Jillian

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    you're gonna carry that weight

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    Viso caratterizzato da dei lineamenti delicati, che racchiudono occhi dalle metalliche iridi, messe ancor più in evidenza dalla sottile linea nera che le contorna, e labbra dall’aspetto pieno dal colore caldo seppur non eccessivamente acceso. Le espressioni che i disegnano sul volto passano dalla fredda calma, al vivo divertimento, all’accesa irritazione sino a raggiungere il caldo furore.
    I lunghi capelli neri e lisci ricadono lungo la sua figura slanciata, racchiusa un metro e settanta, fino a poco al di sotto dei suoi glutei, in una cascata con riflessi d’argentei, simili, se non uguali, ai suoi occhi. I capelli solitamente vengono portati, per praticità e comodità, raccolti in una rigida e alta coda, o in una morbida treccia, così che non le ostacolino la vista. Anche la voce può essere definita peculiare: bassa e leggermente roca, ha uno stampo deciso e risoluto, adattandosi a una personalità dominante ma al tempo stesso controllata.
    La pelle nivea, uniforme e apparentemente delicata è deturpata da una cicatrice all’altezza del plesso solare, grande quanto il pugno di una persona. Un dettaglio che ha da quando ha memoria, senza sapere da cosa sia derivata.
    Il corpo snello, ma tonico, è abbastanza forte da permetterle di tenere testa avversari di buona qualità in uno scontro corpo a corpo, se a questo le viene associata agilità e flessuosità, per alcuni un combattimento contro di lei potrebbe risultare, se non fatale, perlomeno abbastanza doloroso.
    E’ solita indossare pantaloni neri, prediligendo quelli in pelle, accompagnati da una canottiera – ha una particolare predilezione per questo capo più per una questione pratica che estetica – e una giacca in pelle con chiusura decentrata, munita, fra le altre, di un cappuccio che spesso usa per tenere celato il suo volto. Alla cinta porta sempre attaccati dei sacchetti al cui interno vi si trova la sua “scorta d’emergenza” di polvere di metallo da cui difficilmente si separa, come difficilmente si separa dalla sua amata katana, Sinéad, nonché la sua fedele pistola che porta sempre celata sotto la giacca.

    Quando il suo lato draconico inizia a manifestarsi, le pupille mutano la loro forma assumendo quella tipica dei rettili, stretta e allungata, che tende a dilatarsi al mutamento della luce o delle sue stesse emozioni. I denti dall’avere la tipica forma squadrata divengono aguzzi, pronti a dilaniare le carni delle prede degli avversari. La voce si abbassa ulteriormente, divenendo cavernosa e, spesso, presentando delle sfumature che ricordano più un ringhio che una voce effettivamente umana. I due elementi che esplicano però alla perfezione la sua vera natura sono rappresentati dai suoi artigli e dalle scaglie: Jillian ha, difatti, la possibilità di ricoprire il proprio corpo con le scaglie tipiche dei draconiani, lucide e dal colore metallico tanto da ricordare più delle placche in lega sottile, che la “corazza” tipica di questi enormi bestioni; tanto sul corpo quanto sul volto, non appaiono però in maniera uniforme, bensì si alternano a dei lembi di pelle ancora umana, tranne che nella zona delle braccia e delle mani, mentre sugli avambracci, in alcune zone delle cosce, dei polpacci e del volto questa alternanza è ben visibile quando sia sprovvista di indumenti. Senza dubbio la presenza sugli zigomi, mento e mandibola, nonché la zona che contorna gli occhi rende il suo aspetto più temibile di quanto non sia da umana. Quando poi mutano anche le braccia, queste divengono sproporzionate rispetto al resto del corpo: più lunghe e massicce, come già accennato sono totalmente ricoperte dalle scaglie, presentando sul gomito un lungo spuntone d’osso che, più volte, è stato usato come arma, così come gli artigli che, inevitabilmente vanno ad adornare le dita, ora non più affusolate come in precedenza, ma dall’aspetto forte e feroce.
    Nome Jillian – Classe I Shapeshifter – Classe II Elementalist
    Età Apparente 30 – Sesso Femmina – Orientamento Bisessuale – Razza Draconiana


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    Antitesi della cordialità e del chiacchiericcio superfluo, Jillian è diretta, riducendo i propri pensieri o giudizi in poche parole coincise e spesso contenenti un qualche genere di volgarità. Pur essendo taciturna, qualora debba comunicare fastidio o rabbia lo fa egregiamente con l’ausilio della sola espressione o della tonalità della voce; nel caso in cui ci si trovi dinanzi a un viso privo di qualsiasi emozione e con sguardo vacuo è il segnale che la sua mente sta per lasciare, più che volentieri, campo libero alla sua essenza di spietata predatrice.
    Definirla sincera sarebbe un errore, poiché non si fa problemi a mentire qualora lo ritenga necessario, al tempo stesso si rende conto che nella maggior parte dei casi la miglior arma che si possa avere a disposizione è la verità: manipolandone alcuni dettagli, o semplicemente mettendo al corrente, coloro che ne erano all’oscuro, utilizzando le giuste parole, può divenire un’ottima arma il cui scopo è quello di creare divisioni interne tanto esasperate da trasformarsi in veri scontri, fisici o verbali che siano.

    Poeticamente parlando, la si chiamerebbe “La Guerriera Solitaria” essendo difficile trovarla in compagnia di qualcuno se non costretta dalle circostanze, ciò non le impedisce di lavorare in gruppo, seppur fatichi a lasciare le redini delle missioni a qualcuno che non sia lei stessa: da brava maniaca del controllo deve essere colei che prende le decisioni, che giostra i movimenti e che per prima accede a informazioni, futili o importanti che siano così da avere modo di elaborarle prima ancora che possa farlo qualcun altro. Un po’ per questa sua mania, un po’ per paranoia, sviluppata soprattutto negli anni trascorsi come mercenaria, e un po’ per ossessivo desiderio di essere il meno conosciuta possibile, è difficile che comunichi chi e cosa sia: anche un’informazione semplice come il suo nome può diventare difficilmente ottenibile. Oltre a essere riservata è anche estremamente gelosa dei suoi possedimenti: difficilmente vi cederà una delle su amate sigarette, un gesto simile solitamente è un piccolo indizio per comprendere se si è riusciti o meno a guadagnare il suo rispetto, impresa che è al contempo semplice e ardua. Ad alcuni sono bastati pochi secondi per avere un briciolo della sua ammirazione, per altri invece è stato un lavoro lungo e anche piuttosto faticoso, nel corso del quale sono stati ricoperti di vezzeggiativi tutt’altro che rassicuranti o piacevoli; se non tollerate i nomignoli ridicoli vi conviene girarle a largo, mettere il broncio non la farà desistere.
    Paradossalmente, i luoghi in cui è più semplice trovarla sono i locali notturni, soprattutto quelli in cui vi è un maggior livello di anarchia. Li considera ottimi posti dove riuscire a rilassarsi con una bottiglia di whisky in mano senza essere eccessivamente importunata.
    Nel corso della sua vita ha avuto solo una persona a cui fosse sinceramente legata, una donna con cui ha in comune solo l’aspetto esteriore, avendo lei il carattere perfettamente opposto. La sua morte, la morte della madre, avvenuta per le mani della stessa Jillian, le ha provocato un forte senso di distacco da tutto ciò che possa essere rapportato con la “dolce” emotività, lasciandola sola con sentimenti ben più oscuri e opportunistici.

    Il suo cinismo, il suo essere spietata, la porta a ragionare in maniera semplicistica: bianco o nero, difficilmente vede sfumature di grigio. Tutto per lei è rapportato al suo guadagno personale, che sia monetario, che siano informazioni o che siano favori reciproci, sicuro è che prima di chiederle un aiuto bisogna soppesare bene quale sia l’entità dello stesso, onde evitare di dover pagare un prezzo troppo alto per le proprie capacità. Chiederle dunque aiuto, anche in situazioni critiche, può diventare un problema, soprattutto se si cerca di appellarsi alla sua umanità, il suo onore o altre cose cavalleresche che solitamente si leggono nei libri per bambini.

    Qualora voi siate il bersaglio di un suo mandante, sperare di vedere la propria vita essere risparmiata anche con l’ausilio di autentici scudi umani, che siano bambini, donnicciole o infermi è come sperare che uno squalo bianco divenga vegano: impossibile. Volete salva la vita? Preparatevi a fare un’offerta più succulenta di quanto non le sia stata fatta dal proprio datore di lavoro, e volendo potreste anche vedere quest’ultimo essere ucciso dalla sua stessa arma.

    Estremamente sicura di sé, ciò che lascia trapelare tranquillamente è la superbia: non è facile vederla abbassare la testa o in atteggiamenti umili, anche di fronte a un suo superiore o un soggetto palesemente più potente di lei mostra un atteggiamento dignitoso e ricolmo di orgoglio. Un mutamento di atteggiamento lo si può sicuramente osservare: il suo essere sprezzante si smorza e la quantità di battute diminuisce drasticamente, senza però eliminarle totalmente dal suo repertorio.

    Se la paura sa bene come tenerla a bada, considerandola dannosa in molti frangenti quanto il frignare, la rabbia è il sentimento di cui più sfrutta le potenzialità, vedendola come un’importante fonte di energie. Facile da vedere irritata, per la fortuna di tutti è raro vederla seriamente adirata; per quanto sia ossessionata dal controllo e dall’autocontrollo, quando sopraggiunge l’ira, semplicemente si lascia andare agendo in maniera istintiva e feroce. In queste condizioni il suo unico obiettivo è quello di ferire in profondità, infierendo per il semplice gusto di veder soffrire la sua vittima. Come detto, è difficile che ceda il controllo all’ira, così che l’assassinio sia solo un mezzo necessario per ottenere ciò di cui ha bisogno, sia anche semplicemente del denaro. Insomma, l’aggettivo “sadica” non la descriverebbe esattamente, in quanto non si terrebbe in considerazione le varie sfumature del suo carattere; non uccide per il semplice gusto di uccidere, dietro vi è sempre una ragione, come deve esservi una ragione plausibile per spingerla a torturare.

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    Jillian non è nata draconiana, né ha scelto di diventarlo. Era appena in fasce quando la madre, per un egoismo ascrivibile, paradossalmente, al suo essere genitore cercò di unire l’anima dell’infante con quella di un drago. Voleva renderla più forte, forse addirittura immortale e forse si sarebbe rivelato essere anche un successo se non fosse per un dettaglio: tale “esperimento” aveva iniziato a mostrare nel corso del tempo un particolare effetto collaterale. La bambina mostrava infatti un comportamento anomalo rispetto ai suoi coetanei, oltre a degli atteggiamenti asociali a volte evidenziava anche dei comportamenti aggressivi se troppo infastidita. Inoltre aveva uno sguardo che molti definivano un misto di troppo acuto e un concentrato di rancore, tanto da inquietare chiunque fosse esterno alla famiglia.
    Più le cose andavano avanti, più la madre realizzava di aver osato troppo andando, probabilmente ad alterare lo spirito di Jillian. Voleva assolutamente rimediare, riparare qualcosa che invece era irrimediabilmente rotto. Tentò dunque d’invertire il processo, scindendo l’anima del drago da quello della bimba, riuscendovi solo parzialmente: le anime erano infatti diventate nuovamente due entità, ma più simili a dei gemelli siamesi che a delle entità perfettamente distinte. Percependo come lo spirito draconico potesse essere ancora un pericolo, la donna decise di rinchiuderlo in una sorta di gabbia spirituale, sperando che questo potesse bastare – ucciderlo era fuori questione, poiché questo avrebbe rischiato di uccidere anche la bimba.
    Si sbagliava.
    Sperare di tenere a bada il rancore di un drago strappato dalla sua vita e intrappolato in quella di un essere umano era forse troppo ottimistico. Sarebbero dovuti passare altri anni, ma la creatura alla fine riuscì ad aggirare la prigione all’insaputa di tutti.
    Bastò una notte e il corpo di una ragazzina di appena tredici anni per permettergli di sterminare quella famiglia che lo aveva costretto in una vita e un corpo che non erano suoi.

    E Jillian? In tutto quel periodo aveva continuato a mostrare dei comportamenti asociali e comunque relativamente aggressivi rispetto a chi non voleva saperne di rispettare i suoi spazi. Era palese che il suo spirito fosse irrimediabilmente spezzata, ciononostante la sua famiglia non poteva smettere di provare affetto per lei. In un ultimo tentativo di rimettere le cose a posto la donna lanciò un ultimo incantesimo, cercando d’instillare in lei quell’amore che una figlia dovrebbe provare per la madre, ma che sembrava incapace di provare. Forse fu l’unico successo che riuscì ad ottenere in quella lista di fallimenti che avevano compromesso la vita della figlia per sempre.
    Della notte in cui divenne lo strumento di sterminio della famiglia lei ricorderà solo di essersi svegliata imbrattata del sangue della madre. Ancora una volta si stava spezzando qualcosa in lei, qualcosa di cui lei non riusciva a comprenderà la natura se non anni dopo, quando si risveglierà da un lungo letargo indotto dal drago dentro di lei che ora, libero dalla prigionia doveva riuscire a riadattarsi nuovamente a un corpo che nel frattempo era mutato.
    Anni dopo il suo risveglio, Jillian era entrata a far parte di un’organizzazione nella speranza che le desse in mano gli strumenti per scoprire cosa effettivamente le fosse successo. Per uno strano gioco del destino sarebbe stata in grado di scoprirlo solo tradendo quest’ultima: questo le permise di conoscere lo spirito del drago che, silente, continuava a condividere un legame inscindibile e che le aveva donato le capacità a cui è tutt’ora particolarmente legata. Dracos, questo il nome del “coinquilino”, nonostante fosse andato allo scoperto continuava a non mostrare un particolare interesse nel riprendere in mano le redini del corpo della donna, tutt’altro in più di un’occasione mostrò di essere una sorta di silenzioso custode.
    Com’è finita qui? Beh, Dracos non era il suo unico angelo custode ma ne aveva stranamente un altro, un tizio con strani giri e che si era preso cura della donna quando era ancora un’adolescente. Per accedere alle informazioni in merito alla sua vita la cara Jillian era riuscita a inimicarsi molte delle persone che un tempo erano sue alleate rendendola un bersaglio molto ricercato. Ancora una volta non sarebbe stata lei a scegliere, ma un’altra persona lo avrebbe fatto per lei aprendo un portale nella speranza che in questo nuovo mondo si sarebbe creata meno nemici.

     
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