Severed Ties

Ogni cosa ha un inizio, c'è stato un tempo in cui perfino Codec era soltanto una distesa di terra spoglia solcata dalle tempeste elettromagnetiche. Qualsiasi progetto ha come punto di partenza la determinazione di visionari che decidono di perseguire un sogno, in questo caso una vera e propria sfida agli elementi, una prova di forza di come l'umanità sia capace di trionfare contro ogni avversità, trasformando una delle terre più inospitali di tutta Endlos in un capolavoro di ingegneria, in grado di volgere quelle stesse tempeste in una fonte di energia naturale tanto vasta da trasformare un gruppetto di installazioni scientifiche in una gigantesca metropoli in meno di un secolo. Per riuscire nell'impresa la passione non basta, serve la follia dei pionieri e la caparbietà dei testardi, una generazione d'oro di menti ed anime capaci di trasmettere la vita a quel pugno di abitazioni e impianti. Camille amava prendersi il suo tempo, ogni mattina, per ammirare la distesa di palazzi dalla vetrata del suo ufficio. Gli infusi provenienti dai campi di fiori dell'Est davano sapore e profumi ai ricordi che affollavano la sua mente e ad ogni sorso ripescava dalla memoria il giorno in cui avevano posato la prima pietra di una di quelle immense cattedrali di cemento e vetro. C'era stato un tempo in cui la biblioteca era soltanto un cumulo di scaffali disorganizzati, in cui l'accademia era fresca di inaugurazione fra mille problemi e fin troppi alunni attratti dalla promessa di conoscenza e le strade erano prive dell'illuminazione artificiale dei lampioni alimentati dalle cupole elettromagnetiche che catturavano l'energia empirica dei fulmini. Lei quei momenti li aveva vissuti tutti quanti, ed anche se aveva ceduto l'ultimo dei suoi incarichi ufficiali da oltre tre decenni ogni giorno continuava a presentarsi puntualmente nel suo ufficio. Capitava di rado che doveva timbrare dei documenti o apporre firme, ma in compenso non era mai capitato che la superficie di vetro della sua scrivania fosse del tutto spoglia di scartoffie, quasi sempre copie destinate a lei degli stessi documenti recapitati agli scranni dei più alti seggi del Codec. C'era la contabilità dell'università, i rapporti sullo stato della manutenzione delle cupole, i rapporti sui movimenti anomali del maelstrom di quei giorni, perfino le fotocopie di un diario di dubbia autenticità di un individuo che millantava di aver visitato una città immaginaria proprio nell'Est. Doveva ancora finire di leggerlo, ma fin da subito l'aveva giudicato con scetticismo. Da tre giorni le pupille artificiali cercavano puntualmente i rapporti del corpo investigativo interno, c'erano stati degli omicidi e lei non aveva intenzione di lasciar correre. Tuttavia quando le dita meccaniche cercavano quei documenti, dovevano farsi strada fra lettere e missive di vario tipo, alcune molto personali, e la sua mente analitica doveva arrendersi all'idea di non essere materialmente in grado di star dietro a tutto.

Codec era diventato grande. L'aveva stretta fra le braccia con l'amore di una madre, sentendosi parte di quel nucleo primievo assieme a pochi altri eletti. L'aveva vista crescere e maturare con lo stesso sguardo apprensivo con cui si osserva la propria figlia diventare una donna, ed ora si chiedeva sempre più spesso se aveva cresciuto una brava moglie oppure una prostituta con i vermi sotto la gonna frutto si sifilide e putridume. In quei momenti sentiva riecheggiare la voce del suo primo marito, che le chiedeva di avere fiducia nelle generazioni future. Ma il barone Von Laurent era morto da mezzo secolo e lei riusciva a malapena a ricordarsi com'era il suo volto.
Aveva appena aperto la prima pagina del suo quotidiano intenzionata a tastare l'umore della stampa, quando il comunik gracchiò la voce sommessa della segretaria. « L'ambasciatore Galanodel ed il suo seguito sono arrivati. » Annunciò la voce femminile con la formula con cui era stata istruita. Le sopracciglia sottili e scure di Camille si incrinarono per un breve istante, poi volse una delle dita sul bottone che apriva la comunicazione.

« Fate passare l'ambasciatore, grazie. »
Disse con voce atona, tornando poi a scorgere la nona pagina.
C'erano state delle tensioni in uno degli hotel da quattro soldi sulla dodicesima. Dei nani provenienti dalla capitale si erano resi protagonisti di una rissa da far west. Disdicevole...

"Chi non danza non sa cosa succede".

(Frammento gnostico)

Ufficio di Camille, Codec.
Presidio Orientale, Endlos.

Nonostante non fosse nativo di Endlos -piuttosto di Mirach, che per un periodo dell'anno brillava sulle loro teste come un grande e meraviglioso smeraldo- e si considerasse in un certo senso residente (oltre che naturalizzato) di Chediya, da qualche tempo Quarion Galanodel aveva cambiato il proprio domicilio per la grande città tecnologica del Garwec chiamata "Codec", arrivando a costruire -grazie alle ingentissime somme di danaro di cui disponeva privatamente- un edificio così imponente e all'avanguardia da divenire presto un'attrazione per abitanti e turisti.

Proprio lì, non troppo distante dai laboratori di Arthur, l'Ambasciatore Orientale aveva iniziato a gettare le fondamenta di un piccolo impero: dopo aver trasferito un numero considerevole di servitori a lui devoti, ben distinguibili per i pattini che solitamente indossavano, aveva dedicato molti dei piani del proprio grattacielo ad attività pubbliche, quali cliniche di bellezza, negozi, cinema... fino ad arrivare a degli studi televisivi di una rete completamente sua e dal canone estremamente ridotto, più votata ad un guadagno incentrato sulla pubblicità ed attività di contorno, così che potessero accedere tutti alle sue trasmissioni.

In questo modo era riuscito a rientrare facilmente nel budget che si era inizialmente prefissato per il trasloco, messo lievemente in crisi dalle ingentissime spese del proprio palazzo. A quel punto, aveva iniziato anche a ficcanasare negli affari della regione, più per curiosità e generica ricerca di qualche occasione per far soldi che per reale interesse nelle altrui questioni. Per questo non era mai stato invadente, limitandosi a tendere l'orecchio verso il chiacchiericcio delle sue nuove "amicizie", quelle delle sue orge feste del giovedì.

E così -come aveva già fatto in passato- Quarion Galanodel, nuovo cittadino di Codec, aveva iniziato a diffondere la propria influenza con discrezione massima, sfruttando ad hoc ogni stranezza o uscita eccentrica, così da usarle a proprio vantaggio come catalizzatori dell'altrui attenzione, distogliendola da quelli che erano i suoi reali intenti.
Ci era riuscito, come ogni volta, eppure qualcosa di strano aveva interrotto la sua scalata liscia come l'olio, per di più per una questione che trovava assolutamente irrilevante per quelli che erano gli equilibri politici della zona. Dopotutto... lo scienziato pazzo che gli aveva consegnato le sue teorie bislacche nella speranza di un finanziamento era poco considerato dalla comunità, e sarebbe stato probabilmente ignorato in sua assenza.
Perché qualcuno avrebbe dovuto provare a boicottarlo?

-É permesso?- domandò il bel giovane, oltrepassando la soglia dell'ufficio -Spero di non essere di eccessivo disturbo, oggi, Milady...
Quel giorno indossava abiti maschili perfettamente in linea con la moda della zona, dai materiali sintetici alle linee più semplici. Unica decorazione era un rosario d'argento portato come una collana e su cui ricadevano le sue ciocche lucenti, lunghi capelli d'angelo raccolti in un'acconciatura asimmetrica, ma piacevole alla vista.
-Sarebbe possibile trascorrere qualche minuto assieme?

-É permesso?- Esordì l'ambasciatore dell'Est, facendo il suo ingresso nello spazioso ufficio. -Spero di non essere di eccessivo disturbo, oggi, Milady...
Camille appuntò gli le iridi artificiali sul suo ospite, le quali scattarono rispondendo al comando neurale di mettere maggiormente a fuoco il ritratto di un uomo ancora dall'aspetto eccessivamente giovanile e attraente per essere identificato come umano, o quanto meno del tutto umano. Quella non era la prima volta che incontrava Quarion, lei era presente ad almeno due delle svariate cerimonie ufficiali che l'avevano visto protagonista nonché ad altrettanti balli sfarzosi che si erano tenuti nella sua Codec, tuttavia ricordava che quella era la primissima volta che aveva il piacere di intrattenersi privatamente con quell'uomo.
Perché fortunatamente di uomo si trattava, stavolta. Le foto del Galanodel in eccentrici abiti femminili avevano fatto il giro delle riviste scandalistiche della città, e c'era già chi lo chiamava non proprio garbatamente il monsieur d'Éon della capitale. A Camille quel genere di insulti velati non piacevano, anche se non era certa di se e quanto avrebbero effettivamente infastidito l'uomo che aveva di fronte.
-Sarebbe possibile trascorrere qualche minuto assieme?

« Prego. »
Rispose con voce grigia e controllata, accompagnando alla propria voce il fruscio del giornale mentre ripiegava il quotidiano e lo riponeva sulla scrivania, scegliendo bene la pagina di cronaca nera da lasciare visibile, rivolta verso il suo ospite. I titoli parlavano di un omicida seriale al suo probabile terzo delitto, identificato in uno dei quartieri industriali del Codec. Le foto erano parzialmente censurate, mostrando solo in parte la scena dell'ultimo delitto avvenuto solo la sera scorsa. C'era un telo bianco che copriva i resti di una ragazza ancora da identificare, a caratteri cubitali i giornalisti erano stati molto drammatici nel descrivere la scena del delitto, tanto che Camille si era domandata se il redattore reclutasse anche fra i romanzieri da quattro soldi che infestavano i sobborghi con i loro romanzetti da quattro spiccioli.
« I migliori sarti del Codec si sono rivelati all'altezza dei vostri gusti in fatto di abbigliamento? »
Domandò con una nota compiaciuta. Non si era mai immersa particolarmente nella moda della nobiltà, preferiva di gran lunga le uniformi a qualsiasi abito vezzoso. Anche in quel momento indossava un abito formale, la divisa militare che si usava fra gli alti ranghi delle forze di polizia della città cinquant'anni prima, abbinata però agli stivali tipici del corpo dei ranger. Aveva contribuito alla formazione di entrambi i corpi, tutti gli addestratori che al momento formavano le nuove leve erano stati a loro volta suoi allievi.
« So che non avete perso tempo a dettar legge in materia di moda. Però devo ammettere che non avrei mai apprezzato vedervi comparire in mise poco consone al vostro rango. Il fatto che avete scelto quanto meno un paio di pantaloni da uomo lo prenderò come una forma di rispetto nei confronti di una vecchia in pensione. »
Si alzò in modo da servire il tè in modo formale e preciso, rispettando strettamente tutte le etichette del caso e senza staccare gli occhi per un istante dal sottile filo di liquido ambrato che scendeva lesto a riempire la vezzosa tazzina di ceramica bianca decorata con motivi orientali.
« Questo set di tazze se lo portò il mio primo marito direttamente dalla capitale. »
Rivelò in tono sommesso mentre riponeva la teiera e tornava a sedere in modo elegante dietro alla sua imponente scrivania.
Alle sue spalle, oltre la vetrata, Codec sembrava d'un tratto più vasta che mai.
« E' l'unica cosa più vecchia di me che troverete in questo palazzo, ambasciatore. Ora ditemi, cosa vi porta a sprecare il vostro prezioso tempo per prendere il tè con un'anziana ormai ritiratasi da tempo...? »

"Chi non danza non sa cosa succede".

(Frammento gnostico)

Ufficio di Camille, Codec.
Presidio Orientale, Endlos.

« I migliori sarti del Codec si sono rivelati all'altezza dei vostri gusti in fatto di abbigliamento? So che non avete perso tempo a dettar legge in materia di moda. Però devo ammettere che non avrei mai apprezzato vedervi comparire in mise poco consone al vostro rango. Il fatto che avete scelto quanto meno un paio di pantaloni da uomo lo prenderò come una forma di rispetto nei confronti di una vecchia in pensione. »

Sorridendo pacatamente all'evidente contrasto fra le parole della donna e la prepotente tendenza della stessa a non considerarsi affatto "vecchia", Quarion si lasciò garbatamente trapassare da ogni singola frecciata, confermando piuttosto a sé stesso quello che -fino a quel giorno- era stato semplicemente un sospetto. L'ormai datata Camille era evidentemente maldisposta nei suoi confronti, e dato che non ricordava di averla mai sedotta, si sentiva alquanto curioso di capirne la ragione. Anche perché -francamente- dubitava seriamente che qualcuno sano di mente potesse realmente infastidirsi per degli abiti.

-Mia signora, ho sempre vissuto pensando che l'Arte e la Bellezza non vadano imposte... e dettar legge non rientra certo fra le mansioni di un Ufficiale di Presidio, quale io sono.
Un sorriso affilato si disegnò sulle belle labbra rosse, ma non parve particolarmente aggressivo.
Non ancora, almeno.
-Nonostante ciò, non porto la divisa per sottolineare che non si tratta di una visita formale, ma -spero- di un amichevole incontro... e di certo non oserei mai mettere in crisi le vostre solidissime idee con una gonna. Dopotutto, il rispetto è la prima cosa, e nutro grande ammirazione nei confronti del vostro operato.

« Questo set di tazze se lo portò il mio primo marito direttamente dalla capitale. E' l'unica cosa più vecchia di me che troverete in questo palazzo, ambasciatore. Ora ditemi, cosa vi porta a sprecare il vostro prezioso tempo per prendere il tè con un'anziana ormai ritiratasi da tempo...? »
-In verità... è la mia profonda inesperienza a condurmi da voi, Milady- ammise -Quando mi son trasferito per necessità personali a Codec, credevo ingenuamente di muovermi in un ambiente circa simile ad Istvàn, essendo comunque parte dello stesso Presidio. Mi son tuttavia accorto che, per ragioni che non mi spiego, molte delle pratiche e dei progetti a cui lavoro vengono sistematicamente bloccati dalla burocrazia, cosa che mi pare alquanto strana, dato che ho sempre visto Codec come un raro esempio di organizzazione e professionalità.
Toccò piano la questione, perché non aveva senso aggredire nessuno, in quel caso.
-Ho quindi preferito rivolgermi a una persona valida come voi, per chiedere qualche consiglio su quali siano gli approcci migliori alla soluzione di queste problematiche. Sicuramente siete più esperta e capace di me, in questo campo, e mi fiderei molto del vostro giudizio.

-Mia signora, ho sempre vissuto pensando che l'Arte e la Bellezza non vadano imposte... e dettar legge non rientra certo fra le mansioni di un Ufficiale di Presidio, quale io sono.
Nonostante ciò, non porto la divisa per sottolineare che non si tratta di una visita formale, ma -spero- di un amichevole incontro... e di certo non oserei mai mettere in crisi le vostre solidissime idee con una gonna. Dopotutto, il rispetto è la prima cosa, e nutro grande ammirazione nei confronti del vostro operato.
Più che alle parole in se fece attenzione al tono con cui vennero proposte. Non amava gli intrighi, i duetti verbali di corte erano qualcosa che aveva sempre evitato a favore di un contegno distaccato. Erano uno strumento necessario se si vuole ottenere la gloria ed i riconoscimenti al proprio operato, motivo per cui non le servivano: Camille preferiva stare dietro le quinte. I suoi mariti erano stati entrambi fini diplomatici, tutti e due avrebbero potuto benissimo reggere una parte di teatro nel ruolo principale senza sfigurare accanto a teatranti navigati, purché naturalmente le loro parti fossero quelle di uomini di potere forti e padroni del loro mondo. Con loro aveva potuto evitarsi il tedio di prender parte a certi valzer verbali in cui si è costretti a fissare negli occhi l'avversario e ballare con lui in mezzo a tante di quelle trappole da punire ogni singolo passo di danza errato seppure di pochi millimetri. Quarion Galanodel al contrario sembrava smaniare quel tipo di danza, dal punto di vista di Camille non appariva poi tanto diverso da quel tipo di uomo che anela di misurare le dimensioni della propria virilità con l'avversario a colpi di spada, di mazza da guerra o anche solo a pugni. Concedergli il campo di battaglia più congeniale, tuttavia, era il modo migliore per avere il suo ospite a proprio agio, e quindi meglio disposto nei suoi confronti.
Non erano mai stati avversari, dopotutto. Né lei aveva intenzione di mutare lo stato delle cose, se non obbligata.

-In verità... è la mia profonda inesperienza a condurmi da voi, Milady
Quando mi son trasferito per necessità personali a Codec, credevo ingenuamente di muovermi in un ambiente circa simile ad Istvàn, essendo comunque parte dello stesso Presidio. Mi son tuttavia accorto che, per ragioni che non mi spiego, molte delle pratiche e dei progetti a cui lavoro vengono sistematicamente bloccati dalla burocrazia, cosa che mi pare alquanto strana, dato che ho sempre visto Codec come un raro esempio di organizzazione e professionalità.
Sapeva già dove voleva arrivare, il cavalier d'Éon della capitale, dal crine azzurro come i principi delle fiabe e dalla lingua affilata come una delle lame da combattimento che Camille amava impiegare nelle azioni di polizia non ufficiali. Si aspettava meno spavalderia, invece era venuto dritto al punto. Meglio così...
-Ho quindi preferito rivolgermi a una persona valida come voi, per chiedere qualche consiglio su quali siano gli approcci migliori alla soluzione di queste problematiche. Sicuramente siete più esperta e capace di me, in questo campo, e mi fiderei molto del vostro giudizio.

« Al netto delle prime impressioni, Codec è senza alcun dubbio un esempio di precisione e puntualità per quanto riguarda la burocrazia. »
Puntualizzò in tono ruvido, incapace di cedere quando veniva messo in dubbio uno dei fiori all'occhiello della sua città.
« ... Ammetto però che una realtà complessa come il Codec richiede un carico di burocrazia forse intollerabile per una personalità di provata fiducia come l'ambasciatore in persona, tanto più che raccomandato dall'Alfiere in persona. »
Per ciò che era noto a Camille, Dama Kalia raramente si interessava a quel genere di faccende, però non c'era dubbio che il Galanodel si intratteneva molto spesso in sua compagnia.
« ... Beh, naturalmente potrei indicarvi i giusti uffici dove ricevere consigli su come evitare certe lunghe attese ed accedere a liste preferenziali. Da sempre le grandi città hanno partner commerciali prediletti rispetto ad altri, qui nell'altopiano non facciamo eccezione. Tuttavia... »
Sfiorò il giornale, appositamente rivolto in direzione dell'ambasciatore. Voleva che il giovane posasse lo sguardo sui titoli che parlavano del serial killer.
« ... Non credo che riuscirò a provvedere nell'immediato. Ci sono molte faccende di cui vorrei occuparmi, alcune davvero pressanti e che riguardano la salvaguardia del Codec da certi criminali che pensano di poter fare del loro peggio indisturbati in casa altrui. » Non lesinò nel tingere di un certo tono vendicativo la frase, perché non era possibile fare altrimenti. « ... ma purtroppo un certo impegno familiare mi strappa via più e più giorni. Ha a che fare con mio nipote, ed in particolare sua figlia... »
Luksas Von Laurent era l'unico figlio del suo primogenito, aveva ereditato con scarso merito i titoli nobiliari di suo nonno ed era a detta di Camille un completo idiota privo di polso. Aveva una figlia che superati i diciannove anni non aveva ancora un qualche contratto di matrimonio e come tutti i salotti da tè dell'Est ben sapeva era finita nelle mire di un ricchissimo imprenditore che di recente si era affacciato nei saloni da ballo dell'Est, incantando tutti con il bell'aspetto ed i modi raffinati che facevano quasi dimenticare la sua natura di sciacallo divoratore di carogne proveniente da qualche buco di Merovish. Aveva il doppio degli anni della sua pronipote e tutto ciò che desiderava era un porto sicuro dove attraccare il suo bastimento di tagliagole e corsari del sud per poi diffondere il cancro della sua genia in tutto l'Est. E sfortunatamente aveva sufficiente fascino da rapire gli occhi di una bambina ed abbastanza soldi da far desistere il barone Von Laurent.

« Se avete già sentito le chiacchere che circondano la mia pronipote non serve mantenere il velo di galanteria che vi impone di fingere di non sapere. Ed in tal caso immagino capirete il mio dramma. Si tratta pur sempre della famiglia, devo assolutamente anteporre il tutto agli impegni burocratici. »
E concluse fissando l'altro direttamente negli occhi mentre prendeva la sua tazza di tè:
« ... Al momento non si è fatto avanti nessuno abbastanza fidato e capace di risolvere questo tipo di problemi al mio posto. Pensare che per taluni sarebbe un incarico quasi... piacevole. Senza dubbio. »

"Chi non danza non sa cosa succede".

(Frammento gnostico)

Ufficio di Camille, Codec.
Presidio Orientale, Endlos.

Fortunatamente, la sua esca funzionò, e la donna parve effettivamente piccata all'idea di associare la parola "inefficienza" alla sua adorata Codec, al punto da tirar fuori illazioni su eventuali "raccomandazioni dall'alto" dell'Ambasciatore, quasi a voler screditare le sue oggettive doti di Ufficiale, non ottenendo tuttavia risultati diversi da un sorrisetto maliardo. Dopotutto, lui andava fiero di essere un "cocco" del suo amato Alfiere.

« ... Non credo che riuscirò a provvedere nell'immediato. Ci sono molte faccende di cui vorrei occuparmi, alcune davvero pressanti e che riguardano la salvaguardia del Codec da certi criminali che pensano di poter fare del loro peggio indisturbati in casa altrui.... ma purtroppo un certo impegno familiare mi strappa via più e più giorni. Ha a che fare con mio nipote, ed in particolare sua figlia... »
Continuò lei, e Quarion poté facilmente collegare tutti i sottintesi, informato com'era sui pettegolezzi della nobiltà Orientale.
« Se avete già sentito le chiacchere che circondano la mia pronipote non serve mantenere il velo di galanteria che vi impone di fingere di non sapere. Ed in tal caso immagino capirete il mio dramma. Si tratta pur sempre della famiglia, devo assolutamente anteporre il tutto agli impegni burocratici. ... Al momento non si è fatto avanti nessuno abbastanza fidato e capace di risolvere questo tipo di problemi al mio posto. Pensare che per taluni sarebbe un incarico quasi... piacevole. Senza dubbio. »

-Si, ammetto che anch'io lo riterrei un vero dramma- ammise Quarion, senza mentire -Ma, dato che son qui e che siamo di fatto degli alleati, entrambi fedeli all'Alfiere dell'Est, potremmo venirci incontro, sfruttandoci a vicenda.
Non lo disse con cattiveria o astio, ma perché ci credeva realmente. Non si sentiva sicuro di diventare realmente amico di quella vecchia dall'aria rigida e marziale, ma la collaborazione non implicava per forza del sentimento.
-Io la aiuto a risolvere questo increscioso problema, lei mi aiuta con la burocrazia. Mi sembra uno scambio equo, no?