[H] [Quest] SACRARIVM

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    Kisnoth


    Nella sua testa i rumori striscianti in avvicinamento sarebbero potuti essere dei golem smidollati, creature giocose delle cripte, magari con corone di funghi fosforescenti per imbonirsi il gruppo di sconosciuti. Ma perchè nelle grotte devono divorare i peggiori mostri del mondo e nei prati fioriti le creature più simpatiche? Perchè questa divisione? Quando un giorno potrà incontrare nuovamente la Divinità, gli dovrà fare qualche domanda riguardo questi casi.
    In ogni caso, come immaginato, la scelta di Firion è stata quella più adeguata. Si vede che è stato temprato sul campo di battaglia e le scelte che pondera e pone in essere sono dettate da anni ed anni di addestramento.
    Osserva stupefatto il ponte roccioso che crolla sotto i colpi precisi del combattente. Il Teologo osserva con gli occhietti luminosi. Certo, forse avrebbe potuto evocare qualche divinità della Terra per ottenere un risultato simile, ma mai così spettacolare.
    Grazie Firion, il tuo giudizio è sempre illuminato
    Unisce le mani in segno di preghiera e china il capo verso di lui. Non vorrebbe mai essere dal lato opposto con quelle striscianti creature semiumane che osserva con un certo disgusto ed una smorfia.
    Ma...cosa sono?
    Non è certo esperto di queste, animali, esseri. La sua materia è lo spirito, non lo carne, quindi spera che qualcuno dei presenti possa essere uno zoologo più esperto. In ogni caso è molto contento che siano rimasti dal lato opposto del ponte crollato. Vorrebbe evitare di combattere, nei limiti del possibile.
    Insieme al resto della squadra si dedica a perlustrare la zona delle rovine in cui si trovano, con particolare attenzione nel ricercare oggetti abbandonati, magari portali per poter tornare al punto di partenza o addirittura nell’ordinaria capitale. Girovaga qui e lì spostando assi di legno putrescenti, piccoli e grandi sassi, aiutandosi anche con il suo bastone. Ma non riesce a trovare nulla di particolarmente utile alla causa, ma forse il caro Benimaru invece ci è riuscito. Sciama rapidamente verso la struttura religiosa e si incontra con i compari di sventura. A primo acchitto non riesce a comprendere pienamente cosa ha davanti, riesce solo vagamente a tradurre qualche carattere, che prontamente legge ad alta voce per condividere il contenuto con i compagni.
    Una tavola rotonda di divinità, forse qualche pantheon riunito?
    Eppure non ricordo una religione con solo queste otto divinità.

    Fa spallucce riflessivo cercando poi di recuperare l’Orecchino di Giada. Se son finiti in questo luogo, magari, deve esserci qualche collegamento. Magari l’Orecchino è collegato con qualcuna di quelle divinità. Se si trovano lì, ci deve essere un motivo chiaro.
    Nobile Pathfinder? Dove si è cacciato? Magari è in possesso di informazioni storiche utili allo scopo
    Non capisce come mai la Guida ancora si attarda.

    Equipaggiamento: Bastone, Occhio della Notte x1, Tarlo di Kleptein x1, Cocoguyan x2, Bandoliera del Lottatore, Ascia del Sangue
    Mana: 110%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Illuminazione Divina: Aumento riserva dai Mana
    Laurea in Teologia: Conoscenza enciclopedica del “divino”

    Attive
    Nessuna

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    Quando quei lamenti assunsero finalmente una forma, Sadwrn non aveva ancora attraversato lo stretto ponte di pietra. Squarciando il velo delle tenebre di quelle caverne, gli occhi di Sadwrn discernettero un groviglio di creature come vermi o serpenti ma dai volti dall'aspetto umanoide.
    A quel punto il Worren aveva girato i tacchi e seguito Ego dall'altra parte, una mano sulla bocca per trattenere un conato di vomito.
    Quei visi non erano altro che maschere: non c'era nessuna luce in quei globi vitrei che facesse intendere che quegli esseri fossero coscienti di loro stessi, né vi era quella scintilla di vita che si poteva osservare anche negli occhi degli animali più minuscoli e insignificanti.

    Aberrazioni, concluse Sadwrn. Aberrazioni, poiché non davano l'idea di appartenere né alla Terra né alla Notte, e parevano esistere piuttosto in un limbo fra la vita e la non-vita, fra il nulla e la materia, estranei al creato tutto.
    O forse non era affatto vero, ma colto dal panico e davanti a una minaccia mai vista finora, aveva bisogno di crederlo.

    Quando giunse dall'altra parte, udì Garmin ringraziare Benimaru per l'aiuto ricevuto. Sadwrn non indagò su cosa fosse successo in quei pochi secondi, limitandosi a tirare un sospiro di sollievo quando Firion riuscì a mettersi in salvo a propria volta, e guardò con sollievo il ponte sprofondare nel baratro dinanzi a loro, e con esso anche alcune di quelle... di quelle cose.

    Sadwrn fece qualche passo in avanti, scrutando i dintorni in cerca di una direzione. Altri tunnel si aprivano oltre le rovine, ma erano troppo lontani per anche solo sbirciarci dentro, men che meno vedere dove portassero.
    Ottenute delle torce improvvisate, il gruppo si divise, e il Worren decise di provare ad avvicinarsi un po' di più... Niente. Prima che potesse spingersi un po' più in là, Benimaru annunciò di avere trovato qualcosa.

    Il gruppo si radunò davanti a una montagna di macerie che, a giudicare da ciò che rimaneva dei fregi, doveva essere stato un edificio di una certa importanza, come un tempio o un palazzo. Sadwrn riconobbe quantomeno i resti di una maestosa scalinata, oramai tanto malridotta che ci si doveva arrampicare.

    Si fecero strada fra l'umidità opprimente e le tele di qualche ragno che per miracolo sopravviveva in un posto dove il Worren non avrebbe mai pensato di trovare esseri viventi in generale, neppure talpe e lombrichi, tanto meno insetti capaci di volo.
    Arrivarono davanti a una tavola di pietra rotonda misteriosamente intatta, come se le catastrofi naturali e gli anni avessero deciso di ignorarla del tutto. I raggi di un sole stilizzato la dividevano in otto spicchi su cui erano incise delle scritte a lui illeggibili, ed era ornata di gemme e metalli pregiati. Su di essa era inoltre adagiato un calice di legno.

    -Sapete tradurlo?- chiese Benimaru, -Non è la scrittura del Nishikaigan.
    « Decisamente no, » confermò Sadwrn, « e non ricordo di averla vista nemmeno da altre parti nel Presidio Occidentale. »
    Che poi ciò non significava che sapesse leggere altri sistemi di scrittura. Sapeva giusto qualcosina di quella del Qídǎo, ma non di più.
    Ego, grazie al cielo, fu molto più d'aiuto.

    Una tavola rotonda di divinità, forse qualche pantheon riunito?
    Eppure non ricordo una religione con solo queste otto divinità.

    Sadwrn annuì. « E se fossero invece gli aspetti di una singola divinità? È tutto un Dio-Qualcosa, Dio-Qualcosa. Ciò che mi incuriosice di più, però, è come un calice di legno possa essere qui e non essere marcito dopo tutto questo tempo. È come se qualcuno fosse stato qui di recente prima di noi, no? Tu che ne pensi, Gar... »
    Si guardò attorno per qualche istante, ma non riuscì a trovare la loro guida.
    « ...min-san? »

    SadwrnStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Confuso
    Energia: 95/100
    Passive: Mind-Fuck Alert, Trick Detector, Conoscenza della Flora del Presidio Occidentale, Scurovisione
    Equipaggiamento: Kuwa (Zappa – Arma Bianca)
     
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    Mille e disparate erano state le ipotesi che attraversavano la mia mente riguardo quella percezione di pericolo: animali selvatici, quali ragni che di quei corridoi bui avevano fatto la loro tana prediletta. O ancora creature sotterranee, mostri scappati alla luce del sole.
    Mai avrei immaginato di ritrovarmi così presto faccia a faccia con un incubo che di irreale aveva ben poco: la sensazione di gelo e repulsione che prese possesso della mia pelle era fin troppo nota e familiare, così come la ferita che ancora bruciava lo spirito. La Notte di Kisnoth ci piombò addosso di botto come un fantasma inarrestabile, e la fuga si rivelò la strategia più saggia ed opportuna.
    Alcuni di essi caddero, altri si fermarono sul giaciglio bramosi di oltrepassarlo in chissà quale modo; forse fu solo per difesa, o più realmente per collera e desiderio di rivalsa, che impugnai una freccia e tesi la corda del mio arco in loro direzione.
    E per un breve, brevissimo istante sperai che tentassero di farsi avanti.
    Fu la voce e l'iniziativa dei miei compagni, intenti fin da subito a trovare una nuova strada, a riportarmi alla ragione. Così mi misi presto al loro seguito,seppur la mente continuava a viaggiare su binari ben lontani da ciò che stavano seguendo i miei occhi ed il mio corpo: perché quelle creature si trovavano ancora nel Pentauron? Cosa ci facevano nel sottosuolo? Era lì che si erano nascosti? Oppure era da lì che erano venuti?

    -Ho trovato qualcosa.

    Completamente disorientato sulla distanza percorsa e sulla strada intrapresa, ci ritrovammo infine dinnanzi ad un tempio antico. Nonostante lo stato pericolante riuscimmo a raggiungere la cima, laddove un reperto storico perfettamente intatto ci accolse in un alone di mistero.

    -Sapete tradurlo? Non è la scrittura del Nishikaigan.
    Una tavola rotonda di divinità, forse qualche pantheon riunito?
    Eppure non ricordo una religione con solo queste otto divinità.

    « E se fossero invece gli aspetti di una singola divinità? È tutto un Dio-Qualcosa, Dio-Qualcosa. Ciò che mi incuriosice di più, però, è come un calice di legno possa essere qui e non essere marcito dopo tutto questo tempo. È come se qualcuno fosse stato qui di recente prima di noi, no? »

    Incuriosito dalle considerazioni dei compagni d'avventura, mi avvicinai ad ammirare quello che sembrava essere una sorta di altare, con al centro un calice di legno a sua volta immacolato.

    « Non mi intendo di religione e culto, ma... mi da l'idea che sia come in attesa di qualcosa. Un tributo, forse? Un oggetto sacro? »

    Un qualcosa da inserire nel calice per attivare qualche strano meccanismo? La teologia non era certo il mio forte, ma sicuramente ci avrebbe potuto aiutare...

    Nobile Pathfinder? Dove si è cacciato? Magari è in possesso di informazioni storiche utili allo scopo
    « Gar... min-san? »

    Accidenti... ero rimasto per troppo tempo sovrapensiero e non avevo prestato attenzione alla nostra guida! Non credo fosse successo qualcosa di spiacevole, qualcuno di noi si sarebbe accorto almeno del pericolo... ma conoscendo la persona, a tratti un pochino sbadata, si doveva essere allontanata per distrazione. Forse con l'attenzione catturata da chissà quale reperto storico.

    « Provo a cercarlo io... »

    Avrei a quel punto comunicato ai miei compagni, vista la mia scarsa utilità in merito alla scoperta religiosa.
    Affinando le solite percezioni Nen mi sarei mosso con estrema cautela sui nostri stessi passi a ritroso, prestando la massima attenzione a qualunque variazione nelle mie percezioni. In ogni caso, non sarei per il momento uscito dal limite della distanza che mi avrebbe permesso di percepire anche i compagni impegnati nella "analisi spirituale".

    Mana: 90%

    Riassunto delle passive possedute:
    • Maestro d'arme: capacità di usare con maestria qualsiasi arma.
    • Filo incantato: legame magico che gli permette di richiamare a se le sue armi.
    • Volontà del Guerriero: power-up del 50% a forza, +10% mana e +50% destrezza (NB: con le armi indosso gli consente semplicemente di avere un'agilità normale nonostante il peso, se disarmato rappresenta a tutti gli effetti un +50%)
    • Percezione: auspex di tipo radar
    • Volontà Eroica: mindfuck-alert + trick detector

    Equipaggiamento: (immagine)
    • Arco Lungo + 10 frecce
    • Lancia Lunga
    • Spada ad una mano
    • Ascia Monopenne
    • Morningstar
    • Pugnale [x2]
    • Armatura Completa
    • Scudo piccolo
    • Unguento di Rendalim
     
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    SACRARIVM

    qLO3463

    "Per raggiungere la meta, dovrai tornare alla partenza.
    Per comprendere la Volontà del Cielo scenderai nelle Profondità della Terra".


    png

    Sottosuolo, Kisnoth.
    Presidio Centrale, Endlos.

    La ricerca di Firion si rivelò -purtroppo- del tutto infruttuosa: di Garmin non trovò nulla. Nessuna traccia spirituale o segno di presenza. Era come se si fosse volatilizzato nel nulla... o non fosse mai esistito. Inoltre non vi erano cunicoli per uscire, e l'unico loro accesso ad altri ambienti era il ponte crollato, il che poteva rivelarsi un problema anche per loro. Anche Benimaru cercò di aiutare Firion, ma alla fine -come lui- tornò dagli altri a mani vuote.

    Non restò che continuare ad analizzare il manufatto, ma non c'era molto altro da scoprire: il resto erano solo macerie e polvere. Forse innervosito dalla situazione, forse ispirato dall'intuizione del Worren, il giovane guerriero ebbe infine un impulso che lo portò ad afferrare il calice... guardandoci dentro, pensando di trovarci qualcosa.
    Non trovò nulla, purtroppo... però, per qualche strana magia, l'intero gruppo finì inondato dalla Luce.

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    POV: Sadwrn.

    Nel momento in cui la luce fu dissipata, Sadwrn avrebbe avuto il sospetto di essere appena scampato ad un'Apocalisse; acqua e lava scorrevano, mescendosi in più punti, fra le macerie lignee delle tradizionali abitazioni dell'Ovest. Qualche cadavere galleggiava sulle acque, mentre altri sbucavano fra la lava ed i cumuli di pietre roventi. Il cielo era plumbeo, carico di pioggia, e quel velo grigio nascondeva un sole alto ed irraggiungibile.

    Avanzando in cerca di una spiegazione, respirando a fatica, avrebbe cercato un punto più elevato da cui osservare meglio il paesaggio, ma una volta trovato non intravide altro che desolazione. Infine, quando l'ansia e la paura avrebbero preso il posto della confusione, una musica soave lo distrasse, attirandolo come una falena verso la luce.
    Si trattava fondamentalmente del suono di un violino: cercando la fonte, avrebbe trovato l'unico essere vivente oltre a sé stesso... se "vivente" sarebbe potuto suonare in qualche modo come aggettivo adatto. Uno scheletro dal manto nero e traslucido si muoveva leggero sull'acqua e la lava, suonando il proprio violino come il migliore dei musicisti. Portava una corona sul capo e non si curava affatto della desolazione che aveva attorno; la musica suonava infatti allegra e gioiosa, eppure leggera come una gentile brezza primaverile. E così, al suo passaggio, dalle orme scheletriche presero a crescere dei fili d'erba. Alcuni si allargavano sulle punte, fino a tramutarsi in fiori bianchi.

    La musica continuò con maggiore ritmo, e gli steli crebbero, scurendosi e tramutandosi in alberi di ciliegio. I fiori candidi che spuntarono fra le fronde si tinsero poi di rosa quando le radici -sempre più larghe e profonde- abbracciarono i cadaveri in un gentile atto di pietà. Solo allora il Worren ebbe volontà di parlare con quella figura misteriosa... ma non la raggiunse mai. Le nuvole si dissiparono, inondandoli di luce.

    png

    POV: Firion.

    La luce che li aveva inondati si affievolì lentamente, concentrandosi in un solo punto. Ed allora Firion si rese conto di esser solo, disperso in un limbo dove terra e cielo si mescolavano, e dove spazio e tempo si facevano assai confusi.

    In cerca di un'ancora a cui affidarsi, il Maestro d'Armi seguì disperatamente la luce... ed alla fonte trovò una fanciulla in preghiera. Era di età molto giovane, dai capelli biondi ed il viso tondo ed innocente. Un abito blu gli ricordò il cielo del proprio mondo, ed il velo sul suo capo non nascose in alcun modo la sua identità. Nonostante in quel sogno lucido Firion non riuscisse a pronunciare il suo nome, la riconobbe subito come la balia di Ren e l'Amica della sua Rosa Sevatica.
    Sembrava concentrata, ma fondamentalmente serena: dal suo corpo irradiava una luce candida e gentile, piacevole alla vista. Una brezza di vento le scosse i capelli, e piume bianche e lucenti le caddero attorno come pioggia. Quando raggiungevano la terra, restavano tali per pochi secondi, poi si dissolvevano lentamente in un caleidoscopio di riflessi sconosciuti agli umani. Eppure l'oscurità si addensava attorno a lei e -improvvisamente- un'ombra minacciosa si levò alle spalle della fanciullina.

    Era alta e spaventosa, e si accingeva a divorarla: mosso dal senso del dovere, Firion si sarebbe mosso verso di lei per aiutarla... ma la luce si fece più forte, ed ogni cosa fu cancellata.

    png

    POV: Ego.
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    Avvolto in un placido oblio, il religioso trovava la pace.
    Circondato da miliardi di stelle ormai estinte, vagava in uno spazio inesistente ed in un tempo in cui "ora" e "sempre" si mescevano e si separavano come gli ingredienti di un'alchimia perfetta.

    -...Ego, apri gli occhi.

    Quando la coscienza di Ego riaffiorò timida in quello stadio di esistenza, la voce dell'Eremita lambì l'anima dell'umano, riscuotendo in lui forti sensazioni di nostalgia e commozione. Ed allora avrebbe ricordato il passato, ed ogni immagine si sarebbe fusa con i suoi sogni e le sue speranze, perché in quel luogo, dove il tempo si confondeva, passato, presente e futuro sembravano la stessa cosa.

    Lentamente, le palpebre pesanti si schiusero, e solo allora Ego fu in grado di alzare lo sguardo sul volto bellissimo dell'Eremita, eterna ed immutabile manifestazione di grandezza, potenza e maestà. Aveva capelli d'oro fatti di luce, occhi brillanti e celesti come la volta a mezzogiorno. Alla sola vista, la sua anima sarebbe stata scossa da un disagio intimo, una malinconia che invero non gli sarebbe parsa affatto nuova.

    -Sei qui perchè ti ho chiamato a Me, e tu hai ascoltato la Mia voce. Tu soltanto hai creduto. Tu solo hai avuto Fede nei miei Segni... e messo per primo in funzione la Ruota.

    L'Eremita gli sorrise per la prima volta, ed allora Ego avrebbe sentito ogni dolore affievolirsi, la paura ed il disagio scivolare via come l'acqua sul letto di un fiume. Davanti al suo sorriso, Ego dimenticò tutti gli errori, i fallimenti, i suoi peccati. Non avrebbe avuto più paura di niente, si sarebbe sentito finalmente e totalmente al sicuro.

    -Sono la Luce che guida il cammino, che rischiara il pensiero e permette di vedere laddove l'oscurità si addensa. Sono il Primo Dio degli otto, e in me vi è speranza e creazione. Sono Adam, ed ho scelto te come mio Campione.

    Come immagini di una complessa allucinazione fin troppo reale, una marea d'immagini piombarono nella testa del religioso, ed egli vide Endlos nascere e morire innumerevoli volte. Percepì in un solo attimo il vero significato di Estate ed Inverno, con lo spazio ed il tempo che andavano dilatandosi per poi restringersi. Vide poi una ruota girare, diventare tavola rotonda, ed a ogni ciclo, i volti dei commensali cambiavano spesso, mantenendo tuttavia numero e potenza. Non avrebbe potuto trovare una spiegazione logica, ma sentì fin nelle viscere quanto quella costante fosse importante.

    q7bmZqm

    -L'Inverno è alle porte, ed Endlos è minacciata da una nuova Fine- iniziò, non lasciando spazio a fantasie positive -L'Equilibrio è instabile, e se gli Otto Seggi non saranno occupati presto, non ci sarà alcuna possibilità di Rinascita.
    Lo disse in tono perentorio e chiaro, e la voce occupò tutto lo Spazio.
    -Sono l'ultimo Dio rimasto del precedente Ciclo: numerose son le entità che son giunte sul Semipiano per brindare alla tavola come Mie Pari. Numerose saranno le sventure e le tragedie che porteranno al loro seguito, ed altrettante giungeranno finché gli Otto Seggi non saranno occupati da coloro che si dimostreranno degni.
    Sia tu Alba della nuova Rinascita, sia tu portatore della mia Luce, voce della Verità.

    Una nuova energia lo pervase, una magia antica e potente, qualcosa di sconosciuto e magnifico.
    Ed allora Ego si sentì diverso.
    -Il tempo di divulgare il Culto degli Otto è ormai giunto. Che sia la tua voce Luce di faro, guida per chi crede e per gli altri dèi. Agisci in Mio nome, ed ogni tuo bisogno sarà saziato. Ogni tuo peccato cancellato.
    Il comando arrivò a lui con violenza, senza tuttavia ferirlo mai. Sentì quelle parole entrargli dentro, scorrergli nelle vene, rinforzargli le ossa. Poi una luce pallida lo lambì, accecandolo. Tutto scomparve, e non rimase che un ricordo.

    png

    Infermeria, Kisnoth.
    Presidio Centrale, Endlos.

    POV: tutti.

    Quando la luce si dissipò nuovamente, il buio delle palpebre chiuse avrebbe spronato tutti ad aprire gli occhi.
    Fu allora che scoprirono di non esser più nel sottosuolo: il cielo fuori dalla finestra splendeva, un lieve venticello scuoteva le tende e gli uccellini cinguettavano allegramente. Poco distante, comodamente accomodato ad una poltroncina, un bellissimo giovane dai lunghi capelli azzurri sfogliava le pagine di un romanzo, del tutto concentrato nelle sue letture.

    Nonostante risultasse sconosciuto ai più -tranne che per Firion- aveva un'aria gentile ed accomodante.
    Esattamente come sarebbe dovuto essere per uno che di lavoro faceva l'Ambasciatore dell'Est.


    Angolo del Quest Master - Turno 9

    Scusate il trip di allucinogeni, ma siamo ormai alla fase finale della quest. Fortunatamente avete scelto un percorso abbastanza breve (e semplice) di eventi. In ogni caso... toccando il calice, venite sostanzialmente riportati in superficie, esattamente come era accaduto per il rosario.
    Durante il viaggio -però- Ego viene finalmente contattato dall'Entità che continuava a mandargli segnali. Si tratta del Dio della Luce (o almeno, è così che si presenta) e da al religioso la missione di divulgare il credo del Pantheon di cui fa parte. Sostiene che sia fondamentale per assicurare la sopravvivenza di Endlos in occasione di un prossimo disastro.

    Lo nomina suo Campione, pertanto qualcosa in lui è cambiato: pian piano gli riaffioreranno informazioni riguardanti il credo stesso, e giungeranno perfino poteri ed abilità del tutto nuove (motivazioni per dare una svolta anche al comparto tecnico, come mi aveva richiesto il giocatore all'inizio di questo ciclo di giocate). Al momento la missione si limiterà a diffondere queste verità ai vari pg che incontra nelle giocate. L'idea di base è quella che, divulgando ovunque questa religione, arrivi alle orecchie di chi è degno, così che possa accingersi ad occupare i seggi vuoti.
    I nuovi poteri di Ego saranno gestibili totalmente dal giocatore, esattamente come le sue giocate di divulgazione. Più ne parlerà in giro con personaggi giocanti e png, più io gli fornirò qualche informazione off-game sottoforma di visioni, avendo lui ottenuto l'approvazione del Dio. Riguarderanno soprattutto trame in cui sono coinvolta, o di cui son QM.

    Gli altri pg, finendo comunque coinvolti nelle faccende del Dio della Luce, non comunicano con lui, ma ottengono in ogni caso brevi visioni della Verità, e cioè delle anticipazioni e dei presagi riguardanti le loro trame personali.

    Ridestati dal loro sonno, si troveranno in una infermeria, con Quarion al loro capezzale, intento a leggere distrattamente un libro Harmony.

    Postare entro il: 26 Luglio, ore 23:59.
    In caso di ritardi o domande, basta comunicarmelo in privato.
    Spero di aver chiarito tutto il necessario per giocare tranquilli.
    Enjoy!

     
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    Garmin non c'era più. Sadwrn non poté trovarlo in mezzo alle macerie nemmeno con i suoi occhi più adatti alle tenebre, Firion non fu in grado di percepirne la presenza, e né Ego né Benimaru ebbero a loro volta molto successo.
    Così, il Worren rivolse di nuovo la sua attenzione a quello che aveva oramai deciso essere una sorta di altare. Lo rimirò e rimirò, ora reclinando il capo su di un lato, ora girando attorno alla tavola in cerca di carpirne altri segreti. Non ne trovò.
    Benimaru afferrò all'improvviso il calice di legno. Prima che Sadwrn potesse chiedergli che ci stesse trovando, una luce li avvolse come una coperta. O come il sacco di tela che veniva calato sulla testa di chi veniva rapito.

    Quando essa si dissipò, Sadwrn si ritrovò in un mondo di acqua e di lava. Trattenendo un sussulto, si guardò attorno: alcuni cadaveri violacei e gonfi affioravano fra i flutti per poi venire inghiottiti e risputati ancora e ancora, mentre altri bruciavano nel rosso della lava e delle pietre incandescenti insieme alle macerie delle abitazioni. Abitazioni del Presidio Occidentale.

    « Che cosa succed- »

    Non trovò nessuno. Firion, Ego, Benimaru – tutti scomparsi. Fu allora che Sadwrn cominciò a sospettare di trovarsi in un'illusione, ma anche se lo fosse stata, i suoi poteri da soli non sarebbero mai bastati a disperderla: lo sciabordare delle onde, lo scoppiettare del legno fra le fiamme, l'odore di carne carbonizzata, l'umidità e l'elettricità che gli faceva rizzare i peli del collo e della coda sotto quel cielo carico di pioggia – sembrava tutto così reale!

    Arrancò verso un punto più sopraelevato e sottovento, i muscoli che supplicavano ossigeno, ma non riuscì a vedere altro che macerie e il fumo che veniva trasportato dal vento nella direzione opposta. Quando iniziò a cercare il nord e, con esso, casa sua, fu distratto dalla musica improvvisa di un violino.
    A suonarlo poco più in là era uno scheletro coperto da un mantello nero e lucido come l'ossidiana, con una corona sul capo, e che camminava imperturbato dall'acqua e dal fuoco e dalla distruzione che stavano portando. Al contrario, ogni passo che faceva era seguito dal crescere di fiori e fili d'erba, e man mano che il pezzo continuava, gli steli divennero alberi di ciliegio e le radici dei fiori abbracciarono i morti. Sadwrn provò d'istinto a rivolgergli la parola, ma la stessa luce di prima lo strappò via dalla sua visione.

    Riaprì nuovamente gli occhi. Non erano più nel sottosuolo di Kisnoth; erano invece in una casa dalla cui finestra si poteva vedere un sole splendente e udire uccellini che cantavano, e il vento scuoteva le tende. Firion, Ego e Benimaru erano di nuovo con lui. Garmin, tuttavia, no.
    Seduto su una poltrona c'era un giovane dai lunghi capelli blu intento a sfogliare le pagine di un libro. La stanza dava l'idea di essere un dormitorio o un'infermeria.
    Sadwrn agitò nervosamente la lunga coda maculata, per poi costringersi ad arrotolarla intorno alla vita. Un respiro profondo, e prese parola.

    « Signore, ci scusiamo per l'intrusione improvvisa, ma non siamo ladri. » cominciò. « Anzi, credo di non aver la minima idea di come ci siamo ritrovati qui, né di dove siamo esattamente. »
    I suoi occhi si posarono per un attimo sui suoi compagni.
    « Ragazzi, voi state bene? Avete visto poi Garmin? » chiese, per poi tornare a quello che presumette essere il padrone di casa. « Sono Sadwrn, dal Presidio Occidentale. Con me ci sono Ego, Firion e Benimaru! »

    SadwrnStato fisico: Perfetto
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    Kisnoth


    E' convinto che ci sia qualche collegamento tra quella tavola e l'orecchino di giada. E' convinto che tutto ciò che stia accadendo sia dettato da una volontà superiore. E' certo, più che convinto, che debba esistere un qualche filo rosso nell'universo, la difficoltà sta solo nel riuscire a trovarlo, vederlo e comprenderlo.
    Ah, come sono sfuggenti queste divinità.
    Vorrebbe fermare il collega da gesti così avventati, ma alla fine si sente trascinato in una realtà diversa, a tratti familiare. Galleggia come essenza in un mare di stelle. Si sente nuovamente in un grembo materno, gelido, astrale, ma tremendamente accomodante. Chiude gli occhi mentre mentalmente recita a ripetizione qualsiasi mantra che riesca a ricordare: il canto di morte dei zulupulu, quello di protezione degli shivani, la filastrocca dell'eterno ritorno. Pare che nessuno riesca a funzionare. Mentre è immerso nel Cantino dei Cantici, una voce stupenda desta la sua coscienza e lo porta ad aprire gli occhi.
    Galleggiando osserva quel volto incorniciato da capelli d'oro e luce, intarsiati da occhi brillanti. Un disagio così profondo lo scuote, ma al tempo stesso lo rinvigorisce. Si vorrebbe inchinare di fronte a quella divinità così grandiosa, si sente piccolo, infinitesimale, eppure continua a sentirsi a casa. Giunto alla fine di un viaggio.
    E' stato il mio dovere.
    Cerca di rispondere alla Divinità. Investito del compito divino sin prima del suo arrivo su questo semipiano, non può che fiutare le manifestazioni del vero Dio ovunque. Seguirle. Cercarle. Ricercarle ed ovviamente Servirle.
    Ascolta le parole di Adam, ricollegando finalmente il senso di quella tavola rotonda, di quelle otto divinità. Ma cosa più importante lascia che il flusso cosmico e divino gli scorra nelle vene, lo plasmi e lo trasformi in qualcosa di diverso. O meglio che radichi nella sua essenza un seme divino, che crescerà rigoglioso e potente nelle membra del santone.
    Osserva Endlos, dalla sua creazione, alla sua distruzione. Osservando il tempo e lo spazio da un luogo così normale, tutte le piccole differenze scompaiono, si appianano, e resta ben visibile solo il grande disegno. I cicli che si ripetono. Inverno e Estate. Morte e Rinascita. Il tutto messo in movimento dalla ruota ottogonale delle divinità e dei loro Campioni.
    Tutto è chiaro.
    Tutto è scritto.
    Tutto è vero.
    Lacrime sgorgano dagli occhi tagliati all'orientale del pelato. Piange di gioia di aver compreso la Verità, ma cosa più importante di aver la prova tangibile che la sua vita ha un senso e questo senso, è reale. Egoisticamente si può dire che ha la prova di aver avuto ragione. Intimamente, la sua, è l'ascesa verso l'Illuminazione.
    Lo sono e lo sarò sempre.
    Sugella quel patto mentre ancora continua a piangere di fronte alla divinità. Come un mansueto agnellino ascolta quanto la divinità della Luce ancora gli rivela. La sua missione santa viene stabilita con chiarezza. Egli sarà il verbo per garantire il seme della rinascita al semipiano.
    Così doveva essere.
    Così sarà.
    In silenzio, spezzato ma rinato, annuisce al volere divino. Non c'è bisogno di rispondere, perchè la sua vita è al servizio della divinità, come tutti. Ma lui lo ha compreso.
    Scompare in lacrime, mentre cerca di imprimere quella luce divina nella sua mente. Cerca di scalfire nel sangue e nella memoria quel viso divino. Si nutre di quelle immagini. Si nutre di quelle parole. Si nutre della sua nuova fede.
    Riappare, in ginocchio, in lacrime in un luogo alieno. Stringe tra le mani l'orecchino di giada di cui ancora ignora la funzione. Singhiozza appena, ancora scosso da quanto ha visto. Ma sarà visibile a tutti che le sue non sono lacrime di dolore o dispiacere, ma di immensa e genuina gioia.
    Da oggi è rinato.
    Da oggi è Illuminato.

    Equipaggiamento: Bastone, Occhio della Notte x1, Tarlo di Kleptein x1, Cocoguyan x2, Bandoliera del Lottatore, Ascia del Sangue
    Mana: 110%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Illuminazione Divina: Aumento riserva dai Mana
    Laurea in Teologia: Conoscenza enciclopedica del “divino”

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    Così come d'improvviso era arrivato, allo stesso modo il giovane Pathfinder sembrava essere scomparso... non vi erano vie d'uscita, strade in cui avrebbe potuto perdersi, né tanto meno trappole o nemici nei paraggi. Il Nen non pareva in grado di raggiungerlo in alcun modo... il che era abbastanza preoccupante, considerando le atrocità che qualche istante prima ci avevano attaccato. Continuai a perlustrare con insistenza, ma senza ottenere alcun risultato...
    Tutt'altro che tranquillo feci dunque ritorno al gruppo, ma non vi fu nemmeno il tempo di analizzare la situazione che una luce analoga a quella che ci aveva fatto scendere nel sottosuolo ci avvolse d'improvviso.

    Sembrava diverso.
    Questa volta non eravamo stati "semplicemente" teletrasportati: ero solo, in un luogo che sembrava incastonato a metà fra il sogno e la realtà.
    Mi aggrappai alla luce, l'unico appiglio in grado di guidarmi nella confusione. E così mi condusse a...

    « ... »

    ...non riuscivo a pronunciare il suo nome. Non riuscivo a parlarle, né a raggiungerla in alcun modo. La conoscevo bene, a Laputa era un volto noto ed impossibile da dimenticare! Ma cosa ci faceva in quel posto? Che senso aveva incontrarla lì ed in quel modo?
    Era come... quella Notte. Quando forse in punto di morte intervenne quella luce. Stava succedendo di nuovo?
    D'improvviso qualcosa sembrò attaccarla, ma... nemmeno le armi risposero ai miei comandi, poiché un nuovo bagliore cacciò via la mia mente. Allora fu il cinguettio degli uccellini a risvegliare i miei sensi; la dolce brezza del vento confermò l'armonia della luce solare: eravamo tornati in superficie.
    Tutti insieme, riuniti. Ma senza Garmin.

    « ...Quarion? »

    Con in più -inspiegabilmente- un Ambasciatore.
    Cercai di studiare l'ambiente circostante, per comprendere dove ci trovassimo in quel momento.

    « Ragazzi, voi state bene? Avete visto poi Garmin? »

    Sadwrn appariva comprensibilmente agitato: era chiaro non conoscesse il Galanodel che aveva di fronte. Ego invece... piangeva in ginocchio, in assoluto silenzio.

    « Non temete, siamo in un luogo sicuro. »

    Affermai con convinzione, pur non avendo chiaro il Presidio di appartenenza. La sola presenza dell'Ambasciatore era sufficiente per quella constatazione.

    « Come siamo finiti qui? »

    La prima fu la domanda più ovvia, ed implicitamente ne includeva molte altre. Ma ad essa avrebbe fatto seguito un'altra altrettanto importante, a cui forse solo un uomo con i suoi agganci e le sue conoscenze sarebbe stato in grado di rispondere:

    « ...conosci un certo Garmin Pathfinder? Appartenente agli Hush. »

    Avevo come la sensazione che avremmo avuto molto di cui chiacchierare...

    Mana: 90%

    Riassunto delle passive possedute:
    • Maestro d'arme: capacità di usare con maestria qualsiasi arma.
    • Filo incantato: legame magico che gli permette di richiamare a se le sue armi.
    • Volontà del Guerriero: power-up del 50% a forza, +10% mana e +50% destrezza (NB: con le armi indosso gli consente semplicemente di avere un'agilità normale nonostante il peso, se disarmato rappresenta a tutti gli effetti un +50%)
    • Percezione: auspex di tipo radar
    • Volontà Eroica: mindfuck-alert + trick detector

    Equipaggiamento: (immagine)
    • Arco Lungo + 10 frecce
    • Lancia Lunga
    • Spada ad una mano
    • Ascia Monopenne
    • Morningstar
    • Pugnale [x2]
    • Armatura Completa
    • Scudo piccolo
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    "Per raggiungere la meta, dovrai tornare alla partenza.
    Per comprendere la Volontà del Cielo scenderai nelle Profondità della Terra".


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    Sottosuolo, Kisnoth.
    Presidio Centrale, Endlos.

    Con l'aria di chi si sentiva a proprio agio, Quarion Galanodel non mostrò volutamente alcuna perplessità verso tutte le stranezze che seguirono il risveglio dei sopravvissuti alla missione. Si concesse soltanto di inarcare impercettibilmente un sopracciglio nel momento in cui vide quello che doveva essere un monaco alzarsi dal letto e mettersi a piangere in ginocchio.
    « Signore, ci scusiamo per l'intrusione improvvisa, ma non siamo ladri. » disse più saggiamente il felino « Anzi, credo di non aver la minima idea di come ci siamo ritrovati qui, né di dove siamo esattamente. »
    Quarion sollevò le spalle, probabilmente più consapevole del loro stato e di come erano arrivati lì. Scegliendo come suo solito un approccio morbido e gentile, sorrise loro con cortesia, mantenendo un tono informale.
    -Figurati, la Hush è sempre disposta ad aiutare chi ne ha bisogno!

    « ...Quarion? »
    « Sono Sadwrn, dal Presidio Occidentale. Con me ci sono Ego, Firion e Benimaru! »
    Poco più in là, come conseguenza della presentazione, Benimaru reclinò lievemente il capo in un inchino appena accennato, ricambiato immediatamente dall'Ambasciatore Orientale. A quel punto, Quarion si sarebbe presentato a sua volta, ma Firion lo aveva anticipato quasi su tutto.
    « Non temete, siamo in un luogo sicuro. Come siamo finiti qui? »

    Alla conferma dei suoi sospetti, il Galanodel sorrise intenerito, senza tuttavia risultare offensivo. Ovviamente rispose subito, così da chiarir loro le idee, ammesso che non fossero vittime di una pesante perdita di memoria. In quel caso, probabilmente se ne sarebbe accorto dagli sguardi vuoti e le espressioni confuse.
    -Vi ho fatti portare io, dato che non mi sembrava cortese lasciarvi svenuti per terra ♥ - ammise, quasi scherzando -Io e Francis vi abbiamo trovati in un vicolo privi di coscienza circa due ore fa.
    « ...conosci un certo Garmin Pathfinder? Appartenente agli Hush. »
    -Certo che si- continuò Quarion, con il tipico tono che spesso usava per sottolineare l'ovvio -L'ho mandato io da voi, ed è lui ad avermi chiesto come stavate, quando vi abbiamo trovati, oltre ad essersi proposto di rimanere al vostro capezzale. Ho dovuto mandarlo via per evitare che fosse divorato dai sensi di colpa.

    Chiuse il proprio Harmony con risolutezza ed un sonoro tonfo, probabilmente indifferente alle emozioni che avrebbe suscitato per gli altri sapere che Garmin era vivo ed in superficie, probabilmente in uno stato psicofisico decisamente migliore.
    -Ha detto che si è separato dal gruppo e si è perso... ma ha trovato un artefatto che lo ha riportato in superficie, sano e salvo.
    Sospirò, probabilmente a causa della poca professionalità della "guida esperta", tuttavia perdonandolo per questioni di semplice simpatia. Dopotutto... Garmin gli aveva detto di avere dei capelli bellissimi, e non poteva certo arrabbiarsi con chi riconosceva subito la vera bellezza!

    -Vi consiglio di riposare un po': potete mangiare qualcosa e rinfrescarvi, prima di tornare sui vostri passi- comunicò infine a tutti, sollevandosi dal proprio scranno. Aveva un'aria un po' stanca, forse il risultato di molti pensieri e preoccupazioni -Quando avrai fatto, Firion, gradirei parlarti in privato.
    Non aggiunse molto, ma fu abbastanza evidente che si riferiva a qualche nuova informazione ottenuta, riguardo i loro affari di gilda. Preferì dirigersi verso la soglia che li separava dal resto della struttura, defilandosi con cortesia ed una certa urgenza.
    -Spero mi perdonerete, ma ora che ho la certezza che non avete riportato danni seri, avrei alcune questioni di cui occuparmi...
    Qualora lo avessero lasciato andare, sarebbe scomparso dietro un angolo nel giro di pochi attimi, lasciandoli soli, ma con la possibilità di riprendere le proprie energie, prima di tornare ad Ovest.

    Angolo del Quest Master - Turno 9

    Se non avete altro da aggiungere, possiamo dire finalmente chiusa questa Quest!
    Avete da fare solo un ultimo post conclusivo! Grazie di avermi seguita in questa storia, e di essere sempre pucci e carini <3

    Postare entro il: 5 Agosto, ore 23:59.



    Edited by Drusilia Galanodel - 29/7/2020, 15:39
     
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    Quindi, Ego si era risvegliato in ginocchio e singhiozzando, e Firion aveva identificato (anzi, riconosciuto) il misterioso uomo dai capelli blu come Quarion, rassicurando nel frattempo lui ed Ego che non c'era ragione di preoccuparsi. Invero, Sadwrn l'aveva già intuito: se qualcuno avesse voluto ucciderli, lo avrebbe già fatto, e se invece stesse cercando prigionieri... C'erano posti più sicuri in cui sorvegliare qualcuno.

    -Vi ho fatti portare io, dato che non mi sembrava cortese lasciarvi svenuti per terra ♥ - disse con un fare faceto, -Io e Francis vi abbiamo trovati in un vicolo privi di coscienza circa due ore fa.
    Sadwrn corrugò le sopracciglia.
    « Siamo svenuti...? » disse sottovoce.

    « ...conosci un certo Garmin Pathfinder? Appartenente agli Hush. » domandò Firion.
    -Certo che si. L'ho mandato io da voi, ed è lui ad avermi chiesto come stavate, quando vi abbiamo trovati, oltre ad essersi proposto di rimanere al vostro capezzale. Ho dovuto mandarlo via per evitare che fosse divorato dai sensi di colpa.

    « Ah. »
    Garmin aveva detto loro la verità fin dall'inizio, allora! Certo, rifletté, non sarebbe guastato un po' di preavviso a Firion, evitando così di perdere tempo ad accertarsi di non avere a che fare con chissà quale spia o malintenzionato in generale.
    Oltretutto, Garmin era ancora vivo e vegeto, ed era stato ritrovato.
    -Ha detto che si è separato dal gruppo e si è perso... ma ha trovato un artefatto che lo ha riportato in superficie, sano e salvo.

    A quelle parole, però, il Worren guardò l'Ambasciatore con occhi sbarrati.
    « Aspetti, si era perso? La nostra... »
    ...guida. Non finì la frase per educazione, ma il sospiro di Quarion fu pure molto espressivo. Sadwrn considerò l'idea di chiedere più tardi a Firion come, esattamente, funzionasse il processo di selezione delle reclute.

    -Vi consiglio di riposare un po': potete mangiare qualcosa e rinfrescarvi, prima di tornare sui vostri passi-

    Sadwrn annuì. Quando Quarion se ne andò dopo avere espresso il desiderio di parlare con il suo compagno di gilda più tardi, il Worren si rivolse infine ad Ego, prima assicurandosi però che fosse in condizioni di parlare.

    « Ego-san, più tardi mi vorresti dire cosa ti è successo? » avrebbe chiesto con pacatezza, poggiando una mano sulla spalla del teologo. « Perché anche io ho qualcosa da raccontarti, e ho come l'impressione che possa essere collegato a ciò che ti ha provocato questa reazione. Anzi- Firion, ti andrebbe di unirti a tua volta, dopo che avrai fatto tutto il resto? »

    SadwrnStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Pensieroso
    Energia: 95/100
    Passive: Mind-Fuck Alert, Trick Detector, Conoscenza della Flora del Presidio Occidentale, Scurovisione
    Equipaggiamento: Kuwa (Zappa – Arma Bianca)
     
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    -Vi ho fatti portare io, dato che non mi sembrava cortese lasciarvi svenuti per terra ♥ -

    Oh, quindi era stato lui in persona a trarci in salvo! Sarebbe stato interessante conoscere i risvolti di quella vicenda: in quale luogo eravamo ricomparsi, in che condizioni ci aveva trovato... ma per quello vi sarebbe stato un tempo ed un luogo adatto.

    -Io e Francis vi abbiamo trovati in un vicolo privi di coscienza circa due ore fa.
    L'ho mandato io da voi, ed è lui ad avermi chiesto come stavate, quando vi abbiamo trovati, oltre ad essersi proposto di rimanere al vostro capezzale. Ho dovuto mandarlo via per evitare che fosse divorato dai sensi di colpa.


    Ed ecco l'altra buona notizia! Non solo il giovane Pathfinder era sano e salvo, ma -ancora una volta- era stato Quarion a venire in nostro soccorso! Si vedeva proprio che era il fratello dell'Alfiere Errante... la nobiltà di spirito, la premura e la lungimiranza erano proprio le stesse. Due gemelli in tutto e per tutto, due Rose di pari valore e bellezza.
    Ora che ci pensavo... Francis ci aveva persino mostrato l'autografo dell'Ambasciatore! Siamo stati un po' troppo diffidenti nei suoi confronti...

    -Ha detto che si è separato dal gruppo e si è perso... ma ha trovato un artefatto che lo ha riportato in superficie, sano e salvo.

    Quindi anche a lui era toccata una sorta simile alla nostra... fu fortunato: una svista gli sarebbe potuta costare cara... e la colpa sarebbe stata anche la nostra. Certamente l'avrei ricontattato per porgli le mie scuse: ero con loro come guardia del corpo, non mi sarei mai perdonato un errore del genere.

    -Vi consiglio di riposare un po': potete mangiare qualcosa e rinfrescarvi, prima di tornare sui vostri passi.
    Quando avrai fatto, Firion, gradirei parlarti in privato.


    « Certamente. »

    Risposi prontamente alla sua richiesta, senza nascondere una certa curiosità sul mio volto. Immagino volesse parlare della spedizione...

    -Spero mi perdonerete, ma ora che ho la certezza che non avete riportato danni seri, avrei alcune questioni di cui occuparmi...

    « A presto! E grazie ancora per il supporto. »

    Con enorme riconoscenza salutai dunque l'Ambasciatore, senza il cui aiuto forse la missione non sarebbe stata nemmeno in grado di iniziare.
    Mi rivolsi allora ai miei compagni d'avventura, visibilmente disorientati per la situazione anomala.

    « Ego-san, più tardi mi vorresti dire cosa ti è successo? Perché anche io ho qualcosa da raccontarti, e ho come l'impressione che possa essere collegato a ciò che ti ha provocato questa reazione. Anzi- Firion, ti andrebbe di unirti a tua volta, dopo che avrai fatto tutto il resto? »

    « Con piacere. »

    Avrei replicato di buon grado al Worren, ricordando d'improvviso le visioni che avevo ricevuto al termine della spedizione. Non ne avevamo fatto menzione prima d'ora, ma... anche loro ne erano state vittime? Era quella la motivazione dietro le lacrime di Ego? Certamente sarebbe stato utile e necessario confrontarsi.

    « A presto, allora! Sadwrn, Ego, Benimaru... è stato un piacere fare la vostra conoscenza.
    Non esitate a contattarmi qualora aveste bisogno. »


    Salutai dunque con un sorriso gli avventurieri, ed anch'io abbandonai la stanza.

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    Vive e rivive quel momento nella sua mente.
    Lo abbraccia, per non dire che ci abbarbica con tutta la forza che ha in corpo. Non vuole lasciarlo andare. Non vuole perdersi nemmeno il più insiginificante dei dettagli.
    Quel viso, quella luce, quella sensazione di estrema pace.
    Si sente fortunato ed al contempo triste, per non poter vivere, per ora, quella gioia profonda data dall'unione con una divinità.
    Lascia che il gruppo parlotti, ad ampi respiri deve calmarsi. E' quasi tentanto di bloccare tutti, salire su una scrivania a caso e cominciare a decantare la parola del suo Signore. Ma teme di svenire, cosa già accaduta.
    Deve riflettere e pensare bene a cosa dire, a chi dirlo, non può certo passare per un pazzo, o finirà per sembrare un cantore dell'Apocalisse e basta.
    Si ferma e si tampona il viso con la manica della sua veste. Si alza ed osserva gli altri compagni con un sorriso rinnovato e sereno.
    Il combattente sembra conoscere lo strano figuro in Blu, il cui nome gli torna alla mente come lasciapassare della loro ex-guida.
    Non gli interessa molto di come siano arrivati lì, le strade della Luce sono infinite.
    Certo nobile Sadwrn, immagino che dovremmo parlare lungamente.
    Ho molte cose da dirti...anzi, da dirvi.
    La Luce è vicina.

    Sereno prende congedo dagli altri compagni di sventure. Ha bisogno di riposare e spera che la Divinità in quel limbo di sogni possa dargli qualche altro barlume di verità. Comincerà appena in forze la sua opera di conversione.

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    Quest conclusa.

     
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