIONE
    . Mars Sets Ablaze: L'attacco energetico è una tecnica a Consumo Alto che infligge pesanti danni da schiacciamento, Poppy la scaglia dalla distanza mentre si lancia in direzione di Brifos, poi atterra ad una distanza di circa 35 metri da lui qualche secondo dopo che l'attacco va a segno. Per qualsiasi domanda non esitare a chiedere!
     
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    La misteriosa presenza che i suoi sensi avevano rilevato in rapido avvicinamento -proveniente dal cuore della città di quella realtà distorta- divenne infine visibile agli occhi del Demone delle Tempeste, e le iridi color ardesia osservarono l'esserino azzurro atterrare sul tetto di uno degli edifici più vicini al cerchio di monoliti e sprofondare la testa del proprio martello da guerra -la massa metallica che egli aveva poc'anzi percepito e ipotizzato essere un'arma- nel cemento del cornicione, così da usarlo come perno per la sua mossa successiva.

    Saltando a cavallo della lunga asta, la figuretta si spinse in avanti, spingendosi oltre il baratro e restando in equilibrio sul vuoto come un funambolo... e mentre ella appuntava la propria attenzione sul Raitei, quello le restituì lo sguardo, restando immobile e impassibile al proprio posto, limitandosi a produrre una crepitante e interrogativa scintilla azzurrina, che risalì la lunghezza del corno dorato.

    Sollevando una manona, il gigante tentò un contatto con la creatura autoctona, rivolgendole un cenno di saluto; poi, però, il martello si illuminò... e le eventuali intenzioni ostili che l'Amal aveva appena un attimo prima formulato tra le opzioni possibile divennero una volontà lampante: sfruttando la sua posizione, la creatura fece roteare il martello luminoso lanciandosi giù dal palazzo e scagliando all'indirizzo dei forestieri una discreta vampata di energia.


    « Uhm. Riesci a pararlo, Brifos...? »
    « ...sì. »
    « Ho delle notizie piuttosto urgenti, vuoi che te ne parlo adesso o sei occupato? »
    « Parla pure. »

    Quella conversazione monocorde si svolse nel giro di pochi istanti; gli stessi che Brifos impiegò per stendere il braccio davanti a sé, convocare in guizzo di elettrico la fidata Raigekijin dalla propria Tasca Dimensionale, far roteare la lunga lancia sopra la testa con un movimento disinvolto e aggraziato -degno di una majorette-, ed infine conficcarne la lama nel terreno davanti ai propri piedi, sprigionando una spirale di mistico potere elementale che avrebbe circondato lui e l'Incubator, neutralizzando l'offensiva di benvenuto.

    « . . . »

    E mentre ascoltava quello che Kyubey aveva da dirgli, il Saggio non avrebbe fatto niente altro che puntare i vitrei occhi grigi sulla creatura che lo aveva attaccato -in attesa della sua prossima mossa- e sollevare di nuovo la manona, per agitarla brevemente nell'aria in quello che poteva considerarsi generalmente un segnale di saluto amichevole...


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    Raigekijin

    jpgSi tratta di una lancia lunga, che permette di generare, incanalare e scatenate la forza del fulmine del suo proprietario: da modello tipico, l’arma si compone di un’asta di metallo lunga circa un metro e mezzo, percorsa da ricchi intarsi e da misteriose incisioni, sormontata da una lama di mezzo metro di lunghezza, realizzata in un metallo azzurrino dalla forma piuttosto particolare.
    E' molto leggera, e pertanto maneggevole, ma estremamente resistente; in mani esperte può venire facilmente approntata ad una difesa rapida ed efficiente o venire impiegata per attacchi veloci portati alla distanza che il suo ampio raggio d’azione consente.



    Convocazione
    Non essendo di natura fisica, l’arma può venire evocata nella mano di Brifos in qualsiasi momento, manifestandosi immediatamente in un crepitio di scintille azzurre; in più, se durante la pugna Raigekijin finisse lontano dal possessore, è possibile richiamarla a sé: in questo modo, ardendo di un alone di luce blu, la lancia ricomparirà tra le mani dell’Amal.
    [Tasca Dimensionale | Richiamo: Consumo Basso]

    Ripetitore
    Completamente permeata dal potere dell'Amal fino ad esserne divenuta una concreta estensione, la Lancia del Tuono permette al suo padrone di scagliare incantesimi attraverso di essa anche quando i due finiscono fisicamente separati; tuttavia, la capacità di veicolare l'energia del Raitei -e solo la sua- ha un limite, che si quantifica in un consumo Critico (40%) -cumulativo- come tetto massimo. Saturata la resistenza, Raigekijin perde questa proprietà per il resto dello scontro.
    [Casting Decentrato]

    Light Spiral
    Al volere del Raitei, la lancia evoca una colonna di crepitante energia elettrica in un raggio limitato a 3 metri attorno a sé, il cui campo magnetico -in un flusso a spirale, sinuoso e serpeggiante- genera con effetto istantaneo il risultato di sbalzare via, contrastare e nullificare (solo se il rapporto tra consumi energetici lo consente) all’istante qualunque offensiva fisica o eterea che tenti di penetrare la barriera. [Difesa Fisica | Difesa Magica]
    Consumo: Variabile > Alto

     
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    « La faglia è artificiale e di natura dolosa. »
    Commentò in tono piatto il Kyuubei, la vocina artificiale quasi sovrastata dal frastuono dell'impatto della scarica di energia che cozzava con violenza contro la barriera di Brifos, che però riuscì a parare agilmente senza però contrattaccare.
    « La puellae non ci interessa. Però è vitale prendere l'avatar che l'accompagna, Brifos. »
    Continuò la creaturina, serafica. Poi sentenziò con tono leggero ma parole grevi come una sentenza di morte.
    « Senza adeguate contromisure quelli possono estendere la faglia a tutta la città, tutta l'area Est, o tutto il semipiano, se lo desiderano. »

    Poppy impattò il suolo, sfondando lo strato superficiale dell'asfalto e poi schizzando in avanti decisa a colpire con la sua arma e schiantare l'anomalia in un colpo solo. Ciò che si trovò di fronte era Brifos che aveva alzato la manona ed in quel preciso istante era impegnato ad agitarla in un comune gesto di saluto. A quella vista Poppy sgranò gli occhi azzurri e frenò il suo assalto puntando i tacchi degli stivaletti bianchi sul terreno, esterrefatta. Trovandosi a pochi metri dal nemico balzò via, tornando al punto esatto in cui era piombata al suolo, lì dove il terreno marcava l'impronta del suo atterraggio, mentre Galio le svolazzava attorno ai codini blu, borbottando versetti concitati.

    « Lo so!!! »
    Gli rispose infastidita la giovane Starguardian, scacciando la creaturina con la stessa verve con cui si scaccia un insetto fastidioso.
    « Ti dico che l'ho appena visto salutare tipo una persona vera!!! Insomma: è la prima volta che un'anomalia mi saluta, ecco. »
    La mascotte azzurra volteggiò di nuovo e seguitò a emettere una ridda di piccoli versi, al che Poppy sospirò, rinsaldò la presa sul martello e si preparò a ripartire all'attacco.
    « Va bene, va bene, ora mi concentro. Mi ha solo preso alla sprovvista, insomma. Hey, tu! Anomalia, preparati ad essere spazzata via nel nome della Prima Stella!!! Prima mi stavo solo riscaldando, nessuna anomalia ha mai retto un mio secondo colpo!!! »
    Dichiarò puntando il dito su Brifos e alzando il martello in cenno di sfida.

     
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    « La faglia è artificiale e di natura dolosa.
    La puellae non ci interessa. Però è vitale prendere l'avatar che l'accompagna, Brifos.
    »
    spiegò l'Incubator, mentre l'Amal nullificata l'offensiva
    « Senza adeguate contromisure quelli possono estendere la faglia a tutta la città, tutta l'area Est, o tutto il semipiano, se lo desiderano. »

    « Capisco. »

    Emettendo una crepitante scintilla azzurrina sulla sommità del lungo corno dorato, il Demone delle Tempeste si limitò ad assorbire quelle informazioni con calma, cominciando ad elaborare le informazioni in suo possesso... che non erano poi molte, per il momento, ma comunque sufficienti a farsi un'idea della situazione e della direzione verso cui procedere per averne di più.

    Il pesante atterraggio della creaturina indigena su un punto della distesa asfaltata a pochi metri da lui richiamò su quest'ultima l'attenzione delle iridi grigie del Raitei: la
    Puella -come l'aveva definita l'animaletto bianco- sembrava intenzionata ad incalzarlo frontalmente con il grosso martello da guerra, ma... il gigante dalla testa blu cobalto aveva appena finito di rivolgerle un cenno di saluto quando quella sgranò gli occhi azzurri e frenò la carica -presa alla sprovvista-, desistendo dai propri intenti in corso d'opera.

    Arretrando con un balzo, la piccolina tornò al punto da cui era partita, e ben presto una sorta di spiritello blu -probabilmente l'Avatar menzionato da Kyubey- la raggiunse, cominciando a ronzarle attorno, avviando con la propria protetta una qualche conversazione di cui il Saggio di Palanthas poteva distinguere solo versetti alieni e concitati, ed intendere unicamente le repliche della fanciulla, fornite in lingua comune.


    « Lo so!!! Ti dico che l'ho appena visto salutare tipo una persona vera!!!
    Insomma: è la prima volta che un'anomalia mi saluta, ecco.
    »
    protestò la Puella, allontanando la mascotte con un gesto della mano e rinsaldando la presa sull'arma
    « Va bene, va bene, ora mi concentro. Mi ha solo preso alla sprovvista, insomma. Hey, tu! Anomalia, preparati ad essere spazzata via nel nome della Prima Stella!!! Prima mi stavo solo riscaldando, nessuna anomalia ha mai retto un mio secondo colpo!!! »

    Nel contemplare quella scena, così come nel vedersi interpellare e puntare addosso un indice, la Corona di Regalia si limitò a rimanere immobile, in piedi e con la Lancia del Tuono di fianco, in silenzio, fissando le due presenze con gli impenetrabili occhi dalle iridi color ardesia; poi, reclinò il testone cornuto da una parte, emise uno scintillante crepitio elettrico sulla sommità del proprio capo, e schiuse le labbra per comunicare...

    « Ciao, io sono Brifos, uno studioso della Biblioteca di Palanthas. Cosa intendi per "Anomalia"? Chi è la "Prima Stella"? È lei che ha creato la faglia dentro cui ci troviamo?»
    sollevando un indice, lo puntò sulla figura di Galio, che le fluttuava attorno
    « Quell'Avatar è in comunicazione con la Prima Stella? Puoi chiederle di non estendere la Faglia a tutta la città, o a tutta l'area Est, o a tutto il semipiano? »

    ...esprimendo in una volta sola tutti gli interrogativi che gli passavano per la testa in quegli istanti.


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    E' molto leggera, e pertanto maneggevole, ma estremamente resistente; in mani esperte può venire facilmente approntata ad una difesa rapida ed efficiente o venire impiegata per attacchi veloci portati alla distanza che il suo ampio raggio d’azione consente.

     
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    Frustrato, mosse con nervosismo la coda, ghignando i denti aguzzi e premendo gli arti sul viso trattenendo a forza gli istinti, che a gran voce chiedevano di agire, di attaccare, di riparare, di nascondersi, di sopravvivere. Tutto in lui era un turbine di contraddizioni, la sua natura che imponeva un atteggiamento istintivo e calcolatore e le stringhe di codici alieni che sovrascrivevano a forza i suoi comportamenti obbligandolo a qualcosa che semplicemente non era nella sua natura: aspettare, rimanere in attesa, pazientare fino al momento già predetto in cui lo scontro fra le due creature umanoidi sarebbe scoppiato in tutta la sua violenza. Eppure qualcosa non andava secondo i piani, questo lo lasciava ancora più frustrato e gli faceva montare impulsi tanto violenti da essere dolorosi. "Colpisci!" incitava mentalmente i due, "azzanna!" implorava senza alcuna voce desiderando spasmodicamente che quello stallo senza fine e senza significato finisse, riportando la situazione ad uno schema noto, qualcosa in cui era completamente a suo agio perché "normale" e comprensibile, qualcosa secondo la natura dell'universo noto ai suoi istinti -quelli innati e quelli corrotti dagli imperativi non suoi.

    Dovevano sbrigarsi, dovevano sbrigarsi. Dovevano fare presto, altrimenti sarebbe impazzito.
    Dovevano muoversi, attaccare. Altrimenti sentiva che il dolore che pulsava nella sua testa sarebbe cresciuto fino a dilaniarlo in due metà l'una opposta all'altra.
    ________________________

    « G... G... Galio, ha parlato!!! »
    Completamente colta di sorpresa, la Star Guardian blu si era pietrificata sul posto in una posa esterrefatta, il visetto rotondo incorniciato da due code di cavallo azzurre irriconoscibile per lo stupore. Accanto a lei la mascotte svolazzante biascicò stridia irritate, provocando in lei l'immediata reazione di gesticolare animatamente all'indirizzo di Brifos.
    « Che significa che è un'anomalia ancora più pericolosa del solito?? »

    « Mhh. Ci sta scandagliando cellula per cellula. Ha già calcolato la minaccia che rappresentiamo come prioritaria rispetto alle altre di routine... A questo punto la sua unica incognita riguarda l'ammontare dei nostri backup fuori dalla faglia. Secondo le mie previsioni tenterà il tutto per tutto subito, cercando di azzerare le nostre funzioni di base per impedirci di chiedere rinforzi. »
    Asserì in tono riflessivo il Kyuubei, portando la zampina alla bocca con fare meditabondo.
    « Gli avatar non sono collegati in binaria e quindi non riescono a comunicare in tempo reale, oppure a sua volta non ha dei backup a disposizione nelle immediate vicinanze, altrimenti sarebbero già accorsi qui in massa a dare supporto per eliminarci nel più breve tempo possibile. Secondo le mie stime è vera la prima ipotesi in otto scenari su dieci, in tal caso esiste la possibilità che intervengano altre puellae nel breve. »
    Nel frattempo la bambina umana aveva di nuovo ripreso l'autocontrollo, e stava nuovamente facendo vibrare il pesante martello d'arme in aria, all'apparenza decisa ad usarlo ma poi trattenendosi dal lanciarsi all'attacco, forse messa sull'erta dal pericolo rappresentato da Brifos oppure troppo impegnata a discernere la ridda infinita di piccoli versi incomprensibili lanciati dall'avatar, che apparentemente la stava arringando in maniera speculare a quanto stava facendo anche il Kyuubei.

    « Io sono Poppy!!! Star Guardian, paladina della giustizia e difensore di tutta l'umanità nel nome della Prima Stella! E... Ehm... »
    Il piccolo avatar blu emise un trittico di versetti, e la starguardian cessò di essere fluida nel suo discorso, dando la netta impressione che stava ripetendo a pappagallo le parole riferite da un suggeritore.
    « Oh! Sì: la Prima Stella, la forza cosmica che ci protegge e... »
    Altri due versetti rapidi della creaturina alata, al che Poppy sollevò il martello in posa drammatica, proseguendo...
    « Impedisce alle anomalie di divorare ciò che ci circonda e... »
    Altri piccoli versetti squillanti, ma stavolta Poppy girò la testolina verso l'avatar, sbattendo le palpebre due volte con aria poco sveglia e poi sussurrandogli a bassa voce con una mano guantata di bianco a nascondere le labbra.
    « ... Aspetta Galio, che significa "alacremente"? »
    Ci fu un breve scambio di pareri fra i due, dopodiché la starguardian tornò in posa plastica e finì la sua presentazione esclamando in tono più che convinto:
    « Che noi Starguardian, eroine prescelte dalle stelle, annienteremo velocissimamente come si manifestano! Ora mettiti in guardia e affronta il tuo destino, anomalia! »

     
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